Reti d’impresa, GoInBergamo in evidenza a Roma

In occasione della presentazione del bando “Reti d’impresa tra attività economiche su strada”, Confcommercio Lombardia ha illustrato in Confcommercio Roma l’esperienza delle reti d’impresa del settore commercio costituite in lombardia. Durante l’incontro sono state illustrate le esperienze di MB Circle, Alberghi la Milano che Conviene, Valtellina in Tavola , Photop, Varese Food & Welness, Viviseregno e GoInBergamo.




Bergamo, otto residenti su dieci fanno la spesa fuori dal centro

La buona notizia è che il centro di Bergamo è riconosciuto come un luogo vivo e frequentato abitualmente, sia dai residenti sia dai non residenti. Quella cattiva – e non rappresenta certo una sorpresa – è che il tessuto commerciale non è dei più attrattivi. Ma dentro la ricognizione che il Distretto urbano del commercio ha voluto effettuare sul vissuto e sul comportamento di acquisto c’è anche molto altro, un sostanzioso corpus di dati utili non solo per impostare le prossime azioni sul versante commerciale, ma anche per sviluppare il dibattito sul futuro della città.

Dallo studio, affidato al professor Luca Zanderighi di TradeLab, emerge in primo luogo che la frequenza di visita è particolarmente elevata, tanto per i residenti quanto per i non residenti. Nel complesso il 45,6% dichiara di recarsi in centro più volte la settimana, percentuale che sale al 54,6 per chi risiede a Bergamo. A frequentarlo in misura maggiore sono, tra i residenti, le donne e gli over 45, tra i non residenti gli uomini e i giovanissimi. Sono pochi invece coloro che dichiarano che il centro non è una meta di frequentazione abituale.

Il 73% lo considera attrattivo e per molti intervistati (il 31,6%) nell’ultimo anno il centro è ulteriormente migliorato (solo l’8% sostiene che sia peggiorato). Ciò si deve anche alle iniziative messe in campo per Expo 2015, rispetto alle quali la percentuale di coloro che esprimono giudizi positivi (abbastanza e molto soddisfatto) è superiore all’86%. A essere particolarmente apprezzati sono stati i grandi eventi culturali relativi alla riapertura dell’Accademia Carrara (95,6% di soddisfatti) e la mostra su Luigi Veronelli (90%) e il potenziamento della rete wifi (82,1%), ma permane un problema di comunicazione, dal momento che la maggior parte degli intervistati dichiara di non essere a conoscenza di molte delle iniziative realizzate.

Quanto all’accesso al centro, avviene prevalentemente in auto e moto (circa il 27% usa l’autobus per arrivarvi), si prediligono i parcheggi su strada(61,5%) con un utilizzo ancora solo parziale dei parcheggi in struttura (38,5%), percentuale più elevata per i non residenti (41,7%) che sono anche quelli che sostano per più tempo. Tra le strutture, se il parcheggio di Piazza Libertà è quello più utilizzato dall’intero campione, i residenti tendono a prediligere quelle collocate all’interno del centro, mentre i non residenti parcheggiano maggiormente anche nelle strutture nelle vicinanze. Il tempo impiegato mediamente per raggiungere dal parcheggio la destinazione nel centro di Bergamo è pari a circa 7 minuti. La scelta del parcheggio sembra essere dettata dalla comodità e dalla vicinanza alla meta più che da altre motivazioni. Con riferimento ai mezzi pubblici, invece, il tempo medio impiegato per raggiungere il centro di Bergamo dalla fermata in cui scende è pari a 8 minuti per i non residenti e a 6,6 minuti per i residenti.

Ma cosa vorrebbero i bergamaschi per migliorare per aumentare la vivibilità e l’attrattività del centro? In cima alle lista dei desideri ci sono l’accessibilità (in termini di viabilità, traffico, trasporti pubblici e disponibilità di parcheggi), il senso di sicurezza, la pulizia e la manutenzione degli spazi pubblici. Significativa è però anche la ricerca di momenti di svago e di intrattenimento, infine, alcuni suggerimenti riguardano anche l’offerta commerciale, sia per quanto riguarda il mix merceologico, sia con riferimento agli orari di apertura.

Gli intervistati esprimono l’esigenza di trovare i grandi marchi della distribuzione, della moda e della ristorazione nel centro città. Un dato infatti spicca sugli altri: l’84% della spesa dei residenti (alimentare e non) viene effettuata fuori dal centro cittadino: il 50% verso altri quartieri, il 21,5% verso altri comuni, il 5% su internet. Per i non residenti il centro è attrattivo solo per 1 intervistato su 5. I centri commerciali risultano essere, in questo contesto, una meta di frequentazione e di acquisto per la quasi totalità dei consumatori: il 90% dei non residenti e il 78% dei residenti di Bergamo frequentano centri commerciali pianificati (principalmente Orio Center, Curno e Le Due Torri), con una frequenza di visita che per il 33% degli intervistati è almeno una volta alla settimana (la frequenza è maggiore per i più giovani e tende a decrescere all’aumentare dell’età, in particolare per i non residenti).

L’offerta di pubblici esercizi ha un carattere prevalentemente diurno: un numero consistente di attività, infatti, chiude tra le 18 e le 20 e solo poche restano aperte fino a tarda serata. L’offerta che essi generano sembra pertanto essere adeguata a soddisfare una domanda soprattutto di tipo funzionale (consumi di residenti e lavoratori nell’area, frequentazione da parte di visitatori in concomitanza ad altre attività), ma meno in grado di attrarre domanda in modo spontaneo (frequentazione dell’area come destinazione per i consumi fuori casa, specie serali).

