Un birrificio artigianale su due ha saturato la capacità produttiva

birre artigianaliSi afferma sempre più sul mercato la birra artigianale con i produttori che crescono sia per fatturato (oltre il 60% dei birrifici guadagna tra i 100 mila e gli 800 mila Euro) che per dimensioni (oltre il 51% si avvale di personale a tempo indeterminato), e volumi di birra prodotti, ossia 445 mila hl in media in un anno sul territorio nazionale (pari al 3,3% degli hl totali di birra prodotti in Italia, + 2,2% rispetto al 2011).

Sono alcuni dei dati che emergono dal Rapporto di ricerca commissionato da Unionbirrai allo staff di Altis (Alta Scuola Impresa e Società) dell’Università Cattolica di Milano, presentato al Parco della biodiversità di Expo. “Le stime, ricavate da un campione di 63 imprese – microbirrifici, brew pub e beer firm – interpellate via mail o ‘vis a vis’ durante eventi fieristici tra maggio e giugno 2015, rivelano impennate di numeri sui rispettivi fronti produttivo e qualitativo – spiega il rapporto -. Il questionario (33 domande divise per caratteristiche, dimensioni commerciali, rapporti con le banche, scelte di produzione) disegna una situazione di salute generale di questo segmento del mercato dovuta alla crescita significativa dell’indotto, dei consumi rispetto alle birre industriali, dell’export, del numero di Festival e concorsi dedicati, e al sempre più alto livello di qualità del prodotto”.

“Il trend di crescita costante, +18,3% rispetto al 2011, anno del primo report Altis, si evince dai dati relativi al grado di saturazione della capacità produttiva. Rispetto alle edizioni precedenti il questionario del 2015 ipotizza in partenza un aumento considerevole della produttività e mira diretto a conoscerne il livello. I risultati sono all’altezza delle aspettative, quasi 1 birrificio su 2 (46,9%) ha dichiarato di aver saturato la capacità produttiva e di essere dunque vincolato a nuovi investimenti. Gli importanti margini di crescita si devono in via generale al raggiungimento di una maggiore efficienza in fase produttiva e ad un’effettiva capacità di collocare volumi più ampi sul mercato”, spiega ancora l’indagine che rileva come “il settore si fa concorrenziale, i produttori, siano essi microbirrifici, brew pub (produttori con mescita diretta in loco) o beer firm (con impianti presso terzi) dimostrano di poter espandere la propria quota di mercato sullo scenario nazionale. Ne è un effetto il dato osservato sulle dimensioni dei soggetti intervistati – spiega ancora l’indagine -: quelle che erano start up solo tre anni fa sono oggi in grado di avere persona le dipendente oltre che un fatturato medio (valutato in capo ai soli microbirrifici) di oltre 100 mila euro. Nei report 2011 e 2013 oltre 1 birrificio su 2 (57,7% nel 2013 e 54,3% nel 2011) non disponeva di addetti, ricorrendo esclusivamente al lavoro dei soci di capitale; nel 2015 si assiste ad una inversione di tendenza, cala infatti la percentuale di birrifici che possono fare a meno di personale (sono circa il 49%) mentre aumenta quella che favorisce l’occupazione, apre le porte al praticantato e soprattutto non licenzia (4 imprese su 5)”. “Cresce mediamente anche il giro di affari – rileva infine il rapporto -, che va dai 100mila agli 800mila euro per il 62,8% dei (micro) birrifici, +23,4% rispetto al 2011. Anzi, tocca l’11,6% la quota di micro birrifici con fatturato intorno al milione di euro”.

 




Alla Domus Bergamo i “Famosi del Vino” si raccontano

Alla Domus Bergamo Wine – il contenitore di iniziative in chiave Expo di piazza Dante a Bergamo – nei venerdì di luglio, settembre e ottobre arrivano “I Famosi del Vino”, rassegna dedicata ai grandi nomi dell’enologia italiana che raccontano le proprie esperienze e storie, fatte di territori, vitigni, calici, tradizione e percorsi familiari lungo la Penisola.

