“Bottiglie aperte”, il meglio del vino si degusta Milano

il-vino-e-giovaneDal 1° al 3 ottobre prossimi, al Palazzo delle Stelline di Milano, torna l’appuntamento con “Bottiglie Aperte”. Negli oltre 5mila metri quadri della struttura che ospita la manifestazione, oltre 150 aziende vinicole proporranno in degustazione i propri prodotti agli addetti ai lavori e agli appassionati, raccontando le loro migliori etichette attraverso oltre 20 degustazioni verticali. L’edizione 2016, la quinta, presenta molte novità, dagli incontri sulle nuove tecnologie allo story telling del food&wine, dal potere dell’immagine e del marketing alle nuove tendenze di consumo. Inoltre quest’anno Bottiglie Aperte invade le strade di Milano con il “Fuori Bottiglie Aperte”. L’evento – creato e organizzato da Federico Gordini, comunicatore del food e del vino, ideatore e protagonista di alcuni dei più grandi eventi enogastronomici milanesi (The Tank, Milano Food Week) e di numerosi format di successo in collaborazione con Aliante Business Solution – punta anche quest’anno a riunire le aziende al vertice dell’enologia nazionale, ambasciatori  indiscussi  del  proprio  territorio  e  della  ricchezza  vinicola  regionale,  con grandi produttori e cantine di nicchia che trovano nella manifestazione la giusta opportunità per tessere contatti importanti.

Milano capitale del vino per 3 giorni

Una fiera del vino da scoprire con il walk around tasting. Ciascun visitatore potrà costruire un percorso di degustazione completamente customizzato e dare un voto ai vini in degustazione. Sono a disposizione dei sommelier multilingue capaci di interfacciarsi con il pubblico italiano e straniero per raccontare le etichette nelle loro lingue d’origine, dal russo al cinese. Non solo banchi: una decina di Master Class e oltre 20 degustazioni verticali saranno guidate da illustri performer del panorama enologico e dedicate ad alcune tra le più blasonate etichette italiane; non mancheranno neppure le imperdibili Master Class ad iscrizione condotte dal sommelier campione del mondo Luca Gardini. Il mattatore romagnolo racconterà alcuni tra i più amati vini-simbolo del panorama italiano, degustandone in esclusiva le migliori annate.

Riconoscimenti

bianco-raffinatoUn capitolo molto importante è rappresentato dai riconoscimenti nazionali dedicati a chi opera nel settore. A grande richiesta tornano gli ambitissimi Wine Style Award e Wine List Award, perfettamente in linea con lo spirito di Bottiglie Aperte e la sua impostazione “milanese”: attenta agli aspetti della comunicazione e del marketing da un lato e alla vendita e relazione con il cliente dall’altro. Entrambi i premi sono assegnati da una giuria tecnica. Il Wine Style Award, va all’azienda con la miglior comunicazione e immagine coordinata. Oggi non basta fare del buon vino, bisogna anche saperlo proporre e comunicarlo in modo accattivante. La giuria sarà composta da giornalisti fuori settore, esperti di moda, comunicazione e design. L’anno scorso sul podio sono salite la Cantina siciliana Planeta (miglior comunicazione social), e le due aziende piemontesi Elvio Cogno (miglior sito web) e Vietti (miglior packaging). Il Wine List Award, invece, è pensato per i locali con servizio di somministrazione e premia la migliore carta dei vini. Il riconoscimento è aperto a tutti i ristoranti d’Italia divisi per categorie. I concorrenti saranno giudicati da giornalisti, enologi ed esperti del settore. Nel 2015 ad aggiudicarsi il titolo sono stati La Ciau del Tornavento di Treiso (miglior ristorante stellato), La Pergola di Roma (miglior grande ristorante di albergo), Locanda Mariella di Calestano (migliore trattoria tradizionale), Enoteca dei 100 Barolo di Cologno Monzese (categoria Enotavole), Langosteria di Milano (miglior ristorante a tema) e Wicky’s di Milano (miglior etnico).

