Ascom, «un nuovo statuto per guardare lontano»

Un nuovo nome – Ascom Bergamo Confcommercio Imprese per l’Italia al posto di Associazione degli esercenti e dei commercianti della Provincia di Bergamo – e una rappresentanza più ampia, che allarga il settore dei servizi, si estende alle professioni e al di fuori dei confini provinciali. Sono gli elementi salienti del nuovo Statuto dell’Ascom, approvato all’unanimità dall’assemblea straordinaria del 23 gennaio 2017, nella sede di via Borgo Palazzo 137. Il presidente Malvestiti: «Un cambiamento profondo, per offrire servizi sempre più mirati e vicini».




«Abolire i voucher? Manca un’alternativa. I sindacati non girino la testa dall’altra parte»

In vista del referendum voluto dalla Cgil per l’abrogazione dei voucher, Enrico Betti, responsabile dell’area Lavoro e Sindacale dell’Ascom di Bergamo e presidente degli enti bilaterali territoriali del Commercio e del Turismo, fa il punto su uno strumento adottato da molte imprese del terziario. I voucher rispondono di fatto ad un’esigenza del mercato del lavoro che non ha trovato strumenti alternativi sul fronte della contrattazione sindacale. La soluzione, secondo Betti, potrebbe passare da una rimodulazione del part-time in risposta alle esigenze aziendali, uno strumento più efficace dei tanto invocati mini-job tedeschi, che hanno portato in realtà ad un’ulteriore segmentazione del mercato. «Sempre che il sindacato non giri, come ha fatto finora, la testa dall’altra parte».

Si avvicina il referendum sui voucher lavoro. Potrebbe venir meno uno strumento  largamente impiegato anche nel terziario e nei servizi. Quali sono le aspettative del settore?

Enrico Betti
Enrico Betti

«I voucher sono necessari al mercato del lavoro. Il referendum rappresenta un’inutile inversione ad “u” su uno strumento largamente impiegato. È una questione puramente politica interrogarsi sulla necessità di abolire i voucher, che non risponde certo alle reali esigenze del mercato del lavoro. Tanto che gli stessi sindacati ne han fatto largamente uso. I dati Inps evidenziano come rappresentino fenomeni tutt’altro che isolati: la Cgil ha investito nel 2016 750mila euro in voucher e la Cisl ne ha utilizzati per 1 milione e mezzo di euro lo scorso anno».

Eppure i voucher sono additati dai sindacati come il male del mercato del lavoro…

«Il ricorso ai voucher non è dettato dalla propensione dell’impresa a cercare sotterfugi o escamotage, ma di fatto sopperisce all’assenza di regolamentazioni contrattuali adeguate a gestire picchi di lavoro o a tamponare esigenze organizzative che le imprese del commercio, del turismo e dei servizi si trovano ad affrontare in determinati momenti dell’anno o in certe fasce orarie».

Portano ad un’ulteriore segmentazione di un mercato – già stretto – come quello del lavoro?

«Solo una minima parte di chi lavora a voucher raggiunge il tetto dei 7mila euro, con il risultato che questo sistema a ticket porta ad un’ulteriore parcellizzazione del mercato. I dati illustrati dall’Inps nel settembre scorso nel Working Papers evidenziano come in un anno ogni percettore di voucher riscuota fino a 64 voucher in media. Siamo quindi ben lontani dal tetto massimo di 200 voucher che ogni datore di lavoro può utilizzare. Il risultato di questo meccanismo è una continua turnazione dei lavoratori anche per attività che non sono discontinue, come l’impiego di addetti alla vendita nel commercio».

Quale è invece il campo di applicazione d’elezione dei voucher ?

«I voucher andrebbero ricondotti nell’ambito originario per cui se ne scelse l’adozione, ossia in campo agricolo, per ovviare a grosse lacune a livello contrattuale. È stata invece snaturata l’idea di Marco Biagi, che attraverso i voucher voleva normare la raccolta per la vendemmia o altre attività stagionali su cui pesava l’ombra del caporalato».

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Da un lato c’è stata una distorsione e un abuso dei voucher, dall’altro mancano evidentemente alternative valide. Come si esce da questa situazione?

«Non possiamo esimerci dal prendere atto di una carenza nella capacità di contrattare con i sindacati una formula alternativa che riesca a rispondere alle esigenze del datore di lavoro. Si potrebbe ripartire, ad esempio, da una rivisitazione del part-time. I sindacati non accettano però il confronto su questi argomenti. Non è possibile intavolare discussioni e valutare nuovi strumenti contrattuali se i sindacati girano la testa dall’altra parte e continuano a riproporre modelli contrattuali di stampo fordista che potevano continuare a funzionare solo fino a quarant’anni fa».

