Discoteche riaperte al 50%. Visinoni: “Almeno ripartiamo ma si fa fatica a trovare personale”

Il presidente Silb Bergamo: “Sono stati mesi difficili, in particolare per i costi di affitti, personale e operatori. Le perdite stimate sono del 90%”

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto che allenta le strette anti-Covid e prevede la riapertura delle discoteche con capienza che “non può comunque essere superiore al 75% di quella massima autorizzata all’aperto e al 50 per cento al chiuso. Le nuove disposizioni entrano in vigore lunedì prossimo, 11 ottobre e, in caso di violazione delle regole su capienza e green pass, dalla seconda violazione scatterà la sanzione della chiusura.
“Siamo di fatto l’ultima categoria a riaprire, dopo oltre 14 mesi di chiusura – sottolinea Paolo Visinoni, presidente del Gruppo Gestori sale da ballo Ascom Confcommercio-Silb Bergamo -. Sono stati mesi difficili, in particolare per i costi di affitti, personale e operatori dello spettacolo. Le perdite stimate sono del 90% per chi ha potuto attutire l’impatto dell’emergenza con le aperture estive ma chi non poteva contare su spazi esterni ha chiuso il 2020 con un bilancio totalmente in rosso”. Salvare il salvabile, quindi, e l’apertura al 50% della capienza totale fa sorridere i gestori delle discoteche: “Non faremo sicuramente grandi numeri ma è sufficiente per far ripartire il settore in condizioni che riteniamo appropriate – prosegue Visinoni -. Speriamo di non dover tornare indietro e che la campagna vaccinale dia i suoi esiti. Da parte nostra non possiamo che garantire controlli rigorosi, attenzione e massima professionalità per tornare a vivere la socialità nei nostri locali in maniera sicura”.
“Accogliamo con soddisfazione la decisione di aumentare la capienza delle discoteche al 50% del Governo che ha recepito le istanze di una categoria messa in ginocchio dall’emergenza Covid – conclude Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Certo rimane da risolvere la questione del personale perché molti lavoratori del settore in questi mesi hanno trovato altre occupazioni, un problema che del resto abbiamo già riscontrato per bar e ristoranti. Ad ogni modo la riapertura è un bel segnale e occorrerà stabilire in fretta nuove capienze per poter mantenere competitive queste attività altrimenti economicamente insostenibili”.



Negli alberghi bergamaschi l’ospitalità e sicura

Dai cartelli informativi alle Faq sulla sicurezza: le iniziative di Federalberghi per garantire che le strutture ricettive sono un luogo sicuro

In vista dell’entrata in vigore del green pass il 15 ottobre anche negli ambiti lavorativi pubblici e privati, gli albergatori bergamaschi di Ascom sono pronti ad accogliere in sicurezza i loro ospiti. È questo quanto emerso nel corso dell’Assemblea del Gruppo Albergatori, svoltasi il 5 ottobre in Ascom, durante la quale è stato fatto il punto sugli obblighi posti a carico delle strutture turistico-ricettive in materia di green pass.
In particolare sono state presentate le iniziative di Federalberghi nate per promuovere l’immagine dell’Italia e delle strutture ricettive come luogo sicuro.
In quest’ottica, la Federazione ha realizzato alcuni strumenti per comunicare agli ospiti e agli intermediari che tutti i lavoratori-collaboratori delle strutture associate sono in possesso del green pass: cartelli in 6 lingue (italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo e russo) che possono essere affissi negli spazi comuni e visualizzati mediante gli schermi presenti nella struttura e le televisioni in camera; una “firma” digitale della campagna “Accoglienza sicura” che può essere apposta in calce alle e-mail, diffusa sui social media e sul sito web. In entrambi i casi l’obiettivo è chiaro: valorizzare le condizioni di sicurezza garantite da tutto il sistema locale di accoglienza.

