Prima Guerra mondiale, gli errori e gli equivoci

Trincea_alpina“Nel contesto delle celebrazioni per il centenario dell’entrata in guerra dell’Italia, nel 1915, i calendari delle manifestazioni, così come gli scaffali delle librerie, si stanno riempiendo di date e di titoli: si tratta, indubbiamente, di una grande occasione di studio e di riflessione sul primo conflitto mondiale, ma, purtroppo, si tratta anche di una formidabile ribalta per storici dell’ultima ora ed avventizi assortiti, che cercano di appendere il proprio cappello al chiodo della ricorrenza storica. Questo, oltre ad ingenerare un certo fastidio negli addetti ai lavori, rischia di creare negli appassionati e nel pubblico una specie di assuefazione, il cui portato peggiore sarebbe la tendenza a considerare sullo stesso piano tutti gli interventi e tutti i contributi. Manca, per dire in breve, un’organizzazione degli studi: è assente o latitante un’analisi sistematica e settoriale della prima guerra mondiale. Per questo motivo, l’associazione Alle Radici della Comunità ha deciso di affrontare questo intenso quadriennio con un approccio diverso: analitico ed ordinato cronologicamente. In questo quadro si colloca l’incontro con Giuseppe Parlato e Marco Cimmino, incentrato sulle dinamiche, gli equivoci, gli errori e le forzature che condussero un’Italia fondamentalmente neutralista ed ancora in larga parte triplicista nei suoi vertici politici a quella specie di colpo di stato in minore che fu il patto di Londra, anticamera del nostro ingresso nel conflitto al fianco dell’Intesa. L’appuntamento – intitolato “Subito prima del Diluvio: Gli errori, gli equivoci, i pregiudizi che portarono allo scoppio della Grande Guerra” – è fissato per il 27 marzo, alle 20,45, nella sede dell’Associazione Torquato Tasso, in via Tasso 7, a Bergamo. Le relazioni dei due storici, , partendo dal groviglio intricatissimo della cosiddetta “crisi di luglio”, che precipitò il mondo in guerra, ruoteranno intorno alla neutralità italiana, alla questione dell’interventismo e del neutralismo e ai molteplici inganni ed equivoci che maturarono in quei giorni concitati. Temi fondamentali, ma, forse per la loro stessa complessità, spesso trascurati tanto dalla manualistica quanto dalla divulgazione storica”.




Rondò delle Valli, quell’incubo quotidiano dimenticato dalla politica

rondò valliSpettabile redazione

ho letto qualche settimana fa, sulla stampa locale, che politici e amministratori pubblici bergamaschi stanno discutendo della possibilità di realizzare o meno un’autostrada o superstrada per collegare Bergamo a Treviglio. Orbene, io abito ad Alzano Lombardo, in Val Seriana, e ogni mattina, vi assicuro, mi devo sorbire di quelle code al Rondò delle valli che non vi dico. Qualcuno dirà: ancora con questa solfa del rondò! Bè, come potete constatare dalla foto scattata giovedì scorso (e che vi allego), poco o nulla è cambiato in questi ultimi anni.

L’altra mattina, una delle tante, dall’inizio della coda, appena superata la via Martinella, all’immissione nel rondò ho impiegato 16 minuti. Senza contare l’immancabile bis, il secondo “tappo” al rondò di Campagnola, con la colonna d’auto ferma a partire dalla caserma dei carabinieri di Via delle Valli.

La durata delle code va a giornate. E’ comunque imprevedibile e pertanto devo mettere in conto, ogni mattina, una partenza anticipata per non arrivare tardi al lavoro. Speravo che il Tram delle Valli (opera davvero meritoria) e soprattutto la superstrada Seriate- Nembro- Cene e il nuovo sottopasso in direzione Val Brembana potessero dare un po’ di ossigeno agli intasamenti. Così non è stato. So che non se la passano altrettanto bene quelli che arrivano da Gorle, costretti anche loro a estenuanti code quotidiane prima di potersi immettere nel Rondò delle Valli.rondovalli 1

Ecco, alla luce di tutto ciò, mi chiedo: ma prima di mettere mano a nuove infrastrutture, che magari non servono (la Brebemi insegna), non sarebbe il caso di gettare un occhio a quel che non va sulla viabilità “storica”. Come si può far finta che questi problemi non esistano più? Qualche anno fa, se ben ricordo, la Giunta comunale di Bergamo decise di rinviare la realizzazione del sovrappasso perché non se la sentiva di affrontare l’ investimento sul rondò.

