Protezione civile, Claudia Campana alla guida del CCV di Bergamo

Da sinistra: Claudia Campana, Diego Suardi e Marzio Moretti
Da sinistra: Claudia Campana, Diego Suardi e Marzio Moretti

Da una decina di anni è in prima linea a sostegno della prevenzione dei rischi, nel soccorso delle popolazioni colpite, nel contrasto e superamento delle emergenza insieme ad altri volontari. La seriatese Claudia Campana, iscritta dal 2007 nel Gruppo comunale di Seriate di Protezione civile, che coordina dal 2011, è la neo eletta presidente del nascente Comitato di Coordinamento del Volontariato su scala provinciale. Denominato CCV di Bergamo, comprende 120 realtà tra gruppi comunali e associazioni volontarie di Protezione civile, per un totale di circa 5 mila persone. Scelta tra una rosa di 22 candidati da tutta la provincia, in corsa per la nomina di delegato, Campana afferma: «Mi metto a disposizione insieme agli altri 10 delegati dell’esecutivo del Comitato per supportare la Provincia di Bergamo nella mitigazione dei rischi e nella gestione dei volontari, persone in gamba che si spendono con anima e cuore per gli altri. Credo molto nella collaborazione tra gruppi e volontari e mi adopererò per questo». Nel c orso delle elezioni per la nomina dell’esecutivo del Comitato di Coordinamento del Volontariato su scala provinciale, la carica di vicepresidente è andata a Marzio Moretti, presidente dell’Associazione Orobie Soccorso di Endine Gaiano. Come Segretario è stato nominato Diego Suardi, coordinatore del Gruppo comunale di Torre Pallavicina.

 

 

 




L’associazione Colognola per il suo futuro: “Purtroppo ignorati i nostri ripetuti appelli”

L’associazione “Colognola per il suo futuro” è netta nel commentare l’incidente all’aeroporto. “Fortunatamente – scrive – l’incidente è avvenuto alle quattro del mattino e non ha avuto risvolti più drammatici, ma non osiamo pensare cosa sarebbe potuto accadere se esso si fosse verificato durante le ore del giorno, con la strada intensamente trafficata”. L’Associazione in una nota ricorda che “la cittadinanza si è rivolta a tutte le istituzioni, esponendo le preoccupazioni causate dall’abnorme crescita dello scalo, che è ad alta criticità perché insiste su un territorio densamente antropizzato, con cui un traffico aereo tanto intenso risulta assolutamente incompatibile”. “Si pensi che la pista è a soli 3mila metri dal centro città, che lateralmente allo scalo – a poche centinaia di metri di distanza – c’è il grandissimo e affollatissimo centro commerciale di Oriocenter, che la stragrande maggioranza dei decolli avviene su un’unica traiettoria che sorvola aree densamente abitate ed attraversa in pieno il quartiere di Colognola, che conta più di 7.000 abitanti e 5 scuole con circa 2.000 studenti”. “Eppure, a dispetto di quanto prescritto dal decreto di Via (valutazione impatto ambientale) del 2003, che ha autorizzato lo sviluppo ponendo però precisi limiti alla crescita ed indicando precisi criteri proprio per salvaguardare il territorio, il traffico aereo – annota Colognola per il futuro – è aumentato a dismisura, stracciando tutti i limiti imposti dai documenti autorizzativi. Il Via è scaduto nel 2015 ed il nuovo Psa (piano di sviluppo aeroportuale) proposto parla di un’ulteriore, inconcepibile crescita del traffico aereo”, sostiene l’associazione. Nonostante fosse previsto dal 2003, non è stato mai approvato il piano di rischio (nelle zone a rischio, a quanto ci consta, dovrebbero essere incluse anche le aree laterali alla pista, per l’ampiezza di un chilometro) e le istituzioni, soprattutto i ministeri dei Trasporti e dell’Ambiente che sono più interessati al problema, hanno ignorato gli appelli dei cittadini per un monitoraggio più attento della situazione”.

