Barman in fuga dall’Aibes. Il bergamasco Colombo: «Non ci sentivamo più rappresentati»

Fiorenzo ColomboDopo oltre trent’anni di appartenenza all’Aibes (Associazione Italiana Barman e Sostenitori) e due mandati come consigliere nazionale, il bergamasco Fiorenzo Colombo ha scelto di voltare pagina: abbandonare l’associazione per aprire un nuovo capitolo della sua ricerca professionale in una diversa dimensione.

La decisione non è stata facile, visto che al progetto vi ha dedicato una vita. Al riguardo il vulcanico Colombo – conosciuto e stimato barman con importanti collaborazioni in molti locali della Lombardia – spiega con molta chiarezza: «Non voglio accusare nessuno, ma quando 40 barman, dopo aver fatto la storia della nostra professione nei locali di tutta Italia, abbandonano tutti insieme vuol dire che all’interno dell’Associazione qualcosa non funzionava più e noi non ci sentivamo rappresentati della nostra recente dirigenza». «La mancanza di “democrazia” e la direzione verticistica – prosegue – ci aveva spinto a formare un comitato per cambiarne l’impostazione, ma dopo essere stati sospesi, e tra questi anche l’ex presidente mondiale e nazionale Umberto Caselli, abbiamo ritenuto giusto dimetterci in massa per fondare una nuova associazione».

Vista la lunga esperienza nel settore, Colombo avrà una parte attiva nello sviluppo del nuovo gruppo. «Dal 10 settembre dello scorso anno – ricorda – abbiamo costituito la nuova struttura denominata A.B.I. Professional, con sede operativa presso l’UNA Cusani Hotel di Milano, con l’intenzione di riportare la vera passione per la nostra professione, il “cuore antico”. Per questo vogliamo e chiediamo professionalità ai nostri associati che devono esser barman da almeno cinque anni, attestati dai contratti di lavoro». All’associaizone si affianca l’Accademia AB.

«Soci dell’Accademia – chiarisce Colombo – sono coloro che, con età compresa fra i 18 e i 28 anni, aderiscono all’associazione non avendo ancora maturato i cinque anni di lavoro professionale. Costoro dovranno frequentare i master professionali organizzati da ABI Professional e partecipare alle manifestazioni. I soci dell’Accademia non hanno diritto di voto». «Noi – conclude – ci crediamo e continueremo nelle nostra filosofia di voler offrire al cliente il miglior prodotto servito con la massima professionalità».

 

 

 




Grappa e distillati d’uva con Slow Food

grappaDopo il whisky è dedicato ai distillati di vinaccia e d’uva l’incontro promosso dalla Condotta Slow Food Valli Orobiche nell’ambito di un ciclo di sei serate su distillati e liquori celebri.

L’appuntamento è martedì 10 marzo a Bergamo, da DeGusto Birra e Cucina (via del Lazzaretto 2). A condurre sarà Mirco Rigoni uno dei più grandi esperti e Docente Master of Food di Slow Food.

L’attenzione sarà puntata, in particolare, sulla grappa, distillato d’uva monovitigno: prodotto italiano, fabbricato in casa per secoli perché riciclo utile della vinaccia residua della vendemmia, che attorno agli anni Ottanta, per la cura applicata a produzioni in quantità limitata e di alta qualità delle regioni Veneto e Piemonte, ha iniziato la propria riscossa arrivando alla Denominazione d’origine protetta.

Costo: Soci Slow Food e U31 20 euro; non ancora Soci 35 euro compreso tessera Slow Food

Posti disponibili: min. 15, max 30

Info e prenotazioni: condotta@slowfoodvalliorobiche.it – 335 336 334




Vini, il Piemonte tiene banco al Fior di Vite

I vini dell’azienda agricola Traversa di Neive sono stati protagonisti dell’appuntamento eno-gastronomico organizzato il 3 marzo da Davide Chiesa nella sua enoteca Fior di Vite ad Almè, l’ultimo di un ciclo di quattro eventi.

Durante la serata, il titolare della cantina, situata sulla collina Canova nell’ incantevole langa piemontese, Flaviano Traversa, ha spiegato le caratteristiche della sua produzione, improntata su vitigni autoctoni, con uvaggio inferiore a quello del disciplinare imposto dal territorio. Oltre alla riscoperta della Barbera e alla tipicità del Nebbiolo, di assoluta qualità la verticale con le due annate 2008/2010 del classico Barbaresco. Un nebbiolo della sottovarietà “michet – lampia – rosè” che ha una vigoria vegetativa notevole e che richiede quindi una potatura discretamente lunga e laboriosa. Il vino deve essere sottoposto ad un periodo di invecchiamento di almeno due anni di cui uno in botti di rovere. Simpatiche e originali, le etichette realizzate a mano, delle bottiglie.