Christian Bellei Cantina della Volta
Christian Bellei

Dopo l’apertura, lo scorso 10 luglio, con il “re” del Sagrantino di Montefalco, Marco Caprai, il 17 luglio a presentare le sue produzioni sarà Christian Bellei, titolare della Cantina della Volta, una delle realtà più interessanti del modenese, nata per dare continuità alla produzione avviata negli Anni 20 del secolo scorso da suo padre, Giuseppe, che per primo produsse Spumanti Metodo Classico con il Lambrusco.

Il 24 toccherà a Mario Pojer, della cantina Pojer e Sandri, adagiata sulle colline di San Michele all’Adige, straordinaria fin dalle prime produzioni delle quali si ricordano il Palai Müller Thurgau ’75, seguito da uno Chardonnay e da una varietà autoctona quale la Nosiola per poi distinguersi, più recentemente, con la produzione dei distillati.

La ripresa dopo la pausa d’agosto è affidata, il 4 settembre, a Mauro Lunelli, anima delle cantine Ferrari. Il 18 sarà ospite Maurizio Zanella, volto e cuore delle cantine Ca’ del Bosco, e il 25 arriveranno Sergio Di Loreto e un mito dell’enologia italiana Marchesi de’ Frescobaldi, il più prestigioso produttore di vino della Toscana. Tre gli appuntamenti di ottobre. Il 16 con il Marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga, patron della Tenuta San Leonardo, produttore di uno dei vini italiani più premiati al mondo; il 23 con Gianluca Bisol, direttore dell’omonima cantina e il 31 con Martin Foradori, proprietario della più grande cantina dell’Alto Adige, Hoeffstaetter, padre del rinomato Pinot Nero. Tutte le presentazioni sono gratuite e saranno accompagnate da una piccola degustazione.




Cocktail e drink, è tempo di cucina liquida

blody mary più o menoNel mondo del bere mixato arriva una nuova tendenza che mischia le due arti portando tecniche, ingredienti e attrezzature dei ristoranti dietro il bancone dei bar. Si chiama “Cucina liquida”, arriva dagli Stati Uniti, spopola a Londra e Parigi, ed è la tendenza più trendy del momento.

Niente paura, non troveremo nel nostro bicchiere una porzione di risotto allo zafferano centrifugata: semplicemente, i cocktail vengono preparati secondo le tecniche di cucina e non quelle classiche da bar, e con prodotti destinati a un piatto e non a un bicchiere.

I cocktail tradizionali come i Martini e i frozen vengono reinventati in ricette nuove dove compaiono gelatine, spray, essenze, riduzioni, glasse, aromi e spezie. Il mixer e lo shaker fanno posto a piastre a induzione, pentole e omogeneizzatori. Il risultato sono proposte davvero insolite: Martini alle spezie, drink flambé, Margarita agli agrumi, Collins a base di centrifugati di verdura e frutta, cocktail con pomodori e persino con il cioccolato, il burro e la ricotta.

In Italia il precursore di questa nuova filosofia è Dario Comini, pluripremiato patron del Nottingham Forest di Milano, uno dei barman più quotati al mondo proprio per il suo estro innovativo. In “Mix and drink”, libro mastro della cucina liquida, spiega come ha adattato le tecniche della cucina molecolare alla stazione del bar, e realizzato nuovi cocktail con glasse, spume e gelatine, tutte realizzate in casa.

Gli accoliti di questa nuova filosofia sono ogni giorno di più: ciascuno ci “mette del suo” e dà vita a interpretazioni personali: c’è chi, come Comini, usa shaker e pentole per mixare marmellate, salse e puree e dar vita a sciroppi aromatizzati, riduzioni di liquori, infusi di distillati, spezie e puree; chi si rivolge agli amanti del bio con germogli e erbe da coltivazioni organiche; chi si ispira alle ricette della pasticceria e della cultura locale; e chi, addirittura, abbina liquori e vegetali in base a un’attenta analisi molecolare.

