La pizza a Bergamo ha il sapore della Costiera, di Tramonti

Il Capodanno tramontino quest’anno si festeggia a Bergamo. Per il primo anno la pizzeria “Da Nasti” ha ospitato il tradizionale convivio annuale dei pizzaioli di Tramonti che hanno portato la più celebre e invidiata specialità campana al Nord e nel mondo. Dal comune sparso e diviso in tredici frazioni nella vallata dei Monti Lattari, perle della Costiera Amalfitana, negli anni del boom economico partirono tanti “paesani” pronti ad abbandonare l’agricoltura per inseguire il loro sogno imprenditoriale e diventare ristoratori. La concentrazione di pizzerie tramontine al nord è dovuta anche al “Caseificio Giordano” di Oleggio, in provincia di Novara, fondato da Amedeo Giordano che, lasciata Tramonti nel 1946, nel 1955 ottiene la licenza per la lavorazione del latte, iniziando così a produrre in prima persona la “mozzarella fior di latte” secondo la migliore tradizione dei Monti Lattari. I monti tramontini devono infatti il nome “Lattari” ai pascoli di mandrie di vacche e greggi di capre da cui si mungeva un latte dalle qualità organolettiche e nutritive così straordinarie da far diventare la zona un punto di riferimento per tutta l’attività casearia della Campania. Il fior di latte da qui si è diffuso nel mondo come latticino d’eccellenza, a partire dalla celebre pizza offerta nel 1889 alla Regina d’Italia Margherita in visita a Napoli.
Dal surplus di produzione di un prodotto, come il fior di latte, ancora poco conosciuto in Piemonte come in Lombardia, Amedeo Giordano lancia l’idea ai compaesani di Tramonti di aprire dei locali al nord e così, tra il 1960 e il 1990, l’azienda conosce un successo strepitoso, iniziando a servire un numero sempre maggiore di pizzerie, la cui fortuna va di pari passo con quella dell’azienda casearia. Risale al 1953 la gustosissima “invasione” del Nord Italia con la pizzeria Marechiaro di Novara, fondata dal tramontino Luigino Giordano.

L’asse Tramonti- Bergamo tra pizza e “core”

Carmine Nasti e Salvatore Ferrara

Domenico Giordano

 

A Bergamo negli anni Sessanta il capostipite dei “tramontini”, più precisamente della frazione di Campinola, è Umberto Mandara che apre nel 1963 “L’Ancora”, oggi in Via Quarenghi. Giovanni Nasti sceglie Bergamo nel 1967, dopo l’esperienza di una pizzeria a Busto Arsizio: apre un primo locale in Via San Bernardino e poi ristruttura in Via Zambonate, nella sede attuale, la storica Trattoria Emiliana, aperta dal 1850. Ci sono poi le famiglie de Il Vesuvio e di Marechiaro a portare i sapori della Costiera Amalfitana in città. Con poca, o addirittura nessuna esperienza nella ristorazione, ma un bel bagaglio di cucina casalinga e tanta voglia di fare. Quasi ogni famiglia tramontina aveva infatti in casa il forno a legna per sfornare il pane biscottato di farina integrale ed era un rito fare la pizza con lo stesso impasto e condirla con pomodori sponsilli, tenuti in conserva sotto i porticati, olio di oliva, aglio, origano.
“Quando sono arrivato a Bergamo con papà Giovanni e i miei fratelli ero un ragazzino- racconta Carmine Nasti, ospite della reunion dei tramontini di Campinola-. La nostra famiglia era di estrazione agricola ma con impegno e sacrifici, papà ha costruito giorno dopo giorno un’insegna che oggi gestisco con mio fratello Gino e i nostri figli e che dà lavoro a venti persone”. Il locale Da Nasti in Via Zambonate è stato completamente ristrutturato per creare un ambiente dal respiro contemporaneo, dove assistere, grazie alla cucina e alla pizzeria a vista, alla preparazione di piatti e alle continue infornate. “È la terza grande ristrutturazione del locale- spiega il patròn Carmine Nasti-. Nell’attuale sala principale c’erano le stalle, quando più di 50 anni fa rilevammo la Trattoria Emilia”. Non mancano gli omaggi a Tramonti, dalla scritta sul bancone del locale con il motto “Intra montes ubertas” (ovvero terra tra i monti) alle piastrelle dipinte a mano che affiancano la pizzeria e il suo forno, alla scritta sul muro, accompagnata dall’anno di inaugurazione, il 1967, nella sala principale.

Altra insegna storica, dal 1970, è “Il Vesuvio”, in Borgo Santa Caterina, che si appresta a festeggiare i 50 anni di attività: “Mio papà Giovanni, ex dipendente statale nel corpo di Guardia Forestale, accettò la scommessa di diventare imprenditore, rilevando la pizzeria Cristallo con mia mamma Filomena – racconta Salvatore Ferrara, alla guida della pizzeria con i fratelli Teresa, Alfonso e Luigia, che si dividono i compiti tra amministrazione, cucina e forno della pizza- La sede è sempre quella attuale e negli anni si è prima rinnovata, negli anni Novanta, e poi ingrandita, negli anni Duemila, raddoppiando la capienza a 250 posti”. Ad allargare la rappresentanza di pizzaioli di Tramonti in città anche Domenico Giordano del “Marechiaro” di Via Borgo Palazzo (all’angolo con Via Camozzi): “Nel 1985 papà Antonio decise di aprire un locale a Bergamo, città dove la sorella Filomena aveva riscosso successo con una pizzeria- racconta-. Qui inizia la storia del “Marechiaro” e della sua cucina mediterranea e pizzeria di cui porto avanti la tradizione”.

