Sommelier Ais, il tesserato numero uno si racconta

jean valenti - ritA Jean Valenti sono servite 76 pagine di un elegante libretto per scrivere l’autobiografia. Difficile quindi condensare la fitta serie di aneddoti, episodi, avventure persino, oltre che l’intensa storia professionale. Ma ci si può provare, cominciando dalla presentazione, che può sembrare ad effetto e invece altro non è che la semplice realtà: Jean Valenti è il numero uno dei sommelier. Sua infatti è la tessera numero uno dell’Ais, l’Associazione Italiana Sommelier, di cui è stato cofondatore a Milano insieme a Giancarlo Botti, al commercialista Leonardo Gerra ed al sommelier Ernesto Rossi. «Era il 7 luglio del 1965 – racconta Valenti con estrema lucidità dall’alto dei suoi 93 anni compiuti – ed avevamo lavorato più di un anno per dare il nome all’associazione. C’era stato chi aveva suggerito coppieri, chi aveva proposto cantinieri e poi il vocabolo sommelier ha finito per convincere di più, per la sua valenza internazionale. Il primo congresso dell’Ais si svolse nel 1967 e fu l’evento che segnò l’affermazione definitiva dell’associazione».

tessera Ais - n.1Ma a livello istituzionale l’attività di Jean Valenti non si è fermata qui. Nel 1969 infatti, raccogliendo l’invito del marchese d’Aulan, rampollo di una nobile famiglia proprietaria dello Champagne Piper-Heidsieck, è stato tra i cofondatori de l’Association de la Sommellerie International (Asi) nata a Reims il 4 giugno. «In quanto segretario generale dell’Ais ero anche delegato ai rapporti internazionali – ricorda – ed ebbi modo di incontrare sommelier francesi, inglesi, portoghesi e belgi. L’Asi si proponeva di consigliare ed aiutare gli altri Paesi di entrare a far parte della sommellerie internazionale fornendo adeguati supporti, soprattutto ai giovani».

La vita e la professione l’hanno portato in giro per il mondo, ma questo pioniere dell’associazionismo enoico, che oggi risiede in Brianza, ha anche un legame speciale con Bergamo. «Sono nato a Casazza per caso, il 25 aprile del 1922, ma la stirpe è bergamasca», precisa. Il papà Francesco, originario di Casazza appunto, era emigrato nell’hinterland parigino e per un lungo periodo aveva avuto un’azienda di coltivazione di funghi champignon che funzionava bene ed aveva una ventina di dipendenti, quasi tutti bergamaschi. La mamma, Josephine Zinetti, anch’ella di origini italo-francesi, quando era in attesa del piccolo Jean era stata consigliata di recarsi a Casazza, dove risiedevano ancora dei parenti, per riposarsi. Ma Jean aveva fretta e nacque prima del previsto.

Un socio acquisito da poco fece poi fallire l’attività paterna e questo cambiò, in senso professionale, il destino di Jean che i genitori vedevano già nelle vesti di avvocato. All’età di 17 anni la necessità di mettersi al lavoro gli offre il primo contatto con il vino. In realtà non si trattava di un lavoro molto qualificato: cavista o cantiniere si potrebbe tradurre. Il ristorante era il Grand Veneur a Barbizon nei pressi della foresta di Fontainebleau, luogo di caccia dei reali francesi. Il compito di Jean era quello di lavare, etichettare di nuovo e tappare le bottiglie che venivano riempite con vino prelevato dalle barrique che provenivano da quasi tutte le regioni francesi. Solo i grandi Borgogna, Bordeaux e Champagne venivano venduti già imbottigliati. Per quanto umile fosse la professione, Jean impara a conservare le bottiglie, a distinguere pregi e difetti del vino e a scegliere i tappi di sughero giusti.