“Anche noi, residenti di Colognola, ci siamo mossi in tutte le direzioni: lettere e solleciti agli enti interessati, due ricorsi al Tra di Brescia ed al Consiglio di Stato per vedere finalmente annullata la zonizzazione acustica aeroportuale che aveva illegittimamente incluso il quartiere negli intorni aeroportuali, nonostante le sue caratteristiche di residenzialità. Abbiamo vinto i ricorsi ma non è cambiato nulla in concreto. Abbiamo fatto una petizione alla Ue, abbiamo inviato un esposto alla Procura di Bergamo, segnalando le tante criticità dello scalo, non ultimo proprio quello della sicurezza. Eppure – commenta amara l’associazione – anche l’esposto è stato archiviato”. “Così siamo al paradosso di un aeroporto che, essendo praticamente seduto sulla città e potendo pertanto avere al massimo le dimensioni di un city airport, è invece diventato il terzo scalo nazionale per traffico passeggeri. In quale altro paese civile accade questo? Impatto ambientale e sicurezza continuano ad essere problemi sottaciuti, anzi ignorati, ma noi che viviamo quotidianamente questa assurda situazione siamo estremamente preoccupati, non solo per le condizioni di vita che siamo costretti a sopportare, ma anche per le possibili conseguenze di incidenti, come quello accaduto stanotte. Ciò che più ci sconcerta – conclude l’Associazione – è il silenzio delle istituzioni, che ignorano gli appelli della cittadinanza e che finora nulla hanno fatto per tutelarne i diritti e per salvaguardare il territorio: la città ed i Comuni dell’hinterland”.

 




Grumello, ennesimo supermercato. I commercianti: “Inutile parlare con l’Amministrazione”

penny market grumello del monte - rit

Non c’è pace per i negozianti del centro di Grumello del Monte. Dopo quattro mesi di cantiere e la chiusura a senso unico della strada principale affacciata sulla piazza, il commercio cittadino riceve un’altra “bastonata”. A distanza di poco tempo hanno aperto nella zona due supermercati, e presto nel nuovo centro commerciale dovrebbero essere inaugurati dei nuovi negozi. Tra gli esercenti, la rabbia lascia il posto allo sconforto. «Stanno aprendo un supermercato ogni cento metri. A maggio l’MD Discount, poche settimane fa il Penny Market. Ora sono tre a poca distanza l’uno dall’altro – dice Ivan Gottardi dell’alimentari Garbelli -. Noi abbiamo una clientela affezionata da tanti anni ma un giretto al Penny i nostri clienti lo fanno». «Gli affari hanno già risentito del senso unico della strada – spiega -. Ci siamo messi fuori dai negozi: se prima passavano cento auto ora ne passano 30 e soprattutto il sabato pomeriggio non vale quasi la pena lavorare. Senza contare la crisi generale dei consumi».

«Come comitato avevamo chiesto informazioni prima che aprisse il Penny, per sapere che tipo di supermercato fosse e se potevamo fare qualcosa per impedirlo. Ma ormai la decisione era stata presa» dice Ilary Belotti del Comitato Vivi Grumello, titolare del negozio di intimo Lullaby. Dopo la lotta fatta per impedire la chiusura a senso unico della strada, fatta a suon di manifesti che segnalavano la morte dei negozi, e l’ennesima richiesta inascoltata da parte degli amministratori, tra i commercianti è sopraggiunta la rassegnazione, anche se non mancano voci di forte dissenso nei confronti dell’amministrazione. «Non sappiamo nulla, né quando apriranno né che tipo di negozi saranno. Qualcuno ha detto Acqua e Sapone, altri Pittarello, ma non si sa nulla di certo. Siamo all’oscuro di tutto. Non ci resta che aspettare e vedere» dice Ilary Belotti.

 




Terziario, Fusini: «Ecco i punti deboli della nuova classe imprenditoriale»

SedeAscom_x_Giornalidi Oscar Fusini*

Più nascite e meno cessazioni. Un mix virtuoso che ha fatto registrare al terziario bergamasco una vera e propria accelerazione nel secondo trimestre di quest’anno. A fronte delle 383 nuove aziende avviate nei comparti del commercio, del turismo e dei servizi si sono infatti registrate “solo” 248 chiusure, dando corpo a un saldo positivo che enfatizza una tendenza già visibile e affermata da alcuni mesi. L’evoluzione è confermata anche dall’Osservatorio del credito di Confcommercio, che ha registrato, nello stesso periodo, un aumento del fabbisogno di credito finalizzato a nuovi investimenti e alla costituzione di nuove imprese. L’aumento del numero degli esercizi rappresenta indubbiamente un indice positivo. Significa nuova linfa agli investimenti ma, soprattutto, nuovi posti di lavoro. Dobbiamo ringraziare anche l’Expo? Probabilmente sì, perché le scelte di aprire oggi sono state pianificate mesi fa dagli imprenditori, intersecando il clima di euforia generato dall’Esposizione universale. Certo, oggi ci dobbiamo chiedere, alla luce dell’andamento dei consumi negli ultimi due mesi, quale effettiva realtà, sul piano delle vendite, stiano affrontando queste nuove imprese. Ci preoccupano le reali prospettive che hanno davanti. Perché non è sufficiente la proverbiale solidità delle famiglie bergamasche, servono più di tutto soldi e tempo per sorreggere gli investimenti e portarli a regime.

