Giornata mondiale dell’Alimentazione, un pane in omaggio nei panifici bergamaschi

Un pane in omaggio per tutti i clienti nel giorno che ricorda la necessità di un’alimentazione sana, sicura e sufficiente in ogni parte del mondo.

È l’iniziativa dell’Aspan di Bergamo per la Giornata mondiale dell’Alimentazione indetta dalla Fao nonché undicesima Giornata mondiale del Pane, che si celebrano domenica 16 ottobre.

«Il diritto al cibo dovrebbe essere soddisfatto in ogni parte del mondo», è questa la riflessione che i panificatori bergamaschi vogliono rivolgere al pubblico, attraverso un’azione simbolica. Durante la giornata del 16 ottobre (per i panifici chiusi la domenica sarà sabato 15 ottobre), i clienti che entreranno nei panifici aderenti all’iniziativa riceveranno un pane in omaggio, un piccolo gesto che vuole rappresentare la speranza di un grande cambiamento. A chi riceverà ilo dono, si chiede di apportare una semplice firma nel “Pancerchiosolidale” che sarà appeso in negozio, dimostrando così il proprio appoggio alle Giornata e ai valori legati al “cibo per tutti”, che intende promuovere.

L’appuntamento è un’ulteriore trappa di “Stagioni di pane”, il percorso promosso dall’Aspan in collaborazione con l’Ascom di Bergamo, che con un evento al mese vuole coniugare coltura, cultura e alimentazione e rafforzare il legame tra i fornai e il pubblico




Distretto Urbano del Commercio, i negozianti eleggono i “re” e le “regine” dello shopping

centro-bergamoIl Centro, Città Alta, Borgo Palazzo e Borgo Santa Caterina sono le quattro aree cittadine che compongono il Distretto Urbano del Commercio (DUC Bergamo), organizzazione dove il commercio assume un ruolo centrale quale elemento di sviluppo locale, integrazione dell’offerta e coesione sociale. Il primo progetto è già in calendario: l’elezione del “Bergamo Shopping Master”. Dal 5 al 12 novembre i clienti dei negozi del Distretto aderenti all’iniziativa potranno essere eletti “re o regina dello shopping bergamasco”.  Come? Grazie al rilascio di un coupon, rilasciato dopo l’acquisto, che i clienti dovranno inserire in apposite urne nei negozi per l’estrazione finale. Ancora da definire il numero di clienti da premiare. Il fortunato “Bergamo Shopping Master” sarà il protagonista di una giornata da sogno in cui potrà vivere, in compagnia di un team di esperti, una serie di esperienze esclusive dedicate solo a lui. “Siamo felici della grande partecipazione al progetto: ad oggi hanno aderito circa  200 esercizi commerciali ma si tratta di un numero provvisorio e in continuo aumento. Bergamo Shopping Master è un’idea nata dai commercianti per i commercianti, per questo abbiamo deciso di prorogare di una settimana il termine per l’iscrizione all’iniziativa” spiegano i responsabili del progetto. Negozi e bar della città possono, fino al 22 ottobre, aderire al Bergamo Shopping Master scrivendo una mail a info@ducbergamo.com o chiamando il numero 035/218862.




Collocamento obbligatorio, i disabili al 60% entrano nella quota di riserva

disabile-lavoroI disabili non assunti tramite le liste di collocamento speciali possono essere computati nella riserva se la loro disabilità è pari o superiore al 60%, non quindi solo se maggiore a tale percentuale. Vanno computati nella quota di riserva i lavoratori, già disabili prima della costituzione del rapporto di lavoro ed anche se non assunti tramite il collocamento obbligatorio, purché abbiano una riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 60% (prima la percentuale doveva essere superiore al 60%) o minorazioni ascritte dalla 1^ alla 6^ categoria di cui alle tabelle annesse al T.U. delle norme in materia di pensioni di guerra, approvato con DPR n. 915/78, o con disabilità intellettiva e psichica, con riduzione della capacità lavorativa superiore al 45%, accertata dagli organi competenti.