Non sarebbe allora opportuno dirottare eventuali contributi regionali, che mi pare siano previsti per la nuova arteria Bergamo-Treviglio, su interventi utili a risolvere ingorghi cronici piuttosto che spendere risorse in nuove opere che impatteranno pesantemente sul territorio con tanti dubbi sulla loro effettiva utilità?

lettera firmata




Bergamo Wine 2015, il fuori Expo orobico si presenta al Vinitaly

Bergamo WineLunedì, al Vinitaly, nello stand del Consorzio Tutela Valcalepio, verrà alzato il sipario su Bergamo Wine 2015. La kermesse che promette di mettere in scena, nel cuore della città, il meglio dell’enogastronomia italiana, sarà presentata dal presidente dell’associazione Signum, Raoul Tiraboschi, alla presenza del ministro delle Politiche Agricole e Forestali, Maurizio Martina, del Sindaco di Bergamo, Giorgio Gori e del presidente del Consorzio Tutela Valcalepio, Emanuele Medolago Albani. Ospitata tra le braccia della Domus Bergamo, nella centralissima piazza Dante, Bergamo Wine 2015 offrirà a turisti e cittadini la possibilità di scoprire gusti, culture e tradizioni, in primis del territorio bergamasco, grazie ad una selezione rappresentativa del panorama enologico delle Doc orobiche (Valcalepio e Terre del Colleoni), della Docg Moscato di Scanzo e della sua Igt Bergamasca. Domus Bergamo sarà anche palcoscenico per la presentazione al pubblico di alcune tradizioni enologiche internazionali, grazie alla collaborazione stabilita con il Concorso Enologico Internazionale “Emozioni dal Mondo Merlot e Cabernet Insieme”. Ampio spazio verrà inoltre dato al mondo enologico italiano passeggiando tra 100 vini da vitigni autoctoni in degustazione permanente.




Gori incontra il jazzista Enrico Rava

Un incontro informale durato più di mezz’ora, dai toni amichevoli e dall’atmosfera informale: il sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha ricevuto così a Palazzo Frizzoni Enrico Rava, il grande musicista e direttore artistico di Bergamo Jazz, festival inaugurato ieri in Città Alta e che oggi sbarca negli spazi della DomusBergamo e al teatro Donizetti.

L’ultimo direttore artistico di Bergamo Jazz ad essere ricevuto nelle sale del sindaco di Bergamo fu il pianista statunitense Uri Caine, che incontrò nel 2007 il primo cittadino di allora Roberto Bruni.

Durante l’incontro, al quale hanno preso parte anche l’Assessore alla Cultura del Comune di Bergamo Nadia Ghisalberti, il direttore del Teatro Donizetti Massimo Boffelli e la moglie del grande jazzista torinese, il sindaco Gori ha dimostrato tutta la sua curiosità nei confronti del Festival, ricordando di aver assistito, poco più che quindicenne, al concerto che nel 1975 Charles Mingus aveva tenuto al Palazzetto dello Sport di Bergamo. Rava ha avuto modo di ripercorrere la storia recente del Festival, di raccontare al sindaco le idee sottese all’edizione 2015 di Bergamo Jazz, ma anche di esprimere diverse idee circa il futuro e i possibili sviluppi di uno dei più antichi e importanti appuntamenti italiani con la musica jazz




Se volete saperne di più sulle 240 fontane di Bergamo ora c’è un libro

Le fontane di BergamoUn libro per avvicinare i lettori alla storia evolutiva della fruizione dell’acqua a Bergamo. Un viaggio nel tempo che parte da molto lontano, dai primi insediamenti orobi sui colli bergamaschi e che, passando tra l’avvicendarsi di popoli invasori, la creazione dei primi acquedotti e la costruzione delle prime rogge, ci conduce ai giorni nostri, mostrandoci passo dopo passo i cambiamenti ai quali il territorio è stato sottoposto.

