Le spese obbligate mortificano i consumi di beni. Disinneschiamo la bomba dell’IVA

I consumi di beni e servizi delle famiglie italiane tornano a crescere sia pur in un quadro di grande debolezza. È questa la sintesi della nota di aggiornamento sui consumi delle famiglie e le spese obbligate, diffusa qualche giorno fa dall’Ufficio Studi di Confcommercio, che evidenzia un recupero della quota di spesa nei beni e nei servizi.
Ogni italiano spende in media 18.089 euro all’anno, per i quali, però, non ha potere di scelta per circa 7.377 euro, quasi la metà!

Questo punto è basilare. Le spese obbligate, quelle costituite dall’abitazione, sanità, assicurazioni, carburanti, ecc. hanno di fatto preso il sopravvento nel bilancio delle famiglie. Rappresentano il 40,8% del totale della spesa e sono diminuite di circa un punto percentuale (–1,1%9 dal 2013 ad oggi, grazie soprattutto al contenimento del costo dei carburanti, ma cresciute del 4,3% dal 1995. Si tratta per lo più di oneri per beni e servizi a cui i consumatori rinuncerebbero volentieri, ma che devono sopportare senza possibilità di scelta. Per giunta, quindi, sono spese poco democratiche.

Queste uscite incidono sulla difficoltà delle famiglie di ritornare ai livelli di consumo precedenti la recessione.

Nel 2019, nonostante la modesta ripresa degli ultimi anni, la spesa per abitante, ai prezzi dell’anno in corso, dovrebbe risultare inferiore di oltre 830 euro rispetto al 2007. Solo in tre ambiti – il tempo libero, i viaggi e le vacanze comprese uscite per alberghi, bar e ristoranti – i consumi sono in crescita. Al di là di questioni demografiche e sociali, si consuma più fuori casa e meno in casa per una diversa allocazione del tempo tra lavoro domestico, lavoro retribuito e svago.

L’altro elemento importante è la terziarizzazione dei consumi: si spende più per servizi che per beni. I servizi incidono sulla qualità della vita (alberghi ristorante benessere ecc.) e mostrano una costante e significativa espansione, dal 17,4% della spesa nel 1995 al 21,5% del 2019 con + 4,1%.

Comunque, anche il consumo di beni torna a crescere, soprattutto per il peso dell’acquisto dei beni durevoli, in particolare autovetture. L’acquisto di prodotti incide per il 37,7% del bilancio familiare e mette a segno + 0,4% rispetto al 2013, ma una contrazione decisa (- 8,3%) rispetto al 1995. La perdita di peso in quasi 25 anni è soprattutto sui prodotti non alimentari, segnale del cambiamento epocale negli stili di consumo (meno abbigliamento e calzature per capirci), contro la riduzione -2,9% per i beni alimentari (per i maggiori consumi fuori casa). Il moderato recupero dei beni realizzato negli ultimi anni è stato sostenuto principalmente dai durevoli, soprattutto autovetture, i cui acquisti erano stati fortemente compressi nei periodi precedenti.

Tornando alle spese obbligate, almeno per molte di esse, i relativi prezzi si formano in regimi regolamentati e, comunque, in mercati scarsamente liberalizzati. Nel ventennio si è molto detto e fatto (male!) in tema di liberalizzazione del commercio, mentre si sono fatti pochi passi in avanti per rendere taluni mercati dei servizi realmente concorrenziali. Lì la spesa degli italiani è letteralmente esplosa.

Cosa dire. In un quadro come l’attuale l’aumento dell’IVA potrebbe essere il “colpo di grazia” al commercio. L’aumento dell’IVA sulle spese obbligate, del resto in un territorio dove le case sono per lo più di proprietà, sottrarrebbe risorse pesanti, ben oltre la sua incidenza percentuale con un reale collasso dei consumi. L’appello è quindi al nuovo Governo: fermiamo la bomba, disinneschiamo l’aumento dell’IVA.




