Ascom, i vertici incontrano la delegazione di Zogno

(da sinistra: Margherita Gotti, Oscar Fusini, Paolo Malvestiti, Nadia Sonzogni, Orietta Gritti, Maura Gritti)

Trasferta a Zogno per i vertici dell’Ascom che hanno fatto visita alla delegazione locale nell’ambito di un programma di incontri negli uffici periferici volto a rafforzare l’integrazione e il raccordo tra le componenti territoriali dell’Associazione e la sede centrale.

Il presidente Paolo Malvestiti, il direttore Oscar Fusini e Giorgio Lazzari, responsabile delle relazioni esterne, si sono confrontati con la responsabile della delegazione Nadia Sonzogni e le collaboratrici per fare il punto sulle strategie interne ma soprattutto raccogliere problematiche, istanze e proposte del mondo delle imprese commerciali, del turismo e dei servizi del territorio.

La delegazione di Zogno dell’Ascom si trova in via degli Alpini 11. È il punto di riferimento per le attività delle Valli Brembana, Serina e Taleggio, per un totale di oltre trenta Comuni.




Restyle, il folklore siculo sbarca in via Borfuro

Lucia La Macchia
Lucia La Macchia

C’è un’altra Santa Lucia nel cuore di Bergamo. Non si trova nella chiesa di via XX Settembre, ma molto più prosaicamente in un negozio di via Borfuro. Al civico numero 5, infatti, da qualche mese ha aperto Restyle, uno spazio che potrebbe essere sottotitolato “Un pezzo della (bella) Sicilia nel Nord cittadino”. Santa Lucia, qui, si trova dipinta su una coffa. Per chi non lo sapesse, la cesta intrecciata che un tempo veniva utilizzata per dare da mangiare agli asini e ai cavalli, fatta di palma nana, con lo scorrere del tempo (modaiolo) è diventata una borsa. Intrecciata e ornata di specchietti e stoffe è uno di quegli accessori che non passa inosservato: “Vede, è tutta realizzata a mano, con materiale di primissima qualità, che non scurirà con il tempo”, la magnifica Lucia La Macchia, che con Stefano Ghilardi condivide un’avventura imprenditoriale, che per Bergamo e il suo pubblico, rappresenta qualcosa di singolare.

resyle 3

Farci una visita, in uno spazio che prima ospitava un outlet di abbigliamento, significa trovarsi catapultati di colpo in una realtà territoriale e folkloristica sicula che riecheggia nelle sfilate di moda, e da cui Dolce & Gabbana hanno attinto a piene mani nella loro creatività. Certo, non sono accessori con cui andare in ufficio o fare la spesa al supermercato, ma capaci di fare la differenza su chi li indossa. Orecchini, e soprattutto collane, mixano sapientemente elementi di ceramica, che sono piccole sculture, con pietre di vario tipo. I colori e l’imponenza intrinseca dei soggetti raffigurati – dall’Orlando Furioso in poi – fanno il resto; insomma basta un tubino nero e una collana di Restyle per fare la differenza. Se poi siete in vena di esagerare, non avrete che l’imbarazzo della scelta, dal momento che Restyle propone oltre alla già decantata coffa, le scarpe (dipinte sui tacchi e sulle zeppe) e perfino le coppole originali.

Restyle Borsa

Alla base di questo incredibile negozio, la passione di Lucia che, siciliana doc, ha deciso di tentare questa avventura commerciale con il giusto spirito: “Ci ho creduto, i bergamaschi sono curiosi…gli affari? Beh quelli…”. Certo, i prezzi non sono per tutte le tasche: le collane hanno un costo medio di 300 euro, per un paio di sandali dipinti occorre sborsarne 600 e per portarsi a spasso una coffa, tutta passamanerie e gingilli assortiti, ne servono 1.500. Come, se non più, di una Louis Vuitton, ma con uno spirito shoppingaro completamente diverso. Sempre in chiave siciliana e dedicate ai patiti dell’arredamento si possono acquistare le “teste di moro”, creazioni di ceramica che campeggiano sui balconi dei siciliani. Sono il retaggio manifatturiero della leggenda secondo cui una  fanciulla siciliana, ricambiando  l’amore di un giovane moro, saputo che  l’avrebbe lasciata per tornare nelle sue terre in Oriente, dove l’attendeva una moglie con un paio di marmocchi, attese le tenebre, gli tagliò la testa. Ne fece un vaso dove vi piantò del basilico e lo mise in bella mostra sul balcone. Anche in questo caso vale su tutto l’originalità oltre che il gusto dell’oggetto (dai 200 euro in su) che però pare incontri parecchio i gusti delle sciure orobiche..