Il libro “Le fontane di Bergamo” di Gianluca Licata, studente dell’Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo, è nato da un’idea dell’autore presentata per l’edizione 2013 della mostra concorso d’arte “Acqua stile libero” promossa dal Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca.

Il libro si divide essenzialmente in due parti. La prima offre una panoramica delle vicende e delle dinamiche che hanno generato lo stretto connubio tra acqua e sviluppo della città: dai primi insediamenti degli Orobi agli acquedotti romani, dalle fontane medievali e rinascimentali alle epidemie ottocentesche derivate dalla scarsità di acqua corrente, per arrivare infine ai nuovi acquedotti costruiti nel Novecento.

La seconda parte del volume, invece, completa il lavoro di ricerca storica attraverso un catalogo schematico di tutte le 240 fontane e vedovelle dislocate sul territorio cittadino. Vere bellezze monumentali e patrimoni architettonici, individuabili dal lettore grazie a una mappa che consente la riscoperta dell’elemento acqua a Bergamo.

Protagonista indiscussa del libro è dunque l’acqua, elemento essenziale che da millenni condiziona la nascita degli insediamenti umani e il loro sviluppo. Non fa eccezione la città di Bergamo che, sebbene priva di un fiume vero e proprio, è da sempre legata a questa importante risorsa attraverso uno stretto rapporto. E non è un caso che il libro sia stato presentato proprio oggi, due giorni prima della “Giornata mondiale dell’acqua” in programma domenica 22 marzo.

«Il Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca – ha dichiarato il presidente del Consorzio, Franco Gatti – ha sempre considerato fondamentale avviare le persone alla conoscenza del lavoro svolto dall’ente in materia di tutela del territorio, adeguamento delle strutture alle esigenze in continua evoluzione, salvaguardia delle opere e prevenzione futura. E’ nostra ferma convinzione che la conoscenza non possa prescindere dalle attività svolte dall’anno di istituzione del nostro ente ad oggi ed è altrettanto ferma la convinzione che non possa prescindere nemmeno dalla sua storia. Ecco il motivo che ci ha spinto a patrocinare l’uscita del presente volume – ha concluso il presidente -. Un libro che delinea un percorso dai tempi dei primi insediamenti sul territorio fino ai giorni attuali in termini di fruizione dell’acqua, individuando i momenti fondamentali che hanno donato a Bergamo il volto attuale».

«Il libro “Le fontane di Bergamo” – ha dichiarato l’autore Gianluca Licata – è dedicato alla città, alle sue strade, ai suoi parchi, alle grandi piazze e ai vicoli nascosti, ai suoi mattoni e alle foglie degli alberi, alle colline, alle pianure, ai luoghi che la rendono unica. Ma è dedicato soprattutto alle persone che hanno costruito la città di Bergamo, a tutti i protagonisti della storia che l’hanno rispettata e a tutti i coloro che l’hanno saputa valorizzare».

L’assessore Zenoni del Comune di Bergamo, con cui il Consorzio collabora e si confronta continuamente, ha dichiarato: «Ho seguito di persona le fasi di realizzazione di quest’opera e devo dire che si tratta di un lavoro molto ben strutturato e di grande utilità. La metodologia adottata nella catalogazione delle fontane di Bergamo è stata particolarmente efficace e la stessa metodologia potrà essere utilizzata in futuro dallo stesso Comune di Bergamo nell’ambito del proprio operato. Le fontane e le vedovelle sono uno spaccato di vita vissuta che attraverso questo libro vengono ampiamente valorizzate. Contiamo presto – ha concluso l’assessore – di organizzare anche una mostra dedicate a quest’opera».