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Roberto Ghidotti

Se i problemi del commercio e della vivibilità del centro sono cosa nota, Roberto Ghidotti, presidente del Duc riconosce allo studio il merito di aver messo in evidenza anche gli aspetti positivi. «L’indagine – dice – ci fa vedere che quello di un centro storico destinato a vedere sempre più ridotte le proprie funzioni è uno stereotipo. In realtà il cuore di Bergamo continua ad essere luogo di socialità, è visto come meta della passeggiata, di incontro e come tale è un riferimento e un punto di attrazione per tutto il territorio. Ora lo sforzo è di fare in modo che alla passeggiata si accompagnino gli acquisti». Come? «Il Distretto ha promosso questa indagine proprio per avere più chiaro il quadro su cui pianificare le proprie azioni – ricorda -. Una linea di intervento riguarda di certo gli eventi e le manifestazioni, che non devono fermarsi a iniziative spot, ma occorre fare un ragionamento anche sull’offerta merceologica, sulla capacità di ridare appeal commerciale con insegne in grado di generare attrazione e valore aggiunto. In questo senso sono importanti la partita sui negozi sfitti e sulle grandi strutture libere, come il palazzo degli Uffici statali. Un altro aspetto è quello dell’offerta di maggiori servizi per il tempo libero e l’aggregazione e su questo versante si deve per forza inserire anche una revisione degli orari di apertura». Il centro non è però all’anno zero. «Lo dimostra il 31,6% di intervistati che hanno dichiarato che le iniziative messe in campo nel 2015 hanno portato a miglioramenti – evidenzia Ghidotti – e pure la manifestazione promossa dall’associazione Bergamo Vive lo scorso sabato, bel momento di collaborazione, coinvolgimento e promozione».




L’assemblea dell’Ascom / La galleria fotografica

Ecco la gallery fotografica della 71esima assemblea dell’Ascom Confcommercio Bergamo che si è tenuta lunedì 23 maggio nella nuova sede da poco inaugurata (Servizio fotografico di Gian Vittorio Frau)




I casi virtuosi / «Su Facebook c’è anche la cliente che non ti aspetteresti mai»

da sinistra: Paolo Gozzoli e Patrizia Pavese, Elena Valietti, Norberto Piersigilli e Daniele Caccia

Anche il più tradizionale dei negozi può fare innovazione, dandosi di un’identità precisa, selezionando i prodotti, differenziandosi, comunicandolo con efficacia e migliorando gli aspetti gestionali. Il quadro e le leve illustrate nel proprio intervento dal responsabile delle Politiche per lo sviluppo di Confcommercio, Fabio Fulvio, si sono tradotte in casi concreti nelle quattro testimonianze d’impresa presentate all’assemblea dell’Ascom.

La trattoria Visconti di Ambivere, fondata nel 1932, ha portato la sua tradizione in rete ed ha voluto che il suo quinto sito fosse anche facilissimo da gestire, aspetto fondamentale per le piccole realtà che non possono contare su personale dedicato per la comunicazione. Grazie alla collaborazione con la start up bergamasca Onlime le news del sito si aggiornano automaticamente dai post sulla pagina Facebook. «Ma la prima e vera innovazione – ha sottolineato Daniele Caccia – è stata nell’andare controcorrente nella proposta, nel preparare le ricette storiche della Bergamasca e della nostra famiglia in risposta all’appiattimento dei sapori». Il web poi offre la possibilità di entrare nel locale, pregustare i piatti, conoscere i volti di chi lavora in sala, in cucina, sapere delle novità di stagione e pure di regalare un cena con pochi click. Con un’accortezza: «Ai chi arriva sul sito occorre dare le informazioni che interessano di più, come orari, giorno di chiusura e sopratutto i prezzi. Noi facciamo i casoncelli con la ricetta della bisnonna Ida e diciamo che costano 10,50 euro. Chi va sul sito è contento di sapere quanto sono buoni, ma lo è ancora di più se sa quanto spende».

Chi invece ha scelto l’on line per il proprio business è Makemedia Sas di Costa Volpino, con il portale Oltrevela.com, il maggiore per il settore della vela e della nautica in Italia, che annovera tra i propri clienti anche la nazionale e gli olimpionici di vela e che consegna persino sulla spiaggia o in barca. L’attività è partita dieci anni fa, ma è un’evoluzione continua. «Non è così semplice presentare il prodotto in maniera adeguata – ha affermato Patrizia Pavese che ha avviato l’attività con il marito Paolo Gozzoli -, ogni volta cerchiamo di aggiungere dettagli tecnici, fotografie, descrizioni. È un continuo mettersi in discussione, non basta pubblicare un prodotto. E poi c’è la parte tecnologica, che noi sviluppiamo in casa, e gli investimenti sui motori di ricerca e i siti comparatori». Insomma, anche chi parte innovativo e digitale non si può fermare!

Un nuovo modo di fare negozio è invece Legami, in largo Rezzara a Bergamo che è bar, libreria e store di oggetti ricercati e di design. «Puntiamo sull’aggregazione e il coinvolgimento – ha spiegato il retail manager Norberto Piersigilli – ma perché l’idea funzioni occorre anche metodo. E quindi misurare i passaggi, selezionare i prodotti, essere i primi ad averli, analizzare la redditività, sapere sempre cosa c’è, a quanto si vende, qual è la marginalità, altrimenti si rischia di rincorrere i problemi». Altro importante capitolo è quello del personale, che il negozio ha voluto qualificato per ogni area. «Innovazione è vedere da un punto di vista diverso – ha concluso -. Il negozio è stato aperto sette/otto anni fa, ma non era quello che è oggi».

