Maroni: “Priorità all’innovazione, alla crescita e alle reti d’imprese”

Roberto Maroni
Roberto Maroni

“Sul tema delle reti d’impresa abbiamo fatto molto e vogliamo continuare. Il numero dei contratti di rete è triplicato tra il 2012 e il 2013, grazie al progetto ‘Ergon’. Abbiamo finanziato 75 progetti di rete, per un ammontare di 15,6 milioni di euro tra il 2010 e il 2014. Nel 2015 abbiamo attivato anche il progetto ‘manager di reti’, per consolidare le reti d’impresa. Sono stati approvati 28 progetti e i contributi concessi sono stati di oltre 1 milione di euro. Questa é la strada giusta che vogliamo continuare a seguire”.

Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, intervenendo, insieme all’assessore allo Sviluppo economico Mauro Parolini, all’evento, promosso da Confcommercio, ‘Insieme protagonisti della ripresa – Storie di Reti del Terziario’. “Visti i tagli che vengono da Roma sulla spesa corrente e quindi su iniziative di finanziamento – ha aggiunto Maroni – io credo che sia giusto individuare le priorità. Le priorità sono il sostegno all’innovazione, alla crescita e alle reti d’impresa. Abbiamo investito molto anche sui 9 cluster tecnologici regionali, finalizzati all’innovazione, alla competitività e alla ricerca. Per il biennio 2014-2015 abbiamo stanziato 1 milione di euro a favore di questi cluster, che raggruppano oltre 700 soggetti. Questo è il modello della Lombardia: mettiamo insieme pubblico e privato, le università, le imprese e i centri di ricerca, finanziando la ricerca applicata, quella che dà i risultati”.

Maroni ha poi ricordato la Legge regionale sul turismo e l’attrattività’ del territorio lombardo, che ha lo scopo di “superare la frammentazione e la parcellizzazione, favorendo le reti e i partenariati tra imprese”. “Abbiamo messo 25 milioni per il biennio – ha aggiunto il presidente – e abbiamo lanciato l’iniziativa dell’anno del turismo. La Lombardia è nota per la manifattura, ma è anche la prima regione agricola d’Italia e quella che ha il maggior numero dei siti Unesco. Dobbiamo valorizzare questo enorme patrimonio. Dal 29 maggio partirà dunque l’anno del turismo lombardo, attraverso il quale vogliamo far conoscere le bellezze, le bontà gastronomiche, i luoghi della cultura e i paesaggi della Lombardia”. “Condivido – ha concluso Maroni – l’appello di Confcommercio al Governo a migliorare la spesa pubblica. Noi abbiamo una sanità tra le migliori in Italia e in Europa ed è quella che ha il costo più basso. Il presidente Renzi si era impegnato a introdurre il principio dei costi standard nella Legge di Stabilità, ma questo non è avvenuto. Ha prevalso la logica dei tagli lineari. Faremo fronte a questi tagli senza aumentare i ticket e le tasse regionali, ma, se passasse la linea dell’efficientamento della spesa pubblica, noi ne avremmo un vantaggio”.




Premiata a Milano la rete d’imprese promossa dall’Ascom

GoinBergamoÈ stato premiato oggi, lunedì 15 febbraio 2016, a Milano il progetto GoinBergamo, la rete di impresa promossa da Ascom Bergamo che riunisce, tramite l’ecosistema digitale E015, i distretti dell’attrattività, le loro attività commerciali, i punti di interesse e le manifestazioni promosse. Il progetto ha ottenuto un riconoscimento nell’ambito del convegno “Insieme, protagonisti della ripresa. Storie di Reti del Terziario”, promosso da Confcommercio Lombardia sul valore, le aspettative e risultati delle imprese che hanno intrapreso percorsi di aggregazione di rete.

GoinBergamo è il risultato di un anno e mezzo di lavoro messo a punto dal servizio digitale di Ascom E015 FOR SMART COMMUNITIES con lo scopo di creare un “luogo” virtuale dove far confluire in modo univoco e con uno stesso linguaggio tutte le informazioni utili per vivere e visitare il territorio: dagli aggiornamenti sui trasporti e sul traffico, alle informazioni sugli eventi culturali, sui servizi di pubblica utilità, sui principali luoghi di interesse e sulle attività commerciali. Al progetto hanno preso parte i dieci distretti dell’Attrattività della Bergamasca (Valli in Famiglia, Fontium et Mercatorum, La Valle dei Sapori, Lemine Valle Imagna, Isola Bergamasca, Brembo e Colli, Gate, Iseo Lake, Viaggio alla Scoperta della Pianura bergamasca tra il Serio e l’Oglio, Bassa pianura bergamasca) e i loro 177 comuni di appartenenza, che globalmente contano 731 mila abitanti e 7.670 attività commerciali. Tutte le formazione raccolte durante l’anno e mezzo di lavoro stanno confluendo, secondo un processo che durerà qualche mese, nel portale www.goinbergamo.it e tra breve anche in un App, che consentirà ai turisti ed ai visitatori, ma anche ai cittadini del territorio, di scoprire i lati più interessanti e nascosti dei luoghi bergamaschi semplicemente “guardandosi attorno” con la telecamera ed il display del proprio smartphone, su cui compariranno informazioni aggiuntive e di approfondimento relativamente al luogo, al monumento o all’oggetto che si sta inquadrando.

