L’Ocse dà la scossa. Bergamo: «Pronti a reagire»

Lo avevano già detto nel 2001, in occasione del primo rapporto su Bergamo. Ora gli esperti dell’Ocse hanno ora scelto di ribadire il concetto, indicandolo come lo strumento di lavoro attraverso il quale realizzare concretamente gli interventi sulle potenzialità e i punti deboli del sistema territoriale.

Ciò che serve in primo luogo per far recuperare a Bergamo le posizioni in termini di produttività, occupazione e competitività perdute dal 2001 ad oggi, e non solo per via della crisi, è una governance che metta insieme pubblico, privato e mondo accademico.

Paolo Malvestiti – Camera di Commercio

Paolo MalvestitiUn indirizzo che trova piena approvazione da parte del presidente della Camera di Commercio, l’ente che ha commissionato lo studio. «La creazione una piattaforma e di gruppi di lavoro tra i diversi attori indicati dall’organismo internazionale è fondamentale – rileva Paolo Malvestiti –, è il punto chiave e servirà a interpretare e supportare le vere esigenze imprenditoriali del territorio e a proiettarlo con più decisione verso la dimensione regionale, nazionale e globale, così da realizzare soluzioni concrete per lo sviluppo». La Camera di Commercio continuerà ad avere un ruolo centrale, anzi, con la riorganizzazione del sistema lombardo, estenderà il proprio raggio d’azione. «Siamo chiamati a condividere con le altre province lombarde la nostra esperienza – ricorda Malvestiti -, in particolare per quanto riguarda i temi dell’innovazione e dell’internazionalizzazione portati avanti con Bergamo Sviluppo. L’Ocse ci chiede di realizzare una governanvce per il territorio, ma dovremo sempre di più aprire l’orizzonte e pensare in una dimensione più ampia».

 

Matteo Rossi – Provincia di Bergamo

matteo rossiSe la riforma delle province ha creato «un’incertezza istituzionale circa i ruoli e le funzioni del nuovo ente, lasciati alla discrezione dei governi regionali, dall’altra – dice lo studio – rappresenta un’opportunità di stabilire a livello provinciale meccanismi di governance meglio allineati e rispondenti alle esigenze del territorio». «Ci stiamo muovendo proprio in questa direzione – evidenzia il presidente della Provincia Matteo Rossi – definendo entro maggio le aree omogenee, ovvero dieci aggregazioni di comuni, e convocando per inizio giugno gli stati generali dei Comuni bergamaschi». La Provincia può fare molto anche su un altro dei punti fondamentali segnalati dall’Ocse, quello dell’innalzamento delle competenze della forza lavoro. «È nostra ferma intenzione fare di può per valorizzare la formazione professionale e con la fiera dei mestieri di inizio maggio, puntiamo a rilanciarne l’importanza strategica, come occasione di innovazione dell’impresa artigiana e lotta all’abbandono scolastico. Certo resta il problema delle risorse – evidenzia – e a più riprese abbiamo fatto presente al governo regionale che questa transizione avrebbe dovuto essere più governata e supportata». Ma è anche convinto «del valore superiore delle idee» e sposa la linea del «si può fare meglio con meno», consapevole che «le autonomie locali sono chiamate a giocarsi il tutto per tutto in questa partita».

 

Matteo Zanetti – Confindustria Bergamo

matteo zanettiIl rapporto dell’Ocse ribadisce il ruolo dell’industria manifatturiera non solo nel presente di Bergamo, ma anche come motore dello sviluppo futuro. «Dopo lo studio della Fondazione Edison – commenta il vicepresidente di Confindustria Bergamo Matteo Zanetti – l’Ocse lo conferma: ormai dovrebbe essere un concetto a prova di sordi la centralità del ruolo del manifatturiero, naturalmente con i suoi pregi ed i suoi difetti. Tra gli aspetti su cui lavorare ci sono senz’altro la formazione di collaboratori e dipendenti e l’attenzione all’innovazione tecnologica, che pure sta facendo passi in avanti. Tra le criticità evidenziate dall’Ocse credo che sia significativo soffermarsi sulla mancanza di nuova imprenditorialità. È un punto cruciale su cui impegnarsi, sono infatti i giovani coloro che possono dare la maggiore spinta innovativa».