A confermare l’importanza delle tecnologie digitali è la cliente che non ti aspetti. «Una signora anziana mi ha detto di aver visto su Facebook le fotografie di piatti e prodotti scattate in negozio», ha svelato Elena Valietti, titolare dell’omonimo ortofrutta a Zanica, che propone anche gastronomia vegana e composizioni di frutta. «Non pensavo ci fosse così tanta gente che utilizza questi sistemi, invece è stata la chiara conferma che sui social e on line bisogna esserci. Certo comporta sacrifici, voglia di imparare e mettersi in gioco». Cosa che lei fa da sempre con convinzione anche sul versante dell’offerta, con insalate, minestroni, piatti tradizionali e vegani partendo dalla sua materia prima, quella frutta e verdura che conosce benissimo. «Siamo noi fruttivendoli a scegliere ogni giorno la migliore».




Gandi: «Lavoriamo insieme sulla rigenerazione urbana»

Sergio Gandi
Sergio Gandi

Dopo i tagli alle tasse (216 euro in meno per ogni cittadino dalla riduzione della Tari e dell’Imu e dall’abolizione della Tasi), il rafforzamento della condivisione («a volte c’è un po’ di ritardo ma non c’è progetto che non venga discusso anche con voi»), gli sforzi per rendere la città più attrattiva, testimoniati da una crescita del turismo del 20%, e quelli per migliorare l’efficienza delle infrastrutture (dai parcheggi alla grande copertura wifi), della mobilità, con il progetto qualificante del metrobus, e della sicurezza, è la rigenerazione urbana la sfida alla quale è chiamato il Comune di Bergamo.

Ricorre ad un concetto caro al mondo del commercio tradizionale, sviluppato da Confcommercio, il vicesindaco Sergio Gandi, nell’intervento all’Assemblea dell’Ascom. «Conosciamo bene il problema nei negozi sfitti, che rappresentano il 10% del totale – ha detto – e poi c’è quello dello svuotamento di grandi contenitori, dal Teatro Nuovo agli Uffici statali che saranno liberi tra poco, alla sede di Confindustria. È qui che davvero serve mettere in campo l’innovazione», ha sottolineato utilizzando la parola chiave della giornata di lavori. «L’Amministrazione è chiamata ad intervenire sugli strumenti urbanistici, a ridurre i vincoli e offrire più flessibilità, ma occorre anche un rinnovato protagonismo da parte delle attività commerciali, come quello che abbiamo visto sabato nella splendida iniziativa in centro di Bergamo Vive». E se un ingrediente fondamentale per guardare al futuro è la fiducia, «a livello locale la si costruisce condividendo un’idea comune di città e lavorando insieme».

Perlita Serra
Perlita Serra

Anche la Provincia ha portato il proprio saluto con Perlita Serra, che è anche sindaco di Curno, uno dei Comuni a maggiore densità di centri commerciali. «La nuova Provincia – ha ricordato – sta faticosamente cercando un assetto che permetta di essere quell’ente che favorisce il trasferimento dell’attrattività della città su tutto il territorio e di continuare a mantenere alta la capacità di innovare».




Fusini: “Il commercio tradizionale dovrà affrontare una nuova grande sfida”

Oscar Fusini
Oscar Fusini

di Oscar Fusini*

Nell’affrontare il tema dell’innovazione nel Terziario non si può non riprendere la prefazione alla collana delle Bussole di Carlo Sangalli. Venuto di recente a Bergamo per l’inaugurazione della nostra nuova sede, il presidente di Confcommercio ha ribadito che occorre superare l’idea, o il pregiudizio, che l’innovazione appartenga solo alle attività industriali e del terziario avanzato. L’innovazione – è bene rilevarlo – non è solo tecnologica, di prodotto o di processo. E’ presente anche nei nostri settori. Il commercio, il turismo e i servizi restano una componente tra le più vivaci ed esprimono grande innovazione innanzitutto nell’idea che li accompagna (quindi nella proposta di valore al cliente) ma anche nei nuovi modelli organizzativi, di marketing, di business, nei nuovi formati distributivi e nei nuovi modi di interagire con i clienti, con o senza l’utilizzo di nuove tecnologie. In altri termini, il terziario esprime continua e grande innovazione. Basti vedere quante attività innovative – dai negozi ai ristoranti, dalle attività di servizi alle imprese e alle persone – si affermano con le loro novità nella nostra provincia, nei centri urbani, direzionali e commerciali.

Un secondo aspetto mi riporta più vicino al tema. Ed è il tentativo di rispondere alla domanda su come si evolverà il rapporto tra il commercio tradizionale e quello virtuale e quali effetti si produrranno sui consumi e sull’occupazione. Su questo tema vedo alternarsi studi e ricerche, alcune ottimistiche, che minimizzano il fenomeno, altre più catastrofiste secondo le quali nel giro di pochi anni tutto o quasi si comprerà in rete mentre i centri urbani perderanno i negozi. Detta così sembrerebbe del tutto passivo il nostro ruolo ed inevitabile la dismissione delle attività tradizionali per cercare fortuna in altri settori. Non è così. Il destino del nostro mondo e la sopravvivenza delle imprese sono nelle nostre mani e nella capacità di innovare, investire e cambiare dei nostri imprenditori. Di questo dobbiamo innanzitutto prenderne consapevolezza per cercare di trovare gli strumenti di reazione più adeguati. Noto, infatti, che siamo un po’distratti. Perché siamo ancora concentrati sulla questione della concorrenza tra piccoli esercizi e grandi strutture di vendite e ci sfugge che il mondo sta velocemente cambiando. Oggi la partita nel commercio, lo scontro in atto, è tra acquisto tradizionale e virtuale, tra innovazione, servizi e prezzo e, quindi, su come i diversi canali di vendita rispondono alle nuove esigenze dei consumatori.