Sul portale i dati raccolti sono stati suddivisi in macroaree punti di interesse, itinerari, eventi e attività commerciali e promozioni. Il compito del portale non è solo quello di raccogliere dati per dare informazioni ai turisti e utenti del territorio, ma anche fare da collettore di tutti le informazioni provenienti dai dieci distretti dell’attrattività bergamaschi per metterli a disposizione di siti internet, APP già esistenti, info-Point. In tal modo tutte le informazioni relative al territorio bergamasco saranno fruibili in un unico formato standardizzato e a vantaggio di qualunque soggetto – pubblico o privato- che le potrà utilizzare per promuovere e generare interesse verso le proprie iniziative e attrattive territoriali.

A Milano a ritirare il riconoscimento per Ascom erano presenti: il presidente Paolo Malvestiti, il direttore  Oscar Fusini, insieme a Roberto Ghidotti e Giorgio Puppi, che hanno seguito il progetto e a Nicola Viscardi, imprenditore che ha collaborato alla realizzazione della rete d’imprese.




L’indagine / Imprese, la carica delle reti. In Lombardia crescono del 25%

Crescono in Lombardia le reti d’impresa. Nel 2015 sono state circa 500 le imprese lombarde che hanno stipulato un contratto di rete portando a 2.435 il numero complessivo delle imprese lombarde in rete (sulle 13mila italiane: la Lombardia è la prima Regione per numero di imprese in rete, doppia quasi l’Emilia Romagna).

Dopo l’agricoltura (+35%) è il settore dei servizi (+24%) ad aver registrato la crescita più intensa dei contratti di rete, secondo i dati Unioncamere. Milano è l’area con il maggior numero di imprese coinvolte (835). E proprio nella sede milanese di Confcommercio si è tenuto l’evento “Insieme, protagonisti della ripresa. Storie di Reti del Terziario” organizzato da Confcommercio Lombardia con la presentazione dell’indagine TradeLab sulle aspettative e i risultati delle imprese che hanno intrapreso percorsi di aggregazione di rete.

Evento aperto da Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, e dal presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. Con gli interventi di Renato Borghi (vicepresidente vicario della Confcommercio lombarda) e Luca Zanderighi (professore ordinario di Economia e gestione delle imprese dell’Università degli Studi di Milano, che ha presentato i dati dell’indagine). Da tre imprenditori, poi, è arrivata una testimonianza diretta della propria esperienza di rete (Dario Bossi con la rete “Photop”; Luigino Poli con la rete degli albergatori “La Milano che conviene” e Diana Da Ros con “MB Circle” ed “MB Wedding”). L’incontro, moderato da Oscar Giannino, si è concluso con la consegna, da parte di Confcommercio Lombardia, di un riconoscimento alle 23 reti di impresa più attive di commercio, turismo e servizi. Tra queste anche l’Ascom di Bergamo per il progetto “GoinBergamo – I Distretti del Commercio in Rete”, che mette in rete i distretti dell’attrattività, le loro attività commerciali, i punti di interesse e le manifestazioni tramite l’ecosistema digitale E015 e la realizzazione del portale e della webapp www.goinbergamo.it.

L’indagine, invece, ha coinvolto imprenditrici e imprenditori del terziario che, nell’ultimo triennio, hanno costituito o sono entrati a far parte di una rete d’impresa: nel complesso 21 reti d’impresa.

Le aziende che fanno rete

Dall’indagine emerge come l’86% delle aziende inserite in una rete d’impresa operi in Lombardia: il 36% a Milano e area metropolitana, quasi il 30% a Monza Brianza. In prevalenza sono imprese che appartengono al settore del commercio (45%), seguite dai servizi (25%) e dal turismo (22%). E sono soprattutto pmi: il 56% ha meno di 5 addetti e il 19% occupa almeno 10 persone. Il fatturato dichiarato (dato 2014) è inferiore ai 500mila euro per il 51% delle imprese mentre il 28% dichiara un fatturato di oltre 1 milione di euro. Dal punto di vista della composizione giuridica, il 45% delle aziende nelle reti d’impresa è una società di capitali; il 33% una società di persone e il 22% è costituito da ditte individuali. La rete d’impresa coinvolge in maniera significativa le imprese più giovani: quasi il 40%, infatti, svolge la propria attività da meno di 15 anni e tra di esse il 14% ha iniziato ad operare dopo il Duemila. Nel 70% dei casi il titolare dell’azienda che fa parte di una rete d’impresa è uomo. Un quarto degli imprenditori ha meno di 50 anni e il 25% ha conseguito una laurea o un master: essenzialmente fra quelli più giovani. Ma che caratteristiche hanno le aziende che fanno parte di una rete d’impresa? Il 63% delle imprese è indipendente, il 37% partecipa o è partecipato finanziariamente da altre imprese. Chi opera in una rete d’impresa è in genere comunque già abituato ad avere legami con altre realtà del territorio: il 42% fa parte di un Distretto e il 16% di un consorzio.

