Sette anni di commercio a Bergamo. Ecco cosa è cambiato

Offerta turistico-ricettiva in crescita e negozi di vicinato stabili. È quanto emerge dall’analisi fatta dall’Ascom su come è cambiata la città di Bergamo e il centro città tra il 2008 e il 2015. L’analisi nasce dall’approfondimento con dati locali di uno studio presentato oggi in conferenza stampa a Roma da Confcommercio Imprese per l’Italia sull’evoluzione dei centri storici di 39 medie città italiane, tra cui è compresa anche Bergamo.

Dai dati analizzati dall’Ascom risulta che Bergamo è una realtà in crescita. Dal 2008 al 2015 il commercio è aumentato del 3,2% (+ 62 unità). Il boom si è registrato nelle attività di somministrazione e nella ricettività con un +9,2% (49 attività in più). Mentre restano stabili il commercio fisso alimentare (+ 1,1%) e il commercio fisso non alimentare (+0,9%).

Il terziario cittadino è composto per il 56,9% da negozi non alimentari, per il 29,4% da pubblici esercizi, ristoranti e alberghi e per il 13,7% da negozi alimentari.

Il rapporto tra densità demografica e attività è di 60 abitanti per esercizio commerciale nel 2015 e 61 nel 2008. I dati relativi al 2015 dicono che c’è un bar o ristorante ogni 204 abitanti, un negozio alimentare ogni 440 abitanti e un negozio non alimentari ogni 106 cittadini.

Oscar Fusini
Oscar Fusini

«Nei sette anni analizzati i numeri sono per lo più invariati – spiega Oscar Fusini, direttore Ascom Bergamo –, questo è dovuto in particolare all’aumento del numero di attività registrato nel 2015, anno in cui si sono colmate quelle perdite avute negli anni precedenti. L’analisi svolta a livello locale conferma i dati nazionali per quanto riguarda la crescita dei pubblici esercizi e la maggiore vocazione turistica di Bergamo, mentre presenta sensibili differenze rispetto ad altre città italiane per quanto riguarda il commercio in sede fissa alimentare e non alimentare».

Secondo lo studio di Confcommercio sui centri storici di 39 medie città italiane emergono sostanzialmente tre elementi: negli ultimi 7 anni, tutti i comuni analizzati, fatta qualche rara eccezione, hanno subito una perdita di esercizi commerciali più o meno significativa; nello stesso periodo, cresce l’offerta turistico-ricettiva; la riduzione dei negozi nei centri storici è quasi doppia rispetto alle periferie. «La differenza con le altre città è dovuta al fatto che a Bergamo l’avvento della grande distribuzione organizzata è iniziato un decennio prima rispetto alle altre realtà provinciali, che si sono trovate ad affrontare l’impatto della gdo solo in questi ultimi anni», spiega Fusini.

I dati

  • Ricettività e somministrazione

Pubblici esercizi e ristoranti sono aumentati in 7 anni del 9,2%, in particolare nel centro città sull’asse piazzale Marconi – porta Nuova e nella zona piazza Pontida – via Sant’Alessandro – Sant’Orsola. La crescita è l’esito delle liberalizzazioni totali che hanno interessato il settore. Fuori dai centri storici sono nati alcuni pubblici esercizi nella periferia cittadina.

  • Commercio fisso alimentare

Nel commercio fisso alimentare c’è stato un piccolissimo incremento di attività, pari all’1,1%. Il settore aveva già pagato pesantemente la perdita di attività nel decennio precedente a tra il          2000 e il 2010. Oggi questa stabilità è dovuta in particolare alla nascita di nuove attività che offrono consumo sul posto.

  • Commercio fisso non alimentare

Anche in questo settore si registra una stabilità. È avvenuta una trasformazione del settore con la riduzione di negozi di abbigliamento e calzature tradizionali, la cui offerta era particolarmente alta negli Anni 80 e si è andata ridimensionando anche per via del cambiamento degli stili di vita e di consumi; il calo dei negozi tradizionali è stato compensato da altre proposte, in particolare negozi etnici.

Le proposte

Confcommercio pone come elemento strategico per la crescita del Paese la rigenerazione dei centri urbani, nei quali confluiscono il maggior numero di abitanti e di imprese attive nel terziario. Nelle maggiori 100 città italiane si concentra il 67% della popolazione, l’80% del Pil e il 75% delle imprese attive. La Confederazione ha sottoscritto nei mesi scorsi un “Patto per le città” insieme al Consiglio nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, Ance e Unioncamere.