 




Movida nel Borgo. Gli esercenti: «Con la repressione non si risolvono i problemi»

Movida Borgo S caterinaLa multa ricevuta nei giorni scorsi da sei locali di Borgo Santa Caterina per non aver adottato idonee misure affinché all’uscita del locale i frequentatori turbassero la quiete pubblica, sta mandando su tutte le furie i gestori. Le sanzioni-fotocopia emesse tra l’altro allo stesso orario, allo scoccare della mezzanotte, del 27 febbraio, tolgono il sonno agli esercenti, che si sentono vittime di un vero e proprio incubo. «La polizia municipale ci sanziona senza indicare cosa dovremmo fare in più di quello che facciamo per limitare i disagi, dalla pulizia al controllo delle strade, dai cartelli per promuovere comportamenti corretti alle azioni per sensibilizzare la clientela- questo, in estrema sintesi, il comune pensiero degli esercenti, tutti ragazzi di poco più di vent’anni-. Spiace sentire i soliti slogan per favorire l’imprenditorialità giovanile, quando in realtà sembra che ci si mettano solo i bastoni tra le ruote». Luca Rebuzzi, dal 2009 gestore del Reef Cafè di Borgo Santa Caterina, a soli 29 anni è il più “vecchio” dei gestori dei locali serali nella via. «In quattro anni ho sempre cercato un dialogo con l’amministrazione. Per sei mesi l’ anno scorso abbiamo limitato gli orari, chiudendo in settimana all’1.30 anche se la legge ci consentirebbe di tenere aperto anche tutta la notte.  Abbiamo investito nei servizi per la sicurezza della via, pagando buttafuori, utilizzando bicchieri di plastica e mettendo in campo azioni di sensibilizzazione rivolte alla clientela. E questa è la risposta dell’attuale amministrazione, che cerchiamo di incontrare senza esito da diversi mesi«  Limiti e sanzioni pesano sulle tasche degli esercenti: «Tra mancati incassi legati a coprifuoco ed altre limitazioni, costo del buttafuori (che da solo incide 10 mila euro l’anno) e sanzioni ho perso, conti alla mano freschi di controllo contabile, 50 mila euro.

luca rebuzziNessuno mi rida’ indietro questi soldi nonostante io rispetti la legge e le normative vigenti. È’ stato trovato in questi anni il compromesso dell’orario di apertura fino alle due di notte e, oltre all’auto limitazione dell’orario, da parte nostra c’è sempre stato il massimo impegno per evitare che certe situazioni degenerassero. E ora, su invito del vicesindaco Sergio Gandi, dobbiamo anche considerare le spese per gli avvocati, dato che ci ha invitato a fare ricorso tramite legali». La risposta dell’amministrazione è andata di traverso ai gestori: «Speravamo di instaurare un dialogo come fatto con la precedente amministrazione, ma se questa è la risposta e non ci sono alternative a repressione e sanzioni, sembra che non ci siano altre scelte se non il ricorso, ultimo baluardo di difesa delle nostre istanze. Il punto è che noi siamo i primi a non volere che il Borgo degeneri e abbiamo fatto di tutto per cercare di evitare situazioni spiacevoli, anche perché capiamo le esigenze dei residenti nella via». Una soluzione deve essere comunque trovata a breve: il 14 gennaio il Tar di Brescia fissò una scadenza di cento giorni per arrivare ad una soluzione: «Il tempo stringe. Sono già passati quasi 70 giorni e il Comune non solo non ha cercato un dialogo, ma non ha ancora risposto alle nostre richieste di incontro. Nessuno vuole uno scontro, ma è evidente che la questione vada affrontata e non rinviata».