Vinitaly, 13 le aziende bergamasche in Piazza Valcalepio

Consorzio tutela Valcalepio degustazioneSarà ancora Piazza Valcalepio (PalaExpo Lombardia Spazi B8-C8) ad accogliere le cantine e le iniziative del consorzio di Tutela Valcalepio al Vinitaly, il salone internazionale del vino in programma alla Fiera di Verona dal 22 al 25 marzo prossimi. «Il Consorzio ha sempre creduto nell’importanza di questo tipo di manifestazione – sottolinea il presidente Emanuele Medolago Albani – e la formula dello stand collettivo, fortemente voluta dal presidente onorario Bonaventura Grumelli Pedrocca già nel 1998, permette alla nostra realtà enologica di dare spazio a tutti i produttori, dai più piccoli ai più grandi, senza penalizzare nessuno e dando a tutti la possibilità di esserci e di mostrarsi al meglio al pubblico di questa kermesse internazionale».

Quest’anno Piazza Valcalepio ospiterà 13 aziende: Azienda Agricola Il Calepino, Azienda Agricola Il Cipresso, Azienda Agricola La Rovere, Azienda Vitivinicola La Tordela, Azienda Agricola Tallarini, Azienda Agricola Tosca, Azienda Vitivinicola Medolago Albani, Azienda Vitivinicola Cascina del Bosco – Lorenzo Bonaldi s.r.l, Cantina Sociale Bergamaca, Società Agricola Celinate, Società Agricola Locatelli Caffi, Villa Domizia – 4R e il Castello degli Angeli.

Ma non solo il vino sarà protagonista. Il Consorzio Tutela Valcalepio, infatti, ha deciso di rinnovare la fortunata collaborazione con il marchio camerale Ristoranti Dei Mille Sapori di Bergamo e porterà con sé a Verona 4 ristoratori (domenica 22 marzo la brigata del Ristorante Steak di Curno; lunedì 23 marzo Diego Pavesi, chef del Ristorante La Torre di Trescore Balneario, martedì 24 marzo la famiglia Amaddeo del Ristorante Da Mimmo in Bergamo e mercoledì 25 marzo la Trattoria Falconi di Ponteranica) che proporranno al pubblico di Vinitaly una serie di piatti della tradizione orobica reinterpretati in chiave contemporanea. Il tutto affiancato dalle specialità del territorio delle aziende I.B.S. – Cà del Botto, Casera Monaci, Latteria Sociale di Calvenzano in abbinamento al Pane del Palma creato dall’Aspan.

A dare ancora maggior rilievo alla tradizione enogastronomica bergamasca, dopo il grande successo riscosso con l’edizione 2014, che ha visto il Valcalepio aggiudicarsi il titolo di Consorzio più social di una delle giornate di Vinitaly, verrà riproposto il #ValcalepioBloggerTasting. La formula, ideata e brevettata lo scorso anno, prevede la creazione di un momento di incontro e confronto tra Wine e Food Bloggers, produttori e ristoratori. Quest’anno, inoltre, il Consorzio Tutela Valcalepio può contare su un partner d’eccezione: l’Associazione Italiana Food Blogger che ha sposato l’iniziativa con entusiasmo.

Ogni giorno poi, dalle 10.30 e alle 16, saranno organizzate degustazioni guidate gratuite dedicate al pubblico di curiosi e appassionati in visita alla fiera. Per partecipare sarà sufficiente presentarsi allo stand negli orari previsti.

Per dare ancora maggior rilievo a questo 2015, anno particolare per l’Italia e per Bergamo per via dell’Expo, il Consorzio ha scelto anche di dedicare ad ognuna delle 4 giornate di fiera un tema legato ad un’iniziativa in programma per i prossimi mesi. Si comincia domenica 22 marzo con Valcalepio presenta “Domus Bergamo – Bergamo Wine 2015”, uno dei progetti di maggior interesse per la Città dei Mille nel 2015 che vedrà il Consorzio tra i suoi sostenitori.