Realtà giovani e “formalizzate”

Le reti d’impresa sono giovani: costituite per oltre il 90% tra il 2014 e il 2013 (l’adesione delle imprese a una rete ha di fatto coinciso con la costituzione della rete stessa). E sono “formali”: l’86% delle imprese ha infatti stipulato un contratto di rete (più del 62% di chi attualmente fa invece parte di reti “informali” non ritiene sia necessario stipulare nel prossimo futuro un contratto di rete). Poco più del 28% delle imprese fa parte di una rete d’impresa con un fondo patrimoniale comune e personalità giuridica; quasi il 22% a una rete con un fondo patrimoniale comune e il circa 36% a una rete “light” (senza fondo patrimoniale comune e personalità giuridica). Le imprese sono comunque più interessate a consolidare l’esperienza di rete con una maggiore condivisione di azioni e cultura manageriale piuttosto che a costituire un modello contrattuale più “hard” (con un fondo patrimoniale comune).

Le imprese che aderiscono al contratto di rete hanno un elevato grado di collaborazione: il 60% svolge attività in comune e il 31% ha comunque una frequente consultazione con le altre aziende. È ancora molto limitata la presenza di un manager di rete. Le reti d’impresa sono per lo più di piccole e medie dimensioni – il 47% con meno di 5 imprese e il 49% con più di 10 – e sono in particolare localizzate a Milano area metropolitana (quasi il 62%) e nelle altre zone della Lombardia (poco più del 27%).

Opportunità e difficoltà

Perché le imprese del terziario aderiscono a una rete d’impresa (risposte multiple nell’indagine)? Il 76% per politiche di marketing e di comunicazione in comune, il 54% per sviluppare nuovi prodotti/servizi. Molto importante anche la riduzione dei costi operativi (acquisti in comune, razionalizzazioni della struttura dei costi) sottolineata da circa un terzo delle imprese.

Le maggiori difficoltà che si incontrano nell’avvio della rete riguardano, da un lato, i diversi adempimenti amministrativi necessari (30%) e, contestualmente, reclutare e coinvolgere le imprese (28%). Un aspetto, quest’ultimo, sentito in particolare nel settore commerciale: bene, quindi (e importante, rileva Confcommercio Lombardia, può essere in questo senso il ruolo del sistema associativo) iniziative territoriali che favoriscano incontro e confronto fra potenziali partecipanti a una rete.

Il ruolo dell’associazione di rappresentanza e di categoria è importante, assieme alle imprese, anche nel predisporre un contratto di rete giudicato molto e/o abbastanza complesso da oltre l’80% delle imprese. Più del 56% degli imprenditori si rivolge alle associazioni per chiedere supporto nello start up della rete. Significativo anche il coinvolgimento di consulenti/figure professionali (più del 32%). Supporto in particolare per il contratto di rete (informazioni 40% e formalizzazione il 34%). Poi il matching tra imprese (19%) e la definizione degli obiettivi della rete (16%).

Funzionano le reti d’impresa?

Le reti d’impresa funzionano: oltre i due terzi degli imprenditori dichiara di aver ricevuto un beneficio effettivo con l’adesione alla rete. Il beneficio riguarda soprattutto l’aumento della gamma di prodotti/servizi offerti (42%) e la riduzione dei costi o la possibilità di accedere a nuovi segmenti di mercato (assieme il 28%). Per il 47% delle imprese l’adesione alla rete è stata in linea con le attese. Più del 23% ritiene di aver avuto effetti superiori alle aspettative mentre il 29% si attendeva di più. Con riguardo all’organizzazione aziendale interna e allo sviluppo di nuove opportunità di mercato, il giudizio positivo è di circa la metà delle imprese.

Il rapporto con le banche

È un punto ancora critico: solo 15% ritiene che l’adesione alla rete d’impresa abbia effettivamente migliorato il livello di solidità finanziaria e affidabilità nei rapporti con gli istituti di credito.

Gli sviluppi

Nelle azioni future emerge soprattutto l’esigenza di consolidare il livello di operatività delle imprese in rete (33%) ed è sentita l’esigenza di una maggiore visibilità esterna della rete stessa (quasi il 40%).

