Contratto del Terziario, sospesa l’erogazione della tranche di aumento

aquila confcommercioIl clima di perdurante incertezza economica che ancora caratterizza il Paese ha spinto Confcommercio e Filcams, Fisascat e Uiltucs a raggiungere un accordo per sospendere l’erogazione della tranche di 16 euro di aumento prevista – per il prossimo novembre – dal Contratto nazionale del Terziario della distribuzione e dei servizi siglato il 30 marzo dello scorso anno.

Le Parti hanno pertanto sottoscritto un accordo integrativo al Ccnl al fine di dare certezze alle imprese sugli adempimenti contrattuali. Nello stesso accordo viene anche stabilito che Confcommercio e Filcams, Fisascat e Uiltucs si incontreranno nuovamente entro il 5 dicembre prossimo per la definizione della nuova decorrenza degli aumenti contrattuali.

Ccnl Terziario – L’accordo integrativo 




Fusini, sugli orari occorre ridare competenza ai territori

di Oscar Fusini*

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Oscar Fusini

La liberalizzazione degli orari dei negozi 24 ore su 24 e per 365 giorni all’anno voluta dal governo Monti ha “scippato” alle Regioni la competenza sulle aperture nel commercio. Negli anni sulla materia si era trovato un equilibrio, si era dato un ruolo alle associazioni e soprattutto si erano valorizzati i distretti che svolgevano una funzione di coordinamento e di riflessione.

A distanza di anni c’è da chiedersi se la spinta centralistica abbia avuto effetti positivi. Dal punto di vista dei fatturati, complice la crisi, non ci sono stati.

E neppure sul piano dell’occupazione.

Invece ha avuto la conseguenza di portare la gente che prima faceva gli acquisti durante la settimana a farli la domenica. Ha insomma creato un effetto di sostituzione, non di moltiplicazione.

Si può riavvolgere il filo? In controtendenza, credo che dovrebbero essere i territori a trovare la disciplina per regolamentare le aperture. Occorrerebbe rivedere l’intera materia e fare un serio ragionamento che possa soddisfare un po’ tutti: i piccoli esercenti che non possono reggere l’urto di numerose aperture festive durante l’anno, ma anche la grande distribuzione, dove tutti aprono tutto ma per contrastare le aperture degli altri. Non ultimi i dipendenti per i quali l’apertura 7 giorni su 7 significa turni massacranti e una vita familiare compromessa.

La verità è che in molte festività non conviene l’apertura. E che i consumi non crescono perché non cresce il reddito disponibile delle famiglie. È sul rilancio dei consumi che è necessario intervenire, più che sugli orari.

*direttore Ascom Confcommercio Bergamo



Aperture dei negozi, arrivano le feste e le regole non ci sono ancora

A pochi giorni dal “ponte dei Santi” si riaccende l’attenzione sulle aperture festive degli esercizi commerciali.

In base al nuovo disegno di legge, Ognissanti rientra tra le giornate in cui tenere le serrande abbassate. Ma a distanza di un anno e mezzo, il testo è ancora fermo in Senato. È facile quindi aspettarsi che molti negozi e centri commerciali anche nella nostra provincia il primo novembre saranno aperti.

La normativa in fase di discussione fissa dei paletti sul tema delle aperture e chiusure degli esercizi commerciali e mette a disposizione dei contributi per i piccoli negozi, affinché possano rinnovarsi sia nei locali, sia tecnologicamente. Nel dettaglio, introduce l’obbligo di chiusura per almeno 12 festività, di cui 6 derogabili a livello locale, e istituisce un fondo di 50 milioni di euro per i piccoli negozi. Due elementi che dovrebbero dare un primo segnale di riequilibrio tra la Gdo e i negozi di vicinato, che non hanno dipendenti o che hanno difficoltà a gestirli.

La Fida, Federazione italiana dettaglianti dell’alimentazione, avvicinandosi il periodo delle feste natalizie e, con esse, il rischio concreto di trovare i supermercati aperti nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno, invita a riprendere in mano il Disegno di Legge. «Non si tratta di una questione soltanto di carattere morale – spiega Donatella Prampolini Manzini, presidente Fida e vicepresidente di Confcommercio Imprese per l’Italia -, perché il tempo da dedicare alla famiglia è comunque sacrosanto, non solo per i lavoratori dipendenti ma anche per gli imprenditori. Si tratta ugualmente di una questione di carattere economico, perché la deregolamentazione delle aperture festive ha portato solo all’impoverimento del tessuto commerciale: non ha fatto crescere i nostri fatturati ma soltanto spostato quote di mercato verso la grande distribuzione».