Resyle 1Accanto a questo stratosferico Sicily Style, c’è molto più prosaicamente e verrebbe da dire abbordabilmente quello di Stefano che realizza e personalizza oggetti di arredamento; sedie, lampade, tavoli pannelli, insomma tutti quei complementi d’arredo che, anche in questo caso, fanno la differenza. La gigantografia di Frida Khalo che campeggia su un’intera parete del negozio, con la scritta “live with passion”, è la testimonianza di come un ambiente possa completamente cambiare aspetto con la riproduzione creativa di un’immagine. A questo ci pensa, appunto, Stefano, l’altra metà di Restyle, titolare della “Stefano Ghilardi comunicazione” che realizza una serie di magliette serigrafate in edizione limitata. Si trovano in bella mostra su uno stendino: prezzi concorrenziali e serigrafie carinissime.




La Fimaa:” No alle banche agenti immobiliari”

Condominio-Settore-immobiliare-Appartamenti-ImcLa Federazione Italiana degli Agenti Immobiliari Professionali e Fimaa (Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari) aderente a Confcommercio Imprese per l’Italia denunciano il rischio di oligopolio per gli istituti di credito che hanno fatto ingresso nell’immobiliare per condizionare il mercato. In un incontro svoltosi ieri a Roma, il presidente nazionale Fiaip Paolo Righi e quello di Fimaa, Santino Taverna hanno ribadito il loro netto no all’ingresso di alcuni istituti di credito nel settore immobiliare. “Riteniamo – sottolineano in una dichiarazione congiunta – come sia necessario evitare l’insorgere di nuovi conflitti di interessi e concentrazioni da parte delle banche nell’ immobiliare. Appoggiamo gli emendamenti presentati in questi giorni dai parlamentari della maggioranza Linda Lanzillotta (Pd), Camilla Fabbri (Pd) Giuseppe Marinello (Ap-Ncd), Aldo Di Biagio (Ap-Ncd) e dell’opposizione Andrea Mandelli e Paola Pelino (FI), che intendono impedire l’insorgere di forme di conflitto di interessi e concentrazione nel settore delle compravendite immobiliari da parte degli istituti di credito”.

“Entrambe le organizzazioni ritengono che l’approvazione del disegno di legge concorrenza fornisca oggi un’importante occasione per tutelare il consumatore e disciplinare questo nuovo settore di attività, dove gli istituti di credito stanno operando da alcuni mesi effettuando un’attività di concorrenza sleale e di scarsa tutela nei confronti della stessa clientela per l’attività di mediazione immobiliare. Secondo le due organizzazioni l’attività svolta da alcuni istituti di credito lede la libera concorrenza nel settore e rischia di danneggiare in primis i consumatori. Le due associazioni sottolineano come quest’iniziativa non si configura come un attacco al sistema bancario, fondamentale per la crescita economica del sistema Paese, ma solamente nei confronti di alcuni istituti di credito, che, invece di finanziare le piccole e medie imprese e i professionisti, pensano ormai di prendere il loro posto nel settore immobiliare”.




Tari, l’Ascom al Comune di Bergamo: “Cambiamo metodo”

palazzo FrizzoniLa fiscalità locale continua a rappresentare un peso crescente per le imprese. Un carico di tributi divenuto oramai, troppo oneroso e ingiustificato se si considerano le iniquità che lo caratterizzano. Tra le varie tasse, quella relativa ai rifiuti, la Tari, è emblematica. Su questo tema Confcommercio Imprese per L’Italia ha presentato oggi un’analisi dettagliata provincia per provincia, dal quale è emerso che nonostante una significativa riduzione nella produzione dei rifiuti, in soli 5 anni il tributo ha subito un incremento percentuale del 55%. Un importo che, ad oggi, si attesta intorno ai 3 miliardi di euro. La tassazione crescente ha inciso su tutte le principali categorie economiche del terziario, con distorsioni eclatanti per alcune attività. Enormi, inoltre, sono i divari di costo tra territori. E numerosi i casi ove la spesa per la gestione dei rifiuti, a parità di livelli qualitativi di servizio, manifesta scostamenti significativi anche tra Comuni limitrofi, con picchi che sfiorano il 900 %. Ancora più anomali i divari di costo tra medesime categorie economiche, sempre a parità di condizioni. «La Tari riflette quasi pedissequamente la precedente formulazione della Tares e, quindi, della vecchia Tia – afferma Oscar Fusini, direttore di Ascom Bergamo -. Permangono quindi, ancora oggi, tutte le criticità e i limiti che i precedenti regimi di prelievo hanno mostrato e che più volte abbiamo denunciato. Anche la nuova Tari mira ad assicurare la piena copertura dei costi di gestione e di investimento del servizio. Manca, però, ancora una volta, la volontà di instaurare un legame diretto tra produzione di rifiuto e spesa, in aderenza al principio comunitario secondo cui “chi inquina paga”».

