Quattoerre Group sempre più internazionale. E anche il look si adegua

sede QUATTROERRE GROUP 2017 svQuattroerre Group, l’azienda di distribuzione di vini e bevande di Torre de’ Roveri, capitanata dai quattro fratelli Rota, si appresta ad affrontare il futuro con una serie di progetti dedicati non solo allo sviluppo interno ma anche alle molteplici opportunità che il mercato internazionale può generare.

Il nuovo logo
Il nuovo logo

«Molto è stato fatto – spiega il presidente di Quattroerre Group, Giampietro Rota – e molto si deve ancora fare. Nati come produttori di vino, abbiamo fatto evolvere la nostra azienda integrandola con altri prodotti e servizi che ci permettono, con grande determinazione, di affrontare tutte le sfide che il mercato locale ed internazionale ci offre quotidianamente. Dopo trentacinque anni, abbiamo sentito la necessità di riaggiornare il nostro emblema, rendendolo più confacente all’attuale momento e, cogliendo l’occasione del nuovo aumento di capitale sociale varato dai soci, prettamente opportuno per consolidare un’immagine di stampo internazionale».

«Altro passaggio fondamentale – prosegue Rota – è stato quello di costituire una rete d’impresa (Aidg – Attitude for Italian distribution of gourmet), prima nel suo genere sul territorio, con altre aziende che condividono gli stessi nostri valori. Ogni mercato, da quello bergamasco a quello oltreoceano, ha bisogno prima di essere capito, poi interpretato ed infine anticipato. Per fare ciò, servono uomini, mezzi e una cultura del lavoro assai importante».

I fratelli Rota. Da sinistra, Luca, Giampietro, Maurizio ed Enrico
I fratelli Rota. Da sinistra, Luca, Giampietro, Maurizio ed Enrico

Il percorso va di pari passo con gli investimenti. «Da meno di un anno – ricorda il presidente – abbiamo terminato anche la riqualificazione delle strutture per la logistica, necessarie per tener testa alle nuove esigenze commerciali. Gli investimenti, partendo da quello fatto assieme alla Cantina Sociale Bergamasca per il vigneto a Scanzorosciate, arrivando a quello legato alle risorse umane, fondamentali per garantire all’azienda una squadra di uomini e donne di prim’ordine, ci danno la giusta serenità per programmare un futuro da protagonisti. La partnership con il Birrificio Otus di Seriate è stata un’intuizione incredibile. Il mercato cambia, evolve. Bisogna però essere in grado, come dicevo, di interpretarlo e di cogliere ogni sfumatura possibile. La grande attenzione dedicata oggi al prodotto birra artigianale non può e non deve essere vista a livello amatoriale. La ricetta e il prodotto devono sì avere questa ispirazione, ma la produzione, il controllo qualità e un sistema a salvaguardia dell’ambiente necessitano di un processo metodico, senza attenuanti. Infine, è il consolidamento del mercato asiatico il nostro prossimo obbiettivo: già presenti a Singapore e in Corea del Sud, stiamo cercando di definire nuove operazioni commerciali partendo dall’Indonesia arrivando, perché no, al mercato cinese».

Quattoerre Group

via Marconi, 1
Torre de’ Roveri
tel. 035 580701
info@quattroerre.com
www.quattroerre.com



Da Tite, cucina tipica e tanti servizi. «Così riusciamo a resistere in montagna»

Altre due insegne bergamasche sono entrate a far parte degli indirizzi storici della ristorazione. Si tratta della “Trattoria Bolognini” di Mapello e della “Piccola Trattoria da Tite” di Valsecca che si sono recentemente aggiudicate il riconoscimento di “Storica Attività” dalla Regione Lombardia. Il titolo viene assegnato a chi può vantare almeno 50 anni di storia, mantenendo inalterati i propri prodotti, l’insegna e possibilmente la gestione e la sede fisica. Conosciamo la Piccola Trattoria da Tite

Silvia Invernizzi con il marito Luca Peroni e i figli Marco e Andrea
Silvia Invernizzi con il marito Luca Peroni e i figli Marco e Andrea

Quasi un secolo fa, tra i verdi boschi dell’Alta Valle Imagna, Noè ed Elvira Vanoli conducevano la loro piccola trattoria con negozio attiguo. Erano i tempi in cui le botteghe alimentari offrivano un servizio completo per l’intera comunità. Nel borgo montano di Valsecca, dal 2014 entrato a far parte del Comune di Sant’Omobono Terme, si produceva pane con il forno a legna, si macellava la carne per lo spaccio interno, si selezionavano i formaggi migliori della valle per i propri clienti. La Piccola Trattoria da Tite era un punto di ristoro sicuro durante la salita, capace di offrire un pasto caldo a ogni ora. Ma era anche il luogo ideale per celebrare le grandi occasioni di un tempo, dai matrimoni alle feste familiari.