Ascom, prendendo spunto da Confcommercio, si propone di stringere un Patto per la città che riunisca i diversi attori presenti in città con l’obiettivo di sostenere e sviluppare il rilancio del territorio urbano. «Serve quindi un piano coordinato di interventi di riqualificazione e di rigenerazione urbana attraverso il quale necessario puntare sull’offerta culturale, turistica e commerciale – spiega Fusini-. Infine è fondamentale integrare le competenze anche di innovazione e di visione digitale della città (smart city e sostenere le reti d’impresa tra cui il nostro Distretto urbano del commercio».




Buona la partenza dei saldi, +6% nel primo fine settimana

COMMERCIO: SALDI; SHOPPINGBuone notizie sul fronte dei saldi. «Per questo primo fine settimana possiamo ritenere positivo l’andamento delle vendite, che in media ha registrato un +6% rispetto allo scorso anno – afferma Paolo Malvestiti, presidente di Ascom Bergamo -. Continua quindi la leggera ripresa dei consumi che avevamo intravisto a dicembre. La partenza è stata quindi buona». I saldi hanno però una durata breve.paolo-malvestit.jpg

Dopo i primi 10-15 giorni, la corsa alle vendite di fine stagione rallenta o addirittura si ferma, soprattutto perché sia nell’abbigliamento che nelle calzature vanno ad esaurirsi velocemente taglie e  numeri. «Aspettiamo il prossimo fine settimana, in cui le vendite a prezzi scontati dovrebbero ancora reggere bene, ma poi, come succede da alcuni anni, i saldi si fermeranno e l’interesse sarà spostato altrove – continua Malvestiti -. Nei negozi dove sono comparsi i primi capi e i primi accessori della stagione primaverile si respira da parte dei clienti una certa curiosità e un certo interesse: sono attratti dai colori pastello delle nuove collezioni».

La buona partenza nei saldi non è stata omogenea: ci sono negozi, soprattutto in provincia, che registrano una stabilità rispetto allo scorso anno. «Comunque, quello che di positivo vediamo – conclude Malvestiti – è una certa fiducia che è tornata tra le gente e un desiderio di cambiare, innovare. I bergamaschi rimangono sempre attenti al prezzo e alla qualità, ma sono un po’ più sereni rispetto ai primi mesi del 2015». Anche l’ultima analisi sui consumi fatta da Confcommercio indica un graduale rafforzamento della domanda delle famiglie. I dati appena pubblicati dall’Ufficio Studi della Confederazione indicano che, dopo un trimestre di rallentamento, a novembre si è segnalato una crescita dei consumi dello 0,4%  rispetto al mese precedente e del 2,2% in confronto allo stesso mese del 2014.




Contenimento dello smog, le proposte di Confcommercio Lombardia

Uscire dalla logica dell’emergenza. È  il messaggio che Confcommercio Lombardia ha lanciato in occasione del Tavolo istituzionale dell’aria in Regione con l’assessore all’Ambiente Claudia Terzi, che ha annunciato l’introduzione dal 15 ottobre prossimo (e fino al 15 aprile 2017) l’estensione del divieto di circolazione ai mezzi Diesel Euro 3 in tutti i 209 Comuni compresi nella Fascia 1(in Bergamasca sono 37)

Al Tavolo, con il segretario generale della Confcommercio lombarda Giovanna Mavellia, ha partecipato Simonpaolo Buongiardino, vicepresidente di Confcommercio Milano e presidente di Assomobilità, subito partito con una proposta di metodo: Regione Lombardia renda al più presto stabile e permanente un gruppo di lavoro con le organizzazioni di rappresentanza delle imprese, amministrazioni pubbliche, tecnici qualificati e agenzie territoriali. «Proprio per instaurare – ha affermato Buongiardino – un dialogo fuori dall’emergenza e affrontare già in questo 2016 il problema inquinamento con una visione d’insieme programmatica. Nella Pianura Padana, in considerazione della particolare conformazione geomorfologica, il ricambio d’aria è spesso limitato o inesistente. Da qui la situazione di permanenza della concentrazione di agenti inquinanti nell’aria che si ripete abitualmente per buona parte del periodo invernale. Occorrono interventi strutturali per limitare la produzione di inquinanti uscendo, però, dall’adozione di vecchie ricette di blocchi e limitazioni territoriali estemporanei: misure penalizzanti e non risolutive. Vanno, invece, individuate il più possibile soluzioni condivise, omogenee e armonizzate a livello di bacino padano».

tavolo aria regione lombardia gennaio 2016Confcommercio Lombardia ha portato all’attenzione della Regione e dei partner del Tavolo alcune proposte.