Vittorio Nasti

Vittorio Nasti, fratello di Carmine, dopo anni di gestione della pizzeria Bella Napoli, rende l’appuntamento con una buona pizza senza orario con la gestione del Velvet Pub- La Bella Napoli Birreria-Pizzeria di Via Camozzi. “La nostra sfida- spiega- è animare la città, che conta sempre più turisti, anche di notte, con un mix tra intrattenimento e cucina, a partire da una pizza realizzata a regola d’arte”.

 

 

 

 

 

 

 

L’evento

Il gruppo di pizzaioli tramontini a Bergamo, Da Nasti

da sinistra: Oscar Fusini, Carmine Nasti e Giorgio Rossi

Il 2020 segna i quasi sessant’anni di presenza della grande dinastia di pizzaioli di Tramonti nella nostra città. “Una bella storia da continuare a raccontare- ha sottolineato Oscar Fusini, nella duplice veste di direttore Ascom Confcommercio Bergamo e di Affari di Gola-. Negli anni Sessanta Bergamo e Tramonti non avevano nulla in comune eppure sono riuscite a scrivere insieme una storia di successo, con ben 12 pizzaioli in città. In questi anni hanno saputo valorizzare le loro radici e il loro prodotto”. Giorgio Rossi ha lanciato l’auspicio che Bergamo diventi ambasciatrice della pizza, a partire dal fior di latte, attraverso l’evento internazionale dedicato al formaggio “Forme” che la città ospita: “La pizza ha origini antiche e rappresenta anche nei colori l’Italia. Bergamo si sta distinguendo per la sua proposta culinaria ben oltre i confini provinciali e ha le carte in regola per farlo, nonostante non sia un prodotto tipico del luogo, attraverso la pizza. Perché oggi si riscopre più vicina che mai a Tramonti”. Carmine Nasti ha proposto per festeggiare il capodanno tramontino un menù mediterraneo e una pizza gourmet ai grani antichi e semi con fior di latte, carciofi, tartare di scampi dell’Adriatico al lime, burrata, bottarga di muggine e germogli di bietola Tra i piatti, il baccalà confit legato in foglia di alloro, crema di fagioli di Pigna e cipolla di Tropea agrodolce come antipasto, seguito da paccheri di Gragnano con rana pescatrice, pomodoro corbarino, capperi di Linosa e olive taggiasche. Il pranzo è proseguito con dentice del Mediterraneo con papaya e gorgonzola e per accompagnare il brindisi finale, panettone con uvetta di zibibbo, cedro e arancia canditi e crema al mascarpone. Ad accompagnare i piatti, una scelta di vini che omaggia sia Bergamo che Tramonti e i terrazzamenti che si affacciano sulla Costiera Amalfitana, tra mare, monti e brezza di tramontana.




Agricola Maroni: a Ranzanico violini, salami e bresaole di pecora bergamasca stagionano alle brezze di collina