In città

Per l’edizione 2016 il programma si arricchisce anche di un “fuori Bottiglie  Aperte”. Durante la settimana della manifestazione, dal 26 settembre al 3 ottobre, infatti, saranno organizzati numerosi eventi e appuntamenti in città. Ogni Cantina sarà abbinata a un locale o a un ristorante che ospiterà i suoi vini, con tasting e appuntamenti enogastronomici ad hoc. Si va dal singolo piatto ad un menù completo per la ristorazione, dalle mini-verticali nelle enoteche e wine bar agli intriganti gli aperitivi ideati per il mondo dei cocktail  bar, dove saranno chiaramente protagoniste bolle e bollicine. L’obiettivo è quello di permettere anche al pubblico dei milanesi e ai tanti turisti che visitano il capoluogo lombardo di vivere l’evento da una diversa prospettiva, certamente non meno appassionante, e di valorizzare le attività che si occupano del vino e della sua commercializzazione durante tutto l’anno. Le principali zone coinvolte nel Fuori Bottiglie Aperte sono quelle più calde e frequentate dalla movida come Garibaldi, Moscova, Breara, Navigli-Ticinese, Tortona, Sempione, Montenero-Premuda, Muratori-Orti, Ravizza, Raffaello Sanzio, Isola.

Champagne!

Lunedì 3 ottobre sarà anche la giornata dedicata alle bollicine. Per la prima volta il Club Excellence dei distributori e importatori di vini e distillati dedica una giornata intera alla manifestazione con la presenza di molte tra le maison più importanti del mondo. Louis Roederer, Jaquesson, Paul Bara, R. Poullion, Mailly Grand Cru, sono solo alcuni dei marchi degustabili dai visitatori; un’offerta che arricchisce il già fitto programma di Bottiglie Aperte ma che conferma quanto la manifestazione si stia consacrando come punto di riferimento per tutti gli appassionati e gli esperti di settore. Dalle 10.30 alle 19 i distributori ed esperti si confronteranno sul mondo dello champagne e dei vini alsaziani, non mancheranno momenti di degustazione e  riflessione in cui il pubblico sarà protagonista.

2.0, social network e storytelling- #socialdiva

Blogger e fotografi racconteranno come narrare il vino e il cibo attraverso messaggi e fotografie, che siano smartphones o macchine professionali. Si va dai metodi tradizionali di scatto e lavorazione delle immagini alle più sofisticate app per fotoritocco. Un universo infinito di possibilità che permette ad ogni consumer di esprimersi ad alti livelli.

Maggiori info su  www.bottiglieaperte.it

 

 




Nuove aperture a Bergamo. «Dopo principesse e cucine stellate, ecco la mia Osteria»

Guido Gherardi e Tommaso Spagnolo
Guido Gherardi e Tommaso Spagnolo

Nato sulle ceneri del ristorante Al Pitentino, che a sua volta aveva rimpiazzato lo storico indirizzo cinese del Bambù, lo scorso mese ha inaugurato, a due passi dal Palasport cittadino, un nuovo locale da tenere sott’occhio. Si chiama N.O.I, con un acronimo che, secondo il volere dei due proprietari, cela la filosofia di una Nuova Osteria Italiana, ma, in qualche modo, anche la volontà da parte della coppia di voler presentare una cucina personale e libera da schemi, dettata dal mood del momento e dal piacere di stare a tavola senza eccessive complicazioni intellettuali da dover soddisfare.

Eppure, a incuriosire sono proprio le vicende professionali messe in fila nel recente passato dal cuoco ventinovenne Tommaso Spagnolo, che in quest’avventura ha coinvolto il quasi coetaneo Guido Gherardi (30 anni, anche lui bergamasco), esperto di ospitalità e gestore, in passato, di un bed&breakfast a Bergamo. La passione per la cucina, da parte di Spagnolo, ha radici lontane nel tempo, ma non è legata alla storia di una famiglia di ristoratori. «Tutto è nato perché poco più di una decina di anni fa mi divertivo a cucinare per gli amici – ricorda oggi sorridendo – e proprio da quelle serate è nata l’idea di farla diventare una vera e propria professione. La prima esperienza significativa è stata da Frosio, ad Almé, ma poi sono passato anche da Il Saraceno a Cavernago e alla Cantalupa, dai Cerea, mentre iniziavo a frequentare i corsi della Scuola gastronomica a Colorno. In seguito, dopo aver conosciuto un po’ della cucina d’eccellenza che si poteva avvicinare in provincia di Bergamo, ho pensato che valeva la pena di fare esperienze in giro per l’Italia e all’estero. Prima sono stato dalla grande Valeria Piccini, a Montemerano, alla corte di una donna sanguigna dalla quale ho imparato soprattutto il valore della tradizione e della terra. E dalla quale mi diverto a tornare quasi ogni anno per assaggiare i suoi piatti e riprovare quelle sensazioni. Poi, si è presentata l’occasione di svolgere la mansione di cuoco privato per Marie Chantal Miller, la principessa della corona di Grecia e la moglie di Paolo di Grecia. E questa è stata un’esperienza decisamente unica, con base nel quartiere di Chelsea a Londra, ma sempre in giro per il mondo, con molti viaggi a spezzare la monotonia, tra Bahamas e Gstaad, tra Vip, politici attori e teste coronate. Come quella volta che ho preparato i gamberi in tempura per Uma Thurman».

