Terremoto, colpite 120 attività commerciali. Dall’Ascom una raccolta fondi per farle ripartire

Sono 120 le attività commerciali colpite dal terremoto. È la stima fatta da una delegazione di Confcommercio, guidata dal vice presidente Renato Borghi, dal direttore generale Francesco Rivolta e dal presidente di Confcommercio Rieti Leonardo Tosti, in un sopralluogo nelle zone colpite dal sisma.

confcommercio terremoto riunionePer sostenere le popolazioni e aiutare la ripresa sociale ed economica dei comuni messi in ginocchio dalla catastrofe, anche l’Ascom di Bergamo, insieme alle proprie federazioni di categoria, aderisce e promuove la raccolta fondi avviata da Confcommercio Imprese per l’Italia a favore delle popolazioni e delle imprese colpite dal terremoto.

La sottoscrizione è libera e volontaria. I versamenti dovranno essere effettuati attraverso bonifico bancario sul conto corrente: Fondazione Giuseppe Orlando IT 45 K 08327  03247 000000000159 presso Banca di Credito Cooperativo di Roma Ag. 132 – Piazza G. G. Belli, 2 – 00153 Roma. Le somme raccolte saranno utilizzate, in accordo con la stessa Confcommercio delle zone colpite, le istituzioni locali e la Protezione Civile, per dare assistenza immediata alla popolazione, anche in riferimento alle famiglie di imprenditori in particolare disagio per i danni subiti a seguito del terremoto.

confcommercio unità mobile terremoto
Il camper adibito ad ufficio mobile della Confcommercio, primo punto di riferimento per il sostegno alle imprese colpite dal terremoto in centro Italia

«È un dramma nel dramma – dice Paolo Malvestiti, presidente di Ascom Bergamo -. Il terremoto, oltre ad aver duramente colpito la comunità, ha causato danni devastanti alle imprese che lavoravano in quelle zone azzerando il tessuto economico e sociale. La sottoscrizione costituisce una opportunità condivisa per una fattiva e concreta opera di solidarietà comune. Invitiamo a contribuire con generosità tutti gli imprenditori del terziario e tutti i cittadini che lo vogliano».

 




Macellai alla Fiera di Sant’Alessandro, «per non dimenticare il valore delle botteghe»

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Poco tempo per cucinare, pasti sempre più spesso fuori casa e la tendenza – dettata da scelte più o meno consapevoli e allarmi salutistici esasperati – a ridurre il consumo di carne stanno facendo dimenticare una figura centrale della tradizione gastronomica italiana, quella del macellaio. Per ricordare il valore delle botteghe, offrie i consigli giusti per portare in tavola un buon piatto, ma anche far conoscere il dietro le quinte dall’approvvigionamento alla lavorazione, il Gruppo Macellai dell’Ascom ha scelto la Fiera di Sant’Alessandro.

Domenica 4 settembre, all’interno della storica rassegna dedicata all’allevamento, all’agricoltura e ai prodotti tipici organizzata dalla Promoberg al polo espositivo di via Lunga a Bergamo, una decina di macellerie bergamasche allestiranno un banco frigo con un’esposizione delle principali varietà di carni e preparazioni e a partire dalle 16 si metteranno al lavoro mostrando ai visitatori le operazioni di disossatura e sezionamento di manzo, vitello, maiale e carni bianche. Illustreranno le caratteristiche e gli utilizzi più adatti per ciascun taglio per poi passare il testimone allo chef Darwin Foglieni, del ristorante Ol Giopì e la Margì di Bergamo, che proporrà alcune ricette per valorizzarli al meglio, raccolte in un promemoria che verrà omaggiato al pubblico.