Oggi le carovane di muli che trasportavano le merci hanno ceduto il passo a furgoni e motociclette, ma l’atmosfera, i sapori e gli odori di una volta sono rimasti gli stessi. Basta varcare la soglia della trattoria per rendersene conto. La titolare adesso è Silvia Invernizzi che ha raccolto il testimone dei nonni reinventando ogni giorno con passione quel servizio completo per le esigenze dei clienti moderni. Questa cuoca tuttofare, che si alterna sorridendo tra i fornelli e la sala, ama elencare a voce alcune delle sue specialità fatte in casa per solleticare il palato dei clienti, dando qualche preziosa dritta ai più indecisi.

Accanto al locale c’è poi un negozietto in cui si può trovare tutto ciò che un punto vendita di montagna deve offrire ai residenti e ai visitatori: giornali, riviste, marmellate, salumi, formaggi e persino un souvenir gastronomico, i biscotti di Valsecca, gustose frolle con pepite di cioccolato ideate da Silvia stessa. E ancora un corner informativo con cartine e brochure per la promozione turistica del territorio e una postazione internet gratuita. È compreso anche un capillare servizio di consegna a domicilio e l’estrema flessibilità degli orari di apertura.

«Anni fa la trattoria è rimasta chiusa per un lungo periodo – ricorda Silvia Invernizzi –. Facevamo solo servizio bar perché mia madre stava poco bene e io mi dovevo sposare. Quando sono nati i miei figli ho deciso di riattivarla. L’ho chiamata Tite in onore di mia mamma che è scomparsa poco dopo il mio matrimonio. Lei si chiamava Adoratrice ed era una discendente della famiglia Vanoli, tutti la conoscevano come Tite. Ho due figli che stanno frequentando la scuola alberghiera e spero che in futuro continuino la tradizione. Anche mio marito è il mio punto di forza: ha lasciato il suo precedente lavoro a Milano per aiutarmi a tempo pieno nella trattoria. Nel 2009 siamo diventati negozio multiservizio tramite un bando della Camera commercio di Bergamo. Ci dividiamo tra il bar, la cucina, la sala, la rivendita. Al premio di negozio storico della Regione Lombardia tenevo. Era un modo per rendere omaggio a mia mamma e ai miei familiari. Ho fornito parecchi documenti storici che ho reperito personalmente perché molti di quelli ufficiali sono bruciati in un incendio avvenuto nel nostro Comune. Per fortuna ho trovato licenze antiche risalenti all’epoca della seconda guerra mondiale. Ho anche cercato in paese persone che avevano festeggiato il loro matrimonio alla trattoria di mia mamma, ho preso foto dai loro album di nozze e le ho spedite alla Regione come testimonianza storica della nostra lunga attività».

Piccola trattoria da tite - Biscotti di ValseccaGià, ma qual è l’elisir di lunga vita della Piccola Trattoria da Tite? «Cucino tutto al momento, io punto molto sulla genuinità – esclama Silvia –. Ho frequentato diversi corsi per aggiornarmi e perfezionarmi. Ho mantenuto una cucina casalinga coi prodotti della valle cercando di offrire accoglienza e un servizio di bottega con le 14 “tabelle” di una volta. Certo, il nostro negozietto di prima necessità non può competere con la grande distribuzione. Tuttavia in paese siamo un punto di riferimento, quando chiudiamo due giorni la gente del posto è spiazzata perché non si trova più nulla qui nei dintorni». «E poi – aggiunge – mi piace mantenere le ricette classiche: preparo casoncelli, brasato, stinco, nidi di rondine (gli uccelli “scappati”), coniglio con la polenta come la faceva mia nonna. I milanesi che vengono da noi, caldo o no, chiedono sempre un bel piatto di polenta concia, contadina o taragna. Magari gli appassionati di nouvelle cuisine ci snobbano ma a forza di rivisitare i piatti della tradizione stiamo perdendo le ricette originali e, di conseguenza, le nostre radici».

via Cascutelli, 23
Sant’Omobono Terme – Valsecca
tel. 035 852976



Parre e i capù, la sagra celebra la ricetta locale

A Parre, terra di piatti tipici e sagre storiche, da venerdì 4 a domenica 6 agosto, al Pala Don Bosco, è in programma quella dei capù, le polpette avvolte nelle foglie di verza presenti nella tradizione bergamasca, che nella ricetta del paese sono però di magro, a base di formaggio, pangrattato ed erbe aromatiche.

