Clusone, protesta dei commercianti sull’ex mirage

clusone 2

Le minoranze hanno chiesto la presenza in massa di cittadini e negozianti per testimoniare il dissenso rispetto all’operazione. Ma c’è anche chi ha scelto la strada opposta.

In un comunicato stampa, l’associazione di commercianti Clusonecentro fa sapere che diserterà per protesta il Consiglio Comunale in programma oggi, 31 gennaio, alle 17.30. Tra i punti all’ordine del giorno c’è la questione dell’area dell’ex cinema Mirage, all’ingresso del centro abitato, con la proposta di modifiche al programma di intervento e la conversione della destinazione d’uso di 750 mq da terziario a commerciale.

«Con l’approvazione della variante – scrive l’associazione guidata da Luigi Percassi – i nostri amministratori autorizzano ancora 750 mq di negozi commerciali nell’area ex Mirage. Prossimamente verranno valutate altre iniziative perché il centro storico muore e il Comune non vuole confrontarsi».

Una presa di posizione della quale un po’ si rammarica il sindaco Paolo Olini, ma che non cambia lo stato delle cose. «Mi dispiace se non saranno presenti i commercianti dell’associazione, ma non avrebbero avuto comunque diritto ad intervenire – dice il primo cittadino -. La decisione spetta al Consiglio e rimanderei ogni valutazione a dopo, intanto posso dire che si è trattato di una scelta ragionata e che il Comune non ha certo abbandonato il centro storico, come dimostrano, ad esempio, i 40mila euro per gli eventi natalizi stanziati sia quest’anno sia l’anno scorso. L’importante sarà piuttosto continuare a lavorare per cercare di renderlo più attrattivo». «E poi – aggiunge – non credo proprio che il commercio del centro potrà andare in crisi per tre nuovi negozi di vicinato, che è, più o meno, quanto significa una superficie di 750 mq».




Canone Rai, per i pubblici esercizi pagamento entro il 31 gennaio

generic-tv-watc.jpgEntro il 31 gennaio andrà rinnovato l’abbonamento speciale alla Rai per gli apparecchi televisivi e radiofonici presenti negli esercizi pubblici. Poiché nulla è cambiato per la detenzione di apparecchi fuori dall’ambito familiare, il canone – ricorda la Fipe – va versato nella consueta modalità del bollettino postale che la Rai invia alle imprese prima della scadenza.

Gli importi del canone speciale per radio e tv (comprensivi di Iva del 4%) sono scaricabili al questo link. Per tutte le altre informazioni (modalità di pagamento, variazioni, disdette, ecc.) è invece questa la pagina dedicata.

Ai sensi del comma 2 dell’art. 16 della legge n. 488/1999, il canone speciale per la televisione ricomprende anche quello per la radio, pertanto i soggetti che hanno nel proprio locale sia radio che tv pagheranno solo il canone per la televisione, mentre coloro che hanno la radio ma non la tv, sono tenuti al pagamento del canone speciale per gli apparecchi radiofonici.

Inoltre, ai sensi dell’art. 17 del decreto legge 6 dicembre 2011 n. 201, le imprese e le società devono indicare, nella relativa dichiarazione dei redditi, il numero di canone speciale alla radio o alla televisione.

Il tributo è previsto per legge ed è, pertanto, obbligatorio. Dopo aver appreso dalla stampa la volontà della Rai di aumentare e rafforzare i controlli su bar, ristoranti ed esercizi commerciali, la Fipe fa sapere che si sta attivando con la Rai al fine di trovare un accordo che riduca notevolmente le tariffe del canone attuale, «che si ritengono eccessive rispetto al mercato generale della multimedialità e dell’evoluzione della televisione avvenuta in questo ultimo decennio nel mondo dei pubblici esercizi, con addirittura un sistema tariffario obsoleto che ha come riferimento le “vecchie categorie”».




Discoteche / «Un rito al tramonto, tengono solo i grandi eventi»

paolo visinoni
Paolo Visinoni

I gestori dei locali da ballo allargano le braccia di fronte ad una crisi generalizzata che sta portando molti a studiare nuove formule se non a cambiare pelle.

Il bilancio del 2016 per le discoteche bergamasche è pesante, come sottolinea Paolo Visinoni, presidente del Gruppo Sale da Ballo Ascom: «È stato un anno molto difficile, specialmente da maggio a ottobre. La flessione delle presenze estive è stata del 20-30 per cento nonostante promozioni e intrattenimento. A settembre e ottobre non c’è più stata alcuna ripresa, tanto che tutti i locali si sono visti costretti a ridurre le serate settimanali».