Ed è a questo punto che le vicende della seconda guerra mondiale si intersecano con la sua vita, con elementi di grande drammaticità: la campagna di Russia negli Alpini, il ferimento, la prigionia in un campo di concentramento a Tambov, vicino a monti Urali. Alla fine della guerra Jean ritorna in famiglia e riprende da dove aveva lasciato. Al Grand Veneur viene promosso aiuto sommelier in sala. L’avventura nel mondo del vino stavolta comincia davvero, ma per questioni politiche gli italiani non erano molto ben visti in Francia nel ’47 e quindi, di fatto, è costretto ad emigrare. La meta questa volta è l’Inghilterra: un posto al Savoy Hotel di Londra dove Whiston Churchill aveva il suo angolo per fumare il sigaro, seguono poi Baden Baden (la capitale termale europea per eccellenza) e Saint Moritz, nel ’56, con un posto di sommelier al Palace Hotel e poi ancora in un paio di ristoranti in Europa sempre della medesima proprietà.

I fondatori dell'Ais
I fondatori dell’Ais

Il Savini, in galleria a Milano, rimane il centro nel quale si concretizzano tutta la sua esperienza e meticolosità nel conoscere i vini e sul modo in cui servirli e abbinarli. «Sono arrivato al Savini nel ’56, su richiesta specifica del patron, il commendator Angelo Pozzi, e ci sono rimasto per dodici anni. All’inizio erano i tempi in cui il cliente chiedeva bianco o rosso oppure domandava che cosa era quel posacenere che portavamo appeso al collo (il tastevin, ndr.). Le richieste prevalenti riguardavano vini francesi ma siamo riusciti nel tempo a far apprezzare anche i prodotti italiani. C’era sempre un po’ di magia quando si versava il vino nel decanter e si aspettava riprendesse vita. Clienti famosi? Il Savini aveva una clientela anche internazionale di alto livello. Ho servito da bere a cinque presidenti della Repubblica: Segni, Leone, Saragat, Pertini e Cossiga, al commendator Bialetti, l’inventore della moka, a Edoardo De Filippo, a John Waine, che però beveva solo whisky, a Jacqueline Kennedy, a Maria Callas e all’armatore Onassis del quale ricordo un curioso aneddoto. Una banconota di 100 dollari fatta scivolare discretamente nelle mie mani in occasione del saluto e la raccomandazione che anche agli uomini della sua scorta non mancasse da bere». E chissà quanto è lungo ancora questo elenco.

L’avventura al Savini finisce nel 1972 quando Alberto Alemagna gli propone un’offerta economicamente rilevante per passare al ristorante Gourmet in piazza Duomo. Qui vi rimane fino al ’76 poi il ristorante chiude e si riapre una parentesi internazionale. Quattordici mesi in a Tokio e nel sud Corea per far conoscere e spiegare i vini piemontesi in quella parte di mondo per conto di un consorzio di vini coordinato dalle cantine Bersano e poi, nell’84, tre mesi a Los Angeles in occasione delle Olimpiadi. E proprio in California il figlio Duilio ha aperto un ristorante, vicino a San Francisco, che si chiama Valenti and Co.

Fino all’età di 85 anni ha continuato la sua attività di consulenza in Italia e in Francia cercando di trasmettere nel miglior modo possibile la sua grande esperienza. Ora, con il traguardo dei 94 anni poco distante, segue ancora con attenzione i movimenti delle diverse associazioni di sommelier, poi proliferate, con il cuore chiaramente legato alla sua creatura e cioè l’Ais. Accento francese, grande presenza ed eleganza, occhio vigile e massima attenzione, non ha di certo perso la sua professionalità, al punto di esprimere un giudizio tecnico calibrato quando in occasione del nostro incontro avvenuto all’Enoteca al Ponte di Ponte San Pietro il patron Luca Castelletti ha voluto aprire in suo onore una bottiglia di Rioja del 1922, l’anno appunto di nascita di Jean Valenti.




Bollicine, dopo 7 anni i consumi tornano a crescere

Dicembre e le feste sono un barometro dei consumi nazionali. “Per le bollicine italiane – dice Giampietro Comolli fondatore di Ovse e di Ceves nel 1991 – dopo 7 anni di decrescita, stimiamo, nei canonici 25 giorni di festa, una ripresa molto significativa, segno di un ritorno d’innamoramento verso le bollicine. Purtroppo non è così per tutto l’alimentare. La strada del recupero è lunga per tutti”. Al botto della festa non si rinuncia e ciò fa registrare una crescita prevista del 3,9%, passando da 54 a 56,1 milioni di bottiglie vendute. Di queste, circa il 30% è consumato fuori casa, non ancora in grado di attaccare il mitico record del 48% degli anni boom. Valori quasi stabili all’origine (+0,4%), valori in crescita al consumo. Il giro d’affari dovrebbe attestarsi per queste feste a 445 milioni di euro, in crescita del 2,2% rispetto al 2014.