ettore coffetti«L’iniziativa vuole fare riscoprire il piacere di entrare in macelleria – evidenzia il presidente del Gruppo Macellai Ascom, Ettore Coffetti -, il piacere del taglio fresco, della qualità di prodotti selezionati, il contatto diretto con chi sta dietro al banco e sa consigliare e rispondere ad ogni domanda». Quella dei macellai Ascom vuole essere una sorta di operazione verità. «Intendiamo mostrare da dove arriva la carne e in cosa consiste il nostro lavoro – prosegue Coffetti -. Oggi, in tempi di supermercati e confezioni già pronte, lo si è forse dimenticato. Il macellaio sceglie direttamente l’animale e lavora le carni, non siamo rivenditori di fettine o scatolette, ma professionisti con precise competenze ed esperienze». Insomma entrare in una macelleria ha ancora un senso, «per acquistare prodotti di qualità, controllati e con indubbi valori nutrizionali, a cominciare dall’apporto di proteine, fondamentale per la crescita dei bambini».

«L’allarme dell’Oms sulla carne rossa – spiega il presidente – è rientrato ed i consumatori hanno imparato a valutare bene le notizie, il problema per il nostro settore oggi non è tanto questo. A farsi sentire è semmai il fatto che le giovani famiglie non hanno tempo per dedicarsi alla cucina ed hanno rinunciato a preparare tanti piatti che fanno parte della nostra tradizione. Grazie alle ricette dello chef in Fiera vorremmo far ritrovare la voglia di cimentarsi in qualche proposta, da quelle più classiche a quelle più veloci ed attuali».

E dell’avanzata del movimento vegano che dice? «Sono scelte rispettabilissime ed ognuno è libero di farle – riflette -. Troppo spesso invece vengono esposti giudizi provocatori nei confronti di chi non segue questa visione, della nostra categoria e dei nostri prodotti. Il rispetto dovrebbe essere reciproco».




Clusone, un festival dello street food per rilanciare il centro

fiva street food

Clusone celebra i piatti da strada. Da venerdì 9 a domenica 11 settembre in piazza Manzù, debutta “Fiva Street Food and Show Festival”, appuntamento dedicato alle specialità gastronomiche da passeggio.

fiva street foodDurante i tre giorni del festival, dalle 10 alle 24, sarà possibile fare il giro del mondo gastronomico in 22 stand allestiti con piastre, forni, friggitrici, bollitori e griglie. Cuochi e gastronomi provenienti da tutta Italia proporranno piatti preparati al momento e legati alle grandi tradizioni regionali: supplì, arrosticini abruzzesi, gnocchi fritti, tigelle, piada romagnola, lampredotto, hamburger di chianina, pesce fritto, agnolotti alla zucca, pecorino arrosto, spianata modenese, ma anche tante specialità dall’estero, Argentina, Messico e Spagna come tapas, paella, enchiladas, moules frites, picanha, fish and chips. Il tutto accompagnato da Chianti, Lambrusco e un’attenta selezione di birre artigianali.

Oltre al buon cibo di strada sono in programma anche spettacoli d’intrattenimento. Sabato 9 andrà in scena l’umorismo del comico di Zelig Marco Della Noce e domenica 10 sarà protagonista la musica live con Jovanotte che farà un tributo a Jovanotti.

La manifestazione è promossa da Fiva nazionale, Fiva Ascom Bergamo, Associazione Clusonecentro e dal distretto del commercio Alta Valle Seriana Clusone e ha il duplice obiettivo di vivacizzare la cittadina seriana e di far conoscere i negozi e le bellezze di Clusone al grande pubblico. «La manifestazione nasce nell’ambito delle politiche dei Distretti del commercio con l’obiettivo di far fermare la gente per divertirsi e fare acquisti – spiega Roberto Ghidotti, coordinatore dei Distretti del commercio per l’Ascom –. Il festival sarà in perfetto stile urbano anglosassone. Lo street food è una realtà gastronomica viva, che mostra l’orgoglio di conservare il piacere del contatto umano con i clienti e la voglia di mantenere le radici con il proprio territorio. Ogni espositore proporrà pochi prodotti, così da assicurare un’offerta varia ma nello stesso tempo coordinata di prodotti freschi, cucinati a vista e serviti». «È  una sfida – dice Ghidotti -. Abbiamo raccolto il desiderio dei commercianti della associazione ClusoneCentro di vivacizzare il centro storico e abbiamo puntato su un festival di qualità, che dà risposta alla passione dilagante per il cibo di strada e valorizza il mondo degli ambulanti che sono lì tutti i giorni a fare il loro lavoro con passione e impegno. Ci auguriamo che la manifestazione sia un’occasione per i visitatori di scoprire i negozi e le bellezze culturali della cittadina».