La crisi delle discoteche e del rituale del ballo del sabato sera con sale stracolme e code all’ingresso è un fenomeno ormai evidente in Italia come nel resto d’Europa. Il format delle disco è in crisi ovunque: «La Romagna ormai è morta e sepolta come tappa di divertimento notturno, resiste solo il Salento d’estate – continua Visinoni -. I locali che hanno fatto la storia della disco a Londra e nel Regno Unito sono in crisi. Tiene e anzi rilancia Ibiza, grazie anche a voli low-cost: in estate è la capitale indiscussa del divertimento e con grandi eventi richiama gente da tutta Europa nel fine settimana».

Non c’è più il locale del cuore, ci si sposta in base a serate ed eventi: «La gente è più esigente, non si accontenta di una serata normale di ballo e buona musica, cerca esperienze particolari, serate-evento che rifuggono l’omologazione di riti collettivi e reiterati come il ballo del sabato sera degli anni 90 – continua il presidente delle Sale da Ballo -. Un tempo si facevano anche quattro o cinque serate a settimana, ora la media è di cinque o sette al mese, i prezzi degli ingressi sono sempre più bassi e gli omaggi sempre più estesi, con ingressi gratis per le donne fino ad oltre la mezzanotte. Oggi riusciamo a fidelizzare i ragazzi fino a 20 anni, con tutte le problematiche però di una clientela di adolescenti da gestire, con un’idea di divertimento spesso distorta che mette a rischio la sicurezza. Dai 20-25 anni ci si sposta in base a dj set ed eventi, da Milano a Brescia, ma anche ben più in là».

discoteca (1)Ci si muove per grandi eventi: «Per riempire i locali bisogna organizzare serate con ospiti e dj affermati, con investimenti spesso altissimi che a malapena coprono i costi e spesso nemmeno quelli, visto che la tassazione è sempre alle stelle e tra Iva, Siae, Scf, stipendi e spese di gestione il cassetto piange».

A pesare sulla categoria è anche l’abusivismo che non sembra conoscere crisi. «Nascono in continuazione circoli e cooperative che fanno da discoteche a tutti gli effetti e si organizzano eventi anche nei capannoni. Ora anche palazzetti dello sport fanno intrattenimento nei momenti clou dell’anno, a partire da capodanno. D’estate le sagre organizzano dj-set fino all’una di notte e serate con musica dal vivo. Poi ci si mettono a fare concorrenza anche  le radio principali che organizzano eventi e feste in piazza. E infine ci sono le one-night, le feste nelle ville e quant’altro».

La voglia di divertimento c’è sempre, solo che o si è spostata altrove o ha virato verso nuovi format: «Dagli aperitivi che si tirano fino all’ora del ballo a ristoranti e pub dove si esce per mangiare o bere una birra e poi si fanno le ore piccole, l’offerta si è moltiplicata – spiega Visinoni -. Anche i social network rappresentano un modo di comunicare nuovo e di conoscere gente, magari in chat, disincentivando alcune uscite».

La sfida per la categoria è quella di cercare nuove vie per rimodulare l’offerta di svago e intrattenimento: «Ma molti imprenditori stanno pensando a come trasformare i loro locali in un momento di crisi generale e cambio di abitudini e consumi. I locali in Italia dal 2005 ad oggi sono dimezzati e in Europa, da Amsterdam a Londra, a Parigi ci sono chiusure, molte anche eccellenti, a raffica», conclude Visinoni.




Parolini alle imprese: “Ecco le misure che la Regione metterà in campo nel 2017”

