Ubi banca, con i fondi s’è fatta chiarezza. In attesa del prossimo choc

Ubi BancaFinalmente c’è una stabile chiarezza nella governance Ubi. L’abbandono (forzato, ma accolto con solitaria sollecitudine) della formula Popolare ha dissipato i ricorrenti sospetti di autoreferenzialità rivolti alla categoria, e nella prima assemblea da società per azioni – riunione che ha visto la partecipazione di quasi metà del capitale di Ubi, un dato record se si considera la realtà dalla quale si proveniva – ha attribuito oltre il 51% del consenso, espresso in azioni, alla lista dichiaratamente di minoranza presentata dai fondi. Un segno forte e chiaro, che sgombera ogni dubbio sul fatto che la banca non è dei bresciani, né tantomeno dei bergamaschi, ma è quello che deve essere, una società per azioni, ovvero proprietà dei suoi azionisti. E paradossalmente nel passaggio da cooperativa popolare a Spa la banca è diventata ancora più public company di prima. I fondi, infatti, tanto demonizzati da chi ha motivazioni diverse dalle loro, come espressione di sconosciuti interessi “plutomassonici” (per non dire di peggio), in realtà rappresentano alcune centinaia di migliaia, tutti insieme anche milioni, di investitori, ai quali interessa che la società cresca con una logica di lungo periodo e assicuri remunerazione in maniera sostenibile, e vedono quindi male le collusioni localistiche. Che invece si può pensare non siano aliene da chi non si arrende all’evidenza, si consola con calcoli astrusi sul risultato del voto e ipotizza rivincite con appelli al campanile. E’ un’opzione certamente possibile in un’economia democratica, che però non ammette scorciatoie, ma richiede una sola condizione: acquistare le azioni ed averne una in più dei competitori. Il resto è vaniloquio.

Intanto si è creata in Ubi una situazione inedita, anche se sempre più comune tra i grandi gruppi. La lista dei fondi, che ha la maggioranza dell’assemblea di Ubi, si è accontentata di esprimere tre consiglieri di sorveglianza su 15, ed ha poi votato in maniera compatta quelli mancanti, proposti dal listone orobico-bresciano-cuneese e approvati dall’assemblea con il 99%. Curiosamente questi nove consiglieri sono stati nominati con una percentuale più che doppia rispetto al presidente Andrea Moltrasio, al vicepresidente Mario Cera e al consigliere Armando Santus, che hanno invece ottenuto quasi il 49% e sono entrati come primi candidati del listone, diventato di fatto di minoranza, secondo classificato con più del 30% dei voti. Ma al di là di questo aspetto tecnico, il significato del voto è che il Consiglio di sorveglianza, praticamente confermato in blocco, è pienamente legittimato, con un avallo del suo operato attraverso il voto dei reali proprietari dell’azienda, i fondi. Probabilmente è uno choc per chi ritiene che amicizia e appartenenza dovrebbero essere i criteri di base per la selezione e tra un mediocre compaesano e un’eccellenza “forestiera” sceglierebbe il mediocre, alla faccia di ogni criterio meritocratico.

E probabilmente a breve ne avrà un altro, quando si arriverà alla creazione di una banca unica, nella quale si fonderanno i vari istituti rete, con la speranza che questo possa spazzare via una volta per tutte quei campanilismi che ancora frenano la banca. Situazioni incomprensibili per i fondi, soprattutto se internazionali, che hanno assunto il ruolo di “cane da guardia” e per farlo nella maniera migliore non si sono presi l’incarico di gestione diretta – in fondo non è il loro compito – ma hanno fatto capire in modo inequivocabile chi è che comanda e che può intervenire quando vuole, nel caso si crei una situazione che lo richieda. La chiara distinzione tra manager legittimati e una proprietà forte è una condizione dalla quale dovrebbero avere benefici la banca e tutti gli azionisti. Saranno scontenti, ovviamente, quanti rimpiangono la Popolare con la quale sognavano o tentavano di creare una consorteria basati sui privilegi dalla familiarità. Perché la deriva demagogica era il rischio che ha reso improvvisamente superato, anche per le maggiori dimensioni degli istituti, un modello che pure ha dato negli anni ottima prova di sé, nella Bergamo come in Bpu e in Ubi, ma anche deviazioni della quale è ricca la cronaca economica e anche giudiziaria. In ogni caso è una storia superata (e lo sarà ancora di più con il bancone). Finalmente.




