Il sommerso nel turismo / Fusini (Ascom): «Senza correttivi, perderemo strutture alberghiere e posti di lavoro»

Il direttore dell'Ascom Oscar Fusini

di Oscar Fusini*

Quando si parla di accoglienza turistica, è bene fare un po’ di chiarezza nelle differenze che intercorrono tra sommerso e abusivismo. La prima è un’attività dal contenuto economico svolto senza registrazioni, verifiche dell’identità del visitatore, rilevazioni statistiche delle presenze, adempimenti in tema di sicurezza, autocontrolli alimentari, allergeni, legionella e senza sistemi tracciati per la possibile verifica dei ricavi. La seconda, invece, l’ abusivismo, è l’esercizio senza autorizzazioni là dove sono obbligatorie, svolto in violazione della normativa nazionale e regionale, con dimensioni maggiori di quelle consentite, per periodi tali da escludere l’occasionalità oppure la non continuità e, infine, pubblicizzato con denominazioni e marchi non veritieri. Non tutto il sommerso è dunque abusivo, mentre l’attività abusiva rientra sempre nel sommerso. Fatta la premessa, va detto che l’affitto turistico, o breve, è consentito dalla legge. Ma se l’affitto breve viene proposto come B&B, allora non è legale, perché usa una denominazione diversa. Inoltre, se l’affitto breve non adempie agli obblighi di legge a carico del proprietario, è comunque attività che si muove nell’illegalità.

La nostra Associazione ha commissionato a Incipit di Perugia una ricerca per esaminare il fenomeno dell’affitto breve in Bergamasca. La ricerca ci ha offerto molti spunti di riflessione. Il fenomeno Airbnb nella nostra realtà è realmente sharing? I dati sembrerebbero dire il contrario: solo lo 0,4% delle strutture offre una stanza in condivisione, l’87% per cento è disponibile sopra i 6 mesi (quindi non è occasionale) e, infine, il 56% degli inserzionisti gestisce da 2 a 10 strutture, quindi non propriamente casa propria. In realtà, pur avendo le caratteristiche di altre città, il fenomeno da noi sembra possedere le caratteristiche di un fenomeno diffuso e poco concentrato (quindi un numero elevato di host piccoli); scelto come autoimpiego, in un momento di mancanza di sbocchi professionali e, soprattutto, utilizzato per mettere a reddito immobili sfitti propri e di terzi, spesso non utilizzabili. Come si è affermato tale fenomeno? Se da una parte ha saputo cogliere una domanda turistica insoddisfatta, dall’altra ha certamente sfruttato la vicinanza dell’aeroporto, agito sulla leva del prezzo vantaggioso e favorito la crescita del turismo slow.

La crescita viaggia a ritmi esponenziale: dalle 3 strutture nel 2009 siamo a oltre 1.000 in meno di sette anni. Non è facile oggi prevedere rallentamenti nello sviluppo, sebbene la limitata domanda potrebbe mettere un tappo alla crescita collocando, nel contempo, fuori dal mercato l’offerta di scarsa qualità. Noi siamo preoccupati perché dalla ricerca emerge una correlazione tra aree deboli e sommerso. Le aree che scontano maggiori difficoltà presentano infatti percentuali superiori di sommerso. In particolare, nelle zone di montagna, le Orobie, dove il calo degli esercizi registrati è notevole, e ai laghi e in pianura (escluso l’hinterland cittadino) dove la stasi è evidente. Il tutto deriva dal fatto che esiste in Bergamasca una robusta offerta immobiliare (case sfitte inutilizzate e inutilizzabili). La domanda è lecita: in queste aree la sharing porta maggiore turismo o drena risorse alle strutture ufficiali? La riposta è evidente: produce chiusura di attività ufficiali e perdita posti di lavoro in aree già colpite da una forte crisi occupazionale. L’economia condivisa presenta certamente dei vantaggi: integra il reddito familiare, apre anche culturalmente la nostra provincia a segmenti nuovi e diversificati di turisti, fa conoscere località e nuovi percorsi altrimenti sconosciuti e sostiene in forma diretta e indiretta molte persone, proprietari, gestori e attività commerciali. Presenta, tuttavia, anche delle controindicazioni: non favorisce, se non in limitati casi, percorsi di crescita professionale (specializzazione, passaggio delle competenze, economie di scala), non incentiva l’investimento negli immobili, non innesca percorsi di crescita dimensionale, limita fortemente la creazione di posti di lavoro e non potenzia l’attrattività della destinazione.

L’allarme della nostra associazione è molto forte perché questo fenomeno esercita una concorrenza sleale nei confronti delle attività alberghiere e, più in generale,  delle attività imprenditoriali. Esiste infatti una forte disparità a livello di imposte che gravano sull’ospitalità organizzata in forma imprenditoriale: quest’ultime  risultano molto più onerose rispetto a quelle previste per l’ospitalità organizzata in forma non imprenditoriale. L’Iva, per esempio, è sostenuta dal cliente delle sole strutture imprenditoriali. L’Irap è versata solo dalle attività imprenditoriali e non dalle attività non imprenditoriali. L’Irpef è sostenuta da tutti, ma nel caso delle attività non imprenditoriali non esistono strumenti che consentono di tracciarne l’imponibile. L’Imu grava sulle attività imprenditoriali mentre non grava se l’attività è gestita nella prima casa del titolare dell’ attività non imprenditoriali. Anche la Tari per l’attività alberghiera è superiore a quella della privata residenza. Accanto alla pressione fiscale esiste poi anche una pressione normativa. Gli oneri burocratici e gestionali posti a carico degli hotel risultano più gravosi non solo rispetto all’ospitalità organizzata in forma non imprenditoriale ma anche rispetto ad altre strutture di tipo imprenditoriale. Se la notifica degli alloggiati dovrebbe riguardare tutti, gli obblighi in tema di barriere architettoniche e l’Haccp pesano solo sulle attività imprenditoriali, mentre gli oneri della destinazione edilizia turistico-ricettiva e la prevenzione incendi solo sugli alberghi.