Le sanzioni

Viene aumentata la sanzione che le aziende devono pagare (per ogni giorno e per ogni lavoratore). Chi non assume soggetti appartenenti alle categorie protette, entro 60 giorni dalla data in cui insorge l’obbligo, è soggetto a una sanzione pari ad una somma 5 volte maggiore la misura del contributo esonerativo di cui all’articolo 5, comma 3-bis, L. n. 68/99, al giorno, per ciascun lavoratore disabile che risulta non occupato nella medesima giornata. È applicabile la procedura di diffida ai sensi dell’art. 13, D.Lgs. n. 124/04, e la diffida dovrà prevedere, in relazione alla quota d’obbligo non coperta, la presentazione agli uffici competenti della richiesta di assunzione o la stipula del contratto di lavoro con il disabile avviato dagli Uffici.

 

 




Sicurezza in negozio, prorogata la scadenza del bando regionale

telecamere-nei-negozi1-500x332Negozianti e artigiani lombardi hanno tempo fino alle ore 16 del 15 dicembre per partecipare al bando “Impresa Sicura”, che eroga contributi per la sicurezza dei punti vendita. Anche a seguito della richiesta di Confcommercio Lombardia, l’assessorato allo Sviluppo Economico della Regione ha prorogato il termine per la presentazione delle domande, originariamente fissato al 13 ottobre, per consentire la più ampia partecipazione delle imprese interessate.

L’agevolazione consiste in un contributo a fondo perduto, fino a 5.000 euro, a copertura del 50% delle spese sostenute per l’acquisto di sistemi di video allarme, casseforti, sistemi antitaccheggio, vetrine antisfondamento, sistemi di pagamento elettronici (Pos e carte di credito) e di rilevazione delle banconote false, dispositivi aggiuntivi di illuminazione notturna esterna.

Il bando è indirizzato alle piccole e medie imprese del commercio al dettaglio di abbigliamento e calzature, tabaccherie, farmacie, orologerie, gioiellerie, distributori di benzina, bar, ristoranti, negozi di telefonia, e, nel settore artigianale, agli orafi e alla confezione di abbigliamento e pelletteria.

La richiesta di contributo va prenotata online sul portale http://webtelemaco.infocamere.it. Per informazioni sul bando e le modalità di accesso è possibile contattare lo Sportello del Credito di Fogalco, Cooperativa di Garanzia di Ascom Confcommercio Bergamo, al numero 035 4120210.

>> IL BANDO 




L’allarme di Federalberghi: «Sempre più sommerso nel turismo». Attacco frontale ad Airbnb (in crescita a Bergamo)

“Il sommerso nel turismo prosegue indisturbato la propria corsa ed è giunto a livelli talmente di guardia da generare una minor sicurezza sociale ed il dilagare indiscriminato dell’evasione fiscale e del lavoro in nero”. È quanto ha denunciato il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, commentando i risultati di un monitoraggio che la Federazione ha realizzato con l’ausilio della società Incipit Consulting e che è stato presentato a Rimini Fiera in apertura di TTG/SIA GUEST/SUN, il più importante marketplace del turismo italiano e di riferimento per l’Europa. “Abbiamo censito le strutture parallele che vendono camere in rete sui principali portali – aggiunge Bocca – e mettiamo questo elenco a disposizione delle amministrazioni nazionali e territoriali, nonché delle autorità investigative competenti, che desiderano fare luce sul fenomeno”. L’esempio eclatante è costituito dal portale Airbnb che, in una giornata di agosto 2016, poneva in vendita in Italia 222.786 strutture (erano 234 nel 2009), con una crescita esponenziale alla quale non fa seguito una significativa variazione del numero di attività ufficialmente autorizzate (le strutture extralberghiere censite dall’Istat erano 104.918 nel 2009, oggi sono a quota 121.984 per una differenza di oltre 100mila unità). Tra le città italiane maggiormente interessate dal fenomeno troviamo Roma con 23.889 alloggi, Milano con 13.200, Firenze con 6.715, Venezia con 5.166 e Napoli con 3.040.