Ubi Banca, i fondi battono il “Listone” ma non avranno la maggioranza. Moltrasio resta presidente

La lista di minoranza dei fondi, con il 51% dei voti incassati all’assemblea di Ubi Banca, alla fiera di Bergamo, ha battuto il “Listone” presentato dal Patto tra gli azionisti storici di Bergamo, Brescia e Cuneo che ha ottenuto il 48,48% delle preferenze. Un fattore di sorpresa tra i soci, che non cambia comunque gli equilibri sulla carta. I fondi non avranno infatti la maggioranza del Consiglio di sorveglianza, ma eleggono i tre componenti presentati alla vigilia del voto (Giovanni Fiori, Paola Gannotti e Patrizia Giangualano) in qualità di rappresentanti della lista di maggioranza, mentre i primi tre rappresentanti della lista del patto (Andrea Moltrasio, Mario Cera, Armando Santus) entrano in quota nei posti riservati alla lista di minoranza. In seguito. l’assemblea ha integrato il CdS, composto da 15 componenti, con altri 9 nomi tratti dal “Listone”: si tratta di Gian Luigi Gola, Pietro Gussalli Beretta, Pierpaolo Camadini, Letizia Bellini Cavalletti, Renato Guerini, Giuseppe Lucchini, Francesca Bazoli, Sergio Pivato e Alessandra Del Boca. Solo tre, quindi, i rappresentanti espressi dal territorio bergamasco: Moltrasio, che si conferma presidente del CdS, Guerini e Santus.

Ubi bancaPrima del voto, Aldo Poli, rappresentante del Patto di sindacato azionisti di Ubi, ha auspicato che il CdS confermi Franco Polotti e Victor Massiah, rispettivamente presidente e ad del consiglio di gestione, in quanto «hanno ben guidato la banca in un periodo non facile, il che rappresenta una garanzia fondamentale per il futuro». Il presidente del CdS Moltrasio, ha invece aperto alla possibilità di un’aggregazione bancaria ma a determinate condizioni. «La cosa più importante – ha sottolineato parlando ai soci – è che si abbia chiaro che tipo di banca e di missione si vogliono realizzare. Ad ogni modo, dobbiamo avere ben presente i principi della nostra governance e il fatto che siamo una banca che vuole rimanere solida». Quanto alla banca unica a cui si sta pensando e che comporterebbe l’integrazione delle sette banche territoriali di Ubi Banca, “i risparmi fiscali e organizzativi – ha aggiunto Moltrasio – sarebbero significativi ma per ora non evidenziamo i numeri.  Il vero tema – ha aggiunto il presidente – è coniugare la necessità di una razionalizzazione con il superamento di questo modello senza rinunciare ai marchi storici, che significa anche vicinanza delle banche ai territori, alle famiglie e alle imprese. Su questo bisognerà lavorare, non c’è niente di scontato».