Vanni Forchini
Vanni Forchini

Ameni scorci del lago d’Endine ed il profumo di salumi d’altri tempi ripagano con generosità il viaggiatore goloso delle piccole fatiche che si deve sobbarcare per raggiungere quel piccolo Elisio gastronomico che è l’Agricola Maroni di Ranzanico. L’ubicazione appartata del raccolto laboratorio di norcineria, tra i viottoli che risalgono il crinale occidentale della val Cavallina, e la calorosa accoglienza che Vanni Forchini (nella foto in apertura, ndr.) e Silvestro Maroni riservano al visitatore sono il grato proemio ad un’esperienza del gusto che assai difficilmente potrà essere scordata.
Qui tutto parla di pecora Bergamasca, a partire dalla bilancella di sontuosi prosciutti il cui affinamento è affidato alle brezze di collina sulla soglia del piccolo opificio. Forchini, autentico fuoriclasse delle salagioni, quasi si schermisce indicando i rari insaccati di maiale che si celano tra le fila di violini e bresaole ovine. Eppure si tratta di rigatini e lombi di cinta senese, le cui preziose carni sono fornite da un allevatore di fiducia della Maremma grossetana. Silvestro Maroni è invece la mente zootecnica del sodalizio, e supervisiona la cura del gregge di cinquecento capi, tutti appartenenti alla razza gigante bergamasca ed allevati inderogabilmente al pascolo, che rappresenta la principale fonte d’approvvigionamento del laboratorio. Nella bella stagione l’armento staziona sulle alture soprastanti gli Spiazzi di Gromo, per transumare ai primi freddi verso le più temperate distese prative della pianura bresciana.
La pecora di razza bergamasca è uno straordinario patrimonio gastronomico, oggi purtroppo a seria minaccia di dilapidazione. L’ovino adulto ha storicamente costituito una colonna alimentare del circondario di Bergamo, apprezzato al punto da rivaleggiare per prezzo, tra il XVI ed il XVII secolo, con il vitello. Eppure questo ruolo è attualmente messo in discussione da una diffusa miopia culturale. Da un lato, il pregiudizio popolare associa alle carni della pecora afrori troppo pronunciati. Dall’altro, la ristorazione e la grande distribuzione restano testardamente aggrappate agli ormai consunti stereotipi dello scottadito e dell’arrosticino. Di conseguenza, il mesto presente commerciale della pastorizia bergamasca è per lo più rappresentato da un manipolo di grossisti che si prendono il bestiame vivo pagandolo – se e quando viene pagato – poco più di un euro al chilogrammo. Ed è sconfortante assistere alla partenza degli autotreni stipati di capi che fanno la spola con l’Abruzzo per rifornire la vorace industria dell’arrosticino.prosciutti
Il modello di valorizzazione prescelto da Vanni e Silvestro pare davvero l’unico che possa assicurare un futuro economicamente sostenibile al settore silvo-pastorale della nostra montagna. L’utilizzo delle carni di pecora autoctona in elaborazioni di alta norcineria e la commercializzazione diretta presso il segmento della ristorazione di fascia medio-alta tutelano l’elevato valore aggiunto di questa formidabile risorsa alimentare. Ma non sono pochi i mulini a vento che Forchini e Maroni devono sfidare nella loro campagna di resistenza gastronomica. Dalla riluttanza degli altri allevatori a “fare sistema”, quando l’unione delle limitate forze disponibili sarebbe essenziale per riuscire a creare un marchio riconoscibile, alle patenti di tipicità – oggi di cruciale importanza per conferire visibilità alle eccellenze gastronomiche – accordate con modalità tutt’altro che disinteressate. Fornire sostegno a questi sforzi di rivitalizzazione della pastorizia bergamasca rappresenta non solo una lampante opportunità di sublimazione del gusto – basta assaggiare lo straordinario salame di pura pecora di Vanni per ottenerne immediata evidenza – ma, soprattutto, un autentico imperativo di salvaguardia culturale.

AGRICOLA MARONI
Via Panoramica 760
Ranzanico (BG)
tel 347 223 7255
www.agricolamaroni.it




Gelaterie, la nuova guida del Gambero Rosso premia l’Oasi American Bar e La Pasqualina con i Tre coni

La Guida Gelaterie d’Italia 2018 del Gambero Rosso, presentata al Sigep di Rimini, premia il gelato artigianale made in Bergamo. Tra i nuovi Tre Coni entra l’ Oasi American Bar di Fara Gera D’Adda. Il locale di Candida Pellizzoli, presidente dell’Associazione Maestri della Gelateria Italiana e componente del direttivo Comitato Gelatieri bergamaschi Ascom, conquista i tre coni con il suo locale polifunzionale che dedica al gelato uno spazio speciale. La maestra gelatiera ogni giorno studia e sperimenta nuovi abbinamenti di frutti e ortaggi per un gelato a tutta salute, con proprietà antiossidanti e salutistiche certificate. Tre coni confermati anche quest’anno a La Pasqualina, con sede storica ad Almenno San Bartolomeo e con un indirizzo cittadino in Via Borfuro. E per gustare il gelato della Pasqualina anche in vacanza, non manca un locale in Costa Smeralda.
La nuova guida del Gambero Rosso – già disponibile on line e acquistabile a fine aprile in libreria e in edicola – non manca di guardare al futuro di un prodotto emblema ed orgoglio del made in Italy. Il gelato sarà sempre più in linea con le esigenze salutistiche sempre più pressanti (mode a parte) e sceglierà la filiera trasparente, diversificando il prodotto – per il pistacchio, ad esempio, scegliendo frutti di diversa provenienza per far capire al consumatore che Bronte non può realmente rifornire tutte le gelaterie del paese – e alleggerendolo in termini di grassi e zuccheri, senza rinunciare alla sua naturale essenza: quella di prodotto goloso. Tra i progetti e le sfide per il futuro quello di diventare un alimento ancora più sano e pulito e per tutti. Intolleranti, celiaci, diabetici e incurabili golosi. Sostituendo gli zuccheri, passando per il latte nobile, per quello senza lattosio, fino ai sapori primordiali di quello crudo, tagliando via tutte le E e tutto ciò che non convince l’artigiano responsabile.

Sguardo in Italia agli altri Tre nuovi Coni:

Marco Serra Gelatiere, Carignano (TO)

Il talentuoso gelatiere, che si è fatto conoscere nella gelateria torinese Mara dei Boschi, ha aperto nella sua città natale a Carignano il suo nuovo laboratorio del gusto. Tra le proposte di qualità, non mancano scelte frutto di un accurato studio, a partire dall’uso del baobab come addensante.