Tra sfizi concessi solo agli ultraricchi e una vita da girovago però il cuoco bergamasco ben presto si rende conto che gli manca la tensione di una cucina vera: «Fare il cuoco di famiglia può essere molto divertente, perché a quei livelli non ti manca nulla. E tutto ti viene concesso tra mille stravaganze e nessun limite di spesa. Però va detto che manca l’atmosfera, manca la sensazione di far parte di una vera brigata. Così ho deciso dopo un anno di cambiare, pur fermandomi sempre a Londra, ma al Dinner, da Heston Blumenthal, per assaporare l’energia pulsante di una grande cucina stellata e di uno dei migliori ristoranti della lista dei 50 Best Restaurants of the World. Anche qui sono rimasto per dodici mesi prima di andare a New York da Daniel Humm al celebre Eleven Park Madison, come chef di partita alle carni e al pesce. Quest’ultima rimane la più recente tappa lavorativa, anche perché sapevo che nel mio destino prima o poi ci sarebbe stato il ritorno a Bergamo, ma è stata anche una delle più significative. Mi viene in mente, tanto per dire, dell’incontro con Ferran Adrià, il mito della cucina dei giorni nostri».

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A Bergamo, invece, Tommaso Spagnolo si presenta con uno stile che solo a tratti mostra delle sue scorribande negli stellati. In realtà c’è una forte attenzione nella scelta della materia prima (in parte anche locale) più che in quella delle tecniche di cottura o nell’estetica del piatto capaci di sbalordire. «Ora che finalmente ho il mio ristorante – rivela con schiettezza il cuoco – vedo il lavoro come puro divertimento, non certo come strumento per arrivare a dei riconoscimenti da parte di guide e di addetti ai lavori. La mia idea è quella di una cucina molto semplice, quasi convenzionale, con una spesa accessibile per il cliente e che rimane vicina più o meno ai 50 euro. In fin dei conti, vorrei mettere al servizio di un’osteria contemporanea i frutti delle esperienze maturate, ma senza eccessi e sensazionalismi. Certo, in futuro voglio fare anche un po’ di ricerca nel piatto, ma non va dimenticato che il ristorante N.O.I è ancora giovane, ha appena aperto e vuole sempre dare certezze alla sua clientela, senza voler essere arrogante o pretenzioso. Non si può certo paragonare alle cucine che ho visitato in passato. A Londra, per dire, c’è sempre una competizione incredibile, anche interna al ristorante, tra chi lavora, per emergere e farsi valere. Perché parliamo di brigate con trenta persone che lavorano a stretto contatto ogni giorno. Qui invece, per i quaranta coperti che offriamo mi accontento di poco, almeno per ora. Mi basta un aiuto cuoco in cucina e un lavapiatti. In qualche modo l’Osteria moderna è anche un’idea presa in prestito da altri cuochi italiani, come Scabin e Oldani. O perfino stranieri, come nel caso di Inaki Aizpitarte con il suo bistrò parigino».