Maggiori oneri significa, ovviamente, ulteriori costi per l’adempimento e risorse da investire in un momento in cui – pur avendo respirato per l’aumento delle presenze legate all’Expo – l’affitto breve prosegue nella sua marcia di crescita. Se il fenomeno non sarà contenuto, c’è il rischio di una possibile spirale per le imprese della ricettività: discesa dei prezzi – riduzione dei margini – impossibilità ad investire – chiusura delle strutture – perdita posti di lavoro. Secondo uno studio di Federalberghi affidato a Incipt, l’utile lordo prima delle imposte dirette è del 5-10 % del fatturato per le imprese e del 50/60 % per le attività non imprenditoriali. Le ricadute sono molteplici. Per il sistema generale parliamo di evasione fiscale di imposte sui redditi, di Irap e Iva, per gli enti locali di evasione di tributi e tassa di soggiorno. Per il territorio, invece, ci troviamo di fronte, inevitabilmente, a un indebolimento dell’offerta turistica e alla perdita dell’attrattività della destinazione.  C’è una soluzione? L’equilibrio di lungo termine nella convivenza tra ricettività imprenditoriale e sharing economy è possibile in un sistema d’ integrazione e di completamento di offerte differenziate, basate su servizi diversi proposti da operatori imprenditoriali e non imprenditoriali, entrambi qualificati e che competono sul servizio e sul prezzo. Il cliente esprime la sua preferenza tra strutture diverse, ma altrettanto uniformi per qualità, affidabilità e trasparenza del rapporto. Il sistema fiscale è neutrale, in quanto il reddito e il lavoro sono tassati nello stesso modo.  Il sistema ricettivo è aperto a tutti e virtuoso perché sviluppa la concorrenza, spinge gli investimenti e migliora l’attrattività della destinazione. Questo è un sistema obiettivo, da ricercare attraverso la revisione della normativa nazionale e regionale e promosso con autodisciplina e codici etici. La nuova legge regionale Lombardia 27/2015 va in questa direzione.

* direttore di Ascom Confcommercio Bergamo



Zambonelli (Federalberghi): “Servono regole uguali per tutti. E’ da anni che lo denunciamo”

Giovanni Zambonelli
Giovanni Zambonelli

di Giovanni Zambonelli*

Quello del sommerso turistico nella provincia di Bergamo e un tema a cui noi albergatori siamo sensibili da tempo. La nostra categoria denuncia da anni il problema del sommerso e in alcuni casi anche dell’esercizio abusivo dell’attività di accoglienza nella nostra città e provincia. L’interesse non è solo nostro, ma di tutti coloro – gestori di strutture alberghiere ed extralberghiere – che competono su un mercato che è diventato via via sempre più selvaggio. La nostra associazione denunciò per prima il fenomeno con un dossier comunicato al Comune di Bergamo nel 2008 e successivamente con un altro trasmesso anche alla Polizia locale di Bergamo nel 2011. Quello che emergeva già allora era che, accanto alla stragrande maggioranza di operatori che svolgeva la propria attività di impresa o di accoglienza in famiglia, esisteva un numero sempre crescente di soggetti che sfruttava l’aumento delle presenze per vendere posti letto, utilizzando denominazioni non corrette, aumentando l’offerta massima di stanze ed infine non rispettando le regole minime di sicurezza e fiscali. Bastava navigare in Internet per rendersene conto. La nostra città e anche la provincia ha prima di altre risentito di questo fenomeno per due ragioni strutturali. La presenza di un importante aeroporto che ha ricadute positive e la configurazione della nostra città, che vede l’offerta storica artistica di grande pregio concentrata soprattutto in città Alta e nell’area centrale. Finché il mercato immobiliare ha tenuto, gli immobili venivano destinati alla vendita o alla locazione. Negli ultimi anni, l’eccesso di offerta immobiliare e gli scarsi rendimenti del mercato degli immobili residenziali hanno fatto deviare taluni proprietari verso il mercato dell’accoglienza. Inoltre, la mancanza di sbocchi lavorativi ha fatto il resto nel trasformare quella che dovrebbe essere una forma di ospitalità occasionale e di completamento del reddito familiare in gestioni economiche e spesso imprenditoriali.

Oggi lo sviluppo dei portali per la prenotazione di stanze ha aggravato il fenomeno. “Ho un appartamento sfitto che ne faccio? Accolgo i turisti: può essere certo un po’ impegnativo, ma i pagamenti sono sicuri. Guadagno qualcosa di più, zero oneri e meno tasse”. Chi fa questo ragionamento si scorda che fa concorrenza a chi guadagna sempre meno, è pieno di adempimenti e obblighi e paga le tasse. La situazione va riequilibrata. Ne va della possibilità di investimento delle imprese del settore e del mantenimento dei posti di lavoro. Ricordiamo che il nostro settore ha saputo assorbire manodopera compensando per anni la perdita di posti di lavoro nel settore del manifatturiero. Oggi può essere considerato un settore produttivo, magari ancora piccolo, ma in espansione, che non può delocalizzare all’estero ma riservare una crescita ulteriore di posti di lavoro. Nei prossimi anni, l’ingente numero di studenti che stanno affrontando un percorso di studio per l’hotellerie e la ristorazione auspichiamo possa trovare una consona occupazione. Ma per crescere il settore va tutelato. Questa sfida non è strategica solo per il nostro territorio ma anche a livello nazionale ed europeo. Apprezziamo molto la strategia della nostra federazione che su questi temi non vuole scendere a compromessi. Sulla sharing economy occorre innanzitutto far valere i principi. Stesso mercato stesse regole non è solo uno slogan. Significa che se fai lo stesso lavoro e ti riferisci allo stesso cliente devi rispettare le stesse regole, qualunque sia il numero delle stanze che vengono gestite. Bisogna innanzitutto snellire le regole e gli adempimenti per tutti, perché sono opprimenti e costosi. Inoltre bisogna informare e sensibilizzare l’opinione pubblica e gli amministratori locali sui temi della sicurezza degli ospiti e per la nostra comunità; l’ospite deve essere registrato sia che soggiorni in un albergo, in un B& B ma anche in un appartamento preso in affitto. Inoltre occorre rispettare le regole ancora più generali della fiscalità.