Giampietro Comolli
Giampietro Comolli

Meno tappi per i metodi tradizioni leader, da Trento a Franciacorta: i topbrand  Ferrari, Berlucchi, Bellavista insieme superano i 5 milioni di bottiglie stappate. Regressione o conferma dati ultimi anni per Asti, Brachetto d’Acqui, Oltrepò Pavese. “Non hanno una motivazione prioritaria di scelta” questa la causa dei cali per certe bollicine. In horeca i segnali sono ancora molto stazionari, niente grandi numeri: segni positivi solo per le etichette leader e per il Prosecco doc. Anche per le feste 2015-2016 il fenomeno Prosecco spumante veneto si conferma il più richiesto. Valdobbiadene docg e Prosecco doc, particolarmente richiesti in cenoni e catering, segnano al consumo un prezzo, fra 3,60 e 6,90 euro/bott, confermati o in calo i prezzi di altre denominazioni. A ruba, il primo giro di offerte nella Gdo per Trento e Franciacorta, fra 5,70 e 8,75 euro/bott. Il Cartizze tiene il prezzo fra 9,50 e 14 euro, dimostrandosi il metodo italiano più caro in assoluto. Buoni segnali di crescita vengono anche dai piccoli brand locali, regionali, come Gavi e Lambrusco. Segnano ancora un calo il Cava spagnolo e altri di importazione, mentre lo Champagne cresce ma solo per i grandi brand e riserve; calo invece delle etichette francesi di primo prezzo e mass market.

Dall’estero segnali molto positivi, anzi è un record dei record: in tutto il mondo saranno stappate (solo durante le feste e in 84 paesi) 165.000.000 di bottiglie (+24% sui consumi delle feste 2014). “Azzardando, ma basandoci su 25 anni di esperienza – annota Comolli – questo volume può rappresentare il 47% del totale esportato nell’anno 2015 che rappresenterà anche un nuovo record. Già nel 2013 e poi nel 2014 l’Italia è diventato il primo paese al mondo per esportazione di vini spumanti e bollicine (escluso i frizzanti) e già durante le festività 2014 le bollicine effervescenti made in Italy erano le più stappate al mondo. “Ma attenzione a non sparare dati falsi o presunti per solo effetto mediatico” perché si droga il mercato.  Nel 2015 il superamento dei numeri di Champagne, Cava ed altri da parte del fenomeno Valdobbiadene docg e Prosecco doc è ancora più evidente all’estero. Piace a tutti: tecnologia e qualità, alta beva e ampia scala abbinamenti, oltre a morbidezza e prezzo giusto, sono i punti di forza del Prosecco (docg-doc) per un consumatore sempre più attento e sempre più votato a scelte autonome e non guidate. Saranno gli Inglesi ancora una volta a superare gli Americani per il numero di calici bevuti durante queste feste di fine anno. I Tedeschi riagguantano la terza posizione a danni dei Russi, in fase molto critica e un po’ meno propensi a bere internazionale.




Porta Osio, cena con i vini di “Poderi e Cantine Oddero”

OdderoPorta Osio, l’enoteca con cucina di via Moroni 180, a Bergamo, organizza per il 9 dicembre, alle 20, una serata con “Poderi e Cantine Oddero”, un marchio storico tra i produttori di Barolo. Rimaste per generazioni in mani maschili, le cantine Oddero sono oggi di proprietà di Mariacristina e Mariavittoria, figlie di Giacomo Oddero, patriarca del Barolo e personaggio noto non solo in terra di Langa. Con sapienza antica, unitamente alle più aggiornate tecniche produttive, la famiglia Oddero segue la produzione dei vini in tutte le sue fasi, partendo dalla potatura fino alla pigiatura e all’affinamento. I vigneti sono sparsi nelle migliori posizioni soleggiate (sorì) delle colline della zona del Barolo e Barbaresco, del Moscato e della Barbera d’Asti. L’azienda produce vini di pregio e grande finezza; perfetta espressione della tipicità del territorio piemontese.