Il piatto è accompagnato da una leggenda sulle sue origini. Narra del bambino di una povera famiglia contadina che, vedendo i genitori vendere sempre i capponi allevati ai signori ricchi, si lamentava con la mamma perché rimaneva sempre con la bocca asciutta di quella prelibatezza. La madre, stanca di vedere il figlio triste, ideò “i capù”: prese una bella pallina di ripieno – senza carne, ma ben saporito – e l’avvolse in una foglia di verza, la fece bollire e poi la presentò al figlio, che poté così gustarsi ance lui il suo “capù” (cappone in dialetto bergamasco).

Giunta alla 23esima edizione, la sagra è organizzata dal gruppo Lampiusa e si accompagna alla festa del folclore, con la presenza di gruppi ospiti. Accanto alla proposta gastronomica, ogni sera è allestito l’angolo antico con figuranti in costume seicentesco tipico che prepareranno i capù e proporranno antichi lavori, la costruzione di gerline e delle scarpe di pezza da cui prendono il nome gli “Scarpinocc”, i famosi ravioli, la cui sagra numero 52 si terrà, invece, dal 18 al 20 agosto.

Ecco come si preparano

capù - le fasi della preparazione

Il programma

venerdì 4 agosto

ore 19 – apertura ristoro con i tipici “CAPÙ” di Parre, piatti della tradizione bergamasca e tanto altro.
ore 20.45 – esibizione del “GRUPPO FOLKLORISTICO TREVIGIANO” di TREVISO
ore 22 – tombola con ricchi premi.
a seguire serata rock con “AYAHUASCA ROCK BAND ”

sabato 5 agosto

ore 19 – apertura ristoro con i tipici “CAPÙ” di Parre, piatti della tradizione bergamasca e tanto altro.
ore 20.45 – esibizione del “GRUPPO FOLKLORISTICO TREVIGIANO” di TREVISO
ore 22 – tombola con ricchi premi
a seguire serata danzante con il gruppo “ALIDA E LA BAND”

domenica 6 agosto

ore 9.30  – partenza dal campo sportivo con la sfilata dei gruppi folk “TREVIGIANO” di TREVISO e la “LAMPIUSA”.
ore 10 -S. Messa nella Parrocchiale di Parre

ore 19 – apertura ristoro con i tipici “CAPÙ” di Parre, piatti della tradizione bergamasca e tanto altro.
serata danzante con l’orchestra “MAURIZIO E SABRINA RUSSO”
ore 22 – tombola con ricchi premi




Ardesio, weekend DiVino con 66 produttori e artigiani del gusto

Ardesio DiVino

Ardesio DiVino fa tredici. Sabato 5 e domenica 6 agosto torna, per il 13esimo anno consecutivo appunto, la rassegna enogastronomica dedicata a vignaioli e artigiani del gusto italiani e stranieri, che racconteranno la storia, le qualità e le peculiarità dei loro prodotti, disponibili in assaggio e in vendita.

La mostra mercato all’aperto è organizzata e dalla Pro Loco Ardesio con il sostegno dell’amministrazione comunale e la collaborazione di Paolo Tegoni/Gourmet Events & Consulting. I produttori presenti della nuova edizione sono 66, con molte conferme e interessanti novità: oltre ai viticoltori della penisola, dal Trentino Alto Adige fino alla Sicilia, dal Piemonte alle Marche, dal Friuli Venezia Giulia alla Toscana, è ormai ospite fisso un vignaiolo dalla Slovenia mentre c’è grande attesa per il nuovo ingresso dei vini dall’Argentina.

Per il secondo anno la manifestazione porterà alla scoperta di angoli nascosti del piccolo borgo dell’Alta Val Seriana: le corti del centro storico accoglieranno infatti i viticoltori e i visitatori che lungo il percorso troveranno anche selezionati artigiani ed artisti.

