Ascom porta il commercio nel futuro Al via il servizio Terziario4.0

Ascom inaugura il 2018 mettendo a disposizione una nuova area di consulenza specializzata nell’Innovazione e Digitalizzazione, pronta ad accompagnare le piccole e medie imprese del commercio, del turismo e dei servizi a cogliere la svolta 4.0.

Lo sportello si chiama “Terziario4.0”, è attivo da oggi in Ascom a Bergamo in via Borgo Palazzo e racchiude tutte le iniziative promosse o sostenute dall’associazione legate all’innovazione. Gli imprenditori potranno ricevere check up aziendale, consulenza e formazione, grazie al contributo delle varie aree dell’associazione (fiscale, consulenza, tecnico-amministrativa, credito, innovazione) sui molti temi: internet, IoT, Cloud, realtà aumentata, cyber security, big data e data analytics, e–commerce, sistemi di pagamento web e mobile, georeferenziazione, sistemi informativi e gestionali, innovazione digitali a supporto della esperienza d’acquisto, logistica e organizzazione punto vendita (tracking, bar code), automazione di processi. Inoltre potranno avere informazioni e assistenza per sfruttare al meglio le agevolazioni e le opportunità di co-finanziamento presenti oggi sul mercato, tra cui i bandi voucher digitali delle Camere di Commercio, gli incentivi del Ministero dello Sviluppo Economico per la digitalizzazione, la ‘nuova Sabatini’, i crediti d’imposta e gli ammortamenti, l’accesso ai finanziamenti dei Consorzi Fidi.

“I dati forniti da Unioncamere e rielaborati dalla nostra Camera di Commercio dicono che i nostri settori sono quelli che negli ultimi anni hanno investito meno in digitalizzazione e innovazione – dice Oscar Fusini, direttore Ascom – Questo perché le attività del terziario hanno posto attenzione all’innovazione non tecnologica e investito nelle competenze dei collaboratori in materia di accoglienza e relazioni, nell’ammodernamento delle strutture e nella riqualificazione degli immobili e degli arredi. Ciò ha rallentato i processi innovativi a livello tecnologico. Oggi gli operatori stanno iniziando ad adeguarsi: gli stessi numeri forniti dalla fonte camerale segnalano infatti un incremento di aziende del terziario che oggi puntano sulla digitalizzazione, spinte in particolare da una maggiore richiesta da parte di consumatori, che sono sempre più tecnologici. La svolta verso la digitalizzazione arriva anche dalla pubblica amministrazione: fatturazione elettronica e dematerializzazione sono ormai realtà e possono semplificare la gestione contabile e amministrativa di ogni impresa. Per aiutare le imprese ad avere una strategia chiara abbiamo attivato uno sportello che supporterà le imprese nei temi dell’innovazione, degli strumenti agevolati e in generale nell’ambito del Piano nazionale “Impresa 4.0”, aiutandole anche a cogliere le opportunità messe oggi a disposizione da bandi e agevolazioni”.  

Le nuove frontiere del digitale hanno introdotto cambiamenti sostanziali anche nel comparto della distribuzione, nel turismo, nei trasporti, nei servizi. Vetrine intelligenti, specchi e camerini smart, tecnologie basate sulla realtà aumentata, stampanti 3D, telecamere e sensori, totem e touchpoint e i sistemi di cassa più evoluti e mobili potranno presto diventare realtà e rendere lo shopping sempre più emozionale.

“è ormai impossibile per ogni attività ignorare l’on-line: gli strumenti digitali e innovativi permettono anche alle attività più tradizionali e alle piccole e piccolissime imprese di competere in questo nuovo mercato evoluto e di riscontrare le esigenze di consumatori e utenti sempre più connessi alla rete – spiega Giorgio Puppi, responsabile  del Servizio Innovazione e Digitalizzazione – La svolta digitale vincente per i negozi passa dal miglioramento dell’esperienza di acquisto attraverso innovazioni che la rendano più personale, più rispondente alle esigenze del singolo cliente”.

Lo sportello Terziario 4.0 si trova in Ascom in via Borgo Palazzo a Bergamo. Per informazioni: Giorgio Puppi dell’area Innovazione e Digitalizzazione allo 035/4120123 (giorgio.puppi@ascombg.it).

I nuovi bandi per la digitalizzazione




Alternanza scuola lavoro, il mondo del libro si mobilita

Nasce ‘Libri Fuori-Classe’, il progetto per l’alternanza scuola-lavoro ideato dai principali rappresentanti della filiera del mondo del libro. L’iniziativa è proposta dall’Associazione Italiana Editori, insieme all’Associazione Librai Italiani e all’Associazione Italiana Biblioteche, sotto gli auspici del Centro per il libro e la lettura, Libri FuoriClasse e si pone l’obiettivo di supportare le scuole e gli operatori del settore, mettendo a disposizione strumenti semplici e innovativi, utili per attivare processi di alternanza scuola lavoro, che permettano alle ragazze e ai ragazzi di conoscere il mondo del libro e di prepararsi per una esperienza di lavoro in casa editrice, in libreria o in biblioteca.

Il progetto per la prima volta investe tutta una filiera e si inscrive nelle esperienze di alternanza scuola lavoro: ogni anno, infatti, circa 1,5 milioni di studentesse e di studenti delle terze, quarte e quinte classi della scuola secondaria di secondo grado partecipano ad esperienze di questo tipo, prima di affrontare l’esame di Stato conclusivo dei percorsi di studio. “Questo progetto –  ha affermato la ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli – ha un duplice merito: da una parte, attraverso i percorsi ideati e progettati dall’Aie, da Ali Confcommercio e dall’Aib, le studentesse e gli studenti del triennio delle scuole secondarie di secondo grado italiane potranno conoscere dall’interno la filiera del libro, comprenderne i meccanismi, entrare in contatto con tutte le professionalità legate al mondo del libro. Si tratta di uno straordinario momento formativo e di apprendimento attivo. Dall’altra parte, Libri Fuori-Classe promuove l’avvicinamento alla lettura tra le nostre giovani e i nostri giovani, facendo un’operazione culturale lodevole ed encomiabile”. “Siamo orgogliosi di aver avviato e coordinato questo progetto.