Ad oggi, in assenza di una flessibilità su part time, quali sono le formule alternative a voucher?

«Il contratto a chiamata ha rappresentato per anni un modo di ricondurre nella contrattazione aziendale il lavoro precario o a tempo, gestendo in un certo – seppur instabile – equilibrio la necessità di flessibilità d’impresa. Ma questa formula è stata di fatto cannibalizzata negli ultimi anni dai voucher. E l’utilizzo dei voucher per mansioni non discontinue come l’attività di vendita nel commercio non aiuta la crescita professionale degli addetti, pur rispondendo ad un’esigenza contingente aziendale. Il rischio futuro è di disperdere la professionalità di ogni mansione per cui i voucher vengono impiegati».

Quale potrebbe essere il modello di riferimento? Molti invocano il mini-job tedesco. Cosa ne pensa?

«I mini job tedeschi hanno permesso alla Germania di avere buoni dati occupazionali. Ma il modello tedesco che molti suggeriscono che l’Italia debba imitare ha portato sì al miracolo occupazionale del Jobwunder, ma di contro ha creato una forte segmentazione del mercato, con milioni di persone costrette a svolgere uno o più mini-job. Il contratto prevede 15 ore di lavoro settimanali con una retribuzione massima di 450 euro al mese. Il nostro part-time prevede un minimo di 16 ore settimanali e, una sua rivisitazione più flessibile e rispondente alle esigenze aziendali, potrebbe essere un buon punto da cui ripartire, nell’ambito però di una stabilizzazione del mercato e di una crescita professionale degli addetti».




Legambiente: “Inutile il collegamento Bergamo-Treviglio. Altre le priorità”

smogSulla mobilità nella Bergamasca si registra una nuova presa di posizione di Legambiente che ha diramato una nota per mettere in discussione la realizzazione dell’autostrada Bergamo-Treviglio. Ecco il testo della lettera: “A seguito dei numerosi articoli a mezzo stampa apparsi recentemente in ordine alla ormai annosa vicenda della cosiddetta autostrada, o collegamento veloce Bergamo-Treviglio e al dibattito sull’eventuale tracciato che dovrebbe avere crediamo sia opportuno chiedere alle istituzioni e agli enti pubblici preposti di uscire dal vicolo cieco in cui si sono infilati e di provare ad osservare le reali problematiche di viabilità del territorio. Innanzitutto crediamo che in tema di viabilità e traffico si debba fare una seria analisi sui nodi critici (colli di bottiglia) che incidono sulle reali necessità di movimento dei cittadini e che vengono da troppo tempo rimandati. Ci riferiamo, innanzitutto, al nodo di Verdello: al posto di progettare improbabili e inutili “nuovi collegamenti” sarebbe stato più utile trovare una soluzione per la circonvallazione di Verdello. Inoltre esistono una serie di gravissimi problemi di congestione delle radiali di penetrazione nel capoluogo e in alcune zone della provincia.

Alcuni esempi di forti criticità possono essere:

  • SP 591 “via Zanica”, e nodo di Zanica centro
  • Asse interurbano – Rotonda casello autostrada
  • Centro di Colognola con la bretella ex ss. 42 – ex ss. 525 costosa, inutile e inutilizzata di cui nessuno parla. Un fiore all’occhiello della mobilità provinciale che taglia in due il Parco Agricolo Ecologico di Bergamo e Stezzano
  • Ex. ss 525 in ingresso a Bergamo, nel tratto Lallio Dalmine e nel tratto Dalmine – rotonda di Zingonia
  • Nodo di Curno all’altezza dei centri commerciali sulla Villa D’Almè -Dalmine. Sulla stessa strada da Mozzo – Ponte S. Pietro fino a Paladina
  • Da Villa d’Almè al nodo di Pontesecco