Tornando ai numeri, c’è un primo dato da focalizzare ed è quantitativo. 383 nuove attività nel secondo trimestre – notoriamente non il migliore per un avviamento – fanno circa 1.500 nuovi negozi in un anno, circa il 7% del totale delle imprese del terziario orobico. Allo stesso modo, 248 chiusure nello stesso periodo, generalmente quello dove meno frequentemente si abbassano definitivamente le serrande, fanno 1.200/1.300 cessazioni in un anno, circa il 5,5% del totale (una su venti di quelle esistenti). Ne deriva che il turn-over nei settori del terziario resta altissimo, con una stabilità poco soddisfacente. Questo non significa solo un vano dispendio d’investimenti, ma anche di competenze. Le attività commerciali infatti non si cedono più o, comunque, ciò avviene in minima parte rispetto al passato. In altre parole, il mercato si è rarefatto, con una decrescente domanda e scarsità di capitali disponibili ad essere investiti nel commercio esistente. Oggi le attività si aprono per lo più ex novo. Assistiamo alla nascita di negozi che mettono radici in immobili nuovi o, in alternativa, in locali sfitti. Nel giro di una ventina d’anni s’è ribaltato un percorso che vedeva il subentro come un solido pilastro della continuità aziendale: due attività del commercio su tre, in passato, venivano difatti cedute tra familiari o vendute a terzi. Ora la percentuale s’è completamente capovolta: solo un’attività su tre è frutto di un subentro. Questo significa che nei settori del terziario si assiste spesso alla chiusura definitiva di negozi e all’apertura di nuove attività da parte di soggetti diversi, non collegati. Con le chiusure però si disperdono, più che in passato, preziose competenze, mentre chi decide di gettarsi nella mischia lo fa senza un avviamento, con il mercato da conquistare e privo di affiancamento sulla potenziale clientela lasciata “libera” da chi ha chiuso i battenti.

Oscar Fusini
Oscar Fusini

Cambia anche il profilo di chi parte. Storicamente, il commerciante era una persona tra i 30 e i 40 anni che coronava, con l’apertura, il suo sogno di lavorare in proprio dopo una discreta carriera come dipendente o come coadiuvante familiare. Oggi la percentuale di giovani che iniziano subito come imprenditore è cresciuta di molto, mentre si registrano anche numeri significativi di persone che si rimettono in gioco oltre i 50 anni. Esperienze di auto-imprenditorialità legate spesso a evidenti difficoltà a trovare valide alternative nel mondo del lavoro. È vero che questi nuovi imprenditori sono spesso portatori di maggiore scolarità, molti – anche nei settori tradizionali – sono addirittura laureati. In generale il nuovo imprenditore possiede il diploma di scuola media superiore. Inoltre, soprattutto nei giovani, c’è una maggiore conoscenza ed utilizzo dell’informatica e delle nuove tecnologie con una propensione maggiore all’innovazione. Vantaggi, questi, di non poco conto in un mondo in cui l’informazione e la vendita passano attraverso canali digitali. Dall’altra parte, però, è altrettanto vero che non possiamo tacere un fattore non secondario: il nuovo imprenditore spesso possiede qualche limite nelle competenze imprenditoriali e nella preparazione tecnica. Il tutto mentre il consumatore è diventato più informato, attento e in grado di selezionare. La platea dei nuovi imprenditori che si sta affermando, almeno nei numeri, si sta quindi profondamente mutando. È ancora più bisognosa, rispetto al passato, di formazione. Le associazioni, come la nostra, che ci piace definire un “corpo intermedio vivo”, devono pertanto rafforzare i programmi di formazione e di accompagnamento dei nuovi imprenditori. Formazione che dovrà abbracciare, accanto allo sviluppo delle competenze trasversali – su cui abbiamo puntato negli ultimi anni, come marketing, comunicazione e tecniche di vendita tanto per citarne alcune – anche percorsi di addestramento tecnico e di aggiornamento, che oggi non vengono più garantiti dalla successione nel negozio.

* direttore di Ascom Confcommercio Bergamo




Commercio, turismo e servizi: a Bergamo 135 attività in più

Crescono le attività del terziario a Bergamo e in provincia. Nel secondo trimestre sono 135 in più rispetto al primo trimestre 2016.