Il panorama spazia in tutta la Penisola: in Sicilia, a Castelvetrano, Gianluca Nardone all’Area 14 dà della Cucina liquida-Mixology l’interpretazione più golosa con i suoi “dessert drink” ispirati ai dolci tipici siciliani, il cannolo, la cassata siciliana e la cucchitedda. Gli ingredienti? Oltre a vodka e liquori vari, scaglie di cioccolato, ricotta di pecora, cubetti di latte, cannella e infusione di canditi.

A Brescia, Stefano Sabatti al Box&co Officine dello Spirito estrae dal cilindro ricette sempre nuove e su Facebook i clienti si propongono in massa per fare da cavie, mentre a Bergamo Fiorenzo Colombo, barman formatore, ha inserito la Mixology nelle sue materie di studio.

Milano, come sempre, è ancora più all’avanguardia: al Carlo e Camilla in Segheria (il locale di Cracco), Filippo Sisti alza il livello della sperimentazione con il Foodpairing, ovvero la creazione di cocktail a partire da un ingrediente a cui vengono abbinati, in base alla loro analisi molecolare, elementi del tutto insoliti. Qualche esempio? Il Blue Cheese Martini, una rivisitazione del classico Dry Martini, preparato con formaggio erborinato, vermouth, gin e un macerato di salvia e olive; lo Smoke Lavander, con noci pestate, burro caldo e whisky; e due versioni alternative del Bloody Mary, il Louisiana Soul (gin, carne salata, succo di pomodoro concentrato, pomodorini pachino, aglio, capperi, coriandolo, paprika affumicata e peperone), e il Celery Mary (centrifuga di sedano, cetriolo, pepe rosa, basilico, sale, erbe e pomodoro al naturale). La proposta più strana è però l’Easter-ismo, un drink servito nelle uova di struzzo.

Con la nuova tendenza si definisce una nuova figura professionale, il barchef, e nascono corsi che insegnano i segreti per diventarlo. Con una sorpresa inaspettata: la mixologymania sta catturando anche i bar dei piccoli paesi.

Nicola MorSpiega Nicola Mor, docente della scuola Cefos di Brescia: “Oggi, anche nel mondo del bere si tende a stancarsi presto e a cercare continue novità e nuovi gusti. Si beve e si mangia più per curiosità che per bisogno. I clienti vanno a Parigi, a Londra, assaggiano questi nuovi cocktail e quando tornano li chiedono ai loro baristi. Complici la crisi economica e i controlli alcolemici tendono a rimanere nel bar di paese, e così anche molti baristi di locali in provincia si stanno avvicinando a questa nuovo modo di lavorare”.

“Rispetto agli anni bui 80-90 quando il barman era lo studente universitario che lavorava per pagarsi gli studi – prosegue Mor – oggi c’è una riscoperta di questo mestiere, si cerca di essere sempre più preparati dal punto di vista tecnico e di creare nuovi sapori. Il nome di barchef è nato per differenziarsi, per far capire che si sta facendo qualcosa di diverso e nuovo. Dietro la tendenza della cucila liquida c’è il desiderio di preparare tutto da sé, di dare un’impronta personale al proprio lavoro”.

“Fare Mixology – chiarisce – significa lavorare con maggiore attenzione e ricerca, puntare sulla qualità delle materie prime utilizzate nella miscelazione. A partire dal bicchiere, dalla qualità del ghiaccio e degli altri ingredienti. Ad esempio, invece di usare il sale tradizionale sul bicchiere del Margarita si impiega il sale dell’Himalaya o il sale aromatizzato al pistacchio e i drink vengono accompagnati da gelatine o Lime essiccato, secondo la moda più in voga in questo momento all’estero. Il concetto chiave che sottende questa nuova filosofia è la possibilità di preparare le basi necessarie per i cocktail, e questo implica che si apprendano tecniche di erboristeria e di cucina”.

Potrebbe essere una tendenza temporanea (ma Mor è pronto a scommettere il contrario); una cosa è certa, si aprono nuove frontiere per il mondo dei bar, la via alla sperimentazione è aperta e i risultati sembrano piacere.