È imbarazzante notare quanto sia alta l’attenzione della Provincia per i 20 chilometri della tratta da Colognola a Treviglio che si percorrono in 20 minuti; e non ci sia sostanziale attenzione per il 9 Km che si percorrono in 20 minuti per andare da Valtesse a Colognola in circonvallazione o i 9 Km ceh si percorrono in 40 minuti per arrivare da Villa d’Almè a Bergamo. Il traffico privato attorno alla grande Bergamo è arrivato a livelli insostenibili ed è in costante aumento, un aumento che si è innescato in modo considerevole dall’entrata a regime della tangenziale sud che ha incentivato l’uso dell’auto privata a scapito del mezzo pubblico che non viene adeguatamente valorizzato ed ottimizzato. Il trasporto pubblico, nell’ambito della mobilità, deve avere per lo meno pari dignità in termini d’investimenti economici di tutti gli altri settori. Ci riferiamo alla possibilità di potenziare l’asse del treno metropolitano tra Bergamo e Treviglio, aumentando la frequenza dei treni e adeguando tecnologicamente la linea. Tale asse è centrale rispetto alla pianura bergamasca, consente un collegamento tra le grandi aree conurbate di Treviglio-Dalmine/Zingonia e la città. Le fermate con gli annessi parcheggi (realizzati e pagati, tra le altre cose, proprio dalla provincia di Bergamo) sono, ad oggi, sotto utilizzati se non ignorati. Addirittura alcuni parcheggi sono sempre stati completamente vuoti da quando sono stati costruiti. Va creata una rete di connessione sulla direttrice est-ovest di tutte le fermate, rivedendo anche i percorsi del TPL (sempre pagato dalla Provincia) in modo da eliminare i doppioni. Una rete fatta di trasporto pubblico e mobilità dolce, creando i cosiddetti “rendez vous” tra i mezzi di trasporto verso le fermate e gli arrivi dei treni. Insomma, una rete di connessione che agevoli la fruibilità di tutte le fermate della tratta.

Vanno poi assolutamente messe in campo risorse per la dotazione di “tram-train” a doppio scartamento affinché si possa connettere la rete TEB con la rete RFI in modo da creare economie di scala che permettano di rendere più efficiente e organico il servizio di trasporto su ferro delle persone in Provincia. Va ripensato il senso del collegamento ferroviario con Orio, un’opera che nasce al servizio di una società privata non di un territorio. Vanno messe in campo le risorse per far sì che il collegamento per Orio insista su una linea progettata per arrivare fino a Romano di Lombardia recuperando, nel possibile, il senso del tram che copriva questa parte del territorio fino a metà del ‘900.

Queste opere devono essere accompagnate da azioni degli enti locali che alleggeriscano i propri bilanci (economici, ecologici, sanitari) dal costo del trasporto privato. In questo contesto la continua e ripetuta attenzione e discussione su una sola grande e costosissima opera, l’ex “IPB” è assolutamente incomprensibile a chi abbia un poco di buon senso. Riteniamo veramente dispendioso in termini di tempo e denaro insistere su un’opera che deve collegare la tangenziale sud di Bergamo, all’altezza del centro commerciale “Due torri”, con la Bre.Be.Mi.

Sono anni che chiediamo alla Provincia di Bergamo di darci dei dati che consentano di comprendere su quali basi insistano nel portare avanti questo progetto che, al momento, è servito solo a pagare gli stipendi di alcuni – noti – personaggi e a sprecare risorse pubbliche. Abbiamo letto tutti i documenti prodotti, le analisi effettuate e analizzato i dati resi pubblici o variamente elaborati. È ormai chiaro, a chiunque affronti il tema con onestà intellettuale, che non è questo il tipo di collegamento necessario alla bergamasca. Avremo ancora una miriade di cittadini bergamaschi impegnati quotidianamente in piccoli spostamenti che avranno ancora più difficoltà. L’unica funzione che avrebbe questo collegamento sarebbe quella di cercare di attenuare uno dei più clamorosi flop del “project financing” lombardo, ormai certificato anche dai bilanci della società Bre.Be.Mi, caricandolo ulteriormente sulle spalle dei cittadini, andando a coprire l’incompetenza e la superficialità di chi ha voluto e sostenuto quell’opera”.

 

 




Home restaurant, ecco le prime regole

home restaurant

Massimo 500 “clienti” all’anno, incassi non superiori ai 5.000 euro, prenotazioni e pagamenti solo digitali. Sono i principali paletti fissati per gli home restaurant, secondo il testo varato dalla Camera per la regolamentazione dell’attività non professionale di ristorazione esercitata in abitazioni private. Il disegno di legge passa adesso al Senato e se sarà approvato senza modifiche, la ristorazione privata avrà la sua prima legge nazionale.

La nuova disciplina mira a tutelare i consumatori e la leale concorrenza.

Prima di tutto, come detto, viene stabilito che l’attività di home restaurant si avvalga di piattaforme tecnologiche che possano prevedere commissioni sul compenso di servizi erogati. Per questo, pagamenti e prenotazioni dovranno avvenire esclusivamente attraverso piattaforme online che tracceranno tutto, per scongiurare il pericolo di evasione fiscale.

Inoltre viene fissato un tetto giornaliero di coperti: al massimo 10 e i compensi non potranno superare i 5.000 euro all’anno. Se questa soglia verrà superata, scatterà l’obbligo di dotarsi di partita Iva e di iscrizione all’Inps.