Greed Avidi di Gelato, Frascati (RM)

Ricercatore instancabile, promotore consapevole del territorio, artigiano attento e goloso al punto giusto: Dario Rossi. Il suo è un prodotto che mira dritto al gusto originale dell’ingrediente che lo compone, senza alterazioni o inutili orpelli, che sia dolce o salato.

La Gourmandise, Roma

Non chiedetegli un cono, perché per Dario Benelli il gelato si degusta come si deve solo in coppetta. Perché non si aggiunge niente a un prodotto completo così com’è. Il suo laboratorio è il suo regno, avvolto da un’alchimia unica per un prodotto che conquista al primo soave assaggio.

I premi speciali

Miglior gelato al cioccolato

Il premio va al gelatiere Stefano Dassie di Treviso che dopo anni di ricerca sul cioccolato, declina il gusto in tutte o quasi le declinazioni possibili.

Il gelatiere Emergente

Ad aggiudicarsi il premio è Nicolò Arietti di Gelati d’Antan di Torino, che con il gusto Malvasia dolce Doc (il Gelato del Vignaiolo) si è aggiudicato l’ultima edizione del Gelato Festival di Torino.

Il miglior Gelato Gastronomico

Il premio va alla Cremeria Scirocco di Bologna: Andrea Bandiera collabora costantemente con cuochi e produttori. Tra i gusti orgoglio del locale: parmigiano e fichi secchi, gorgonzola e noci e un pestosenza aglio con pinoli, mandorle, pistacchi, scorza di limone, olio, sale e basilico.

Premio alla sostenibilità

Ad aggiudicarselo è Stefano Roccamo di Stefino di Bologna. La sua è una gelateria eco sostenibile a 360 gradi: un accurato sistema recupera l’acqua di raffreddamento dei frigo e dei pozzetti, il packaging è totalmente biodegradabile, gelati e sorbetti sono privi di glutine, grassi idrogenati, emulsionanti, stabilizzanti, aromi sintetici e coloranti artificiali.

 

Le gelaterie lombarde con Tre coni:

La Pasqualina – Almenno San Bartolomeo [Bg]
Oasi American Bar – Fara Gera D’Adda [Bg]
Paganelli – Milano
Pavé – Gelati & granite – Milano
Chantilly – Moglia [Mn]
L’Albero dei Gelati – Monza

 




Panini napoletani, il bar si rilancia con il marchio “fatto in casa”

Le nuove idee food possono nascere anche all’interno di un locale tradizionale, come un bar-ristorantino del centro.
Succede al Caffè del Largo, in largo Belotti a Bergamo, dove Massimo Palmese e la sua famiglia, che conducono l’attività da 11 anni, hanno scelto di rilanciare la propria proposta rendendola speciali. È nato così il marchio “081 O’Panino – Qualità partenopea”, una linea di panini “fatta in casa” e non acquisita bella e pronta da qualche catena, che porta in città l’autentica tradizione partenopea.o'panino logo
Dentro pagnotte e sfilatini fragranti non finiscono “i soliti” salumi, formaggi e salse, ma veri e propri piatti, come le polpette al sugo, il polpo, la salsiccia a punta di coltello abbrustolita, accompagnata con scamorza e friarielli o con provola e melanzane sott’olio, le melanzane alla parmigiana, la provola di bufala campana alla pizzaiola, insomma, un tuffo negli autentici sapori campani per una pausa pranzo o uno break serale diversi dal solito.
«Il panino napoletano è una religione, più che una tradizione – sottolinea Palmese -. Abbiamo scelto di farlo diventare un elemento caratterizzante del nostro locale creando un vero e proprio marchio, un brand dove 081 – spiega – è il prefisso telefonico di Napoli. Lo scopo è dare all’insegna un’identità e creare un prodotto unico di altissima qualità che si può trovare solo al Caffè del Largo». La proposta piace, tanto che vengono proposte anche serate dedicate ai nuovi panini, compreso il panino “wow”, mezzo metro di filone farcito con tutti i gusti. L’accurato studio dei prodotti e dell’immagine lo rendono un vero e proprio format che, secondo le aspirazioni degli ideatori, potrebbe essere esportato in altri locali.




Pasticceri cercasi, ecco il corso Ascom per chi aspira a una dolce carriera

Giovanni Pina
Giovanni Pina

Torna anche quest’anno all’Accademia del Gusto di Osio Sotto  il corso professionalizzante “Vorrei fare il pasticcere”. Sono aperte le iscrizioni per il percorso formativo, articolato in ben 80 ore di full immersion, per apprendere conoscenze tecniche e approfondirle sul campo, oltre ad affinare e mettere alla propria le abilità creative fondamentali per questo mestiere. Sedici gli incontri previsti da l 15 gennaio al 19 febbraio, in programma dalle 9 alle 14. In cattedra un Maestro affermato come Giovanni Pina, cofondatore e membro dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani, patròn dell’omonima pasticceria di famiglia a Trescore Balneario, pronto a svelare i segreti e le tecniche dell’arte del dolce, dalla gestione del laboratorio alla produzione. Attraverso sessioni teoriche e pratiche, il corso introduce al mondo della pasticceria professionale , permettendo ai partecipanti di acquisire le competenze scientifiche e allenare quelle estetiche per realizzare degli ottimi prodotti. Tra i temi trattati, l’uso dei macchinari e delle attrezzature, le tecniche di bilanciamento, gli impasti base, la produzione di creme e farciture, i prodotti per la colazione, la pasticceria mignon, torte classiche e moderne, semifreddi e l’arte del cioccolato e di tutti i sottoprodotti.  Il percorso rappresenta un’occasione per chi vuole trovare un lavoro o rimettersi in gioco, acquisendo tutte le nozioni di base necessarie per intraprendere una dolce carriera come pasticcere o aiuto-pasticcere in laboratori come nella ristorazione; può essere un’ottima occasione anche per  gli esperti della panificazione che intendano allargare l’offerta dei loro negozi. La premessa è però una sola: ben venga l’estro, ma la pasticceria professionale non perdona e non ammette improvvisazione nè tanto meno approssimazione.