Anticipa la kermesse, venerdì sera, la cena gourmet “Cena DiVina” all’Albergo Bigoni (40 posti disponibili, su prenotazione). Sabato e domenica, oltre alle degustazioni negli stand enogastronomici, l’organizzazione propone un ricco programma di eventi: tra questi i laboratori di degustazione, la mostra “Ardesio DiVino nel Mondo” allestita nelle vie e vicoli del centro storico, il laboratorio artistico creativo per bambini. Da non perdere le cene nelle vie e piazze a base di prodotti tipici selezionati e i numerosi concerti. Sono in programma inoltre visite guidate gratuite.

www.ardesiodivino.it




Bar, lo spreco si annida anche nelle bustine di zucchero

zucchero bustineLa sostenibilità ambientale e la lotta agli sprechi passano anche da una bustina zucchero. La Fipe ha comparato i consumi di zucchero in bustina con quelli che al bar genererebbe l’utilizzo della zuccheriera e il confronto lascia sorpresi: 46,3 milioni di kg contro 32,4 milioni, pari ad un costo di 92,6 milioni di euro delle dolci confezioni contro i 29,2 milioni di euro delle zuccheriere che permettono di dosare esattamente le quantità.

La disparità di consumi (+13,9% utilizzando le bustine) e costi (+63,5%), insieme all’incremento dei rifiuti (14mila tonnellate in più), è legata soprattutto al fatto che i clienti al bar spesso non usano tutto lo zucchero contenuto nelle bustine e che questo non viene riutilizzato.

L’utilizzo dello zucchero in bustina al bar si deve ad un decreto legislativo del 2004 in attuazione di una Direttiva Europea del 2001 secondo cui “lo zucchero di fabbrica e lo zucchero bianco possono essere posti in vendita o somministrati solo se preconfezionati”. La violazione di tale regola comporta una sanzione di natura amministrativa di diverse migliaia di euro. Sul tema tuttavia il Ministero delle Attività Produttive con la nota 769422 del 28 maggio 2004 ha precisato che la legge “ha vietato l’uso delle zuccheriere con coperchio apribile”, mentre le zuccheriere dosatrici con beccuccio risultano conformi.




Dossena, quanto è buono il formaggio stagionato in miniera

dossena - formaggio miniera - lara abrati (4)

A Dossena il formaggio si stagiona in miniera, grazie al progetto portato avanti dall’Associazione Miniere di Dossena, un gruppo di giovani del paese che negli ultimi anni si è impegnato nella riqualificazione del vecchio sito estrattivo, chiuso dal 1981.

Dal 2014 l’associazione sta lavorando per il ripristino e il recupero di alcuni tratti di galleria e, vista la partecipazione e l’entusiasmo, ora ci sono ben 350 metri fruibili a tutte le tipologie di visitatori, anche disabili. I tratti sono larghi, pianeggianti e ben illuminati. Dopo un primo percorso si arriva alla galleria del Vento e poi a quella del Sospiro dove è nato un altro ambizioso progetto: la cantina del minatore.

dossena - formaggio miniera - lara abrati (1)«L’idea è venuta al sindaco Fabio Bonzi, allevatore e produttore di formaggi di capra – spiega Paolo, uno dei soci fondatori dell’Associazione – e così abbiamo iniziato a fare i primi test, coinvolgendo anche altri allevatori locali. Abbiamo posizionato alcune forme di formaggio sia di latte vaccino che caprino in vari punti della miniera, arrivando a capire che la galleria dei Sospiri era probabilmente il luogo migliore dove mettere a stagionare questi formaggi».

Nella miniera la temperatura varia dai 7 ai 10° C e si mantiene costante per tutto l’anno, mentre l’umidità supera l’80%. Sono condizioni ambientali tali per cui si potrebbe ottenere un buono sviluppo delle muffe, grazie all’umidità, e una minore proliferazione batterica per la bassa e costante temperatura.