airbnb2016A Bergamo, nell’agosto scorso, risultavano censiti 448 alloggi su Airbnb: erano 6 nel 2010, 163 nel 2013 e 395 nel 2015. Una crescita esponenziale, quindi, in pochi anni. Degli alloggi censiti ad agosto, il 55% è rappresentato da abitazioni intere, il 44,4% da stanze private e lo 0,4% stanze condivise. L’81% degli alloggi è disponibile per più di sei mesi mentre il 64,7% delle inserzioni è pubblicato ha host che mettono in vendita più di un alloggio.

“Dall’analisi delle inserzioni presenti ad agosto 2016 sul portale Airbnb -enfatizza il presidente degli albergatori italiani – emergono quattro grandi bugie che smascherano definitivamente la favoletta della condivisione”.

* Non è vero che si tratta di forme integrative del reddito.

Sono attività economiche a tutti gli effetti. Oltre la metà (57,7%) degli annunci sono pubblicati da persone che amministrano più alloggi, con i casi limite di insegne di comodo quali Bettina che gestisce 366 alloggi, Daniel (293) e Simona (260).

* Non è vero che si tratta di attività occasionali

La maggior parte (il 79,3%) degli annunci si riferisce ad alloggi disponibili per oltre sei mesi l’anno.

* Non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare.

La maggior parte degli annunci (70,2%) si riferisce all’affitto di interi appartamenti in cui non abita nessuno.

* Non è vero che le nuove formule tendono a svilupparsi dove c’è carenza di offerta.

Gli alloggi sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali.

“Il consumatore è dunque ingannato due volte – sottolinea Bocca – in quanto viene tradita la promessa di vivere un’esperienza autentica e vengono eluse le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori, della collettività e del mercato”. Si pone inoltre con tutta evidenza un problema di evasione fiscale e di concorrenza sleale, che danneggia tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza. Non è un problema solo italiano, ma l’Italia pur essendo un grande Paese turistico esita a prendersene cura. Gli altri Paesi invece si danno da fare: Amsterdam, Barcellona, Berlino, New York, Parigi e tanti altri si sono già mossi adeguando le proprie regole.

federalberghi-airbnb“Il Piano strategico del turismo – conclude Bocca – afferma a chiare lettere la necessità di definire un quadro normativo e regolamentare che contrasti efficacemente il fenomeno dell’abusivismo. Confidiamo che si passi presto dalle parole ai fatti e che un primo segnale venga già nei prossimi giorni in Parlamento con l’esame delle proposte di legge sulla sharing economy e sugli home restaurant”.

 

 




Confcommercio apre alle nuove professioni del terziario

di Oscar Fusini*

professioni1La presentazione della ricerca “Riavviare la crescita: il ruolo delle professioni nel terziario di mercato” – realizzato dall’Ufficio Studi Confcommercio e presentato nel corso del convegno “Competitività e crescita: il ruolo delle professioni del terziario”, organizzato a Roma da Confcommercio Professioni (il coordinamento delle Associazioni professionali del sistema confederale)  – è stata l’occasione per analizzare una serie di proposte a sostegno delle categorie. Ovvero:

– Definizione dell’autonoma organizzazione al fine di assicurare, con certezza, l’ esclusione dall’Irap dei professionisti

– Esclusione del sistema degli Studi di settore come strumenti di accertamento

– Riduzione dell’aliquota contributiva da equiparare a quella delle altre casse (24%).

– Normazione degli aspetti della contribuzione che riguardano la gratuità della ricongiunzione e gli anni minimi di versamento.