Zogno, ancora festa in centro. Tocca alla notte bianca dello sport

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Il centro di Zogno non si ferma. Dopo la Notte Bianca di fine estate, che ha animato con grande successo la cittadina brembana, tocca a “Sport in Piazza”.

Domenica 4 settembre è in programma la seconda edizione dell’iniziativa organizzata dal Comune, che vede protagoniste le società e i gruppi sportivi del territorio. Oltre venti discipline e attività coinvolgeranno, dalle 16 alle 22, appassionati e curiosi durante una vera e propria “Notte Bianca dello Sport” all’insegna della festa, del sano agonismo e della condivisione. L’evento vuole essere anche un’occasione di promozione e di visibilità per le diverse specialità sportive e vedrà tanti atleti impegnati in esibizioni e dimostrazioni, oltre che nel curare le prove per il pubblico. Gratuitamente e con proposte per tutte le età e le attitudini, ci si potrà infatti cimentare con i propri sport preferiti o testare nuove discipline, anche quelle meno conosciute.

zogno sport in piazza 2 zogno sport in piazza

Zogno si trasformerà quindi in una vera e propria palestra a cielo aperto, dove giocare a calcetto, provare una gimcana in bicicletta e partecipare a tornei di pallavolo o rugby. Oppure, più semplicemente, si potrà assistere alle numerose dimostrazioni acrobatiche e spericolate di professionisti, alle prese con la parete di arrampicata, con i percorsi ad ostacoli di bike trial, con esibizioni di ginnastica ritmica o di hip hop. Durante la serata si terrà anche una sfilata di abbigliamento sportivo a cura de “Il Gabbiano Azzurro”, negozio di articoli sportivi ha scelto di festeggiare i 30 anni di attività insieme agli sportivi a Zogno. Ci sarà spazio anche per la solidarietà: alla manifestazione, infatti, partecipa la Fondazione Aiuti per la Ricerca sulle Malattie Rare (A.r.m.r.), che organizzerà un’area informativa sulle proprie attività. In campo anche i negozi dell’Associazione Punto Amico, con le loro proposte commerciali.

Per partecipare alle iniziative sarà necessario indossare il braccialetto celebrativo in distribuzione presso le associazioni sportive e le attività programmate, per la canoa l’iscrizione va effettuata sul sito www.sportinpiazza.org

 




Scuola pratica di Commercio, workshop e gestione aziendale nel nuovo pacchetto formativo

Camera di Commercio via ZilioliSono aperte per tutto il mese di settembre le iscrizioni ai percorsi formativi 2016/2017 proposti dalla Scuola Pratica di Commercio, che ogni anno propone una nuova offerta formativa per rispondere alle esigenze di chi lavora e vuole aggiornare o migliorare le proprie competenze professionali. I corsi della nuova annualità, che inizieranno a partire dalla fine di settembre nella sede di via Zilioli 2, coprono 5 aree tematiche: gestione e amministrazione aziendale (9 i corsi in programma), lingue straniere (15 corsi, tra cui 7 livelli diversi di inglese), informatica (2 corsi, tra cui anche il corso preparatorio al conseguimento dell’ECDL). Si possono anche scegliere una serie di workshop tematici (8 le proposte presenti nel calendario 2016/2017) e i corsi di abilitazione specifica (3 le tipologie di corsi abilitanti previste). Per iscriversi ai corsi, riservati ai soli maggiorenni, è necessario compilare online e poi stampare il modulo di iscrizione. Per l’accesso ai vari livelli dei corsi di inglese è previsto un test d’ingresso, volto a verificare il livello di conoscenza della lingua da parte di coloro che non hanno frequentato corsi nella precedente annualità e che non sono in possesso di riconoscimenti esterni; il test si terrà martedì 20 settembre, alle ore 18 nella sede della Scuola Pratica. Per parteciparvi è necessario consegnare la relativa domanda di iscrizione entro lunedì 19 settembre. Sul sito di Bergamo Sviluppo sono consultabili il calendario completo di tutti i corsi programmati, la durata di ognuno, gli orari di svolgimento, i costi e la modalità di iscrizione.