Libri Fuori-Classe – ha dichiarato da parte sua Ricardo Franco Levi,presidente Aie – è un’occasione unica per avvicinare ragazze e ragazzi al mondo del libro, promuovendo un’esperienza di immersione ovunque ci sia una casa editrice, una libreria, una biblioteca disponibili ad attivare un rapporto con le scuole”. “Esprimo la soddisfazione di Ali Confcommercio nell’aver portato il contributo delle librerie italiane al progetto Libri Fuori-Classe, che permette alle scuole, agli insegnanti, agli studenti con le loro famiglie, coinvolti nell’alternanza scuola lavoro, di avvicinarsi al mondo del librerie consapevoli della varietà di opportunità che esso racchiude e in particolare di acquisire la necessaria preparazione per rendere l’esperienza dell’alternanza scuola lavoro un reale momento di formazione e di crescita personale”, ha commentato Paolo Ambrosini, presidente Ali Confcommercio. Per Rosa Maiello, presidente Aib, “Libri Fuori-Classe è più di un progetto, è un’azione di sistema a cui puntiamo con convinzione. La collaborazione tra il sistema scolastico e gli attori pubblici e privati del mondo del libro offrirà nuove opportunità di apprendimento e partecipazione attiva agli studenti e contribuirà a dare impulso all’attivazione di nuovi servizi bibliotecari di qualità”. Sono oltre 200 le case editrici, librerie, biblioteche che hanno già aderito al progetto, distribuite in 17 regioni italiane. Qualunque scuola, a partire dal 9 gennaio, può contattare direttamente uno degli aderenti per avviare da subito un progetto di alternanza.

L’iniziativa si articola in sei percorsi che le scuole possono scegliere liberamente secondo le loro esigenze o in base a un progetto condiviso con l’azienda o la realtà ospitante. Ogni percorso è introdotto da un video, scelto appositamente per avvicinare le studentesse e gli studenti al tema in modo innovativo e vicino alle loro esperienze e per fare da spunto per l’avvio delle attività proposte nei percorsi didattici. Cuore e snodo formativo del progetto è la piattaforma www.librifuoriclasse.com attraverso la quale ogni insegnante può scegliere gli argomenti da sviluppare, con tutte le risorse necessarie per condurre operativamente le esperienze di scoperta del mondo del libro: una speciale “cassetta degli attrezzi” con tutte le istruzioni, indicazioni metodologiche per una didattica aggiornata, i materiali di valutazione richiesti per svolgere i percorsi di alternanza, schede per i lavori di gruppo, i tempi necessari, i luoghi dove svolgere le ricerche, suggerimenti operativi, le competenze da attivare. Oltre all’elenco sempre aggiornato delle case editrici, delle librerie e delle biblioteche dove sarà possibile svolgere i percorsi di alternanza scuola lavoro. All’avvio del prossimo anno scolastico Libri Fuori-Classe metterà a punto anche un progetto di “impresa simulata”: ogni singolo istituto potrà inoltre avviare la costituzione e la gestione di una biblioteca aperta al territorio.