Infine, è fondamentale uniformare le regole di accoglienza per salvaguardare l’immagine della destinazione turistica agli occhi del turista e per puntare verso segmenti e nicchie di turismo di qualità. Per questo la nuova legge regionale della Lombardia 27/2015 va nella direzione che auspichiamo, ossia quello di far emergere l’ospitalità in ogni sua forma e, se possibile, uniformare gli adempimenti a carico degli operatori. Per questo anch’ io mi sento di ringraziare il nostro segretario generale di Confcommercio Lombardia per l’importante lavoro svolto. E’ fondamentale non solo che le maglie siano state ristrette e le sanzioni inasprite ma che questo passaggio contribuisca a far crescere la consapevolezza in tutti – operatori, amministratori e forze di Polizia – che il nostro sistema può crescere solo se saprà favorire la legalità e il rispetto delle regole, così da  rafforzarsi premiando gli investimenti, la professionalità di tutti gli operatori coinvolti, in modo armonico: albergatori, gestori di campeggi, di ostelli, affittacamere e proprietari di bed & breakfast.

*presidente provinciale di Federalberghi




Malvestiti (Ascom): “Tema complesso, che va ad incidere su un settore sempre più rilevante”

Ascom convegno turismo - sommerso - luglio 2016 Malvestiti
Paolo Malvestiti

di Paolo Malvestiti*

Il sommerso turistico nella provincia di Bergamo è un tema complesso da capire nelle sue diverse sfaccettature, in quanto si tratta di un fenomeno significativo per lo sviluppo della nostra economia che va ad incidere su un settore, il turismo, che sta diventando primario anche per il nostro territorio. Negli ultimi anni, grazie sia allo sviluppo dell’aeroporto di Orio al Serio e alla presenza di alcune manifestazioni importanti in territori limitrofi alla nostra città, come Expo o l’evento sul Sebino che si è concluso meno di venti giorni fa, il numero di turisti è nettamente aumentato. Nel 2015 gli arrivi hanno toccato quota 1.056.563 (il 12% in più rispetto al 2014) e le presenze 2.060.564 (+ 12,7 rispetto al 2014) con una media di permanenza di 2 giorni. Credo pero che non siamo ad un punto di arrivo, ma di partenza e che ci sia ancora un buon margine di crescita. Il prossimo anno, per esempio,  il riconoscimento a Regione Europea della Gastronomia assegnato alla Lombardia orientale genererà un maggior interesse verso il nostro territorio, che sarà chiamato ad offrire un’elevata qualità di prodotti e di servizi. La Camera di Commercio, insieme a Turismo Bergamo e ad Unioncamere, da anni prosegue una strategia di marketing territoriale centrata sugli eventi e sull’offerta turistica legata alle eccellenze del territorio con l’obiettivo di incrementarne la competitività e il posizionamento strategico. E’ una partita che interessa più settori, ciascuno dei quali deve lavorare e competere nella massima trasparenza e dando il meglio. Oggi, il sistema dell’ospitalità orobica conta 1.134 strutture per 25.998 posti letto; un sistema vivace che cerca di soddisfare un numero di richieste in costante crescita: Ma accanto ai numeri rilevati dalle statistiche ufficiali, emerge un’ospitalità alternativa, in aumento progressivo anche nella nostra provincia, legata all’uso di abitazioni private offerte ai turisti grazie al proliferare delle piattaforme di prenotazione online. Per capire di più quanto cresce il fenomeno e come tutelare gli interessi dei nostri imprenditori, abbiamo pensato di commissionare alla società perugina Incipit Consulting, uno studio sul sommerso turistico, che oggi presentiamo. I risultati dell’indagine ci aiuteranno ad inquadrare tutta l’offerta dell’ospitalità bergamasca e impostare nuove strategie di sviluppo del settore.

*presidente di Ascom Confcommercio Bergamo




Treviolo ha voglia di far festa, nel weekend c’è Treviva

Rimandata per il maltempo a giugno, Treviva è stata riprogrammata per il fine settimana di sabato 23 e domenica 24 luglio. È un evento tra i più innovativi e attraenti proposti dal comune di Treviolo e punta sulla collaborazione e le sinergie per dare vita e colore al territorio. Attività commerciali, hobbisti, associazioni sociali, culturali e sportive, artisti, gruppi musicali scendo infatti in campo per farsi conoscere e dare il proprio contributo alla manifestazione.

La due giorni trasformerà il paese in un contenitore di concerti e musica, di percorsi enogastronomici, di giochi ed attività per ragazzi e sportivi, di percorsi culturali e di tanto altro ancora. Il tutto sarà organizzato in un percorso rettilineo dall’inizio di via Roma fino a via Cadorna con ben tre palchi. Il via è fissato per le 18 di sabato con una serie di attività che dureranno fino alle ore 24 e oltre. Attesi anche i diciottenni che riceveranno la Costituzione italiana e la bandiera, simbolo del loro “ingresso in società”. Domenica, invece, si comincerà alle 9 e si proseguirà fino a mezzanotte.