Il divieto di circolazione degli Euro 3 diesel dal 15 ottobre 2016 – in Lombardia circolano oltre 200mila veicoli commerciali leggeri o pesanti Euro 3 immatricolati fra il 2001 e il 2005 – rende innanzitutto urgenti contributi e agevolazioni per incentivare in modo significativo l’acquisto di veicoli commerciali meno inquinanti. Sono inoltre importanti forme di sostegno economico alle imprese “green” che contengono le emissioni inquinanti nell’aria, riducono già a monte i rifiuti, conseguono certificazioni energetiche, utilizzano veicoli a basso impatto ambientale.

«Per affrontare in modo strutturale il problema inquinamento – ha rilevato Buongiardino – occorre inoltre intervenire sul riscaldamento e l’edilizia senza trascurare l’adozione di efficaci buone pratiche ‘trasversali’».

Sul versante del riscaldamento bisogna sostituire le caldaie più obsolete dei condomini e dell’edilizia pubblica. Confcommercio Lombardia condivide la richiesta, avanzata congiuntamente da Regione e Anci Lombardia al Governo, di stabilizzare gli incentivi statali per il risparmio e la riqualificazione energetica degli edifici e degli impianti. Va inoltre esteso con opportuni incentivi il “Contratto servizio energia” (già previsto dal legislatore nazionale e promosso da Camera di Commercio e Confcommercio Milano con Assopetroli Lombardia) che, applicato su larga scala e integrato con i sistemi di termoregolazione e contabilizzazione individuale (in vigore dal 2014) può garantire importanti performance.

Nell’edilizia va incentivata la diffusione di materiali cosiddetti “assorbenti” anche prevedendone l’obbligo di utilizzo per gli edifici di nuova costruzione e l’impiego in particolare negli edifici pubblici, nell’edilizia residenziale pubblica, nelle medie e grandi strutture produttive e distributive.

Ma anche il lavaggio delle strade più frequente ed un’efficace manutenzione del manto stradale nelle zone a più elevato traffico possono contribuire a tenere sotto controllo l’inquinamento. «L’applicazione di asfalto drenante – spiega Buongiardino – può ridurre fino all’80% la quantità di particolato depositata al suolo e rimessa in circolo».




“Fare Città” accende i riflettori sul commercio a Bergamo

“Il commercio: tra crisi e opportunità” è il tema del convegno organizzato dall’Associazione “Fare Città” e in programma il 14 gennaio, alle 20,45, alla Sala Galmozzi di via Tasso 4, a Bergamo. A discutere del tema interverranno Oscar Fusini, direttore dell’Ascom, Filippo Caselli, vicedirettore di Confesercenti, Roberto Ghidotti, presidente del Distretto Urbano del Commercio e Franco Tentorio, Danilo Minuti e Daniele De Rosa, consiglieri comunali della “Lista Tentorio”. A moderare il dibattito, Stefano Rovetta, presidente di Fare Città. Al convegno interverranno anche i rappresentanti delle Associazioni di Borgo Palazzo, Città Alta, Borgo Santa Caterina e Pignolo. Sarà l’occasione per fare il punto sulla situazione del commercio in città, che presenta problemi e criticità che verranno opportunamente evidenziati, accompagnando il tutto con una serie di proposte.




Bar e ristoranti, «la sfida è diventare sempre più green»

Attenzione agli aspetti ambientali, accurata scelta delle materie prime, filiera corta. Sono solo alcuni dei trend di una ristorazione sostenibile enunciati dalla Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi, che in occasione del nuovo anno propone alcuni suggerimenti da mettere in pratica ad opera dei gestori di bar e ristoranti per rendere il proprio locale sempre più “green”.