Attente al risparmio ma più ottimiste, le famiglie bergamasche al rientro dalle ferie

Bergamaschi campioni lombardi nel gestire i conti di casa e risparmiare, ma anche più ottimisti verso il futuro rispetto ad un anno fa.

Alla ripresa delle attività economiche dopo la pausa estiva l’indagine “Famiglie e consumi” realizzata dalla Camera di commercio di Monza e Brianza in collaborazione con DigiCamere offre un quadro più sereno rispetto a fabbisogni e destinazione di spesa, ma evidenzia anche che l’attenzione a non sprecare e a limare il superfluo è ormai una costante.

La fotografia è stata scattata a luglio e rispetto alla medesima rilevazione effettuata l’anno precedente segnala un innalzamento della quota delle famiglie lombarde che riescono a risparmiare, salita al 23% dal 12%. A ciò si aggiunge il 65% delle famiglie che invece va in pareggio, mente il 9% ha dovuto attingere ai risparmi e il 3% indebitarsi. A Bergamo la percentuale di chi riesce a mettere da parte qualcosa è maggiore, il 32%, valore più alto tra tutte le province rilevate. Cala, di conseguenza, quella di chi chiude il bilancio domestico in parità (57%), è leggermente inferiore il dato di chi preleva dai propri risparmi (8%) e uguale alle media regionale quello di chi si indebita (3%).

La leva su cui i bergamaschi preferiscono agire per risparmiare è la riduzione degli sprechi, in particolare quelli alimentari, attuata dal 40% degli intervistati, seguita dalla rinuncia ad alcune uscite a cena, in pizzeria o consumazioni al bar (32%), cui fa da contraltare la scelta di passare più tempo libero in casa o da amici e parenti (15%). Un buon 26% ha anche dichiarato di fare più attenzione ai consumi di elettricità, riscaldamento e telefono. Il 27% non ha invece modificato le proprie abitudini, il 7% ha preferito riparare anziché sostituire abiti, elettrodomestici e mobili, la stessa percentuale di chi ha deciso di usare meno l’automobile.

A questo si accompagna uno sguardo più positivo sul futuro. È infatti salita dall’8 al 12% la quota dei lombardi che vedono la propria situazione economica in miglioramento per l’anno che verrà. A Bergamo il dato è del 13%, contro il 74% di chi prevede una situazione invariata e l’ancora significativo 14% di chi pensa andrà peggiorando.

L’indagine si sofferma anche su un aspetto critico come i costi sanitari. A questo riguardo il 65% dei bergamaschi afferma di aver speso come prima, ma l’11% ha rinunciato alle cure dentistiche, il 9% alla prevenzione e il 5% ad altre visite specialistiche. Il 9% ha invece speso di più per la salute.