Sono in corso alcuni studi anche con i Maestri Assaggiatori Onaf – Organizzazione nazionale assaggiatori formaggi. Proprio durante una degustazione si sono potute paragonare due identiche forme di formaggio a latte vaccino: una stagionata in miniera e l’altra nella cantina del produttore. I due formaggi si presentavano anche visivamente abbastanza diversi. La forma stagionata in cantina era più compatta, elastica, asciutta e presentava un’occhiatura media e ben distribuita, mentre il formaggio stagionato in miniera, chiamato Ol Minadur, si presentava più morbido e cremoso, deformabile, grazie alla maggiore proteolisi stimolata dallo sviluppo maggiore delle muffe per l’intensa umidità. Anche l’occhiatura è risultata decisamente minore, probabilmente per l’inibizione delle attività microbiche a causa della bassa temperatura. Non solo, il formaggio in miniera ha presentato tempi di maturazione decisamente inferiori.

dossena - formaggio miniera - lara abrati (2)L’attività è in divenire e ancora in fase sperimentale, ma offre buone e interessanti prospettive. Uno degli obiettivi è creare un prodotto che possa differenziarsi per davvero, offrendo strumenti e orizzonti ai piccoli produttori agricoli locali e creando una vera e propria sinergia tra tutti gli attori del terrtitorio. Come accade ogni anno, attorno al primo maggio, con l’evento “Una miniera di gusto”, un vero e proprio tour gastronomico con tanti produttori agricoli, la visita in miniera e l’assaggio del Minadur.

 




Fiori in tavola: consigli e idee per i ristoratori

fiore boule - adriano vacchelli

Il motto “dillo con un fiore” funziona anche al ristorante. Già, perché se su una tavola spuntano un tocco di verde o un mazzolino ben curati il messaggio è chiaro: qui ai dettagli ci stiamo attenti. E un punto a favore per la bella figura complessiva è segnato (e magari anche lo scatto fotografico).

Ovvio che il centrotavola più raffinato non potrà bilanciare un piatto mal riuscito o un cameriere impacciato, ma se i “fondamentali” sono tutti solidi, le mise floreali possono dare una bella spinta, spesso sottovalutata, all’immagine complessiva dell’insegna. Lo sanno bene i locali di livello, dove il floral design rientra a pieno titolo nel progetto e nella gestione della sala, ma è un aspetto che ogni attività può prendere in considerazione per rinnovare la propria atmosfera.

Adriano Vacchelli
Adriano Vacchelli

Ci siamo rivolti al Gruppo fioristi dell’Ascom di Bergamo per saperne di più sul magico mondo di fiori e piante e rubare qualche consiglio per composizioni di sicuro effetto. «Un fiore o del verde sulla tavola – fa notare il presidente Adriano Vacchelli, che ha il proprio negozio a Osio Sotto – arricchisce l’impatto visivo ed estetico e trasmette immediatamente senso di freschezza, vitalità, cura del particolare. Il rimando psicologico è presto fatto, davanti ad un centrotavola bello e in salute si è infatti facilmente portati a pensare che anche il cibo sia stato scelto e trattato con la stessa attenzione».

Per muoversi tra le infinite possibilità di allestimento vegetale è bene in primo luogo mettere dei punti fermi su cosa non fare. «Non strafare – è l’ammonimento di Vacchelli -. No a composizioni troppo ingombranti: visto che spesso i tavoli sono piccoli, più che fare bella figura danno fastidio. I fiori non devono essere mai troppi – spiega -, il loro numero deve essere in proporzione con le dimensioni del tavolo. No anche ai fiori troppo profumati, che possono interferire con gli aromi e i sapori dei piatti. Da evitare pure i vasi troppo alti, che intralciano gli sguardi dei commensali. I contenitori ideali sono bassi, facili da afferrare per non complicare il lavoro a chi apparecchia e sparecchia. Quanto al materiale, il vetro è molto elegante ma richiede che l’acqua venga cambiata spesso perché appena si intorpidisce sta malissimo, sì quindi alla ceramica e alle superfici opache».

Nella scelta dei colori dei fiori, invece, può essere interessante sganciarsi dalle tonalità del bianco e del verde, che vanno per la maggiore in tavola. «È vero, sono eleganti – afferma il fiorista -, ma anche giocare sul colore trasmette vitalità e bellezza. Se il rosso è per le occasioni speciali, il giallo, l’arancione e il rosa stanno molto bene, magari giocando tra le loro gradazioni nel contesto della sala, naturalmente in armonia con il tovagliato»

Il veto assoluto è per i fiori di plastica, l’esatto contrario della vitalità e freschezza di cui sopra. «Meglio non mettere nulla piuttosto che quei tristissimi vasetti che viaggiano in coppia con il “numerino” del tavolo – dice apertamente il presidente dei fioristi -. Spesso non si considera che chi sta aspettando di essere servito guarda e tocca ciò che ha attorno. La mise en place sta sotto gli occhi per tutto il tempo del pasto e i difetti si vedono, per questo anche fiori freschi e piantine devono essere sempre perfettamente in ordine».