Il ruolo delle associazioni

Per Confcommercio Lombardia il giudizio sui dati emersi dall’indagine è complessivamente positivo: dopo una prima iniziale sperimentazione, gran parte delle imprese sembra pronta ad affrontare il consolidamento della rete d’impresa e del suo progetto strategico. Occorre, però, accrescere il livello di cultura manageriale e rafforzare la governance delle reti. E le associazioni d’impresa – conclude Confcommercio Lombardia – hanno, in questo processo, un ruolo decisivo.




Se il consumatore fa i conti col picco dell’eccesso

iphone ipadI consumatori stanno perdendo il gusto di fare acquisti. L‘appetito del consumatore, che si pensava insaziabile, sta prendendosi una pausa, forse di riflessione. Non lo dico io, ma giganti come Apple e Ikea, che rappresentano il pinnacolo del consumismo degli ultimi dieci anni. Oggetti belli, utili e a cui ambire nel caso di Apple, accessibili e democratici nel caso di Ikea. Guardando agli ultimi risultati pubblicati qualche settimina fa dal gigante di Cupertino, le vendite di Iphone sono stagnanti, mentre quelle di Ipad, sono passate dai 21 milioni del 2014 ai 16 milioni del 2015.  Ikea, che ci ha venduto candele e accessori per la casa, quando invece volevamo comperare solo un paio di mensole, lo ha capito prima degli altri. Sa che le nostre case, probabilmente più piccole di quelle in cui abitavano i nostri genitori, sono ormai piene di candele, tappeti e appendiabiti, magari proprio targati Ikea. Sanno che, per continuare a venderci nuove librerie Billy e divani letto con nomi di tennisti svedesi, ci devono aiutare a disfarci di quelle precedenti. E visto che  un mobile Ikea non sopravvive ai traslochi, e soprattutto, una volta montato, non può essere smontato e rimontato in una nuova casa (e qui parlo per esperienza personale), ha pensato di offrire un servizio di riciclo, che verrà presto lanciato nel nostro continente.

Ormai sembra che solo i paesi in via di sviluppo vogliano comperare ai ritmi serrati con cui compravamo venti o trent‘anni fa. I migliori capitalisti hanno sempre saputo che le società inique non sono un terreno fertile dove fare affari e crescere, per questo Henry Ford decise di pagare bene, e di gran lunga al di sopra della media, i suoi operai. Da questa settimana Walmart, la catena di supermercati più grande degli Stati Uniti, ha iniziato a pagare un minimo salariale di dieci dollari all´ora ai suoi 1.4 milioni di dipendenti. In termini economici, si tratta di un passaggio degli introiti dal capitale alla forza lavoro. Visto che Walmart si trova sulla stessa barca di Ikea e Apple, con i consumi stagnati e, per certi prodotti, con il segno meno, ha quindi deciso di dare un incentivo ai propri dipendenti, rendendoli più motivati, e probabilmente felici. Con questa mossa, fa inoltre capire ai propri clienti, milioni e milioni in tutta America, che le loro spese quotidiane non vanno ad arricchire soltanto gli azionisti, ma servono a migliorare la vita di chi riempie gli scaffali e sta alle casse.  Quando le società occidentali erano povere, rispetto ad adesso, gli economisti si concentravano su come stimolare i consumi e come produrre maggiori quantità di beni. Oggi la domanda che i consumatori si fanno davanti ad un acquisto è spesso: “mi renderà felice?”. Molti di noi hanno lavori che non rendono soddisfatti, che servono a comperare il nuovo tablet o pagare le vacanze. Oggetti o esperienze che hanno lo scopo di rendere sopportabile la nostra esistenza, non certo di migliorarla o di farci, magicamente, fare cose interessanti sul lavoro, o avere un impatto positivo sugli altri.

 