Altri vincoli imposti agli home restaurant sono la location, che non potrà essere la stessa che ospita già un B&B o una casa vacanze, e che dovrà essere assicurata per la responsabilità civile verso terzi, e l’obbligo di assicurare chi cucina. I padroni di casa dovranno inoltre verificare che le loro abitazioni possiedano i requisiti igienico-sanitari previsti dalle leggi e dai regolamenti vigenti. Per questa ragione, per avviare l’attività occorrerà inviare al proprio comune la segnalazione certificante l’inizio di essa, e a copertura degli eventuali danni relativi dovrà essere stipulata una polizza per la responsabilità civile verso terzi.

La mancanza di leggi aveva consentito finora al fenomeno della ristorazione privata di crescere e prosperare in autonomia (7,2 milioni di euro il fatturato stimato nel 2014), suscitando le proteste delle associazioni degli esercenti, che ne hanno chiesto a gran voce la regolamentazione in nome di una concorrenza ad armi pari con i pubblici esercizi.

Positivo il giudizio di Fipe Confcommercio sulle norme. «Il provvedimento rappresenta un buon punto di partenza per la futura regolamentazione del settore e apprezziamo la volontà e l’impegno di contrastare gli abusi e i rischi delle attività sommerse, con danni erariali e ai lavoratori impiegati, anche per salvaguardare i consumatori – ha detto il presidente Lino Enrico Stoppani -. Il provvedimento andrebbe a nostro avviso ulteriormente migliorato soprattutto per quanto riguarda le tutele per la salute dei consumatori, con l’obbligatorietà delle procedure Haccp sui temi della sicurezza igienico-sanitaria».

Per una parte del mondo degli home restaurant invece si tratta di un provvedimento capestro. Secondo Giambattista Scivoletto, fondatore di HomeRestaurant.com amministratore e amministratore di B&B.it «L’obbligo di registrazione sulle piattaforme web e quello di acquisire pagamenti solo in forma elettronica impedirà l’85% delle probabili aperture». Sulla stessa scia anche Confedilizia che definisce la nuova legge il “de profundis degli home restaurant”.




Agenti immobiliari, ora la modulistica è on line. E gratis

agenti immobiliari - burocrazia - antiriciclaggio

Meno carta e la possibilità di avere sempre a portata di mano i moduli e i formulari necessari per il proprio lavoro. Anche Fimaa Bergamo, l’associazione degli agenti immobiliari dell’Ascom, mette a disposizione dei propri associati – a titolo gratuito – la modulistica in versione digitale dei principali contratti che riguardano la categoria.

L’iniziativa estende l’esperienza già in atto da qualche mese per gli associati Fimaa Milano, Monza e Brianza, che sta riscontrando grande successo per la praticità nella gestione dei documenti. Non c’è infatti più bisogno di acquistare pacchi di stampati, con i relativi costi, ma basta accedere ai file e stampare (solamente quando e dove servono) i materiali necessari.

A disposizione ci sono l’incarico di mediazione per locazione o per vendita immobiliare, le proposte di acquisto o locazione immobiliare e la proposta di acquisto immobiliare condizionata.

I moduli sono aggiornati secondo le normative vigenti per il deposito alla Camera di Commercio, in particolare, in formato Pdf/A, cioè nella versione Pdf avanzata già idonea al deposito, che dal 2012 è obbligatorio con procedura esclusivamente telematica.

I file sono a disposizione esclusivamente degli agenti immobiliari associati Fimaa Ascom Bergamo in regola con la quota associativa dell’anno. Si trovano nella parte riservata del sito www.fimaabergamo.it, inserendo le medesime credenziali (“utente” e “password”) per l’accesso al sito Fimaa nazionale (www.fimaa.it).

Per gli associati è stato realizzato anche un utile vademecum per il deposito della modulistica alla Camera di Commercio, sempre obbligatorio nel caso si stia utilizzando una modulistica diversa da quella depositata in passato. L’utilizzo di formulari non depositati comporta una sanzione di € 1.549,37, l’utilizzo di formulari diversi da quelli depositati comporta una sanzione di € 516,46 (Art. 21 D.M. 21 dicembre 1990, n. 452).