 

Remo Morzenti Pellegrini – Università di Bergamo

Remo Morzenti Pellegrini«Dal punto di vista dell’Università – evidenzia invece il prorettore delegato ai Rapporti con Enti e Istituzioni pubbliche del territorio Remo Morzenti Pellegrini – la sfida ad un innalzamento dell’offerta e della qualità formativa è già stata colta. Dal 2010 al 2015 sono cresciuti nettamente iscritti e dimensione, sono nati centri per la didattica e la ricerca e ben sei corsi di laurea sono in lingua inglese. I problemi evidenziati dall’Ocse riguardano più che altro l’istruzione di livello inferiore. È vero, si lamenta anche uno scarso raccordo tra il mondo delle imprese e quello della formazione, ma è piuttosto una mancanza da parte degli attori istituzionali a trovare una sintesi, da far poi confluire sull’Università».

 

Roberta Garibaldi – docente di Economia e gestione delle imprese turistiche

Roberta GaribaldiTema emergente nel Rapporto 2001, al turismo la revisione Ocse 2015 ha dedicato solo un paragrafo nella sintesi presentata al pubblico. «Il fatto è che allora lo sviluppo del turismo era indicato come una necessità di diversificazione – hanno spiegato i redattori – ora va considerato come complementare, parte di un piano di sviluppo generale che può generare ulteriore valore. Pensiamo a Bergamo Scienza, ad esempio, che è motivo di attrazione, ma è anche occasione per parlare di ricerca e sviluppo». Ma secondo Roberta Garibaldi, docente di Economia e gestione delle imprese turistiche all’Università di Bergamo, «resta un settore da valorizzare». «A Bergamo negli ultimi anni il turismo è cresciuto più che a livello nazionale e regionale – ricorda -. Sono certamente stati fatti passi avanti: è cresciuta l’attività di sistema e di rete e c’è la grande risorsa rappresentata dall’aeroporto. Nuove possibilità si aprono inoltre con Expo e con gli investimenti realizzati per prepararsi all’evento internazionale».

Ecco la sintesi del rapporto Ocse




L’Ocse su Bergamo: «Più lavoro di squadra e meno meeting e relazioni personali»

«È di fondamentale importanza che gli stakeholder di Bergamo creino una visione comune per lo sviluppo. E tra questi vanno inclusi il sindaco di Bergamo, gli altri sindaci della provincia, i leader del settore privato e delle istituzioni accademiche, oltre alle associazioni imprenditoriali, ai sindacati e alla Camera di Commercio». È chiaro e netto il messaggio che l’Ocse lancia a Bergamo nel Rapporto sull’economia e il territorio presentato oggi in Camera di Commercio. Si parla, nel Rapporto – al termine di una approfondita analisi dei punti di forza e di debolezza del territorio – di «una visione che dovrebbe cristallizzare le azioni a breve, medio e lungo termine. Sforzi di cooperazione che dovrebbero essere istituzionalizzati, piuttosto che dipendere da meeting ad hoc o relazioni personali. Ciò aiuterà a promuovere la continuità negli obiettivi e nei programmi politici». «La piattaforma formale – continua l’Ocse – dovrà essere bilanciata dalla partecipazione di rappresentanti del settore pubblico e privato, oltre che della società civile, per aumentare il senso di appartenenza. Inoltre, dovrebbe essere collegata a risorse e leve politiche. La visione e breve termine dovrebbe dare luogo a un quadro politico comune con linee guida chiaramente articolate che identifichino gli obiettivi chiave delle politiche e i parametri di azione e valutazione, e siano supportati da un impegno politico». «Una visione condivisa per lo sviluppo di Bergamo non gioverà solo agli stakeholder della provincia – avverte l’Ocse -. Al contrario, aumenterà anche il loro potere di contrattazione nei confronti di altre provincie e del governo regionale e nazionale, e migliorerà la loro capacità di influenzare le politiche regionali e nazionali». In conclusione, gli analisti dell’Ocse fanno due raccomandazioni chiave a Bergamo. La prima: creare una piattaforma strutturata di discussione tra tutti gli attori locali, compresi i rappresentanti del settore pubblico, del settore privato e della società civile, per elaborare una strategia di sviluppo comune. La seconda: creare gruppi di lavoro per sostenere la piattaforma nella concezione e implementazione di aspetti specifici della strategia di sviluppo regionale. Sarà capace Bergamo di far tesoro di queste indicazioni?




Lo scenario / Grandi spazi di sviluppo per il turismo

La ripresa è finalmente cominciata, ma si può consolidarla e rafforzarla con interventi in vari campi, a partire dal fisco e dal turismo. E’ il senso della “Nota sullo scenario economico 2015-2016” realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio e presentata dal responsabile, Mariano Bella, in occasione della conferenza stampa di apertura del Forum 2016 di Cernobbio. Eccola in dettaglio.