Sacchetti, ecco il vademecum Ascom per non incappare in pesanti sanzioni

tavoloL’obbligo di pagamento scattato il 1° gennaio per i sacchetti leggeri e ultraleggeri oltre a innescare la rivolta dei consumatori, non soddisfa nemmeno i commercianti, alle prese con una normativa che lascia più di un dubbio sul fronte applicativo. E il timore di sanzioni- le prime multe sono scattate nei giorni scorsi- è quanto mai forte, dato che si parla di multe dai 2.500 ai 25 mila euro, elevabili fino a 100 mila euro nei casi più gravi.
Ascom ha organizzato un convegno di approfondimento per illustrare le novità della nuova legge sulle borse di plastica, i rischi e le opportunità per il commercio. L’incontro, svoltosi lunedì 8 gennaio dalle 15.30 alle 17, nella sala Conferenze di Ascom, è stata una prima importante occasione per informare le imprese sulle novità e le opportunità introdotte dalla normativa, e sui rischi inerenti alla non corretta applicazione delle stesse. Livio Bresciani, vicepresidente Federazione Italiana Dettaglianti Alimentari- Fida non ha nascosto il malcontento della categoria: “ Avremmo preferito iniziare l’anno con una proroga della legge o quanto meno con una sospensione del regime sanzionatorio, come richiesto a più riprese dalla nostra Federazione, con l’intervento della presidente Donatella Prampolini. Impossibile non condividere l’obiettivo della normativa a tutela dell’ambiente, tema che non trova certamente insensibili noi commercianti. Il nostro timore è che il consumatore preferisca il pre-confezionato allo sfuso per evitare di pagare le shopper. Se ciò accadrà invece di ridurre la plastica in circolazione, la normativa ne porterà paradossalmente ad un aumento. Con un problema di sostenibilità più ampio, dato che si rischia forse di acquistare più del dovuto”. Molte le questioni da chiarire e i dubbi da dirimere, come sottolineato subito dal presidente Ascom Paolo Malvestiti, che ha introdotto il convegno: “A Bergamo questa normativa coinvolge molte delle nostre imprese, circa 6 mila, che spaziano dal dettaglio alimentare, al settore dell’abbigliamento e calzature fino ad arrivare agli ambulanti. Abbiamo sentito quindi la necessità di informare i nostri imprenditori, perché la norma introduce cambiamenti non di poco conto e con sanzioni anche alte. Le nuove disposizione impattano non solo su noi commercianti, che ora abbiamo una serie di nuovi obblighi da rispettare, ma anche sui nostri clienti. Non dimentichiamoci infatti che ci sono interi settori in cui le borse sono sempre state omaggiate al consumatore”. Pierpaolo Masciocchi, responsabile settore Ambiente e Qualità di Confcommercio, ha riepilogato la normativa di riferimento sia per le borse riutilizzabili in plastica che per quelle biodegradabili e compostabili che per le ultraleggere per alimenti sfusi. “Per essere a norma, queste ultime dovranno: essere biodegradabili e compostabili secondo lo standard internazionale Uni En 13432:2002; essere realizzate con un contenuto di materia prima rinnovabile di almeno il 40% (che dovrà diventare il 50% a partire dal primo gennaio 2020 e il 60% dal primo gennaio 2021); disporre dell’idoneità per uso alimentare; essere cedute esclusivamente a pagamento”. Biodegradabilità, compostabilità e contenuto di materia prima rinnovabile dovranno essere certificati da organismi accreditati, per non incappare in pesanti sanzioni. “Per le altre borse, anche quelle riutilizzabili in plastica tradizionale per il trasporto merci, resta l’obbligo di pagamento: non possono essere cedute gratuitamente e il prezzo di vendita per singola unità deve risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto” ha precisato Masciocchi. Sulla questione dell’obbligo di pagamento dei sacchetti, che sta creando più di un problema nella gestione contabile dei piccoli negozi, il responsabile settore Ambiente e Qualità di Confcommercio ha riportato alcune precisazioni, con riferimento alla circolare del Ministero dello Sviluppo Economico e all’azione intrapresa in Parlamento da Confcommercio: “La normativa punisce indifferentemente sia la commercializzazione dei sacchetti non conformi che la mancata registrazione sullo scontrino di cassa del costo del sacchetto acquistato dal consumatore. Come Federazione abbiamo evidenziato come sarebbe più corretto alleggerire con una sanzione più modesta un comportamento omissivo che può considerarsi irrilevante per la tutela dell’ambiente, rispetto all’azione più grave dell’immissione di sacchetti non conformi”. Sulla possibilità di scontare il prezzo dei sacchetti, il riferimento è la nota del Ministero dello Sviluppo Economico: “Lo sconto è possibile, dato che come chiarito dal Ministero, non vige l’obbligo del rispetto della disciplina in materia di vendite sottocosto. Tuttavia lo sconto dell’intero importo potrebbe comportare elusione. Pertanto il consiglio è di scontare il costo delle shopper, ma non di regalarle per non incappare in sanzioni”.
Ascom ha approntato una sorta di vademecum con suggerimenti per i commercianti: “Il nostro primo consiglio- ha sottolineato il direttore Oscar Fusini– è quello di far pagare i sacchetti, cercando però di scontarli il più possibile. La vendita di ogni sacchetto deve essere battuta ed evidente in ogni scontrino fiscale. Suggeriamo di utilizzare borse di altro materiale, in tutti i casi in cui vi sia la possibilità, oltre che la sostenibilità economica. Consigliamo i commercianti di non cedere nemmeno gratuitamente i sacchetti non a norma. Al bando anche richieste di eventuali adeguamenti al registratore di cassa, prima che l’Agenzia delle Entrate chiarisca, come atteso, cosa fare”. In attesa della pronuncia del Ministero della Salute, Ascom sconsiglia di consentire ai clienti l’utilizzo di sacchetti propri come imballaggio primario per alimenti sfusi: “Una cautela in più e una maggiore tutela per il commerciante e per la salute di tutti, anche se c’è stata un’apertura alla possibilità di utilizzare sacchetti monouso ed integri portati dall’esterno del negozio” continua Fusini. Ascom invita gli associati a farsi rilasciare e sottoscrivere dal produttore una certificazione e a farsi fornire tutti gli elementi identificativi che attestino il possesso dei requisiti di legge. “Le sanzioni possono essere molto pesanti anche nei confronti del commerciante che si è fidato del suo fornitore. È opportuno, quindi, che chi commercializza tali sacchetti si accerti della conformità degli stessi già al momento dell’acquisto” continua il direttore Ascom.
Quanto alle opportunità per il commercio, che molti faticano ad intravedere, Marco Versari, presidente Assobioplastiche, ha tenuto a precisare come la normativa sulle shopper, presto entrata al centro delle polemiche, scatenando le ire dei consumatori, non sia nata dall’oggi all’indomani e vada a tutelare ambiente e futuro: “E’ tutto in chiaro da tempo, non c’è nessuna sorpresa. Non é una tassa occulta, né una legge fatta passare dall’oggi all’indomani. L’Italia, come Francia e Belgio dove la normativa è già realtà, come lo sarà presto anche in Spagna nel 2020, ha recepito la direttiva europea che rende obbligatoria la biodegradabilità. A differenza di questi Paesi, l’Italia ha optato per l’ obbligo di fare pagare i sacchetti e rendere evidente questo dallo scontrino. La decisione del nostro Paese che ha scatenato le ire dei consumatori è una scelta di trasparenza che dà valore ad ogni singolo sacchetto ceduto, accrescendo la consapevolezza dei consumatori”. Versari ha anche ricordato come la norma valorizzi un’industria, dal know-how tutto italiano, che rispetta standard qualitativi elevatissimi: “ Per anni l’industria italiana ha sofferto della concorrenza di prodotti non a norma: solo l’anno scorso, in base al dato della Plasticconsult, sono stati 45 milioni i chili di materiali plastici fuorilegge immessi sul mercato. La nuova normativa obbliga di indicare il nome del produttore e traccia filiere produttive, dove si innestava in alcuni casi lo spettro della malavita.
Infine prima le buste ultraleggere provenivano in grande misura dall’Estremo oriente, ora invece sono orgogliosamente italiane, come la maggior parte di quelle impiegate in Europa”. E’ un’occasione per dare prova che l’Italia non è la Roma invasa dai rifiuti, ma sa essere all’avanguardia per tecnologia e inventiva: “Siamo partiti al nord prima degli altri anche nella raccolta differenziata, oltre che nel creare una modalità di produrre diversa e sostenibile. E questa norma non sarà la prima, dato che anche altri principali inquinanti, dai cottonfioc alle cialde di caffè non riciclabili, alle stoviglie di plastica, dovranno rispettare nell’immediato futuro criteri di biodegradabilità”.