Il menù al Noi cambia molto spesso, quasi giornalmente per alcuni piatti, ed è una scelta dettata da esigenze di food cost e da quello di buono che offre il mercato del fresco. In questi giorni capita di trovare le Mezze maniche di grano duro al ragù di cortile con funghi porcini, la Guancetta di maiale iberico con senape, salsa verde e gnocchetti, oppure la Vellutata di zucchine e mentuccia con ricotta profumata al limone o le Lumache, tra Bergamo e la Borgogna. Piatti che, oltretutto, qui si possono abbinare anche ai cocktail, come ormai accade spesso nei ristoranti alla moda.

ristorante-noi-bergamo-2Ristorante N.O.I

via Pitentino, 6
Bergamo
Tel. 035.237750
www.NOI-restaurant.it



Val Gandino, un mese dedicato al mais Spinato e ai prodotti tipici

mais-spinato-di-gandino-giorni-del-melgotto-1In Val Gandino prendono il via sabato 17 settembre “I Giorni del Melgotto”, manifestazione nata nel 2008 dal progetto di salvaguardia, caratterizzazione e valorizzazione della varietà locale di mais Spinato di Gandino che porta in piazza il binomio cultura & coltura.

L’iniziativa, che si concluderà sabato 15 ottobre, è caratterizzata da convegni, mostre, degustazioni con l’obiettivo di valorizzare e mantenere vive le tradizioni folkloristiche legate alla cultura popolare e contadina, come ad esempio la scartocciatura delle pannocchie in piazza abbinata ad eventi di divulgazione e approfondimenti tecnico-scientifici e socio-culturali legati al mondo dell’agroalimentare, della salute e dello sviluppo sostenibile.

Il Mais Spinato si sposerà con i formaggi di Cirano, il cinghiale di Peia, i funghi di Casnigo, i fagioli di Clusven e insoliti abbinamenti come quelli di “Whisky, Grappa, Rum, Gin” a Gandino. A Leffe si parlerà di innovazione mentre a Cazzano Sant’Andrea si tornerà a scuola sui campi del bio-intensivo.

Ci saranno inoltre momenti di riflessione con esperti del settore che parleranno non solo di cibo e gastronomia, affrontando il tema del progetto di estensione della De.Co ai formaggi della Val Gandino, ma anche di turismo e territorio con il tema dell’ospitalità diffusa. Ci si concentrerà poi su imprenditoria e nuove generazioni.

Nel primo fine settimana gli appuntamenti golosi sono a Cirano di Gandino, sabato 17 settembre a partire dalle 19, con la cena in strada che propone l’abbinamento tra polenta taragna di mais Spinato e funghi (a cura della Consulta di Cirano, costo di 12 euro) e alla sagra del cinghiale di Peia, in programma sabato e domenica.

I ristoranti aderenti alla manifestazione proporranno per le giornate del melgotto menù a tema a base di mais spinato di Gandino.

>>Il programma completo




Sarnico, cucina Thai e Franciacorta a bordo piscina

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Lunedì 19 settembre a Sarnico le bollicine di Franciacorta sposano la cucina Thailandese. Il Cocca Hotel e le Cantine Muratori organizzano una serata dal titolo “Millè Thai Night at Cocca Hotel”. L’appuntamento è a partire dalla ore 19 a bordo piscina, con la bella vista del lago di fronte e il sottofondo di musica jazz e blues.  Protagonisti in tavola saranno il Millè Villa Crespia Franciacorta Brut millesimato in formato magnum e alcuni piatti thailandesi: Som Tam, Gamberetti in tempura con spiedini di pollo, Tom yum, Khao phat supparot, Cocco ma pao on. 

Per informazioni e prenotazioni: tel. 035 4261361.




Una domenica tra le vigne del Valcalepio, ecco le cantine aperte

vigneto-andar-per-vigneVolete vedere da vicino i vigneti nel periodo della vendemmia? Visitare le cantine, assaggiare i vini, incontrare i produttori e magari acquistare sul posto le bottiglie che più vi sono piaciute? Domenica 18 settembre c’è Andar per Vigne, l’iniziativa del Consorzio Tutela Vacalepio che apre le porte delle aziende associate per raccontare il territorio, la magia che accompagna la nascita del vino e il lavoro che sta dietro ad ogni sorso.