“L’Italia è il primo Paese in Europa per numero di persone vaccinate e l’unico ad aver introdotto il Green Pass per accedere ai luoghi di lavoro – commenta il presidente Giovanni Zambonelli, alla guida di Ascom e del Gruppo Albergatori -. Più che una imposizione ritengo sia un elemento cruciale per uscire dall’emergenza sanitaria e, di fatto, un valore aggiunto per rilanciare il settore dell’ospitalità in particolare in città e hinterland, di fatto le aree che hanno pagato di più gli effetti della pandemia negli ultimi mesi. Il Green Pass può quindi essere un valore aggiunto in termini di sicurezza e fare da traino al comparto turistico italiano e straniero”.
L’Assemblea, oltre ad analizzare i risultati della stagione estiva appena conclusa, è stata un’importante occasione di confronto della categoria su temi cruciali per il settore ricettivo: dalle risorse messe a disposizione dalla Regione Lombardia a sostegno delle attività ubicate nei comprensori sciistici al nuovo decreto ministeriale che disciplina la nascita di una piattaforma per mappare le strutture ricettive e gli immobili destinati agli affitti brevi al fine di contrastare l’evasione nel settore turistico.

Il cartello di Federalberghi




Green pass e non solo: il 13 ottobre convegno sulla gestione dei rapporti di lavoro

Ascom Confcommercio Bergamo vuole fare chiarezza fornendo indicazioni teoriche e pratiche insieme ad avvocati ed esperti sindacali

Fari accesi sul tema del lavoro in Ascom Confcommercio Bergamo. Mercoledì 13 ottobre, dalle ore 14,30, presso la Sala Conferenze della sede in via Borgo Palazzo 137, si terrà il convegno “Green pass e prospettive normative nella gestione dei rapporti di lavoro” per far luce sulle ultime due novità normative in materia: dal 15 ottobre, infatti, per accedere ai luoghi di lavoro è necessario mostrare il Green Pass e dal 31 ottobre 2021 vengono sbloccati i licenziamenti. Due disposizioni che presentano diversi aspetti sui quali far chiarezza, in vista di nuovi adempimenti, obblighi e responsabilità: da chi deve effettuare la verifica del Green Pass e in che modalità ai vincoli posti dal Garante per la privacy, dalle conseguenze che può prendere il datore di lavoro nei confronti del lavoratore inadempiente alle prospettive normative da affrontare i prossimi anni. Tutte scenari aperti a cui il seminario vuole rispondere, facendo chiarezza e fornendo indicazioni teoriche e pratiche per la gestione quotidiana delle attività di lavoro.
Al convegno partecipano Paolo Baldazzi, responsabile Settore Lavoro-Contrattazione e relazioni sindacali Confcommercio Imprese per l’Italia, e Sergio Gandi, avvocato dello studio IUUS di Bergamo. Coordina i lavori Enrico Betti, responsabile Area Lavoro Ascom Confcommercio Bergamo. Il seminario sarà in presenza secondo tutte le norme dettate dall’emergenza sanitaria. Sarà possibile partecipare solo con green pass.

Per informazioni: direzione@ascombg.it – www.ascombg.it.




Discoteche, il Cts da l’ok con capienza massima al 35%

Si alla riapertura in zona bianca. La capienza ridotta sale al 50% all’aperto. Silb: “Inaccettabile, non copriamo neanche i costi”

Il Comitato tecnico-scientifico ha dato il sospirato via libera alla riapertura delle discoteche in zona bianca, suggerendo però un limite di capienza severo: 35% al chiuso e 50% all’aperto. Un limite definito “inaccettabile” dal Silb, Sindacato italiano dei locali da ballo aderente a Fipe-Confcommercio, per il cui presidente Maurizio Pasca, “aprire è importante ma non possiamo mantenere quella capienza, i costi di gestione sono ingenti e certamente non  riusciremmo a coprirli”.

Ma andiamo con ordine: la nota firmata dal portavoce del Cts, Silvio Brusaferro, sottolinea che per le attività nelle sale da ballo e discoteche “si configurano tra quelle che presentano i rischi più elevati per la diffusione del virus”.  Tuttavia, “fermo restando che gli accessi a queste attività debbano avvenire esclusivamente attraverso un meccanismo di registrazione che consenta un eventuale tracciamento e solo in presenza di green pass valido, si ritiene che se ne possa considerare l’apertura con una progressiva gradualità anche tenendo conto della necessità di valutare l’impatto delle misure già adottate”.