Nel corso dell’assemblea, la prima dopo la trasformazione dell’istituto in spa (presente il 46,85% del capitale, in rappresentanza di 3.027 soci, dei quali circa 1.500 intervenuti) il consigliere delegato Massiah ha paragonato la situazione in cui si trova la banca a quella in cui si era trovato Dick Fosbury quando, negli anni Sessanta, aveva inventato il salto con la schiena. «Di fronte alla necessità di superare un ostacolo – ha detto Massiah – c’é chi ha pensato di cambiare: assomiglia al nostro sistema oggi, dove la ripresa è faticosa, i tassi sono negativi e il peso del costo del credito problematico è elevato». Tuttavia, «la nostra solidità non è in discussione: non a caso leggiamo sui giornali ipotesi di nostri coinvolgimenti in risoluzioni di problemi di altri attori bancari ma quello che ci interessa è – afferma ancora il consigliere delegato – lavorare sulla nostra redditività, senza prendere scorciatoie pericolose: la disciplina di bilancio è fondamentale e non rinunceremo alle logiche di sostenibilità nel medio-lungo periodo che ci hanno sempre contraddistinto». Poi Massiah ha chiarito che sul piano fusioni bancarie non c’è nessun dossier aperto, precisando inoltre che una buona fusione deve avere comunque chiarezza assoluta sulla creazione di valore e sulla governance. L’ad ha quindi aggiunto che in vista della presentazione del nuovo piano industriale, entro il primo semestre dell’anno, verranno verificate “la fattibilità dei miglioramenti economici e gestionali derivanti dalla soluzione banca unica. Sperimenteremo modelli distributivi utilizzando le miglior soluzioni presenti oggi sul mercato”.




Imprese innovative, Bergamo terza in Lombardia

Dal birrificio artigianale alla società che ha sviluppato app dedicate alle esigenze delle moderne donne multitasking, dalla realtà aumentata applicata ai beni culturali alla piattaforma per la vendita online dei prodotti agricoli a km zero. E poi la tecnologia nel campo dell’assistenza alle malattie neurodegenerative e respiratorie, la testata online dedicata ai temi della finanza e del crowdfunding, la piattaforma per lo scambio dell’usato griffato e il progetto di supporto logistico ad una campagna olimpica trasformatosi col tempo in ricerca e promozione della sostenibilità ambientale. Sono alcune delle 1.139 imprese, tra start up e pmi, che operano nel campo dell’innovazione tecnologica in Lombardia e pesano il 22% sul totale italiano di 5.163. Milano è la provincia più innovativa con 764 imprese, pari al 67% regionale e al 15% italiano. La seguono a livello regionale Brescia (98 imprese innovative, 8,6% lombardo), Bergamo (84, 7,4%), Monza e Brianza (38) e Pavia (32) e in Italia Roma (8,5%), Torino (5%), Napoli e Bologna. E’ quanto emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati registro imprese al 25 gennaio 2016.

 




Ecco chi è il presidente designato

Vincenzo Boccia
Vincenzo Boccia

Vincenzo Boccia è stato designato presidente di Confindustria. Per l’elezione definitiva si dovrà attendere il voto dell’assemblea privata il prossimo 25 maggio. Su 198 aventi diritti al voto, e 192 votanti, l’industriale salernitano ha incassato 100 voti. Esce di scena il “rivale”, l’industriale bolognese Alberto Vacchi, che ha avuto 91 dei voti espressi dal consiglio generale di via dell’Astronomia. Una scheda bianca. Boccia, che succede a Giorgio Squinzi, vanta un forte impegno associativo. Classe 1964, nato a Salerno, è ad. dell’azienda di famiglia. E’ sposato ed ha due figlie. È laureato in Economia e Commercio ed è amministratore delegato di Arti Grafiche Boccia, azienda di famiglia che opera nel settore grafico da oltre 50 anni. La società, nata dall’intuizione del padre, Orazio Boccia, attualmente conta 160 dipendenti ed ha un fatturato di oltre 40 milioni di euro per un terzo realizzato all’estero. Ha uffici, infatti, anche in Francia, Germania, Danimarca e Libano. L’attività di Boccia in Confindustria risale agli inizi degli anni Novantacon la sua partecipazione attiva al Gruppo dei Giovani Imprenditori. Nel 2000, dopo essere stato presidente degli under 40 di Salerno e leader regionale dei Giovani della Campania, è stato scelto da Edoardo Garrone come vicepresidente nazionele dei Giovani. Un forte ruolo lo ha assunto anche nella Piccola Industria. Nel 2003 è stato eletto presidente regionale della Campania e nel 2005 vicepresidente nazionale. Nel 2009 ha assunto la carica di presidente nazionale della Piccola Industria e, di diritto, quella di vicepresidente di Confindustria. In qualità di presidente della Piccola è entrato nella Commissione di riforma presieduta da Carlo Pesenti che ha disegnato il nuovo assetto organizzativo del sistema. Successivamente è stato designato come componente del Comitato per l’Implementazione della Riforma Pesenti che ha riscritto lo statuto confederale. Dal 2003 al 2007 è stato presidente di Assafrica e Mediterraneo. Boccia ha inoltre posto grande attenzione, nella sua attività, ai temi dell’accesso al credito e della finanza a misura d’impresa. Dal 2010 è numero uno dell’Advisory Board per le Pmi presso Borsa Italiana. Attualmente ricopre, in Confindustria, la carica di consigliere delegato al credito e di presidente del Comitato tecnico Credito e Finanza di Confindustria.