– Aumento della trasparenza nel bilancio Inps con la messa in risalto delle posizioni dei professionisti, offerta della garanzia sui rendimenti e montanti

– Agevolazione dell’accesso al credito dei professionisti anche attraverso il sistema dei Confidi

Il manifesto

Con l’annuncio dell’estensione della sua rappresentanza, Confcommercio ha realizzato un manifesto nel quale afferma che i professionisti sono e saranno protagonisti nella crescita del paese. Il manifesto in dieci punti qualifica i valori che sono alla base dell’attività di Confcommercio Professioni. Il tutto nella consapevolezza che è importante un cambiamento culturale nel contesto socio economico che punti sulla competitività dei professionisti nell’economia dei servizi. Nel grande cambiamento che caratterizza il nostro sistema, evolvono i bisogni dei consumatori, che chiedono e chiederanno sempre di più servizi professionali, sofisticati, integrati, personalizzati e soprattutto accessibili e a prezzi più contenuti. Servizi – costantemente influenzati dalla diffusione delle nuove tecnologie e dei nuovi domini di conoscenze – che cambieranno ulteriormente la natura stessa della prestazione, alle prese con un contesto competitivo dove nuove forme di concorrenza, spesso sleale e travestita da sharing ecnomy, sono in forte ascesa. Per questo il professionista che vive di competenze e abilità, sarà attore della nascente società post industriale della conoscenza, ricoprendo un ruolo centrale nella tenuta e nello sviluppo occupazionale. Occorre, tuttavia, rafforzare le capacità operative – basandosi su una reputazione misurabile e tracciabile – e, soprattutto, agevolare un cambio della mentalità d’approccio con cui vengono considerati i professionisti e i lavoratori autonomi così da creare regole del gioco e politiche di incentivazione a misura di professionista.

I numeri dei professionisti in Italia

L’ufficio studi di Confcommercio ha elaborato una ricerca che evidenzia come l’arretratezza del nostro paese – che all’inizio degli anni ‘60 era ancora un Paese a prevalenza agricola – abbia rallentato il processo di crescita dei posti di lavoro, aumentati in 50 anni (dal 1960 al 2015) solo del 17% (64.582 posti di lavoro) contro crescite di oltre il 30 per cento in tutti i principali Paesi europei ed addirittura del 120% negli Stati Uniti. In questo lasso di tempo, l’occupazione si è terziarizzata portando i lavoratori del comparto dal 33 al 73 % degli occupati totali. L’Italia ha un grande primato (terzo posto assoluto) nel numero degli occupati indipendenti( oltre 6,2 milioni), ma nonostante questo, tra costoro solo poco meno di 1,2 milioni sono professionisti, rispetto ai quasi 2,5 milioni della Germania ed oltre 2 milioni del Regno Unito. Paghiamo quindi un ritardo culturale che penalizza sotto diversi aspetti i professionisti che nonostante tutto, dal 2008 al 2014, sono cresciuti per numero (+ 2% gli ordinistici e + 48,8% i non ordinistici) rispetto alle altre categorie.