L’analisi condotta da Confcommercio evidenzia per il comune di Bergamo elementi da considerarsi “virtuosi” ed altri che invece costituiscono delle criticità. «Tra gli elementi virtuosi risulta che il livello della spesa per la gestione del servizio è inferiore dell’8% rispetto alla media nazionale  – spiega Fusini -.  Il costo totale specifico della spesa per Bergamo è di 0,27 euro al Kg, contro una media nazionale dello 0,42 euro al Kg; mentre il costo totale pro capite è di 151 euro, contro una media nazionale di 208 euro. La raccolta differenziata è del 60%, contro il 39% rispetto alla media nazionale». In linea generale, la spesa sostenuta dalle imprese del commercio è inferiore a quella registrata negli altri comuni presi in considerazione dalla ricerca. A Bergamo, per esempio, i distributori di carburanti, negozi, ristoranti, ortofrutta e bar pagano meno rispetto ai vicini Como, Monza e Brescia. Dall’analisi risultano anche alcune criticità, che si riferiscono alla strutturazione dell’imposta che impedisce l’applicazione di un sistema di agevolazioni per il contribuente. Inoltre, secondo Fusini «è importante abbandonare, la logica del “gettito storico”, introducendo quella dell’effettiva produzione di rifiuti, sulla base del “metodo misto”, che, secondo le simulazioni effettuate risulta preferibile in quanto consente di mitigare situazioni estreme rispetto al metodo cosiddetto residuale». Il problema della tariffa rifiuti non è però legata al piano economico del Comune, ma all’impianto normativo nazionale che si riferisce alle categorie stabilite dal DPR 158/99 che, in assenza di un metodo di pesatura, non rispecchia l’effettiva produzione di rifiuti.

«Manca quindi un legame diretto tra produzione di rifiuti e spesa – spiega Fusini -. Vediamo categorie come i fioristi chiamati a pagare cifre molto alte rispetto ai pochi scarti organici di fiori recisi prodotti; o autosalonisti, concessionari d’auto e mobilieri che pagano per l’ampia metratura senza produrre alcun rifiuto; oppure alberghi in cui la limitata quantità di carta e piccola immondizia lasciata dal cliente corrisponde ad una tariffa spropositata. Al contrario piccole gelaterie e pizzerie al taglio, poste in aree centralissime, producono quantità enormi di rifiuti a cui corrisponde una Tari di basso importo». Da qui nasce una proposta avanzata all’Amministrazione comunale: promuovere la realizzazione di campagne di pesatura periodica dei rifiuti prodotti da ciascuna categoria di utenza per superare le logiche presuntive, adottando una tariffa puntuale, commisurata alla effettiva quantità di rifiuto conferito, e articolata in base alla qualità dello stesso. «Abbiamo comunicato all’Amministrazione comunale i risultati della ricerca chiedendo un confronto in vista della discussione per il regolamento relativo al bilancio preventivo» conclude Fusini




Aprire un franchising, per chi sceglie i Distretti contributo di 10mila euro

Anche l’ultimo tassello del progetto pilota “Fare impresa in franchising in Lombardia” è andato al proprio posto. È stato infatti pubblicato oggi e si aprirà il 10 febbraio il bando con il quale la Regione Lombardia, attraverso Unioncamere Lombardia, mette a disposizione degli aspiranti imprenditori 452mila euro per agevolare l’avvio dell’attività all’interno di negozi sfitti.