Lunedì 23 marzo 2015 la giornata sarà interamente dedicata a “Aspettando il Concorso Enologico Internazionale “Emozioni dal Mondo:Merlot e Cabernet Insieme” 2015; il Concorso, che sarà presente a Vinitaly con un banco d’assaggio dedicato ai vini vincitori dell’ultima edizione (PalaExpo Lombardia spazio D8) si prepara all’edizione 2015 con una serie di novità e sorprese.

Martedì 24 marzo 2015 il focus  sarà tutto su “Al Vinitaly con Palma il Vecchio”, un importante momento di presentazione della mostra dedicata al pittore Cinquecentesco che animerà la vita culturale bergamasca nei prossimi mesi.

L’ultimo giorno di fiera, Mercoledì 25 marzo 2015, sarà interamente dedicato a “Veronelli & il Valcalepio”, grazie alla collaborazione con il Comitato Decennale Luigi Veronelli.

Non mancheranno quindi notizie, sorprese e novità che sarà possibile seguire in tempo reale sui profili social del Consorzio (facebook, twitter e instagram) con l’hashtag #ValcalepioaVinitaly e per tutti quelli che saranno a Verona vi aspettiamo al PalaExpo Lombardia Spazi B8-C8.




Castelletti, addio polemico all’Associazione Sommelier

Luca CastellettiIl padre, Italo Castelletti, ha fondato la delegazione dell’ Ais di Bergamo nel lontano 1977, realizzando in quell’anno anche il primo corso per aspiranti sommelier. Nel 2015, il figlio Luca, che ha seguito le orme paterne e per anni lo ha affiancato nell’organizzazione delle tante iniziative messe in cantiere, abbandona l’Associazione.

Socio Ais dall’ ’89, membro per anni nel Consiglio nazionale, titolare dell’enoteca Al Ponte (a Ponte San Pietro) dove ha ospitato la delegazione provinciale guidata da Nives Cesari, Castelletti nei giorni scorsi ha vergato due righe scarne e le ha inviate al presidente nazionale e, per conoscenza, a quello regionale Fiorenzo Detti e alla delegata di Bergamo, Roberta Agnelli. “Con la presente Vi informo che mi dimetto dall’Associazione italiana sommelier in qualità di socio Ais”.

Dimissioni che suonano come una denuncia contro un’Associazione che, a detta di Castelletti, non è più in grado di dare risposte all’altezza dei tempi. “Vorrei puntualizzare – annota Castelletti – che la mia è una scelta ponderata e anticipata di parecchi mesi prima dell’Expo per evitare polemiche in concomitanza con le celebrazioni per il 50esimo di fondazione dell’Associazione e con il congresso nazionale che si svolgerà in Lombardia”. “Detto questo – aggiunge Castelletti – voglio sottolineare che, seguendo le orme dettate da mio padre Italo, ho sempre cercato di anteporre le esigenze dell’Associazione a quelle personali. Se ho scelto di dare le dimissioni dopo trent’anni è perché ormai mi sentivo come Don Chisciotte che combatte contro una struttura che per una seria di situazioni considero obsoleta”.

Secondo Castelletti, “l’Ais soffre degli stessi mali che affliggono e paralizzano il nostro Paese”. “Alcuni mie prese di posizione per un forte rinnovamento – evidenzia Castelletti – non sono state prese in considerazione. Per esempio, è mai possibile che nell’ordinamento giuridico italiano il sommelier non sia ancora una figura professionale ufficialmente riconosciuta? Ecco, poco o nulla è stato fatto anche in questo senso. E allora dico che non si può lasciare l’Associazione nelle mani dei soliti senatori”. C’è amarezza nelle parole di Castelletti. Ma nell’addio all’Ais, ci tiene a dire un grazie particolare al presidente regionale Fiorenzo Detti e all’ex delegata e storica collaboratrice Nives Cesari. “Alla nuova delegata Roberta Agnelli auguro di proseguire sulla strada iniziata dalla mia famiglia e di ottenere altrettanti successi. Io continuerò a essere… un narratore del gusto”.




Vini rosati, doppia anteprima sul Garda

Per gli appassionati dei grandi vini rosati italiani l’appuntamento dell’8 marzo, a Lazise, sulla sponda veronese del lago di Garda, è imperdibile: è infatti di scena una doppia, inedita, Anteprima in rosa. Nello storico salone della Dogana Veneta, il Consorzio di tutela del Bardolino presenta al pubblico il Chiaretto dell’annata 2014, figlio di quella “Rivoluzione Rosé” che ha condotto i produttori del classico vino rosato gardesano a scegliere un colore molto più tenue rispetto al passato e una gamma di profumi e di aromi che spaziano dai fiori bianchi agli agrumi alle erbe officinali.