Il futuro del Paese

Spiegare oggi la crescita numerica dei professionisti in Italia parlando solo di sbocco occupazionale sarebbe riduttivo. E’ vero che la mancanza di posti di lavoro spinge molte persone, soprattutto i giovani, ad aprire una partita Iva, ma non può essere solo questo. Altrimenti non si capirebbe come siano nate professionalità così nuove, come personal trainer, coach, formatori, esperti di marketing, consulenti informatici e altri ruoli emergenti legati alle nuove tecnologie. Anche l’assimilazione, sempre e comunque della partita Iva, al precariato vale ma non per tutti. E nel nome di una difesa a priori, sono stati trascurati passaggi che avrebbero potuto aiutare la crescita professionale di molte persone. Le partite Iva non sono solo persone senza occupazione o precarie. In primo luogo perché alla facilità di apertura si contrappone una difficoltà enorme nel rispondere ai bisogni di conoscenze e competenze dei committenti. In altri termini, non basta aprire la partita Iva per lavorare, soprattutto in periodi come questi, ma occorrono risposte di qualità, competenze e risultati per le imprese o le persone clienti. In realtà, il bisogno di lavorare in autonomia – secondo schemi nuovi e diversi da quelli del rigido rapporto di lavoro subordinato – è ambito soprattutto dai giovani. Per molti, poi, il desiderio di trovare occasione di perfezionamento e crescita professionale prevale alla necessità del posto fisso. Certo, il sistema non aiuta. Perché il ritardo nell’ambito del credito verso i professionisti, della tutela previdenziale e della creazione di un sistema di norme di tutela impediscono nel nostro Paese un reale crescita quantitativa ma anche qualitativa dei professionisti. Con la tecnologia che corre, le imprese diventano sempre più “piatte”, più orizzontali e stanno sostituendo figure una volta solo interne (dirigenti e quadri) con professionisti esterni in grado di rispondere al meglio alle esigenze del momento. Allora questo Paese deve veramente fare un salto di qualità che è soprattutto culturale, evitando spinte generaliste come, per esempio, quelle contenute nel decreto Fornero che assimilava ogni rapporto di collaborazione a un rapporto di lavoro subordinato, mentre lo stesso Governo fissava per centinaia di migliaia di persone, con reddito molto basso, aliquote contributive molto più alte degli altri. Il tutto con l’obiettivo di fare cassa anziché tutelare e senza garantire trasparenza nelle posizioni contributive, aspetto invece assolutamente necessario in un Paese civile. In un mercato sempre più complesso, e in un sistema che vede un tessuto produttivo popolato soprattutto da micro e piccole imprese, bisogna allora essere coraggiosi nel ribaltare le presunzioni. Il professionista, quello vero, deve poter svolgere la propria professione. Serve la consapevolezza che i professionisti, quelli che imposteranno la loro attività sulla tecnologia e sulla competenza, saranno i veri protagonisti della crescita dell’Italia come imprenditori delle conoscenze e saranno in grado di aiutare a traghettare il nostro sistema economico verso lo sviluppo. Per questi professionisti servono innanzitutto una casa madre che li tuteli nei passaggi fondamentali della previdenza, dell’assistenza sanitaria e normativa di riferimento, li assista sul  fronte del credito e nell’accesso ai fondi strutturali e via a seguire. Confcommercio ha iniziato un percorso di approfondimento e di proposta sui temi principali che riguardano i professionisti attraverso un coordinamento nascente che potrebbe diventare Federazione e raggruppare moltissime delle sigle di rappresentanza già presenti e iscritti nell’elenco del ministero. Inoltre è allo studio il sistema della certificazione delle competenze per promuovere la crescita attraverso standard prefissati, corsi di formazione, attestazioni e crediti formativi. Questo anche per accrescere il valore della competenza e tutelare le professioni da concorrenze sleali. Per ora lo sforzo è solo nazionale e la partenza del progetto confederale. Eppure la novità delle professioni dovrebbe tradursi in una nuova integrazione tra centro e territori, che agevoleranno nuove collaborazioni tra associazioni di mestiere le strutture territoriali che vorranno aderirvi.