Effetto crisi  – Tra la fine del 2007 e la fine del 2014, e in particolare tra il 2008 ed il 2013, sono andati distrutti più di 1 milione e 700mila posti di lavoro, mentre i volumi di spesa delle famiglie hanno registrato un calo record superiore all’8% e gli investimenti sono calati addirittura intorno al 28%.

Previsioni macroeconomiche – La proiezione dell’Ufficio Studi di Confcommercio è “prudentemente ottimistica tanto per il 2015 quanto per il 2016”. Il Pil dovrebbe crescere dell’1,1% quest’anno e dell’1,4% nel 2016, mentre la spesa delle famiglie residenti è vista in aumento dello 0,9% nel 2015 e dell’1% nel 2016 grazie al modesto recupero del reddito disponibile in termini reali generato dai primi segnali positivi sul fronte dell’occupazione. E’ infatti prevista una crescita degli occupati di circa 83mila unità nel 2015  e di 96mila nel 2016. I prezzi dovrebbero rimanere stabili quest’anno e crescere dell’1,1% l’anno prossimo, mentre i consumi aumenterebbero dell’1,2% nel 2015 e dell’1% nel 2016.

Consumi, ritorno alla crescita – Secondo l’Ufficio Studi, il reddito disponibile delle famiglie dovrebbe crescere sia nel 2015 che nel 2016: il miglioramento del potere d’acquisto pro capite dovrebbe assestarsi sui 300 euro circa. Nel biennio ci dovrebbe essere un saldo netto positivo del valore della ricchezza complessiva pari a 400 euro per abitante, per effetto della riduzione di 2.700 euro per la ricchezza immobiliare e a fronte dell’incremento di 3.100 euro di quella finanziaria. Tutto ciò favorirà una ripresa dei consumi di oltre il 2% cumulato, che continuerà a riguardare le telecomunicazioni, soprattutto l’elettronica di consumo e l’informatica domestica. Ma, per effetto dell’Expo, anche l’alimentazione fuori casa, gli alberghi, i trasporti e i viaggi. La novità sarà il rafforzamento della crescita nell’ambito della mobilità, ma il miglioramento del clima di fiducia dovrebbe riportare il segno più anche per consumi tradizionalmente declinanti come l’abbigliamento e le calzature (+0,3% medio annuo nel 2015- 2016).

Ridurre le tasse è possibile – La discesa dello spread intorno ai 100 punti base può generare un risparmio sulla spesa per interessi tra i 2 e i 3 miliardi di euro. Addirittura, la Corte dei Conti ritiene che il risparmio potrebbe essere tra i 4 e i 6 miliardi quest’anno e tra i 10 i 14 nel 2016. E’ dunque possibile abbassare la pressione fiscale tagliando l’Irpef agendo sulle aliquote relative agli scaglioni di reddito: una riduzione generalizzata di un punto percentuale di tutte le aliquote determinerebbe infatti una riduzione di gettito Irpef di circa 7,7 miliardi. In ogni caso, i 6,3 miliardi di risparmi stimati dalla Corte dei Conti consentirebbero almeno la riduzione di un punto percentuale delle prime due aliquote (dal 23% al 22% e dal 27% al 26%). Se, invece, ci si attiene alla stima prudenziale della Corte, un risparmio di circa 4,3 miliardi di euro, si potrebbe limitare l’abbassamento alla sola prima aliquota, quella del 23%, che, scendendo di un punto, comporterebbe una perdita di gettito appena superiore a quell’ammontare, circa 4,6 miliardi di euro. Per l’Ufficio Studi, “laa cosa fondamentale è che l’Italia non deve lasciarsi sfuggire l’opportunità di intraprendere il sospirato percorso di riduzione della pressione fiscale, conditio sine qua non per una crescita significativa dei consumi e quindi dell’economia nel complesso”.

Expo – La manifestazione in programma tra maggio e ottobre prossimi dovrebbe produrre un impatto aggiuntivo sulla crescita “normale” del 2015. I circa 29 milioni di presenze turistiche aggiuntive previste comporteranno una maggiore spesa turistica degli stranieri per oltre 2,5 miliardi di euro con un impatto positivo pari allo 0,2% sul Pil e allo 0,3% sui consumi totali.