parolini“Circa 400 milioni di euro per nuove misure sussidiarie e condivise con i protagonisti dei diversi settori economici: così aiutiamo le imprese lombarde a crescere, impiegando risorse regionali e fondi europei non in una logica assistenzialistica e d’emergenza, ma con una visione integrata di sistema e di sviluppo duraturo”. Mauro Parolini, assessore regionale allo Sviluppo economico, ha tracciato a Dalmine, al Point di Dalmine, un bilancio complessivo delle iniziative portate avanti dal suo assessorato in favore delle imprese durante questa legislatura e ha presentato le nuove opportunità che Regione Lombardia metterà in campo per il 2017. “Durante il mandato, in provincia di Bergamo – ha spiegato Parolini, affiancato dal presidente della Camera di Commercio di Bergamo, Paolo Malvestiti – abbiamo concesso contributi e incentivi per 97 milioni di euro. Un impegno che dimostra la nostra vicinanza al tessuto produttivo bergamasco, che ha permesso di sviluppare 176 milioni di investimenti negli ambiti del commercio, turismo, attività produttive e terziario”.
L’assessore ha poi illustrato le opportunità che l’assessorato sta sviluppando per il 2017 “sottolineando che punteranno al sostegno alle star up innovative e sociali, alla filiera dell’edilizia e in particolare di quella della casa high-tech, alla promozione dell’export, il sostegno al credito e agli investimenti degli imprenditori della manifattura e del turismo, riservati alle piccole e medie imprese”.
“Un’azione complessiva – ha sottolineato Parolini – sostenuta appunto da quasi 400 milioni di euro, che danno sostanza e concretezza alla forte spinta che, proprio per raccogliere la complessità delle sfide imposte dal mercato, abbiamo impresso durante questa legislatura alle nostro politiche di promozione dell’aggregazione, della contaminazione tra settori differenti e della valorizzazione delle filiere di eccellenza quali driver di sviluppo”. “Accanto a questa prospettiva – ha concluso l’assessore – stiamo lavorando alla creazione di un nuovo ecosistema amico dell’impresa, una rete di accoglienza dove la Pubblica Amministrazione non è vista come un ostacolo all’iniziativa imprenditoriale, ma come un fattore di efficienza in grado di facilitarla accompagnandola attraverso un cammino condiviso e molto concreto con gli stakeholder locali. Un impegno finalizzato ad attrarre nuovi insediamenti economici e creare nuove opportunità occupazionali”.

Le misure

Sono 58 ad oggi le misure attivate dall’assessorato allo Sviluppo economico sull’intero territorio regionale durante la legislatura: 19 nell’ambito commercio e reti distributive; 14 turismo e attrattività integrata; 25 attività produttive, terziario ed export.
Contributi Concessi: 617 milioni di euro
Investimenti attivati: 1,15 miliardi di euro
Imprese beneficiarie: 9.500, di cui 3600 commercio e reti distributive, 500 turismo e attrattività integrata, 5400 attività produttive, terziario ed export.

La provincia di Bergamo

Contributi concessi: 97 milioni di euro, di cui 9,7 milioni alle imprese del commercio e reti distributive, 3,3 turismo e attrattività integrata, 84 attività produttive, terziario ed export.

Investimenti attivati: 175,7 milioni di euro, di cui 23,3 milioni nel commercio e reti distributive, 4,6 turismo e attrattività integrata, 147,8 attività produttive, terziario ed export.

Imprese beneficiarie: 1470, di cui 550 commercio e reti distributive, 20 turismo e attrattività integrata, 900 attività produttive, terziario ed export.

 

Le novità del 2017

SMART LIVING

Bando da 10 milioni di euro che concede contributi a fondo perduto fino a 800mila euro ad aggregazioni tra imprese del settore edilizia, costruzioni, legno-arredo-casa, high-tech e le Università lombarde per finanziare progetti innovativi legati al tema dell’abitare intelligente.

AL VIA

Bando da 300 milioni di euro per sostenere, attraverso un mix di finanziamenti agevolati, garanzia gratuita a carico di Regione Lombardia e contributi a fondo perduto, investimenti strategici delle PMI come l’acquisto di macchinari ed immobili o per interventi strutturali e di riconversione e rilancio delle aree produttive.

TURISMO E ATTRATTIVITÀ

Bando da 35 milioni di euro per finanziare, attraverso contributi a fondo perduto fino 50mila euro interventi e progetti di riqualificazione delle strutture ricettive gestite in forma imprenditoriale, dei bed & breakfast, dei bar e dei ristoranti.

ATTRACT

Iniziativa pilota su 70 Comuni lombardi sostenuta da 10 milioni di euro che prevede un percorso guidato da Regione Lombardia e finalizzato allo sviluppo di ‘contratto’ con gli enti locali per attrarre investimenti produttivi, contare su tempi certi, accompagnare gli investitori ed offrire oneri calmierati.

START UP

Misura con una dotazione iniziale da 25 milioni di euro finalizzata alla valorizzazione delle start up ad alto potenziale di crescita e delle industrie emergenti, che prevede un mix di fondo perduto per l’acquisizione di servizi per l’innovazione tecnologica, strategica e commerciale, per la promozione, comunicazione, gestione e amministrazione e strumento finanziario per potenziare il ricorso al mercato dei capitali di rischio attraverso il coinvolgimento di operatori.