*direttore di Ascom Confcommercio Bergamo




Professioni, un settore anticiclico e in espansione

professioniIn Italia il settore delle professioni ha ampi margini di espansione. Alcuni dati significativi bastano a dimostrarlo: tra il 2008 e il 2014, ovvero gli anni della crisi nel corso dei quali l’occupazione complessiva è scesa di 800mila unità, il numero dei professionisti è salito di 130mila unità fino a quota un milione e 300mila circa, arrivando a rappresentare il 5,8% sul totale dell’occupazione, e l’85% di questa crescita è dipesa dai cosiddetti non ordinistici (circa 340mila persone,+49% in più rispetto al 2008). Il reddito complessivo prodotto da questi ultimi, sempre negli anni della recessione, è salito di quasi il 16%, passando dai 4,9 miliardi del 2008 ai 5,6 miliardi del 2014 a fronte di un reddito da lavoro e impresa che nel periodo ha accusato una flessione di oltre sei punti percentuali. Resta, comunque, che in termini aggregati il reddito individuale dei professionisti non ordinistici è stato pari a poco più di 16.600 euro nel 2014, circa un terzo di quello dei professionisti ordinistici e oltre quattro volte inferiore a quello medio di impresa. E’ quanto emerge dalla ricerca “Riavviare la crescita: il ruolo delle professioni nel terziario di mercato”, realizzato dall’Ufficio Studi Confcommercio e presentato nel corso del convegno “Competitività e crescita: il ruolo delle professioni del terziario”, organizzato a Roma da Confcommercio Professioni, il coordinamento delle Associazioni professionali del sistema confederale. Oltre il 99% dei professionisti non ordinistici, si legge ancora nello studio, lavora nei servizi: tra questi la maggioranza assoluta (il 53%, 180mila persone) è attivo nel comparto delle Attività professionali, scientifiche e tecniche, seguito da Sanità e assistenza sociale (15,3%, con la maggior variazione assoluta rispetto al 2008) e da Servizi di informazione e comunicazione (7,7%). In termini relativi, invece, il maggior incremento, +78% circa, è quella di sanità e assistenza sociale, la seconda comunque in ordine di numerosità (quasi 52mila professionisti), corrispondente ad una quota di oltre il 15% del totale. Sotto il profilo dei redditi individuali, invece, il primato spetta alle Attività immobiliari, con quasi 21mila euro pro capite nel 2014.




Voucher lavoro e obbligo di attivazione, supporto dell’Ascom sulle novità

È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 235 del 7 ottobre 2016, il decreto legislativo n. 185 del 24 settembre 2016, correttivo del jobs Act. Le modifiche, entrate in vigore l’8 ottobre 2016, riguardano, tra l’altro, i voucher. In particolare, la norma prevede di comunicare, almeno 60 minuti prima dell’inizio della prestazione, alla sede territoriale competente dell’Ispettorato nazionale del lavoro, mediante sms o posta elettronica, i dati anagrafici o il codice fiscale del lavoratore, il luogo, il giorno e l’ora di inizio e di fine della prestazione. La comunicazione deve essere fatta, esclusivamente, via email alla Direzione del Lavoro di Bergamo all’indirizzo voucher.Bergamo@ispettorato.gov.it

Le email devono essere prive di qualsiasi allegato; il codice fiscale e la ragione sociale dell’imprenditore devono essere riportanti anche nell’oggetto dell’email. Dovranno essere comunicate, sempre 60 minuti prima, anche le eventuali modifiche ed integrazioni. La violazione dell’obbligo di comunicazione mporta una sanzione che va dai 400 ai 2.400 euro per ciascun lavoratore

Gli uffici Ascom sono a disposizione per ulteriori chiarimenti contattando il numero 035/4120307.

 

 

 




Tempo di mele, fruttivendoli in Trentino a tu per tu con i produttori

Il direttore dell'Ascom Oscar Fusini (a sinistra) e il presidente del Gruppo Dettaglianti ortofrutticoli. Livio Bresciani
Il direttore dell’Ascom Oscar Fusini (a sinistra) e il presidente del Gruppo Dettaglianti ortofrutticoli. Livio Bresciani

I fruttivendoli dell’Ascom di Bergamo in trasferta in Trentino per conoscere da vicino i territori e i produttori delle mele più famose d’Italia. Lo hanno fatto in occasione di Pomaria, la grande festa del raccolto in Val di Non e in Val di Sole, organizzata nei bei borghi di Livo e Rumo tra stand di mele e prodotti tipici, itinerari storici e culturali, sapori d’autunno e tante iniziative per tutte le età.