Un’alternativa ai fiori freschi possono essere le rose stabilizzate, «a patto che siano proposte a rotazione con altre composizioni», oppure le piantine, fiorite, verdi o aromatiche. Perché il problema principale è il budget e l’idea di fare la spesa ogni settimana per qualcosa che il cliente non mangia o beve non è così diffusa nella ristorazione. Affidarsi ad un fiorista può essere la soluzione. «Se c’è un rapporto di fiducia e continuo possono nascere belle idee e si può tenere sotto controllo la spesa – evidenzia Vacchelli -. Una settimana si può fornire il fiore fresco, quella successiva suggerire come usare i fiori o l’edera che crescono in giardino, poi si possono usare i bulbi o le piantine, che durano di più. Il fiorista può anche utilizzare contenitori forniti dal ristoratore, come tazzine, bicchieri, boule per creare qualcosa di originale risparmiando».

La discriminante è la tipologia del locale. «Per una trattoria con menù a prezzo fisso dove i clienti vanno di fretta potrà bastare un piccolo tocco di colore, in altri casi si può stare sul rustico, se l’ambiente è raffinato anche la proposta floreale dovrà corrispondere», rimarca.

Tronco betulla - Massimiliano Ghilardi - Brusaporto
Una composizione di Massimiliano Ghilardi

Il collega Massimiliano Ghilardi, titolare dell’omonima Fioreria a Brusaporto, vede la collaborazione tra fiorista e ristoratore in modo ancor più stretto. «La vera finalità di un centrotavola riuscito – sostiene – è di accompagnare le portate e sussurrare all’ospite, attraverso gli elementi floreali e decorativi posti in maniera ragionata, delle emozioni aiutandolo a capire la provenienza, la storia, il percorso degli ingredienti della terra fino ad una meravigliosa tavola sapientemente imbandita. Così facendo, il piatto si ingrandisce, sorprende l’ospite e lo intrattiene. Quando poi gli allestimenti sono gestiti anche nei punti importanti della location ecco che diventano trainanti, perché altamente emozionali. A questo punto il costo delle composizioni floreali non è più di peso ma diventa investimento che rende al pari delle portate». Il suo primo consiglio ai ristoratori è perciò quello di «cercare un buon “interprete” e creativo floreale e lavorare insieme ponendosi degli alti obiettivi».

Un’idea per ogni occasione

Le decorazioni floreali sono un modo semplice per dare un aspetto sempre nuovo ai locali, per valorizzare una serata o un menù, per rendere speciale anche quanto c’è di più normale, come lo scorrere del tempo e delle stagioni. Per ampliare l’orizzonte sull’uso dei fiori in tavola e trovare qualche spunto – facile da mettere in pratica – abbiamo chiesto aiuto ai fioristi del Gruppo Ascom. Perché cambiare è la prima regola del buon allestimento.

SAN VALENTINO

San Valentino - Barbara Bertolini - artefiore - Torre boldone«La scelta più classica è la rosa rossa, elegante inserita in un vaso cilindrico di vetro trasparente con un fondo di sassolini bianchi». Barbara Bertolini, di Artefiore di Torre Boldone, suggerisce scelte minimal per un ristorante che dedica la serata agli innamorati. Del resto i tavoli sono per due, non c’è quindi molto spazio per idee voluminose.

«Si può anche optare per rose o gerbere, non necessariamente rosse, impreziosite da un cuore di cristalli swarovski applicato al loro interno – continua -. Piacciono anche mazzetti di fiorellini più semplici ma ugualmente romantici, bucolici, come roselline e anemoni, magari in secchiellini di latta, poco costosi».

Al termine della cena, i ristoratori possono fare omaggio dei fiori alla signora, oppure decorare l’ingresso con un grande vaso e regalare uno stelo all’uscita. «Tra le ultime tendenze ci sono le rose al cioccolato – racconta -. Sono fiori veri, ricoperti. Non si possono mangiare, ma sono ugualmente golosi per il profumo fragrante di cacao».