Cinque le cantine pronte ad accogliervi dalle 10 alle 12.30 e dalle 14 alle 18 con ingresso gratuito:

  • Cantina Sociale Bergamasca – San Paolo d’Argon
  • Castello degli Angeli – Carobbio degli Angeli
  • Il Cipresso – Scanzorosciate
  • Locatelli Caffi – Chiuduno
  • Magri Sereno – Scanzorosciate



Stabello, la Festa della Taragna è solidale con le popolazioni terremotate

Taglia il traguardo dei 24 anni la Festa della Taragna di Stabello, piccola frazione di Zogno, e a giudicare dal passaparola sui social media (più di 100mila visualizzazioni su Facebook) farà ancora il pieno di presenze. È infatti un appuntamento “cult” della stagione, capace di richiamare intere comitive di buongustai non solo dall’intera Bergamasca, ma anche dalle province vicine.

L’evento è distribuito in due fine settimana. Si comincia venerdì 16 settembre, sabato 17 e domenica 18 e si prosegue nel weekend successivo, dal 23 al 25, sotto la tensostruttura allestita nel campo sportivo parrocchiale, dalle 18.30. Il ricavato della manifestazione viene destinato ad opere per la comunità, ma quest’anno il pensiero degli organizzatori va anche alle popolazioni del centro Italia colpite dal terremoto dello scorso agosto. Per ogni taragna venduta, infatti, 50 centesimi saranno devoluti alla Caritas bergamasca per un progetto di ricostruzione.

Un motivo in più per non farsi sfuggire la regina della festa, la gialla polenta arricchita con formaggio Branzi, burro e salvia, da accompagnare a due classici come le carni di cinghiale e capriolo. Ma ci sono anche primi piatti e grigliate con spiedini, cotechini e bistecche di cavallo.

Il successo dell’evento è dato dalla tipicità dei piatti ma anche dal grande entusiasmo delle decine di volontari impegnati nel far funzionare ogni aspetto dell’organizzazione. Tra loro molti giovani, decisi a portare avanti la tradizione.

Il programma è arricchito da spettacoli, musica e intrattenimento. Per evitare ingorghi e disagi nel piccolo centro, nei giorni della festa viene istituito il senso unico: le auto possono arrivare a Stabello salendo da Zogno e ritornare sulla provinciale seguendo la strada in direzione di Sedrina.




Cascate del Serio, domenica apertura con festa a Maslana

cascate del serio 2L’apertura di settembre delle cascate del Serio si accompagna anche quest’anno alla festa del borgo di Maslana, unendo tradizioni e sapori allo spettacolo del triplice salto d’acqua.

L’appuntamento è domenica 18, quando è fissata la penultima delle aperture stagionali della diga del Barbellino (l’ultima sarà il 9 ottobre). La fragorosa discesa – la più alta d’Italia e la seconda in Europa con i suoi 315 metri – si terrà dalle 11 alle 11.30, dopo di che ci si può trasferire nel borgo dove alle 12, in località Polli, si celebrerà la messa e dalle 12.30 si aprirà il ristoro con specialità di montagna, tra cui “veri” casoncelli di produzione casalinga, formaggi e salame tipici e torte fatte in casa.

La giornata prosegue con lo spettacolo, dalle 14 alle 16, del gruppo folcloristico “I Brighella”, che dal 1971 si dedica alla valorizzazione degli usi e costumi della terra di Bergamo coltivando la danza e il canto popolare di gruppo.

maslanaPer assistere alle cascate occorre arrivare a Valbondione. Il ticket per il parcheggio dell’auto è di 5 euro. Da qui si prosegue fino alla frazione di Grumetti; si lascia la strada carrabile e si intraprende il sentiero segnalato con segnavia CAI 332 che porta all’antico abitato di Maslana. Si attraversa il ponte della Piccinella, si segue il sentiero a sinistra arrivando all’osservatorio floro-faunistico nei pressi della zona dei grandi macigni. Il percorso è facile, la durata è di circa 90 minuti.

Una seconda opzione, sempre facile e della stessa durata, è quella che da Valbondione imbocca la comoda mullattiera segnalata con segnavia CAI 305 che porta al rifugio Curò. Si sosta anche in questo caso nei pressi della zona dei grandi macigni, ideale punto di osservazione per la cascata.