Il progetto vuole promuovere il rilancio dei centri urbani ed ha coinvolto in cinque mesi di lavoro oltre 100 imprese del franchising e 25 distretti del commercio lombardi, tra cui anche quello di Bergamo. I Duc hanno avuto il compito di fare una ricognizione delle unità immobiliari sfitte della propria area e, mappe alla mano, incontrare i franchisor che hanno manifestato interesse ad aprire nuovi punti vendita nei centri storici della Lombardia, agevolando perciò l’analisi dell’offerta e delle opportunità.

A Bergamo sono stati censiti 146 spazi liberi ed è stata raccolta la disponibilità di una quindicina di proprietari immobiliari a partecipare al piano.

Ora la palla passa a chi vuole aprire l’attività in affiliazione, che potrà contare su un contributo a fondo perduto dell’importo fisso di 10mila euro a fronte di un investimento non inferiore a 20mila. A questo si potranno aggiungere ulteriori agevolazioni messe a disposizione dei Comuni, dai proprietari immobiliari e dai franchisor.

  • SOGGETTI DESTINATARI

Possono partecipare al bando aspiranti imprenditori che, nelle location individuate dal progetto, intendono avviare un’attività in franchising o imprese già esistenti che intendono riconvertire o ampliare la propria attivita’ attraverso l’affiliazione ad uno dei franchisor coinvolti nella misura.

  • ENTITÀ E TIPOLOGIA DEL CONTRIBUTO

L’agevolazione consiste in un contributo a fondo perduto di importo fisso pari a 10.000 euro, finalizzato alla copertura di un investimento non inferiore a 20.000 euro. Al contributo si sommano i benefici e le agevolazioni messe a disposizione dal Comune, dai proprietari immobiliari e dal franchisor.

  • SPESE AMMISSIBILI

Opere inerenti la struttura del punto vendita (opere strutturali e murarie, opere impiantistiche, riqualificazione del punto vendita); opere inerenti l’allestimento del punto vendita e le attrezzature; acquisto di software e hardware e altri beni strumentali necessari per il punto vendita.

  • TERMINI

L’aspirante franchisee può presentate la propria candidatura dalle ore 12 del 10 febbraio 2016 alle ore 16 del 14 aprile 2016.

  • CANDIDATURA

L’imprenditore (o aspirante) seleziona sul portale fino a 10 franchisor di potenziale interesse e invia la propria candidatura

  • NEGOZIAZIONE

I franchisor selezionati contattano il candidato e, d’intesa con i Duc, viene individuata la location. La fase si conclude con l’affiliazione ad un franchisor e la sottoscrizione almeno di un contratto preliminare di locazione.

  • RICHIESTA DI CONTRIBUTO

Il candidato perfeziona sul portale la richiesta di contributo, a fronte di un piano d’investimento di almeno 20.000 euro.

Per approfondire i contenuti del bando e le procedure di partecipazione è possibile consultare il Sistema Informativo www.bandimpreselombarde.it




Guido Barcella eletto alla presidenza della Fme

Guido Barcella
Guido Barcella

Guido Barcella, titolare e amministratore unico dell’azienda bergamasca Barcella Elettroforniture, è il nuovo presidente di Fme, la Federazione Nazionale Grossisti Distributori di Materiale Elettrico. Eletto all’unanimità nella seduta dell’assemblea ordinaria che si è tenuta lo scorso 26 gennaio presso la sede milanese della Federazione, Barcella guiderà la più importante realtà associazionistica di settore della Filiera per il prossimo triennio. Soci, distributori e grossisti, con rinnovata stima professionale, hanno così accordato la fiducia all’imprenditore bergamasco che si appresta a mettersi al timone di una Federazione che mira a rendere una realtà ancor più autorevole e solida sul palcoscenico dell’economia nazionale. Una Federazione faro per le imprese del settore, tanto da contare 100 associati, 800 punti vendita e con un fatturato di circa 5 miliardi di euro nello scorso 2015. Tante le sfide che attendono dunque il nuovo presidente che, grazie ad una politica d’intervento vera e concreta, cercherà di difendere gli interessi della categoria e a tagliare traguardi importanti.