Fusini (Ascom): «Ma ora servono educazione al consumo e buone prassi»

di Oscar Fusini*

È una buona legge quella contro lo spreco alimentare. Finalmente, grazie anche alle istanze avanzate da Confcommercio imprese per l’Italia e dai piccoli, si è riusciti a normare un tema di forte attualità, ancora soggetto a troppe interpretazioni. Il legislatore ha ben operato, privilegiando la logica della semplificazione, soprattutto a favore delle pmi. Sullo sfondo un concetto basilare: l’aiuto ai più deboli dev’essere una priorità per tutti. Anche della nostra comunità, che resta sì ricca, ma con sacche di povertà in evidente espansione. Come Associazione del commercio non potevamo chiamarci fuori da questa partita. Abbiamo pertanto contribuito con audizioni, proposte e relazioni alla stesura di una legge che reputiamo più che valida. Ora però dobbiamo rimanere vigili, presidiare il campo affinché alla legge facciano seguito sia l’effettiva semplificazione fiscale sia gli sgravi sulla Tari a favore di chi dona e dei più virtuosi, così come stabilito dalla legge. Ma dobbiamo anche esser pronti a offrire il nostro contributo per educare al consumo e fare di questo tema un aspetto qualitativo della relazione col cliente, così da favorire la diffusione di buone prassi, percorsi in rete e progetti di responsabilità sociale. L’argomento era già stato affrontato a Bergamo all’indomani dell’approvazione del disegno di legge da parte della Camera, nell’ambito di un convegno organizzato in Università dalla deputata bergamasca Elena Carnevali, con la presenza del ministro Maurizio Martina e della relatrice della legge Chiara Gadda. Con l’entrata in vigore del nuovo ordinamento, ci auguriamo si possano finalmente superare le tante difficoltà organizzative e amministrative che hanno reso effettivamente difficile l’applicazione della legge regionale del “buon samaritano” limitando di fatto il numero dei donanti a poche insegne della Gdo. Oltre a semplificare la procedura di donazione, la nuova legge interviene sul contrasto allo spreco e sull’educazione al consumo potenziando, per esempio, il tavolo di coordinamento o incentivando l’utilizzo dei programmi radiofonici e televisivi. Del resto, lo spreco è soprattutto frutto di una mancata attenzione. Occorre quindi agire sull’educazione del consumatore/cliente e sensibilizzare gli operatori, soprattutto i piccoli, che rappresentano la frontiera più lontana e più polverizzata da raggiungere, ma che sono quelli più vicini alla gente e agli indigenti.

Oscar Fusini
Oscar Fusini

Nel frattempo c’è ancora qualche mito che va sfatato. Ovvero, che dallo spreco qualcuno, produttori o commercianti che siano, possa trarre guadagni. Sbagliato. La drastica contrazione del carrello della spesa negli ultimi anni ha ormai reso chiaro che il cliente acquista principalmente là dove intravede una promozione e spende per alimenti che pensa realmente di consumare. Stesso discorso per le donazioni. Va compreso che donare non significa ridurre il proprio mercato e quindi le vendite. La legge, grazie anche al nostro contributo, impedisce infatti che quanto donato possa essere reintrodotto nei canali commerciali. Lo spreco esiste ed è ancora elevato, nel commercio ma soprattutto nella ristorazione dove il cliente spesso abbandona porzioni intere che potrebbero essere consumate in un altro momento. Lo spreco è imposto anche dal vasto sistema di assortimenti che il commerciante deve considerare per poter accontentare i clienti. Ciò è evidente soprattutto là dove il consumo è indipendente dalla spesa: nei villaggi turistici del “tutto incluso”, nell’offerta dei prezzi fissi e degli “all you can eat”, nelle mense. Nelle piccole e medie imprese della distribuzione, va sottolineato, lo spreco è limitato. Da una ricerca condotta dall’Ascom tra gli associati, prima del convegno di marzo, era emerso che nei piccoli esercizi c’è minore ampiezza e profondità di assortimento rispetto alle grandi dimensioni, maggiore attenzione del titolare alle date di scadenza, una maggiore relazione e servizi di assistenza al cliente e anche un fenomeno di autoconsumo da parte della famiglia del titolare che mangia prima di gettare. L’indagine evidenziava, di conseguenza, anche un numero basso di donazioni. Questo perché donare era organizzativamente complicato, fiscalmente non conveniente, non immune da rischi per il cedente e non sostenuto da adeguati incentivi. Soprattutto tra i piccoli dettaglianti, che è bene ricordarlo, rappresentano ancora una fetta importante (dal 50 al 60%) della distribuzione alimentare a livello nazionale. Sono loro, le piccole botteghe dei nostri centri storici a svolgere un ruolo di aiuto e di protezione sociale, spesso in collaborazione con sindaci, assessori e assistenti sociali. In molti casi, le loro donazioni avvengono in modo invisibile, per ragioni fiscali, per evitare eccessive richieste e per non urtare quei clienti che spesso storcono il naso a dover pagare quanto altri ricevono gratuitamente. In definitiva, sul fronte della lotta allo spreco le iniziative promosse sono tante, dallo spacchettamento al porzionamento (magari vietato per legge ma utile a favorire il consumo), dalla promozione sotto scadenza al consumo familiare e personale, dalla donazione al riutilizzo e riciclo fino al compostaggio. Non resta quindi che alimentare il circolo virtuoso.