Oscar del Vino, la migliore enoteca è ancora Al Ponte

luca castelletti - oscar del vino 2015Brinda ad un altro successo l’Enoteca al Ponte di Ponte San Pietro. E trovare la bottiglia giusta per farlo non è certo un problema vista l’ampiezza delle etichette e le chicche storiche alle quali attingere. Lo scorso sabato 6 giugno ha ottenuto il suo secondo Oscar del Vino, il premio promosso da Bibenda e dalla Fondazione italiana sommelier guidata da Franco Maria Ricci che elegge i migliori rappresentanti di numerose categorie del mondo vino, tra prodotti, aziende, professionisti, ristoranti ed enoteche.

Al teatro dell’hotel Rome Cavalieri, la cerimonia in smoking e abito da sera – ripresa dalla Rai, che la trasmetterà il primo luglio – ha consegnato al patron Luca Castelletti il riconoscimento per la migliore enoteca, che bissa quello ottenuto nel 2012 e fa dell’insegna bergamasca l’unica enoteca ad aver ottenuto per due volte il premio. «La valutazione prende in considerazione la storicità, l’offerta dei prodotti, la professionalità – ricorda Castelletti -. Ricevere il premio per la seconda volta è un traguardo prestigioso e soprattutto una preziosa conferma».

A dare un significato in più alla premiazione la coincidenza con il giorno in cui papà Italo avrebbe festeggiato il compleanno. Tra i primi sommelier d’Italia, è stato infatti lui ad aprire l’enoteca nel 1959 trasformando la drogheria di famiglia, attiva dal 1937, e a promuovere con passione e competenza la conoscenza del vino a Bergamo, fondando negli anni Settanta delegazione dell’Ais, Associazione italiana sommelier, e organizzando iniziative quando degustazioni e corsi non erano certo “di moda”.

Su quell’impronta Luca prosegue nella ricerca di aziende in grado di produrre vini e distillati di grande qualità e nell’impegno per la diffusione della cultura enologica. Forte di un altro pezzo importante della sommellerie orobica, Nives Cesari, già presidente provinciale dell’Ais, l’Enoteca al Ponte si conferma quindi un punto di riferimento a livello nazionale per la selezione di vini provenienti da tutto il mondo, distillati italiani e francesi mentre nella cantina storica vengono custoditi vini antichi, alcuni dei quali sono vere e proprie rarità.

L’enoteca Al Ponte è in via Roma 9 a Ponte San Pietro (Bg) – tel. 035 611428




Valcalepio, nel Padiglione Vino al prezzo di qualche delusione

di Enrico Rota

Il Valcalepio a Expo è al Padiglione Vino, che sino alla fine di ottobre accoglie i curiosi e soprattutto gli operatori del mondo enologico. Il visitatore entra dapprima in una sala nella quale sono svelati i segreti e la storia di quella meravigliosa pianta che è la vite, dal suo genoma alle sue caratteristiche, da ciò che la rende così unica alle varietà di impianto e molto altro. Una seconda sala, invece, è interamente dedicata al prodotto che questa straordinaria pianta è in grado di produrre: il vino. Per raccontarlo al consumatore, Federdoc ha deciso di puntare l’attenzione sulle Doc italiane, vero fiore all’occhiello della nostra produzione enologica.

La scelta di Federdoc di concentrare l’attenzione del visitatore sulle Denominazione di Origine è lodevole non solo da un punto di vista tecnico e teorico, ma anche da un punto di vista comunicativo: infatti, una volta raggiunta la Biblioteca del Vino, al piano superiore, il visitatore sarà in grado di selezionare il vino che intende degustare chiamandolo con il suo nome, ovvero con quello della Denominazione di appartenenza.

Parlando per il Consorzio di Tutela Valcalepio, portare i nostri vini, quelli bergamaschi, dentro questo padiglione non è stato però per nulla facile. Anzi, ha avuto un percorso “travagliato”. La Regione Lombardia ha di fatto abbandonato i produttori di vino lombardi a se stessi, dando come unica indicazione quella di andarci da soli se proprio lo volevano. Non mi è molto chiaro però come la presenza di alcuni vini lombardi all’interno del Padiglione Lombardia – uno spazio di circa 40 metri quadrati offerto gratuitamente dalla Regione e concesso a rotazione giornaliera con altri produttori – possa sopperire alla curiosità di operatori internazionali che, molto probabilmente, il vino lo andranno a cercare nel padiglione dedicato e non in quello di chi ha organizzato l’Expo.