FINANZA & E-COMMERCE

Bando da 5 milioni di euro per sostenere l’export delle imprese lombarde, che prevede contributi per favorire il loro accesso ai canali e-commerce come ulteriore opportunità di vendita verso mercati esteri e facilitare la ricerca degli strumenti finanziari e assicurativi più efficaci per sostenere il proprio business sui mercati esteri.

SOSTEGNO IMPRESE COOPERATIVE

Fondo da 10 milioni di euro per il sostegno al credito rivolto alle imprese cooperative.

 

 




Imparare un mestiere nel settore food. Non è mai troppo tardi con i corsi Ascom

Corso Vorrei diventare pizzaiolo - Tiziano Casillo
Tiziano Casillo, docente del corso “Vorrei fare il pizzaiolo”

Pasticciere, pizzaiolo, barman, cuoco e banconiere di macelleria. Partono i corsi professionalizzanti di Ascom Formazione dedicati ad alcune delle figure più richieste nel mondo della ristorazione e del commercio.

«Ogni anno proponiamo corsi dedicati alle professioni più richieste dai nostri settori, sia come occasione di aggiornamento che come vero e proprio momento formativo in grado di insegnare un mestiere, grazie alla disponibilità di alcuni maestri del settore e di alcuni dei nostri presidenti di categoria. Sono lezioni in aula, molto impegnative, che arrivano anche a durare alcuni mesi – spiega Daniela Nezosi, responsabile dell’Area Formazione di Ascom Bergamo Confcommercio –. Lo scorso anno abbiamo formato oltre un centinaio di persone provenienti dagli ambiti più disparati. Tra i nostri corsisti abbiamo chi proviene dal settore e anche chi trova in queste attività un nuovo sbocco professionale, pertanto le nostre classi sono composte da persone diverse sia per provenienza, che per competenza e per età. Quest’anno, su richiesta dei nostri associati, abbiamo introdotto il corso dedicato al banconiere di macelleria, in quanto è una professione molto richiesta ed è difficile trovare personale capace».

Il primo appuntamento è con il corso “Vorrei fare il pasticciere”: dal 30 gennaio al 13 marzo, 74 ore con il maestro pasticciere Giovanni Pina, cofondatore e membro dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani e patron dell’omonima pasticceria a Trescore Balneario.

Dal 6 al 17 febbraio è in calendario “Vorrei fare il pizzaiolo”: 40 ore di lezione con Tiziano Casillo, chef-pizzaiolo, uno dei principali esperti a livello nazionale del prodotto pizza.

A marzo è in programma il corso “Vorrei fare il barman”: 19 lezioni (8 marzo/12 maggio) per imparare a gestire un bar o approfondire le proprie conoscenze. In cattedra un pool di esperti del settore, tra cui Giorgio Beltrami, presidente del Gruppo Caffè Bar di Ascom Bergamo Confcommercio e gestore dello storico Bar Centrale di Lovere, e Gabriele Aresi, consigliere del Gruppo Caffè Bar dell’Associazione.

Per chi vuole trasformare una passione in una professione, sempre a marzo, parte il corso “Vorrei fare il cuoco”: dal 12 marzo al 10 aprile, 116 ore di lezione con lo Staff dell’Accademia del Gusto e Francesca Marsetti, prima donna chef alla Nazionale Cuochi e noto volto televisivo de “La prova del cuoco”.

È in calendario ad aprile il corso “Vorrei fare il banconiere di macelleria”, 5 lezioni tenute da esperti macellai – Ettore Coffetti e Franco Meloncelli, rispettivamente presidente ed ex presidente del Gruppo macellai di Ascom – sulle tecniche di lavorazione delle carni.

Tutti i corsi si tengono all’Accademia del Gusto di Ascom Formazione in piazzetta don Gandossi 1 ad Osio Sotto.

Per informazioni: www.ascomformazione.it; info@ascomformazione.it; tel. 035 4185706.




Non convenzionali e creative, ecco le vetrine premiate dal Distretto di Zingonia

New central bar - Verdellinocarla alimentari - osio sotto 3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un albero di Natale composto da 345 bottiglie di birra (il vetro verde a ricordare le fronde dell’abete), realizzato dal New Central Bar di Verdellino, e un Babbo Natale a gambe all’aria, intento a calarsi nel camino per portare golosi doni gastronomici, allestito da Carla Alimentari di Osio Sotto. Sono due soggetti davvero poco convenzionali i vincitori del primo concorso Vetrina di Natale organizzato dal Distretto del commercio dell’area di Zingonia, che riunisce i comuni di Osio Sotto, Boltiere, Ciserano, Verdellino e Verdello.