PRIMAVERA

primavera - Emanuele Ponti - GrassobbioNiente di meglio che celebrare l’arrivo della bella stagione con i fiori. Un suggerimento di Emanuele Ponti, della Fioreria Ponti di Grassobbio, arriva dalla richiesta stessa di un ristoratore. «Ci ha chiesto un fiore primaverile diverso per ogni tavolo – ricorda -. È una buona idea ma è difficile trovare tutte insieme tante varietà di fiori recisi e in così piccola quantità il costo sarebbe alto. Si può ovviare con una piantina. Violetta, primula, begonietta, lobelia, tagete, anche le aromatiche che cominciano a crescere in primavera e sono poco sviluppate. Non c’è pericolo che il loro aroma interferisca con quello dei piatti perché reagiscono solo se accarezzate e poi sono fragranze che possono anche essere in sintonia con la cucina».

Devono però essere sempre ben curate, quindi bisogna essere pronti a eliminare le parti secche o appassite. Altra ipotesi di stagione sono piccoli mazzolini realizzati smontando le margherite e unendo anemoni, ranuncoli, tulipani, viburni. Per un contenitore low cost ma a tema si può pensare ad un nido di rametti o rattan.

PRANZO DI LAVORO

pranzo di lavoro - Giampietro Giuliani - Verdevivo - AlméSceglie la pulizia delle linee la proposta floreale per il pranzo di lavoro di Giampietro Giuliani, titolare di Verdefiorito ad Almé. Calle bianche, anthurimun verdi e rose bianche in contenitori moderni e al tempo stesso facili da gestire e pulire, grazie all’interno smaltato. «Per gli appuntamenti business meglio mantenersi su tonalità fredde, non esagerare con i colori e lavorare sul contrasto – spiega -. La composizione in grande formato è ideale per l’ingresso e può essere replicata in piccolo su ogni tavolo, con i tre fiori in un solo vasetto, mantenendo il gioco delle altezze».

In alternativa al fiore reciso consiglia una pianta di rhipsalis. «È una pianta grassa dalle proprietà antistress, facile da curare, ha bisogno di poca acqua e molta luce. Ne esistono di molte varietà, quindi si può trovare quella che meglio si adatta all’ambiente. Una pianta fiorita di grande impatto è invece la medinilla magnifica – prosegue – con dei grandi fiori rosa pendenti. Posizionata da sola in un vaso dalle forme semplici renderà la location molto elegante».

FERRAGOSTO

ferragosto - Maurol Licini - Pollice Verde - Bergamo«È la natura stessa che suggerisce le composizioni, inutile rincorre le stravaganze e il fuori stagione», è il pensiero di Mauro Licini di Pollice Verde a Bergamo in via Angelo Mai. «In estate anche i fiori vanno in vacanza, ma se ci si guarda attorno qualcosa si trova».

Per il suo tavolo da ferragosto al ristorante ha scelto salvia, rosmarino ed edera in un contenitore avvolto in carta da pacco, che nasconde anche vasetti imperfetti e diversi tra loro e grazie al colore neutro si adatta con facilità a tanti tovagliati. L’accento colorato è dato dal girasole e dalle roselline, mentre le foglie annodate di beargrass creano quello che si chiama “momento di interesse”.

«Per un appuntamento estivo non occorre niente di ricercato, meglio stare sulla semplicità e spontaneità. Una composizione del genere ha anche il vantaggio del costo contenuto e basta poco per dare un effetto diverso, ad esempio appoggiandoci due fragole o, se si vuole celebrare l’autunno, un grappolo d’uva. Di cose da inventare ce ne sono mille e la fantasia è gratis, ma è quella che permette a noi fioristi di differenziarci».




A Castro la sagra è gourmet

LegambienteCastro2015-07-01-138Da mercoledì 28 giugno fino a domenica 2 luglio, a Castro, sul lungolago, ritorna “Festambientelaghi”, la sagra che porta sulla strada i piatti gourmet.

La firma Legambiente Alto Sebino ed è una proposta unica nel panorama delle sagre di paese. Nel menù, infatti, non ci sono casoncelli, formaggi fusi e salamelle, ma piatti ricercati preparati con materie prime di qualità e serviti con la cura di un grande ristorante. Dalle tavole sono banditi piatti, bicchieri di plastica, tovagliette di carta e in cucina vengono usati solo detersivi naturali.