Il corso si tiene sia presso l’Aula Dimostrativa che Pratica nella sede dell’Accademia del Gusto, in Piazzetta Don Gandossi, 1 a Osio Sotto.

Per avere ulteriori informazioni e per iscriversi al corso: Ascom Formazione, tel 035.4185706/707/715/712, info@ascomformazione.it

 




Il Gatti Massobrio premia Bergamo. La Corona a Cucina Cereda e tre locali “top” in guida

Guida Gatti Massobrio 2018
Guida Gatti Massobrio 2018

La nuova edizione de “Il Taccuino dei ristoranti d’Italia” Gatti-Massobrio premia anche quest’anno la ristorazione bergamasca. Il riconoscimento più importante, con una nuova Corona, va al ristorante “Cucina Cereda” di Ponte San Pietro. Tengono salda la posizione: il ristorante “Frosio” di Almè, il ristorante “Collina” di Almenno San Bartolomeo, l'”Antica Osteria dei Camelì” di Ambivere, il ristorante “Al Carroponte” e il ristorante “Arti” di Bergamo. Quindi il ristorante “Da Vittorio” di Brusaporto, “Il Saraceno” di Cavernago, l’ “Osteria del Conte” di Dalmine, il ristorante “Al Vigneto” di Grumello del Monte, l'”Opera Restaurant” di Sorisole e il ristorante “Loro” di Trescore Balneario.
Novità anche tra i “Faccini Radiosi” che hanno almeno tre piatti irrinunciabili e eccezionali nel menu. Fra i nuovi tre il ristorante “Visconti” di Ambivere e i ristoranti “Ezio Gritti” e “Impronte” di Bergamo.
Fra le conferme: “M1.lle Storie e Sapori” di Bergamo, l'”Hosteria del Vapore” di Carobbio degli Angeli, “Da Sobb” di Casirate d’Adda, la “Pizzeria dei 7 Ponti” di Cenate Sopra, il “ristorante Fatur” di Cisano Bergamasco, il ristorante “Al Castello” di Cividate al Piano, “La Braseria” di Osio Sotto, la “Trattoria Falconi” di Ponteranica, il ristorante Polisena “L’altro agriturismo” di Pontida, “Florian Maison” di San Paolo d’Argon, il ristorante “Posta” di Frosio di Sant’Omobono Terme, “La Conca Verde” di Trescore Balneario, il “ristorante San Martino” di Treviglio, “La Corte del Noce” di Villa d’Adda e l'”Osteria della Brughiera” di Villa d’Almè.
La guida giunge alla terza edizione con 3.000 segnalazioni giudicate con i faccini più o meno sorridenti, con l’apice del “Faccino radioso” e la sublimazione della “Corona”. Un’opera in continua, che interagisce col web (IlGolosario.it) e l’app grazie agli aggiornamenti continui di Marco Gatti e Paolo Massobrio con 95 collaboratori, e che da quest’anno vanta anche una guida nella guida dedicata alle pizzerie d’eccellenza che fanno la “pizza contemporanea”, rifacendosi al manifesto di Vighizzolo d’Este del 2012. Dei 3.000 locali recensiti, 2.700 hanno una recensione con un giudizio di valore; 300 vengono citati solo con una riga. Le corone sono in tutto 296 con 56 nuovi ingressi; i faccini radiosi 514 con 143 ingressi, a segnalare che un terzo dei ristoranti citati ha un valore alto di offerta dal punto di vista qualitativo. Seguono a ruota i locali con il faccino contento “+ +” ovvero sulla soglia del radioso e infine quelli col solo faccino contento e il faccino normale.  I due autori col Papillon dichiarano così la loro filosofia: “L’idea di raccontare sia le migliori trattorie sia i migliori ristoranti, che hanno tipologia di offerta diversa. Detto questo annotiamo un’altra sostanziale differenza, che è la rinuncia a inseguire sempre le stesse tavole gourmet, piuttosto costose e talvolta curiosamente omologate sui medesimi piatti”. E proseguono: “Nel comporre il giudizio, non vi nascondiamo infine che due elementi discriminanti ci hanno guidati: l’offerta del vino a bicchiere che è un plus fondamentale oggi, così come quella di frutta e verdura di stagione. Se manca questa capacità di offerta, manca qualcosa. Sarebbe opportuno adeguarsi, tornando a fare il mestiere di osti”. E sono tante le tipologie di locali raccontate: 248 pizzerie, 69 locali polifunzionali (ovvero con un’offerta che si declina in modi differenti durante tutto l’arco della giornata), 153 agriturismi oltre a ristoranti (suddivisi come trattorie, trattorie di lusso e ristoranti in base a servizio e prezzi), negozi con cucina, cantine con ristorazione, enoteche con cucina. Novità di quest’anno è poi un nuovo pittogramma che indica i locali che offrono il servizio di doggy bag. E a sorpresa si scopre che sono 1623, ovvero oltre la metà dei locali citati. La Miglior tavola dell’anno è ancora una volta siciliana: Accursio a Modica (RG).