Oggi al municipio di Osio Sotto la premiazione dei commercianti, con una targa, una vetrofania per segnalare la vittoria fin dall’ingresso e una giornata alle Terme di San Pellegrino per due persone.

distretto zingonia - premiazione vetrina di Natale - Emanuele Dendena - New Center Bar

Al New Central Bar è andato il premio “social”, destinato all’idea che raccoglieva più “mi piace” su Facebook. Ne ha totalizzati mille, oltre a commenti e condivisioni. «È stata un’operazione che ha coinvolto i clienti e gli amici non solo piano virtuale – precisa Emanuele Dendena, titolare da poco più di due anni del locale in piazza Resistenza -. Da un po’ pensavamo di realizzare un albero di Natale con le bottiglie di birra, il concorso da una parte e la complicità dei clienti dall’altra ci hanno spinti a farlo. Le bottiglie che abbiamo utilizzato sono esclusivamente quelle stappate e consumate nel locale, ognuno si è perciò sentito partecipe dell’impresa, che è anche una sfida alla tradizionale immagine del Natale. I social hanno fatto il resto, creando curiosità, che poi si è trasformata in visite di persona, per vedere da vicino il nostro albero, tutt’ora allestito. Abbiamo persino catturato l’attenzione della Heineken, che ci ha annunciato un riconoscimento per l’uso originale delle sue bottiglie».

distretto zingonia - premiazione vetrina di Natale - Giovanna Rossetti e Gianfranco Armanni - Carla alimentari - Osio Sotto

Carla Alimentari, in via Mazzini, ha invece ottenuto il premio della giuria di qualità. «Ho un’autentica passione per le vetrine e gli allestimenti – dice Giovanna Rossetti, che dall’89 gestisce il negozio con il marito Gianfranco Armanni -. Mi piace l’arte e cogliere spunti in giro. Ho pronti bozzetti per ogni periodo dell’anno, dal Carnevale alla primavera, alle vacanze. Alla vetrina di Natale ci pensavo già da agosto, mio marito l’ha realizzata con mattoni e tegole veri. Credo che sia molto importante che i negozi siano anche belli da vedere, accoglienti. L’immagine conta tantissimo, per distinguersi e mostrare cura in ciò che si propone. Non a caso abbiamo anche divise coordinate e per le Feste abbiamo fatto dei piccoli regali ai nostri clienti».

Al concorso hanno partecipato 111 attività dei cinque Comuni. Felicissima per la partecipazione e il livello delle creazioni la manager del distretto, Delisa Sanzani. «Il premio, alla prima edizione – dice -, voleva essere uno stimolo a fare sempre meglio. È vero che con la crisi e il calo del lavoro si è tutti un po’ demotivati, ma devono essere per primi i commercianti a promuovere ed amare i propri negozi. Alle Amministrazioni poi chiediamo di non dimenticare che il commercio è una risorsa e un volano».

distretto zingonia - premiazione vetrina di Natale - gruppo

I comuni, del resto, non hanno fatto mancare il proprio appoggio all’iniziativa. Presenti alla premiazione il vicesindaco di Osio Sotto, Fabio Paganini, i sindaci di Boltiere e Verdello Armida Forlani e Luciano Albani, e l’assessore al Commercio di Verdellino Lea Ballabio. E se Paganini evidenzia l’importanza della ricerca continua della qualità, «valore riconosciuto dai clienti e premiante», Roberto Ghiodotti, responsabile dei distretti per l’Ascom si sofferma sull’opportunità di sviluppare la presenza sui social. «I “mi piace” – rileva – sono serviti a vincere il concorso ma anche a far conoscere le attività del distretto».

Domani, invece, saranno premiati i clienti. In Camera di Commercio si terrà infatti l’estrazione dei biglietti vincenti della Lotteria di Natale, iniziativa già in atto da qualche anno che mette in palio tra chi ha fatto acquisti nelle 120 attività aderenti un primo premio da 500 euro in buoni spesa e premi di 300, 200, 100 euro e 50 euro.




Ascom, «un nuovo statuto per guardare lontano»

Un nuovo nome – Ascom Bergamo Confcommercio Imprese per l’Italia al posto di Associazione degli esercenti e dei commercianti della Provincia di Bergamo – e una rappresentanza più ampia, che allarga il settore dei servizi, si estende alle professioni e al di fuori dei confini provinciali. Sono gli elementi salienti del nuovo Statuto dell’Ascom, approvato all’unanimità dall’assemblea straordinaria del 23 gennaio 2017, nella sede di via Borgo Palazzo 137. Il presidente Malvestiti: «Un cambiamento profondo, per offrire servizi sempre più mirati e vicini».