Il menù contempla Stuzzichini caldi dello chef abbinati alla Barbera superiore 2012, quindi si prosegue con l’Arrotolato di coniglio e pancetta con purè di mele renette e radicchio trevisano arrostito (Langhe  Nebbiolo 2012), col Risotto carnaroli “Riserva S. Massimo” mantecato con fagioli borlotti, essenza di mandarino e pasta di salsiccia croccante (Barbaresco Gallina 2011), la Guancia di manzo brasata al barolo con chicchi di caffè, servita con polenta di farina bramata delle nostre valli (Barolo di Castiglione 2010) e col Tortino caprese alle mandorle di Avola con caramello di zucca e amaretto sbriciolato servito con il Moscato d’Asti “Cascina Fiori” 2015.

Il costo  a persona è di 80 euro vini e bevande compresi. Informazioni e  prenotazioni:  info@portaosio.net, 035-219297.




“Emozioni dal Mondo”, la medaglia d’oro va alla Serbia

emozioni dal mondo presentazione okE’ serba la Gran Medaglia d’Oro assegnata dai giudici dell’11° Concorso Enologico Internazionale “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme” conclusosi a Bergamo lo scorso 17 ottobre.

Podrum Radovanovic conquista con il suo Cabernet Sauvignon Radovanovic Reserve 2012 il titolo più alto tra i 60 premi assegnati dai 78 giudici internazionali che, in rappresentanza dei 25 paesi di provenienza, hanno degustato i 200 campioni in concorso nella giornata di venerdì 16 ottobre presso gli spazi di Villa Betty Ambiveri a Seriate.

Altissima la rappresentatività del medagliere: 12 dei 17 paesi partecipanti hanno guadagnato una medaglia d’oro. Nell’ordine 30 medaglie d’oro all’Italia, 6 alla Croazia, 4 alla Francia, 3 a Israele, Serbia, Turchia e Malta, 1 ciascuno a Chile, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria (premiata per la prima volta).

Buona anche la rappresentatività italiana: delle 30 medaglie assegnate 10 sono lombarde (rispettivamente 5 ai padroni di casa bergamaschi, i Valcalepio Doc, e 5 ai vicini mantovani), 8 venete, 5 trentine, 3 toscane, 2 abruzzesi, una siciliana e una marchigiana.

Come è stato più volte ribadito da Vignaioli Bergamaschi e Consorzio Tutela Valcalepio, organizzatori della kermesse internazionale che porta a Bergamo ogni anno un’importante delegazione di tecnici e giornalisti del mondo del vino internazionale, “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme” è il concorso internazionale con il rapporto più alto tra il numero di degustatori e quello dei campioni degustati. Ogni giudice facente parte delle 7 commissioni di degustazione riunite a Seriate nella giornata di venerdì 16 ottobre ha avuto incarico di degustare circa 33 vini nel corso della mattinata. “Commissioni costituite da 11 o 12 giudici costituiscono un importante bacino di rappresentatività che permette ai nostri risultati di essere sempre molto variegati e di rispecchiare quanto più possibile la differenza di background ed esperienza dei nostri giudici ma rappresentano anche una sfida dal punto di vista organizzativo” ha ricordato il direttore del concorso, l’enologo Sergio Cantoni, in apertura del Convegno sul tema “Territorio come Identità: il Paesaggio tra Consumo e Conservazione” che, nella mattinata di sabato 18 ottobre 2015 presso il comune di Scanzorosciate ha concluso i lavori dei tecnici chiamati a Bergamo per le degustazioni.

“Un momento di confronto di grande rilevanza” ha sottolineato il presidente di Vignaioli Bergamaschi, Marco Bernardi, riferendosi al convegno “I relatori chiamati ad affrontare il tema della sostenibilità e del rapporto tra essere umano, territorio e produzione hanno svolto il loro compito in maniera eccelsa portando la loro esperienza internazionale qui a Bergamo. Avere modo di mettere ad un tavolo esperti di provenienza mondiale per ascoltare il loro punto di vista costituisce un privilegio raro”.