 




Val Brembana, cuochi e produttori alleati per valorizzare le eccellenze

 

per la galleria fotografica si ringrazia Baldovino Midali

 

Andrew Regazzoni, chef brembano in forza al ristorante Il Forno di Brembilla e componente dell’Associazione cuochi bergamaschi, ha un obiettivo che porta avanti con cuore e determinazione: mettere in contatto i produttori della Valle con i cuochi e i ristoratori locali perché diventino i primi promotori delle bontà del territorio, contribuendo a tenere vive le aziende e l’economia in zone dove è spesso difficile persino resistere.

Lo ha fatto creando lo scorso anno un nuovo raviolo, il Capel de Monega con ricetta registrata alla Camera di Commercio, che racchiude i prodotti brembani e con il Convivium Eccellenze Valle Brembana, una cena nella quale chef e produttori si ritrovano alla stessa tavola.

La seconda edizione si è tenuta ieri al ristorante La Baracca di Camerata Cornello ed ha messo ai fornelli niente meno che Ezio Gritti, che dopo l’esperienza a Bali ha aperto sul Sentierone ed è tornato a vivere in Val Brembana, e Andrea Tiziani, 23enne portacolori del team junior della Nazionale Italiana cuochi che dopo aver superato le semifinali di Praga ad ottobre parteciperà alla Finale Mondiale del Global Chefs Challenge, in programma nel luglio prossimo a Kuala Lumpur in Malesia.

Formaggi Valle Brembana

A loro è stato chiesto di esaltare nel piatto i prodotti locali. E la scelta era davvero ampia. Il Convivium ha infatti raccolto l’adesione di una trentina di aziende, dall’Alta Valle in giù, che messe tutte insieme (qui il valore dell’iniziativa) hanno composto un paniere davvero ricco di sapori (e di storie imprenditoriali fatte di coraggio, ricerca e innovazione). D’accordo i formaggi – dei quali la Valle è regina, dalle Dop ai Presidi Slow Food passando per i caprini -, il miele, le confetture, i salumi, espressioni tipiche dell’agricoltura montana, ma ci sono anche il latte d’asina, la carne grass-fed, ovvero di capi nutriti a erba e fieno, di bovini di razza Highland, le mele, la frutta e la verdura biologiche, la frutta disidratata, i prodotti da forno con farine selezionate, le salse a base di erbe, lo zafferano, il tartufo, le birre e l’idromele.

convivium eccellenze valle brembana - piatto Ezio Gritti

Una dispensa che ha ispirato a Gritti dei Cappelletti alla farina di castagne farciti con mele della Valle e formaggio Roccolo, serviti con pistilli a secco di zafferano e consommé di carne chiarificato. In abbinamento “Il Serpente con la cresta”, shiraz di della Tenuta Casa Virginia di Villa d’Almé.

 

 

Tiziani si è invece occupato del secondo, Terrina di grass-fed laccata all’idromele con crosta spadellata, agro di rapa bianca e quenelle di patata, servito con “I due lauri”, Valcalepio di Medolago Albani.

La squadra dell’Associazione cuochi bergamaschi, con Regazzoni, Fabio Oberti, Alex Salvi, Ludovico Pozzi, Romeo Gervasoni, Fabio Sanga e Gabriele Magri, ha invece curato il buffet di benvenuto “Finger food Berghem” affiancato alla vetrina dei prodotti e ai vini della Cantina Sociale Bergamasca e il dolce, “Cornetto rosso al lampone e uva spina con ricotta di capra, mele candite, spuma di yogurt naturale e crema inglese con latte d’asina”. Territoriale anche il servizio in sala e in cucina, con i bravi allievi dell’Istituto alberghiero di San Pellegrino coordinati dai professori Arcangelo Falsone e Luca Becherini.

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La serata, condotta con professionalità da Tatiana Galbusera di Radio 2.0, ha visto la partecipazione del presidente dell’Associazione cuochi bergamaschi Roberto Benussi, che sottolineando l’importanza di una stretto legame tra la cucina e il territorio ha auspicato eventi simili anche in altre zone della provinicia, Oscar Fusini, direttore dell’Ascom, che ha evidenziato come il fare squadra possa creare un sistema sosteniblie e attrattivo per l’economia di montagna e Ivar Foglieni, prefetto di Lombardia dell’Accademia della gastronomia italiana storica. Alle aziende sono stati consegnati riconoscimenti di partecipazione da parte di Giovanni Fattori ed Ernestina Molinari della Comunità montana della Val Brembana. Targhe e pergamente anche per gli ospiti e i padroni di casa del ristorante La Baracca che per i cuochi bergamaschi ha un significato particolare perché ha visto all’opera Fiorenzo Baroni, fondatore dell’Associazione.