Torna nei negozi del Centro di Bergamo lo “Sbarazzo”

Dopo il clamoroso successo della prima edizione, torna a Bergamo lo Sbarazzo. Ben 90 negozi del Centro cittadino saranno sul Sentierone con i loro stand per presentare i propri articoli in offerta super scontata: un’occasione per tutti i gusti e tutte le tasche.
Articoli rimasti in magazzino, stock del passato, articoli invenduti, ultimi capi dei saldi: i commercianti aderenti del centro città si “sbarazzeranno” di tutto questo durante una giornata destinata a dare grandissima visibilità alle attività commerciali dell’area centrale della città. Sono previste anche attività e eventi collaterali. L’iniziativa è  organizzata da BergamoInCentro.




A Lovere ritorna lo shopping superscontato

Domenica 1 settembre a Lovere ritorna lo “Sbaracco in Piazza”, l’appuntamento con le occasioni di fine stagione promosso dall’associazione commercianti locale Asarco. 
Per l’occasione dalle 10 alle 19.30 numerosi negozianti saranno in Piazza Tredici Martiri un ampia scelta dei capi di abbigliamento e di calzature della primavera estate per adulti e bambini a prezzi supeconvenienti, ma anche occhiali e altri articoli.  All’iniziativa aderiscono i negozi Mirko Botta, Largo, VisionOttica Alberti,  Piruetas, La Primavera, Schiavi Cachemire, Silini, Spazzi Calzature, Paola Volpi e Zanetta. In caso di maltempo l’iniziativa sarà rinviata a domenica 15 settembre. Per info: asarcolovere@gmail.com.




Settimana della stracciatella: nelle gelaterie bergamasche arriva il concorso “Straccia e vinci”

Sull’onda degli ultimi scampoli d’estate, proseguono con rinnovato slancio le attività di promozione legate alla valorizzazione de “La stracciatella il gelato di Bergamo”. Da lunedì 2 a domenica 8 settembre è in programma la “Settimana della Stracciatella” Protagoniste le gelaterie di Bergamo e Provincia, che si impegneranno a promuovere il gusto e il disciplinare di produzione. Con una gustosa chicca: il concorso a premi “Straccia & Vinci” che premierà i clienti con 100 Kilogrammi di stracciatella e altri fantastici premi ad estrazione… ma anche la gelateria più amata! Partecipare è semplicissimo: basta recarsi (dal 02 all’08 settembre appunto) nelle gelaterie aderenti – riconoscibili dal marchio La stracciatella il gelato di Bergamo – e consumare il vero gusto del gelato made in Bg. Con ogni acquisto di gelato che comprende la stracciatella si ha diritto ad un biglietto “Straccia&Vinci” con il quale scoprire subito se si è il vincitore di uno dei gustosissimi premi! Ma non solo: dopo aver completato la registrazione on line, inserendo il codice univoco di partecipazione presente sulla cartolina e votando la propria gelateria di fiducia, si partecipa all’estrazione finale di altri premi (Gelatiera De Longhi, Polaroid, e Fit Bit).
La Stracciatella il gelato di Bergamo sarà inoltre protagonista giovedì 5 settembre all’interno del Landscape Corner promosso e allestito da CCIAA Bergamo in Piazza Pontida a Bergamo, nell’ambito dell’iniziativa Maestri del Paesaggio, una manifestazione diffusa dedicata all’architettura del paesaggio e all’outdoor design che promuove natura e bellezza attraverso un calendario open air e non solo. Una speciale animazione dedicata ai bambini, con la distribuzione di palloncini ad elio personalizzati stracciatella, contribuirà al racconto del progetto.
Il progetto “La stracciatella il gelato di Bergamo” è promosso da Ascom e i Gelatieri Bergamaschi che vede dal 2017 la sinergia forte di istituzioni di territorio, gelatieri, sponsor e aziende della filiera del gelato artigianale. Info: www.lastracciatellailgelatodibergamo.it