Di conseguenza, il Cts “ritiene che queste attività possano essere consentite in zona bianca” con:

  • una presenza, compreso il personale dipendente, pari al 35% della capienza massima al chiuso e al 50% all’aperto;
  • la presenza di impianti di aereazione senza ricircolo d’aria e rispondenti ai requisiti qualitativi specificati nei documenti di indirizzo ISS;
  •  l’uso obbligatorio dei bicchieri monouso;
  • la garanzia della possibilità di frequente igienizzazione delle mani oltre che la pulizia e la sanificazione dei locali;
  • l’utilizzo della mascherina chirurgica nei vari momenti ad eccezione di quello del ballo, paragonabile alle attività fisiche al chiuso.

“Una discoteca che ha una capienza di 1000 persone ha almeno 50-60  persone che lavorano, allora significa che potrebbero entrare solo in  200. È ridicolo, solo il Cts poteva pensarlo. Ci dicano che vogliono  tenere le discoteche chiuse, sarebbe più onesto, e ci diano ristori  sostanziali”, è la chiosa del presidente del Silb.

 




Incentivi per le auto usate: boom di richieste ma la domanda supera l’offerta

Loreno Epis, presidente degli autosalonisti di Ascom Confcommercio Bergamo: “In una settimana consumati 3 milioni di euro ma sul mercato mancano le auto usate”

Mercato in negativo e incentivi per auto usate: è un autunno caldo quello dell’automotive alle prese con vendite in calo e la corsa agli incentivi per l’acquisto di auto usate a basse emissioni, il cosiddetto ecobonus messo a disposizione dal governo. Una misura molto sentita dagli addetti ai lavori e che può vantare una “paternità” bergamasca. La proposta era stata infatti indirizzata al presidente di Assomobilità e Federmotorizzazione, Simonpaolo Buongiardino, da Loreno Epis, presidente degli autosalonisti di Ascom Confcommercio Bergamo e consigliere nazionale di Federmotorizzazione.

L’incentivo varia da 750 a 2mila euro, a seconda del livello di emissioni dell’auto usata acquistata: “Sono veramente soddisfatto per il risultato storico che abbiamo ottenuto . conferma Loreno Epis, che gestisce l’omonimo autosalone a Scanzorosciate -. Il nostro presidente Buongiardino ha portato sul tavolo politico nazionale la proposta made in Bergamo, che è stata recepita dal premier Mario Draghi. Le auto usate Euro 6 hanno le stesse caratteristiche di quelle nuove ed era giusto riconoscere il medesimo incentivo per la radiazione di una vettura inquinante”.

Ecobonus: la domanda supera l’offerta

Dopo una settimana dall’apertura della piattaforma informatica che permette ai concessionari di prenotare l’aiuto economico, per il quale sono stanziati 40 milioni di euro del pacchetto da 350 milioni del complesso degli incentivi alle quattro ruote, sono già stati consumati 3 milioni di euro di contributi, con una stima di 40 mila macchine che verranno rottamate nel giro di un mese. Unico neo: oggi sul mercato mancano le auto da vendere, con la domanda che supera ampiamente l’offerta. “Sul nuovo ci sono forti ritardi nelle consegne, a causa della mancanza dei microprocessori – conferma Epis – e di conseguenza non c’è ricambio e disponibilità di auto usate. Se dobbiamo stimare un ritorno alla normalità, serviranno dai 12 ai 18 mesi”. Ad ogni modo il ricorso all’ecobonus dopo una settimana apre prospettive interessanti: “In Italia nel 2019 sono state scambiate circa 3 milioni di autovetture usate, con un milione di radiazioni – conclude Epis -. Speriamo ora in una riforma strutturale che preveda un contributo fisso per la rottamazione delle auto da Euro 0 a Euro 3″.

Come funziona l’incentivo

Su ecobonus.mise.gov.it i concessionari potranno inoltrare le richieste solo per chi ha acquistato un veicolo usato di classe non inferiore a Euro 6, con un prezzo risultante dalle quotazioni medie di mercato non superiore a 25.000 euro e con emissioni comprese tra 0-160 g/km CO2. Serve la rottamazione di un veicolo immatricolato da almeno 10 anni (e intestato da almeno 12 mesi all’acquirente o a un familiare convivente, onde evitare furbetti). Le fasce dello sconto sono diverse: per 0-60 k/km di Co2: 2.000 euro; 61-90 g/km: 1.000 euro; 91-160 g/km: 750 euro