Pubblici esercizi, cresce la spesa dei turisti stranieri

ristoranteL’attrazione che i turisti stranieri nutrono nei confronti dell’Italia non conosce crisi, visto che nel corso del 2015 hanno speso circa 8,4 miliardi di euro in tra bar e ristoranti. Lo ha reso noto la Fipe, che in occasione della Bit ha fatto il punto sull’andamento del turismo internazionale nello Stivale, destinato a crescere in modo significativo anche per il 2016. “Le previsioni dell’Ufficio Studi della Fipe – ha dichiarato il direttore Luciano Sbraga – parlano di una spesa complessiva nel fuoricasa che arriverà a sfiorare i nove miliardi di euro. Un’ ulteriore conferma del valore di un settore, quello dei pubblici esercizi, che si dimostra ancora una volta uno dei fiori all’occhiello per l’intero sistema ricettivo e uno dei punti di forza nell’ attirare la clientela di tutto il mondo con proposte di qualità. Previsioni che fanno ben sperare per il futuro dell’intero settore, come anticipato in autunno dai dati positivi del Rapporto Ristorazione 2015: in base alle nostre previsioni, infatti, oltre l’80% dei consumatori ha in programma di spendere maggiormente nel fuoricasa nei prossimi mesi”. Entrando nello specifico dei dati Fipe, cappuccini, caffè, panini, pizza e gelati sono i prodotti più apprezzati dai turisti a cui si devono aggiungere pranzi e cene completi, talvolta in ristoranti gourmet. Ma il valore della ristorazione non si misura soltanto in termini di spesa ma, anche e soprattutto, per la capacità di generare attrazione verso l’Italia e soddisfazione da parte dei turisti. Ai primi posti della motivazione dei loro viaggi i turisti – secondo la Fipe – indicano il patrimonio culturale e l’enogastronomia, mentre gli aspetti considerati più importanti, durante la vacanza, risultano il sentimento di ospitalità degli italiani e, ancora, la qualità del mangiare e del bere. Parlando invece di destinazioni preferite, le pagelle dei turisti confermano che la ristorazione resta un punto di forza trasversale a tutte le tipologie di località.




Bergamo città senza contanti? I dubbi e le proposte dell’Ascom

Non tutto ciò che è tecnologico è per forza conveniente per un’impresa. Ci ha tenuto a sottolinearlo il direttore dell’Ascom Oscar Fusini nel corso dell’incontro “Senza contanti Bergamo è avanti!” organizzato a Loreto dal circolo 2 di Bergamo del Pd – con la partecipazione, tra gli altri, dell’assessore all’Innovazione del Comune di Bergamo Giacomo Angeloni e degli onorevoli Antonio Misiani e Sergio Boccadutri – per misurare come sono cambiate le abitudini dei cittadini con il progetto cashless city, volto a diffondere e incrementare l’utilizzo dei pagamenti elettronici tramite ogni tipo di carta e Pos.

Non è aumentando i Pos che crescono le transazioni

Se la propensione a utilizzare la moneta elettronica è più scarsa in Italia che all’estero, intanto, non dipende dalla diffusione dei terminali (Pos). «Il numero dei Pos nel 2014 in Italia era pari a 31 per mille abitanti, la più alta densità in Europa, più di Francia (24) Germania (9) Regno Unito (26) e Spagna (26) con una variazione in aumento dal 2010 al 2014 del + 37%, la più alta nella Ue», ha spiegato Fusini. «La dotazione complessiva di Pos nel nostro Paese risulta in linea rispetto agli altri principali paesi dell’area euro, mentre ci sono evidenti divari relativamente al numero di operazioni effettuate per ogni singolo Pos e per persona (34 operazioni per abitante, solo l’8,8% del Pil)».

Questo è perché il consumatore non possiede carta di credito o debito o perché non la vuole usare per svariati motivi (abitudine alla modalità di spesa, tempo del pagamento, sicurezza del pagamento, plafond carte, monte spesa volontario, scarsa abitudine al controllo bancario, rintracciabilità dell’acquisto). «L’assenza del Pos nel punto vendita è solo una delle motivazioni – ha evidenziato Fusini – mentre è l’unico aspetto sul quale si concentra l’attenzione».

Il nodo dei costi

Tanto è vero che l’obbligo di installare il Pos in Italia è stato esteso in pratica a tutte le attività, comprese quelle in cui la spesa è il più delle volte di piccola entità. «Secondo una ricerca del dicembre 2015 dei nostri colleghi dell’Unione del commercio di Sondrio – ha ricordato il direttore dell’Ascom bergamasca -, l’accettazione del pagamento elettronico per l’acquisto di un giornale quotidiano di € 1,30 (margine lordo € 0,244) con commissione Pagobancomat del 0,686% si riduce a + € 0,005 mentre con commissione carta di credito al 2,20% diventa addirittura negativo a – € 0,015. Allo stesso modo nel caso di un tabaccaio per la vendita di un pacchetto di sigarette di € 5,20 (aggio lordo 10% pari a € 0,52) nel caso di pagamento elettronico con commissione Pagobancomat pari a 0,686 l’aggio lordo scende a € 0,254 e nel caso di carta di credito con commissione al 2,20% scende addirittura a € 0,176».