“Quella che mi attende è certamente una sfida stimolante e impegnativa – ha spiegato Barcella – . Sono certo che, grazie anche all’apporto della squadra di lavoro che comporrò nei prossimi giorni, la Fme riuscirà a consolidarsi e a diventare realtà ancor più significativa per tutti i Soci che ne fanno parte e per quelli che vorranno avvicinarsi nel futuro. L’impegno è quello di lavorare per far sì che la Federazione sia in grado di far fronte alle criticità del settore, diventi fucina di idee e terreno fertile per disegnare strategie importanti per lo sviluppo del mercato. Il tempo delle parole è terminato, in vista soprattutto della vetrina di lustro rappresentata dal Convegno Europeo di categoria che si terrà in Sardegna a giugno, e, quello che abbiamo di fronte, è quello dei fatti. Questo è e sarà il mio impegno per i prossimi tre anni”.




Fumo, dal 2 febbraio la stretta. Mangili (Fit): «I pacchetti shock? Favoriranno il mercato illegale»

La nuova stretta sul fumo è cominciata. L’Italia ha infatti recepito la Direttiva europea sui prodotti del tabacco (D. Lgs n. 6 del 12 gennaio 2016), che entrerà in vigore martedì 2 febbraio con novità immediate, da un lato, e fissando, dall’altro, le tappe per l’introduzione dei nuovi pacchetti, rivoluzionati nelle confezioni (per l’obbligo di riportare immagini scioccanti sui danni del fumo) e pure con qualche regola in più sul contenuto.

Andiamo con ordine. Dal 2 febbraio scatta il divieto di fumo in auto in presenza di minori o di donne incinte e all’esterno degli ospedali. Il divieto di vendita ai minori si estende, inoltre, alle sigarette elettroniche, alle ricariche con contenuto di nicotina e ai “prodotti del tabacco di nuova generazione” (ad esempio la sigaretta senza fumo annunciata dalla Philip Morris). Si inaspriscono anche le sanzioni ai tabaccai per la vendita ai minori (da 500 a 3mila euro per la prima violazione con la sospensione per 15 giorni della licenza, che sarà revocata in caso di reiterazione, con un’ammenda da mille a 8mila euro).

Un provvedimento, quest’ultimo, fortemente avversato dalla Fit, la Federazione dei tabaccai che, pur condividendo la necessità di rispettare rigorosamente la norma, giudica le sanzioni – già ridimensionate anche grazie al proprio intervento (inizialmente la sospensione della licenza prevista era di tre mesi) -, ancora eccessive e annuncia iniziative di carattere legale, a livello nazionale ed europeo, per introdurre reali criteri di proporzionalità e progressività.

Nel frattempo ci si prepara ad accogliere i pacchetti con immagini shock a colori, ad esempio di persone in ospedale a causa del fumo e di organi malati, accompagnate da avvertenze sulla salute (il decreto acclude un catalogo di immagini e testi), e dal numero verde al quale rivolgersi per smettere di fumare. La normativa prevede che fotografie e scritte coprano il 65% del fronte e del retro di ciascuna confezione, mentre oggi le scritte con contorno nero occupano il 30-40% del pacchetto. Quanto ai prodotti, non ci saranno più sigarette aromatizzate, percepite dai consumatori come meno dannose per la salute, né sarà possibile l’impiego di vitamine e additivi come caffeina e taurina. Si dice addio anche ai pacchetti da 10 pezzi, che si considera favoriscano l’approccio al fumo dei giovani, mentre le buste di tabacco da arrotolare non dovranno contenere meno di 30 grammi di prodotto.

Le nuove confezioni cominceranno a circolare dal prossimo 20 maggio, mentre i “vecchi” pacchetti non potranno più essere immessi sul mercato dopo il 20 maggio 2017. Per consentire una gestione corretta delle scorte e fare in modo che i rivenditori non si ritrovino con giacenze invendibili, la Fit ha concordato con la filiera che gli ultimi prodotti non conformi possano essere consegnati dai depositi fiscali alle tabaccherie il 20 ottobre 2016 e la possibilità per i tabaccai di restituire le eventuali giacenze non a norma dopo il 20 maggio 2017. Solo sigari e tabacco per pipa potranno essere consegnati dai depositi fiscali dopo il 20 ottobre.