Importante per lo svolgimento del Concorso Enologico Internazionale 2015 è stata anche la partnership stretta con il distretto dell’attrattività GATE. “In Gate e, in particolare, nei 4 comuni coinvolti quest’anno (S. Paolo d’Argon, Seriate, Scanzorosciate e Orio al Serio) abbiamo trovato un partner d’eccezione.” Ha sottolineato il Presidente del Consorzio Tutela Valcalepio, Emanuele Medolago Albani. “Per il nostro territorio è fondamentale poter costruire una rete efficace di relazioni che ci consenta di affrontare al meglio le sfide che il futuro ci riserva e la disponibilità di questi 31 comuni fa ben sperare per il futuro.”

Proprio il Green Expo Point, sede del distretto GATE presso Oriocenter, ha ospitato la proclamazione dei Premi della Stampa e il banco d’assaggio dei vini vincitori dell’11° Concorso Enologico Internazionale “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme” nel pomeriggio di sabato 17 ottobre. Una formula, quella delle degustazioni aperte al pubblico negli spazi del centro commerciale, mai sperimentata prima ma che potrebbe costituire un’interessante precedente anche per manifestazioni future.




Vini bordolesi pronti al confronto. Torna il concorso “Emozioni del Mondo”

Sarà un’edizione itinerante, l’undicesima del Concorso Enologico Internazionale “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme”, in programma il 15, 16 e 17 ottobre prossimi per la regia dell’associazione Vignaioli Bergamaschi e del Consorzio Tutela Valcalepio. E con un finale del tutto nuovo per manifestazioni di questo genere: il banco d’assaggio dei vini vincitori sarà infatti allestito e aperto al pubblico in un tempio dello shopping come Oriocenter.

A fare da filo conduttore dell’intero programma c’è, del resto, l’attenzione al territorio: agli ospiti internazionali, tecnici e giornalisti chiamati a Bergamo in veste di giurati verranno mostrate le bellezze e le ricchezze locali non solo per quel che riguarda l’enologia e la gastronomia ma anche storia, cultura e tradizione. Per raggiungere al meglio questo obiettivo, Vignaioli Bergamaschi e Consorzio Tutela Valcalepio hanno scelto di coinvolgere il distretto dell’attrattiva Gate e, in particolare, i comuni di San Paolo d’Argon, Seriate, Scanzorosciate e Orio al Serio.

Tutto avrà inizio nella giornata di giovedì 15 ottobre, che sarà interamente dedicata all’accoglienza degli ospiti italiani e stranieri con una visita pomeridiana all’affascinante Abbazia di San Paolo d’Argon. La giornata si concluderà con la consueta cena di benvenuto.

Giornata centrale del Concorso Enologico Internazionale “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme” sarà venerdì 16 ottobre: nel corso della mattinata, infatti, i giudici saranno chiamati a degustare i vini Merlot e Cabernet in concorso. Ad ospitare le degustazioni sarà la villa Betty Ambiveri nel comune di Seriate: un luogo ricco di storia che gli organizzatori vogliono mostrare e condividere con gli ospiti di Emozioni dal Mondo. Nel corso del pomeriggio i giudici avranno la possibilità di accedere alla ricca biblioteca della villa, che custodisce oltre 3.200 volumi in lingua russa, di conoscere la realtà dell’Associazione Russia Cristiana, fondata dalla stessa Betty Ambiveri, di scoprire qualcosa in più sull’affascinante vita di questa bergamasca fuori dal comune e di ammirare gli interni della cappella bizantina e il giardino della villa.

Non si perderà poi l’occasione di mostrare agli ospiti anche le aziende vitivinicole della Valcalepio, che saranno oggetto dell’itinerario tecnico del venerdì pomeriggio.

Ad inaugurare la giornata di sabato sarà invece il convegno tecnico-scientifico sul tema “Territorio come Identità: Il Paesaggio tra Consumo e Conservazione” con interventi di relatori internazionali presso la sala giunta del Comune di Scanzorosciate. A seguire, nella stessa sala, l’attesa proclamazione dei vini vincitori dell’undicesimo Concorso Enologico Internazionale “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme” 2015.

A chiudere in bellezza la rassegna, come detto, la passerella-degustazione dei vini vincitori, al primo piano del centro commerciale, nell’area ristorazione adiacente al Green Expo Point dalle 14.30 alle 18.30. Il ricavato dell’iniziativa sarà devoluto alla onlus Nepios.