Dal 4 gennaio multe fino a 20mila euro per chi mette sul mercato capi e scarpe con etichette non conformi

Dal 4 gennaio 2018  i prodotti tessili e calzature venduti alla rinfusa, senza informazioni corrette per il consumatore, costeranno cari a chi li mette sul mercato. Entra in vigore una nuova disciplina sanzionatoria per l’etichettatura delle calzature e dei componenti tessili, con un inasprimento delle multe in capo a produttori, fornitori e distributori. Il provvedimento prevede inoltre sanzioni da 1.500 a 20 mila euro per i fabbricanti o importatori o distributori che non forniscano nei cataloghi, sui prospetti o sui siti web corrette indicazioni relative alla composizione fibrosa, ai sensi del Regolamento comunitario (UE n.1007/2011).
Fino ad oggi le multe sono state elevate ai soli commercianti che spesso non hanno esercitato il diritto di rivalsa nei confronti del fornitore, anche- come sottolineato da Confcommercio- per la presenza di esplicite clausole contrattuali a sfavore della parte più debole della filiera. Grazie alla battaglia sindacale condotta da Federazione Moda Italia Confcommercio, si è arrivati alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (296 del 20 dicembre 2017) del Decreto legislativo 190 del 15 novembre 2017 recante la disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni della direttiva comunitaria 94/11 in materia e il Regolamento Ue 1007/2011 relativo alle denominazioni delle fibre tessili.
La nuova normativa accoglie le istanze dei commercianti, attribuendo a chi effettivamente etichetta i prodotti, e quindi a fabbricanti, importatori e distributori, responsabilità diretta e conseguenti multe (fino a 20 mila euro). Inoltre il decreto introduce l’assegnazione alle Autorità di Vigilanza (Camera di Commercio, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli) di un termine perentorio di 60 giorni al fabbricante o al responsabile della prima immissione sul commercio delle calzature per la regolarizzazione dell’etichettatura o il ritiro dei prodotti dal mercato.
In relazione alla pubblicazione del decreto, Ascom esprime soddisfazione per veder riconosciuti nel provvedimento alcuni aspetti di principio ritenuti imprescindibili dal dettaglio moda multibrand, oltre a valorizzare chi si impegna per dare servizio e informazioni corrette, oltre che prodotti di qualità, alla clientela. “Dopo decenni di gravose sanzioni attribuite sostanzialmente ai soli commercianti, viene riconosciuta piena responsabilità a chi effettivamente appone le etichette di calzature e prodotti tessili- sottolinea Diego Pedrali, presidente del Gruppo Abbigliamento e articoli sportivi Ascom, nel direttivo nazionale di Federazione Moda Italia- Confcommercio-. Era inammissibile, oltre che inaccettabile, che un operatore commerciale, molto spesso vessato da clausole che gli negano ogni diritto di rivalsa nei confronti dei fornitori, dovesse ancora rispondere di omissioni o negligenze di produttori e importatori. Un’anomalia che finalmente è stata oggi sanata”. A ulteriore tutela della trasparenza e dei consumatori, il distributore che metta sul mercato le calzature senza aver correttamente informato i clienti del significato della simbologia adottata sull’etichetta, è soggetto ad una multa che va da 200 a 1.000 euro. “E’ importante anche definire le diverse parti delle calzature e far conoscere i diversi pittogrammi utilizzati per il cuoio, con il dorso dell’animale, o l’ecopelle o ancora il cuoio rivestito- continua Pedrali-. Il decreto tutela così anche il cliente finale”.
Per il presidente di Federazione Moda Italia e vice presidente di Confcommercio, Renato Borghi: “Questo Decreto è una risposta al grande lavoro prodotto in questi anni sul territorio italiano da Federazione Moda Italia – Confcommercio, in risposta all’esigenza di chiarezza e trasparenza nelle indicazioni obbligatorie riportate in etichetta ed alla richiesta di sanzioni proporzionate alla responsabilità dei diversi soggetti lungo tutta la filiera”.




Saldi ai blocchi di partenza Attesa per il lungo ponte degli sconti

COMMERCIO: SALDI; SHOPPINGInizia il conto alla rovescia per i saldi invernali, che oggi sono partiti in Basilicata, domani prenderanno il là in Valle d’Aosta e venerdì scatteranno in Lombardia e in tutte le regioni, eccezion fatta per la Sicilia che aspetterà l’Epifania. Dopo un Natale in ripresa rispetto al 2016, le aspettative per i saldi sono alte, nonostante le promozioni sottobanco guastino l’attesa. Da venerdì 5 gennaio al 5 marzo i negozi potranno avviare la campagna dei saldi invernali, mettendo in vendita la loro merce a prezzi scontati, permettendo ai clienti di fare affari.
La stima, euro più euro meno, è che i bergamaschi, in linea con il resto d’Italia, spenderanno mediamente come nell’anno precedente. Secondo le previsioni dell’Ufficio Studi di Confcommercio ogni famiglia, in occasione dei saldi invernali 2017, avrà a disposizione un budget medio di 331 euro per l’acquisto di capi d’abbigliamento, calzature ed accessori per un valore complessivo, a livello nazionale, di 5,2 miliardi di euro. Il budget stimato a persona è di 143 euro.
Nella nostra provincia è stato un dicembre positivo dal punto di vista dei consumi, in una stagione partita in ritardo dopo un autunno caldo per le condizioni meteo: stando alle rilevazioni di Ascom le vendite nel settore dell’abbigliamento, rispetto a Natale 2016, hanno avuto un incremento del 10% in media. La campagna dei ribassi è attesa comunque dagli operatori come una boccata d’ossigeno, nonostante il crescente ricorso a promozioni, vendite private e la concorrenza sempre più decisa dell’e-commerce. “
Ci auguriamo che il ponte lungo dell’Epifania incentivi lo shopping e favorisca una partenza positiva delle vendite di fine stagione, dato che l’avvio dei saldi è sempre decisivo per stabilirne la fortuna- sottolinea Paolo Malvestiti, presidente Ascom-. Ma speriamo che non si esaurisca tutto in una fiammata di pochi giorni: contiamo in almeno due settimane di shopping”.
Le occasioni non mancano: “L’offerta di prodotti tra cui scegliere e’ ampia -continua Malvestiti-. Le temperature rigide e la neve sui monti ci aspettiamo che incentivino l’acquisto d’occasione di capispalla, giacconi e calzature pesanti, dagli anfibi sempre di moda, agli stivali in montone. Buone le previsioni di acquisto anche per i negozi di articoli sportivi, per capi tecnici e attrezzature da sci”. Non saranno, come il clima d’austerity impone, acquisti di impulso: di questi tempi lo shopping è sempre più meditato: “I consumatori sono sempre più preparati e gli acquisti sono attentamente ponderati- continua il presidente Ascom-. A differenza degli ultimi anni però l’attenzione non è solo al prezzo, ma alla qualità e si percepisce una maggiore propensione all’acquisto e fiducia. Le principali case di moda hanno diversificato l’assortimento con capi e accessori ad un prezzo più abbordabile, senza rinunciare a qualità e griffe”. La speranza di molti commercianti è nel rientro dei bergamaschi dalle ferie: “La città si è svuotata dopo Natale, complici le nevicate sui monti- sottolinea Diego Pedrali, presidente del Gruppo Abbigliamento e Articoli sportivi Ascom- . Contiamo in un rientro dalle ferie per un buon avvio dei saldi, attesi non solo dai consumatori ma dagli esercenti che, in una giungla di sconti e svendite sottobanco, hanno la certezza di muoversi in un contesto di norme definite. Purtroppo in queste settimane non sono mancati sconti e svendite in barba alla legge regionale”. Per Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia e vice presidente di Confcommercio la buona notizia è l’incremento di due punti della fiducia dei consumatori: “Un ingrediente, questo, imprescindibile, oltre al potere di acquisto degli italiani, per sostenere i consumi in questo periodo dei saldi di fine stagione. La spesa per gli acquisti in saldo per valore sarà leggermente inferiore a quella dell’anno scorso, ma in linea con il momento. Il vero vantaggio sarà per i consumatori non vedere i prezzi dei negozi, dal primo gennaio, con l’Iva al 25%. Il Governo ha fatto bene ad ascoltarci, sterilizzando le clausole di salvaguardia, ma se vogliamo veramente uscire dal tunnel, occorre un maggior sforzo, coraggio e determinazione per ridurre la pressione fiscale, ancora troppo elevata per imprese e famiglie“.