«Ridurre gli impatti sull’ambiente è, nelle intenzioni della Federazione, un obiettivo primario su cui puntare quest’anno e in futuro per rendere il nostro Paese sempre più in linea con gli orientamenti europei nel settore – dichiara il presidente della Fipe Lino Enrico Stoppani -. In Italia lo scenario evidenzia un progressivo orientamento a pratiche “green” di bar, ristoranti e locali, tuttavia il panorama risulta frammentato e disomogeneo. È venuto il tempo di ragionare su un progetto coerente di promozione di una cultura della sostenibilità del fuoricasa su base nazionale, e promuovere un cambiamento culturale: adottare comportamenti sostenibili non deve essere visto come un costo ma come un’opportunità».

A fronte di tale quadro la Fipe pone tra gli aspetti prioritari della propria agenda per l’anno 2016 la promozione di una cultura della sostenibilità tra i propri aderenti, attraverso una serie di iniziative, in fase di studio, per dare risposte concrete e tangibili a quei ristoratori ed esercenti che vorrebbero ridurre l’impatto ambientale della propria attività ma non hanno gli strumenti adeguati e le conoscenze per farlo. «Uno dei principali pregiudizi vede la sostenibilità come una scelta dai costi elevati, in realtà comporta risparmi sul lungo periodo e importanti vantaggi anche nei confronti della clientela – prosegue Stoppani -. Ad esempio, consumando prodotti locali, di stagione e a chilometro zero e prestando particolare attenzione al tema degli imballaggi, si può arrivare a ridurre anche in modo significativo le emissioni di gas serra. Inoltre, con l’accorciamento della filiera, i prezzi ne risentono in modo positivo».

Tra i punti evidenziati dalla Fipe per un approccio ad una ristorazione sempre più sostenibile si segnala: l’importanza di cambiare il menù ogni tre mesi per privilegiare la stagionalità delle materie prime; la scelta di alimenti a filiera corta; l’attenzione nel promuovere a tutto il team di lavoro, fornitori compresi, una cultura del risparmio energetico con particolare attenzione alla scelta delle fonti rinnovabili; il corretto conferimento dei rifiuti nella raccolta differenziata in base alle regole dei propri Comuni di riferimento.

Indicazioni utili anche per fidelizzare maggiormente i consumatori: «I consumatori italiani – conclude Stoppani – sono sempre più informati, consapevoli delle problematiche ambientali e attenti agli aspetti di sostenibilità: una comunicazione completa e trasparente di quanto messo in atto per rendere “green” il proprio locale costituisce un’ulteriore modalità di accreditarsi favorevolmente verso i propri clienti e attirare nuovi target».

 

 




Io dono positivo, l’Avis coinvolge 350 studenti

AvisDuecento ragazzi sabato hanno “invaso” il centro Avis del Monterosso per applaudire gli studenti vincitori del concorso – uno per ogni sezione (letteraria, video e grafico/artistica) a cui quest’anno si sono aggiunti, in parallelo, i colleghi delle categoria “over 19” – che ha approfondito il ruolo del volontariato. Per la sezione letteraria il premio è stato attribuito a Claudia Mirabile dell’Istituto Caniana di Bergamo e a Cecilia Ferretti; sempre l’Istituto Caniana di Bergamo con il lavoro di gruppo di Marco Perico, Giorgia Marchetti e ancora Claudia Mirabile ha vinto nella sezione dedicata ai video (menzioni speciali per gli studenti Martina Pedace, Rose Bemudez, Valeria Manenti, Daniel Boer, Federico Rovelli, Cristian Toffetti, Alessia Fumagalli, Cristina Manzoni, Vanessa Monzani, tutti dell’Istituto Zenale e Buttinone di Treviglio). E di nuovo l’Istituto Zenale con Ayrton Muratori e Gianluca Lopopolo è salito sul podio più alto nella sezione grafica, mentre per gli “over 19”, il primo premio è andato a Giovanni Ravasio.

“Né stereotipi, né banalità: nei lavori sono ben rappresentati i valori fondanti del volontariato sia in termini di coesione sociale, che di motore di cambiamento positivo che, infine, di arricchimento personale. E’ davvero un buon inizio. Adesso – ha commentato Oscar Bianchi, congratulandosi insieme a Marzia Marchesi, presidente del Consiglio comunale di Bergamo, con i ragazzi intervenuti alla cerimonia di premiazione – vi aspetto qui, tra i giovani della nostra associazione”. La Giuria (composta da Annibale Pinotti, docente di Storia dell’arte e disegno tecnico, Mario Rota, fotografo, Giovanna Russo, grafica, Francesca Monzani, responsabile comunicazione Avis, Laura Arnoldi, giornalista, Antonia Bertoni, insegnante, e Fabio Fassini di PolarTv) ha selezionato inoltre le dodici opere che compongono il calendario 2016 di Avis provinciale Bergamo che può contare anche sui lavori di Alessia Bellobuono e Trobini Martina, Elisa Manzoni, Enrico Imberti, Nicole Corti, Francesca Innocenti, Matteo Verta con Aldo Gambarini e Francesco Montella, Ester Manicone, Miriam Stornaiuolo, Chiara Carminati e Sara Abati, Ilenia Bonaffini con Sara Armato e Evelin Vicedomino.