Il turismo, questo incompreso – Nel 2014 i principali settori del made in Italy attivi con l’estero (alimentari e vino, abbigliamento, arredamento, apparecchiature e macchinari) hanno ha generato un saldo positivo di oltre 5 punti di Pil. Da parte sua il turismo, da solo, vale circa quanto alimentare e abbigliamento insieme: c’è quindi una forte sottovalutazione di un’attività economica in grado invece di generare grandi opportunità di sviluppo e di crescita, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, che viene sistematicamente dimenticato e trascurato in sede di scelte generali di politica economica. L’Italia, rispetto ai suoi principali competitors turistici dell’area mediterranea, ha il saldo turistico più modesto in rapporto al Pil, che da anni resta fermo ad un non certo esaltante 1% del Pil. E le note dolenti vengono soprattutto dal Sud e dalle Isole, dove si orienta soltanto il 12-13% della spesa dei non residenti.

 




Imprenditori 2.0: « Grazie ai social incrementiamo il nostro business»

social networkAi social, in particolare a Facebook, dedicano attenzione ogni giorno e i risultati non tardano ad arrivare. Abbiamo chiesto ad alcuni imprenditori che hanno scelto di partecipare ad un corso dedicato alle potenzialità dei social network organizzato da Ascom, quali risultati concreti rilevino per le loro attività. E non sorprende come tutti ammettano che tra post e like gli affari vadano un po’ meglio, anche se il punto di forza degli strumenti è senza dubbio quello della fidelizzazione della clientela.
imageSilvia Monzio Compagnoni, 39 anni, titolare del negozio di abbigliamento “Silvia” specializzato anche in indumenti sostenibili in cotone organico, non lascia passare un giorno senza un post: «Da quando ho inaugurato il negozio nel 2012, ogni giorno pubblico qualcosa sulla mia pagina Facebook. E’ uno strumento amato, seguito, ma soprattutto molto utile per comunicare- gratuitamente per di più- con i miei clienti. Fotografo ogni cambio di vetrina per invogliare la gente a visitarmi in negozio e ogni giorno presento un capo di abbigliamento diverso. Non lo faccio mai con frasi asettiche, ma amo cercare empatia e coinvolgimento emotivo, che premiano sempre. Scegliere la frase giusta è fondamentale, ma la ricerca è sempre ripagata. Quanto vale Fb per le vendite? Beh, anche se è difficile fare una stima, credo che un bel 10 per cento lo porti tutto». Il coinvolgimento oltre che emotivo è reale: «Quando chiedo alle mie clienti se possono farmi da modelle per presentare su Facebook vestiti e accessori oltre a rafforzare il mio rapporto e la fiducia con ognuna di loro si crea una vera e propria tempesta di likes e commenti. Ho organizzato una sfilata, coinvolgendo dieci modelle clienti e abbiamo ottenuto mille contatti in poche ore».

Andrea Suardelli, 32 anni, ha scelto di fare di Facebook e YouTube i principali veicoli di promozione della professionalità di famiglia, da sempre alla guida dell’omonimo e storico panificio di Urgnano. «Dal 2009 mostro su Facebook tutto il lavoro che sta dietro al pane e ad ogni singolo prodotto del nostro laboratorio. L’arte della panificazione attira sempre e non manca chi chiede Andrea suardelliconsigli e maggiori informazioni. Grazie a YouTube ho fatto apprezzare tutto il lavoro che sta dietro ad ogni singolo filone di pane, dall’impiego di un lievito naturale di oltre cinquant’anni che rinfreschiamo di continuo, alla selezione accurata di farine locali, coltivate grazie al progetto “Qui vicino” di Aspan che oltre a valorizzare varietà di grano a km zero, ha dato lavoro al territorio, impiegando 15 persone». I social consentono di allargare i confini, andando oltre le proprie aspettative: «Un amico ha un blog di cucina in Finlandia e, quando mi ha chiesto di inviare una ricetta per realizzare un ottimo pane, ho avuto tantissime visualizzazioni dal Nord Europa, dalla Finlandia alla Germania». E’ capitato anche di alzare la saracinesca la mattina avendo già esaurito, a suon di prenotazioni via social, tutta la produzione della nottata: «Mia mamma Giulia prepara ogni anno delle frittelle a forma di raviolo con mele e miele. Un anno abbiamo organizzato un concorso con in premio un vassoio di frittelle per chi indovinasse gli ingredienti della nuova ricetta con pere e cioccolato e il successo è stato enorme. Quest’anno invece è bastata una foto con le frittelle alla Nutella la mattina all’alba perchè fossero già esaurite ancora prima di aprire il negozio». L’obiettivo è quello di intensificare ulteriormente la presenza sui social: «Se oggi dedico un’ora in media a questi strumenti, l’obiettivo per il futuro è di investirci sempre più tempo. Mi piacerebbe poi trasformare le occasioni di incontro virtuali in vere e proprie visite: sarebbe bellissimo fare vedere a tutti il nostro laboratorio all’opera, magari in occasioni particolari, dalla preparazione delle colombe a Pasqua ai panettoni a Natale».
imageFabio Martinelli, 34 anni, titolare del “Caffè 500” di Romano di Lombardia, dal 2007 dedica anche tre ore al giorno a Facebook: «Ormai il 30-40% della mia clientela viene al bar per parlare, tra un caffè e uno spuntino, dei social. Credo che il bar sia una piccola famiglia e facebook si presta alla grande per offrire nuovi argomenti di conversazione. Mi piace tenere aggiornati i miei clienti non solo sulle novità legate alla mia attività ma su quanto mi capita durante la giornata. La comunicazione è sempre emozionale e alla fine un linguaggio semplice ed informale crea un bel clima, aggrega ed ispira sincera condivisione». I post spaziano dall’attualità al meteo, dalle ricorrenze a fatti ordinari come il traffico: «Ogni giorno pubblico almeno due o tre post, la maggior parte direi personali. Finora la scelta mi ha sempre premiato, anche perchè se ti apri agli altri, gli altri finiscono con l’aprirsi anche a te».