I vicepresidenti: «Salvaguardata l’identità, ora riflettori puntati sulle nuove categorie»

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La nuova carta che regola la vita associativa dell’Ascom di Bergamo (approvata all’unanimità dall’assemblea straordinaria del 23 gennaio 2017) è frutto di un’analisi puntuale, che ha visto in prima fila anche i vicepresidenti Riccardo Martinelli e Giovanni Zambonelli. «Sono stati mesi impegnativi che hanno portato ad un buon risultato, che ha fissato alcune norme divenute negli anni prassi senza però essere regolamentare», ha ricordato Martinelli. Si va dalle modalità di adesione a Confcommercio Imprese per L’Italia e a Confcommercio Lombardia – con la definizione dei livelli nazionali e regionale dell’organizzazione e l’individuazione delle competenze tra piano provinciale, regionale e nazionale – a quelle per l’adesione e l’inquadramento del socio, fino al riconoscimento ufficiale dei Gruppi, già attivi, Terziario Donna e Giovani Imprenditori, dei quali si evidenzia la funzione consultiva e propositiva.

Riccardo Martinelli
Riccardo Martinelli

«Il nuovo statuto – ha proseguito Martinelli – definisce anche l’incompatibilità con cariche politiche per coloro che ricoprano cariche associative, tale da garantire il concetto dell’apartitismo dell’Associazione». Ci sono poi novità nella composizione del Consiglio e nella durata del mandato. «Il Consiglio direttivo passerà da 11 membri più tre cooptati, a 13 più tre favorendo una maggiore partecipazione – ha spiegato -, mentre il presidente non potrà essere eletto per più di due mandati consecutivi e resterà in carica cinque anni, in linea con la durata del mandato nazionale. Per quanto riguarda il ruolo del direttore vengono fissate delle incompatibilità e aumentate le sue responsabilità». «In sintesi – ha concluso – si tratta di uno statuto che rispetta la storia e la nostra tradizione della nostra Associazione e ci consente di guardare avanti con ottimismo».

Giovanni Zambonelli
Giovanni Zambonelli

«Nell’affrontare il lavoro di revisione – ha dichiarato Zambonelli -, siamo partiti non tanto dallo schema fornito da Confcommercio per le associazioni provinciali ma dallo Statuto che da oltre 70 anni regola la nostra Associazione. Il risultato è una carta statutaria basata sulla snellezza della gestione degli organi, che vede potenziate le regole per l’elezione, la partecipazione, la trasparenza e i sistemi di controllo per gli associati».

«Uno degli aspetti che ha richiesto maggiore attenzione – ha aggiunto – è stata la definizione delle norme che regolano i rapporti con il piano regionale e nazionale dell’Associazione. Infatti pur aderendo pienamente a Confcommercio Imprese per l’Italia, siamo riusciti a definire alcune autonomie a beneficio degli associati e del territorio come il mantenimento nella denominazione del nostro nome Ascom, talune funzioni quali per esempio l’autonomia nei contratti di lavoro e l’indipendenza dell’operato dei probiviri provinciale».

Obiettivo è fare in modo che l’associazione possa rispondere alle esigenze, vecchie e nuove, dei propri iscritti. «Sappiamo che le associazioni, quelle che per noi sono corpi intermedi vivi che hanno una funzione fondamentale – ha rilevato Zambonelli -, saranno chiamate a grandi cambiamenti nei prossimi anni. Dovranno rafforzare l’efficacia dell’essere sindacato e quindi organi di tutela delle piccole imprese e rispondere ai loro bisogni con efficienza. Il nuovo Statuto risponde a questa esigenza. Ma non solo, regola infatti anche l’appartenenza delle Associazioni esterne ed autonome che vogliano aderire ad Ascom, mettendoci a disposizione di quelle più piccole e meno strutturate».

1701 Ascom - assemblea straordinaria revisone statuto - Costante Persiani
Costante Persiani

Sulla necessità di trovare un equilibrio tra organizzazione e politica centrale e le esigenze e le caratteristiche locali è intervento anche Costante Persiani, avvocato consulente di Confcommercio Lombardia, nonché assistente del presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia per le Politiche Legislative, che ha supportato l’Ascom di Bergamo nel processo di revisione dello statuto. «Il più fedele interprete del territorio è chi lo vive – ha dichiarato -, per questo, dove è stato possibile, abbiamo fatto in modo che Bergamo potesse mantenere l’autonomia. Del resto un’associazione è di proprietà delle imprese ed è giusto che, se funziona bene, siano queste ad averne il controllo».

1701 Ascom - assemblea straordinaria revisone statuto - Gianfranco Lodetti
Gianfranco Lodetti

«Dagli anni Sessanta – ha invece sottolineato l’avvocato Gianfranco Lodetti, che da tempo segue l’Ascom – l’associazione accompagna i propri associati con un’assistenza qualificata. Ha seguito sfide importanti, come l’avvento dei supermercati, ed ora è pronta a rinnovare il proprio impegno a tutela dell’interesse del singolo associato e della comunità bergamasca».