Tra gli appuntamenti clou, sabato alle 19.30 c’è il dj set Roberto Ferrari di Radio Deejay, alle 21 la serata “Troppo bella” con Davide de Marinis che canta Lucio Battisti e alle 22 il concerto dei Vipers-Queen cover band. Per domenica è in programma invece alle 21 lo spettacolo di cabaret dei Panpers (Colorado Cafè) e alle 22 il concerto dei Moseek (X-Factor 2015).

treviva 2015 - 5Ci saranno anche tanti laboratori per bambini (la ricerca dell’oro, l’attività dell’orafo, attività sul riciclo, lettura di libri, l’incontro con i pony e giochi all’aperto) accanto a diversi concerti di band giovanili, esibizione di cori gospel, gruppi rock e dj set, spettacoli di magia e illusionismo. E ancora proposte sportive e culturali, oltre che i percorsi gastronomici e un’ampia offerta di street food e di stand commerciali.treviva 2016 - il programma

 




Il sommerso nel turismo / Indagine dell’Ascom: “Ecco tutte le zone d’ombra nell’offerta delle abitazioni private”

AirbnbAscom Confcommercio Bergamo ha commissionato una ricerca sul sommerso nell’offerta turistica alla società perugina Incipit Consulting, che si occupa di ricerca, consulenza e formazione esclusivamente nel settore del turismo. Il lavoro svolto – che sarà presentato oggi pomeriggio nell’ambito di un convegno promosso dall’Ascom –  fa luce sul fenomeno dell’offerta turistica sommersa, rappresentata dall’ospitalità alternativa e, dunque, non registrata e quantificata.

Inquadramento del fenomeno

Il sommerso legato all’uso turistico delle abitazioni private, pur non essendo un fenomeno recente, ha assunto in questi ultimi anni dimensioni sempre più ragguardevoli a seguito della nascita ed espansione delle piattaforme di prenotazione online che mettono in contatto domanda e offerta di case/stanze a fini turistici. Sviluppatesi sull’onda della diffusione, anche all’interno del mondo del turismo, di istanze di condivisione, partecipazione e autenticità proprie della ‟sharing economy” e anche per la necessità di trovare forme di integrazione saltuaria del proprio reddito in anni di crisi, queste forme di ospitalità alternativa sono aumentate a dismisura. Seppure molte delle offerte attualmente in rete presentino ancora i caratteri originari, molte altre ne sono del tutto prive, configurandosi, spesso, come attività imprenditoriali vere e proprie, quantitativamente rilevanti e capillarmente diffuse, che sfuggono ai controlli delle Regioni, competenti in materia di attività turistiche e di garanzia della trasparenza equalità dell’offerta, e del Fisco, sottraendo risorse economiche sia alla fiscalità generale che a quella turistica (imposta di soggiorno). La ricerca commissionata da Ascom analizza l’offerta ricettiva nella Provincia di Bergamo presente nelle principali piattaforme di prenotazione online, focalizzandosi in particolare sull’analisi di Airbnb che, detenendo la quota più rilevante del mercato dell’affitto turistico in rete, è il portale che consente di intercettare il fenomeno in maniera più completa, seppure non esaustiva. I dati presentati sono una fotografia degli annunci disponibili su Airbnb al momento dell’estrazione (aprile 2016).

 Il quadro nella provincia di Bergamo

L’analisi temporale delle inserzioni su Airbnb evidenzia un andamento esponenziale, con un numero di alloggi posti in locazione online in forte crescita da quando il fenomeno ha cominciato a diffondersi. Nella provincia il numero di inserzioni presenti su Airbnb a fine ottobre era pari a 1.020. Da quella data ad aprile 2016, ne sono state eliminate dal portale 324, che sono state però quasi totalmente rimpiazzate da 311 nuove inserzioni, portandone il numero a 1.007 alla data del 16 aprile 2016. Per quanto riguarda l’analisi territoriale, la mappa della distribuzione all’interno della provincia degli alloggi posti in locazione su Airbnb evidenzia il primato del Cmune di Bergamo, dove si concentra più di un terzo (35%) delle inserzioni, seguito dall’area che costeggia il lago d’Iseo. L’analisi rivela che anche nel Bergamasco gli alloggi proposti online sono per la maggior parte interi appartamenti: essi rappresentano il 62,6% delle inserzioni, percentuale che aumenta se si considera che molte stanze, pur se inserite singolarmente nel portale, in realtà fanno riferimento ad una medesima struttura, spesso un bed & breakfast. La messa a disposizione di interi appartamenti per l’affitto turistico indica che l’host non vi abita, contravvenendo alla normativa della Regione Lombardia che richiede ai proprietari di bed & breakfast di stabilirvi la propria residenza. Inoltre, molti di questi appartamenti (circa l’87%) sono destinati all’affitto turistico per lunghi periodi nel corso dell’anno, in genere superiori ai sei mesi. Entrambi questi elementi fanno ritenere dunque di essere in presenza di vere e proprie attività economiche che vanno ben oltre il limite dell’integrazione del reddito familiare e della saltuarietà e che non presentano le caratteristiche di condivisione delle esperienze proprie della saring economy. Con riferimento all’aspetto degli host ‟multiproprietari” che gestiscono più alloggi, altro elemento indicativo di un’attività di tipo imprenditoriale, il fenomeno, pur presente, non assume nella provincia di Bergamo numeri particolarmente rilevanti, almeno con riferimento ai grandi multiproprietari. Pur se maggioritari, gli alloggi multipli gestiti da uno stesso host superano raramente le 5 unità, soprattutto se si considerano le strutture effettive a cui spesso si riferiscono i singoli alloggi (stanze).