Luca Mangili ritQuali effetti potranno avere sul mercato i nuovi pacchetti? Il presidente provinciale della Fit, Luca Mangili, teme che possano soprattutto incentivare quello illegale. «È già un fenomeno preoccupante, anche a Bergamo – spiega -, in particolare di prodotti provenienti dall’Est Europa, e credo che le nuove confezioni non faranno che spingere la ricerca di prodotti al di fuori dei canali autorizzati di distribuzione». Mentre è scettico sul fatto che le nuove immagini portino ad una riduzione del fumo. «Una quindicina di anni fa – ricorda –, quando furono introdotti i pacchetti con le scritte sui danni del fumo, c’è stata qualche reazione iniziale da parte dei consumatori, ma oggi non credo che nessuno ci faccia più caso. Probabilmente accadrà lo stesso con le immagini “orripilanti”, come del resto mi sembra sia avvenuto nei Paesi dove sono già in circolazione (ad esempio Inghilterra e Australia ndr.)».

«L’impatto più grande lo avranno probabilmente le multinazionali produttrici di sigarette, che vedranno ridursi lo spazio a disposizione per il proprio marchio e per tutti quegli elementi che caratterizzano l’immagine – fa notare Mangili -. Oltre ai costi non indifferenti per l’adeguamento, vedranno limitarsi significativamente le possibilità di fare marketing, che è fondamentale in questo settore e conta quasi più del gusto e della qualità delle sigarette stesse».

Quanto all’abolizione del pacchetto da 10, «mi sembra un po’ ridicolo – commenta -, i ragazzi non smetteranno di comprare sigarette, semmai prederanno il pacchetto da 20 e lo divideranno».

Se queste sono le novità, occorre ricordare che la categoria ha anche “sventato” l’ipotesi di una standardizzazione dei pacchetti e rigide modalità di esposizione, con i prodotti nascosti dietro ad una serranda e nuovi distributori automatici. La Federazione ha anche bloccato l’obbligatorietà di una verifica annuale dei distributori automatici, con probabili oneri a carico dei gestori. La norma ora approvata stabilisce, anziché l’obbligo, la possibilità di un controllo da parte dei funzionari dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli al momento dell’installazione e successivamente.




Immobili, compravendite in risalita soprattutto in città

Mercato immobiliare bergamasco in leggera risalita. L’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate ha convocato lunedì scorso, 25 gennaio, il Comitato Consultivo Misto, di cui fa parte anche Fimaa Ascom Bergamo, per presentare e analizzare i dati ufficiali del mercato immobiliare orobico al terzo trimestre 2015.

L’analisi conferma la crescita del numero delle transazioni, soprattutto per quanto riguarda la vendita di appartamenti di media metratura, e un leggero miglioramento delle vendite di immobili per il settore commerciale. Unico dato negativo riguarda uffici e capannoni, per cui si regista ancora una stagnazione.

«L’aumento delle transazioni è avvenuto in quei comuni in cui i prezzi si sono adeguai ai reali valori del mercato. In città, rispetto al 2014, il prezzo del residenziale è sceso del 3,96%, mentre in provincia di circa il 7% – sottolinea Enzo Pizzigalli, consigliere Fimaa Ascom Bergamo con la delega all’Osservatorio del Mercato Immobiliare -. Inoltre, nei comuni in cui i valori sono scesi si è registrata la vendita di immobili dalle metrature medie e medio-grandi».

Le transazione del residenziale, a settembre 2015, sono state 2.337, contro le 2.011 del terzo trimestre 2014 ed hanno registrato un incremento del 16,2%. In città si sono vendute 329 unità abitative (276 nel 2014 per un incremento del 19,3% ), in provincia invece 2.008 (1.735 nel 2014 , +15,7%).

I comuni in cui si sono venduti più immobili residenziali sono stati Treviolo, Alzano Lombardo, Romano di Lombardia, Seriate. Penalizzate invece le zone di montagna a vocazione turistica, in cui i prezzi non si sono adeguati al mercato.

«Il mercato immobiliare è comunque ancora molto instabile e non si può parlare per il momento di ripresa, ma solo di leggera risalita e di inversione di tendenza rispetto al 2014 – sottolinea Pizzigalli –, anche perché nel quarto trimestre 2015 i dati, non ancora confermati ufficialmente, dicono di un rallentamento nelle compravendite».




Anche l’abito fa il professionista. Lo si impara a Osio Sotto

abito - ufficio“Dimmi come ti vesti” è il corso promosso da Ascom Formazione e dedicato a chi desidera approfondire gli aspetti comunicativi dell’immagine per esigenze professionali o personali. La lezione, di 8 ore, si svolge nella sede Ascom di Osio Sotto (piazzetta don Gandossi,1) mercoledì 3 febbraio dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18.