A noi che siamo persone d’associazione ci piace pensare innanzitutto positivo e crediamo che si possa raggiungere una crescita equilibrata, almeno nei principali settori del commercio. In alcuni settori, dove la standardizzazione del prodotto è totale (libri, cd, tecnologia ecc.) vedremo salire a quote maggioritarie il canale Internet. In altri comparti, invece, come l’alimentare, e anche là dove l’acquisto risponde ad esigenze di tipo emozionale (abbigliamento, calzature ecc.) l’acquisto tradizionale manterrà la sua predominanza. Insomma non ci saranno solo acquisti in Internet, ma certamente l’economia sarà sempre più digitale. I negozi resisteranno ma saranno chiamati loro stessi a un percorso di integrazione della vetrina Internet e del commercio elettronico nell’attività tradizionale. Internet per molti imprenditori tradizionali dovrà diventare un alleato per ampliare e diversificare il mercato prima ancora che un avversario. Questo non succederà senza fatica. La sharing economy e il web stanno cambiando gli stili dei consumatori, come fece la televisione negli anni ‘50. Vantaggi non ne arriveranno purtroppo per chi resterà passivo. Come direbbe il mio amico Fabio Fulvio, responsabile del settore delle Politiche per lo sviluppo di Confcommercio e autore del libro “Il negozio nell’era di Internet”, servono metodo e investimenti per fare innovazione, imparando a misurare le performance, sviluppando una reale strategia offline e online e selezionando, formando e gestendo e motivando il personale. Il commercio tradizionale è atteso quindi a un nuova grande sfida. Innovare per competere. La sua capacità di innovare e la passione dei nostri imprenditori mi rendono fiducioso.

* direttore Ascom Confcommercio Bergamo

 

 




Il punto degli Autosalonisti, dei Giovani Imprenditori e del settore Abbigliamento

La 71esima assemblea dell’ Ascom è stata anche l’occasione per fare il punto sulle problematiche vissute dalle categorie

Loreno Epis, presidente degli Autosalonisti di Ascom Bergamo

Loreno Epis
Loreno Epis

“L’inaugurazione della nuova sede ha portato maggior visibilità e prestigio alla nostra Associazione. Ma al contempo ha alzato le aspettative di tutti, dipendenti e associati. Ecco perché oggi il vero “Driver” di questa nuova avventura dovrà essere la capacità di rispondere ai bisogni degli associati, accelerare la sfida verso il rinnovamento”. A parlare è Loreno Epis, presidente degli Autosalonisti dell’Ascom, che ha ricordato come in veste di consigliere nazionale di Federmotorizzazione, ha partecipato all’evento internazionale del settore Automotive, chiamato NADA, a Las Vegas. “Qui – evidenzia Epis – ho potuto constatare come l’innovazione tecnologica e commerciale siano alla base del mercato e danno eccellenti risultati sul piano economico. Sappiamo che il nostro paese è molto differente sotto l’aspetto legislativo, culturale e economico rispetto agli Usa, ma le tendenze che emergono Oltreoceano tendono spesso a ripresentarsi in Europa e in Italia dopo qualche anno. Affinché l’innovazione possa veramente prendere piede sarà tuttavia necessario modernizzare maggiormente il nostro paese, che è ancora in ritardo e augurarci un reale cambio di passo della politica italiana, soprattutto come attenzione verso il nostro settore. Insomma, se vorremo veramente migliorare il nostro “sistema Italia” – ha dichiarato Epis – dovremo tutti insieme impegnarci per un cambiamento della politica verso i settori economici”. “Sebbene le auto – tornando al mio settore – si comprino ancora nei concessionari e negli autosaloni, Internet sta diventando un passaggio obbligato per i tanti in procinto di cambiare l’auto. Ecco perché le sfide saranno la formazione e l’assistenza sul versante delle nuove tecnologie. Abbiamo già in programma la partenza di un nuovo percorso per i nostri associati mirato alla formazione “ad hoc” sull’uso della tecnologia e degli strumenti web finalizzati ad ogni singola realtà impegnata nella filiera Automotive. Da un punto di vista associativo – continua Epis – auspico invece l’unificazione dei due gruppi di categoria del settore auto, tra vetture nuove e usate, in un’unica categoria per rafforzare e coordinare gli sforzi in questo settore. Questo è in linea con quanto la nuova Federmotorizzazione sta facendo nella rappresentanza del settore auto. Bergamo, e questo lo posso tranquillamente confermare, è una provincia all’avanguardia nel settore Automotive per qualità dei servizi dei concessionari e degli autosaloni. E, grazie al lavoro dell’Ascom, è anche avanti nella rappresentanza. Questo è motivo di prestigio. Ma – ha concluso il presidente -. non ci dobbiamo fermare, anzi dobbiamo puntare a traguardi sempre più importanti”.