«Abolire i voucher? Manca un’alternativa. I sindacati non girino la testa dall’altra parte»

In vista del referendum voluto dalla Cgil per l’abrogazione dei voucher, Enrico Betti, responsabile dell’area Lavoro e Sindacale dell’Ascom di Bergamo e presidente degli enti bilaterali territoriali del Commercio e del Turismo, fa il punto su uno strumento adottato da molte imprese del terziario. I voucher rispondono di fatto ad un’esigenza del mercato del lavoro che non ha trovato strumenti alternativi sul fronte della contrattazione sindacale. La soluzione, secondo Betti, potrebbe passare da una rimodulazione del part-time in risposta alle esigenze aziendali, uno strumento più efficace dei tanto invocati mini-job tedeschi, che hanno portato in realtà ad un’ulteriore segmentazione del mercato. «Sempre che il sindacato non giri, come ha fatto finora, la testa dall’altra parte».

Si avvicina il referendum sui voucher lavoro. Potrebbe venir meno uno strumento  largamente impiegato anche nel terziario e nei servizi. Quali sono le aspettative del settore?

Enrico Betti
Enrico Betti

«I voucher sono necessari al mercato del lavoro. Il referendum rappresenta un’inutile inversione ad “u” su uno strumento largamente impiegato. È una questione puramente politica interrogarsi sulla necessità di abolire i voucher, che non risponde certo alle reali esigenze del mercato del lavoro. Tanto che gli stessi sindacati ne han fatto largamente uso. I dati Inps evidenziano come rappresentino fenomeni tutt’altro che isolati: la Cgil ha investito nel 2016 750mila euro in voucher e la Cisl ne ha utilizzati per 1 milione e mezzo di euro lo scorso anno».

Eppure i voucher sono additati dai sindacati come il male del mercato del lavoro…

«Il ricorso ai voucher non è dettato dalla propensione dell’impresa a cercare sotterfugi o escamotage, ma di fatto sopperisce all’assenza di regolamentazioni contrattuali adeguate a gestire picchi di lavoro o a tamponare esigenze organizzative che le imprese del commercio, del turismo e dei servizi si trovano ad affrontare in determinati momenti dell’anno o in certe fasce orarie».

Portano ad un’ulteriore segmentazione di un mercato – già stretto – come quello del lavoro?

«Solo una minima parte di chi lavora a voucher raggiunge il tetto dei 7mila euro, con il risultato che questo sistema a ticket porta ad un’ulteriore parcellizzazione del mercato. I dati illustrati dall’Inps nel settembre scorso nel Working Papers evidenziano come in un anno ogni percettore di voucher riscuota fino a 64 voucher in media. Siamo quindi ben lontani dal tetto massimo di 200 voucher che ogni datore di lavoro può utilizzare. Il risultato di questo meccanismo è una continua turnazione dei lavoratori anche per attività che non sono discontinue, come l’impiego di addetti alla vendita nel commercio».

Quale è invece il campo di applicazione d’elezione dei voucher ?

«I voucher andrebbero ricondotti nell’ambito originario per cui se ne scelse l’adozione, ossia in campo agricolo, per ovviare a grosse lacune a livello contrattuale. È stata invece snaturata l’idea di Marco Biagi, che attraverso i voucher voleva normare la raccolta per la vendemmia o altre attività stagionali su cui pesava l’ombra del caporalato».

voucher_lavoro_1217

Da un lato c’è stata una distorsione e un abuso dei voucher, dall’altro mancano evidentemente alternative valide. Come si esce da questa situazione?

«Non possiamo esimerci dal prendere atto di una carenza nella capacità di contrattare con i sindacati una formula alternativa che riesca a rispondere alle esigenze del datore di lavoro. Si potrebbe ripartire, ad esempio, da una rivisitazione del part-time. I sindacati non accettano però il confronto su questi argomenti. Non è possibile intavolare discussioni e valutare nuovi strumenti contrattuali se i sindacati girano la testa dall’altra parte e continuano a riproporre modelli contrattuali di stampo fordista che potevano continuare a funzionare solo fino a quarant’anni fa».

Ad oggi, in assenza di una flessibilità su part time, quali sono le formule alternative a voucher?

«Il contratto a chiamata ha rappresentato per anni un modo di ricondurre nella contrattazione aziendale il lavoro precario o a tempo, gestendo in un certo – seppur instabile – equilibrio la necessità di flessibilità d’impresa. Ma questa formula è stata di fatto cannibalizzata negli ultimi anni dai voucher. E l’utilizzo dei voucher per mansioni non discontinue come l’attività di vendita nel commercio non aiuta la crescita professionale degli addetti, pur rispondendo ad un’esigenza contingente aziendale. Il rischio futuro è di disperdere la professionalità di ogni mansione per cui i voucher vengono impiegati».