Ribadisco quanto il Consorzio Tutela Valcalepio ha già sostenuto in un documento pubblico, dove si evince che non abbiamo mai criticato la scelta, giusta e pregevole, compiuta da Regione Lombardia, di riservare un intero padiglione, quello della Lombardia, appunto, al comparto produttivo della regione. Quindi, nessuna polemica; solo la mia grande delusione nell’apprendere che non è possibile avere il “sistema Lombardia” all’interno anche del Padiglione Vino, come altre regioni chiamate Veneto, Toscana e Sicilia.

Abbandonato definitivamente il sogno giusto e auspicabile di avere la nostra Regione quale capofila nel comparto dedicato al mondo enologico, è stato solo grazie all’intervento e coordinamento del presidente del Movimento Turismo del Vino Lombardo, Carlo Giovanni Pietrasanta, se almeno una rappresentativa lombarda figura all’interno del Padiglione Vino. Bergamo è quindi presente, grazie alla volontà del Consorzio Valcalepio e di un’azienda di Scanzo. Non ci resta che darvi appuntamento alla Biblioteca del Vino di Expo 2015 dove il Valcalepio Doc, il Terre del Colleoni Doc e il Moscato di Scanzo Docg, sono presenti in rappresentanza dell’enologia orobica.

 




Oscar del Vino, Castelletti in finale

Luca CastellettiNon nasconde l’attesa Luca Castelletti. Domani, 6 giugno, sarà giorno della verità, quando saprà cioè se la sua storica Enoteca Al Ponte di Ponte San Pietro potrà fregiarsi anche nel 2015 dell’Oscar del Vino dopo averlo già conquistato nel 2012.

L’appuntamento, del resto, è di quelli solenni. Al teatro dell’hotel Rome Cavalieri la cerimonia che annuncerà i vincitori e consegnerà i premi di ogni categoria sarà in smoking e abito da sera, sarà condotta dalla bella Andrea Delogu e ripresa dalle telecamere di Rai Due, che la trasmetterà in seconda serata nei giorni successivi, riprendendo una programmazione che negli ultimi anni era stata interrotta.

L’Oscar del Vino è promosso da Bibenda e dalla Fondazione italiana sommelier guidata da Franco Maria Ricci e viene assegnato a numerose categorie del mondo enologico, tra prodotti, aziende, professionisti, ristoranti ed enoteche.

Felice per la candidatura Castelletti evidenzia che «se dovesse andare bene, Al Ponte sarebbe la prima enoteca  in Italia a ricevere due volte il premio». «La valutazione è fatta da una giuria qualificata e prende in considerazione la storicità, l’offerta dei prodotti, la professionalità e altri valori – ricorda -. Siamo nell’anno di Expo, sarebbe bello vincere anche per tutto il movimento del vino bergamasco. Portare il nome di Bergamo in una trasmissione Rai sarebbe infatti un riconoscimento anche per il lavoro fatto dei produttori bergamaschi per qualificare il nostro territorio».




Cantine aperte, nove quelle del Valcalepio

Un lungo week end in compagnia dei produttori di vino di tutta Italia è ciò che offre la 23esima edizione di Cantine Aperte, in programma sabato 30 e domenica 31 maggio – in alcune aziende anche lunedì 1 e martedì 2 giugno – da Nord a Sud dello Stivale.

L’appuntamento quest’anno abbina alle visite gli scatti su Instagram con il contest “Bevi cosa Vedi” che coinvolgerà le community di Instagramers premiando i migliori scatti che raccontino l’abbinamento vino e territorio.

Cantine Aperte è l’evento enoturistico più importante in Italia. Dal 1993 l’ultima domenica di maggio le cantine socie del Movimento Turismo del Vino aprono le loro porte al pubblico, favorendo un contatto diretto con gli appassionati. La manifestazione è diventata nel tempo una filosofia, uno stile di viaggio e di scoperta dei territori del vino italiano. Oltre alla possibilità di assaggiare i vini e di acquistarli dal produttore, è possibile visitare le aziende e per scoprire i segreti della vinificazione e dell’affinamento. Non mancano iniziative speciali organizzate da ciascuna cantina per rendere ancor più coinvolgenti le giornate.