 

Luca Bonicelli, presidente del Giovani dell’Ascom Bergamo

Luca Bonicelli
Luca Bonicelli

Per Luca Bonicelli, presidente del Giovani Ascom Bergamo – Gruppo che nei giorni scorsi ha organizzato un workshop dedicato al tema dell’innovazione nelle pmi – “innovare significa cambiare. Cercare risposte nuove per esigenze nuove e vecchie e per crescere in un mercato sempre più dinamico e competitivo. Ma soprattutto significa imparare ad essere mutevoli rispetto ad un mondo dinamico”. “Quello che ci hanno lasciato questi lunghi e interminabili anni di crisi – ha affermato Bonicelli – non sono solo difficoltà. Io penso anche alle nuove occasioni. Vanno colte, ma in ogni caso occorre operare uno scarto rispetto al passato. Occorre pertanto una maggiore formazione, più investimenti, perché il metodo si può apprendere solo qualificandoci mentre l’investimento è alla base dello sviluppo di qualsiasi attività d’impresa. Innovare – ha proseguito il presidente – significa fare rete o, come si diceva in passato, fare sistema tra organizzazioni, perché nel momento in cui le difficoltà sono grandi e comuni, il confronto può arricchire il dibattito e coordinare le risposte”. “Per questo voglio ringraziare l’Ascom e il suo presidente che mi daranno la possibilità di ospitare, in concomitanza con l’evento benefico annuale del prossimo 17 giugno, anche un convegno nazionale dei Giovani Imprenditori di Confcommercio sul tema delle reti. Perché in un convegno nazionale possiamo offrire le nostre proposte e cogliere spunti positivi dagli altri. Se lo scambio e la contaminazione di idee possono essere utili a livello nazionale non dobbiamo dimenticare che la rete deve promuovere innanzitutto il territorio e il suo tessuto produttivo. In questo mi piace ricordare le azioni del Coordinamento provinciale dei Giovani – cui partecipano anche i Giovani imprenditori di Confindustria, di Confartigianato e Ance – che quest’anno proporrà spunti e argomenti in un nuovo ciclo di incontri formativi. Cambiano, infatti, i settori – ha concluso Bonicelli – ma i problemi e le risposte sono gli stessi. Innovazione formazione ed investimento restano le chiavi per affrontare il futuro”.

 

Diego Pedrali, presidente del Gruppo Abbigliamento e Calzature Ascom Bergamo

Diego Pedrali
Diego Pedrali

Diego Pedrali, presidente del Gruppo Abbigliamento e Calzature Ascom Bergamo ha evidenziato come “la situazione della nostra economia è ancora difficile”. “Ogni giorno noi commercianti rischiamo tutto, mentre lo Stato, che con lo sperpero mostruoso crea danno al mondo imprenditoriale, ci zavorra – accusa Pedrali -. Ormai abbiamo utilizzato tutte le riserve accantonate negli anni, il nostro benessere per il futuro, ed è rimasto ben poco. Avremmo bisogno di un miglior rapporto con il sistema bancario, di maggior sostegno da parte dello Stato e delle Istituzioni. Uno di questi potrebbe essere, per esempio, quello di rivedere il capitolo delle concessioni commerciali, perché il territorio bergamasco non ha più bisogno di altri centri commerciali, ma di far rivivere i negozi del centro della città e di ogni paese, che sono la linfa vitale per il vivere quotidiano (comodità per l’acquisto, sicurezza, luce nei quartieri). Una sfida sicuramente non facile da realizzare, se non con l’aiuto appunto delle istituzioni”. “La presenza di troppe attività della stessa merceologia e il loro alto  turnover, quasi repentino – annota ancora Pedrali – crea solo confusione, perché condizionano la professionalità dei commercianti storici. A tutto questo si aggiunge una pressione fiscale che crea solo un problema di sopravvivenza oltre a quello non marginale dell’occupazione. Ecco perché auspico che la nostra Associazione continui ad essere un punto di riferimento per noi imprenditori, dove trovare, come sempre è successo fino ad oggi, la massima e sincera collaborazione da parte di tutto il personale”.

 

 




L’assemblea dell’Ascom / Fulvio: «Ecco le mosse per rilanciare le attività nell’era di Internet»

Fabio Fulvio durante il suo intervento all'assemblea dell'Ascom
Fabio Fulvio durante il suo intervento all’assemblea dell’Ascom

Come può sopravvivere il commercio tradizionale nell’era di Internet? Secondo Fabio Fulvio, responsabile del settore Politiche per lo sviluppo di Confcommercio, intervenuto oggi all’Assemblea annuale Ascom, ci sono delle strategie che permettono ai negozi di vicinato di competere e di rimanere sul mercato. Ad esempio, utilizzare le tecnologie digitali per migliorare l’esperienza di acquisto del cliente, integrare le attività online con quelle in negozio, ma anche puntare con decisione sugli aspetti che distinguono un negozio rispetto ai suoi nuovi concorrenti online, ovvero rapporto personale col cliente, competenza, servizio e “presenza” sul territorio.  E ancora, rafforzare l’esperienza nello store, estendere la clientela con web e social e rivolgersi al mercato straniero con piattaforme di e-commerce.

Il tema è di grande attualità e interesse. Secondo l’analisi di Confcommercio Imprese per l’Italia quasi un consumatore su due ha fatto o fa acquisti on line (il 55,6% contro il 44,4% che non l’ha mai fatto). E quasi uno su tre (il 29,9%) acquista via web con frequenza. Il profilo dell’«heavy e-shopper» (che acquista on line di abitudine) è uomo, di età inferiore ai 45 anni, celibe e vive in centri medio-piccoli. Poi ci sono i consumatori che non hanno ceduto alle lusinghe dell’e-commerce e continuano a comprare solo nei negozi (di norma sono donne sposate, sotto i 45 anni che vivono in città). In mezzo, figurano quelli che cercano su Internet e poi comprano in negozio (uno su due) e coloro che, al contrario, vanno in negozio per provarsi un capo e, poi, lo comprano a un prezzo più basso online, i cosiddetti clienti Topo, Try Offline Purchase Online, ovvero prova in negozio, compra su Internet.