 

 

 




Mosler: “I parametri di Maastricht hanno creato solo impoverimento e disoccupazione”

Warren Mosler, economista statunitense,  fondatore – con un’esperienza alle spalle di oltre trent’anni nel mondo della finanza – della Modern Money Theory, sfata i falsi miti dell’economia con cui siamo abituati a interpretare i fattori macroeconomici. La piena occupazione e la stabilità dei prezzi sono scelte esclusivamente politiche, alla portata di qualsiasi stato con sovranità monetaria, basta solo aumentare la spesa pubblica . I parametri di Maastricht che fissano un tetto al deficit degli stati membri hanno imbrigliato le nazioni dell’Eurozona e creato austerità e disoccupazione.

Il recente decreto salva-Roma, le polemiche sui fondi alle aree a statuto speciale e le difficoltà di bilancio dei Comuni di Napoli, Catania e Torino dimostrano che le differenti aree geografiche hanno trattamenti molto diversi da parte dello Stato. A pagare il conto però sono soprattutto Lombardia e Veneto, che – pur subendo pesantemente gli effetti della crisi – sono ancora quelle che permettono di pagare i conti delle altre Regioni. In questo momento di difficoltà è giusto mantenere lo stesso meccanismo di oggi, aiutando il Mezzogiorno e le altre zone disagiate, oppure bisogna favorire la locomotiva lombardo-veneta (anch’essa in difficoltà) in modo che riparta e possa tornare a trainare il Paese e la ripresa?

“Le tasse del Nord non aiutano il Sud e viceversa. E’ solo un giro di soldi nel medesimo contenitore, l’Italia, lontana dalla ripresa con la tassazione insostenibile di oggi. L’unica soluzione per raggiungere l’equità sociale e tasse e prezzi più bassi per tutti è quella di incrementare la spesa pubblica. Per premiare la produttività e l’efficienza di un’area rispetto all’altra si può modificare la spesa pubblica e bilanciare le tasse in ogni area geografica. Bisogna ritrattare i criteri di Maastricht innalzando il tetto del deficit all’8-8,5%”.

Qual è oggi la priorità per rilanciare imprese e lavoro: liberalizzare contratti di lavoro in entrata e in uscita?

“Bisogna partire dal presupposto che, in generale, alla imprese non piace assumere chi è disoccupato, specialmente dopo due o tre anni di assenza dal mercato del lavoro, anche se si è molto qualificati e si hanno competenze elevate. Una soluzione per favorire il reinserimento lavorativo può essere rappresentata dall’impiego di transizione. Questo tipo di impiego facilita la transizione dalla disoccupazione all’impiego nel settore privato, come è stato dimostrato laddove è stata messa in atto. La Banca Centrale Europea potrebbe finanziare un posto di lavoro di transizione per tutti coloro che siano a disposizione per quel lavoro con una retribuzione salariale minima stabilita”.

Un detto popolare afferma che il buongiorno si vede dal mattino. Ma ad oggi, mentre il governo ha dato il via libera all’aumento della Tasi, non si sente ancora parlare di taglio dei costi e delle spese inutili. Per quale ragione in Italia è tanto difficile tagliare le spese? La responsabilità va ricercata nella mancata volontà della classe politica o – per incapacità o mancanza di volontà – nei burocrati che scrivono leggi, decreti legge e decreti attuativi?