Lo dice l’analisi dell’Ascom di Bergamo sui dati relativi alle aperture e chiusure delle insegne del commercio, della somministrazione, della ricettività e dei servizi. Dalla ricerca risulta che nel periodo compreso tra aprile e giugno 2016 hanno aperto 383 imprese del terziario, mentre le chiusure sono state 248.

L’andamento ha segno “più” in tutti i settori. Nei pubblici esercizi hanno aperto 85 tra bar, ristoranti e alberghi (per un saldo positivo di 37 unità), nei servizi le nuove attività sono state 94 (+15), nel commercio alimentare 46 (+14). L’incremento maggiore è stato nel comparto “non alimentare”, dove hanno aperto 108 attività (+42), mentre tra gli ambulanti le nuove iscrizioni sono state 50 (+27).

Per quanto riguarda le aree, tutte le zone della provincia hanno registrato un segno positivo, ad eccezione del raggruppamento “Valle Brembana e Imagna” dove aperture e chiusure sono andate in pareggio: sono nate 12 nuove e altrettante hanno abbassato la saracinesca. A Bergamo hanno aperto 76 attività (+24), nell’hinterland 68 (+18), nella Bassa bergamasca 76 (+27), in Valle Seriana e Scalve 48 (+15), nell’Isola Bergamasca 51 (+23), in Val Cavallina 30 (+15), in Valcalepio 22 (+13).

«I dati evidenziano la vitalità del terziario, con un aumento della natalità, che conferma quanto già rilevato nel trimestre precedente. Si stima che entro fine 2016 nasceranno 1.500 imprese, il 7% del numero complessivo di attività del terziario bergamasche, e ne moriranno circa 1.200 – afferma Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. È un turnover molto alto che ha elementi positivi e negativi. Tra i positivi il fatto che il terziario resta uno sbocco occupazionale. Analizzando i profili emerge che chi apre oggi un’attività è per lo più giovane o over 50; tra i giovani c’è un’alta scolarità e un’attenzione e una propensione alle tecnologie. Tra gli aspetti negativi ci sono la scarsa competenza di tipo imprenditoriale e la poca conoscenza del settore merceologico di riferimento. Manca inoltre per l’imprenditore un periodo di avviamento e di affiancamento. Questi fattori, uniti al fatto che i consumi sono al palo, possono mettere in difficoltà le nuove imprese e sono la causa dell’alto turnover, che risulta essere il doppio di quanto accadeva negli anni Novanta. Formazione, assistenza e accompagnamento diventano le chiavi strategiche per la crescita delle nuove attività imprenditoriali».




Credito, «il terziario bergamasco investe sul rilancio»

Cresce il fabbisogno finanziario delle imprese del terziario. Secondo i risultati dell’Osservatorio del Credito realizzato da Confcommercio-Imprese per l’Italia in collaborazione con Format Research, nel secondo trimestre 2016, l’indicatore congiunturale relativo all’esigenza di finanziamenti da parte delle imprese del terziario è passato da un valore di 39,6 a 40,9.

L’incremento del fabbisogno non va però di pari passo con l’aumento della richiesta formale agli istituti di credito. Dallo studio emerge infatti che nei mesi di aprile, maggio, giugno 2016 è rimasta invariata la percentuale delle imprese del commercio, del turismo, dei servizi che si sono recate in banca per chiedere il credito del quale avevano bisogno (un finanziamento, un affidamento o la rinegoziazione di un finanziamento o di un affidamento esistente): tale percentuale è risultata pari al 22,1% contro il 22% registrato a dicembre.

Antonio Arrigoni
Antonio Arrigoni

«L’indicatore nazionale rispecchia quanto sta avvenendo anche nella nostra provincia – afferma Antonio Arrigoni, direttore di Fogalco, la Cooperativa di credito di Ascom Confcommercio Bergamo -. Il fabbisogno aumenta, mentre il numero di finanziamenti è consolidato al dato dello scorso anno. Continua ad esserci una domanda di credito da parte delle imprese sia sul fronte degli investimenti che su quello relativo a nuove iniziative imprenditoriali. E stiamo esaminando richieste relative a piani di rientro da parte di aziende in difficoltà ma che hanno un buon progetto imprenditoriale e che intravedono una prospettiva di crescita. È un dato positivo che speriamo si mantenga anche nei prossimi mesi».

I dati della ricerca

Dalla ricerca confederale emerge invariata nel secondo trimestre 2016 la percentuale delle imprese del commercio, del turismo, dei servizi che si sono recate in banca per chiedere il credito del quale avevano bisogno: tale percentuale è risultata pari al 22,1% contro il 22% registrato a dicembre.