La crisi fa crescere i pubblici esercizi in città, ma il turnover resta elevato

Caffe Culture Imagery (14th - 15th November 2011)Crescono i locali in città. Nonostante la crisi continuano ad aprire ristoranti, bar, take away, enoteche e birrerie. Negli ultimi cinque anni i dati Ascom evidenziano un balzo dell’11,3% nel settore della somministrazione di cibo e bevande, con 57 nuove attività avviate tra il 2009 e il 2014. L’anno scorso il comparto della somministrazione e ricettività- alberghi inclusi- si è chiuso con il segno più: rispetto al 2013 le attività grazie a 560 aperture il comparto è cresciuto del 3%. I negozi alimentari crescono, in controtendenza con quelli che trattano altri generi, in particolar modo abbigliamento e calzature, che hanno risentito in particolar modo del calo dei consumi.

Fusini
Oscar Fusini

Il commercio alimentare registra un + 6,85% confermandosi un settore attrattivo per nuovi imprenditori. «Dopo anni di crisi, l’alimentare attrae nuove imprese che cercano di affermarsi e di trovare nuove nicchie di specializzazione- spiega Oscar Fusini, vicedirettore Ascom-. I pasti fuori casa sono in crescita e gli esercizi cittadini moltiplicano l’offerta.  Vanno per la maggiore formule agili e veloci: il tempo delle pause stringe, il budget per i pasti si riduce, e si finisce col mangiare spesso in piedi». Dall’ hamburgeria alle tigelle, dalla polenteria alle zuppe, dal vegano al frullato vitaminico,  c’è solo l’imbarazzo della scelta: «Oltre alla diversificazione dell’offerta, uno dei fenomeni più evidenti è la concentrazione degli esercizi in particolari aree della città- continua Fusini-.  Si sta sempre più affermando l’idea di polo attrattivo, attraverso dei piccoli distretti gastronomici. Non c’è più il timore della concorrenza ma, anche sulla scorta di quanto avviene nel resto d’Europa,  maggiore è la possibilità di scelta più forte diventa il passaggio di potenziali clienti».




Turismo Bergamo, Trigona: “I licenziamenti sono l’estrema ratio”

Bergamo TurismoSituazione critica per Turismo Bergamo. L’ente di promozione, partecipato da Camera di Commercio e Provincia, entrambe al 45%, Comune di Bergamo al 9% e altri soci, tra Consorzi di area e Diocesi, è in difficoltà a causa della Provincia che, nel 2014, ha fatto arrivare nelle casse di Turismo Bergamo solo 75 mila euro dei 375 mila euro previsti dalla quota consortile.

Ciò ha indotto l’Assemblea di soci a chiedere un sacrificio ai lavoratori. Tra le ipotesi ventilate, la riduzione dello stipendio tra il 10% e il 20%. Un’ipotesi che però non ha convinto tutti i dipendenti, che hanno chiesto l’intervento dei sindacati. Il primo incontri si è svolto martedì pomeriggio nella sede dell’ Ascom e vi hanno preso parte il management di Turismo Bergamo e i rappresentanti di Cisl Fisascat. «Dopo l’incontro, stiamo valutando la possibilità della cassa integrazione – spiega Luigi Trigona, presidente di Turismo Bergamo -. E’ importante che l’Ente continui a lavorare ora che siamo alle soglie di Expo. Le decisioni definitive verranno prese dopo l’Esposizione Universale». «I conti devono tornare, perché c’è di mezzo la sopravvivenza dell’ente – conclude il presidente -. Abbiamo delle ipotesi di risparmi che non riguarderanno solo il personale ma che toccheranno anche altri fronti. I licenziamenti saranno la soluzione finale, l’estrema ratio».




Ferrario: “Folgorato dai quadri della Carrara”

CarraraUn film sull’Accademia Carrara, sul lavoro che ne precede e ne accompagna la riapertura del 23 aprile: nel maggio dello scorso anno Davide Ferrario, regista e scrittore cresciuto a Bergamo che da anni risiede a Torino, aveva annunciato di aver pronto un soggetto sulla celebre pinacoteca bergamasca, chiusa da quasi 7 anni per i lavori di restauro. Ora, a poche settimane dalla riapertura del più importante museo d’arte bergamasco, quel progetto ha preso corpo, divenendo un film vero e proprio.