L’ufficio turistico consiglia l’abbigliamento da montagna e offre anche la possibilità di raggiungere le cascate accompagnati da guide alpine. I percorsi proposti sono due, entrambi con partenza dal palazzetto dello sport, e prevedono soste didattiche e culturali. Il costo di partecipazione è di 5 euro (prenotazioni all’Ufficio Turistico Valbondione – www.turismovalbondione.it – tel. 0346/44665)




Patata di Martinengo, festa nei locali e in piazza

È la tempo di festa per la Patata di Martinengo. Dopo la biciclettata “Natura e Gusto”, che ha dato il “la” alle iniziative con un’escursione alla scoperta del territorio e la visita ad un’azienda agricola, il programma prosegue nei ristoranti fino a domenica 18 settembre, quando andrà in scena il gran finale in piazza.

Sono cinque le insegne nelle quali per tutta la settimana – e a richiesta anche durante tutto il periodo autunnale – si può gustare lo speciale menù a prezzo fisso con protagonista la famosa patata locale, varietà a pasta bianca dalle pregiate qualità gastronomiche, riconosciute anche da Luigi Veronelli e protette dalla De.Co. la Denominazione Comunale.

I ristoranti sono: Al Martinenghì, Agriturismo Il Campo Rosso, Caffè Centrale, 3 Lanterne e Trattoria al Tiro. Ognuno ha messo a punto una proposta capace di valorizzare al meglio le caratteristiche del prodotto, con ricette classiche – come gli gnocchi, i tortini, i purè, le torte salate – e stuzzicanti variazioni sul tema, dai muffin salati e dolci al salame di cioccolato con patate e caffè, fino alla pizza (con mozzarella, julienne di patate di Martinengo, rucola con tartufo di Norcia).

Domenica 18, dalle 9 alle 18, la giornata conclusiva con una serie di eventi nel centro storico. Ci saranno la promozione, l’esposizione e la vendita della patate e degli altri prodotti tipici, locali e De. Co, la mostra di antichi attrezzi del mondo contadino, la visita guidata ai luoghi e ai monumenti della città (alle ore 15), la sfilata storica nel borgo a cura del Gruppo Folcloristico Bartolomeo Colleoni (alle 16), per finire (ore 17.30)  con la degustazione di piatti preparati con patate di Martinengo.

La rassegna è organizzata dal Comune di Martinengo.

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Panettone Day, sei bergamaschi in finale a Milano

Ci sono anche sei creazioni bergamasche tra le 25 in lizza per la finale di Panettone Day, il concorso promosso da Braims, azienda di ingredienti per la pasticceria, in partnership con Novacart, per premiare i migliori panettoni artigianali realizzati dai propri clienti e promuovere l’eccellenza della pasticceria italiana.

A valutarli, una giuria di esperti presieduta da Iginio Massari con Gino Fabbri, Salvatore De Riso e Chiara Maci, sabato 17 settembre, dalle 10, al Palazzo delle Stelline a Milano, nel corso della manifestazione Sweety of Milano, il grande vento in cui la migliore pasticceria italiana incontra il pubblico offrendo la possibilità di partecipare a show cooking, masterclass e degustazioni.

Nella categoria “Panettoni Tradizionali” sono quattro, su 20 finalisti, i bergamaschi in concorso: Amelia Paolina Cabra, della Pasticceria Braga di Levate; Fabio Gotti, di Bontà di Grano di Scanzorosciate; Flavio Mazzilli della Locanda della Corte di Alzano e Luigi Bonadei de Il Fornaio Bonadei di Clusone. In questa sezione è richiesto ai partecipanti di realizzare il proprio “Panettone Tradizionale” nell’assoluto rispetto del disciplinare di legge secondo alcune caratteristiche fondamentali: gusto, forma, colore, qualità ingredienti, profumo, sofficità/fragranza, taglio; alveolatura, uniformità di distribuzione della frutta, cottura.

Cinque invece i finalisti per il “Panettone Creativo Dolce”, ossia un prodotto che, nel rispetto del disciplinare di legge, abbia farciture, bagne, coperture, glassature, decorazioni, frutta o altri ingredienti caratterizzanti diversi da quelli del panettone tradizionale. In questo caso sono due le proposte orobiche in gara, quella di Adriano Anastasio della Pasticceria Adriano di Seriate e di Silvano Marchesi, del Panificio Marchesi di Bergamo.