Le regole dei saldi

In questi due mesi di saldi cinque sono i principi base da seguire, cinque regole di trasparenza e di correttezza pensate per la tutela della concorrenza e del cliente: cambi, prova capi, pagamenti, tipologia dei prodotti in vendita e indicazione sui prezzi.

1.Cambi: la possibilità di cambiare il capo dopo che lo si è acquistato è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme (art. 1519 ter cod. civile introdotto da D.L.vo n. 24/2002). In questo caso scatta l’obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo e, nel caso ciò risulti impossibile, la riduzione o la restituzione del prezzo pagato. Il compratore è però tenuto a denunciare il vizio del capo entro due mesi dalla data della scoperta del difetto.

2. Prova dei capi: non c’è obbligo. E’ rimesso alla discrezionalità del negoziante.

3. Pagamenti: le carte di credito devono essere accettate da parte del negoziante qualora sia esposto nel punto vendita l’adesivo che attesta la relativa convenzione. Inoltre è previsto l’obbligo di accettazione dei pagamenti tramite bancomat e carte di credito sopra i 30 euro.

4. Prodotti in vendita: i capi che vengono proposti in saldo devono avere carattere stagionale o di moda ed essere suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo. Tuttavia nulla vieta di porre in vendita anche capi appartenenti non alla stagione in corso.

5. Indicazione del prezzo: obbligo del negoziante di indicare il prezzo iniziale di vendita e lo sconto in percentuale, è facoltà, ma consigliabile, indicare anche il prezzo di vendita ribassato, mentre è vietato indicare qualsiasi altro prezzo.

Le violazioni alla norma sulle vendite straordinarie saranno punite con sanzioni amministrative da 500 a 3.000 euro, secondo la legge regionale 9/2009.




Affidati alla stella. I ringraziamenti del vescovo Beschi

Sala gremita ieri all’Ascom di Bergamo per la consegna dei panettoni solidali, l’iniziativa promossa  nell’ambito della campagna di Natale ‘Affidati alla stella’ dal Centro Missionario diocesano di Bergamo e dall’associazione commercianti di Borgo Palazzo.  Nell’ambito della consegna il vescovo Francesco Beschi ha ringraziato il Centro missionario, le associazioni e i commercianti che da 14 anni si impegnano nella campagna natalizia. “Un progetto – ha dichiarato  il presidente Paolo Malvestiti – che siamo felici di sostenere e che testimonia il forte legame tra il commercio e la solidarietà”.

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“Rotolini” di sacchetti fuorilegge dal 1°gennaio, Ascom spiega cosa cambia