”Gli sprechi vanno sempre  eliminati, in modo  che queste risorse possano essere rimesse nell’economia. Con una maggior efficienza di gestione si può arrivare ad  abbassare le tasse. Ma questo non è sufficiente, serve incrementare il deficit italiano. Bisogna guardare al deficit come ad un’opportunità e non ad un limite: da sempre i Paesi che hanno un deficit pubblico elevato sono contraddistinti dalla maggior crescita. Visto che ai politici italiani piace tanto spendere  e spandere, non resta che aumentare la spesa pubblica per far tornare a girare l’economia. I parametri di Maastricht hanno creato solo impoverimento e disoccupazione.  Con la disoccupazione al 12,6% i tagli alle tasse efficaci per far ripartire l’economia dovrebbero arrivare a 100 miliardi di euro, ossia esattamente dieci volte tanto quello che si annuncia di voler fare”.




Zogno, nella Green house prende forma l’incubatore d’impresa

green house zogno“Imprendinvalle: la fucina delle idee dell’incubatore” è un progetto della Comunità Montana Valle Brembana, finanziato ai sensi della misura 321A – Servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurale del PSR 2007/2014, che prevede la creazione di un incubatore d’impresa all’interno della Green House di Zogno, un edificio completamente ad “Emissioni Zero”, riqualificato attraverso l’impiego delle moderne tecnologie orientate al risparmio energetico, che verrà utilizzato per realizzare attività formative, culturali e didattiche destinate al territorio.

Nell’ambito di questo progetto, Bergamo Sviluppo-Azienda Speciale della Camera di Commercio di Bergamo, realizza una serie di attività e servizi per supportare lo start-up d’impresa, per diffondere una cultura favorevole all’autoimprenditorialità e favorire nascita e sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali sul territorio brembano. Aspiranti e neo-imprenditori potranno beneficiare di orientamento per la definizione dell’idea d’impresa, formazione per l’acquisizione delle competenze necessarie all’analisi e alla progettazione di un’iniziativa imprenditoriale, assistenza personalizzata per la valutazione della fattibilità del progetto e per la stesura del relativo business plan.

Intento dell’iniziativa è accompagnare e “rendere pronti” aspiranti e neo-imprenditori aderenti a insediarsi nell’incubatore che verrà creato all’interno della Green House. Particolare attenzione, soprattutto nell’ambito dell’attività formativa, potrà essere dedicata alle tematiche “green”, all’innovazione tecnologica e al turismo responsabile (ad esempio potrà esserci spazio per un inquadramento sulla sostenibilità ambientale e sul “fare impresa in chiave green”, un approfondimento sul tema dell’efficientamento energetico, testimonianze di imprenditori operanti nella green economy e nel settore turistico, ecc.).

L’iniziativa verrà presentata in due incontri di animazione/sensibilizzazione, che si svolgeranno, in orario 20.30-22.30, il 14 aprile a Piazza Brembana (nella sede della Comunità Montana Valle Brembana – via Tondini 16) e il 21 aprile a Zogno (nella Sala Consiliare del Comune, che ha collaborato all’organizzazione dell’incontro – viale Martiri della Libertà).

Per informazioni sul progetto e iscrizioni agli incontri: tel. 035/3888011 – email: raso@bg.camcom.it – www.bergamosviluppo.it (iscrizioni online dalla news in homepage o dal calendario eventi)




In anteprima a Bergamo il film che smaschera l’austerity

https://www.youtube.com/watch?v=KxtsgPVCe6g

Sarà a Bergamo l’anteprima nazionale del film documentario “Primavera Economica”, il primo film sulla scuola economica post-keynesiana della Modern Money Theory diventata un punto di riferimento nel mondo per chi propone un’alternativa alle politiche di austerità.

L’appuntamento è sabato 28 marzo alle ore 16 all’auditorium di piazza della Libertà. Il film è la testimonianza di un lavoro partito proprio da Bergamo e proseguito in diverse città: nel marzo 2014 Warren Mosler è stato invitato – in qualità di visiting professor – dall’Università di Bergamo. In quell’occasione l’economista statunitense si è confrontato con il mondo accademico, il mondo del lavoro e dell’associazionismo per spiegare che le politiche di austerità si fondono su superstizioni economiche che di fatto stanno distruggendo la ricchezza e il lavoro.

Primavera Economica dà voce e spazio ai protagonisti di quel progetto: gli economisti eterodossi italiani, le associazioni di categoria, le banche di credito cooperativo operanti in Lombardia.

Il film è realizzato da ReteMMT e PolarTv

 




Nozze civili, la nuova frontiera dei fioristi

b-polsoIl tempo dei matrimoni è ormai alle porte. Anche quest’anno la moda lancia nuovi spunti e provocazioni per il giorno del sì. Per illustrare le nuove tendenze in fatto di bouquet e decorazioni per le spose il Gruppo Fioristi Ascom propone due incontri di aggiornamento gratuiti.