Si conferma, tuttavia, una percentuale di imprese (24,3%) che pur avendo bisogno di credito evita di chiederlo in banca a causa della scarsa fiducia nella situazione economica o per il timore di vedere respinta la propria richiesta (si tratta della domanda “inespressa”).

Per quanto concerne l’offerta, flette leggermente la percentuale delle imprese che hanno ottenuto il credito richiesto senza alcun problema (l’area di stabilità scende dal 38,7% al 38,2%) facendo ristagnare la percentuale di imprese effettivamente finanziate (8,4% contro il precedente 8,5%).




Distretto di Curno, 90 negozi sfitti in cerca di rilancio

curno piazza papa giovanni e chiesa parrocchiale

Nel Distretto del commercio dei Colli e del Brembo, in particolare nei Comuni di Curno, capofila, Almè, Mozzo, Paladina, Ponteranica, Sorisole e Villa d’Almè ci sono 90 negozi sfitti contro 700 tra bar, ristoranti, take away e negozi di vicinato attivi. Ovvero l’11,4% del totale (786 attività). Lo indica la rilevazione effettuata dal Distretto stesso che ha voluto fotografare la situazione commerciale, le dinamiche e le criticità per poter impostare meglio le iniziative di rilancio.

Con 25 locali sfitti contro 120 attività di piccolo commercio attive (pari al 17,2% del totale di 145 esercizi), Almè è in cima alla classifica dei paesi dell’area con maggiori serrande abbassate. Lo segue Paladina, con 10 negozi sfitti (16,9% del totale) contro 49 insegne attive, mentre il rapporto più favorevole lo si registra a Villà d’Almé, dove i locali liberi sono 10 (8,1% del totale) contro i 113 operativi. Attorno al 10% la media negli altri Comuni, con Curno che ha 15 vetrine vuote contro 141 in attività, Mozzo (10 contro 91), Ponteranica (7 contro 70), Sorisole (10 contro 113).

L’analisi, effettuata presso i Comuni, indica anche che in 7 casi su 10 la “desertificazione” è concentrata in determinate vie e che il fenomeno non è recente, ma dura da oltre cinque anni a questa parte. Il 71,4% degli intervistati giudica la situazione critica, mentre per la percentuale restante non ci sono motivi di preoccupazione.

Per quanto riguarda l’andamento dei settori, le chiusure hanno riguardato in maniera più intensa la somministrazione e i servizi, in seconda battuta il commercio non alimentare e solo marginalmente quello alimentare. Tra le nuove aperture, inoltre, il turn over è generalmente ampio.

La ragione che porta alla chiusura emerge chiaramente: la redditività insufficiente, soprattutto per il calo delle vendite, motivazione indicata da tutti i Comuni e che influisce mediamente per il 53,3%. Seguono la decisione dei figli di non proseguire l’attività, una nuova destinazione dell’immobile, una redditività insufficiente a causa dei costi di locazione e delle tasse e, infine, la ricerca di affitti più convenienti. I Comuni hanno anche indicato le maggiori richieste, lamentele e proposte ricevute negli ultimi cinque anni dai commercianti. In tutti è emerso il problema dei parcheggi, che si tratti di numero insufficiente o di regolazione, seguito da quello dell’accessibilità e della viabilità, dalla richiesta di maggiori eventi ed attività di animazione, dal problema della sicurezza. Meno frequenti le lamentele su tasse, caro affitti e zone a traffico limitato o pedonali.

Roberto Ghidotti
Roberto Ghidotti

«Con questa indagine, realizzata da TradeLab – evidenzia Roberto Ghidotti, coordinatore dei Distretti per l’Ascom di Bergamo – il Distretto è voluto andare più a fondo nelle proprie attività, scattando una mappa precisa di un fenomeno che sta investendo tutti i centri urbani, quello dei negozi sfitti, per il quale si è alla ricerca di soluzioni, come dimostra il bando innovativo della Regione sul franchising, che però riguarda le aree cittadine». «L’analisi effettuata nel distretto dei Colli e del Brembo fa parte di quel salto di qualità al quale sono chiamati oggi i distretti, che non possono più limitarsi ad organizzare e coordinare manifestazioni ed eventi, ma possono dare un indirizzo alle politiche commerciali di un’area. Oggi abbiamo i numeri e la distribuzione dei locali commerciali sfitti nel Distretto dei Colli e del Brembo ed anche una lista delle principali cause che portano alla chiusura e alla mancata riapertura, un passo fondamentale per impostare iniziative di rilancio, magari anche innovative».