Una cinquantina i dettaglianti e familiari che, ospiti del consorzio Melinda, rappresentato da direttore marketing Andrea Fedrizzi, hanno visitato le distese di meleti carichi di preziosi frutti e partecipato alla manifestazione, che quest’anno aveva anche un fine solidale. È stata infatti organizzata una vendita di mele il cui ricavato sarà interamente devoluto ai colleghi commercianti del Centro Italia colpiti dal terremoto lo scorso agosto. «Pomaria è un appuntamento ormai tradizionale per il nostro Gruppo – ricorda il presidente Livio Bresciani -, un’occasione importante per conoscere la produzione, l’andamento dell’annata, le nuove varietà, ma soprattutto un momento che rinsalda il rapporto tra produttori e commercianti. In un’epoca in cui i farmer’s market e la vendita diretta sembrano le strade preferite per dare sbocchi alla nostra agricoltura, il grande consorzio trentino ribadisce il ruolo dei negozi specializzati e la loro capacità di valorizzare al meglio i prodotti, sottolineata anche dal progetto “Gli specialisti di Melinda”». «La logica vincente per il nostro sistema agroalimentare è quella della collaborazione – sintetizza Bresciani -, non certo della competizione».

Ma la giornata non è stata solo di approfondimento professionale. Condividere l’esperienza e trascorrere del tempo insieme, compresa la piacevole sosta a tavola, ha permesso ai fruttivendoli di confrontarsi sull’attività e le tematiche di più stretta attualità per la categoria, rinnovando la coesione e la volontà di collaborazione. Non è mancato un pizzico di avventura, rappresentato dai sette commercianti che hanno scelto di raggiungere l’evento in moto, sfidando persino la neva scesa al passo del Tonale nel ritorno.




Commercio alimentare, i dettaglianti sono sfiduciati e tagliano gli investimenti

negozio alimentariPressione fiscale, deflazione e Brexit spaventano il commercio alimentare al dettaglio. I primi 6 mesi dell’anno hanno fatto registrare una lieve crescita del ricavi ma, secondo l’ultimo rapporto Fida (Federazione Italiana Dettaglianti Alimentazione), il 60% dei piccoli e medi commercianti del comparto prevede un futuro fatto più di ombre che dl luci. Un timore dettato non solo dal calo del prezzi in atto da mesi, ma anche dalla pressione fiscale. Per 8 imprese su 10 gli oneri fiscali sono infatti aumentati negli ultimi due anni, con le difficoltà maggiori percepite dalle imprese fino a 5 addetti situate nel Mezzogiorno e nel Nord-Ovest. Sulla brusca frenata del clima di fiducia, sottolinea la Fida, ha inciso anche lo scenario post divorzio fra Regno Unito e Ue. Non va meglio con le previsioni future, visto che la preoccupazione degli imprenditori nei prossimi sei mesi è destinata ad aumentare. Un dato che, confrontato con quello dell’Osservatorio Credito Confcommercio realizzato da Format Research, non risulta essere una prerogativa esclusiva del dettaglio alimentare ma un trend comune a tutto II terziario. Così il 50% del commercianti ha dovuto rivedere la propria strategia, rinunciando agli investimenti già programmati, interrompendo quelli in corso o abbandonando l’idea di effettuarne di nuovi. Nemmeno il Jobs Act sembra poter ridare slancio a un comparto che, a causa della revisione al ribasso del bonus occupazionale, ha tirato i remi in barca dal punto di vista delle assunzioni arrestando la svolta impressa nella seconda parte 2015. Stando alle previsioni dovrebbe però essere solo una pausa temporanea: la stima per la seconda metà dell’anno è di una nuova leggera crescita del ricorso agli sgravi fiscali, seppur con un aumento della quota per le trasformazione del tempi determinati a scapito delle assunzioni ex novo. Un dato in chiaroscuro arriva dal fronte finanziario. Se nella prima metà dell’anno la capacità delle imprese dl far fronte ai propri impegni è cresciuta lievemente, per I prossimi mesi si prevede una fase dl stagnazione. Un altro segnale non proprio incoraggiante arriva infine dall’accesso al credito: circa II 25% del proprietari di negozi alimentari, ortofrutticoli e pescherie ha chiesto un fido, un finanziamento o la rinegoziazione dl uno dei due. Tuttavia, tra coloro che hanno inoltrato la domanda solo II 38,5% si è visto accordare la cifra auspicata.

tratto da “Repubblica Affari&Finanza” di Andrea Frollà