Il calendario è disponibile presso la sede Avis del Monterosso (via Da Vinci 4, Bergamo), gli elaborati saranno utilizzati per le campagne promozionali dell’associazione.

 




Dalle lezioni di pasticceria alla riparazione dei giochi, in Borgo Palazzo apre la bottega artigiana del futuro

Continuano il recupero e la riapertura dei negozi sfitti in via Borgo Palazzo, a Bergamo. Dopo il rilancio di due spazi nella parte compresa tra il Morla e via Camozzi, diventati temporary shop di arte e artigianato grazie al progetto Open Doors, tocca ai locali in via Borgo Palazzo 93 (ex sede Ubi Banca) che il Gruppo Giovani Imprenditori di Confartigianato Bergamo ha acquisito e ristrutturato nell’ambito del progetto “Artigiani del tempo” e che saranno inaugurati sabato 16 gennaio, alle 15.

Il progetto, partito a novembre, rientra nell’iniziativa ARTILaB che a fine settembre, in occasione della Festa del Borgo promossa dalle Botteghe, ha raccolto un grande consenso da parte dei cittadini ed ha lo scopo di riqualificare le botteghe urbane sfitte, ristrutturandole e dando loro un nuovo significato attraverso iniziative ed eventi di vario genere.

I locali in questione, di circa 200 mq, erano sfitti da tempo e sono stati ceduti in comodato gratuito ai giovani imprenditori che, grazie ad alcuni sponsor, tra i quali la banca “BCC Bergamo e Valli” e lo studio di architettura “SDN+F -Datei Nani architetti associati + Ferrari”, li hanno ristrutturati con  materiali ecosostenibili trasformandoli in un vero e proprio laboratorio artigiano interattivo.

Dal 16 gennaio questi nuovi locali diverranno il punto di riferimento per una serie di iniziative e laboratori dell’artigianato animati dal Gruppo Giovani che coinvolgeranno studenti, imprenditori, professionisti e cittadini. Tra le iniziative la realizzazione di un laboratorio per apprendere l’arte di fare la birra, lezioni di pasticceria, un centro di riparazione dei giocattoli elettronici, un progetto per generare energia elettrica pedalando con le biciclette.

Grande spazio anche alle nuove tecnologie: verrà realizzata un’area in cui verranno proiettati giochi  multimediali per i bambini e una vetrina touch-screen che consentirà ai passanti, digitando sul vetro, di interagire e consultare il programma.

«Il progetto – spiega il presidente dei Giovani di Confartigianato Bergamo Diego Armellini – è nato dal bisogno di condividere un’idea imprenditoriale innovativa, un po’ diversa dal solito, creando una sorta di “bottega artigiana del futuro”, costituita da laboratori aperti a tutti, che promuovono le diverse professioni, dove verrà sperimentato il primo esempio di “share economy artigianale”, ovvero un’attività di scambio reciproco di professionalità: la riqualificazione di spazi inutilizzati porta infatti ad una riqualificazione delle relazioni tra le persone, soprattutto quando vengono rivitalizzati non solo da una nuova attività di business ma anche da una condivisione allargata».

Sono previste infatti anche numerose iniziative collaterali che coinvolgeranno organizzazioni, scuole ed istituti per riqualificare il territorio e far conoscere il valore dell’artigianato.

Per i dettagli e per iscriversi agli eventi www.artilab.eu.