Nella vicina sala civica del municipio è in Anteprima (con apertura già sabato 7 marzo) anche un’altra tipica interpretazione in rosa del vino italiano: il Rosato del Salento dell’annata 2014 e accanto alle due espressioni della grande tradizione del rosato italiano figlio di uve autoctone (la Corvina Veronese per il Chiaretto e il Negroamaro per il Salento) viene proposta in Anteprima anche l’annata 2014 del Bardolino, il vino rosso delle colline del Garda orientale.
L’iniziativa nasce dalla collaborazione fra il Consorzio di tutela del Bardolino, che nel 2015 è alla sua settima Anteprima annuale, e l’associazione DeGusto Salento, che riunisce alcune tra le più prestigiose firme enologiche della Puglia, col contributo del Comune di Lazise.
Saranno presenti circa ottanta aziende (una settantina quelle del Bardolino e una quindicina quelle del Salento) per un totale di duecento vini presentati direttamente dai produttori ai loro stand, con libera degustazione dalle ore 10 alle 18.




«Tanta umiltà. Così si può capire il mondo del vino»

Fabrizio Sartorato
Fabrizio Sartorato

A sentirlo parlare sembrerebbe quasi che Fabrizio Sartorato, chef sommelier del tristellato Da Vittorio, a Brusaporto, abbia vissuto più di una vita. Non sono molti, infatti, i professionisti della sommellerie che possono vantare la sua esperienza e una tale miriade di aneddoti, alcuni dei quali incredibili, che potrebbero riempire più di un’esistenza, come il Gin tonic della Regina Elisabetta o quel favoloso Cognac del 1802, aperto nottetempo per dei clienti speciali. C’è chi, per molto meno, si sarebbe già montato la testa, ma non lui che, piedi ben piantati a terra, continua a lavorare sentendosi un vero “sommelier al servizio del vino”.

È una definizione che campeggia anche sul suo biglietto da visita. Cosa significa essere un “sommelier al servizio del vino”?

“Il vino è un alimento vivo per il quale ho grande rispetto, per questo mi metto al suo servizio. Per rendergli giusto merito, infatti, occorre scegliere il momento di massima espressione in cui aprirlo, la giusta temperatura di servizio e utilizzare tutta la ritualità del caso. Ogni vino è come un’opera unica, che merita attenzione e rispetto”.

Come riesce a intuire quando un vino è pronto, prima che intraprenda la sua fase discendente?

“L’esperienza maturata in vent’anni di lavoro è stata determinante per affinare questa sensibilità. E’ chiaro che, pragmaticamente, è necessario tenere monitorata la cantina in modo che le bottiglie di pregio non rischino di andare sprecate. E’ perfettamente inutile ed economicamente folle, infatti, avere una “cantina-museo” con centinaia di bottiglie storiche, che hanno sorpassato la curva del loro massimo. Il vino, non a caso, è un alimento vivo che come l’uomo invecchia. Quando questo accade, senza che sia stato aperto, l’errore è del sommelier che non ha saputo anticipare e capire i tempi di evoluzione di quella bottiglia”.

Come nasce la sua passione per il vino?

“Grazie a una bellissima esperienza fatta in Austria, presso il ristorante Altwienerhof di Vienna. Allora ero Chef de Rang e per gioco il sommelier del ristorante iniziò a farmi assaggiare dei vini. Ricordo che il mio primo bicchiere importante fu un Chateau La Tour, del quale non seppi dire altro se non “buono”. Durante quell’esperienza lavorativa ebbi modo di girare, per oltre due anni, le più importanti cantine dell’Austria, dove ho potuto conoscere i grandi Riesling, i Grüner Veltliner e i maglifici vini dolci. In seguito, nel 1999, tornato in Italia feci il primo corso da sommelier con l’AIS”.

Dunque una passione nata quasi per gioco che l’ha portata a lavorare in ristoranti di altissimo livello.