Nuovo statuto Ascom, ecco cosa cambia

Nell’assemblea straordinaria del 23 gennaio 2017, l’Ascom ha approvato la revisione del proprio statuto. Ecco le principali novità, illustrate dal direttore Oscar Fusini.

  • Denominazione, sede, durata e ambito di rappresentanza

L’Associazione degli esercenti e dei commercianti della Provincia di Bergamo diventa Ascom Bergamo Confcommercio Imprese per l’Italia. La definizione dell’ambito non fa più riferimento alla provincia ma al territorio di Bergamo. Viene estesa la rappresentanza nel settore dei servizi e allarghiamo alla libera professione e al lavoro autonomo.

  • Principi, valori ispiratori, codice etico, scopi e funzioni

I principi e i valori ispiratori sono gli stessi dello statuto confederale: libertà associativa, pluralismo, responsabilità, impegno costante verso la legalità, democrazia interna, sviluppo sociale ed e economico, sussidiarietà, solidarietà ed europeismo sono i principi enunciati. Gli scopi sono allineati all’operato fin qui svolto con la promozione dei principi, tutela e promozione delle imprese, erogazione di servizi di informazione, formazione, promozione, assistenza, consulenza ed altri.

  • Adesione a Confcommercio Imprese per l’Italia e regionale

1701 Ascom - assemblea straordinaria revisone statuto (23)Viene confermata l’adesione a Confcommercio Imprese per l’Italia e l’accettazione delle sue delibere. Nello specifico ci si impegna a collaborare con la Confederazione pur mantenendo quelle prerogative di autonomia corrispondenti all’interesse degli associati e del territorio. Si introduce il codice etico Confcommercio per le persone che assumono cariche associative e viene ufficialmente riconosciuta Confcommercio Lombardia, costituita da oltre vent’anni.

  • Adesione ed inquadramento, modalità, decadenza e recesso

Viene indicato in maniera precisa chi può iscriversi e le modalità di adesione; sono inoltre specificate le modalità delle iscrizioni di enti, consorzi e associazioni. Si afferma che può esercitare i diritti sociali solo chi è in regola con il pagamento della quota e vengono definite le procedure di ammissione e espulsione.

  • Gruppi

Restano confermate le modalità di costituzione e funzionamento dei gruppi di categoria. Sono introdotti i gruppi consultivi e di proposta dei Giovani Imprenditori e del Terziario Donna, già attivi.

  • Organi associativi ed eleggibilità, incompatibilità

Viene confermato l’assetto attuale con l’Assemblea, il Consiglio delle Categorie, il Consiglio direttivo, il Presidente, il Collegio dei Revisori dei Conti e il Collegio dei Probiviri e le norme per la loro elezione.

Vengono stabiliti il limite dei 75 anni per candidarsi e la durata delle cariche di 5 anni. Sono inoltre fissate le incompatibilità con ruoli politici salvo deroga del Direttivo che non vale per presidente, vicepresidenti e direttore.

Infine viene introdotta la decadenza dalla carica per ragioni penali (con condanna definitiva).

  • Assemblea

È introdotta l’approvazione del conto preventivo insieme al rendiconto dell’esercizio precedente. In sede di rinnovo degli organi viene prevista la certificazione del Rendiconto dell’esercizio precedente approvato dall’Assemblea.

  • Consiglio delle categorie e Consiglio direttivo

Viene aumentato il numero dei membri da 11 a 13, più 3 cooptati.

  • Presidente

È prevista la non rieleggibilità per più di una volta di seguito (massimo due mandati consecutivi cioè 10 anni).

  • Collegio dei revisori dei conti, Probiviri, Direttore

Gli aspetti salienti riguardano l’incompatibilità con ruoli politici, senza possibilità di deroghe, e la responsabilità per i bilanci associativi.

  • Patrimonio, trasparenza, esercizio finanziario liquidazione

Viene confermato l’attuale assetto pur modificando le disposizioni.

  • Norma transitoria.

Per la prossima assemblea di rinnovo degli organi associativi non si terrà conto del mandato e dei mandati ricoperti anteriormente.




Ascom, ok al nuovo statuto. Malvestiti: «Via libera ad una rappresentanza più ampia»

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Il tavolo che ha illustrato la revisione dello statuto. Da sinistra Giovanni Zambonelli (vicepresidente), Oscar Fusini (direttore), Paolo Malvestiti (presidente), Riccardo Martinelli (vicepresidente). L’approvazione è stata ratificata dal notaio Giovanni Vacirca

Un nuovo nome – Ascom Bergamo Confcommercio Imprese per l’Italia al posto di Associazione degli esercenti e dei commercianti della Provincia di Bergamo – e una rappresentanza più ampia, che allarga il settore dei servizi e si estende alle professioni. Sono gli elementi salienti del nuovo Statuto dell’Ascom, approvato quest’oggi all’unanimità dall’assemblea straordinaria, nella sede di via Borgo Palazzo 137.