A Ferragosto negozi e ristoranti aperti in città

Alla vigilia del week-end del grande esodo, con migliaia di bergamaschi in partenza, anche i negozi di Bergamo si concedono qualche giorno di ferie. Secondo i dati raccolti da Ascom Bergamo Confcommercio, in Città Alta bar, ristoranti e negozi (alimentari e non) saranno anche quest’anno praticamente tutti aperti per rispondere all’afflusso turistico; nelle vie centrali di Città Bassa 8 negozi su 10 terranno la saracinesca alzata e il 90% dei bar e ristoranti farà lo stesso.

Nelle vie periferiche della città 7 negozi su 10 saranno aperti e 8 ristoranti e bar su 10 continueranno a lavorare. In provincia, nelle località turistiche, pubblici esercizi, negozi e botteghe alimentari saranno tutti aperti, mentre nei paesi fuori dalle mete dei visitatori si stima che sarà aperto il 50% dei negozi e il 70% di bar e ristoranti.Anche nei giorni più “caldi” di ferragosto quindi saranno pochi i cartelli “chiuso per ferie“ e chi rimane in città non avrà difficoltà a fare acquisti e godersi colazioni, pranzi, cene e spuntini fuori casa.
In media le chiusure saranno di 6-7 giorni e si concentreranno dall’11 al 18 agosto, con diverse serrande che si abbasseranno solo dal 15 al 18 agosto.

La fotografia emerge dall’indagine condotta da Ascom Bergamo Confcommercio per informare i bergamaschi che rimangono in città e i turisti sull’offerta di prodotti e servizi. “La percentuale degli esercizi che ha deciso di chiudere nei prossimi giorni è davvero molto bassa. La maggior vocazione turistica della città e delle località di villeggiatura sul lago e nelle Valli porta i commercianti a usare il mese di agosto come mese di lavoro e quindi a fare ferie più corte – commenta il direttore Oscar Fusini -. Molti negozi decideranno solo all’ultimo minuto quando chiudere, in base al flusso di clienti di questi giorni. Una linea che offre anche un servizio di carattere sociale in quei quartieri e paesi dove molte persone, che non hanno la possibilità di fare vacanze, rimangono in città”.




Franchising orobico, aumentano i negozi ma calano gli occupati

A Bergamo le imprese che fanno franchising rimangono costanti, aumentano i loro punti vendita e diminuiscono gli addetti occupati. Mentre il “fenomeno franchising” continua a crescere nel nostro Paese, come mostra il Rapporto di Assofranchising Italia, l’associazione nazionale aderente a Confcommercio), Bergamo presenta dati in chiaroscuro.
Nel 2018 le catene con sede legale in provincia sono rimaste 20, mentre i punti vendita sono cresciuti del 2,21% rispetto al 2017 passando da 725 a 741 e il numero di addetti si è assottigliato del 2,20% scendendo da 2.125 a 2.088.
Nel dettaglio, è interessante rilevare che: dei 741 punti vendita 56 sono all’estero; e delle 20 catene bergamasche 7 riguardano l’abbigliamento (il 35% con un giro d’affari del 39,4%del totale), 4 la ristorazione (20% con il 15,5% del giro d’affari), 3 la bellezza e benessere (15% con il 17,5% del giro d’affari), 3 i servizi (5% con il 12%) e le 3 rimanenti altri settori (15% con il 15,6%).
Spiega
Il trend Nazionale: più insegne, più occupati e fatturato sempre in crescita
La realtà bergamasca si discosta dal trend nazionale. Il Rapporto Assofranchising Italia 2019, presentato da Assofranchising e Istituto Piepoli, fotografa un settore in continua espansione in Italia e all’estero con tutti i dati positivi: rispetto al 2017, + 3,4% di insegne, più 4,5% di punti vendita, più 3,8% di occupati e più 2% di fatturato.
Dal 2014 ad oggi gli occupati sono cresciuti del 10,9%, i punti vendita l’8,3% e il giro d’affari del 7,8%. Negli ultimi dieci anni c’è stato un
aumento del giro d’affari del 17% e delle imprese estere che hanno deciso di investire nel nostro paese addirittura del 35,8%. In Italia nel 2018 il franchising ha generato un giro di affari di oltre 25 miliardi di euro e ha dato lavoro a più di 200mila persone.