Il mercato di settembre

Dopo il netto calo di agosto, settembre non porta novità positive per il mercato automobilistico italiano. Tutt’altro, visto che non solo c’è un nuovo calo ma questo è più pesante rispetto a quello del mese precedente. Le immatricolazioni di nuove autovetture sono state infatti 105.175 contro le 156.357 dello stesso mese del 2020, pari a una diminuzione del 32,73%. Il dato del nono mese dell’anno porta il cumulato del 2021 a quota 1.165.491 unità, cioè un incremento del +20,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Quanto al mercato dell’usato, a settembre i trasferimenti di proprietà sono stati 300.654 rispetto ai 362.523 di settembre 2020, con una diminuzione del 17%. Il volume globale delle vendite ha dunque riguardato per il 25,92% vetture nuove e per il 74,08% vetture usate.




Assemblea Confcommercio: a Roma anche una delegazione Ascom. Zambonelli: «Ora è tempo di ricostruire il futuro»

Pandemia, Europa, lavoro, fisco, città, welfare: tanti i temi al centro dell’assise nazionale di questa mattina

Ascom Confcommercio Bergamo ha partecipato con una delegazione all’assemblea annuale di Confcommercio che si è tenuta questa mattina a Roma. L’importante appuntamento dell’assise nazionale è stato l’occasione per fare il punto sullo stato e sulla condizione del mondo del commercio e del terziario italiano nel contesto socio-economico attuale: un momento di confronto con le istituzioni e con le forze politiche parlamentari e di governo che si è aperto con il messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e si è concluso con l’intervento del Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti.
Pandemia, Europa, lavoro, fisco, città, welfare sono stati i temi toccati dal presidente Carlo Sangalli nella sua relazione nella quale ha ribadito che «forse è finita la crisi, ma non sono finiti i sacrifici dei nostri imprenditori”. E dopo aver evidenziato il ruolo decisivo del terziario di mercato, che nel secondo trimestre ha contribuito per il 53% alla crescita del valore aggiunto, Sangalli ha sottolineato che «stiamo sì correndo, ma per tornare al punto di partenza, cioè al 2019. Dunque, recuperare è d’obbligo, ma ci aspetta ancora la partita più importante: quella della crescita, robusta, duratura e inclusiva, in grado di assicurare benessere per molti, possibilmente per tutti».
«È stata l’assemblea delle imprese che sono state travolte dalla crisi con più intensità e durezza ma che hanno comunque reagito in modo straordinario – sottolinea Giovanni Zambonelli, presidente Ascom Confcommercio Bergamo, alla guida della delegazione bergamasca insieme ai vicepresidenti Luciano Patelli e Giorgio Beltrami e al direttore Oscar Fusini -. Come ha ribadito Sangalli, ora è tempo di ricostruire il futuro, a partire dall’Europa, che ha bisogno di nuove regole che rendano più efficace e trasparente non solo il merito, ma anche il metodo».

No al salario minimo per legge

Passando ai temi di casa nostra, Sangalli ha cominciato con l’affrontare quello del lavoro, sottolineando che “serve un deciso passo in avanti” nella contrattazione collettiva e dicendo no al salario minimo per legge. E ha indicato la via di “un circuito virtuoso intorno al quale fare convergere gli impegni di parte pubblica e delle parti sociali: produttività, crescita e crescita dei redditi da lavoro”.  È questo, ha detto, “il patto che occorre, per mettere al centro dell’agenda politiche misure e risorse da mobilitare per affrontare le sfide dell’innovazione e della sostenibilità”.

“Non sono finiti i sacrifici dei nostri imprenditori”

Per l’economia in generale, se le prospettive sono confortanti, non si può dimenticare che “forse è finita la crisi, ma non sono finiti i sacrifici dei nostri imprenditori”: da quelli del turismo, a quelli della cultura, dei teatri, del cinema. Ma anche del comparto del gioco pubblico, dell’intrattenimento e dello sport. Per non parlare delle discoteche, “ancora inspiegabilmente chiuse”. Dopo aver evidenziato il ruolo decisivo del terziario di mercato,  che nel secondo trimestre ha contribuito per il 53% alla crescita del valore aggiunto, Sangalli ha  sottolineato che “stiamo, sì, correndo, ma per tornare al punto di partenza, cioè al 2019. Dunque, recuperare è d’obbligo, ma ci aspetta ancora la partita più importante: quella della crescita, robusta, duratura e inclusiva, in grado di assicurare benessere per molti, possibilmente per tutti”.