 




Libri e vino, quattro serate con gli autori

Pieghevole ottobre letterario 2015È dedicata al vino la seconda edizione dell’Ottobre letterario, rassegna di autori e libri organizzata dal Comune di Scanzorosciate. È in programma per quattro venerdì e riunisce firme che hanno saputo unire alla conoscenza del mondo vitivinicolo la capacità di scriverne sia nella forma del saggio che in quella del romanzo. Si tratta di alcune tra la personalità più blasonate in questo campo: Gian Arturo Rota, Daniele Cernilli, Giovanni Negri e Camilla Baresani.

Il programma

venerdì 2 ottobre

Gian Arturo Rota parla di Luigi Veronelli presentando il libro “Luigi Veronelli” (Giunti)

venerdì 9 ottobre

Daniele Cernilli racconta il mondo dei grandi produttori vinicoli italiani e propone la sua personale selezione dei migliori vini presentando il libro “I racconti (e i consigli) di Doctor Wine” (Einaudi)

venerdì 23 ottobre

Giovanni Negri sceglie la forma del romanzo per narrare il mondo del vino e dei cospicui interessi che gli ruotano intorno presentando il libro “Il sangue di Montalcino” (Einaudi)

venerdì 30 ottobre

Camilla Baresani propone un insolito abbinamento fra brevi racconti incentrati sul tema dell’incontro sentimentale e il vino che li ha accompagnati presentando il libro “Vini, amori” (Bompiani editore);

In più, venerdì 16 ottobre, il vicepresidente del Consorzio di Tutela parlerà del Moscato di Scanzo, delle sue caratteristiche e di quelle del territorio dove viene prodotto.

Tutte le serate si svolgono nella sala consiliare del municipio di Scanzorosciate, con inizio alle 20.45. L’ingresso è libero.




I sommelier “degustano” anche i bicchieri

bicchieri vino«Il movimento, la sensazione, l’espressione sono definiti dalla forma del profumo e dalla sua durata…». Cita un famoso “naso” – Jean-Claude Ellena, creatore per Hermès – l’Ais di Bergamo per presentare una serata di degustazione inusuale, nella quale si assaggeranno sì dei vini, ma anche i loro contenitori.

“Bicchieri diversi. Vini uguali. Sensazioni differenti” è il titolo dell’appuntamento in programma martedì 22 settembre alle ore 20.45 da Polisena “L’altro Agriturismo” di Pontida (via Ca’ di Maggio 333).

La Delegazione vuole ricordare che ciò che maggiormente può condizionare la percezione dei diversi sentori profumatici o le differenti note “degustative” è la forma, per questo durante l’evento farà scoprire come lo stesso vino possa esprimersi al meglio se contenuto nel giusto bicchiere. Si giocherà, pertanto, attraverso il susseguirsi di bicchieri difformi ad evidenziare le caratteristiche del bicchiere ideale ed il perché.

sommelier Nicola Bonera
Nicola Bonera

A condurre la serata un professionista dal naso e palato estremamente sviluppati e fini, nonché storico amico di Bergamo, il miglior sommelier d’Italia 2010 Nicola Bonera.

I vini in degustazione saranno svelati solo a fine serata così come il piatto finale proposto dallo chef dell’Agriturismo “Polisena”, il socio e sommelier Marco Locatelli.

Il contributo per la realizzazione della serata è di 35 euro per i Ais, 40 per gli altri.

Per informazioni e prenotazioni: Luigi Mascheretti (3492676432 – mascherettiluigi@libero.it), Roberta Agnelli (3477321538 – roberta.agnelli@aislombardia.it)