Il sondaggio ha preso in esame 961 insegne: ben 861 sono italiane e di queste, 174 sono presenti anche all’estero. A livello regionale, la Lombardia si riconferma l’area in cui sono presenti più insegne (268), seguita dal Lazio con 107 e del Veneto con 90.

Punti vendita italiani all’estero in franchising
Il franchising italiano vince anche all’estero. Nel 2018 sono aumentati del 7,6% i punti vendita italiani delle catene che da tempo si sono consolidate al di fuori del territorio nazionale e che oggi superano i 10.800 negozi.

Occupazione
Quasi il 90% dei franchisee presenti in Italia ha un’età compresa tra i 25 e i 45 anni. Il 34,3% degli investimenti non supera i 20mila euro, mentre il 50% si attesta nella fascia fra 20 e 100mila euro.
“Il franchising si conferma un settore sempre più in crescita e appetibile anche per i più giovani che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro – dichiara
Augusto Bandera, Segretario Generale di Assofranchising -. La crescente richiesta e la nascita di nuovi format sono sintomo di un sistema che funziona e che ispira fiducia grazie al ridotto rischio di impresa. Seppur il settore sia composto per la maggior parte da giovani imprenditori, significative sono anche le richieste da parte degli over 45, che rappresentano l’11% dei franchisee. Spesso, si tratta di persone che a un certo punto della propria carriera decidono di mettersi in proprio, di imparare un nuovo mestiere e diventare imprenditori di sé stessi”.

Per quanto riguarda le categorie merceologiche, va a gonfie vele il settore della ristorazione, in particolar modo dei bar, delle gelaterie, dei pub e delle pasticcerie che segna un +20% sull’anno precedente. Il giro di affari per il 2018 è stato di oltre 447 milioni di euro e gli occupati più di 5.500. In forte crescita anche l’alimentare specializzato che con la nascita sempre più frequente di negozi dedicati a diete ed esigenze alimentari particolari, ha visto incrementare il proprio fatturato del 23,3% superando i 227 milioni di euro. Stabile e sempre ben posizionato il comparto delle palestre e dei centri estetici.
In calo invece le librerie e le profumerie in franchising, che perdono rispettivamente il 19,2 e il 15,5%. Ma il dato più significativo è registrato dal settore energia, che comprende i negozi specializzati nella vendita di offerte per l’energia domestica e nell’assistenza, ormai sempre più affidata in outsourcing a contact center dedicati. Una lieve flessione viene registrata anche dal settore della GDO Food con -2,0%, che mantiene in ogni caso un fatturato superiore ai 7 miliardi di euro e che incide per il 30,9% sul totale del giro di affari del franchising.