Il film, realizzato con il supporto del Comune di Bergamo e dell’Accademia Carrara, è prodotto da Rossofuoco in associazione con Innowatio, azienda che opera a Bergamo nel campo del risparmio energetico, e Lab80 Film; sarà distribuito da Nexo Digital, azienda che ha distribuito recentemente numerosi film internazionali dedicati all’arte (tra i quali National Gallery di F. Wiseman, che ha aperto l’ultima edizione del Bergamo Film Meeting al teatro Sociale).

Eloquente il titolo: Every picture tells a story, ogni immagine racconta una storia. Partendo dal silenzio, dal vuoto del cantiere in restauro, Ferrario e la sua troupe hanno seguito il lavoro di “ricostruzione” della Carrara, entrando nei magazzini, nel caveau, riscoprendo i colori delle opere nel loro deposito temporaneo per poi seguirle nelle sale rinnovate fino al loro allestimento. Un lavoro emozionante, in grado di esprimere non solo il lavoro di ridefinizione degli spazi della Carrara, ma anche l’emozione della riscoperta dei capolavori che rendono la pinacoteca bergamasca una delle più interessanti e importanti in Italia, vero patrimonio della città di Bergamo.

“La Carrara è la perfetta metafora del carattere locale – spiega il regista Davide Ferrario -. Io che a Bergamo ho passato i primi quarant’anni della mia vita ho reagito nel modo più naturale per un regista: decidendo di farne un film. Finiremo le riprese non prima di giugno, contando in autunno di avere il film. In questo momento stiamo seguendo il paziente lavoro di allestimento delle sale. Ci sono quadri che ho studiato per mesi in fotografia e quando sono stati appesi mi hanno folgorato come se li vedessi per la prima volta. A riprova che non si può credere di conoscere la pittura solo perché la si è vista sui libri.”

“La Pinacoteca Carrara è un gioiello che la città ha tenuto a lungo chiuso nel suo scrigno – sottolinea il sindaco di Bergamo Giorgio Gori – e che ora è venuto il momento di mostrare al mondo. Per questo ho sposato dal primo momento il progetto di Davide Ferrario. Un grande regista mette il suo talento al servizio della città, raccontando la riapertura della Pinacoteca – e le sue opere meravigliose – con un respiro internazionale, accreditato da un distributore prestigioso come Nexo. E’ la storia della rinascita dell’Accademia Carrara ma è anche, in un certo senso, la metafora di una città che solo di recente ha preso coscienza delle sue qualità e dell’opportunità di aprirsi ai visitatori italiani e stranieri. Dopo tanti anni di chiusura, Bergamo si aspetta molto dalla riapertura della Carrara. Il film di Ferrario, per il quale l’amministrazione comunale è grata ad Innowatio, ci consente di fissare questo momento straordinario e di portare lontano il suo messaggio di amore per la bellezza”.Carrara1

“Compito entusiasmante quello di raccontare un museo come l’Accademia Carrara – sostiene M. Cristina Rodeschini, responsabile Accademia Carrara e GAMeC -. Contano i suoi due secoli di vita, la qualità del patrimonio che conserva e l’idea che l’ha generata, così profondamente civile da vincere il tempo, qualsiasi difficoltà, appassionando chiunque la avvicini. Aristocratica per la sua eleganza, raffinata per le scelte dei collezionisti che l’hanno amata, riservata per la discrezione con cui sono stati compiuti gesti di grande generosità (l’ultimo è della scorsa settimana), la Carrara è una collezione di sorprese, palpitante per la misura umana che la rende unica, un tesoro di esperienze. Sono sicura che lo sguardo di Davide Ferrario riuscirà a restituire l’energia contagiosa che risiede nella prossima riapertura.”