La Federazione ha anche lanciato l’ipotesi di un “patto tra galantuomini” con i rappresentanti della Gdo, per garantire almeno la chiusura degli esercizi commerciali durante le feste natalizie di Natale, Santo Stefano e Capodanno.

L’accordo andrebbe a beneficio, oltre che dei commercianti tradizionali, anche dei dipendenti della grande distribuzione che con la legge di liberalizzazione – denunciano i sindacati – sono stati costretti ad accettare di lavorare nei giorni festivi senza riconoscimenti aggiuntivi e senza più turni certi di riposo naturale e feste comandate.

Ricordiamo che, in base alle norme approvate con il cosiddetto “Salva Italia” (L. 214/2011) e in particolare l’articolo 31, commi 1 e 2 (Orari e Apertura nuovi esercizi) e l’articolo 34 (Liberalizzazione delle attività economiche ed eliminazione dei controlli ex-ante), oggi l’apertura è concessa per tutte le giornate dell’anno. Con la revisione in atto le date interessate dalle chiusure sarebbero Natale, Santo Stefano, Capodanno, Epifania, Pasqua, Pasquetta, 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno, Ferragosto, 8 dicembre, 1° novembre.




Infrastrutture inadeguate e logistica inefficiente, “così ci allontaniamo dall’Europa”

conftrasportoIn tema di trasporti e logistica l’Italia cresce poco e rischia la marginalizzazione. E’ quanto emerge dal Rapporto dell’Ufficio Studi di Confcommercio, realizzato in collaborazione con Isfort, presentato a Cernobbio in occasione del secondo Forum Internazionale di Conftrasporto-Confcommercio. A penalizzare il nostro Paese è soprattutto la mancanza di investimenti in opere infrastrutturali negli ultimi anni, che ci fa perdere 34 miliardi di euro l’anno (pari a 2 punti percentuali in termini di Pil) e che ci allontana dagli agli altri Paesi dell’Unione e dagli scambi internazionali. I numeri parlano chiaro: tra il 2010 e il 2014 i volumi di merci trasportati sono scesi del 10% nel settore marittimo e del 37% in quello su gomma, la contrazione più rilevante tra i Paesi fondatori dell’Ue. Nello stesso tempo,  le nazioni dell’Est crescono a due cifre, con la Bulgaria a +18% circa sia nel settore marittimo che in quello dell’autotrasporto. Quanto alle merci in entrata, dal 2003 al 2015 le imprese italiane di trasporto su gomma hanno perso oltre il 60% dei traffici, contro un incremento del 700% di quelle dell’Est Europa. Dal 2009 al 2015, infine, le imprese italiane attive nel settore del trasporto terrestre e via condotte sono diminuite del 13%.

“Le performance dei trasporti e della logistica sono un indicatore significativo dello stato di salute della nostra economia e delle sue possibilità effettive di sviluppo. Nonostante la centralità dell’Italia nel Mediterraneo, siamo sempre più ai margini degli scambi internazionali: allora occorre fare di più, meglio e in fretta” ha commentato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. In particolare, per Sangalli è necessario “affrontare con più determinazione la questione dell’accessibilità, che include le grandi opere nei valichi alpini, l’ammodernamento della rete viaria, la ‘cura del ferro’, fino alle autostrade del mare”. E sono anche urgenti “misure per sostenere lo sviluppo delle compagnie che eseguono servizi di cabotaggio nazionale”. In particolare, Confcommercio e Conftrasporto chiedono “un piano strategico per i trasporti, la logistica e la mobilità, con l’istituzione di una cabina di regia nazionale che si concentri sulle opere e sugli interventi integrati e intermodali che siano davvero utili e imprescindibili al rilancio del settore e del Paese”.

 

 




Albino, i commercianti si incontrano “in officina”

botteghe-di-albino-presentazione-luminarie-2016Qualche critica l’avevano suscitata, gli addobbi “low cost” per il Natale dello scorso anno ad Albino. Quest’anno, però, i commercianti hanno deciso di muoversi per tempo ed hanno scelto una maniera originale per coordinarsi.

L’associazione Le Botteghe di Albino invita, infatti, tutti i negozianti del paese domenica 23 ottobre ad un pomeriggio “in officina”. La Sun Mac, azienda attiva da oltre trent’anni nella produzione di tubi per impianti oleodinamici, in via Partigiani ad Albino, sarà lo scenario di un incontro per presentare il nuovo progetto di luminarie “Albino si illumina”, arricchito da uno spettacolo di cabaret e da un buffet finale. Una formula capace di stimolare la partecipazione e lo scambio.