Confcommerco e ANCI, accordo per la rigenerazione urbana

Confcommercio e ANCI hanno rinnovato la collaborazione per la rigenerazione urbana. Le due associazioni hanno firmato nei giorni scorsi un nuovo protocollo d’intesa  della durata di tre anni che traccerà la base per azioni sinergiche a favore del rilancio socio-economico delle città e dei loro territori.
Gli obiettivi condivisi nell’accordo sono di favorire l’aggiornamento del quadro normativo nazionale in materia urbanistica; promuovere l’attenzione verso i sistemi commerciali urbaninegli strumenti urbanistici e nelle norme locali, anche prevedendo misure di fiscalità di vantaggio; rafforzare l’attività di formazione e informazione sui temi della città, del terziario di mercato e delle opportunità europee; sostenere politiche che garantiscano un quadro certo di risorse locali e nazionali dedicate alle città e ai territori, in coerenza con la politica di coesione europea. Tra le azioni  di intervento previste ci sono la collaborazione tra gli uffici su attività legislative e tecniche, anche presentando congiuntamente proposte per la nuova Politica di coesione 2021-2027; accordi o intese tra Comuni e Confcommercio locali, per realizzare processi condivisi di rigenerazione urbana, anche a valere sulle risorse europee; incontri di approfondimento sui temi della città e della rigenerazione urbana e offerta di formazione congiunta per associazioni e amministrazioni locali; l’utilizzo della leva fiscale locale sia per limitare la presenza di spazi commerciali sfitti sia per facilitare l’insediamento di attività merceologiche funzionali al territorio di riferimento.Ascom Confcommercio Bergamo esprime soddisfazione per l’accordo. “Anci e Confcommercio hanno ribadito la centralità del commercio per la qualità della vita in città – dice il direttore Oscar Fusini – Il protocollo rappresenta l’occasione per rafforzare la collaborazione con i Comuni, al fine di promuovere un miglioramento dei nostri centri storici”.
Protocollo Anci Confcommercio 9 aprile 2019

 

 




Rigenerazione urbana, i presupposti per la revisione delle regole ci sono

La rigenerazione urbana non è un tema del futuro ma un’esigenza attuale. Negli ultimi vent’anni la maggior parte delle città in Italia hanno guadagnato in abitanti e in metri cubi di cemento ma hanno anche perso qualità della vita. Gli indici concordano sull’arretramento.
Esistono delle dimensioni come quella sociale e ambientale che mostrano un netto peggioramento coinciso peraltro con la riduzione dei trasferimenti dallo Stato agli enti locali.
Il tema non è cruciale solo per l’Italia ma per l’intera Europa. Perché il 72 per cento della popolazione dell’Unione europea vive nelle città e nei loro sobborghi. Quindi è un’esigenza diffusa.

In Confcommercio è stato presentato il nuovo accordo per la rigenerazione urbana tra la confederazione del terziario e ANCI, sottoscritto qualche settimana fa. Per noi costituisce una grande opportunità. La presentazione del protocollo è coincisa con l’illustrazione delle buone pratiche in molte città: i Sindaci e le associazioni si sono organizzati per produrre una progettualità di contrasto alla desertificazione commerciale e al degrado. Bergamo, più volte citata, è un esempio di grande rilievo insieme a Parma ed a Ancona.

Il Governo, secondo le parole del viceministro Massimo Garavaglia intervenuto alla riunione, è concentrato sulla riforma fiscale che dovrebbe dare fiato alle imprese. Se per noi la questione fiscale con in primis il disinnesco dell’aumento dell’IVA è prioritario, non dobbiamo dimenticare che il nostro settore ha bisogno di grandi interventi.

Il primo è la revisione del piano delle regole sulla distribuzione commerciale. Il decreto Bersani a più di vent’anni dalla sua introduzione è ormai vecchio di impostazione e incapace di garantire l’obiettivo per il quale era nato, ossia garantire lo sviluppo equilibrato della distribuzione commerciale in ogni sua forma. Basta pensare che quando è stato emanato il commercio elettronico non c’era ancora e non è un caso che manchi qualsivoglia regolazione per l’apertura di poli logistici che movimentano milioni di fatturato e di mezzo commerciali. Inoltre la Bolkestein ha reso inefficaci i piani di Governo dei Comuni, aprendo alla Babele delle medie superfici di vendita.

Bergamo città ed altri comuni della nostra Provincia, in collaborazione con le associazioni, stanno facendo spesso i salti mortali per mantenere la qualità e l’attrattività dei centri storici ma da soli non ce la possono fare.