Microcriminalità, Castro pensa a un Comitato di controllo di vicinato

Ronde-2Da Torre Boldone a Mozzo, da Treviglio a Romano di Lombardia e Treviolo: le iniziative di controllo del vicinato crescono in tutta la provincia. Si chiamano Vot, volontari osservatori del territorio, e sono gruppi di cittadini che, soprattutto nelle ore notturne, passeggiano in paese segnalando alle forze dell’ordine persone o situazioni sospette. I progetti messi in campo sono diversi. A Verdellino e Zingonia, dove la criminalità è diventata una emergenza, una ottantina di abitanti hanno dato vita al progetto “Sicurezza di quartiere” e collaborano con i carabinieri per segnalare, tramite WhatsApp, tutte le situazioni che destano preoccupazione per la sicurezza dei cittadini.  A Castro, sul Lago d’Iseo, i cittadini stanchi di essere bersagliati dai furti, hanno deciso di creare una vera e propria associazione. “Su facebook è nata spontaneamente una rete per segnalare in tempo reale movimenti o personaggi sospetti e l’iniziativa è stata apprezzata – dice Maurizio Barro, capogruppo di minoranza e amministratore della pagina facebook ‘Tavola rotonda amministrative Castro’  -. I social network però tagliano fuori del tutto gli anziani che sono le vittime principali di furti e truffe, inoltre rischiano di generare allarmismi non giustificati, per questo ora vogliamo creare un comitato di controllo di vicinato che insegni ai cittadini ad aiutarsi e a essere collaborativi nel segnalare i furti o addirittura nel prevenirli”.
Il progetto si ispira all’Associazione nazionale Controllo del vicinato che opera da anni sul tema della sicurezza e che si richiama a sua volta all’esperienza inglese del Neighbourhood Watch. L’associazione fornisce consulenza e supporto gratuito alle Amministrazioni Comunali, alle associazioni locali e a privati cittadini che intendono sviluppare nel proprio territorio questi programmi di sicurezza residenziale e mette a disposizione una procedura per far giungere segnalazioni o richieste alle forze dell’ordine, con un responsabile e modalità che permettono di evitare fenomeni di ansia o panico infondati.
“Abbiamo fatto due incontri e nelle prossime settimane contiamo di coinvolgere la cittadinanza perché capisca l’importanza di questo progetto – spiega Barro -. In paesi piccoli come il nostro dove si conoscono i vicini e le loro abitudini, è facile notare qualcosa di anomalo e segnalarlo agli organi competenti”.
Il controllo residenziale non è il solo strumento messo in campo a Castro contro i furti. “Da mesi con l’Amministrazione, il Maresciallo dei carabinieri, il capitano dei vigili e alcuni cittadini stiamo lavorando a un tavolo tecnico sulla sicurezza per garantire maggiore sicurezza contro i furti – afferma Barro -. In queste settimane l’Amministrazione ha allo studio un sistema di videosorveglianza interno che prevede l’installazione di videocamere ad alta definizione in alcuni punti strategici del paese. Una potrebbe essere posizionata all’ingresso del paese, per riprendere la strada che viene da Riva e la strada verso il cimitero, un’altra alla rotonda per ‘coprire’ via Roma e la zona area feste e una terza all’ingresso del paese dalla parte di Lovere, per riprendere la strada e il parcheggio della Lucchini e l’ingresso della via Zubani. Non saranno la panacea di tutti i mali però penso che saranno un buon ausilio e un buon deterrente per affrontare la situazione che si è creata”.
“Vogliamo promuovere una partecipazione attiva dei cittadini per fare rete contro i furti e la delinquenza ma anche per aiutare i compaesani in difficoltà – aggiunge Barro -. Oltre al progetto di controllo di vicinato stiamo sensibilizzando la cittadinanza a offrire un servizio spontaneo di trasporto agli anziani: basterà loro sostare nelle aree dove i pullman scolastici raccolgono gli studenti per segnalare a chi passa in auto che gradirebbe un passaggio. Qualche cittadino lo sta già facendo, basta poco per aiutarsi”.




La dura vita dei negozi di vicinato. Rocchi: «Destinati a reinventarci»

Se dopo anni di calo dei consumi si intravedono segnali di ripresa non vuol dire che i problemi del commercio siano finiti. I negozi continuano ad avere difficoltà e sono soprattutto le attività di vicinato, i piccoli market per gli acquisti quotidiani, a farne le spese. Tanto che Mauro Rocchi, presidente dei Gastronomi e Salumieri dell’Ascom di Bergamo, pensa che siano «realtà dal destino segnato se non diventano altro per tornare così ad essere appetibili».

Mauro Rocchi - presidente gastronomi e salumieri AscomCome mai una visione così drastica?