Valcalepio, nove le aziende che partecipano

Azienda agricola Lurani Cernuschi – Almenno San Salvatore  – aperta domenica 31 maggio (tel. 035 642576 – 035 640102)

La Brugherata – Scanzorosciate – aperta dal 30 maggio al 2 giugno, dalle 10 alle 18 con visita alla cantina e ai vigneti, degustazione di vini con prodotti del territorio e con la presenza del Salumificio Bassanelli di Ponteranica (tel. 035 655202)

La Tordela – Torre de’ Roveri – aperta domenica 31 (tel. 328 4234281)

Azienda agricola Angelo Pecis – San Paolo d’Argon – aperta dal 30 maggio al 2 giugno. Domenica 31 c’è un’iniziativa speciale per i bambini. Per partecipare alle degustazioni di spumante metodo classico (sabato) e passiti (lunedì) è necessario prenotare (tel. 035 959104)

Azienda vitivinicola Medolago Albani – Trescore balneario – aperta da domenica 31 maggio al 2 giugno (tel. 035 942022)

Azienda agricola Caminella – Cenate sotto – aperta domenica 31 maggio (tel. 035.941828 – 338 5896621)

Società agricola Locatelli-Caffi – Chiuduno – aperta domenica 31 maggio e martedì 2 giugno (tel. 035 838308)

Azienda vitivinicola Tenuta Castello di Grumello – Grumello del Monte – aperta dal 31 maggio al 2 giugno. Lunedì primo giugno e martedì 2 è obbligatoria la prenotazione. Il 2 giugno è festa gourmand, degustazione in cui i vini rossi dell’azienda sono abbinati alla carne chianina in forma di carpaccio, hamburger o tagliata. (tel. 348 3036243)

Azienda agricola Tallarini – Gandosso – aperta domenica 31 maggio (tel. 035 833729 – 035 834003)




Torna “Italia in Rosa”, tre giorni dedicati al rosé

ChiarettoSi rinnova, come ogni anno, l’appuntamento che anticipa l’estate nel cuore della Valtènesi: dal 5 al 7 giugno 2015, al Castello di Moniga del Garda, torna Italia in Rosa, la prima e più importante manifestazione nazionale dedicata alla cultura dei rosè, vero e proprio punto di riferimento per il sempre crescente esercito di appassionati di questa tipologia in forte affermazione sui mercati di tutto il mondo.

La rassegna – che vedrà la presenza di 116 aziende italiane, taglia il traguardo dell’ottava edizione presentandosi per la prima volta in una nuova e suggestiva location, come il castello di Moniga, tipica costruzione difensiva della Valtènesi che risale al periodo tra il XIV e il XV secolo e dove ora è a disposizione una grande area per eventi, recentemente recuperata dall’amministrazione comunale, che offre un panorama di grande suggestione sul lago di Garda. La storica sede secentesca di Villa Bertanzi ospiterà invece le degustazioni tecniche per giornalisti ed addetti ai lavori.

“Questo cambio di passo è particolarmente significativo ed importante – afferma Luigi Alberti, presidente di Italia in Rosa -. L’obbiettivo è lanciare un segnale di novità al grande pubblico che ha fatto di Italia in Rosa uno dei più importanti fenomeni nel mondo delle rassegne enogastronomiche nazionali: una rassegna che, nonostante la crescita registrata ogni anno, non vuole dormire sugli allori ma preferisce continuare a rinnovarsi consolidando il suo ruolo di fondamentale viatico promozionale per il territorio”.