1701 Ascom - assemblea straordinaria revisone statuto - Paolo Malvestiti
Paolo Malvestiti

Tra le pieghe degli articoli c’è però anche la profonda consapevolezza di doversi dotare degli strumenti più adatti a muoversi in uno scenario in continua evoluzione. «Oggi – ha ricordato il presidente Paolo Malvestiti – siamo al passaggio finale di un percorso che ha visto l’approvazione della bozza di Statuto prima nel Consiglio direttivo convocato lo scorso mese di ottobre e di seguito nel Consiglio delle categorie di fine 2016».

«Le modifiche proposte non rappresentano un passaggio formale e dovuto – ha evidenziato – di adeguamento alla carta statuaria di Confcommercio Imprese per l’Italia che, dal 2009 al 2014, ha completamente modificato il sistema dei principi e dei valori della Confederazione. E non è nemmeno una semplice revisione dell’ordinamento della nostra Associazione. L’ultima modifica dello Statuto fu fatta quasi vent’anni fa, quando furono apportare delle semplici variazioni. La revisione di oggi ricorda invece quella profonda operata nel 1956, più di 60 anni fa. Eravamo nel periodo del boom economico ed era necessario, a dieci anni dalla nascita di Ascom, regolamentare la partecipazione alla vita associativa degli iscritti che stavano assistendo all’affermarsi del moderno commercio che poi ha caratterizzato i decenni successivi».

Oggi si è perciò di fronte ad un nuovo cambiamento “epocale”, «accelerato dalla situazione di crisi verificatasi soprattutto sul versante dei consumi tradizionali». «Con il nuovo Statuto intendiamo da una parte tracciare in maniera nuova il senso di identità e la partecipazione dei nostri associati alla vita dell’organizzazione – ha spiegato il presidente -. Dall’altra, attraverso l’utilizzo dei codici etici confederali, garantirne la sopravvivenza e lo sviluppo a lungo termine»

La maggiore novità è data dall’estensione della rappresentanza all’ambito dei servizi alle imprese e alle persone, coinvolgendo il sistema delle professioni, il che proietta la tutela dell’organizzazione verso un numero sempre crescente di imprese e professionisti. «Dentro questa apertura vogliamo superare sia la tradizionale separazione settoriale tra commercio, turismo e servizi ponendo al centro l’impresa e i suoi bisogni – ha proseguito Malvestiti -, sia i confini provinciali dettati da una logica amministrativa in senso stretto, pur mantenendo la nostra forte radice nel territorio bergamasco».

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L’approvazione del nuovo Statuto rappresenta quindi per l’Associazione un momento significativo nel processo di cambiamento e di evoluzione. «È un passaggio coordinato e sinergico volto al potenziamento dei servizi verso i soci, alla politica di avvicinamento al territorio e di innovazione nella rappresentanza. Motivazioni queste che hanno sostenuto la nostra Associazione nel recente e significativo investimento di ristrutturazione della sede centrale di Bergamo», ha concluso Malvestiti.




Ascom, oggi l’assemblea straordinaria. Riflettori puntati sul nuovo Statuto

Soci Ascom in assemblea straordinaria per la revisione dello Statuto. L’appuntamento è lunedì 23 gennaio alle ore 14,30 nella sala Conferenze della sede cittadina di via Borgo Palazzo 137.

Lo Statuto sarà adeguato al nuovo ordinamento di Confcommercio Imprese per l’Italia e, a quasi vent’anni dall’ultima modifica, sarà profondamente rivisitato per adeguare le norme che regolano l’Associazione ai nuovi scenari.

Paolo Malvestiti
Paolo Malvestiti

«È il passaggio finale di un percorso che ha visto l’approvazione della bozza di Statuto prima da parte del Consiglio direttivo convocato lo scorso mese di ottobre e di seguito dal Consiglio delle categorie di fine 2016 – spiega il presidente di Ascom Confcommercio Bergamo Paolo Malvestiti -. Le modifiche proposte nascono non solo dall’esigenza di uniformarci alla carta statuaria di Confcommercio Imprese per l’Italia che, dal 2009 al 2014, ha completamente modificato il sistema dei principi e dei valori della Confederazione, ma anche dalla necessità di stare al passo con i tempi».