«Esiste – quindi – un problema evidente di costi per talune merceologie i cui margini commerciali sono troppo bassi (tabaccai, edicolanti, agenzie viaggio, benzinai ecc.) o per i quali la spesa media è troppo bassa (bar panifici ecc.). Infine esistono costi fissi troppo rilevanti per esercizi nei quali l’utilizzo del Pos è limitato da parte della clientela. Nell’attuale contesto, gli oneri ricadono infatti solo ed unicamente sulle imprese, lasciate peraltro sole a cercare di strappare, da una posizione di minorità, condizioni contrattuali dignitose da soggetti che spesso sembrano operare in condizioni di vero e proprio oligopolio». «L’avvio, il mantenimento del servizio e le commissioni sui pagamenti rappresentano – ha evidenziato -, soprattutto per le imprese con margini di redditività e volumi di fatturato molto ridotti, un ulteriore aggravio a carico di settori già pesantemente vessati dalla crisi. I costi di noleggio, le commissioni percentuali le altre spese sono paradossalmente più alte per coloro che incassano poco rispetto a coloro che transano molto con un’incidenza spesso insostenibile».

Le proposte dell’Ascom

Oltre ai costi, anche problemi di affidabilità e inefficienze nel sistema frenano un utilizzo più ampio della moneta elettronica da parte delle piccole aziende commerciali. Se la diffusione in queste realtà è comunque auspicabile, per migliorare la sicurezza e il servizio, ecco allora alcune proposte dell’Associazione per fare in modo che l’aumento delle transazioni con Pos diventi economico anche per loro.

«Promuovere la realizzazione di piattaforme efficienti in grado di superare gli attuali schemi di produzione ed erogazione dei servizi di pagamento, riducendo i livelli di intermediazione finanziaria tra consumatore/cliente ed esercente», ha cominciato Fusini. E poi imporre l’effettivo tetto massimo alle commissioni interbancarie sulla base dei contenuti del Regolamento della Commissione Ue sulle commissioni interbancarie; sviluppare offerte “a pacchetto” particolarmente convenienti, sulla base di quanto è stato già fatto con i conti correnti di base per le fasce più disagiate della popolazione in seguito all’obbligo di dotarsi di un conto corrente; consentire a tutte le imprese di beneficiare delle economie di scala derivanti dall’aumento complessivo dei volumi transati che le nuove normative dovrebbero indurre, creando una relazione diretta, ed inversamente proporzionale, tra l’incremento dei volumi transati e la riduzione delle commissioni bancarie applicate alle imprese su ogni operazione; in ogni caso, in materia di obblighi Pos, introdurre principi di gradualità e sostenibilità, limitando gli obblighi di istallazione a operatori economici con livelli di fatturato al di sopra di predeterminati livelli ed imponendo la non utilizzabilità per talune merceologie».




Malvestiti: «Ascom più efficiente grazie alla nuova sede»

Paolo Malvestiti
Paolo Malvestiti

«Con quale spirito avremmo potuto ancora parlare di innovazione ai nostri imprenditori senza aver dato, noi per primi, un esempio forte?». Chi, come Paolo Malvestiti, ha fatto del pragmatismo la propria cifra imprenditoriale, la risposta l’ha già insita nella domanda. Contano i fatti. Conta che l’Ascom abbia rivoluzionato la vecchia sede storica, ricostruendola integralmente con un concept moderno, innovativo e più funzionale alle mutanti esigenze degli associati. E conta che la gamma di servizi, già di per sé ampia, sia in fase di ulteriore definizione e potenziamento all’interno di un rinnovato disegno strategico che vede appunto questa componente prevalere sempre più sulla funzione sindacale. Step decisivi, annota il presidente dell’Ascom, in grado di dare un senso compiuto al percorso di crescita dell’Associazione di categoria, sempre in prima linea per sfidare la crisi.

Presidente, una svolta…

«Assolutamente sì. E non è ancora finita»

Nel senso che?

«Che abbiamo ancora alcuni passaggi da completare. Vede, siamo sempre più costretti a fare i conti con cambiamenti rapidi e complessi e il dovere verso i nostri associati ci impone di mettere in atto scelte e strategie ben definite per rimanere al passo coi tempi. Pertanto, abbiamo bisogno di inserire nell’organizzazione forze fresche, professionalmente preparate, capaci di leggere l’evoluzione dei mercati e di indicare le nuove direzioni di marcia all’Ascom».

Nuova sede, nuovi vertici?

«È evidente. Oggi, dopo la lunga e felice stagione di Trigona – che non finiremo mai di ringraziare – abbiamo un nuovo direttore, Oscar Fusini, altrettanto capace, che può contare su uno staff di collaboratori che già da tempo ha intrapreso un percorso di aggiornamento. Ebbene, ritengo importante che l’evoluzione e il cambiamento interessino anche i vertici. Dobbiamo essere coerenti con il rinnovamento. Altrimenti è tutto inutile. Nuovo abito, nuove forze, per riprendere la sua domanda».

Sede AscomRiguarderà anche Lei, presidente?

«Ho già fatto cenno alle mie intenzioni: nel 2017, quando avremo le elezioni, non mi ricandiderò».

È una decisione definitiva?

«Sì, lo scriva pure. Ufficializziamo».

Nel frattempo?