Tre incertezze sul Paese

Dopo aver indicato tre incertezze che gravano sul Paese (il nuovo assetto dei nostri settori economici; la crescita equilibrata nella componente degli investimenti, del saldo estero e dei consumi e la transizione demografica), la relazione è proseguita parlando di PNRR (che “ben individua le leve necessarie al Paese per crescere”) e terziario di mercato. Ebbene, servono risorse per inserire il turismo “nelle grandi priorità del Paese”, serve risolvere il problema della Bolkestein applicando ”un principio di ragionevolezza per dare certezza agli imprenditori nella continuità della propria attività”, serve “una strategia duratura in favore dell’intermodalità, dalle autostrade del mare al combinato ferroviario, insieme a un processo di rinnovo del parco circolante e delle flotte, a cominciare dalle navi e dai traghetti”, serve “una sostenibilità ambientale che sia contemporaneamente anche sociale ed economica”, serve “ridurre i costi dell’energia, serve mettere le pmi in condizione di fare investimenti per partecipare alla rivoluzione digitale”, servono infine “i finanziamenti garantiti dal Fondo Centrale, la proroga della moratoria dei prestiti bancari e il rafforzamento del sistema dei consorzi fidi”.

No a nuove tasse

Passando ai temi fiscali il presidente di Confcommercio ha ribadito il “no a nuove tasse, perché in questa stagione lo Stato deve dare e non prendere”. “Abbiamo bisogno – ha proseguito – di meno imposte e più semplici. Aliquote contenute e ampie basi imponibili determinano anche meno occasioni di evasione ed elusione”. Quanto al reddito d’impresa, Sangalli ha chiesto di reintrodurre, “al di sopra delle soglie previste per l’applicazione della flat tax”, l’Iri abrogata nel 2019. E di superare l’Irap “in una forma compatibile tra finanza territoriale e abbassamento della pressione fiscale sulle imprese”. Infine no, ovviamente, a qualche forma di patrimoniale, a partire dalla revisione del catasto.

Misure dedicate per l’impresa al femminile

Detto affrontando i temi della vitalità delle città e dei centri storici che oggi “sono decisive le politiche e le iniziative diffuse in tema di rigenerazione urbana”, Sangalli è passato ad affrontare l’ultimo dei grandi temi del suo discorso, welfare e previdenza, dicendo innanzi tutto che Confcommercio “è impegnata a valorizzare il ruolo dei professionisti” e che “è necessario incentivare l’impresa al femminile con misure dedicate”. Dopo aver chiesto che “venga riconsiderato l’aumento di aliquota previsto, a decorrere dal 2022, per gli indennizzi per la cessazione delle attività commerciali”, si è detto d’accordo sull’aggiunta di altre mensilità di cassa integrazione senza oneri fino alla fine dello stato di emergenza, mentre il finanziamento degli ammortizzatori sociali “deve rispondere ad una regola molto semplice: chi più li utilizza, più vi contribuisce”.

Il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, intervenuto all’assemblea di Confcommercio, ha sottolineato l’importanza di “promuovere le condizione per la crescitaDalla Nota di aggiornamento al Def che abbiamo approvato oggi arrivano buone notizie in questo senso”. Secondo il ministro, “la crescita del 6% di quest’anno può derivare da un rimbalzo ma anche dal fatto che stiamo tornando ad essere liberi anche se soggetti a condizioni a volte difficili da accettare”.  “Guardando avanti – ha detto Giorgetti – resta l’incognita del virus, che comunque è stato un trauma sociale ed economico.  Ho davanti a me una platea di imprenditori duramente colpiti in particolare tutti coloro che in modo diretto e indiretto sono legati al turismo e al commercio. E penso anche alle discoteche e alle sale da ballo che ancora sono le uniche attività che non hanno potuto riaprire”.

Quindi per Giorgetti, “il governo deve impegnarsi per rendere il rimbalzo economico un’occasione di crescita duratura. Lo sviluppo non si fa per legge, lo fanno gli imprenditori giorno per giorno. Dobbiamo affrontare e sciogliere diversi nodi per aiutare la crescita del Paese: c’è la grande sfida della banda larga, della Pubblica Amministrazione per renderla efficiente e al servizio del cittadino e delle imprese”.