«In una realtà veloce e ultra visiva, come quella nella quale viviamo, siamo chiamati quotidianamente a veicolare un messaggio di noi stessi – afferma Daniela Nezosi, responsabile di Ascom Formazione -. Ciò che indossiamo diviene parte integrante della nostra immagine e del nostro stile e quindi il look che scegliamo può diventare un potente strumento di comunicazione attraverso il quale raccontare chi siamo, cosa facciamo, cosa ci rende unici. Crediamo che questo sia un aspetto importante per i nostri imprenditori e da non sottovalutare, per ciò abbiamo proposto in calendario il corso che aiuta a creare una propria immagine efficace».

Il corso ha l’obiettivo di fornire gli strumenti di base per creare un’immagine parlante, adatta a comunicare gli aspetti legati alle caratteristiche personali e professionali.

I temi trattati vanno dall’analisi della propria immagine come strumento comunicativo e di personal branding all’individuazione di un proprio stile fino alla scelta di linee, tessuti, forme e colori adatti alla propria fisicità.

Per informazioni : info@ascomformazione.it.




I nonni risorsa per le famiglie. Il loro contributo è di 385 euro al mese

nonno e nipoteOltre ai dati, le tendenze. L’Osservatorio sui consumi di Findomestic Banca ha evidenziato la ripresa nella spesa dei beni durevoli nell’anno appena concluso, più marcata in Lombardia e a Bergamo rispetto al resto del Paese, ma ha anche scelto di mettere a fuoco con un’indagine il peso dei consumi della fascia di popolazione più anziana.

Negli ultimi 40 anni gli over “65enni”, infatti, sono più che raddoppiati. Una famiglia su tre ha un anziano con necessità di assistenza giornaliera o parziale. Nel 77% dei casi ad occuparsene sono soprattutto i parenti: i figli nel 50% delle situazioni, le badanti (21%), il coniuge (16%), altri parenti (14%), oppure la casa di riposo (13%).

La spesa media mensile per nucleo famigliare dedicata all’assistenza degli anziani è di 689 euro, una spesa che vale mediamente il 38% del budget famigliare. Per il 43% degli intervistati i costi arrivano ad assorbire fino al 50% del reddito (nel caso di importi pari a 1.400 euro).

In questa economia di scambio gli anziani svolgono tuttavia anche un ruolo attivo dal momento che il 31% degli italiani over 65 dà una mano in famiglia ai figli e ai nipoti. Più in particolare il 71% si occupa dei nipoti, mentre il 31% aiuta direttamente i figli. Il loro contributo medio mensile stimato è di circa 385 euro per nucleo famigliare. È quindi sbagliato considerare gli anziani come un fattore di assorbimento di risorse economiche un peso. Essi infatti costituiscono al contempo una preziosa risorsa: per quasi una famiglia su cinque rappresentano infatti un aiuto importante (19%). Ciononostante il 77% del campione crede che la società non riconosca il valore delle persone che sono avanti negli anni.

Tra i supporti di cui godono gli anziani attualmente, sono senz’altro da menzionare tutti quei migranti che forniscono servizi alle persone: il 77% degli stranieri, secondo gli italiani, effettivamente ricopre ruoli di badante e di colf, seguono professioni come l’operaio edile nel 53% dei casi, il lavoratore agricolo (45%) il domestico (41%), oppure il cameriere/barista (29%). Nel Nord dell’Italia gli immigrati svolgono lavori legati all’agricoltura nel 32% dei casi, sono badanti (80%), domestici (38%) oppure operai edili nel 68% dei casi.

Il dato sorprendente della ricerca è che solo un quinto degli intervistati sa quantificare la presenza degli stranieri in Italia e ben 4/5 ne sovrastima il numero che è di 5.000.000 nel 2015, l’8% della popolazione totale. Nel 1995 erano 685.000 unità con un’incidenza sulla popolazione inferiore all’1%.

Per il 42% del campione parlare di “immigrati” evoca pensieri che spaziano nella sfera della diffidenza, mentre nel 61% fa pensare all’area positiva dell’arricchimento/risorsa e a quella delle difficoltà che i migranti incontrano nel loro inserimento e alle motivazioni che li hanno spinti alla fuga dai paesi di origine. Le principali conseguenze della loro presenza sono considerate l’emergere di una società multietnica e multiculturale, in parte meno sicura, ma che certamente fa più figli.