“Clown in Town”, alla Trucca una domenica con il mondo del soccorso

04 Clown in Town
Una giornata al parco della Trucca in compagnia dei volontari e dei clown della Croce Rossa. L’iniziativa chiamata ClownInTown, si svolgerà domenica 24 luglio dalle 10 alle 18, un percorso pensato per adulti e bambini per comprendere al meglio il mondo del soccorso, della sanità e delle proprie emozioni. Per la prima volta, sul territorio bergamasco, si potrà scoprire e partecipare all’Ospedale dei pupazzi, un progetto decennale pensato dal SISM (Segretariato Italiano Studenti di Medicina), che dopo aver formato i volontari di Croce Rossa, ha deciso di mettere a disposizione la propria cultura “pupazzesca” per tutti i bambini che vorranno portare al parco il loro peluche.  A fianco dell’ospedale, bambini e adulti potranno scoprire le dinamiche del soccorso sanitario grazie a un altro progetto storico della Croce Rossa di Bergamo: Bimbambulanza. Infine anche gli adulti potranno godere di questa giornata intraprendendo il Percoso Emozionale, una visita guidata alla riscoperta delle proprie emozioni.

Il Gruppo Clown Bruco della Croce Rossa – Comitato di Bergamo Hinterland è nato nel marzo 2011, grazie all’impegno di alcuni volontari che hanno deciso di formarsi e crescere in questo percorso. La finalità dell’attività Operatori del Sorriso dalla Croce Rossa Italiana è quella di portare un sorriso ove ve ne sia più bisogno: case di riposo, ospedali, strutture psichiatriche, istituti detentivi, strutture per persone con disagi fisici….fino ai casi di maxi emergenza (si pensi all’Abruzzo e all’Emilia Romagna, dove i clown della Croce Rossa hanno operato a lungo). Studi medici e scientifici hanno dimostrato come “il sorriso” possa aiutare nella cura delle malattie: infatti stimola la produzione di endorfine, ha effetti benefici sul sistema immunitario e, in alcuni casi, consente persino di ridurre l’utilizzo di analgesici. Inoltre la “visita” di questi “strani dottori del sorriso” porta sollievo anche ai parenti e al personale sanitario e non, impegnato nella struttura o nell’emergenza.

OSPEDALE DEI PUPAZZI

01 Clown in TownPer la prima volta l’ospedale dei pupazzi sbarca a Bergamo. Questa struttura, ideata dagli studenti delle facoltà di medicina, vuole dare la possibilità a ogni bambino di confrontarsi con le dinamiche del mondo ospedaliero, in modo tale da renderlo più comprensibile e al tempo stesso meno spaventoso. L’ospedale dei pupazzi viene creato e gestito in stretta collaborazione con il SISM di Brescia e vedrà attori principali gli Operatori del Sorriso nonché gli altri volontari della Croce Rossa. Accompagnati passo passo, dall’accettazione fino alla cura, i bambini potranno vedere e assistere il proprio pupazzo, che verrà curato per qualunque male il bambino indicherà. La valenza di questa attività è alta e le reazioni dei piccoli utenti la rendono unica nel presentare al meglio la malattia e il rapporto con essa.

BIMBAMBULANZA

Il Comitato di Bergamo da anni ha tra i propri assi il progetto Bimbambulanza. Questa attività presenta e fa scoprire ai più piccoli, ma spesso anche agli adulti, 02 Clown in Towncosa si cela dietro una chiamata di emergenza sanitaria. Lo scopo è quello di rendere i bambini capaci di effettuare una corretta chiamata di emergenza, sapendo affrontare fin da subito le paure e le ansie che questa comporta. Inoltre potranno vivere direttamente le varie fasi di un soccorso e conoscere a pieno le dinamiche dell’ambulanza e del soccorso in emergenza. Il risultato è anche in questo caso propedeutico alla rielaborazione delle proprie paure e alla capacità di comprendere e reagire meglio alle varie situazioni.

PERCORSO EMOZIONALE

05 Clown in TownQuesto percorso, strutturato dagli Operatori del Sorriso, ha lo scopo di far vivere e comprendere il ventaglio di emozioni che ogni persona può vivere. È un’attività rivolta al pubblico adulto, che vedrà la persona singola essere accompagnata per un percorso, effettuandolo senza l’uso di due sensi, la vista e l’udito. Per tutto il percorso la persona verrà stimolato tramite gli altri sensi e questo lo porterà a una percezione della realtà totalmente diversa, riconoscendo nel proprio trascorso personale quegli stimoli che hanno portato a determinate reazioni emotive. Alla fine del percorso ognuno avrà potuto vivere e rivivere emozioni riuscendone anche a dargli un nome, rielaborando il tutto con clown esperti e psicologi.