Il ministro si è poi soffermato sul tema della concorrenza. “La concorrenza assicura lo sviluppo economico ed è importante. L’Europa ci richiama a declinare le regole sulla concorrenza ma un principio valido in assoluto deve poi essere inserito nella realtà economica e sociale del singolo Paese.  Ad esempio, parlando della Bolkestein, ci viene chiesto di assicurare una concorrenza regolare ma noi non possiamo dimenticare che le imprese balneari italiane sono da decenni imprese a carattere familiare”. “Il principio della politica – ha aggiunto Giorgetti – deve essere quello del realismo. Nel 2050 tutti auspichiamo la decarbonizzazione del pianeta ma ad una condizione di concorrenza uguale per tutti”.  Il ministro ha concluso il suo intervento sottolineando la necessità di “accettare la sfida di una discontinuità storica ed economica alla quale il Covid ci ha messo davanti.  Tutti siamo chiamati a fare la nostra parte a livello nazionale e a livello locale”. “Il Recovery Plan che abbiamo approvato diventerà recovery se tornerà ad essere messa al centro la cultura del lavoro e dell’impresa. Dobbiamo migliorare la formazione e le politiche attive del lavoro”.




In arrivo 50 milioni per le imprese colpite dalla crisi. Beltrami: “Ora i criteri per elargire le risorse in modo oculato”

Tra i beneficiari le attività commerciali e di ristorazione operanti nei centri storici, le imprese del wedding e parchi tematici

Nuovi fondi in arrivo per le imprese colpite dall’emergenza Covid-19. Con Dpcm 30 giugno 2021, di recente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, è stato infatti approvato il riparto tra le Regioni e le Province autonome del Fondo di 340 milioni di euro per il sostegno delle attività economiche particolarmente colpite dall’emergenza epidemiologica.

Oltre alle imprese del trasporto turistico di persone mediante autobus coperti, tra i beneficiari individuati dal Fondo ci sono anche le attività commerciali o di ristorazione operanti nei centri storici, le imprese operanti nel settore dei matrimoni e degli eventi privati e parchi tematici, geologici, acquari e giardini zoologici. La ripartizione delle risorse tra le differenti categorie di imprese spetterà alle Regioni e alle Province autonome di Trento e Bolzano.

“Sul piatto per la nostra Regione ci sono ben 50 milioni di euro da ripartire appunto tra le imprese dei settori coinvolti: “La palla passa ora alle amministrazioni regionali a cui spetta il compito di definire criteri e modalità per l’erogazione dei contributi – conferma Giorgio Beltrami, presidente del Gruppo Bar Caffè di Ascom Confcommercio Bergamo e vicepresidente regionale del coordinamento di Fipe Lombardia -. Sia chiaro: le risorse sono sempre ben accette ma forse questa volta non basteranno perché se consideriamo che in Lombardia ci sono oltre 50 mila bar e ristoranti possiamo stimare un contributo di 1000 euro ad ad attività. Briciole se consideriamo che non tutte le imprese hanno subito le stesse conseguenze dei vari lockdown. Per questo auspichiamo che la Regione individui i criteri necessari per elargire le risorse in modo oculato e, soprattutto, in favore di quelle attività che hanno avuto perdite di fatturato consistenti”.




L’emergenza Covid spinge le imprese ad aggregarsi

In Bergamasca costituite 12 reti di impresa con 61 imprese coinvolte: i dati del Registro delle Imprese 

L’emergenza Covid spinge le imprese ad aggregarsi. È quanto emerge dai dati del Registro delle Imprese aggiornati al 3 settembre. I numeri consentono di fornire un’anticipazione della tendenza all’aggregazione delle imprese in Bergamasca dove sono state costituite nel corso dell’anno 12 reti di impresa, alle quali partecipano 61 imprese con sede in provincia di Bergamo. A quattro mesi dalla fine dell’anno, quindi, emerge che sono nate meno reti di impresa rispetto al 2020 (da 29 reti si è scesi a 12), mentre il numero di imprese coinvolte si sta avvicinando al dato dell’anno scorso, quando erano 68 le imprese bergamasche facenti parte di una rete di impresa: un segnale che in questa fase storica nascono meno reti ma, di fatto, molto più partecipate.