«Come le stavo dicendo, lavorerò al rafforzamento della squadra di governo. Voglio dare all’Ascom l’opportunità di far leva su persone più rappresentative dell’attuale momento storico ed economico».

Non c’è il rischio che si perdano preziose competenze?

«La scommessa sarà quella di creare un connubio virtuoso tra l’esperienza di alcuni componenti dell’attuale Consiglio e l’effervescenza dei giovani chiamati a interpretare al meglio le nuove complessità del mercato».

Per molti, lasciare non sarà un momento facile….

«Posso immaginarlo. Ma per tanti di noi è tempo di uscire. Bisogna cambiare. Guardi, non l’ho mai detto prima, ma io stesso, già da un po’, ho capito che ho fatto il mio tempo. E ora che abbiamo completato il grande salto con la nuova sede, mi rendo conto che abbiamo la responsabilità di mettere in squadra persone capaci di cogliere le nuove evoluzioni commerciali».

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È da tanto che batte sul tasto del cambiamento…

«È assolutamente necessario. Dobbiamo metterci in testa che il commercio tradizionale nel tempo diminuirà sempre di più. Dovrà vedersela con altre forme di distribuzione, come la vendita online, a cui dobbiamo guardare con molta attenzione. È in atto una rivoluzione nell’approccio all’acquisto da parte dei consumatori e non possiamo farci trovare impreparati».

Di qui anche la scelta della nuova sede…

«Esatto. Un nuovo abito per essere più efficienti, accrescere le nostre potenzialità e dare più dinamicità a servizi come l’area legale, l’internazionalizzazione, l’innovazione tecnologica, l’ambiente e la sostenibilità, per citare alcune funzioni. Solo così potremo offrire risposte adeguate alle nuove esigenze degli associati che si trovano spesso a fare i conti con un mercato che è diventato particolarmente competitivo e selettivo».

Colpa della crisi?

«Non solo. Le cito un aspetto, sui tanti. Oggi i grandi brand hanno forti impatti sui territori. Grazie alla leva del marketing, sono in grado di orientare le propensioni al consumo e di concentrare in tempi anche relativamente brevi, e col massimo dei profitti, veri e propri fenomeni commerciali. Diventano “registi” del mercato, insomma, e condizionano i piccoli operatori costretti ad inseguire per cavalcare l’onda del momento. Ma alla fine è un gioco sfiancante per chi non ha i mezzi delle grandi catene».

sala corsiCome se ne esce?

«Qui entriamo in gioco noi, con le nostre consulenze, i nostri servizi e il nostro appoggio. Detto questo, credo che la dote vincente di un imprenditore oggi sia quella di saper dare una svolta netta, se necessario, alla propria attività. Se un commerciante si rende conto che il suo prodotto è maturo, deve avere il coraggio di guardare altrove. In altre parole, deve coltivare le capacità di sbagliare meno e di saper leggere l’evoluzione del mercato grazie alla conoscenza, alla professionalità e a una dialettica vincente col cliente».

Serve un bel salto culturale, però…

«Non a caso l’Ascom, con il suo polo di formazione a Osio Sotto, supporta ad ampio raggio chi vuole accrescere il proprio bagaglio professionale. E sempre non a caso, negli anni, ha aperto anche 10 delegazioni periferiche, distribuite in tutta la provincia, per essere più vicina agli operatori. Una scelta strategica, quella di andare noi sul territorio, proprio per lanciare un segnale preciso agli associati, ma anche per capire meglio le problematiche degli imprenditori».

Un dialogo centro-periferia destinato a migliorare

«È evidente. Possiamo dire che con la nuova sede il rapporto tra Bergamo e le delegazioni sarà ulteriormente ottimizzato, potenziato e funzionale, tutto a beneficio dei nostri associati».

Presidente, nella scelta dei materiali è stata data una forte prevalenza al vetro. Casuale?

«È stata una scelta precisa. Vogliamo dare un segnale di dinamismo e di effervescenza e, soprattutto, rafforzare la nostra identità di casa trasparente».

Lei ha seguito passo passo i lavori. Che esperienza è stata?

«Indimenticabile. Un bell’impegno, che ho potuto affrontare – voglio sottolinearlo – grazie allo straordinario apporto della famiglia che ha saputo mandar avanti egregiamente l’azienda sobbarcandosi anche la mia parte. In questo anno e mezzo ho gestito grandi responsabilità e ho conosciuto persone straordinarie, in linea con i valori in cui credo».

Ascom scaleQuali valori?

«Le rivelo un piccolo segreto. Ogni anno trascrivo sempre una frase, da una agenda all’altra, che per me è sacra: “Il valore della persona sta nella sua identità non nella sua comunicazione”. È profonda, e per me è una verità assoluta. Ecco, ho conosciuto molte persone vere e pochi venditori di fumo».