La proposta va da specialità locali come i capù con polenta, ossia gli involtini di verza e carne in umido, e la lingua salmistrata con giardiniera, a ricette originali, come linguine con cozze, profumo di lavanda, pompelmo rosa e zucchine, petto d’anatra laccato al miele con profumi d’Oriente, fino ai piatti vegetariani e vegani, grill, caseari e persino di street food per chi desidera fare un aperitivo o una cena veloce.

Giovedì e venerdì è in programma showcooking “Ciareghì con tartufo nero di Castro”.

Anche quest’anno la sagra sostiene l’Associazione Angelman onlus: 1 euro del coperto sarà destinato a sostenere la Borsa di studio di una ricercatrice bergamasca all’Erasmus Center di Rotterdam. A corredo della proposta enogastronomica, sono previste passeggiate e visite guidate al Parco della gola del Tinazzo, laboratori ecologici per i bambini e incontri tematici.

Info: facebook – festambientelaghi Alto Sebino




Ponteranica, torna lo street food dei ristoratori

Ponteranica - Orobic street foodCambia la collocazione ma non la formula, che unisce piatti originali dei ristoranti del paese all’intrattenimento di qualità e all’animazione. L’Orobic Street Food, l’evento promosso dal Comune di Ponteranica e dall’Associazione Ristoratori Ponteranica, torna sabato primo luglio e, dopo le prime due edizioni al santuario di Rosciano, si sposta nel centro storico passando dallo scenario bucolico alle preziosità artistiche e monumentali.

Protagonisti sono i locali riuniti nell’Associazione – ristorante trattoria La Maresana, Locanda La Ramera, Papa Joe’s pub, Ristorante Pizzeria Parco dei Colli, Trattoria del Moro – che per l’occasione proporranno ognuno una propria ricetta speciale, utilizzando in modo creativo le materie prime del territorio e della Val Brembana, di cui Ponteranica rappresenta l’ingresso.

Rinnovata anche per questa edizione la collaborazione con Festival Danza Estate, che allestirà una grande balera all’aperto per ospitare lo spettacolo “Balerhaus” di Sanpapié + Teatro della Contraddizione.

Il programma

Orobic Street Food 2017

sabato 1 luglio dalle 17
Centro storico, Ponteranica alta (via 4 Novembre – via Leone XIII)
ore 17

Visita guidata al polittico di Lorenzo Lotto nella chiesa parrocchiale a cura di Pensieri e Parole associazione culturale.
Ingresso libero con prenotazione a: info@pensierieparole.bg.it / 340 8579892

ore 18

Apertura stand enogastronomici e gonfiabili per bambini offerti dai commercianti locali.
Aperitivo musicale in piazzetta con la Scuola Musicale Vivace.

ore 19.30

Apertura cucina con ricette inedite di street food dal territorio a cura dell’Associazione Ristoratori Ponteranica. Incursioni teatrali a sorpresa di Teatro Erbamil.

ore 20.30

Tutti in pista con la grande balera all’aperto “Balerhaus” di Sanpapié + Teatro della Contraddizione, spettacolo nel programma del Festival Danza Estate. Scarpe comode e abbigliamento a tema consigliato.

Al termine grande taglio della torta offerta dall’Associazione Ristoratori Ponteranica.
Ingresso libero e gratuito




Sarnico, sul lungolago torna la tradizione dei pesciolini fritti

Sarnico Pesce fritto

A Sarnico è tempo di Sagra del pesce fritto, la manifestazione promossa dall’Avis Sarnico Basso Sebino che riporta in vita una festa locale degli anni Cinquanta, quando si offrivano alle famiglie del paese e ai visitatori una frittura di alborelle (qui chiamate “oe”) e un bicchiere di vino bianco fresco locale.

L’appuntamento è sul lungolago, in piazza XX settembre, da venerdì 23 giugno (apertura alle ore 18.30) a domenica 25 (apertura alle 11 sia sabato sia domenica). Protagonisti del menù, due classici, i pesciolini di lago fritti e le sardine di lago con polenta, ma anche pane e salsiccia, polenta con stracchino del monte Bronzone, polenta e Gorgonzola e Torta Donizetti. L’obiettivo è ricordare i sapori dimenticati, il gusto della tradizione e della genuinità del Basso Sebino e sensibilizzare la comunità verso la donazione del sangue.

Gli organizzatori hanno pensato anche agli ospiti stranieri, traducendo con precisione in inglese la proposta gastronomica per far apprezzare al meglio tutte le tipicità. La polenta? È “thick maize porridge” (porridge denso di mais)!