«Sarà perché sto vivendo in prima persona la scelta di modificare l’attività per riuscire, se non altro, ad andare avanti. Ridurre la superficie, 400 metri quadri circa, del punto vendita nel centro di Bonate Sotto, dove la mia famiglia è presente da tre generazioni, e contenere di conseguenza costi e personale. Il mio era il supermercato del paese prima che arrivassero strutture grandi e comode, ora penso debba diventare altro o comunque cambiare per trovare una sua nuova dimensione, più adatta a questi tempi».

Cosa è cambiato?

«Credo che ormai siano cambiate completamente le abitudini, lo stile di vita, e non ci sia verso di tornare indietro. Oggi ad attirare la gente sono i centri commerciali: è lì che si va quando si ha del tempo libero, non si decide certo di fare un giro in paese. Basta vedere questi giorni di vacanza, con i figli a casa da scuola cosa si fa? Si va al centro commerciale, dove si parcheggia facilmente, si sta al caldo, è tutto bello e illuminato, si mangia, poi magari si fa anche la spesa e qualche acquisto, non sono più nemmeno questi, infatti, i principali motivi di richiamo».

Il negozio “di paese”, quindi, da chi è frequentato oggi?

«Offre un servizio di vicinato, ma con un bacino di utenza sempre più ridotto. Sono agli anziani i nostri frequentatori più assidui oppure chi ha bisogno di qualche prodotto, di grandi spese ne sono rimaste ben poche, lo scontrino medio scende sempre più. E non è una questione di prezzi perché quelli degli articoli sui nostri scaffali non sono molto diversi da quelli delle grandi insegne, ma non c’è comodità né interesse a stare in paese. Senza contare che ormai sono rare le volte in cui la famiglia si ritrova attorno alla tavola, si mangia spesso fuori, non c’è più la mamma che prepara il pranzo tutti i giorni per tutti e che perciò deve fare la spesa».

Eppure sembrava in atto un qualche ritorno al negozio di prossimità, a Bergamo, ad esempio, Carrefour Express ha aperto in largo Rezzara, pieno centro…

«Sì, ma quanti sono quelli che hanno chiuso? Lo ha fatto da qualche giorno l’Unes di via Angelo Maj e non mi sembra ci sia stata la corsa a subentrare alle insegne Pellicano, solo per citare due casi».

Delle attività di vicinato si vanta il servizio su misura, il rapporto personale, neanche questo conta?

«Direi proprio di no, basti pensare che anche i salumi oggi si preferisce comprarli in vaschetta piuttosto che al banco affettati al momento».

E della famosa ricerca della qualità cosa ci dice?

«Probabilmente c’è una fetta di mercato attenta a questi aspetti, ma è molto ridotta. Nonostante se ne parli sempre più spesso, anche con clamore per via degli scandali alimentari, dall’olio di oliva alla passata di pomodoro, la maggior parte dei consumatori non ci tiene a verificare l’origine e il contenuto di ciò che acquista. Se c’è l’offerta, va bene tutto».

Recentemente in Lombardia è stata approvata la possibilità per piccoli negozi alimentari, come macellerie e pescherie, di fare spazio alla somministrazione non assistita, ad esempio per la pausa pranzo o l’aperitivo. È una strada interessante?

«Può esserlo, ma occorre valutare bene le condizioni in cui si opera. Deve esserci passaggio, se si lavora in zone desertificate o poco accessibili come molti dei nostri paesi non credo che possa dare grandi frutti. Valutando posizione e mercato, si può anche decidere di puntare sulle selezioni gourmet, sul biologico, sul catering: sono tutte possibilità, la certezza è che per il negozio di alimentari così come lo abbiamo conosciuto negli anni non c’è grande futuro, dovrà diventare altro, cosa dipende da ogni imprenditore».




Patelli: «Troppi negozi sfitti? È anche perché sono vecchi e non a norma»

Tasse elevatissime e un parco di negozi, uffici e capannoni chiusi che non trovano compratori. Il quadro del mercato degli immobili commerciali e industriali bergamasco non è incoraggiante. «Per vedere davvero una ripresa – dice Luciano Patelli, presidente Fimaa Bergamo – ci vorranno ancora otto-dieci anni».  

Luciano Patelli
Luciano Patelli

Almeno, il mercato del residenziale è in leggera ripresa e i prezzi si stanno stabilizzando.

«Le compravendite sono per lo più legate all’acquisto della prima casa, anche grazie al calo del valore di case e appartamenti. E questo aiuta molto anche le banche a erogare mutui più proporzionati sulla capacità di spesa del cliente, tra reddito e costo dell’immobile».