Per quanto riguarda i settori delle nuove imprese in rete, dopo anni di crescita nel commercio, turismo e servizi, il 2020 e il 2021 vedono crescere soprattutto l’aggregazione nei settori manifatturiero, delle costruzioni e dell’artigianato. Nel 2021, su 61 imprese facenti parte di una rete di impresa, quelle del terziario sono 21 (34,4%), mentre erano 25 su 68 (36,8%) nel 2020, 12 su 27 nel 2019 (44,4%) e addirittura 34 su 46 nel 2018 (73,9%).

“Dopo qualche anno nel quale lo strumento stava affrontando una fase di stanca, soprattutto in altri settori che non nel commercio e nel turismo, la fase della pandemia ha dato nuovo impulso all’aggregazione in rete delle imprese – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Il rovescio della medaglia è però legato al fatto che i numeri delle aggregazioni restano ancora limitati e, per quanto riguarda il settore del terziario, sono molto più bassi di quanto sarebbe necessario per affrontare in rete una fase molto difficile come quella attuale. Più che lo strumento, che c’è ed è valido, manca ancora una cultura collaborativa propedeutica alla rete. Per questo occorre se si torni a sostenere una campagna di sensibilizzazione verso la rete”.

Infine, si ricorda che livello nazionale sono 7.310 le reti di imprese costituite, alle quali partecipano 41.212 imprese. Di queste 449 sono bergamasche, pari all’1,1




Caro gas ed elettricità: rischio stangata da 70 milioni di euro sul terziario bergamasco

A ottobre previsti aumenti “shock” delle bollette. Per le imprese aumenti del 42% per l’elettricità e del 38% per il gas

Una stangata da 70 milioni di euro rischia di gravare sul terziario bergamasco. È quanto potrebbe abbattersi sulle imprese del commercio, turismo, servizi e ristorazione a seguito alla preannunciata crescita del costo dell’energia per le imprese. Numeri che spaventano e gettano un’ombra sulle speranze di ripartenza dopo i tanti mesi bui della pandemia: “Il mese di ottobre rischia di assumere i contorni di un autunno nero del terziario per i nostri associati – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. C’è una fortissima preoccupazione per la prossima stangata sulle bollette. Il Prezzo Unico Nazionale potrebbe registrare un incremento di quasi il 50% rispetto al trimestre precedente”.

Secondo una stima di Confcommercio a ottobre, ci saranno incrementi dei costi per le imprese che potranno attestarsi sul 42% per l’elettricità e sul  38% per il gas. L’aumento del costo dell’energia, se non ci fossero interventi correttivi, si abbatterebbe sul settore terziario bergamasco che conta complessivamente circa 25 mila imprese. Secondo le stime di Confcommercio con Nomisma energia, per un negozio con potenza impegnata di 35 chilowatt e consumo annuo di 75 mila chilowattora, la maggiore spesa per la bolletta elettrica sarebbe di oltre 6 mila euro. Per un ristorante con potenza impegnata di 50 chilowattora e consumo di 100 mila chilowattora in un anno, la maggiore spesa per la bolletta elettrica sarebbe intorno ai 8,5 mila euro annui mentre per un albergo con potenza impegnata di 90 chilowattora e consumo 260 mila chilowattora in un anno, la maggiore spesa per la bolletta elettrica sarebbe intorno ai 20 mila euro annui.

Fusini: “Servono misure strutturali”

“Una crisi energetica di queste dimensioni è senza paragoni – prosegue Fusini -. Non è sufficiente l’impegno annunciato dal Governo per ammorbidire l’effetto. Servono misure strutturali sulla fiscalità per poter assorbire gli aumenti e abbattere così un rincaro che sarebbe davvero insostenibile per le nostre imprese”. Insomma una vera e propria Spada di Damocle incombe sul terziario che oltre a essere il settore più colpito dagli effetti della pandemia ora rischia di essere quello maggiormente esposto agli effetti dei rincari energetici.
“Infine – conclude Fusini – questa stangata rischia di neutralizzare anche le politiche di convenzionamento delle associazioni di categoria che da anni anni perseguono il risparmio energetico alle migliori condizioni economiche contrattuali a favore dei propri associati”.