Addio ai “rotolini” di sacchetti con l’anno nuovo. A partire dal primo gennaio 2018 – salvo proroghe – che siano con o senza manici, anche i sacchi leggeri e ultraleggeri (ossia con spessore della singola parete inferiore a 15 micron) utilizzati per il trasporto di merci e prodotti, a fini di igiene o come imballaggio primario in gastronomia, macelleria, pescheria, ortofrutta e panetteria, dovranno essere biodegradabili e compostabili. Dal nuovo anno, per essere a norma, le shopper dovranno: essere biodegradabili e compostabili secondo lo standard internazionale Uni En 13432:2002; essere realizzate con un contenuto di materia prima rinnovabile di almeno il 40% (che dovrà diventare il 50% a partire dal primo gennaio 2020 e il 60% dal perimo gennaio 2021); disporre dell’idoneità per uso alimentare; essere cedute esclusivamente a pagamento.
Biodegradabilità, compostabilità e contenuto di materia prima rinnovabile dovranno essere certificati da organismi accreditati, per non incappare in pesanti sanzioni. Le borse utilizzate nei reparti gastronomia, macelleria, ortofrutta, che con diciture o altri mezzi tentassero di porsi al di fuori della normativa e che fossero prive anche di uno solo dei requisiti previsti rappresenteranno infatti un’elusione di legge per la quale scatteranno sanzioni da 2.500 euro fino a 25 mila euro elevabili fino a 100 mila euro.
La nuova norma conferma il contenuto della legge 28/2012 relativa alle sporte della spesa monouso: rimangono commercializzabili solo i sacchetti monouso biodegradabili e compostabili certificati Uni Ee 13432 o quelli riutilizzabili con percentuali minime di plastica riciclata e spessori ricompresi tra 60 e 200 micron a seconda delle maniglie e degli usi.
Ascom Bergamo Confcommercio invita gli associati a farsi rilasciare e sottoscrivere dal produttore una certificazione e a farsi fornire tutti gli elementi identificativi che attestino il possesso dei requisiti di legge. I sacchetti di plastica stanno diventando, tra l’altro, un business importante per la malavita e molto spesso vengono falsificati con diciture o apposizione di marchi non rispondenti alle norme di legge. Le sanzioni possono essere molto pesanti anche nei confronti del commerciante che si è fidato del suo fornitore. È opportuno, quindi, che chi commercializza tali sacchetti si accerti della conformità degli stessi già al momento dell’acquisto. L’associazione ricorda inoltre che, dato che le borse di plastica in materiale ultraleggero non potranno più essere distribuite a titolo gratuito, il prezzo di vendita per singola unità dovrà risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto delle merci o dei prodotti imballati per il loro tramite. “La nuova normativa rappresenta un grosso problema per i negozi di ortofrutta, in particolar modo per l’obbligo di fare pagare i sacchetti e di contabilizzare ogni singola busta ceduta- commenta Livio Bresciani, presidente del Gruppo Ortofrutta Ascom e vicepresidente nazionale Fida- Federazione italiana dettaglianti alimentari Confcommercio-. E’ vero che la maggior parte di noi opta per i sacchetti di carta, però i classici rotolini a strappo sono comunque largamente impiegati anche nel nostro settore. A preoccupare non è tanto l’obbligo di sostituire i sacchetti a rotolo già acquistati, ma in particolare la loro gestione contabile”. “ Se la normativa che ha sostituito le sporte con quelle biodegradabili ha senza dubbio stimolato il riutilizzo delle borse della spesa- aggiunge Bresciani- questa nuova legge non credo che andrà a beneficio dell’ambiente. Il timore è che soprattutto nei supermercati la clientela opti per frutta e verdura in vaschette già pronte e pesate. E questo avrà come unica conseguenza un incremento della plastica e non una sua riduzione”.
A livello nazionale la Fida, Federazione Italiana Dettaglianti dell’Alimentazione- Confcommercio, ha chiesto una proroga al Governo, sottolineando come l’impatto della nuova normativa non sia stato adeguatamente valutato. “Siamo convinti che il provvedimento si trasformerà in un boomerang sia per i consumatori che per l’ambiente- ha spiegato Donatella Prampolini, presidente nazionale Fida-. La soluzione adottata avrà effetti ben diversi da quelli delle norme sugli shopper. In quel caso il consumatore aveva un’alternativa: l’acquisto di shopper riutilizzabili. In questo caso non è possibile perché gli alimenti freschi rischierebbero di contaminarsi a contatto con sacchetti riutilizzati, indipendentemente dal loro materiale. Se l’obiettivo è quello di spingere il consumatore verso un comportamento più sostenibile per l’ambiente, in questo caso non sarà possibile e semplicemente il consumatore non potrà far altro che pagare per i nuovi sacchetti. Per il consumatore il provvedimento comporterà pertanto solamente nuovi costi e per l’ambiente il rischio è che nei punti vendita lo sfuso venga gradualmente sostituito col confezionato e in questo caso si avrà l’effetto contrario a quello ricercato dal legislatore europeo perché aumenteranno gli imballaggi più inquinanti”.
“Occorre assolutamente una proroga del Governo – conclude Donatella Prampolini – ed è ciò che abbiamo chiesto al Ministero. Trattandosi del recepimento di una norma comunitaria, infatti, non ci sono altri margini di manovra se non ridiscutere la norma a livello europeo e far capire in quella sede le criticità che impediscono di raggiungere le finalità che essa persegue”.

Un seminario in Ascom per chiarire gli aspetti della normativa

Ascom ha previsto un incontro l’8 gennaio alle 15.30 in sede per illustrare agli operatori coinvolti (dettaglianti alimentari, market e supermercati, macellerie, pescherie, negozi di ortofrutta) le novità che la nuova normativa comporta. All’incontro tecnico parteciperanno Pierpaolo Masciocchi, responsabile settore Ambiente e Qualità di Confcommercio e Marco Versari, presidente Assobioplastiche. Interverranno Paolo Malvestiti, presidente Ascom,  Oscar Fusini, direttore Ascom e Livio Bresciani, vicepresidente Federazione Italiana Dettaglianti Alimentari- Fida.  La partecipazione è gratuita, previo accreditamento
Per informazioni: direzione@ascombg.it, tel 035.4120203
Secondo prime stime dell’Osservatorio di Assobioplastiche si registra un consumo annuo di sacchi per ortofrutta di circa 8 miliardi mentre per quanto riguarda i sacchi utilizzati nei reparti macelleria, pescheria, gastronomia, panetteria di meno di 1 miliardo l’anno (in tali numeri non rientrano gli shopper consegnati alla cassa). A quanto consta all’Osservatorio di Assobioplastiche risulta che il mercato degli shopper vede ancora nel 2016 un volume di circa il 50% di sacchetti non a norma.I l prezzo del sacchetto (cosiddetto pricing) non viene stabilito dal Legislatore per cui ogni punto vendita può applicare al consumatore il prezzo che ritiene più congruo. Per completezza informativa, si segnala una recente ricerca IPSOS che rileva come la maggior parte dei consumatori accoglierebbe con favore un prezzo di 2 centesimi a sacchetto https://www.ipsos.com/it-it/gli-italiani-e-la-nuova-legge-sui-sacchetti-ultraleggeri
A Bergamo la nuova normativa coinvolge circa 900 dettaglianti alimentari in città (che ne conta 109) e provincia; sono inoltre interessate dalla normativa: 253 macellerie, di cui 22 in città; 265 fruttivendoli, di cui 37 in città e 603 ambulanti alimentari, di cui 23 in città (dati Ascom su Elaborazione Dati Cciaa al terzo trimestre 2017).
Le borse di plastica in materiale ultraleggero sono quelle di spessore inferiore a 15 micron e sono quelle tipicamente usate per motivi di igiene alimentare (come avvolgere il pesce venduto al banco) o come imballaggio primario per alimenti sfusi, quali ad esempio la frutta e verdura (sono i tipici sacchetti che si trovano al supermercato accanto ai banchi di ortofrutta). Il Legislatore italiano ha recepito queste indicazioni all’’articolo 226-ter che mira alla progressiva riduzione della commercializzazione delle borse di plastica in materiale ultraleggero da realizzarsi secondo precise modalità e tempistiche:

a) dal 1° gennaio 2018, possono essere commercializzate esclusivamente le borse
biodegradabili e compostabili e con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile non inferiore al 40 per cento;

b) dal 1° gennaio 2020, possono essere commercializzate esclusivamente le borse
biodegradabili e compostabili e con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile non inferiore al 50 per cento;

c) dal 1° gennaio 2021, possono essere commercializzate esclusivamente le borse
biodegradabili e compostabili e con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile non inferiore al 60 per cento.