Fabio Fulvio
Fabio Fulvio

L’evoluzione di Internet ha cambiato in modo profondo le regole del commercio. In mezzo al moltiplicarsi di portali on line con migliaia di prodotti disponibili, guide, consigli, recensioni, forme di interattività e ai nuovi servizi di mobile commerce che indicano al cliente, in tempo reale, gli esercizi della zona che offrono lo stesso articolo con relativo prezzo, i negozi di vicinato rischiano di rimanere tagliati fuori.

«Oggi ogni negozio compete non soltanto a livello geografico con altri negozi o formati distributivi del suo territorio, ma anche, e sempre di più, con altri venditori (virtuali o misti) a volte localizzati a migliaia di chilometri di distanza – ha spiegato Fulvio -. Anche se, ed è un paradosso solo apparente, sono le grandi superfici a soffrire maggiormente i nuovi concorrenti online di oggi e di domani».

Anche nell’era di Internet i negozi possono ritagliarsi il proprio spazio, in certi casi, di enorme successo. «L’innovazione è alla portata di tutti e l’imprenditore che innova è anche quello che esce prima e più competitivo dalla crisi. È necessario conoscere le trasformazioni che ci attendono per poter rispondere e poterle sfruttare a proprio vantaggio». Secondo Fulvio, un piccolo negozio può fare quattro cose. «Innanzitutto, deve imparare a misurare la propria performance. Raccogliere i dati, fare una analisi della clientela, del magazzino, delle vendite, del personale e della struttura, quindi fissare degli obiettivi e delle azioni».

Una seconda azione è quella di sviluppare una strategia offline, «definire la specificità della propria impresa, distinguersi al limite della unicità è l’elemento fondamentale sui cui si basa tutto il resto – ha detto Fulvio -. È consigliabile scegliere un gruppo di potenziali clienti su cui offerta, competenze, caratteristiche possono fare la differenza e selezionare assortimento dei prodotti e fornitori e conoscere molto bene i prodotti che si vendono. Solo se vi riconoscono come punto di riferimento per i prodotti che vendete sarete credibili per altre attività». Inoltre vanno curati in modo scientifico la vetrina e l’esposizione dei prodotti. Accorgimenti anche molto semplici, come gli shelf talker (piccole descrizioni), catturano l’attenzione e fanno vendere di più, assicura Fulvio. Spazio poi alla personalizzazione al massimo livello dei servizi, dalle modifiche sartoriali al prodotto fatto dal cliente, alla creazione di comunità di clienti.

Assemblea Ascom_2016La terza azione consigliata riguarda lo sviluppo di una strategia on line: «Nessun business può sopravvivere oggi senza un sito web. Il minimo sindacale – ha dichiarato Fulvio – è avere un sito fatto bene, che esponga e dia visibilità al proprio negozio e ai prodotti e servizi. Rispetto ai social non vanno sottovalutati la loro potenzialità e l’impegno che richiedono». Per cui sì a Facebook, Instagram e simili, ma solo se si ha tempo per rispondere alle richieste che si ricevono. Anche l’e-commerce è una opportunità ma è come aprire un altro negozio, da collegare al primo, quindi va valutato e studiato con attenzione.

L’ultima strategia riguarda l’aspetto più importante di ogni attività di servizio: «la selezione, formazione, gestione e motivazione del personale «perché un’impresa si distingue per le persone che ne fanno parte», ha concluso l’esperto.




Malvestiti: «Tre i fattori decisivi per le imprese: competenze, aggregazioni di rete e innovazione»

assemblea Ascom 2016

 

di Paolo Malvestiti*

Grazie di essere intervenuti a questa nostra assemblea. La vostra presenza oggi è segno di affetto e di stima nei confronti della nostra Associazione. La nuova sede che oggi ci accoglie, inaugurata con successo 15 giorni fa, è il frutto del lavoro e della collaborazione di tutti coloro che hanno messo a disposizione tempo ed energia per far crescere la nostra Ascom. La nuova struttura, come avete avuto modo di vedere in questi mesi, è bella accogliente e funzionale e vuole essere il simbolo di chi ha resistito con tenacia per ripartire dopo la crisi. Questo non è infatti un punto di arrivo, ma l’inizio di un nuovo percorso che ha nuove sfide e nuovi traguardi. Come ha detto il presidente Sangalli durante la cerimonia di inaugurazione, è necessario essere sempre innovativi, competitivi e all’altezza delle esigenze dei nostri associati. Oggi siamo pronti a potenziare quei servizi che vengono evidenziati dall’associato secondo i suoi nuovi e vecchi bisogni. La logistica, l’accoglienza e l’attenzione al cliente rappresentano fattori che determinano la qualità della prestazione e la soddisfazione dell’utente, tanto nei servizi innovativi quanto in quelli tradizionali che rappresentano ancora oggi la spina dorsale dell’associazione. Perciò l’Ascom è chiamata a stare al passo con i tempi, a cogliere i mutamenti che il terziario offre, e a rafforzare quel barlume di positività e di ripresa che si sta intravedendo. Dall’inizio dell’anno infatti, i dati nazionali registrano un incremento del clima di fiducia delle imprese, sia per quel che riguarda la situazione economica generale, sia per l’andamento delle singole attività. Sembra che la via della ripresa sia stata imboccata, anche se sarà ancora lunga e complessa.