I presupposti per la revisione delle regole ci sono. Se nel 1997 Confcommercio e ANCI stavano su posizioni diametralmente opposte, oggi l’indebolimento delle città e la rigenerazione attraverso la funzione del commercio è un interesse comune. Questa unitarietà di intenti potrebbe favorire visioni coincidenti. Centri logistici, medie e grandi strutture di vendita sono da rimettere sotto controllo mentre il consumo di suolo va bloccato.

Il secondo passo è la valorizzazione del partenariato. Non si può sempre lasciare all’iniziativa di pochi illuminati amministratori e delle Associazioni il contrasto di ciò che non funziona. Le esperienze di collaborazione tra pubblico e associazione hanno dato risultati positivi. Il metodo deve essere valorizzato, devono essere favoriti nell’accesso ai fondi.

Occorre tornare a parlare insieme di pianificazione del commercio. Vent’anni fa serviva liberalizzare oggi invece occorre proteggere gli esercizi che svolgono un servizio alla comunità. I Comuni devono tornare a poter stabilire le regole per l’insediamento di nuove attività, mettendo l’interesse della comunità al di sopra di quello del privato cittadino. Non le chiameremo più tabelle merceologiche ma dobbiamo prevedere cosa serve e come favorirlo. Ritorno al passato? Forse. Anche però un grande salto nel futuro perché le città green e Smart hanno bisogno di recuperare il commercio e la qualità della vita.




Via libera della Camera alla legge libro. Botti (Librai Ascom): È un cambio di passo storico”

Via libera della Camera alla proposta di legge per la promozione e il sostegno alla lettura. Il provvedimento prevede, tra le altre novità, il tetto del 5% di sconto sulla vendita di libri (inclusi quelli venduti per corrispondenza o tramite internet), elevato al 15% per i libri adottati dalle istituzioni scolastiche. Solo una volta all’anno i punti vendita potranno applicare sconti fino al 15%. 
Le case editrici, per un solo mese all’anno, potranno offrire sul prezzo di vendita dei propri libri sconti fino al 20% con esclusione di quelli pubblicati nei sei mesi precedenti la promozione. La normativa introduce inoltre numerosi interventi a sostegno della lettura: un premio annuo di 500mila euro per la città capitale del libro, che prenderà vita sul modello della capitale della cultura; la nascita del bollino di qualità per le librerie; soldi alle scuole per la formazione di personale che si occupi delle biblioteche interne; e “patti locali” con reti di pubblico e privato per incentivare la lettura.

Approvata alla Camera con 406 voti favorevoli e l’astensione solo di Forza Italia, il provvedimento si avvia a diventare legge, seppure parzialmente decurtato nei fondi. Ora il testo andrà al Senato, dove comunque dovrebbe arrivare in qualche modo blindato.

Se la legge sul libro entrerà in vigore sarà un cambio di passo storico per la cultura e per i librai indipendenti“. Cristian Botti, presidente del Gruppo Librai Ascom Bergamo Confcommercio, esprime grande entusiasmo rispetto alla normativa definita “salva librerie'”.

Le statistiche dicono che gli italiani leggono poco e sempre di meno. Le notizie diffuse in questi giorni sui risultati delle prove Invalsi tratteggiano un quadro sconfortante. Il rilancio delle biblioteche nelle scuole sarebbe molto positivo per le ricadute in termini di cultura nei ragazzi – dice Botti -. Come librai, il tetto sugli sconti del 5% permetterà alle librerie di giocare ad armi pari con la grande distribuzione e questo premierà la qualità nella vendita dei libri e la competenza quindi i librai che offrono consigli e organizzano eventi. Fissare un limite del 5% sugli sconti permetterà alle librerie anche di avere un po’ più di margine e quindi di poter investire di più nel negozio. In questo modo si innesterà un circolo virtuoso. Molto positivi anche gli incentivi fiscali alle librerie che avranno lo stesso effetto di liberare risorse da spendere nei negozi e molto bene la carta cultura di 100 euro per le famiglie in situazioni di fragilità economica“.