Lunedì 30 marzo dalle 20 alle 23 si terrà “La sposa 1° parte” e, due settimane dopo, lunedì 13 aprile, sempre dalle 20 alle 23, seguirà “La sposa 2° parte”.

Al centro delle serate ci saranno ovviamente i bouquet, ma verranno eseguiti anche centri tavola, idee per l’acconciatura della sposa e alcune idee originali ed eleganti per il bouquet da polso, indossati come braccialetti, la moda lanciata dal nuovo anno molto amata dalle più giovani, risposta femminile ai gemelli di sposi e testimoni.

Un’attenzione particolare verrà data alle proposte per le cerimonie civili, che negli ultimi anni sono cresciute in modo esponenziale tanto da attestarsi attorno al 65% delle cerimonie complessive.

“Oggi sono sempre più frequenti le richieste, da parte delle future spose, di realizzare un bouquet originale e personalizzato per il proprio matrimonio – dice il presidente del Gruppo Fioristi Adriano Vacchelligli incontri proporranno strutture e tecniche di realizzazione particolari, per realizzare proposte nuove e originali, che ciascun fiorista potrà fare sue o reinterpretare a sua volta. Vogliamo dare spunti ma anche provocazioni, gli incontri vogliono essere anche un momento di confronto e di scambio”.

In tema di bouquet da sposa tra le tendenze del 2015 ci sono il ‘monofiore’ (rosmelia), un bouquet composto da un solo fiore molto grande sorretto da un lungo gambo, e l’originale e moderno ‘bouquet a borsetta’, realizzabile sia solo con i fiori che aggiungendo altri accessori ricercati e magici come le perle e i cristalli.

Per quanto riguarda i colori, “le tonalità chiare rimangono garanzia di eleganza” assicura Vacchelli. Scemata la passione per i lilla che ha imperversato gli anni passati, per le cerimonie del 2015 la faranno da padrona il bianco, in tutte le sue declinazioni, il cipria e il salmone, seguiti dai sempreverdi ecrù e giallo.

Le serate saranno dimostrative ma i partecipanti, se lo desiderano, potranno lavorare componendo a tema e portando il materiale necessario per la realizzazione da casa.

I seminari si svolgeranno alla sala riunioni della Scuola formazione Ascom-Accademia del Gusto di Osio Sotto, Piazzetta Don Gandossi 1, angolo via Levate.

Per informazioni e iscrizioni: Emiliano Amadei tel. 035 530112  oppure Sabrina Ferri – segreteria Gruppo Fioristi Ascom tel. 0363.382995.

 

 




Patelli: «Il rent to buy? Una soluzione per gli immobili da ristrutturare»

Abitazioni_di_Ridolfi_(Roma_2010)Il mercato immobiliare sembra aver riservato un’accoglienza tiepida alla nuova formula contrattuale dell’affitto a riscatto. «Il rent to buy è una formula di vendita che stenta a prendere piede- commenta Luciano Patelli, presidente provinciale Fimaa, la Federazione Italiana Mediatori e Agenti d’Affari che ha promosso il convegno dedicato all’affitto a riscatto-. I principali ostacoli sono rappresentati dalla tassazione molto elevata e dalle incognite sull’acquisto futuro, unitamente alla preoccupazione, specialmente per immobili nuovi, per eventuali danni che potrebbero essere arrecati all’abitazione. Insomma, come formula contrattuale nata per dare slancio al mercato, lascia più che una perplessità». Diverso il caso di immobili che hanno bisogno di ristrutturazione: «Il rent to buy può essere una formula da adottare per tutti quegli immobili che necessitano di restyling o per cui il proprietario non avverte l’urgenza di vendere. In questo caso il vantaggio principale per chi vende è rappresentato dalla possibilità di fissare oggi il prezzo dell’immobile  per un futuro potenziale acquisto e di avere così un ruolo negoziale e non passivo nella compravendita. Il potenziale acquirente può dimostrare negli anni la propria solvibilità e godere di maggior fiducia in prospettiva presso gli istituti di credito, oltre che valutare con ponderazione la scelta di abitazione compiuta».

patelliLa nuova formula contrattuale dell’affitto a riscatto arriva però in un momento in cui, con valori ribassati di mercato, compravendite e mutui sono in ripresa: «La domanda di prima casa nonostante la crisi è sempre rimasta elevata, ma le difficoltà di accedere ai mutui erano davvero consistenti. Oggi, con valori ribassati fino al 30-35 per cento rispetto anche solo a sette anni fa, quasi tutti possono tornare a considerare con favore l’ipotesi dell’investimento immobiliare, avendo accesso senza troppi problemi a mutui.