 




Seminario sulle nuove regole per lavorare in Svizzera

La Camera di Commercio di Bergamo, in collaborazione con Unioncamere Lombardia, organizza il seminario su “Le nuove regole per lavorare in Svizzera: aspetti normativi, fiscali e doganali” con l’obiettivo di fornire alle imprese informazioni e consigli utili per operare in Svizzera, alla luce dell’accordo bilaterale con l’Ue e soprattutto delle recenti limitazioni introdotte dal Canton Ticino. L’incontro si terrà a Bergamo, mercoledì 13 aprile, alle 14.30, alla Sala Mosaico del Palazzo dei Contratti e delle Manifestazioni, in via Petrarca 10. La partecipazione all’iniziativa è gratuita, previa iscrizione on line nel sito camerale www.bg.camcom.gov.it da effettuarsi entro le 12  del 12 aprile prossimo.




Italcementi-Heidelberg, i sindacati: “Dal governo un silenzio assordante”

“Nonostante le continue sollecitazioni, il Ministro dello sviluppo economico Federica Guidi non ha ancora convocato le Segreterie Nazionali del sindacato di categoria.  Ricordiamo che le proposte presentate dai sindacati per il rilancio del gruppo italiano, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali, furono fatte proprie dal Ministro”. E’ quanto si legge in una nota diramata dalle segreterie nazionali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil. “Oltre a questo silenzio assordante che non fa presagire nulla di buono rispetto agli affidamenti che i sindacati avevano riposto nel Governo quale interlocutore principale del gruppo tedesco, si aggiunge anche quello di Heidelberg Cement che continua a trincerarsi dietro le regole dell’antitrust. Voci sempre più insistenti danno lo smantellamento della sede di Bergamo, del Centro Tecnico e del Centro di ricerca che a tutt’oggi occupano più di 700 dipendenti. Infatti in una riunione congiunta dei CAE Italcementi e Heidelberg, un rappresentante del gruppo tedesco ha affermato che, alla data del 31 marzo, HC deciderà i ruoli delle nuove aree geografiche, che avranno sicuramente ripercussioni negative sugli assetti organizzativi/produttivi in Italia, a partire dalla sede di Bergamo. Tale riorganizzazione – aggiungono i sindacati – potrebbe comportare sia un ridimensionamento dei siti produttivi, sia una riduzione delle attuali attività della sede di Bergamo causando una riduzione di due terzi del personale impiegato, con gravi ed evidenti ripercussioni sulla vita di centinaia di famiglie e sul tessuto sociale bergamasco. Alla luce di tutto ciò, il 1° aprile si riunirà a Roma il Coordinamento Nazionale delle RSU/RSA Italcementi che deciderà le opportune iniziative di mobilitazione da adottare che comprendono un pacchetto di 16 ore di sciopero da attuarsi in tutti i luoghi di lavoro del gruppo”.




Dal Fondo sociale europeo finanziamenti per la formazione continua

corsi_ascomw13.jpgIl 15 marzo scorso è stato pubblicato l’avviso di Formazione Continua con risorse Fse che mette a disposizione 10 milioni di euro: 5 milioni per progetti aziendali, 3 milioni per progetti interaziendali che coinvolgano almeno tre aziende e un finanziamento pubblico di almeno 25.000 euro; e 2 milioni di euro per progetti strategici regionali che coinvolgano almeno tre aziende e un finanziamento pubblico sempre di almeno 25.000 euro.