Cristian Botti

 



Aspettando i nuovi bandi i distretti del commercio fanno il “tagliando di revisione“

Con la ricorrenza dei 10 anni di attività dei distretti, ogni tanto qualcuno mi dice, ma alla fine cosa si è realizzato in così tanto tempo?

È una domanda che può essere letta in due modi differenti, in 10 anni si è perso tempo o in 10 anni il commercio ha avuto beneficio ?
Come sempre la verità sta nel mezzo e come sempre per comprendere bene la situazione bisogna rifarsi con la memoria a 10 anni or sono.
La politica dei distretti ha avuto due grandi meriti. Portare sul territorio finanziamenti sia per il pubblico che per il privato e soprattutto far parlare comuni e commercianti di comuni limitrofi che non avevano mai avuto occasione di condividere iniziative e programmi.

Per quanto riguarda i finanziamenti in questi 10 anni sul territorio bergamasco sono stati intercettati più di 12 milioni di euro, denaro che è stato utilizzato per lo più per potenziare e ammodernare i negozi di vicinato come hanno dimostrato i sei bandi a cui i distretti hanno partecipato.

La politica di condivisione di eventi e iniziative è stata forse il salto di qualità che ci ha permesso di ottimizzare le risorse ma soprattutto di conoscere cosa succedeva nei territori e metter il tutto a fattore comune. Il distretto è il luogo in cui è possibile risparmiare risorse, tempo ed energie grazie una migliore comunicazione fra le parti, con regole ben definite e responsabilità.

Non è stato facile, ci sono voluti anni per abbattere storici steccati e campanilismi sempre più marcati, ma alla fine il concetto di squadra sta permeando sia gli amministratori sia i commercianti.

I distretti si sono dimostrati una nuova esperienza di governance a livello locale, il partenariato pubblico e privato è il valore aggiunto di questa esperienza. Inoltre si è passati da una esperienza di commercio ‘centrica’ a una politica per la città e il territorio.

Come sempre i bisogni cambiano, le situazioni del mercato hanno mutamenti repentini e quindi anche le politiche devono trovare nuove modalità di intervento.
Questi mutamenti cambiano inevitabilmente i rapporti tra pubblico e privato. Perciò occorre creare le condizioni per una nuova classe dirigente commerciale, questo significa soprattutto maturare una nuova cultura e una nuova dimensione del proprio ruolo e una nuova dimensione di rappresentanza. Una rappresentanza non autoreferenziale ma proiettata a far emergere il bene comune in una logica condivisa.

È un impegno questo imprescindibile per creare condizioni di vero sviluppo. Il vento del cambiamento non può essere fermato, dobbiamo attrezzarci affinché non spazzi via anche quel poco o tanto di positivo che è stato creato in questi anni.

Ecco allora che la giunta regionale, anche in vista della predisposizione del nuovo bando Distretti la cui pubblicazione è prevista entro la fine dell’anno, ha approvato una delibera che prevede l’avvio di un’attività di monitoraggio dei distretti esistenti. L’osservazione si concentrerà in particolare sulla verifica dei requisiti, sull’attività svolta negli ultimi tre anni, sull’analisi delle diverse tipologie di governance e sulla verifica e aggiornamento dei confini. L’obiettivo è premiare i distretti virtuosi destinando a questi ultimi le risorse necessarie per proseguire il lavoro di condivisione che ha caratterizzato in questi dieci anni l’impegno del pubblico e del privato.
Nei prossimi tre mesi saremo impegnati sul territorio provinciale in questa azione di monitoraggio nella convinzione che tanto è stato fatto ma molto è ancora da fare per aiutare le nostre imprese commerciali ad affrontare le nuove sfide del futuro.