Sagre, la stretta si avvicina. Ecco le regole per i Comuni

In Lombardia scatta la stretta sulle sagre. Con l’approvazione da parte della Commissione Attività produttive e Occupazione del Consiglio Regionale nella seduta di giovedì 21 luglio hanno il via libera le “Linee guida per la stesura dei Regolamenti comunali delle Sagre”. Si tratta dell’ultimo passaggio per giungere alla piena regolamentazione di queste manifestazioni, dopo la legge del 2 febbraio 2010, la Risoluzione approvata nel 2015 dal Consiglio Regionale e le modifiche legislative introdotte per la prima volta ad aprile 2016 (L.R. 10/2016), con il nuovo inquadramento normativo delle “Sagre” e l’istituzione del Calendario regionale. Le linee guida saranno definitivamente ratificate dalla Giunta Regionale nella seduta di lunedì 1° agosto ed entreranno in vigore con la successiva pubblicazione sul Burl.

L’obiettivo è riportare equilibrio tra l’esigenza di salvaguardare appuntamenti dal valore religioso, sociale, culturale ed enogastronomico, da un lato, e porre un limite al proliferare di eventi che di fatto sono attività commerciali ma senza le stesse regole, dall’altro. Un intervento sollecitato a più riprese dal mondo della ristorazione e dei pubblici esercizi, costretti a confrontarsi con una concorrenza penalizzante soprattutto perché non giocata ad armi pari.

Tutti i Comuni lombardi sono ora tenuti a predisporre Regolamenti – con l’obbligo di consultare la Commissione comunale per il commercio su aree pubbliche, in composizione integrata con i rappresentanti delle Associazioni maggiormente rappresentative del settore somministrazione – in linea con i seguenti elementi: calendarizzazione delle sagre entro il 30 novembre dell’anno precedente, aspetto che potrà favorire oltre alla regolamentazione la promozione turistica; rispetto della normativa igienico-sanitaria, di sicurezza e fiscale; dotazioni obbligatorie in termini di parcheggi e servizi igienici (anche per disabili), relazione di impatto acustico, raccolta differenziata rifiuti; obbligo per l’operatore di rilasciare garanzia per il ripristino dell’area pubblica interessata; possibilità per i Comuni di limitare l’orario di svolgimento per motivi di ordine pubblico e sicurezza; possibilità di destinare parte della superficie interessata dalla sagra agli operatori in sede fissa o ambulanti. Tocca infine agli stessi Regolamenti dei Comuni stabilire la durata massima delle Sagre e l’eventuale intervallo tra manifestazioni susseguenti.

Le linee guida erano sono state già approvate della giunta Regionale e tengono conto di una serie di rilievi presentati anche da Confcommercio Lombardia con la collaborazione di Fipe e Fiva.

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Oscar Fusini

«È una buona legge – commenta il direttore dell’Ascom Oscar Fusini – ma toccherà ai Comuni saperla interpretare e svolgere la funzione di vigilanza. Ci si arriva perché il settore dei pubblici esercizi è al collasso con evidenti rischi di cadute occupazionali per gli addetti di bar e ristoranti». «Il problema – ricorda Fusini – è nato da uno svilimento del termine stesso di sagra. Negli ultimi anni c’è stato un proliferare di spazi attrezzati per dare da mangiare e bere all’aperto che fanno concorrenza agli operatori del settore. La legge approvata nell’aprile di quest’anno ha in primo luogo introdotto la definizione di sagra come occasione aggregativa in cui la somministrazione di alimenti e bevande è temporanea, accessoria e non esclusiva. In buona sostanza, dare da mangiare e bere deve essere un mezzo per aggregare e non il fine ultimo per fare cassetto. Ha anche previsto la creazione di un calendario regionale. Ora la partita è sui Regolamenti comunali, a tutela dei clienti e di chi lavora e come freno ad evidenti casi di concorrenza sleale».




Turismo, l’abusivismo è una piaga. Nucara: «Ma finalmente qualcosa si sta muovendo per contrastarlo»

Ascom convegno turismo - sommerso - luglio 2016 - tavolo
da sinistra: Giovanna Mavellia, Alessandro Nucara, Giorgio Lazzari, Oscar Fusini, Lorella Vavassori

Sul fenomeno dell’abusivismo nel settore turistico, cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi anni grazie alle piattaforme specializzate, come Airbnb, il direttore generale di Federalberghi Alessandro Nucara è chiaro: «Essere social non vuole dire applicare le regole che voglio. Deve valere il principio “stesso mercato, stesse regole”, se poi ci si rende conto che non servono o che la burocrazia complica l’adempimento se ne può discutere».