«La revisione che lunedì saremo chiamati a votare ricorda quella profonda operata nel 1956, più di 60 anni fa – prosegue -. Eravamo nel periodo del boom economico ed era necessario, a dieci anni dalla nascita di Ascom, regolamentare la partecipazione alla vita associativa degli iscritti che stavano assistendo all’affermarsi del moderno commercio. Così le modifiche di oggi rappresentano una svolta significativa per la nostra Associazione che ha vissuto i profondi cambiamenti degli ultimi anni, accelerati dalla situazione di crisi verificatasi soprattutto sul versante dei consumi tradizionali. Con il nuovo Statuto intendiamo da una parte tracciare in maniera nuova il senso di identità e la partecipazione dei nostri associati alla vita dell’organizzazione; dall’altra, attraverso l’utilizzo dei codici etici confederali, garantirne la sopravvivenza e lo sviluppo a lungo termine».

Il nuovo Statuto permetterà di allargare la rappresentanza dell’Associazione e di allungare la durata del mandato degli organi associativi.

L’Assemblea sarà introdotta dagli interventi del presidente Malvestiti, dei due vicepresidente dell’Associazione, Riccardo Martinelli e Giovanni Zambonelli. Di seguito il direttore dell’Associazione, Oscar Fusini, presenterà le modifiche apportate. L’Assemblea si chiuderà con la votazione dei soci.

https://www.youtube.com/watch?v=K6aX-UniMqw

 

 




Borgo Palazzo, un chilometro e mezzo di wifi. E a maggio arriva una nuova festa

wifi borgo palazzo

Dopo l’oasi in piazza Sant’Anna, attiva dal maggio scorso, BergamoWifi, la rete internet pubblica del Comune di Bergamo, si estende lungo via Borgo Palazzo. Sabato 21 gennaio, al civico 104 (incrocio con viale Pirovano) l’assessore all’Innovazione Giacomo Angeloni, i rappresentanti del Distretto urbano del commercio e delle Botteghe di Borgo Palazzo hanno inaugurato il servizio che permette di connettersi e navigare gratuitamente sul tratto che va da via Camozzi al cavalcavia, circa un chilometro e mezzo di copertura.

nicola viscardi - presidente botteghe borgo palazzo - rit
Nicola Viscardi

Prosegue così il piano dell’Amministrazione verso una città sempre più smart e connessa. E i commercianti non nascondono la propria soddisfazione: «L’estensione della rete wifi ai borghi è stata una delle priorità che abbiamo indicato al momento dell’ingresso nel Duc – ricorda il presidente delle Botteghe, Nicola Viscardi -. È un’operazione che comporta risorse importanti, non possiamo perciò che riconoscere gli sforzi del Duc e del Comune per mettere a disposizione del quartiere questa importante infrastruttura. Il prossimo passo sarà cercare di portare la copertura nelle via laterali, ma anche svilupparla come strumento commerciale».

Se, infatti, il wifi è utile ai cittadini e ai turisti e può essere un fattore di attrattività, per chi ha un locale o un negozio può diventare un prezioso alleato per monitorare i flussi e interagire con la clientela. «Portando il segnale anche all’interno degli esercizi – spiega Viscardi -, non solo i clienti avranno la possibilità di rimanere comodamente connessi alla rete con lo stesso login, ma i commercianti potranno avere a disposizione informazioni importanti per analizzare gli ingressi e mettere a punto le proprie strategie commerciali».

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Roberto Ghidotti

È anche l’obiettivo del Duc, che per il wifi in città ha messo sul piatto 35mila euro, ottenuti con il bando sui Dat. «Abbiamo sostenuto la copertura del centro, di Borgo Santa Caterina (dove il servizio è stato inaugurato qualche settimana fa ndr.) ed ora si attiva anche in Borgo Palazzo – evidenzia Roberto Ghidotti, presidente del Distretto -. Si tratta di un passo fondamentale e necessario sulla via dell’innovazione dei nostri centri urbani, che ora declineremo anche all’interno dei singoli negozi, come strumento per migliorare l’operatività e l’interazione con i clienti».

Intanto le Botteghe sono al lavoro anche sul piano degli eventi e lasciano trapelare di una nuova iniziativa che dovrebbe rappresentare il bis della grande Festa del Borgo, ormai una tradizione nel settembre cittadino. «Sarà a maggio e ancora una volta chiuderà la via per riempirla di attività, spettacoli, laboratori, personaggi – dice Viscardi -. Avrà però un taglio più artistico e culturale, parlerà di creatività, talenti, musica, dialogo e integrazione».

La parola d’ordine è scontata: restate connessi!