 *direttore di Ascom Confcommercio Bergamo




Lotta allo spreco alimentare, ecco cosa cambia con la nuova legge in arrivo

sprechi-alimentariDonare le eccedenze per negozi di alimentari, panifici, ristoranti, farmacie e negozi di abbigliamento diventa più facile e chi non spreca verrà premiato.

Entra in vigore a giorni la legge per la donazione dei prodotti alimentari e farmaceutici e la limitazione degli sprechi, approvata dal Parlamento in via definitiva il 2 agosto scorso. L’obiettivo è ridurre i rifiuti alimentari e arrivare a recuperare un milione di tonnellate di rifiuti all’anno.

La nuova legge ridisegna l’intero meccanismo della donazione e la rende più facile, aumenta i possibili destinatari e semplifica la procedura amministrativa e fiscale per gli enti pubblici e privati che, senza scopo di lucro, decidono di regalare alimenti, farmaci e altri prodotti a chi è indigente.

Con l’entrata in vigore del nuovo provvedimento, i prodotti che vengono scartati per motivi diversi dalla sicurezza (o dall’efficacia nel caso dei medicinali), potranno essere donati a enti pubblici e privati purché questi li destinino, in via prioritaria, a favore di persone indigenti e non li rimettano in commercio. Non solo le onlus, quindi, ma anche gli enti pubblici, potranno ricevere donazioni.

I prodotti alimentari con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” potranno essere usati anche dopo la scadenza. Quindi, il pane invenduto entro le 24 ore dalla produzione, essendo ancora buono, potrà essere donato; allo stesso modo i clienti potranno portare a casa gli avanzi con una family bag, i prodotti agricoli che rimarranno nei campi potranno essere regalati.

Il provvedimento, arriva a soli sei mesi di distanza rispetto a un’analoga legge francese, ma a differenza della norma transalpina, quella italiana si regge sulla logica degli incentivi e non sulle contravvenzioni. Insomma, chi non spreca verrà premiato. Viene istituito infatti un fondo specifico di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018 destinato a progetti innovativi contro lo spreco, come ad esempio packaging antispreco e family bag. Inoltre viene data la possibilità ai Comuni di incentivare chi dona agli indigenti con uno sconto sulla tassa dei rifiuti (Tari).

Le procedure per donare diverranno inoltre più semplici. Se ora un’impresa, un ristorante, o un supermercato per donare le proprie eccedenze alimentari devono fare una dichiarazione preventiva cinque giorni prima della donazione, a breve basterà invece una dichiarazione consuntiva a fine mese. Al supermercato sarà sufficiente presentare il documento di trasporto, al panettiere gli scontrini.