Da un’analisi fatta dalla Federazione nazionale del settore alimentare risulta che lo scontrino medio negli ultimi sei mesi è aumentato e il dato è accompagnato anche da un leggero incremento del numero dei negozi. Questi elementi positivi sono confermati dall’Osservatorio del Credito di Confcommercio che ha evidenziato negli ultimi mesi una crescita della fiducia degli imprenditori, un aumento del livello dei ricavi, e un miglioramento della situazione relativa all’occupazione. Dall’Osservatorio nazionale emerge anche che è in crescita la capacità delle imprese di far fronte ai propri impegni finanziari e che si è consolidata la percentuale di imprese che si rivolgono alle banche o ai consorzi fidi per chiedere credito. A livello locale anche gli ultimi dati camerali documentano un recupero su base annua del commercio al dettaglio dell’1,8%, mentre è meno brillante il quadro congiunturale della grande distribuzione -2,7%, dei servizi degli alberghi e dei ristoranti con -0,5%. Si può dire comunque che dopo sette anni di crisi il clima di fiducia è maggiore. Non possiamo però parlare ancora di una concreta ripresa della domanda, perché continua a pesare il quadro incerto a livello nazionale e internazionale, dove permane una situazione di grande instabilità economica e sociale.

Questo fattore, insieme all’incidenza della burocrazia, al mancato taglio della spesa pubblica improduttiva e all’insostenibile pressione fiscale nazionale e locale, ricade sulla domanda interna e frena gli spiragli di ripresa. Anche i dati sulla stima del Pil nel primo trimestre del 2016 diffusi alcuni giorni fa dall’Istat confermano la timida ripresa in atto, anche se in altri paesi europei si sperimentano tassi di crescita ben più sostenuti rispetto a quelli italiani. Allo stato attuale il prodotto lordo italiano è ancora inferiore di quasi il 4% rispetto al 2011 e di quasi sette punti nei confronti del 2008.  E’ mancata dunque quell’accelerazione necessaria a trasformare la ripresa statistica in crescita vera e propria. Dentro questo contesto, le nostre imprese sono impegnate ad affrontare le sfide importanti legate al cambiamento imposto dai mutamenti nella tecnologia e dalla globalizzazione dell’attività economica. Oggi per resistere sul mercato non basta più il radicamento sul territorio ed i legami con il tessuto produttivo locale.

C’è bisogno di altro, come ci indica il rapporto OCSE commissionato dalla Camera di Commercio che individua cinque obiettivi strategici per la transizione verso un’economia a più alto valore ed a una superiore intensità tecnologica:

  1. accrescere le competenze dei lavoratori e del territorio,
  2. sbloccare il potenziale di innovazione,
  3. incrementare l’attrattività del territorio,
  4. promuovere la competitività delle piccole e medie imprese.

Paolo Malvestiti
Paolo Malvestiti

Oltre a queste leve, grazie alle proposte e alle iniziative di Imprese & Territorio e Confindustria Bergamo, che ringrazio, dovremo approfondire anche il tema delle politiche del lavoro così fortemente integrate con lo sviluppo e il destino del territorio, e questo sarà il quinto obiettivo. Per i settori del terziario in particolare, la trasformazione che guiderà le tendenze dei prossimi anni sarà legata a tre linee principali: maggiori competenze, aggregazioni di rete e innovazione. Il tema delle aggregazioni di rete e dei distretti è importantissimo in quanto essi sono strumenti che contribuiscono ad accrescere la competitività e il posizionamento delle aziende sui mercati. In questi anni i Distretti del Commercio e dell’Attrattività hanno saputo evolversi dall’originaria funzione di valorizzazione dei centri urbani a forte vocazione commerciale fino a diventare veri e propri strumenti di marketing territoriale che legano commercio, turismo, attrattività.

Come associazione ci siamo dati il compito di fare sinergia con le amministrazioni comunali e con la Regione Lombardia per avviare nuove misure a sostegno di aree cittadine interessate alla desertificazione, incentivare l’apertura di nuove attività, monitore i negozi sfitti e trovare nuove collocazioni potenzialmente utili a riattivare i centri urbani. E’ una partita questa che resterà strategica anche nei prossimi anni perché, se da una parte il numero delle imprese dei nostri settori è tornato a crescere grazie all’aumento della natalità, resta però molto alto il numero di coloro che hanno scelto di abbassare le serrande. Altro fattore strategico per la crescita delle imprese, è l’internazionalizzazione, non più esclusiva dell’industria e dell’artigianato, ma anche del commercio perché alla luce del positivo traino offerto da Expo 2015, sono sempre di più le imprese che comprano, vendono o intermediano in mercati più ampi e globali.

Sono certo che ciò che determina il cambiamento dell’impresa sono l’innovazione e la flessibilità ossia un modo diverso di porsi nei confronti dei bisogni dei clienti. L’innovazione non è solo tecnologica, ma risiede in tutti quei modelli organizzativi e di marketing che prevedono l’utilizzo di nuove tecnologie. Nei prossimi anni inoltre, la qualificazione professionale continuerà ad essere fondamentale per ciascuna azienda che sarà chiamata a competere ad ogni livello. E anche noi come Ascom proseguiremo la strada di formazione del personale per migliorare e crescere. Certamente la nuova sede con i suoi spazi per i corsi, convegni e riunioni, favorisce il confronto e l’aggiornamento continuo per gli associati e il personale interno. Nell’ottica dell’innovazione, anche in Ascom prosegue la strada di potenziamento della comunicazione, dell’informazione e dell’aggiornamento e questo attraverso i nostri mezzi di comunicazione digitali e cartacei. Sarà nostro compito anticipare i cambiamenti nel rispetto delle persone e della loro identità, proponendo una rete di funzioni che siano sempre più integrate, innovative ma anche propulsive e solidali.