Gli organismi accreditati certificano la presenza del contenuto minimo di materia prima rinnovabile determinando la percentuale del carbonio di origine biologica presente nelle borse di plastica utilizzando lo standard internazionale Uni Cen/Ts 16640.

Locandina convegno 8 gennaio 2018

 




Telethon. Ad Albino la staffetta fa centro

Sono stati 70 gli atleti che domenica hanno corso la Staffetta podistica per Telethon Valbondione –Albino. La marcia, organizzata dalla Polisportiva Desenzanese con il sostegno di Ascom Bergamo, faceva parte del calendario di iniziative promosse per il 25° anniversario delle Staffette Telethon con l’obiettivo di raccogliere fondi per le ricerche sulle malattie rare finanziate da Telethon.

La staffetta ha toccato i comuni di Gandellino, Gromo, Ardesio, Villa d’Ogna, Piario, Ponte Nossa, Colzate, Vertova, Fiorano al Serio, Gazzaniga, Cene e Albino e ha coinvolto nella raccolta benefica in ciascun paese tutta la cittadinanza.

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Successo, nonostante il freddo, anche per la merenda conclusiva allestita al Parco Alessandri di Albino dal Gruppo Gastronomi alimentaristi Ascom con l’aiuto dei gastronomi veterani della Pia Unione San Lucio a cui hanno partecipato centinaia di persone.
“L’impegno e le risorse devolute dalle amministrazioni sono state considerevoli – hanno detto gli organizzatori – il calore mostrato, anche dai comuni più piccoli, non è mai mancato ed è uno stimolo per ogni nuova edizione”.

Vedi la Gallery alla pagina Facebook: Ascom Bergamo Confcommercio

 




Ascom, al via un pacchetto di convenzioni per i Pos dedicato ai i soci

pos carta di creditoAscom Confcommercio Bergamo sta lavorando su un pacchetto di convenzioni dedicate agli incassi elettronici e all’installazione dei Pos con le principali banche del territorio e ai sistemi di pagamento Satispay e Sun Up. Le proposte saranno presentate a gennaio 2018. Tra gli accordi, rientra quello siglato nei giorni scorsi con UBI Banca, che propone condizioni di favore per gli esercizi commerciali associati che decidono di attivare il servizio Pos.
L’intesa riguarda Pos tradizionale, Gsm e Mobile Pos. In tutti i casi è previsto un’annualità di gratuità del canone e commissioni di favore e differenziate in base alle tipologie di carte utilizzate nelle transazioni.
“Le proposte Ascom per installazione Pos e circuiti elettronici sono una risposta ad un bisogno effettivo di molti piccoli commercianti– afferma Paolo Malvestiti, presidente Ascom Confcommercio Bergamo–. L’utilizzo della carte elettronica è in continuo aumento e il nostro compito come associazione è quello di tentare di calmierare i costi, stringendo accordi con il sistema bancario locale. Le convenzioni con UBI Banca vanno in questa direzione,così come quelle che presenteremo a gennaio e che riguarderanno i nuovi sistemi di pagamento. In particolare, l’intesa raggiunta con UBI Banca recepisce in anticipo l’adeguamento delle commissioni che sarà obbligatorio per legge”.
“L’intesa raggiunta con Ascom- dichiara Luca Gotti, Responsabile della Macro Area Territoriale Bergamo e Lombardia Ovest- va nella direzione di sostenere e facilitare l’attività degli associati Ascom nostri clienti che, nell’adeguarsi ai provvedimenti legislativi in materia, dovranno dotarsi del servizio incasso POS, uno strumento oggi indispensabile e a traino dei consumi, migliorando nel contempo la sicurezza”.
Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo, non manca di sottolineare le criticità che l’obbligo di adozione del Pos porta con sé: “A preoccupare non sono tanto le sanzioni previste dalla normativa, quanto la loro applicazione indiscriminata. Il provvedimento non fa differenza tra chi il POS se lo può permettere e chi no. Si dimentica che nel pagamento elettronico lo Stato non ci mette nulla, mentre banche e circuiti ci guadagnano e l’unico a pagare è chi accetta la carta”.
La direzione dei pagamenti del resto è ben evidenziata dai numeri ufficiali che parlano di una crescita verticale del numero dei POS nei punti vendita e negli studi dei professionisti, oltre che dell’utilizzo sempre maggiore delle carte, che sostituiscono gli altri strumenti di pagamento e per importi medi sempre più piccoli. “Non serve quindi intervenire in maniera drastica con un provvedimento sanzionatorio, anche perché i commercianti accettano già le carte di pagamento, in tutti i casi in cui avere un Pos è sostenibile e risponde a una reale esigenza della clientela” continua Fusini, che rimarca come l’accettazione dei pagamenti elettronici per piccoli importi comportiun aggravio dei costi e un allungamento dei tempi di pagamento. “Basti pensare ai tabaccai per i generi di monopoli e ai carburanti, dove chi incassa lo fa in grandissima misura per lo Stato stesso. O dove addirittura, come nel caso di alcuni rifugi alpini, non c’è nemmeno linea telefonica. Non serve nemmeno come misura anti-evasione, perché l’evasione è consensuale tra chi vende e chi compra” conclude Fusini.
Quanto ai numeri, dal numero di abitanti e di imprese, Ascom stima che nella nostra provincia ci siano tra i 45 mila e i 47 mila POS attivi ( dato complessivo, inclusa la grande distribuzione organizzata). La crescita negli ultimi 4 anni dall’entrata in vigore dell’obbligo del POS è del 30% circa; si contano infatti 11 mila nuovi POS. Il dato nazionale di crescita rileva un + 42% ed è più alto rispetto a quello bergamasco, in quanto nella nostra provincia già quattro anni fa il numero di Pos era elevato, superiore alla media nazionale. Nel più stretto mondo del commercio, Ascom stima la presenza di quasi 10.500 imprese con POS: 1 ogni 2 esercizi (dato che il totale delle imprese è di 24.700). Il numero sale sensibilmente conteggiando i molteplici terminali della GDO. Risultano attrezzati per i pagamenti elettronici pressoché al 100% i settori del turismo, della ristorazione, la GDO, le gioiellerie, i negozi di mobili e arredo e quelli di abbigliamento e calzature. Coperti nella media di un’impresa ogni tre (il 30% circa) i settori tradizionali dell’alimentare al dettaglio e dell’ambulantato. La più bassa copertura, pari a circa il 10%, si rileva tra gli agenti di commercio e immobiliari, le edicole, i fioristi e i professionisti.
Il dato nazionale, come emerge dall’ultimo Rapporto di Banca d’Italia sui pagamenti (al III trimestre 2017) il numero delle carte di credito attive in Italia è di 13.627.000 ed è sceso dal 2010 al 2016 di 999.000 -6,8%; mentre le carte di debito (Bancomat) sono salite fino a 54.622.000 nello stesso periodo con un aumento di 17.270.000 + 46,2%. Anche le carte prepagate sono aumentate, raggiungendo quota 26.422.000, + 113,7%. Il numero dei POS in Italia è salito dal 2010 al 2016 del 50,8% raggiungendo il numero di 2.180.028 nonostante la riduzione del numero di punti vendita al dettaglio.
Secondo le statistiche di Banca d’Italia al III° trimestre 2017, in 3 anni, le operazioni con carte di debito (bancomat) sono salite del 38,3% per quanto riguarda il numero e del 28,39% per valore con una spesa media stimata da 63,30 a 58,70 euro per operazione segnale che il bancomat viene utilizzato per pagare importi di valore minore.
Le operazioni con carte di credito sono cresciute dal 2010 al 2016 del 37,3% per numero e dell’11,43% per valore complessivo con una stima del valore medio di acquisto di 75,40 euro contro i 92,90, segnale anche questo che le carte si usano per pagare importi di valore unitario minore.