Il concorso ha raccolto 150 concorrenti da tutta Italia. I 25 finalisti avranno l’ulteriore opportunità di esporre e vendete per tutto il mese di ottobre i propri panettoni nel temporary shop firmato Panettone Day che sarà aperto in corso Garibaldi.




Las Vegas, lo chef bergamasco ora spopola con il gelato

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Quando lavorava come executive chef al ristorante “Valentino”, nel lussuoso casinò hotel “Venetian” di Las Vegas, sapeva allettare i palati con specialità sopraffine, dal ragù di cinghiale al risotto bianco al tartufo, passando attraverso succulenti ravioli di agnello.

Oggi i sapori rotondi e gli intingoli strutturati della cucina di Luciano Pellegrini hanno ceduto il passo al gusto più morbido dei dessert. Da circa tre anni, infatti, questo chef 52enne originario di Capizzone ha deciso di tuffarsi nel variegato universo dei semifreddi. Insieme all’amico di lunga data Salvatore Cesareo, nel 2013 ha aperto in Nevada “Dolce Vita”, un laboratorio di produzione di gelato artigianale per vendita all’ingrosso.

Pellegrini, che da ormai trent’anni ha lasciato la Valle Imagna alla volta degli Stati Uniti, ha iniziato a muovere i primi passi dietro i fornelli quando era molto giovane: «Abitavo vicino alla scuola alberghiera di San Pellegrino – ricorda – così, terminate le Medie, vista la mia inclinazione ad aiutare mia mamma in cucina quando c’era occasione, l’opzione più logica fu quella di intraprendere una carriera da cuoco. Nel 1980 ho fatto un tirocinio alla Locanda Dell’Angelo in Borgo Santa Caterina con Pierangelo Cornaro. Dopo il servizio militare ho lavorato in alcune località turistiche: prima al mare vicino a Milano Marittima, poi a Lugana di Sirmione».

Ma il 15 marzo 1985 fu la data della svolta: «Piero Selvaggio, titolare del Valentino Santa Monica – racconta -, mi diede l’occasione di far carriera all’estero. Ero un ventenne in erba, alla fine abbiamo collaborato per 28 anni. Ho trascorso i miei primi sette anni negli Usa come chef a Primi in un ristorante vicino al 20th Century Fox studio ed a pranzo era normale vedere attori, registi, produttori. Ma il mio periodo d’oro è stato a Las Vegas, dove per 14 anni sono stato l’executive chef del ristorante Valentino».

Luciano Pellegrini e il socio Salvatore Cesareo
Luciano Pellegrini e il socio Salvatore Cesareo

Nel 2004, mentre spadellava nel Venetian Resort, Pellegrini ha vinto addirittura l’ambito premio “James Beard Award” sbaragliando la concorrenza dei più rinomati chef di Arizona, Colorado, New Mexico, Nevada, Oklahoma, Texas e Utah. Non a caso ancora oggi è molto rispettato tra colleghi, giornalisti e ospiti che lo considerano uno dei migliori cuochi di Las Vegas. Eppure Luciano non ha mai dimenticato le sue origini orobiche: «In qualsiasi cucina abbia lavorato e dove avevo pieno controllo del menù, ho fatto il possibile per inserire un’influenza bergamasca, dai casonsei alla polenta e osei, nonché innumerevoli altri piatti ispirati dalla nostra tradizione».

L’idea di realizzare gelato artigianale, invece, è nata quasi per caso nel 2010 quando l’allora pasticciere del Valentino, Alessandro Stoppa, annoiato dei soliti dessert, propose di inserire il gelato nel menù. Fu un successone e nel giro di poco tempo Pellegrini e soci si ritrovarono a rifornire anche altri locali della zona. Ecco perché quando a novembre 2013 il ristorante Valentino chiuse i battenti, Luciano riuscì a crearsi un nuovo business nel giro di cinque giorni. Staccò la spina delle sue macchine, le caricò su un furgone e le riattaccò in un laboratorio adibito alla produzione all’ingrosso di gelato. Ma niente paura, Pellegrini non ha attaccato definitivamente il mestolo al chiodo: per mantenersi in esercizio culinario, oltre a gestire il suo laboratorio di gelati offre consulenza per un paio di ristoranti della zona e organizza deliziosi servizi di catering.