Partite Iva verso i livelli pre-Covid. Ma c’è un raffreddamento della spinta al “mettersi in proprio”

Nel primo semestre sono state aperte in Bergamasca 4.804 nuove partite Iva, ovvero 1.093 in più rispetto allo stesso periodo del 2020. Il recupero è in atto ma non completo

I lavoratori autonomi in Bergamasca tornano a crescere nel 2021, raggiungendo quasi i valori pre-Covid, ma un’attenta analisi rivela come, nel nostro territorio, aprire partita Iva sia una necessità più che una vera spinta all’autonomia. Nel primo semestre di quest’anno sono state aperte in Bergamasca 4.804 nuove partite Iva, ovvero 1.093 in più rispetto allo stesso periodo del 2020, che corrisponde a un +22%. Il confronto vero, però, è con il 2019, ovvero l’anno pre pandemia e, in questo caso, si scopre che gli avvii di attività professionale sono invece calati di 168 unità, segnando un -3,4%.

“I dati bergamaschi sulle nuove partita Iva del 2021 confermano le due tendenze già registrate nei dati nazionali – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Le partite Iva tornano a crescere ai livelli pre-Covid e questa è una buona notizia ma l’aumento registrato rispetto all’anno 2020, funestato dal lockdown completo, non è però esaustivo. Facendo il confronto con il primo semestre dell’anno 2019, certamente più significativo, si scopre che le nuove partita Iva sono invece calate di 168 unità, -3,4%. Il recupero è in atto ma non è completo che comunque potremmo anche non raggiungere. Questa crescita più contenuta è più forte a Bergamo che altrove. Infatti Il rapporto tra nuove partita Iva bergamasche e quelle lombarde scende dal 2018 al 2021 dal 9% al 7,7% e quello con il totale delle nuove attività a livello nazionale dall’1,5% all’1,4%”.

Un altro aspetto significativo è il rapporto tra numero di professionisti e numero di imprese tra le nuove attività. A Bergamo, nell’ultimo semestre, è cresciuto il rapporto per i liberi professionisti. In passato si registrava la nascita di circa un professionista ogni quattro nuove partite Iva mentre questo rapporto è passato dal 2018 al primo semestre 2021 dal 25,1% al 36,6%.  “Se il recupero rispetto all’anno nero 2020 era prevedibile, a Bergamo stiamo registrando una minore spinta verso i numeri pre-Covid – conclude Fusini -. C’è un raffreddamento della spinta al “mettersi in proprio” giustificata soprattutto dall’incertezza sul futuro e dalla sostenibilità dell’attività. La diminuzione, o meglio il mancato pieno recupero rispetto a prima della pandemia tocca soprattutto la costituzione di nuove attività di impresa, che richiede maggiori investimenti rispetto al lavoro autonomo ma che riguarda anche le professioni non ordinistiche che in forma anticiclica calano quando l’economia torna a far crescere il numero degli assunti”.

Il 47% di aperture al Nord. Metà sono giovani under 35

Per il solo secondo trimestre a livello nazionale sono state aperte 147.153 nuove partite Iva con un incremento del 54,1% in confronto al corrispondente periodo dello scorso anno condizionato però pesantemente dalla pandemia. La distribuzione per natura giuridica mostra che il 65,6% delle nuove aperture di partita Iva è stato operato da persone fisiche, il 21,1% da società di capitali, il 3% da società di persone. Riguardo alla ripartizione territoriale, il 47,4% delle nuove aperture è localizzato al Nord, il 20,3% al Centro e il 31,6% al Sud e Isole.

In base alla classificazione per settore produttivo, il commercio registra sempre il maggior numero di avviamenti di partite Iva con il 24,8% del totale, seguito dalle attività professionali con il 16,2% e dall’agricoltura (11%). Rispetto al secondo trimestre del 2020, tra i settori principali i maggiori aumenti si notano nelle attività di intrattenimento (+103%), nel commercio (+98,8%) e nelle attività immobiliari (+90,4%). La ripartizione di genere mostra una prevalenza della quota maschile, pari al 62,3%. Quasi metà, il 47,5% delle nuove aperture, è stato avviato da giovani fino a 35 anni e circa il 31% da soggetti appartenenti alla fascia dai 36 ai 50 anni