Il quadro nei sistemi turistici di Bergamo

L’area del comune capoluogo, principale destinazioni dei flussi turistici nella provincia, è quella dove il fenomeno dell’offerta di alloggi sul web da parte di privati è maggiormente diffusa, con 357 inserzioni. Il numero comunque molto elevato anche delle strutture ufficiali fa sì che non ci sia una differenza significativa tra l’entità degli alloggi presenti su Airbnb e quelli registrati, rendendo dunque meno evidente la presenza e rilevanza del sommerso in città. Purtroppo, la mancanza di dati anagrafici dettagliati non consente di identificare esattamente quante delle inserzioni su Airbnb si riferiscono ad esercizi ricettivi non registrati: un’analisi più mirata di quelli facenti capo ai principali host in città (i quali gestiscono circa 70 alloggi, corrispondenti a circa 30 strutture effettive) indica una quota di sommerso stimabile approssimativamente intorno al 30%. L’analisi degli alloggi Airbnb per tipologia mostra una prevalenza delle proprietà intere sulle stanze private, prevalenza ulteriormente rafforzata dal fenomeno, molto presente in città, di inserzioni riferite a singole stanze che di fatto però fanno capo ad una stessa struttura. Questo aspetto, unito all’ampia disponibilità degli alloggi nel corso dell’anno, fanno ritenere che anche nel comune di Bergamo, spesso l’attività di affitto turistico non è più un’occasionale fonte integrativa del reddito personale, ma rappresenta un vero e proprio business. Infine, l’analisi delle inserzioni del portale Airbnb con riferimento alle caratteristiche degli host mette in evidenza che, pur essendo le multiproprietà relativamente diffuse, esse non assumono dimensioni rilevanti: in città solo due host gestiscono 5 o più strutture, mentre gli altri non vanno oltre le due (seppure in termini di stanze i numeri siano più elevati). Sebbene relativamente meno diffusa, l’offerta di alloggi su Airbnb nelle altre due aree del sistema turistico – Grande Bergamo e Isola e pianura – ha registrato una crescita molto sostenuta, soprattutto nel 2015, dovuta presumibilmente alla vicinanza con Milano, grazie a cui hanno beneficiato, insieme al capoluogo, delle positive ricadute di Expo 2015. Ed infatti, una volta conclusasi la manifestazione, il trend ha subito un arresto e il confronto tra i dati raccolti a fine ottobre 2015e quelli di aprile 2016 mostrano, così come per Bergamo città, un calo nel numero di inserzioni, dovuto ad un numero di annunci eliminati superiore a quello dei nuovi ingressi nel portale. Per quanto riguarda invece gli altri due sistemi turistici – Laghie Orobie Bergamasche – il numero degli alloggi posti in locazione online sovrasta di gran lunga l’offerta di ricettività ufficiale, più che nel resto della provincia, indicando una maggiore diffusione in queste aree del fenomeno del sommerso turistico. Maggiore, rispetto al resto della provincia, è anche la quota di interi appartamenti sul totale degli alloggi posti in locazione online, nonché la loro dimensione (in particolare nelle Orobie bergamasche), entrambi caratteri tipici di località interessate da forme di turismo vacanziero. La rilevante quota di intere proprietà, l’elevata disponibilità all’affitto turistico nel corso dell’anno e la presenza non trascurabile di host multiproprietari, seppure di un numero contenuto di strutture, sono tutti elementi indicativi del fatto che anche in questi due sistemi turistici, le inserzioni online si riferiscono in molti casi ad alloggi di proprietà di privati che grazie al web hanno avviato delle attività economiche che spesso sfuggono a rilevazioni ufficiali e controlli.

Conclusioni

L’analisi dell’offerta di alloggi offerti in locazione turistica online condotta con riferimento al territorio della provincia di Bergamo ha evidenziato che, se pur con dimensioni più contenute rispetto ad altre aree del paese (soprattutto quelle metropolitane delle città principali destinazioni dei flussi turistici), anch’essa è interessata dal fenomeno del sommerso turistico, rappresentato dagli alloggi privati che i proprietari rendono disponibili all’affitto turistico senza sottostare a procedure e regole. La “situazione d’ombra” in cui queste strutture operano, in quanto non ufficialmente registrate e rilevate dagli organi competenti, ne determina spesso comportamenti irregolari in termini di registrazione dei clienti, di riscossione e versamento dell’imposta di soggiorno e di rispetto degli obblighi fiscali, con impatti distorsivi sulle regole della competizione nel settore dell’ospitalità. Regole della competizione che risultano falsate anche dai diversi obblighi in materia di lavoro, previdenza, igiene e sicurezza cui sono sottoposte le strutture ricettive tradizionali, soprattutto quelle alberghiere, e gli alloggi destinati alla locazione breve turistica e che diventano tanto più squilibrate quanto più gli affitti temporanei abbandonano le caratteristiche di occasionalità e di accessorialità reddituale che dovrebbero contraddistinguerli.

 

 




Sangalli: “Post Brexit strategico. Bene la free tax area, ma vanno coinvolte le pmi”

Carlo Sangalli
Carlo Sangalli

Da Confcommercio Milano e Lombardia adesione convinta alle finalità del documento Post Brexit “Dichiarazione del sistema istituzionale, economico e sociale della Lombardia” siglato oggi in Regione a Palazzo Lombardia dal vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia Renato Borghi e dal vicepresidente di Confcommercio Milano. Simonpaolo Buongiardino. Nonostante il difficile momento internazionale vi sono, infatti, tutti i presupposti per candidare il nostro territorio a polo attrattore di importanti investimenti con l’istituzione di una free tax area e la collocazione, nel sito di Expo, dell’Agenzia Europea per i Medicinali (Ema) e, a Milano città, dell’Autorità Bancaria Europea (Eba). Confcommercio Milano e Lombardia guardano con fiducia al percorso che è stato avviato e il cui buon esito potrà dare non soltanto ricadute positive per tutto l’indotto – dalle attività commerciali, alla ricettività, al mercato immobiliare – ma un ulteriore rafforzamento del ruolo di Milano, della Lombardia e del Paese, in un contesto globale estremamente competitivo. “La sfida del post Brexit, che oggi ha fatto un importante passo in avanti – dichiara il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli – è utile e strategica perché, indipendentemente dai risultati, impegna il sistema Milano, con la Regione e il Governo, a ricercare livelli di eccellenza sempre più alti. L’alleanza pubblico privato e la costituzione di una free tax area, come da noi auspicato, sono già fattori positivi che fanno ben sperare per il futuro”. “Sarà determinante – prosegue Sangalli – il coinvolgimento anche delle piccole e medie imprese, in particolare quelle dei settori dei servizi, per rendere l’area del sito espositivo sempre più attrattiva, ed evitando così il rischio di isolarla dal contesto metropolitano”. Per raggiungere gli obiettivi indicati nel documento Post Brexit occorre la piena collaborazione tra istituzioni – Regione, Comune, Camera di Commercio – e sistema economico: quel gioco di squadra pubblico-privato che ha dato i suoi frutti per Expo. E va compiuto un ulteriore sforzo per accrescere le infrastrutture immateriali come la banda ultralarga.