Luigi Alberti, Giovanna Prandini, Alessandro Luzzago durante la presentazione di Italia in Rosa
Luigi Alberti, Giovanna Prandini, Alessandro Luzzago durante la presentazione di Italia in Rosa

Il programma si conferma fedele ad una formula che ha riscosso grande apprezzamenti, presentando al pubblico una selezione particolarmente rigorosa di 116 cantine di tutta Italia. cui si aggiungeranno quelle ospitate negli stand di Consorzio Oltrepò Pavese, Consorzio Bardolino e Associazione Donne del Vino per un totale di oltre 180 etichette in degustazione, a rappresentare tutte le più ricercate sfumature delle produzioni vitivinicole in rosa. A far la parte del leone saranno le insegne della Valtènesi, che ne approfitterà per rivendicare la sua natura di territorio viticolo storicamente vocato ed orientato alla produzione di rosè. Ma non mancheranno rappresentanze di altre aree di grandi tradizioni come il Salento o l’Abruzzo, oltre ad insegne del Veneto, del Piemonte, della Toscana e di molte altre regioni d’Italia.

Italia in Rosa è anche un importante momento di approfondimento culturale sulle tematiche del territorio: si inserisce in questo ambito il convegno “Valtènesi: dalle radici del rosé il futuro di un territorio”, in programma sabato 6 alle 11 a Villa Galnica di Puegnago, sede del Consorzio Valtènesi: ospite d’onore Gilles Masson, direttore del Centre de Recherche et d’Expérimentation sur le Vin Rosé di Vidauban (Provenza), che presenterà i primi dati di un progetto di ricerca triennale sul Chiaretto messo a punto lo scorso anno in collaborazione con il Consorzio Valtènesi. In finale, dibattito con Franco Ziliani, giornalista dei blog Vino al Vino e LeMilleBolleBlog. Al termine della tavola rotonda, verrà consegnato il Trofeo Pompeo Molmenti al miglior Chiaretto della vendemmia 2014.

“Italia in Rosa rappresenta uno dei momenti chiave di una strategia promozionale fortemente incentrata sull’internazionalizzazione del Chiaretto – afferma il presidente del Consorzio Valtènesi, Alessandro Luzzago -. La manifestazione, anno dopo anno, sta diventando un veicolo per rafforzare l’identità della Valtènesi come terra di produzione di grandi rosé: un concetto sul quale quest’anno abbiamo deciso di insistere con la volontà di rafforzare e rilanciare l’autentica vocazione del territorio”.

 

Tutte le info aggiornate su www.italiainrosa.it.

 




San Pellegrino, la birra artigianale bergamasca “fa 13”

Cinque giorni per degustare oltre 40 birre alla spina o in bottiglia. Sono i numeri della quinta edizione di BeerGhèm, la rassegna dedicata alla birra artigianale prodotta in Bergamasca organizzata dal birrificio Via Priula di San Pellegrino in collaborazione con La Compagnia del Luppolo.

L’appuntamento è nel centro di San Pellegrino per un lungo ponte brassicolo – dal 29 maggio al 2 giugno – che permetterà di conoscere un mondo sempre in fermento, dove si affacciano nuove birre e nuove realtà produttive. I birrifici partecipanti sono 13: Via Priula di San Pellegrino Terme, Valcavallina di Endine Gaiano, Endorama di Grassobbio, Del Lago di Sarnico, Kaos di Grumello del Monte, Della Ghironda di Brusaporto, Hop Skin di Curno, Birra Orobia di Gorle, Otus di Seriate, Dom Byron di Clusone, AR Brewing di Nembro, Elav di Comun Nuovo e il più giovane Lemine di Almenno San Salvatore.

La formula prevede l’acquisto del bicchiere (3 euro) e di gettoni per gli assaggi (2 euro). Sarà anche allestito un beershop per l’acquisto delle birre in bottiglia dei birrifici presenti da portarsi a casa. C’è anche la cucina, a cura di Pier Milesi del ristorante Bigio e dalla Birreria Via Priula . Venerdì 29 maggio la rassegna è aperta dalle 18 alle 24, da sabato al martedì dalle 11 alle 24.

Tra gli eventi collaterali, sono in programma quattro serate di musica dal vivo: si inizia venerdì 29, giorno di apertura ufficiale, con i Trio of a Kind mentre sabato 30 si potrà assistere alla performance del gruppo S.O.S. Save Our Soul, con la collaborazione di NDS Music di Treviglio. Domenica 31 saranno di scena gli Atomic Clock Radio, cover band 70’s e lunedì primo giugno spazio alla musica di Diego Deadman Potron.