Da cosa dipende la crisi del mercato non residenziale?

«Fatta eccezione per alcuni uffici di prestigio nel cuore di Bergamo, richiesti dai professionisti, immobili industriali e uffici sono ormai obsoleti e non rispondono più alle esigenze di chi vuole comprare, a meno di investire somme ingenti per riqualificarli. Inoltre spesso non sono supportati da parcheggi o da servizi pubblici. Così oggi chi compra un ufficio o un capannone lo cerca fuori, nei centri direzionali che sono nuovi e hanno tutti i servizi. Lo stesso vale per i negozi. A Bergamo ci sono più di cento negozi sfitti. Non hanno più le caratteristiche sanitarie e urbanistiche necessarie. I proprietari dovrebbero investire per metterli a norma – ma i più non lo vogliono fare – oppure ridimensionare i prezzi di locazione o di vendita così che possano sistemarli gli acquirenti, ma anche qui stentano. Il risultato è che, anche se sono in una bella posizione, rimangono vuoti».

Come sarà il 2016?

«Non vedo una ripresa a breve termine. Le tassazioni sul sistema immobiliare, a partire da quelle statali fino a quelle comunali, sono troppo pesanti, grossi investitori non ce ne sono e anche il piccolo investitore è scomparso. La piccola parte di mercato che rimane la può fare chi cerca un capannone per la nuova sede o, nel commercio, chi spera di fare un cambiamento nella propria vita lavorativa, ma si tratta spesso di persone che non hanno le competenze professionali, quindi le locazioni sono brevi e questo porta a una perdita di qualità».

Cosa si può sperare?

«Che ci sia più chiarezza sul valore degli immobili e che almeno si arrivi a un mercato stabile. C’è ancora qualcuno che propone prezzi alti e non riesce ad adeguarsi ai nuovi valori e così blocca il mercato. Devono capire che sono fuori mercato, il calo dei valori non è un ribasso di mercato, ma un riposizionamento del valore reale. Non si tornerà più ai prezzi di prima della crisi».

In tema di negozi e locali, si stanno affermando degli accordi che prevedono i primi cinque-sei mesi di affitto gratuiti. Il mercato può trarne beneficio?

«Sono tentativi di aprire nuove attività che non possono portare nessun risultato, testimoniano solo la disperazione che c’è in giro. Alcuni negozi messi in zone degradate non hanno più motivo di esistere. Con la tassazione e gli obblighi che ci sono, solo se si ha un progetto che ha concrete possibilità di arrivare a fatturati importanti si può sopravvivere, in caso contrario, si viene uccisi subito dagli oneri, anche burocratici».

Quali tipi di negozi chiede il mercato?

«Da un po’ di tempo, si stanno affermando i parchi commerciali, medie strutture da 400-500 metri in su. Si tratta di negozi a cielo aperto con strade carrabili, parcheggi e punti ristoro di grandi gruppi. Normalmente si sviluppano intorno ai centri commerciali o in zone strategiche con tanto passaggio. Sono tutte attività che portano danno al classico negozio di vicinato».

Le aziende invece che esigenze hanno?

«Un nuovo fronte molto importante che si sta aprendo è quello del capannone in acciaio. Hanno costi più bassi e quando devono essere demoliti si può recuperare l’acciaio».

Come va il mercato delle seconde case?

«Oggi, con il peso delle tasse, la gente non se le può permettere, anzi molti le mettono in vendita. Alcuni le stanno prendendo in affitto per trarne reddito come case vacanze e b&b. È un fenomeno ormai affermato che deve essere ancora regolamentato in modo intelligente. Noi non siamo favorevoli, non è liberismo, ma anarchia».

Come vede il futuro dell’agente immobiliare?

«La nostra professione deve evolversi per dare una consulenza a 360 gradi, così da garantire che la compravendita si definisca davanti al notaio senza problemi o contrattempi e che il cliente sia pienamente soddisfatto. Se non lo facciamo, siamo finiti».

Su quali progetti siete impegnati in questo momento come categoria?

«Ultimamente, le banche si sono buttate sul nostro servizio ma non hanno la nostra conoscenza del mercato e la nostra professionalità. Per questo abbiamo iniziato un percorso di collaborazione con Ubi Banca e siamo aperti anche ad altre banche del territorio che non fanno servizi immobiliari».