In cucina gli chef brembani e gli allievi dell'Ipssar di San Pellegrino
In cucina gli chef brembani e gli allievi dell’Ipssar di San Pellegrino

Convivium eccellenze Valle Brembana 2017

LE AZIENDE

  • Azienda agricola Della Fara – San Giovanni Bianco
  • Agricola Tre Faggi – Val Brembilla
  • Azienda agricola Salvini Juri – Mezzoldo
  • Azienda agricola La fata delle Api – Piazza Brembana
  • Agriturismo Casa Martina – Zogno
  • Agriturismo Prati Parini – Zogno
  • Agriturismo Casa Eden – San Giovanni Bianco
  • Azienda agricola Mondo Asino – Olmo al Brembo
  • Bonzi Fabio – San Giovanni Bianco
  • CasaArrigoni – Peghera Val Taleggio
  • CaseariaArnoldi – Peghera Val Taleggio
  • Birrificio Via Priula – San Pellegrino Terme
  • Soluna Italia – Averara
  • Associazione Cerealicoltori Brembani – Roncobello
  • Cooperativa sociale Ca’ Al del Mans – Serina
  • Associazione frutticultori e agricoltori brembani – Moio De’ Calvi
  • Panificio Corticelli – Peghera Val Taleggio
  • Panificio Baldovino Midali – Branzi
  • Azienda Agricola Grass-fed Hans Quarteroni – Piazzolo
  • Casera Monaci – Almenno San Salvatore
  • Azienda agricola La Paloma Blanca – San Giovanni Bianco
  • Azienda agricola Ca’ Morone – Val Brembilla
  • Fonte Bracca – Bracca
  • Cooperativa Agricola Sant’ Antonio – Vedeseta
  • Azienda agricola Ilario Rota – Val Brembilla
  • Azienda agricola La Manterga – Vedeseta
  • Azienda Agricola Settimocielo – Camerata Cornello
  • Associazione Tartufai Bergamaschi – Spirano
  • Azienda Agricola La Sella – San Giovanni Bianco Zafferano



Salone del Mobile, i blogger esaltano gusto e design

Una bella cucina, i consigli smart di due food blogger appassionati e l’aria di Natale che fa sempre più intensa: lo showcooking d’effetto è servito!

Quello che ha coinvolto i visitatori del Salone del Mobile di Bergamo lo scorso sabato 18 novembre mostrando tutto il valore del connubio tra buon cibo e design.

L’evento era una tappa del tour nazionale “iFood inStore” frutto della collaborazione tra i blogger di iFood e il marchio Scavolini. Nei 192 mq dello stand Scavolini Store Bergamo – dove erano esposte alcune delle collezioni più rappresentative per l’arredo cucina, living e bagno – si sono messi all’opera Lina D’Ambrosio, bergamasca di nascita, milanese d’adozione, grafica nella vita di tutti i giorni e autrice del blog “Spadellatissima – More than food”, e Marco De Padova, manager del food&beverage e titolare del blog “In cucina con il Direttore”.

Lina ha suggerito ricette semplici per preparare degli antipasti e finger food grazie alla pasta sfoglia, mentre Marco ha eseguito variazioni cromatiche e di gusto su dei morbidissimi panini.

Ospite Vatinee Suvimol, responsabile editoriale del progetto iFood e blogger di talento, che vive e lavora a Bergamo. Ha raccontato la sua esperienza nel mondo del web e della sua cucina fusion e thailandese, di cui parla anche nel blog “A Thai Pianist” e nel fortunato libro “La mia storia Thai”.




Formaggi, il Blu di bufala di Cologno sul podio mondiale

blu_bufala quattro portoniSul tetto del mondo c’è ancora un formaggio bergamasco. Il Blu di Bufala del caseificio Quattro Portoni di Cologno al Serio ha conquistato il secondo posto ai World Cheese Awards, il più importante concorso internazionale dei formaggi che si è tenuto a Londra, nel Tobacco Dock nel corso di Taste of London festive edition, e che ha coinvolto oltre 3mila formaggi, provenienti da oltre 30 Paesi.

L’erborinato dei fratelli Gritti, realizzato con solo latte delle bufale allevate in azienda e già pluripremiato, ha prima ottenuto la Super Gold Medal, assegnata ai 66 formaggi che rappresentano le eccellenze a livello mondiale. È poi stato valutato da una seconda giuria specializzata, che ha scelto i 16 migliori formaggi in assoluto dal concorso, tra i quali è stato eletto il miglior formaggio del mondo: il Conish Kern di Lynher Dairies dal Regno Unito, che lo scorso anno si era piazzato al secondo posto. Terzo il Capellaro dell’austriaca Stollenkäse, posizione che lo scorso anno era stata raggiunta dal Gorgonzola Dolce Dop del caseificio Arrigoni Battista di Pagazzano.