Il commento / “Troppa spesa improduttiva. E’ l’ora dei tagli, a partire dal fisco”

di Oscar Fusini*

Pur in presenza di qualche timido segnale di ripresa, molti indicatori – dallo scenario internazionale post Brexit alla contrazione dei consumi fino al calo di fiducia dei cittadini – impongono una strategia d’attacco decisiva e in grado di riportare il nostro Paese sulla via della crescita. E’ questo il senso del convegno tenutosi ieri, a Roma, sul tema “Meno tasse meno spesa binomio della crescita”. L’evento, promosso da Confcommercio, e a cui ero presente, ha visto tutta la componente confederale unita al presidente Sangalli nel chiedere un’accelerazione sul versante delle riforme e dei tagli alla spesa. Il nervosismo del ministro Padoan verso le punzecchiature di Tremonti e, soprattutto, la risposta polemica di Anci (che ritiene poco ortodossi i dati di Confcommercio) confermano che probabilmente i numeri, le relative conclusioni e le richieste del nostro sistema associativo un fondo di verità ce l’hanno.Cosa dice di tanto eclatante la ricerca? Orbene, mettendo a confronto le spese pubbliche delle Regioni italiane, emerge che ci sono “governi” che spendono, per abitante, molto più di altri. La Lombardia, per esempio, tocca quota 2.587 euro, meno di tutti, molto al di sotto dei 6.470 euro del Trentino, ma anche dei 3.729 per abitante del Molise. La domanda a questo punto è lecita: perché queste differenze di spesa da una regione all’altra? Ci sono diversi fattori che determinano i divari. In primis, lo statuto speciale, che amplifica la spesa del 39% in più rispetto allo statuto ordinario, ma anche le dimensioni incidono, dal momento che le Regioni più piccole spendono il 12% di più di quelle grandi. Tuttavia, l’importo non sarebbe di per sé così significativo se non si considerassero anche i servizi erogati. Già, perché una spesa maggiore sarebbe anche accettabile se ad essa corrispondessero maggiori e migliori servizi.

Oscar Fusini
Oscar Fusini

Ecco perché il centro studi di Confcommercio ha costruito un indice sintetico di output di servizi considerando nove indici di valutazione, tra cui l’efficienza della distribuzione dell’acqua, della corrente, degli ospedali e via a seguire. Abbiamo così scoperto che la nostra Regione, quella che spende meno, é prima nella quantità e nella qualità di servizi erogati. Portata a 1 la Lombardia, si scopre che l’Emilia Romagna é a 0, 9 il Trentino a 0,83 e via via fino alla Calabria 0,3 e alla Sicilia a 0,27. Una bella soddisfazione per noi bergamaschi, se non fosse che la spesa pubblica nazionale la paghiamo comunque anche noi. Preoccupa, inoltre, il fatto che, confrontando i dati della spesa con quelli dei servizi, ci si ritrovi in quella dimensione duale che avvicina l’Italia più ai Paesi sottosviluppati che a quelli industriali. La verità inoppugnabile dei numeri, infatti, dice che le Regioni che spendono di più per abitante sono quelle che offrono i servizi peggiori. Il Sud, nella sua generalità, conferma questo assioma. Ma anche le Regioni a statuto speciale, al Nord, non sempre spiccano per livelli virtuosi: hanno maggiori mezzi a disposizione, spendono di più ma con risultati peggiori. Se, quindi, i servizi di tutte le Regioni fossero offerti ai livelli di spesa della Lombardia, la spesa pubblica italiana sarebbe più bassa di quasi 75 miliardi di euro. Tuttavia, tagliare gli sprechi, probabilmente, significherebbe comprimere ulteriormente i servizi portandoli a livelli insufficienti. Più realisticamente, adeguando tutta l’Italia al livello di spesa lombardo, senza intaccare i servizi, non risparmieremmo 75 miliardi ma comunque 21,1 miliardi. Una somma ingente, oggi solo spesa improduttiva, che potrebbe essere destinata al taglio delle imposte e al sostegno degli investimenti nel settore pubblico.

ConfcommercioDa qui la nostra proposta, che reputo coraggiosa. Ovvero, porsi l’obiettivo di scendere con la pressione fiscale a quota 40% (per la precisione a 40,8) entro il 2019 e non al 42,9% come prevede il Governo a quella data. Quindi un taglio molto più profondo della tassazione rispetto agli obiettivi fissati dall’Esecutivo. Certo, servirebbe una crescita del Pil di almeno 3 o 4 decimi all’anno, più di quanto stimato dal Governo, ma comunque il taglio è possibile. In parallelo, servirebbe anche una diminuzione della spesa di 32 miliardi (blocco della spesa tra il 2017 e il 2019). Il tutto consentirebbe alle imprese e alle famiglie di respirare e all’economia di centrare la tanto auspicata ripresa. Dimentichiamoci, quindi, il famoso e tanto declamato bonus di 80 euro, e incamminiamoci decisi verso il taglio delle imposte. Il presidente Sangalli ha riconosciuto al Governo l’impegno verso il contenimento della spesa e la scelta di non aver fatto scattare le clausole di salvaguardia legate alle aliquote Iva. Ha riconosciuto a Renzi di aver anche attivato alcuni cambiamenti strutturali, come la riduzione drastica delle stazioni appaltanti da 33mila a 32 (secondo il ministro Padoan), l’introduzione dei livelli standard d’efficienza nella Sanità, l’integrazione tra forze di Polizia (la Forestale nei Carabinieri), la definizione dei costi standard per i budget dei Comuni e, infine, i tagli alle auto blu (meno di 30mila, la metà rispetto a due anni fa). Uno sforzo che secondo Itzhak Yoram Gutgel, commissario per la Spending review della Camera, ha portato la spesa italiana del 2015 a una diminuzione dell’1,3%, pari a 10 miliardi in meno rispetto al 2014. Il tutto senza licenziamenti nel pubblico impiego (in Francia la spesa è invece salita del 1,9% e in Germania del 3,9%). Tanto, forse più dei precedenti Governi – e questo è stato il motivo del battibecco e dell’uscita polemica dalla sala di Giulio Tremonti, mentre il ministro Padoan stava ancora parlando – ma ancora troppo poco rispetto a quello che servirebbe per cambiare passo. Servono infatti cambiamenti più decisi nella riduzione della spesa locale, reinvestendo nell’ottimizzazione della qualità dei servizi, nella riduzione della pressione fiscale e nel rilancio degli investimenti. Occorre quindi una vera riforma fiscale, a partire dall’Irpef, per arrivare a un sistema più semplice, con meno voci di imposta, minori adempimenti e, soprattutto, più leggero e meno impattante sulle tasche degli italiani.