Arriva la prima birra fermentata col mosto d’uva Franciacorta

Dal 2002 Villa Crespia, di Adro, sceglie di produrre Franciacorta a Dosaggio Zero per raccontare la variabilità dei suoli attraverso i suoi vini. L’amicizia di Michela Muratori con i giovani birraioli Matteo e Christian del Birrificio Curtense di Monterotondo ha creato i presupposti per dare vita ad una birra a Dosaggio Zero con mosto d’uva di Franciacorta. Dalle uve di Pinot nero raccolte nel Vigneto Fornaci di Villa Crespia ad Adro dalla vendemmia di questo agosto 2015 è stato selezionato il mosto da utilizzare per la nuova birra battezzata Birra #Dzero. La Birra #Dzero sarà in degustazione in anteprima domenica 20 settembre dalle ore 16.30 a Villa Crespia, quando la cantina sarà aperta al pubblico in occasione del prossimo Festival del Franciacorta in Cantina. La degustazione della nuova birra, alternata a calici di Franciacorta a Dosaggio Zero, sarà accompagnata dal Pane&Salamina preparato dalla Trattoria del Gallo di Rovato, per l’occasione in trasferta a Villa Crespia. Oltre al Pane&Salamina, in anteprima si potrà provare anche il Mc Burger #Dzero, un panino preparato con prodotti tutti molto ‘local’ da pensare in abbinamento a Franciacorta o Birra, secondo i gusti. La presentazione della Birra #Dzero sarà accompagnata dalla musica live del mitico Charlie Cinelli, amico sostenitore di questo nuovo progetto!

www.arcipelagomuratori.it




Filippa Lagerback: “Non vedo l’ora di provare il Moscato di Scanzo”

Negli anni 90 è diventata famosa in Italia per lo spot tv di una famosa birra e da quel momento la sua carriera non si è più fermata: moda, pubblicità e televisione hanno caratterizzato la sua vita, complice una bellezza fiera e un sorriso che non lascia indifferenti. È Filippa Lagerback, svedese di origine, ma ormai italiana per scelta (qui ha trovato lavoro, amore e famiglia), che sarà l’ospite d’onore venerdì 4 settembre alla 10° edizione della Festa del Moscato di Scanzo. «Conosco Bergamo abbastanza bene – racconta a La Rassegna.it. – L’ho visitata più volte, perché ho degli amici che abitano in città e poi perché adoro la tradizione culinaria bergamasca. Sono sempre molto curiosa di scoprire nuovi piatti e ricette particolari e poi ritengo importante la convivialità della tavola, perché unisce ed aggrega le persone. E ovviamente non deve mai mancare un buon bicchiere di vino, per rendere completi i piatti e più piacevole lo stare insieme».

E al riguardo aggiunge: «Ho un buonissimo rapporto con il vino, mi piace berlo a tavola e mi piace scoprirlo. L’Italia è ricca di un’importante tradizione vinicola e ci sono molti addetti del settore, che lavorano con passione e sacrificio per realizzare un prodotto eccellente. Quando riesco, visito le cantine “minori” quelle del produttore piccolo e non famoso e scopro sempre che la qualità è invece al massimo livello».

Cosa apprezza dei vini italiani?

«Offrono una qualità molto buona ad un prezzo ragionevole e sono eccellenti “foodwines”, cioè perfetti negli abbinamenti a tavola. E poi la scelta è ampia e tale varietà rende il panorama enologico italiano davvero interessante».

C’è un vino che preferisce?

«In realtà non ne ho uno preferito, perché come ho detto, mi piace sperimentare; se posso scegliere, opto per un vino bianco fermo, ma dipende dal contesto e da cosa sto mangiando: alle volte un buon bicchiere di vino rosso diventa la ciliegina sulla torta per un primo piatto gustoso o per certi antipasti. Sono anche molto curiosa di assaggiare il Moscato di Scanzo, che mi hanno detto essere vellutato e corposo con un gusto equilibrato e moderatamente dolce. Perfetti quindi da abbinare a formaggi erborinati, a pasticceria secca e a certi tipi di cioccolati fondenti».

In Svezia che vini si bevono?

«Dopo un dominio di anni che ha visto protagonisti i vini provenienti dal Sudafrica, oggi sono gli italiani a farla da padrone; i vini preferiti sono quelli con un alto residuo zuccherino come l’Amarone e lo Zinfandel; al tempo stesso sono molto apprezzati anche i vini spumanti come il Metodo Classico ed il Prosecco. Forse non tutti lo sanno, ma il governo svedese detiene il monopolio sulle vendite al dettaglio del vino e delle bevande alcoliche in generale; ciò significa che le vendite al cittadino sono effettuate attraverso l’azienda di proprietà statale Systembolaget che ha più di 410 punti vendita nell’intera nazione. Considerato che non esiste concorrenza, il vino venduto è sempre di buona qualità e senza massimizzazione del profitto. Per qualcuno può sembrare una “forzatura”, in realtà è un modo per tutelare la salute delle persone e per creare una buona cultura del bere, evitando il commercio di prodotti scadenti e di bassa qualità».