Per gli aggiornamenti c’è la pagina Facebook BeerGhèm




Expo, inaugurato il padiglione “Vino – A taste of Italy”

Expo, Il padiglione del vino
Expo, Il padiglione del vino

Aperto dal 1° maggio, diventato già un luogo cult dell’Expo 2015, il Padiglione “Vino – A Taste of Italy”, il primo dedicato alla produzione vitivinicola nella storia dell’Esposizione Universale, è stato ufficialmente inaugurato sabato con l’opening day alla presenza del ministro delle Politiche agricole, Alimentari e Forestali, Maurizio Martina. “Siamo la patria della biodiversità anche a livello vitivinicolo con quasi 500 varietà di uve registrate e proprio per questo abbiamo voluto un padiglione dedicato al vino italiano in Expo – ha dichiarato Martina -. Questo prodotto rappresenta una metafora perfetta della capacità italiana di reagire alla crisi e di vincere la sfida globale. Se pensiamo al percorso fatto dagli anni ‘80 ad oggi capiamo appieno la potenza dell’esperienza vitivinicola italiana, che oggi vale oltre 14 miliardi di euro con più di 5 miliardi di export. Basta ascoltare le reazioni affascinate dei visitatori che scoprono dentro “Vino – A Taste of Italy” storia, tradizione, innovazione di questo mondo attraverso i cinque sensi. C’è in mostra tutta la forza del vino, il legame tra saper fare e bellezza dei paesaggi viticoli, tra innovazione e sguardo al futuro. C’è in mostra l’Italia”. Il Padiglione, realizzato dal Mipaaf con Veronafiere-Vinitaly seguendo le linee di un Comitato Scientifico nominato appositamente, è una installazione dell’architetto Italo Rota e racconta la storia del vino italiano, di Enotria, le radici e la profonda cultura che caratterizza questo prodotto di eccellenza dell’agricoltura italiana.

Il padiglione, attraverso le 1.400 etichette esposte nell’Enoteca del Futuro racconta così un patrimonio unico di 594 vitigni, di cui ben 544 autoctoni. Dietro ad ognuno di questi esiste una storia che va conosciuta per comprendere e apprezzare ogni singolo vino, ed è questa cultura che la Vinitaly International Academy con le sue attività formative porta nel mondo da tempo, e che ora che il mondo si riunisce a Expo2015 condivide con i visitatori tra iniziative e eventi speciali. Con l’inaugurazione di oggi si intensifica anche il programma ufficiale dei numerosi appuntamenti che animeranno il padiglione. “Il vino nella tradizione gastronomica italiana” ha aperto il ciclo “Sei Viaggi nell’Italia del Vino”, curato dal Comitato Scientifico, presieduto da Riccardo Cotarella, per approfondire le principali tematiche legate al comparto, dalla produzione alla scienza, dalla salute alla sostenibilità, fino alle prospettive per il futuro. A condurre l’evento importanti critici, esperti e editori accompagnati dagli chef stellati Heinz Beck e Niko Romito. I numerosi ospiti hanno brindato con gli spumanti Trentodoc accompagnati da una degustazione di prodotti di Casa Ferrarini. Il calendario proseguirà già da lunedì 25 maggio con la presenza ufficiale della Regione del Veneto che inaugurerà il proprio spazio nell’Enoteca del Futuro e l’inizio di un altro interessante ciclo, curato da Paolo Massobrio e Marco Gatti: “La Giostra dei Wine Bar” che ha l’obiettivo di far comprendere l’importanza anche per il business di far leva su conoscenza e cultura. Venti appuntamenti che ogni lunedì presenteranno con le degustazioni in terrazza i migliori wine bar italiani selezionati dal Golosario, dagli intramontabili ai più innovativi. In programma anche numerosi appuntamenti realizzati con il supporto di Civiltà del Bere e Gambero Rosso, che verranno segnalati nel corso della manifestazione attraverso il sito www.vino2015.it.