La spedizione londinese frutta al caseificio di Cologno anche una medaglia di bronzo, assegnata a Surfin’ blue, erborinato dalla forma quadrata affinato nella birra artigianale. Ottimo anche il bottino della Arrigoni Battista che con il Gorgonzola dolce Dop va sempre sul sicuro e si porta a casa la medaglia d’oro, alla quale si aggiungono due argenti, per il Gorgonzola piccante Dop e l’Italico, un formaggio a pasta molle a crosta lavata, e un bronzo per l’erborinato Rossini.

Un argento va anche al Blutunt e al Taleggio Dop del caseificio Taddei di Fornovo San Giovanni.




Sfida tra le regioni, i casoncelli di Walter vincono in tv

walter brambilla - trattoria come una volta - aspettando la sfida

«I programmi di cucina? Non li ho mai guardati», scherza Walter Brambilla. Eppure per ironia della sorte lo chef della trattoria “Come una volta” di Desenzano di Albino è stato arruolato da Alessandro Borghese per la sua nuova trasmissione “Cuochi d’Italia” in onda da lunedì a venerdì alle 18.30 su canale 8.

Una missione ambiziosa per questo eclettico 64enne che fino a poche settimane fa era abituato a sfornare, insieme alla compagna Susi Assolari, trippe fumanti e golosi gnocchi per una nicchia di affezionati clienti nel suo piccolo locale di via Roma, ai piedi della Valle Seriana.

Milanese di origine ma residente in terra orobica da 30 anni, nella puntata di venerdì 17 novembre Brambilla ha difeso la tipicità, non solo bergamasca ma anche lombarda. Attraverso la sua abilità culinaria ha sfidato a colpi di mestolo e pentoloni lo chef rappresentante della Sicilia, Giuseppe Bonsignore dell’osteria “L’oste e il Sacrestano” di Licata (Agrigento). E ha vinto il duello. Così il 27 novembre insieme agli altri trionfatori del primo turno tornerà in tv per un nuovo agguerrito confronto. Tutti incollati allo schermo, quindi, per scoprire se Brambilla riuscirà ad arrivare indenne sino alla fine e conquistare il titolo di Cuoco d’Italia.

Dalla sua piccola trattoria di Albino è approdato in tv. Ma come ci è riuscito?

«Inizialmente Alessandro Borghese e la sua troupe erano venuti a farci visita per la trasmissione “Quattro ristoranti”. Ci avevano già intervistati ma poi Sky ha deciso di concentrare il programma solo sui locali di Bergamo città, escludendo la provincia. Però evidentemente gli sono piaciuto e la settimana dopo mi hanno ricontattato per chiedermi di partecipare alla selezione di “Cuochi d’Italia”. Così sono andato a Milano per i provini e mi hanno preso come rappresentante della Lombardia».

Com’è stato lavorare in tv?

«Era strano vedere tutte quelle telecamere intorno a me. Ho conosciuto chef stellati come Gennaro Esposito e Cristiano Tomei».

Walter Brambilla . trattoria come una volta - con Alessandro BorgheseE Alessandro Borghese com’è?

«Oltre ad essere un bravissimo professionista nel settore culinario è anche un grande showman».

Quale sfida ha dovuto affrontare?

«I concorrenti sono 20 cuochi professionisti provenienti ciascuno da una diversa regione. In ogni puntata si sfidano due chef in una doppia manche. Nella puntata del 17 novembre ho dovuto confrontarmi con uno chef siciliano, prima su un piatto tipico della sua terra a scelta tra caponata, pasta alla norma e sarde alla beccafico e poi su uno lombardo tra ossobuco alla milanese col risotto, pizzoccheri e casoncelli. Io l’ho sfidato nella realizzazione della caponata siciliana e ha vinto lui. Nella seconda manche lui ha scelto di preparare i casoncelli ma ho vinto io. Non potevo perdere su un piatto così tipico della nostra tradizione bergamasca».

E il secondo turno com’è andato?

«Non posso svelarlo, dovete sintonizzarvi dal 27 novembre su canale 8 per scoprirlo».

Dica la verità, le piacciono le trasmissioni culinarie?

«Se devo essere sincero non le ho mai guardate. “Masterchef” per esempio non mi piace. Ho seguito solo “Quattro ristoranti”, sempre condotto da Alessandro Borghese, e devo dire che è un programma molto avvincente e curioso. Ti rendi conto di come lavorano gli altri ristoratori».

walter brambilla - trattoria come una volta con i 3 giudici prima sfida

Sente già gli effetti della popolarità?

«Mi salutano molte persone che nemmeno conosco, forse perché hanno saputo della partecipazione in tv. Anche su Facebook i contatti sono aumentati».

Dopo questa esperienza pensa di continuare a fare televisione?

«Per adesso preferisco concentrarmi sul lavoro anche perché in questo periodo c’è molto da fare alla mia trattoria. Magari dopo gennaio, quando il giro di clienti si allenterà un po’, mi piacerebbe propormi a qualche tv locale per la conduzione di un programma di cucina».