Quale potrebbe essere il modello di riferimento? Molti invocano il mini-job tedesco. Cosa ne pensa?

«I mini job tedeschi hanno permesso alla Germania di avere buoni dati occupazionali. Ma il modello tedesco che molti suggeriscono che l’Italia debba imitare ha portato sì al miracolo occupazionale del Jobwunder, ma di contro ha creato una forte segmentazione del mercato, con milioni di persone costrette a svolgere uno o più mini-job. Il contratto prevede 15 ore di lavoro settimanali con una retribuzione massima di 450 euro al mese. Il nostro part-time prevede un minimo di 16 ore settimanali e, una sua rivisitazione più flessibile e rispondente alle esigenze aziendali, potrebbe essere un buon punto da cui ripartire, nell’ambito però di una stabilizzazione del mercato e di una crescita professionale degli addetti».




Auto, moto, elettrodomestici: a Bergamo consumi ancora con segno “più”

Cresce la spesa per i beni durevoli in Lombardia e a Bergamo lo fa con un ritmo ancora di più marcato. Nel 2016 – secondo la 23esima edizione dell’Osservatorio di Findomestic Banca, presentato oggi a Milano – le vendite di auto, moto, mobili ed elettrodomestici in Lombardia hanno raggiunto i 12,176 miliardi di euro, riportando un incremento del +6,9% sull’anno precedente, superiore alla media nazionale, che si è attestata a +6,4%.

In provincia di Bergamo i consumi complessivi hanno raggiunto quota 1,213 miliardi, per un aumento del 7,8%, secondo in regione solo al +8,5% di Brescia. L’aumento fa seguito a quello del 7,7% registrato lo scorso anno. Le spesa media delle famiglie Bergamasche sale da 2.438 euro a 2.615 (+7,3%)

auto-concessionari-autosalonisti-contrattiPer quanto riguarda i settori, la nostra provincia è la prima per incremento delle immatricolazioni di auto, passate in un anno da 26.905 a 32.340 (+20,2% – la media regionale è del 16,2%) che portano il parco circolante a poco più di 587mila vetture (+0,4%). Del totale immatricolato, 24.375 auto sono quelle acquistate dalle famiglie e 7.965 dalle aziende. La spesa per le auto nuove è cresciuta del 18,9%, contro il +20,6% di Brescia. Sopra la media nazionale (+14,1%) anche Lecco (+16,1%), Sondrio (+15,7%) e Milano (+15,1%).

Sul fronte delle auto usate sono invece Lecco e Mantova a far segnare l’incremento di spesa maggiore: +6% per un totale di 88 milioni di euro a Lecco e +5,5% a Mantova (119 milioni di euro). Bergamo è terza (301 milioni di euro per 46.406 passaggi di proprietà pari ad un +5,4%,). Seguono Como (+4,5%, 154 milioni di euro), Brescia (4,2%, 367 milioni di euro) e Milano (4%, 1.727 milioni di euro). Chiude la classifica Lodi con +2,7% e 54 milioni di euro di spesa.

Nei motoveicoli, Bergamo è seconda dopo Milano (17.412) per numero di vendite nel 2016 (4.471) e per parco circolante (151.146 mezzi). In quantità, la variazione rispetto all’anno precedente è +3,4%, mentre in valore l’incremento è del 7,1% (nel 2105 era +10,4%). A crescere di più nella spesa sono state Pavia (+17,9%), Varese (+12,9%), Brescia (+12,5%) e Mantova (+11,3%).

mobili - elettrodomesticiNegli elettrodomestici (grandi e piccoli), i consumi complessivi a Bergamo salgono dai 98 milioni del 2015 ai 104 del 2016 (+5,3%). Il maggiore incremento si è registrato a Cremona, con il 6,2%, mentre la media regionale è +5,7%.

Stabili le vendite nell’elettronica di consumo: 44 milioni sono stati spesi a Bergamo nel 2015, altrettanti nell’anno da poco concluso. Il dato è però migliore di quello dell’anno scorso, che aveva visto la nostra provincia perdere il 4,4%, per altro in un contesto regionale tutto negativo. Nel 2016 è Como ad aver messo a segno la migliore performance (+1,3%), il dato lombardo è +0,8%.