Il ritrovo è alle 15.30 nella sede Sun Mac. Alle 16 si terrà lo spettacolo di cabaret e alle 17 la presentazione del progetto, seguita da un buffet.




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Negozi di Valore, premiati i cinque “campioni” bergamaschi

Bergamo ha anche cinque “Negozi di Valore”, attività commerciali in grado di generare attrattività grazie a iniziative di marketing, a strategie di vendita innovative o per la capacità di dare valore pubblico alla propria funzione.

Li ha selezionati lo speciale concorso indetto dalla Regione Lombardia e da Unioncamere. In tutta la Regione sono 22 e la nostra provincia ha ottenuto il maggior numero di riconoscimenti dopo Milano. A seconda del piazzamento in classifica, si sono aggiudicati premi da 8mila a 2mila euro e parteciperanno alle operazioni di promozione legate al concorso.

Ieri le imprese vincitrici sono state premiate dall’assessore allo Sviluppo economico Mauro Parolini, al 39esimo piano di Palazzo Lombardia. Sono il panificio Fratelli Marchesi, con sede in via Borgo Palazzo a Bergamo e altri due punti vendita in piazza Pontida e nel quartiere di Boccaleone (premiato nella categoria Brand di Valore), l’Ottica Skandia, sempre in via Borgo Palazzo a Bergamo (Legacy di Valore), Why not – Cooperativa sociale Onlus che gestisce il negozio Ciborobico di via Promessi Sposi a Bergamo (Start up di Valore), la libreria Spazio Terzo mondo di Seriate e Mogi Caffè di via Moroni a Bergamo, premiati entrambi per “Arte di Valore”.

>>Ecco le loro iniziative

 




Ascom, rimandato il convegno sull’internazionalizzazione

internazionalizzazione-1Per ragioni organizzative è stato rimandato il convegno sull’internazionalizzazione organizzato da Ascom Confcommercio Bergamo, nella sede di Bergamo, giovedì 27 ottobre 2016.

L’appuntamento, da titolo “Internazionalizzare l’impresa – Come sfruttare le opportunità dei mercati esteri”, era stato programmato per presentare i nuovi servizi che l’organizzazione di via Borgo Palazzo è in grado di offrire alle imprese associate grazie al recente accordo siglato con Aice, l’Associazione Italiana per il Commercio Estero aderente a Confcommercio.

Il tema ed i nuovi strumenti a disposizione per l’orientamento delle pmi del terziario (compresa la nuovissima guida “Internazionalizzare l’impresa”, della collana “Le Bussole” di Confcommercio) saranno ripresi con un’iniziativa successiva.




Terziario, Confcommercio sigla l’accordo sull’apprendistato di I e III livello

Enrico Betti
Enrico Betti

Il 19 ottobre scorso, Confcommercio ha firmato con Filcams-CGIL, Fisascat-CISL e Uiltucs-UIL l’accordo sull’apprendistato nel Terziario sia per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore (art. 41, co. 2, lett. a, d.lgs. n. 81/2015 ) sia sull’apprendistato di alta formazione e ricerca (art. 41, co. 2, lett. c), d.lgs. n. 81/2015). “Si tratta di un accordo importante – annota Enrico Betti, responsabile delle Politiche del Lavoro di Ascom Confcommercio Bergamo e componente della Commissione Lavoro di Confcommercio Imprese per l’Italia – che ancora una volta conferma la rilevanza dei corpi intermedi nel mercato del lavoro avvicinando tra loro istituzioni, scuole e Imprese. Un metodo virtuoso che crea un contratto “cerniera” vantaggioso per tutti i soggetti coinvolti, ma sopratutto contribuisce a creare una figura professionale adeguata alle esigenze dell’impresa e all’effettivo fabbisogno del mercato del lavoro”.

L’accordo prevede quanto segue:

* Apprendistato di I livello per i giovani dal compimento dei 15 anni fino al compimento dei 25 anni

Per l’apprendistato di I livello, viene disciplinata la retribuzione delle ore svolte presso il datore, ferme restando le previsioni di legge per la formazione curriculare:

  • ore di formazione svolte presso l’istituzione formativa: nessuna retribuzione (ex art. 43, co. 7);
  • ore di formazione svolte presso il datore in base al piano curriculare: 10% della retribuzione dei lavoratori qualificati per la medesima figura professionale;
  • ore svolte presso il datore eccedenti quelle di formazione:
1° e 2° anno 50% dei qualificati
3° anno 65% dei qualificati
Eventuale 4° anno 70% dei qualificati

Inoltre, viene introdotta una misura incentivante per la prosecuzione del rapporto a tempo indeterminato, prevedendo in questo caso un sottoinquadramento del lavoratore di un livello per ulteriori 12 mesi. Ancora, viene disciplinata la possibilità di proseguire il rapporto in apprendistato professionalizzante per ottenere anche la qualifica contrattuale, nel rispetto delle durate massime previste dalla disciplina contrattuale per l’apprendistato professionalizzante. Detto in altri termini, la somma dei periodi in apprendistato di I livello e in apprendistato professionalizzante non può superare i 36 mesi ovvero i 42 e 48 per le specifiche qualifiche con durata fino a 5 anni, previste nell’accordo di riordino dell’apprendistato del 24 marzo 2012.