Tavolo Ocse, in programma 18 linee di azione per la competitività del territorio

Paolo Malvestiti
Paolo Malvestiti

Gli enti firmatari del patto per lo sviluppo e la competitività, siglato ad aprile 2017, condividono oggi pubblicamente il documento che riassume le linee programmatiche d’intervento per un rilancio del “sistema Bergamo”. Il programma è sottoscritto da Camera di Commercio, Provincia, Comune, Università degli studi, Confindustria, Imprese & Territorio, CGIL-CISL-UIL, UBI Banca. La proposta si articola in 18 macro-obiettivi che si ritengono necessari e perseguibili in virtù della volontà e dell’azione comune degli otto soggetti presenti nella Cabina di regia del Tavolo.
Gli obiettivi sono ispirati a finalità specifiche ma coordinate, con azioni e alleanze sul territorio, investimento sulle competenze, nuove regole di generazione del valore. Sono orientati a scale temporali di breve e lungo periodo per quanto riguarda i risultati attesi, ma con avvio da subito delle iniziative per conseguirli. Nel documento si sottolinea come le linee di azione implichino gradi diversi di operatività, di responsabilità degli enti promotori e di connessione con gli altri obiettivi in agenda.
La struttura integrata degli obiettivi non è una semplice modalità espositiva- hanno sottolineato tutti gli enti coinvolti- ma nasce dalla consapevolezza, maturata nel corso dei lavori sui dossier, che i potenziali di sviluppo nella società e nel territorio di Bergamo, trasformati nella lunga serie degli anni della crisi globale ed europea, possono liberare e moltiplicare effetti positivi in termini di lavoro, reddito, conoscenza, cultura e qualità del vivere se interpretati nelle loro molteplici dimensioni di valore e in quanto capaci di connettere le strutture organizzate della società e dell’economia con le comunità vive del territorio.
Le qualità del lavoro, delle competenze e dell’innovazione che OCSE ha raccomandato per Bergamo scaturiranno dalla rete di progetti che interagiranno nel territorio e dalla loro capacità di attrazione, aggregazione e inclusione.
“Il rapporto dell’Osce su Bergamo, presentato in anteprima nel 2015 e pubblicato nel 2016, ha fornito un quadro accurato della situazione economica e sociale della nostra provincia mettendola a confronto con territori simili per il loro carattere di aree industriali in prossimità di zone metropolitane- ha commentato il presidente della Camera di Commercio Paolo Malvestiti– .A seguito della condivisione di questa mappa programmatica, la Cabina di regia individuerà gli accordi e i protocolli di governo, aperti al concorso di altri soggetti istituzionali e sociali del territorio, attivabili sui temi ritenuti prioritari o maturi per l’azione”.
Gli impegni che ciascun soggetto assumerà nel raggiungimento degli obiettivi concordati saranno tradotti in atti formali.
I progetti più importanti o di rilevanza extra-territoriale saranno proposti all’attenzione dei livelli di governo regionale, nazionale o europeo.
I lavori della Cabina di regia del Tavolo per lo sviluppo e la competitività continueranno ad essere assistiti da una segreteria di progetto rappresentativa degli enti firmatari e da una rete di ricerca e di supporto scientifico integrata che si focalizzerà sulla progettazione e il monitoraggio degli interventi.
“Dobbiamo ora mettere in moto e connettere tra di loro i progetti e gli accordi di programma, sui quali cercheremo la collaborazione di altri soggetti istituzionali, sociali ed economici del territorio: dai Comuni al mondo dell’istruzione scolastica e della formazione, dai diversi centri di ricerca e di innovazione alle istituzioni e alle strutture della sanità, dalle associazioni d’impresa a quelle del mondo non profit- ha sottolineato Malvestiti-. Vogliamo che il Tavolo per lo sviluppo si riunisca regolarmente, “come un’istituzione”, che la segreteria di progetto sia ampliata a tutti gli enti presenti nella Cabina di regia, che si continui a disporre di una rete di supporto scientifico nella quale il mondo della ricerca e quello di enti e associazioni interagiscano in modo sistematico. Il lavoro si dovrà concentrare prevalentemente sull’attività di progettazione degli interventi, sugli impegni che ciascun ente dovrà assumersi e sulla misurazione dei gradi di efficacia e di avvicinamento agli obiettivi che ci siamo prefissi”.