*direttore di Ascom Confcommercio Bergamo

 




Oscar Green, vincono la stalla “tascabile”, l’agri menù parlante e lo spinato di Gandino

 

Premiati 2016 Oscar GreenLa “stalla tascabile” a misura di smartphone di Elena Lazzarini, l’agri menù “parlante” di Stefano Rota e lo “Spinato di Gandino” tra tradizione e futuro di Adriano Galizzi sono le esperienze bergamasche che questa mattina sono state premiate con gli Oscar Green regionali della Coldiretti durante il convegno “Il cuore e la terra: percorsi di cibo, cultura e innovazione” che si è tenuto presso la sede di Regione Lombardia a Milano. Il riconoscimento assegnato ai giovani imprenditori valorizza il dinamismo che sta interessando il settore agricolo provinciale, un comparto che nonostante le numerose difficoltà si sta mettendo in gioco con nuove idee e nuove competenze. Secondo un’elaborazione della Coldiretti regionale e della Camera di Commercio di Milano, nell’ultimo anno (fra il primo trimestre 2015 lo stesso periodo del 2016) in Lombardia di imprese giovani in media ne è nata una ogni tre giorni, con un incremento di quasi il 78% ( 148 iscrizioni l’anno scorso, 263 le attuali. A Bergamo, sempre nello stesso periodo di riferimento, nel 2015 ne sono state avviate 19 mentre nel 2016 ne sono state avviate 39 (+ 20%). Hanno preso parte alla premiazione il delegato Regionale di Giovani Impresa Stefano Ravizza, il presidente di Coldiretti Lombardia e vice presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini unitamente all’assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro Valentina Aprea. La delegazione dei giovani agricoltori bergamaschi che ha partecipato all’evento era guidata dal delegato provinciale di Giovani Impresa Daniele Filisetti e dal presidente edal direttore della Federazione Alberto Brivio e Gianfranco Drigo. I premiati 2016 con gli Oscar Green in Lombardia sono: azienda “Mario e Martini” di Elena Lazzarini a Fontanella (Bergamo) per la categoria Impresa2.Terra, azienda “Del  Battista” di Stefano Rota a Palazzago (Bergamo) per la categoria Fare Rete, azienda “Il frutteto dello Strone” di Andrea Alessandrini a Manerbio (Brescia) per la categoria Campagna Amica, azienda agricola di Adriano Galizzi a Leffe per la categoria WeGreen, Istituto Comprensivo Varese 3 “Vidoletti” con il dirigente Antonio  Antonellis per la categoria Paese Amico. Le 3 menzioni speciali: Azienda “Verdure sott’Oglio” di Vanessa Gandolfi a Marcaria (Mantova), Azienda “La Fontana di Comazzo” di Ulderico Brambilla a Comazzo (Lodi) e Floricoltura “Lampugnani Walter” di Beatrice Lampugnani a Orsenigo (Como).

Le esperienze bergamasche premiate  con l’Oscar Green 2016

 

  • Impresa 2.Terra / Portarsi l’azienda in tasca con lo smartphone

“Il mio smartphone è una finestra sempre aperta sull’azienda. L’impianto fotovoltaico che ho sul tetto della stalla in caso di anomalie mi manda un sms così posso intervenire e risolvere il problema. Ho inoltre il collegamento con alcune telecamere che ho posizionato nella stalla per controllare gli animali. Per le bovine gravide invece uso un sensore che al momento del parto mi manda un segnale sul cellulare e quindi intervengo per assistere l’animale. Essendo sola in  azienda questa tecnologia mi è molto utile per ottimizzare lavoro e tempo libero”.

  • Fare Rete / Agri menù senza segreti con il QRcode

“Per me è importante che gli ospiti del mio agriturismo sappiano tutto dei piatti che porto in tavola, dagli antipasti fino ai dolci, in modo che possano scegliere con consapevolezza cosa mangiare. Per questo propongo loro un menù senza segreti, dove ogni portata ha il proprio codice Qr da leggere con lo smartphone per vedere tutti gli ingredienti e anche gli eventuali allergeni. Inoltre grazie alle informazioni del QR code si vede che tutto è prodotto nella mia azienda agricola con un filiera completa: allevamenti, caseificio, laboratori di norcineria”.

  • We Green / Lo “Spinato di Gandino” fra tradizione e futuro

“Siamo l’unica azienda in Lombardia a produrre gallette di mais a chicco intero a livello semi-industriale. Partiamo da un produzione di cereali senza alcun uso di sostanze chimiche. Sgraniamo a vista le pannocchie per selezionare le migliori e ottenere una qualità del prodotto finito eccellente. Coltiviamo l’antica varietà denominata “Mais Spinato di Gandino” contribuendo allo sviluppo sociale del nostro territorio, che parte dal coinvolgimento delle scuole nei campi e in classe. Ho 26 anni e né i miei genitori né i miei nonni coltivavano mais. Mi sono reinventato agricoltore”.