Apprendistato di III livello per i giovani tra i 18 anni ed i 29 anni in possesso di diploma di istruzione secondaria superiore

Per l’apprendistato di III livello, la retribuzione è così stabilita:

  • ore di formazione svolte presso l’istituzione formativa: nessuna retribuzione (art. 43, co. 7);
  • ore di formazione svolte presso il datore in base al piano curriculare: 10% della retribuzione dei lavoratori qualificati per la medesima figura professionale;
  • ore svolte presso il datore eccedenti quelle di formazione:
    • prima metà del periodo: l’apprendista è sottoinquadrato di due livelli
    • seconda metà del periodo: l’apprendista è sottoinquadrato di un livello

 

 

 




LE ASSOCIAZIONI / «Ma servono risorse anche per la distribuzione del cibo donato»

banco-alimentareA distanza di un mese dall’entrata in vigore, la legge contro gli sprechi alimentari a Bergamo non ha avuto ancora effetti. L’impressione è che molti esercizi commerciali ancora non la conoscano. La legge favorisce e incentiva l’impegno delle imprese a ridurre lo spreco di prodotti alimentari ancora perfettamente consumabili, ma non più vendibili. Per ora però ognuno tende ancora a muoversi per conto proprio e secondo la propria sensibilità.

«Dal nostro punto di vista non abbiamo visto nessuna novità  – conferma Luca Perico, presidente del Banco di solidarietà di Bergamo -. Ne abbiamo parlato con le aziende con cui collaboriamo, qualcuno si sta interessando ma in generale c’è confusione».

«Noi già da un anno stiamo lavorando in questo senso in collaborazione con due Comuni – testimonia Agostina Andreini, responsabile qualità di Punto Ristorazione di Gorle –, recuperiamo il cibo che rimane al termine del servizio delle due mense scolastiche che gestiamo e ne curiamo la sicurezza alimentare: lo teniamo al caldo, poi lo abbattiamo e lo porzioniamo, quindi lo consegniamo al Comune che a sua volta lo fa avere a una casa famiglia per donne, in un caso, e a un ente di volontari che lavorano nel sociale nell’altro».

«Non vediamo effetti immediati, bisogna aspettare che entrino in vigore i decreti attuativi – spiega Marco Magnelli, direttore del Banco  alimentare della Lombardia –. Ma è aumentata la sensibilità, vediamo molti tavoli di discussione e molti Comuni che stanno pensando come premiare chi devolve alimentari invece che buttarli. Anche il Comune di Bergamo è molto attivo in questo senso. È un cambiamento culturale che sta venendo avanti».

Nella nostra regione ci sono 670mila indigenti, un numero in aumento rispetto all’anno scorso. Il banco alimentare lombardo distribuisce 17mila tonnellate di alimenti all’anno che vanno a 1.254 strutture caritatevoli e che aiutano 209.000 persone. Nella Bergamasca la raccolta è di 1.510.424 kg, coinvolge 28 punti vendita e va a beneficio di 137 strutture caritative, per un totale di 17.935 persone assistite.

Con la nuova legge e i tavoli di discussione al lavoro si calcola di raggiungere numeri ancora più grandi, ma molto dipenderà dai fondi messi a disposizione. Il testo approvato in Parlamento prevede, nel 2016, 2 milioni per il Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti. E un milione all’anno per i prossimi tre anni per far partire progetti innovativi volti a ridurre gli sprechi. «Il grande merito della nuova legge è di mettere a sistema e semplificare una serie di precedenti norme in tema fiscale ed igienico-sanitario, ma c’è una questione aperta – dice Magnelli -. Ci vogliono le risorse adeguate per le infrastrutture logistiche come i magazzini e le celle frigorifere dove conservare il cibo recuperato o il carburante per i furgoni da mandare in giro per la raccolta. Altrimenti il rischio è di aumentare il cibo in eccedenza, ma non riuscire poi a distribuirlo a chi ne ha bisogno».