In quest’ultima categoria rientrano: progetti riferiti agli Accordi; progetti di rete, distretti e altre aggregazioni di imprese elaborati da gruppi di imprese appartenenti a uno o più Distretti del commercio; progetti elaborati sulle esigenze formative delle imprese dei Distretti dell’Attrattività; progetti aziendali ed interaziendali riferiti ai cambiamenti organizzativi e produttivi indicati nell’Avviso dedicato allo sviluppo di prodotti e servizi integrati per la valorizzazione degli attrattori turistico-culturali e naturali (Decreto n. 10496/2015); infine, progetti integrati con i Fondi Paritetici Interprofessionali.

Le domande potranno essere presentate a partire dal 12 aprile alle ore 12 fino al 14 aprile alle ore 17 per i progetti aziendali e interaziendali; e entro le ore 17 del 2 maggio 2016 per i progetti strategici regionali.

Ogni progetto aziendale, interaziendale o strategico dovrà essere accompagnato da un’Intesa sottoscritta dalla ciascuna azienda e dalle RSU/RSA (dove esistenti) oppure dalle organizzazioni sindacali che operano in sistemi di rappresentanza firmatari di CCNL.

I progetti saranno valutati sulla base della coerenza delle azioni formative con la descrizione dei fabbisogni delle aziende e gli obiettivi del progetto (massimo 50 punti); e della qualità progettuale in relazione alla chiarezza espositiva degli obiettivi e del progetto formativo (massimo 50 punti). Saranno ammesse le azioni formative che raggiungono un punteggio minimo pari a 60.




Dalla Camera di Commercio voucher per la formazione

camera di commercio - targaLe imprese non operanti nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli e con sede legale od operativa in provincia di Bergamo hanno a disposizione un fondo di 554.000 euro per realizzare interventi di formazione. L’obiettivo dell’iniziativa è aumentare la competitività delle imprese attraverso il rafforzamento professionale ed occupazionale dei lavoratori.

I contributi sono riconosciuti sotto forma di voucher. I corsi possono essere svolti da titolari, soci, amministratori unici, amministratori e consiglieri delegati, coadiuvanti e collaboratori familiari, ma anche dipendenti – a tempo indeterminato o determinato, lavoratori somministrati e lavoratori a chiamata -, collaboratori coordinati e continuativi, apprendisti, stagisti e tirocinanti, entro la fine del 2016.

Le imprese interessate possono presentare domanda a uno dei soggetti attuatori accreditati, tra cui l’Ascom, utilizzando una apposita scheda di adesione disponibile sul sito della Camera di Commercio e di Bergamo Sviluppo. Le domande saranno accolte nel limite dei fondi a disposizione. Il contributo verrà riconosciuto dopo verifica da parte dell’ente camerale della frequenza di almeno il 75% del monte ore complessivo. L’impresa dovrà pagare solo l’importo corrispondente alla differenza tra il corrispettivo fatturato Iva compresa e l’importo del voucher al netto delle ritenute fiscali. Sono esclusi i corsi abilitanti o obbligatori, regolati dalla vigente normativa. Sono inoltre esclusi i corsi relativi alla formazione per l’utilizzo di software gestionali.

Gli interventi di formazione saranno realizzati con il coordinamento di Bergamo Sviluppo, a cui ci si può rivolgere per ulteriori informazioni (via S. Zilioli, 2 Bergamo, tel. 035.38.88.011).