Un messaggio che la Federazione degli albergatori e Confcommercio stanno portando avanti da tempo e che comincia ad essere recepito a livello istituzionale, come dimostra la discussione del disegno di legge (numero 3564) dedicato alla disciplina della sharing economy nel suo complesso («se è definita economy vuol dire che è un’attività di mercato!») e soprattutto l’inserimento del tema nel Piano Strategico del Turismo, che fissa gli obiettivi per accrescere la competitività del settore in Italia nell’arco dei prossimi 4-5 anni. «Il Piano sarà formalizzato entro la prossima settimana – ha annunciato Nucara al convegno organizzato dall’Ascom di Bergamo per fare il punto sul fenomeno in Bergamasca e individuare le contromisure -, a settembre passerà al Consiglio dei Ministri».

Le proposte che vi ha inserito la Federalberghi sono estremamente concrete «ed in certi casi non occorre pensare a nuove leggi, perché già ci sono».

Alessandro Nucara
Alessandro Nucara

Il punto è fissare i paletti, ecco allora che la Federazione ha proposto con nettezza che rientrino nella regolamentazione tutte le occasioni in cui si fornisce accoglienza in cambio di un corrispettivo, ha messo sul piatto il tema dei controlli anche in case private, quello della sicurezza («non c’è una forma light di legionella»), della responsabilità civile, quello della trasparenza fiscale e della tracciabilità degli incassi, della durata della locazione, dei controlli e delle sanzioni. «Non ci possono essere scuse – ha ribadito il direttore generale – se si hanno sette appartamenti è un po’ difficile che si risieda in tutti, è un ovvio abuso che va sanzionato».

Gli esempi di regolamentazione della sharing economy, del resto, non mancano. «A New York si configura la locazione sopra i 30 giorni, sotto è attività di affittacamere e perciò soggetta a norme – ha ricordato -. Il Lazio ha invece legiferato in tema di durata, stabilendo che se l’attività è aperta per più di 265 giorni all’anno si configura come professionale, mentre ad Amsterdam lo è se si ospitano più di quattro persone. Il caso di Berlino ha fatto scalpore, ma stabilisce che l’attività è social e lecita se la si effettua in casa propria».

Ascom convegno turismo - sommerso - luglio 2016 - giovanna mavellia
Giovanna Mavellia

Anche a livello regionale stanno arrivando le norme. «I cambiamenti radicali vissuti dal comparto negli ultimi anni, le sfide e le opportunità rappresentate dai nuovi mezzi di comunicazione e promozione dell’offerta turistica impongono nuove regole che garantiscano una concorrenza leale e trasparente per tutti, anche nell’interesse dei milioni di visitatori che ogni anno la Lombardia ospita – ha affermato Giovanna Mavellia, segretario generale di Confcommercio Lombardia -. Da questo punto di vista la nuova Legge regionale sul Turismo, approvata nel 2015 e in fase di regolamentazione attuativa, è un provvedimento importante e fortemente sollecitato dalla nostra Organizzazione per contrastare l’abusivismo e il sommerso a garanzia non solo delle oltre 60.000 imprese lombarde del settore ma anche a tutela dei 15 milioni di visitatori che le città e i territori lombardi ospitano ogni anno. La nuova legge estende infatti a tutte le tipologie ricettive – comprese le locazioni turistiche tra privati – gli adempimenti fiscali, di sicurezza, di comunicazione dei flussi, di segnalazione degli ospiti all’autorità di pubblica sicurezza, così come il divieto di pubblicità menzognera con inclusione anche dell’offerta sul web. Ed è previsto un inasprimento delle principali sanzioni».

Sul fenomeno il Comune di Bergamo si è mosso già in passato, grazie anche alle sollecitazioni degli albergatori, ed ha effettuato controlli. «Oggi è diventato più difficile – ha evidenziato Lorella Vavassori, responsabile del servizio Attività produttive – perché su piattaforme come Airbnb non ci sono gli indirizzi degli alloggi. Il lavoro più importante è sicuramente quello che si può fare a monte, fissando regole precise sulla base delle quali è poi possibile definire gli interventi della polizia locale. Per operare meglio saranno perciò fondamentali i regolamenti della legge regionale».

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