“E’ andata proprio così. Sono stato all’Hospiz Alm a Arlberg in Tirolo, uno tra i pochi Hotel Restaurant al mondo ad avere quasi esclusivamente una selezione di grandissimi formati, circa 900 pezzi, dai cinque litri in su. D’altra parte quel Restaurant, posto proprio sui campi da sci, era frequentato dal gotha di politici, potenti e grandi ricchi, tra cui – ricordo – anche la Principessa Diana e la Regina Elisabetta. Dopo meno di due anni mi sono trasferito in Francia, a Vonnas, per imparare la lingua, lavorando nel ristorante Georges Blanc, 3 stelle Michelin. E’ di quel periodo il mio diploma di Sommelier Conseil conseguito all’Università del Vino di Suze La Rousse, tra le più importanti al mondo. Successivamente mi sono trasferito a Londra con la mia compagna per continuare la mia formazione linguistica. Conoscevo bene, infatti, sia il tedesco che il francese, ma mi mancava l’inglese, quindi accettai di lavorare in un altro 3 Stelle Michelin, il The Waterside Inn a Bray”.

Qual è il ricordo più emozionante del periodo passato all’estero?

“Ce ne sono tanti, che è difficile sceglierne uno. Direi che tra i pranzi più importanti che ho seguito, c’è sicuramente quello per gli ottant’anni della Regina Elisabetta, al quale ha partecipato tutta la Royal Family. Ricordo che qualche mese prima il General Manager del Waterside Inn mi informò che, di lì a qualche mese, avremmo avuto un pranzo molto importante per il quale avremmo dovuto scegliere i migliori vini della cantina, senza alcun limite di spesa. Come aperitivo, per esempio, servimmo uno Champagne Pommery Louise 1989”.

Ricorda cos’ha bevuto la Regina?

“Ha pasteggiato a Gin tonic, come il Principe consorte, Filippo, che ha chiesto una caraffa di tonica a parte. Il pranzo fu servito in una saletta privata, collocata in un’ala distaccata del ristorante, con un vasto e rigoglioso giardino tutt’intorno”.

Dopo 12 anni passati all’estero, nel 2006, torna in Italia per diventare Chef Sommelier del tristellato Da Vittorio. Cos’ha imparato dalla famiglia Cerea?

“Molte cose, ma quello che li contraddistingue è l’estrema flessibilità, difficilmente trovata in egual misura all’estero. Se c’è un cliente che chiede una variazione sul menù o se fa ritardo, per esempio, si cerca in tutti i modi di accontentarlo. So per certo che se il cliente di un qualsiasi altro ristorante stellato francese, dovesse chiamare per chiedere di tenere aperta la cucina oltre l’ora prevista, si sentirebbe dire un deciso “mi dispiace, ma non è possibile”. Da Vittorio, al contrario, il cliente è considerato il padrone di casa”.

Qual è il vino del cuore della famiglia Cerea?

“Forse è il Rosso Faber, un vino fortemente voluto e pensato per radicare ancora di più i sentimenti e il lavoro della famiglia Cerea. Si tratta di un taglio bordolese ottenuto da Cabernet Sauvignon e Merlot coltivati nel vigneto che circonda il Relais, memoria di una tradizione agricola rivitalizzata grazie ai reimpianti realizzati con le tecniche più moderne”.

Quando gli Chef creano dei nuovi piatti, tutta la brigata viene coinvolta?

“Certamente, perché quando cambia il menù in base alla stagione tutto il gruppo di lavoro deve essere formato. Nella settimana del cambio menù, quindi, vengono fatti assaggiare tutti i piatti. Nel mio caso posso anche chiedere di fare degli assaggi durante le serate, per capire meglio un ingrediente o una cottura per abbinare il miglior vino possibile”.

Rispetto all’assegnazione delle Stelle Michelin, venite avvertiti dell’arrivo o dell’identità degli ispettori?

“No. Sappiamo che possono arrivare in qualunque momento, in genere due o tre volte all’anno, ma non sappiamo chi siano. In realtà Da Vittorio ogni cliente viene trattato con la stessa attenzione e cura, senza alcuna differenza di sorta. L’obiettivo è quello di far passare un bel momento al nostro ospite, chiunque egli sia”.

Dal momento che anche il servizio concorre all’attribuzione delle Stelle, le sente un po’ sue?

“No, non mi permetterei mai di dirlo. E’ chiaro che per l’attribuzione delle Stelle Michelin vi dev’essere alta uniformità qualitativa tra la location, la cucina e la sala. Ognuno fa la sua parte”.

La mettiamo alla prova. Ci propone tre piatti degli Chef Cerea in abbinamento a tre vini della vostra selezione?