Bergamo, ad agosto il commercio non va più in ferie. Molti i negozi aperti

 

negozio commessa shoppingDimentichiamoci la città fantasma, anche quest’anno la Bergamo del commercio non va in vacanza: molti i bar, i ristoranti e i negozi che hanno deciso di rimanere aperti anche ad agosto scongiurando il rischio per i consumatori di peregrinare tra le saracinesche chiuse. L’elenco delle attività e dei negozi che ad agosto non si fermano è nutrito. L’80% dei bar e ristoranti sono ancora aperti, mentre 6 negozi di elettrodomestici, cosmetici e casalinghi su 10 garantiscono l’acquisto. Anche in provincia il commercio non s’è fermato in questi giorni. Nelle località turistiche – montagne e laghi d’Iseo e di Endine – quasi tutti negozi, bar e ristoranti rimangono aperti, e negli altri paesi garantiranno il servizio un ristorante e un bar su due e il 40% dei negozi e degli alimentari. «I dati relativi alle chiusure sono in linea con quelli dello scorso anno – dice Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. I commercianti hanno ridotto i giorni di chiusura o resteranno aperti. Prima facevano quindici giorni di ferie ad agosto, ora fanno mediamente una settimana. La maggior parte delle chiusure si concentra dal 14 al 20 agosto, alcune attività chiudono questa settimana e una minoranza quella dal 21 al 27 agosto». «Bergamo – spiega ancora Fusini – ha un’offerta commerciale a ridosso della città pressoché sempre aperta ed esiste anche una dimensione turistica che sta crescendo, ma i clienti non vengono solo da fuori». Se bar e negozi sono aperti è anche perché c’è richiesta da parte dei residenti. «Agosto per la nostra città è un mese di lavoro, soprattutto nel settore dei pubblici esercizi e dei ristoranti che intercettano tanti bergamaschi che non vanno in vacanza. Complice la crisi, il periodo vacanziero si è accorciato e tanti cittadini decidono di trascorrere il mese di agosto a casa. Pertanto i commercianti si sono adeguati, tenendo aperto e garantendo, oltre ai servizi offerti, una città più sicura e vivace».

 




L’Uno contro Zero è legge, i piccoli rifiuti elettrici si portano in negozio

Uno Zero negozioDisfarsi di un vecchio cellulare, di un mp3 player, ma anche di un rasoio elettrico, un tablet, un phon, una radiolina o delle lampadine diventa più facile. I piccoli elettrodomestici ora si possono riconsegnare ai negozi senza l’obbligo di acquistarne di nuovi. È diventato operativo venerdì 22 luglio scorso, il Decreto Ministeriale 121 del 31 maggio 2016  meglio conosciuto come “uno contro zero”.  Il decreto impone ai negozi con una superficie di vendita di almeno 400 mq l’obbligo di ritirare gratuitamente e smaltire i Raee, i rifiuti elettrici ed elettronici con dimensioni fino a 25 cm. Fino ad ora si potevano riconsegnare in modo gratuito in negozio i vecchi prodotti elettronici ma solo a fronte di un prodotto nuovo da portare a casa.
Già previsto nella normativa generale sui Raee entrata in vigore due anni fa, con questo decreto l’Uno contro Zero diventa a tutti gli effetti operativo.
Lo scopo è aumentare la raccolta dei rifiuti elettrici e adeguarsi alla direttiva Ue che impone a partire dal 2016 agli Stati membri la raccolta del 45% in peso dell’immesso a consumo, pari in Italia a circa 7,5 kg pro capite ogni anno. «I rifiuti elettronici di piccole dimensioni rappresentano una risorsa di materie prime dal momento che il 95% può essere riciclato, ma sono quelli più difficili da raccogliere – spiega Giancarlo Dezio, direttore generale di Ecolight – si stima infatti che solamente il 15% segua un corretto percorso di raccolta».
Per i negozianti il nuovo obbligo comporterà un maggiore impegno. Ecolight ha studiato  dei cassonetti specifici per la raccolta dei micro RAEE e delle lampadine a risparmio energetico da collocare all’interno dei centri commerciali e in prossimità dei grandi punti vendita che permettono ai negozianti di rispondere agli obblighi di legge e li sollevano dalla compilazione di moduli.