Sacbo festeggia i 100 milioni di passeggeri con un annullo filatelico

Lunedì 21 marzo, Sacbo festeggerà con uno speciale annullo filatelico il traguardo dei 100 milioni di passeggeri transitati all’Aeroporto di Bergamo dal 1972 ad oggi. L’inizio delle operazioni avvenne il 21 marzo di 44 anni fa con il primo volo decollato alla volta di Roma Ciampino. L’avvento dei vettori low cost, a partire dal 2002, ha consentito allo scalo bergamasco di scalare la classifica degli aeroporti nazionali attestandosi stabilmente al terzo posto dopo Roma Fiumicino e Milano Malpensa, e di maturare una crescita sia in termini di movimento passeggeri, che nel 2015 ha raggiunto quota 10,4 milioni, sia sul fronte delle infrastrutture aeroportuali e di servizio, per le quali la stessa SACBO ha investito, interamente con risorse proprie, 160 milioni di euro negli ultimi dieci anni. Grazie ai livelli raggiunti nel 2015, certificati da ACI Europe, Bergamo è passata nel 2016 dal gruppo 3, che comprende gli aeroporti da 5 a 10 milioni di passeggeri annui, in cui è figurato al primo posto nel 2015 per la migliore performance di categoria, al Gruppo 2 (da 10 a 25 milioni di passeggeri). ANNULLO 21 marzo 2016

“E’ motivo di soddisfazione raggiungere una quota significativa e dal valore simbolico – sottolinea Miro Radici, presidente di Sacbo – che testimonia il ruolo svolto dall’Aeroporto di Bergamo anche nei primi trent’anni di attività, un periodo che ha consentito di conservare intatte le potenzialità operative dello scalo, offrendo la possibilità di cogliere il momento favorevole per disegnare uno scenario completamente nuovo. Il pensiero va alle brillanti intuizioni e alle scelte del management di Sacbo, in primis all’allora presidente Ilario Testa che, appoggiato dagli azionisti, creò le condizioni per lo sviluppo del trasporto aereo low cost e le successive evoluzioni di mercato che, sempre sostenute da chi è stato chiamato alla guida della società di gestione, hanno favorito e affermato la funzione strategica dell’Aeroporto di Bergamo”. Sacbo ha scelto di proporre ancora una volta l’annullo filatelico, replicando quello fortunato con cui nel 2012 ha celebrato i 40 anni di attività dell’Aeroporto di Bergamo. Un bis sicuramente gradito dai collezionisti, ma destinato a raccogliere l’interesse e la curiosità delle migliaia di passeggeri e degli operatori aeroportuali presenti in aerostazione il primo giorno di primavera. La postazione del servizio di annullo filatelico di Poste Italiane sarà allestita presso i banchi check-in dell’area gruppi, accessibile a tutti, dalle 7:30 del mattino alle 20:30.




Lombardia, lo scorso anno cresciute le nuove imprese (+0,3%)

impresaweb.jpgLe imprese lombarde nate nel corso del 2015 sono 59.130, in leggera crescita rispetto all’anno precedente (+0,3%) portando il numero delle imprese registrate a fine 2015 a 953.890 con una crescita dello 0,4% rispetto al 2014; mentre quello delle imprese attive, ottenuto sottraendo le imprese che non hanno ancora iniziato l’attività e quelle sottoposte a procedure concorsuali o di liquidazione, risulta pari a 813.913, anch’esse in lieve aumento rispetto all’anno precedente (+0,2%). E’ quanto emerge dai dati dell’Annuario Statistico Regionale della Lombardia (ASR). Dopo la contrazione del tessuto imprenditoriale registrata nel biennio 2012 – 2013 e la stabilità del 2014, il 2015 vede quindi il ritorno in Lombardia di una debole fase espansiva. A livello nazionale tale inversione di tendenza non si è ancora realizzata, visto che il numero delle imprese attive registra ancora una variazione leggermente negativa (-0,1%), pur in netto miglioramento rispetto agli anni precedenti. Il 2015 conferma l’andamento territoriale della demografia imprenditoriale evidenziato negli ultimi anni e caratterizzato da una crescente forza attrattiva esercitata dal capoluogo: Milano registra infatti un significativo incremento delle imprese attive (+1,6%) e tra le altre province solo Monza-Brianza mostra un segno leggermente positivo (+0,3%); la crescita in questi due territori è spiegata dagli elevati livelli di natalità d’impresa, ai quali per Milano si aggiunge un tasso di mortalità tra i più bassi.