 

 




Rogo alle seggiovie di Foppolo, l’Ascom: «Pronti a dare sostegno ai nostri associati»

rogo FoppoloL’Ascom esprime la propria solidarietà agli imprenditori del commercio e del turismo dell’alta Valle Brembana, per quanto accaduto nella notte tra il 7 e l’8 luglio scorsi. Il rogo che ha distrutto le due seggiovie di Foppolo – la Quarta Baita e Montebello – rischia di compromettere la stagione estiva e, soprattutto, quella invernale del comprensorio dell’alta valle, mettendo in ginocchio l’economia di una intera area montana, che è già in situazione di difficoltà.

«Quanto accaduto è un atto da condannare sia per il fatto in sé, ma soprattutto perché può avere ricadute pesanti sull’economia dell’alta Valle Brembana – commenta Paolo Malvestiti, presidente di Ascom Confcommercio Bergamo –. Nel comprensorio di Foppolo si contano poco meno di 200 attività imprenditoriali del terziario, la maggior parte delle quali legate all’ospitalità e alla ristorazione. Sono attività gestite per lo più a conduzione familiare. Compromettere una stagione estiva e non avere certezze su quella invernale vuol dire far morire la vallata. Come Associazione vogliamo esprimere la nostra solidarietà, mettendoci a disposizione dei nostri associati, sostenendoli nei diversi problemi che potranno incontrare».

Preoccupazione arriva anche da Giovanni Zambonelli, presidente di Federalberghi Bergamo. «I colleghi dell’alta valle sono realmente preoccupati, perché quanto successo nei giorni scorsi rischia di danneggiare l’intera stagione turistica, sia estiva che sciistica. Siamo a disposizione per qualsiasi difficoltà che potrebbe sorgere sia in campo fiscale, finanziario che di rapporti con il personale. Siamo vicino ai colleghi e non li vogliamo lasciare soli. E rivolgiamo lo stesso appello  anche alle istituzioni».

Anche Fogalco, la Cooperativa di Garanzia di Ascom, assicura tutta la sua disponibilità. «Anche noi come Cooperativa assicuriamo la massima disponibilità nei confronti degli imprenditori del terziario dell’alta valle a supporto di tutte le richieste che possono venire in ambito finanziario e di accesso al credito» spiega Riccardo Martinelli, presidente di Fogalco.

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Masec, rinnovato il Cda. Malvestiti: «Più attenzione a prevenzione e cure a lungo termine»

Nel corso dell’Assemblea annuale la Masec, la mutua assistenza sanitaria dell’Ascom di Bergamo, ha rinnovato il Consiglio di Amministrazione per il triennio 2016-19. Due i nuovi ingressi, quello di Diego Pedrali, titolare del negozio L’Uomo Più di Torre Boldone, nonché presidente del gruppo Abbigliamento e calzature e componente del Consiglio direttivo dell’Ascom, e di Giuseppe Betti, socio dell’omonima azienda di distribuzione di vini e bevande di Cividate al Piano. Prendono il posto di Cesare Dolci, ex presidente della Fogalco, e di Nadia Palazzi, rappresentante di Confartigianato Bergamo. Sono stati confermati Ivan Rodeschini, Giuseppe Capurro, Livio Bresciani, Giovanni Cacciolo Molica, Ettore Coffetti, Attilio Del Rosso, Delisa Sanzani e Italo Testa. La presidenza, secondo lo statuto, spetta al presidente dell’Ascom, Paolo Malvestiti.

Il presidente della Masec, Paolo Malvestiti (al centro) con i nuovi consiglieri Diego Pedrali (a sinistra) e Giuseppe Betti
Il presidente della Masec, Paolo Malvestiti (al centro) con i nuovi consiglieri Diego Pedrali (a sinistra) e Giuseppe Betti

Tra i revisori dei conti Massimiliano Serra sostituisce Maria Grazia Volpi e si affianca ai confermati Gianfranco Ceruti e Zaverio Cortinovis.

Organismo storico per la tutela della salute degli imprenditori del commercio e delle loro famiglie, la Masec ha chiuso il bilancio 2015 in attivo e guarda con attenzione alle nuove esigenze degli iscritti e all’evoluzione dei sistemi dell’assistenza integrativa, nella consapevolezza di dover offrire strumenti sempre più efficaci e competitivi.

«Dopo qualche anno in cui abbiamo assistito al ricorso sempre più massiccio alla sanità privata – rileva il presidente Malvestiti – oggi registriamo un ritorno verso il servizio pubblico, non solo perché in Bergamasca è valido, ma anche perché c’è meno possibilità di spesa. Inoltre, accanto alle prestazioni tradizionali, ossia la degenza in ospedale, che del resto presenta una durata media sempre in discesa, oggi risultano essere sempre più necessarie prestazioni alternative come la cura infermieristica a domicilio e l’assistenza di lungo termine per la non autosufficienza».

Meno ospedale e più cure programmate. Maggiore prevenzione e assistenza di lungo termine per la non autosufficienza sono perciò i bisogni su cui la mutua intende lavorare. Di pari passo c’è il progetto di creazione di un ente mutuo regionale per le Ascom della Lombardia, attraverso l’estensione di Ente mutuo Milano su alcune altre province dove il mondo del commercio non ha un sistema complementare di assistenza sanitaria. «La mutualità privata rappresenta una delle poche strade percorribili dal settore sanitario – ribadisce Malvestiti -. Per sostenere le cure mediche di chi ne ha bisogno occorre l’iscrizione generalizzata delle famiglie. I fondi integrativi e le mutue sanitarie sono gli organismi che potrebbero traghettare un sistema oggi per lo più ancora pubblico verso un sistema di sanità privata, più efficiente e meno costoso. Meno costoso anche e soprattutto per i pazienti».

Nadia Palazzi e Paolo Malvestiti
L’omaggio a Nadia Palazzi

Durante la riunione è stata omaggiata con un bouquet floreale la componente femminile dell’assemblea: Nadia Palazzi, consigliere uscente, Maria Grazia Volpi, che ha lasciato l’incarico tra i revisori dei conti, e Delisa Sanzani, confermata nel Cda.

Maria Grazia Volpi e Paolo Malvestiti
a Maria Grazia Volpi

Paolo Malvestiti e Delisa Sanzani
e a Delisa Sanzani