“Certamente. Inizierei con un Cappuccino di spuma di patate con funghi porcini cacao e tartufo bianco, abbinato a un Terre di Franciacorta Chardonnay 2010 Az. Ag. Cà del Bosco. A seguire delle Linguine all’amatriciana di pesce con un Colli Tortonesi Timorasso “Fausto” 2011 Vigne Marina Coppi e come secondo di carne un Filetto di vitello piemontese alla Rossini con un Barolo Brunate 2006 Az. Vit. Ceretto”.

In vent’anni di carriera, di cui 12 anni passati all’estero, quali sono state le tre grandi emozioni enologiche?

“Ricordo che quando lavoravo da Georges Blanc ho aperto uno Chateau d’Yquem del 1937, considerato dalle guide di settore il vino “perfetto” da 20 punti su 20. Un noto giornalista svizzero di settore ebbe modo di dichiarare che, unica eccezione al mondo, avrebbe dato a quel vino 21 punti su 20, se avesse potuto. Ricordo che il profumo di bergamotto troneggiava elegantemente su tutti gli altri: quello Chateau d’Yquem era ancora un fanciullo dopo settant’anni! Un’altra esperienza rara l’ho vissuta al Waterside Inn di Londra, quando ho servito a tre arabi il vino più importante della mia vita, un La Tâche Grand Cru Romanée-Conti del 1978, l’annata più vecchia in carta. Ricordo che quando ho versato il primo sorso nel bicchiere, i profumi del vino si sono diffusi in tutta la sala. Non avevo mai sentito un vino con aromi terziari evoluti tanto intesi di tartufo, goudron, pelle e rum, da coprire una distanza di almeno quattro metri quadrati, tutt’intorno alla bottiglia. Non ultimo, Da Vittorio abbiamo, ancora per poco, un Cognac L’Heraud Grand Champagne 1802 a dir poco favoloso. Si tratta di una bottiglia di sei pezzi, forse rimasta l’unica al mondo. Il prezzo stimato per un bicchiere è di circa 1.000 euro”.

In quale occasione è stata aperta la bottiglia?

“Pochi anni fa, per un grandissimo estimatore di vini e distillati canadese. Già da tempo, infatti, stavamo aspettando la persona giusta a cui proporlo, perché sia io che la famiglia Cerea desideravamo che il primo assaggiatore fosse un vero esperto. L’occasione giusta è arrivata a fine cena, quando fui lui stesso a chiederci se era possibile aprire quella rarità. Erano le 2.30 del mattino quando scesi a prendere la bottiglia in cantina. Chiamai a raccolta tutta la famiglia Cerea per quell’evento, che fu straordinariamente emozionante per tutti noi. Quel Cognac era favoloso, con una persistenza di qualche ora in bocca, che tornava a più riprese con straordinaria eleganza. Ricordo perfettamente gli aromi della nocciola, che viravano verso la torrefazione e il pellame, per poi chiudersi in bocca con una potente speziatura che non finiva mai. Oggi di quel Cognac rimangono, forse, ancora un paio di bicchieri”.

Da ultimo, che consigli darebbe a un giovane sommelier?

“Di essere umile e di continuare a studiare. Mai sentirsi arrivati e cercare di trarre i migliori insegnamenti da tutti. Solo così si può iniziare a capire il mondo del vino”.

 




Settimana della birra artigianale, in Bergamasca quattro indirizzi

settimana birra artigianaleLa Settimana della Birra Artigianale è un evento che vuole promuovere la birra di qualità su tutto il territorio nazionale. La manifestazione si svolge da lunedì 2 a domenica 8 marzo coinvolgendo centinaia di professionisti operanti nel settore, come pub, birrerie, beershop, birrifici, ristoranti e associazioni. Sono quasi 450 i partecipanti su tutto il territorio nazionale, uniti dall’obiettivo comune di offrire tante occasioni per far conoscere meglio il mondo delle birre di qualità.

Durante la Settimana della Birra Artigianale è perciò possibile partecipare a serate di degustazione, presentazioni di nuove birre, concorsi di homebrewing, visite agli impianti di produzione, menù speciali, incontri con i produttori e altro ancora.

Attualmente sono quattro le insegne bergamasche che hanno aderito: i beershop La botte piccola di Cisano Bergamasco, Artigianbeer di Ponte Nossa e Passione Birra di Ranica e la birreria Pozzo Bianco a Bergamo alta.

Sul sito www.settimanadellabirra.it è possibile consultare l’elenco degli aderenti e le iniziative proposte, suddivise per regione.