Considerato che è una mamma e una donna che lavora molto, come riesce a conciliare famiglia e lavoro?

«È difficile, ma per quanto mi riguarda molto facile: ho scelto di mettere al primo posto famiglia e ciò significa che in passato ho rinunciato a proposte interessanti perché mi portavano lontano da loro. È fondamentale stare accanto ai figli, dedicare loro tutto il tempo che si ha a disposizione, ascoltarli ed aiutarli a crescere, anche se ciò richiede dei sacrifici e delle rinunce nel campo professionale. Ma sono anche fortunata: il mio compagno mi aiuta molto e il lavoro di squadra fa sempre la differenza, sia che si faccia parte del mondo dello spettacolo sia che si lavori in ufficio. Lo diceva anche Gothe, “è necessario unirsi, non per stare uniti, ma per fare qualcosa di bello e importante insieme”».

 




Vino, l’evoluzione del consumatore e i progressi delle Doc bergamasche

vinoIl consumo del vino rappresenta un fenomeno in costante mutamento e andando ad indagare nell’universo delle preferenze dei consumatori è possibile assistere a vere e proprie modifiche e cambi di direzione, a volte anche molto repentini.

Se in passato il consumatore di vino, una volta identificata la sua preferenza per una tipologia di vino, tendeva ad essere piuttosto fedele e ad essere costante nell’acquisto e nel consumo, ultimamente – grazie anche allo sviluppo e alla sempre maggior diffusione di mezzi di comunicazione di tipo immediato e di facile consultazione – è possibile notare un continuo mutare delle preferenze del pubblico. Cosa influenza il consumatore nella sua scelta? Sicuramente la curiosità di provare ogni volta un prodotto nuovo o una nuova tipologia di vino, capace di soddisfare specifiche aspettative e generare determinate emozioni, senza trascurare quanto il “fattore moda” conti quando si parla di consumi. Sono questi gli elementi che negli ultimi anni hanno generato un lento, ma costante, cambiamento delle tendenze legate al consumo enoico. Se fino a qualche anno fa la preferenza dei consumatori era indirizzata verso vini rossi di grande struttura, complessi e alcune volte assai “pesanti”, oggi i dati di vendita disegnano un panorama di preferenze nettamente differente. La caratteristica principale che un vino deve avere per essere apprezzato dal pubblico è sempre più la freschezza, una piacevolezza di bevuta che accomuna tanto i vini bianchi quanto i rossi.

Per quanto riguarda il mondo dei bianchi, il consumatore sceglie in parte di bere vini spumantizzati, dal carattere fresco e beverino, senza disdegnare bianchi fermi prevalentemente di natura aromatica, con profumi intensi e persistenti, facilmente identificabili al naso e che perdurano durante l’assaggio. Salgono alla ribalta anche i rosati, meglio se dotati di buona aromaticità. Ma la grande rivincita è quella dei vini rossi, freschi e con leggeri sentori legnosi che prevaricano i rossi barricati, ormai quasi dimenticati: il consumatore sceglie la facilità di beva alla struttura complessa e impegnativa. Nel frattempo, in questo scenario in continua evoluzione, la piramide produttiva bergamasca è diventata sempre più flessibile proprio per poter soddisfare queste variabili richieste dei consumatori. Il Valcalepio Rosso doc, per esempio, negli ultimi anni è diventato decisamente più fresco, grazie anche alla riduzione del periodo di invecchiamento in legno, che viene mantenuto nella tipologia riserva. Numerose poi le possibilità offerte dalla recente Doc Terre del Colleoni con particolare interesse sul Manzoni Bianco e sull’Incrocio Terzi, verosimilmente due vini che faranno parecchio parlare nel prossimo futuro. Infine, si conferma anche la decrescente attenzione sui pareri forniti dalle varie guide sul mercato: il consumatore ha finalmente deciso di applicare, in modo indipendente il proprio potere di scelta, adottando criteri generati dal proprio gusto rispetto al classico condizionamento formulato dagli esperti. Anche questo un segno dei tempi.