“Il Gruppo Innowatio, – spiega l’amministratore delegato di Innowatio, Fabio Leoncini, fin dalla sua costituzione nel 2008, ha ricevuto un contributo e un sostegno fondamentale da parte del territorio bergamasco, generando un profondo senso di riconoscenza. Facciamo del nostro meglio per ricambiare la fiducia ricevuta investendo in iniziative sportive che coinvolgano i giovani, e ora anche nelle arti quali la pittura e il cinema, certi che l’educazione sportiva e la conoscenza dell’arte rappresentino un’imprescindibile condizione per costruire un futuro migliore.”

 




Processo al tifo violento, dietro al Bocia una città “complice”

Pezzotta Bocia
Claudio Galimerti (Il “Bocia”) con il suo legale, l’avvocato Andrea Pezzotta

Titoli e foto sono tutti per lui, il Bocia, il leader indiscusso degli ultrà dell’Atalanta. Normale, visto che è il principale imputato del maxiprocesso al tifo violento che lo vede alla sbarra con altri 142 tifosi (bergamaschi e 56 catanesi) per i quali il pubblico ministero Carmen Pugliese ha chiesto complessivamente 165 anni di carcere. Ma sarebbe sbagliato focalizzare tutte le attenzioni su di lui. Perché le indagini prima, e gli interrogatori di imputati e testimoni in aula poi, hanno portato alla luce in tutta la sua drammatica evidenza qualcosa di molto più grave delle pur esecrabili responsabilità penali del capo. Ed è il contesto, o forse sarebbe più giusto parlare di brodo di coltura, in cui sono prosperate le gesta dei violenti da stadio. Una parte della società, incurante talvolta del ruolo istituzionale rivestito, si è resa complice moralmente. A processo sono risuonate sinistre le parole di un sindaco, usato come vedetta prima di lanciare attacchi alle forze dell’ordine, di un catechista, che ha attribuito al Bocia un carisma da discepolo, di un manager, che al leader ultrà ha attribuito doti da stratega che, in altri tempi, “avrebbero evitato all’Italia la disfatta di Caporetto”. E poi, per non farsi mancare nulla, che dire delle visite ai tifosi diffidati da parte dei giocatori dell’Atalanta e dell’allora presidente? E il messaggino telefonico di solidarietà dell’allenatore per una diffida inflitta al medesimo Bocia? E il politico che, anziché condannare senza se e senza ma le violenze, si pone come mediatore, come se gli atti di teppismo fossero una variabile indipendente ineluttabile? E’ saltato fuori di tutto, fino ad arrivare, giusto per raggiungere l’acme, a quel direttore di giornale, autoinvestitosi del ruolo di gran regista dello scacchiere politico-economico-sociale locale, che mercanteggia con il capo hooligan spazi in prima pagina e che si reca in visita, in compagnia di un servile e imbelle caporedattore, alla casa della famiglia del presidente malato per consigliarla caldamente a vendere la società in mani amiche (del suddetto direttore, naturalmente). Si capisce meglio, di fronte ad un quadro del genere, perché la mala pianta abbia potuto prosperare e dare i frutti rigogliosi che hanno regalato a Bergamo la bella nomea che tutti sappiamo. Non è una scoperta per chi invano da anni denuncia le complicità morali dei tanti che, in nome di un supposto amore per l’Atalanta, chiudono gli occhi o, peggio, danno copertura (magari sull’altare di qualche iniziativa benefica) ai teppisti. Ma grazie al processo testardamente voluto da Carmen Pugliese e dalla Questura ora la vergogna risulta ancora più evidente. Solo che servirà a poco. Perché il finale è già scritto. Pagherà, come è giusto e sacrosanto, il Bocia e con lui tutti i compagni di brigata. La responsabilità penale è personale, si dice. Ma qui ci vorrebbe, a costo di scatenare le ire dei benpensanti che griderebbero allo Stato etico, anche una responsabilità morale. E allora, le aule del Tribunale non sarebbero sufficienti ad accogliere i tanti che, a vario titolo, hanno sulla coscienza gli assalti, le risse, le aggressioni che da troppi anni infangano il nome di una città intera.