Per chiudere, c’è un messaggio che vorrebbe inviare agli associati alla vigilia dell’inaugurazione della nuova sede?

«Lo so che sembrerà retorico, ma mi piacerebbe che ogni imprenditore sentisse l’Ascom come parte integrante del suo mondo, un partner affidabile pronto a dare una mano. Perché è importante avere un supporto qualificato, un consulente d’aiuto nelle varie fasi di sviluppo. Oggi più di ieri».

(Servizio fotografico di Gian Vittorio Frau)




Edicole e librerie, prorogato al 19 febbraio il bando Voltapagina

bando VoltapaginaÈ stato prorogato alle ore 12 di venerdì 19 febbraio 2016 il temine per l’invio delle domande di finanziamento realtive bando “Voltapagina!”, con il quale la Regione Lombardia ha stanziato un milione di euro di contributi per interventi di innovazione e valorizzazione dei punti vendita di libri, giornali, riviste e periodici.

Edicole e librerie possono richiedere un contributo a fondo perduto nella misura del 70% per le spese relative ad arredi, attrezzature, opere murarie, acquisto di software, hardware o interventi di efficientamento energetico, sostenute a partire dal 18 settembre 2015 o da sostenere nei successivi 18 mesi dall’approvazione della richiesta. L’investimento minimo ammissibile è di 2.000 euro, mentre l’importo massimo del contributo concedibile è di 10.000 euro per impresa.

Lo Sportello del Credito della Fogalco, la cooperativa di garanzia dell’Ascom, è a disposizione per fornire informazioni e assistenza per la predisposizione della richiesta.




Gros Market, due gruppi interessati a rilevare le attività

LombardiniSpiragli di ottimismo si aprono nella vicenda Gros Market di Dalmine. Si stanno infatti concretizzando due proposte di acquisto da parte di altrettanti gruppi operanti nel settore, interessati a rilevare l’attività dalla famiglia Lombardini. “Il nostro maggiore auspicio è che i 180 lavoratori siano salvaguardati, così come le attività di tutti e sei i negozi del gruppo”. Alberto Citerio, segretario generale di Fisascat Cisl Bergamo, sta conducendo le trattative con Lombardini per la vicenda dei Gros Market “restituiti” da Carrefour nonostante l’accordo stretto tra i due gruppi meno di tre anni fa. Tra questi anche il negozio di Dalmine, nel quale lavorano 52 persone. Le notizie che giungono, dunque, parlano di due gruppi interessati a rilevare attività e lavoratori e che la cosa si possa concludere in breve tempo, almeno entro il prossimo 31 marzo, data in cui Carrefour restituirà definitivamente i negozi a una proprietà che non può più gestirli, avendo Lombardini chiuso ogni attività nel settore. Unica alternativa alla chiusura e alla mobilità pe rutti i dipendenti, dunque, è la cessione dei negozi ad un terzo soggetto.

“Ci auguriamo naturalmente che queste prospettive diventino al più presto realtà – sottolinea Citerio. I negozi devono proseguire la loro attività, come a Dalmine si sta tuttora facendo. Infatti, il sindacato sta facendo il possibile perché l’attività commerciale non si fermi, e fino a oggi ci siamo riusciti, anche solo per quello che il Gros Market rappresenta, dal punto di vista sociale e “storico” per la città che lo ospita. E anche e soprattutto per le 52 famiglie che su di esso fanno conto per il proprio sostentamento”. Per questo, FISASCAT CISL ha sempre richiesto e sostenuto che Carrefour mantenesse il livello commerciale di ogni punto vendita. “Adesso Lombardini si adoperi affinché con i soggetti interessati si possa arrivare a un accordo nel più breve tempo possibile”.




I vertici dell’Ascom sul territorio. Incontro con la delegazione di Albino

da sinistra Paolo Malvestiti, Simona Ghirardi, Antonietta Agazzi, Stefania Gritti e Giorgio Lazzari

 

Proseguono gli incontri in provincia da parte dei vertici dell’Ascom. Dopo Zogno, il presidente Paolo Malvestiti, il direttore Oscar Fusini e Giorgio Lazzari, responsabile delle relazioni esterne, hanno fatto visita alla delegazione di Albino, nell’ambito del programma volto a rafforzare l’integrazione e il raccordo tra gli uffici periferici dell’Associazione e la sede centrale.

È stata l’occasione per confrontarsi con la responsabile della delegazione Stefania Gritti e le collaboratrici, fare il punto sulle strategie interne ma soprattutto raccogliere problematiche, istanze e proposte del mondo delle imprese commerciali, del turismo e dei servizi del territorio.

La delegazione di Albino dell’Ascom si trova in viale aldo Moro, 2/19. È la sede di riferimento per le attività della media Val Seriana, della Val Gandino e dell’Altopiano di Selvino-Aviatico.