L’Ascom dovrà sempre di più qualificare i propri servizi, senza dimenticare di essere un’Associazione con caratteri propri che ne contraddistinguono la visione e la missione, che si traducono nel sostegno all’impresa, nella salvaguardia del territorio e nella valorizzazione delle categorie. Sempre più impegnativo in questa fase di trasformazione del terziario è il compito svolto dalle nostre aree consulenza, fiscale, gestionale, lavoro, formazione e dalla neonata area tecnica amministrativa che cercano di rispondere sempre più tempestivamente ed adeguatamente alle esigenze più diverse dei nostri associati. Non voglio infine dimenticate il lavoro svolto dalla nostra Fogalco sul tema dell’accesso al credito fondamentale nel costruire un rapporto sano tra le imprese e il sistema bancario. “Innovare per competere” è il tema della nostra 71° assemblea che ben sintetizza le nostre azioni future e che approfondiremo nella seconda parte, grazie alla presenza di Fabio Fulvio responsabile delle politiche per lo sviluppo di Confcommercio Imprese per l’Italia e degli imprenditori che racconteranno le loro esperienze di innovazione.

Ringrazio loro per aver accettato il nostro invito e Confcommercio per la pubblicazione della collana “Le Bussole” e in particolare di quella dedicata al “Negozio nell’era di internet” una guida che ha suggerimenti utili per i tanti commercianti che ogni giorno alzano la saracinesca in un contesto sempre più competitivo, e per i giovani che vogliono intraprendere una attività nel terziario. Le Bussole sono strumenti concreti che aiutano a mantenere il negozio moderno, qualificato e al passo con i tempi. Come è al passo con i tempi la nostra associazione che deve saper produrre e diffondere innovazione per offrire un adeguato supporto alle imprese del terziario bergamasco. Concludo, ricordando che tutti i risultati raggiunti sono il frutto delle buone relazioni con le principali istituzioni del territorio e del lavoro dei miei più stretti collaboratori, a partire dai due vicepresidenti, Martinelli e Zambonelli, dai presidenti di categoria e dal Consiglio direttivo, che ho l’onore di presiedere, e dal direttore Oscar Fusini. Altrettanto dico per i preziosi funzionari e collaboratori della struttura. La fiducia che i nostri soci ripongono nell’Associazione è sicuramente il risultato del serio lavoro e del costante impegno di tutti che ci stimola e ci incoraggia a guardare avanti e a progettare altri ambiziosi traguardi.

*presidente Ascom Bergamo

 

 




Dalla biodiversità alla “panediversità”, la giornata mondiale è anche in panificio

Continuano gli appuntamenti del ricco programma di Stagioni di Pane di Aspan, il progetto realizzato in collaborazione con l’Ascom che coinvolge panificatori e consumatori, promuovendo la ricchezza del pane in diverse occasioni dell’anno a seconda delle stagioni e delle ricorrenze più significative.

Dopo il successo delle scorse iniziative – legate alla festa del patrono Sant’Antonio Abate, a San Valentino e alla Giornata Mondiale dello Sport – arriva il secondo appuntamento primaverile, pensato in occasione della Giornata mondiale della Biodiversità, indetta per il 22 maggio. La biodiversità ambientale, ma anche la diversità culturale e le caratteristiche che definiscono ambienti e popoli del mondo sono i concetti che stanno alla base della filosofia di questa iniziativa, che intende valorizzare la ricchezza e il potenziale della diversità, attraverso la descrizione del pane e, in particolare, della “Panediversità”.

L’idea di Stagioni di Pane è di valorizzare la diversità del pane e, con essa, il lavoro che ogni panificatore conduce quotidianamente per la salvaguardia di questo alimento così identificativo di ogni cultura e dell’ambiente che lo circonda.

Durante le giornate del 21 e del 22 maggio, recandosi nei panifici aderenti all’iniziativa, oltre a un interessante documento che racconta e spiega la diversità del pane, si potrà leggere e sottoscrivere “La Carta della Panediversità”, dove sono elencati i grandi valori legati al pane e alla sua produzione, sempre in costante riferimento con il rispetto dell’ambiente e la salvaguardia del Pianeta. L’invito è a firmare tale carta, sottoscrivendo così il proprio impegno a conoscere, diffondere e sostenere i valori della diversità e del pane. Come premio per l’interesse mostrato, il consumatore riceverà dal panificatore un piccolo omaggio e la sua firma rimarrà impressa sulla Carta della Panediversità.

Ma non è tutto: il consumatore è anche invitato a partecipare a questa giornata con il gioco del “Crucipanpuzzle”, ovvero un crucipuzzle semplice e veloce che porterà alla scoperta del nome di uno dei tanti progetti di Aspan dedicati alla salvaguardia dell’ambiente e all’utilizzo di prodotti a Km0. Anche qui, alla consegna della soluzione, il consumatore riceverà un gustoso omaggio come premio per il suo impegno.

Ecco chi partecipa

  • Panificio Rota Giovanni Paolo – via Campofiori, 17 Almè
  • Panificio Capello. – via Corridoni, 39 Bergamo
  • Panificio Ghirardi Marcello – via Broseta, 81/83 Bergamo
  • Panificio Rota Biasetti – piazza Pontida Bergamo
  • Panificio Bravi Roberta – via Santissimo Redentore, 31 Bagnatica
  • Panificio Zucca – Piazza Giovanni Battista, 18 Casnigo
  • Panificio Bonadei Giuseppe – via A. Cifrondi,5 Clusone
  • Panificio Bana – via Largo Vittoria, 15 Curno
  • Panificio Dal Furner di Fraschetta – via Roma Fontanella
  • Panificio Cuminetti Fabrizio “Arte del pane” – via Mazzini, 1 Nembro
  • Panificio Ricuperati Armando & C. – via Balilla, 20 Romano di Lombardia
  • Panificio Ferrandi – via dei Mille, 25 Treviglio
  • Panificio Suardelli di Suardelli Sergio & C – via Antonio Locatelli, 54 Urgnano