Si affievolisce la spinta per i mobili, con un +0,3% rispetto al +2,7% dello scorso anno. Che significa anche ultimo posto nella classifica regionale, dove l’incremento medio è stato del 2,1% (in linea con il dato nazionale, +2%). Per volumi venduti siamo comunque terzi (281 milioni di euro), dopo Milano e Brescia.

La voce più negativa del rapporto è quella dell’information technology (riferita ai consumi delle famiglie). La Lombardia ha perso il 2,7% e Bergamo, passando da 40 a 38 milioni di spesa, è scesa del 4,3% (dato peggiore rispetto al -2,3% del 2015).

Intanto la differenza di reddito pro capite nelle diverse province lombarde resta ancora molto alta. Milano è in testa (anche a livello nazionale) con 29.929 euro, seguita da Sondrio, seconda provincia con 19.881 euro. Bergamo è a centro classifica con 17.006 euro, inferiori sia alla media regionale (22.259 euro, sia a quella nazionale 18.658). Nell’ultimo anno, comunque la disponibilità dei bergamaschi è aumentata del 2,2%, come la media Lombarda (mentre in Italia l’incremento del reddito è stato del 2,4%). Il minor reddito pro capite è quello di Lodi, 14.386 euro (+2%).

consumi beni durevoli - tabella Osservatorio Findomestic su 2016

 




Home restaurant, ecco le prime regole

home restaurant

Massimo 500 “clienti” all’anno, incassi non superiori ai 5.000 euro, prenotazioni e pagamenti solo digitali. Sono i principali paletti fissati per gli home restaurant, secondo il testo varato dalla Camera per la regolamentazione dell’attività non professionale di ristorazione esercitata in abitazioni private. Il disegno di legge passa adesso al Senato e se sarà approvato senza modifiche, la ristorazione privata avrà la sua prima legge nazionale.

La nuova disciplina mira a tutelare i consumatori e la leale concorrenza.

Prima di tutto, come detto, viene stabilito che l’attività di home restaurant si avvalga di piattaforme tecnologiche che possano prevedere commissioni sul compenso di servizi erogati. Per questo, pagamenti e prenotazioni dovranno avvenire esclusivamente attraverso piattaforme online che tracceranno tutto, per scongiurare il pericolo di evasione fiscale.

Inoltre viene fissato un tetto giornaliero di coperti: al massimo 10 e i compensi non potranno superare i 5.000 euro all’anno. Se questa soglia verrà superata, scatterà l’obbligo di dotarsi di partita Iva e di iscrizione all’Inps.

Altri vincoli imposti agli home restaurant sono la location, che non potrà essere la stessa che ospita già un B&B o una casa vacanze, e che dovrà essere assicurata per la responsabilità civile verso terzi, e l’obbligo di assicurare chi cucina. I padroni di casa dovranno inoltre verificare che le loro abitazioni possiedano i requisiti igienico-sanitari previsti dalle leggi e dai regolamenti vigenti. Per questa ragione, per avviare l’attività occorrerà inviare al proprio comune la segnalazione certificante l’inizio di essa, e a copertura degli eventuali danni relativi dovrà essere stipulata una polizza per la responsabilità civile verso terzi.

La mancanza di leggi aveva consentito finora al fenomeno della ristorazione privata di crescere e prosperare in autonomia (7,2 milioni di euro il fatturato stimato nel 2014), suscitando le proteste delle associazioni degli esercenti, che ne hanno chiesto a gran voce la regolamentazione in nome di una concorrenza ad armi pari con i pubblici esercizi.

Positivo il giudizio di Fipe Confcommercio sulle norme. «Il provvedimento rappresenta un buon punto di partenza per la futura regolamentazione del settore e apprezziamo la volontà e l’impegno di contrastare gli abusi e i rischi delle attività sommerse, con danni erariali e ai lavoratori impiegati, anche per salvaguardare i consumatori – ha detto il presidente Lino Enrico Stoppani -. Il provvedimento andrebbe a nostro avviso ulteriormente migliorato soprattutto per quanto riguarda le tutele per la salute dei consumatori, con l’obbligatorietà delle procedure Haccp sui temi della sicurezza igienico-sanitaria».

Per una parte del mondo degli home restaurant invece si tratta di un provvedimento capestro. Secondo Giambattista Scivoletto, fondatore di HomeRestaurant.com amministratore e amministratore di B&B.it «L’obbligo di registrazione sulle piattaforme web e quello di acquisire pagamenti solo in forma elettronica impedirà l’85% delle probabili aperture». Sulla stessa scia anche Confedilizia che definisce la nuova legge il “de profundis degli home restaurant”.