Il riequilibrio dei prezzi è basato sul reale potere d’acquisto. In questo senso, il rent to buy arriva con un certo ritardo: nei momenti di forte stretta al credito poteva supportare la vendita, dopo un primo importante test di fiducia, con canoni onorati in modo puntuale». L’applicazione del rent to buy è interessante in ambito commerciale: «I danni che un capannone può subire non sono certo paragonabili a quelli di un’abitazione. Si può valutare questa nuova opzione contrattuale per immobili a destinazione produttiva e commerciale che magari sono da tempo sul mercato». L’interesse per l’affitto a riscatto resta comunque elevato: «La formula attira, ma a differenza del mondo anglosassone dove è collaudata da tempo, in Italia la tassazione elevata frena l’entusiasmo iniziale. Il nostro ordinamento prevede altre formule contrattuali che dal punto di vista fiscale e giuridico risultano ad un’attenta valutazione più vantaggiose. E, alla fine continuano ad essere preferite al rent to buy».




Disoccupato e sessantenne? C’è una banca che ti cerca

disoccupato02Perdere il lavoro a dieci anni dalla pensione ha il sapore di una sentenza definitiva. E’ una storia dura, triste, che abbiamo sentito ormai troppe volte. Ingiusta, quanto molte storie personali di disoccupazione, comune all’Italia e al sud d’Europa. In Inghilterra soltanto ci sono circa un milione di persone tra i 50 e i 65 anni che sono state lasciate a casa o forzate ad accettare il prepensionamento negli ultimi tempi.

La banca Barclays e la catena di megastore del bricolage B&Q hanno aperto le loro porte a questo gruppo, lanciando un programma di assunzioni riservate esclusivamente a questa fascia di età. In entrambi i casi di tratta di un programma di apprendistato della durata di un anno, speculare a quello, molto comune per le grandi aziende inglesi, per giovani tra i 18 ai 24 anni senza qualificazioni.

B&Q non ha ancora spiegato che cosa accadrà ai neo assunti. A Barclays hanno già le idee chiare: chi verrà scelto, farà la gavetta. Questo programma infatti non garantisce un posto alla sede scintillante dell’head office di Londra, ma nelle retrovie, ovvero le piccole filiali sparse in tutto il paese. Le premesse sono però promettenti: oltre ad un’assunzione a tempo indeterminato e un training esteso, per chi si impegna e dimostra di avere le giuste qualità, unite al desiderio di apprendere, le possibilità di crescere e progredire sono infinite.

Conosciamo bene la storia di chi inizia a lavorare in una filiale come fattorino, e finisce la carriera a dirigere la banca. Nella mia vita ho incontrato una sola persona a cui è andata così. Se fosse ancora vivo avrebbe 105 anni. Per chi è nato dagli anni ‘70 in avanti, è difficile credere alla favola del self made man, quando invece le storie di raccomandazioni e di strade spianate – per pochi fortunati – sono davanti ai nostri occhi quotidianamente.

Il commento dei giornali a questa iniziativa non si è fatto attendere. Hanno infatti puntato il dito contro Barclays, che da alcuni anni a questa parte gode di scarsa fiducia, accusando l’istituto di puntare su questa operazione per edulcorare la propria immagine. I vertici della banca hanno subito smentito, spiegando che la decisione di lanciare questo programma è dettata da motivi strettamente commerciali. Sostengono che gli ultracinquantenni siano una grande risorsa e abbiano qualità, come pazienza e la possibilità di ispirare fiducia, quasi impossibili da trovare in un giovane di 20 anni. Una persona di mezza età ha probabilmente un mutuo, o quantomeno è molto probabile che sappia che cosa significhi fronteggiarne la rata ogni mese. Le chance che un impiegato con qualche capello grigio abbia dimestichezza con l’economia domestica e le spese di una famiglia aiutano a renderlo più empatico nelle relazioni con i clienti della banca. La fiducia è una parola molto importante quando di parla di risparmi e denaro.

Questo schema, lanciato a febbraio, inizierà a pieno ritmo dopo l’estate del 2015. Il messaggio è chiaro: passati i cinquanta, la maggioranza della forza lavoro può non essere all’avanguardia nell’informatica, ma ha accumulato decenni di esperienza, essenziali per garantire il successo nelle relazioni con i clienti e nella risoluzione dei problemi. Velocità e tecnologie sono aspetti fondamentali del progresso, ma l’esperienza resta fondamentale.