Botteghe di Treviglio, nuovi vertici e nuovo nome

logo botteghe treviglioL’Assemblea dei Soci dell’Associazione Botteghe Città di Treviglio, riunitasi martedì10 marzo, ha eletto il nuovo Consiglio di Amministrazione. I 118 soci presenti (su 171 iscritti), direttamente o attraverso delega, hanno in prima battuta deliberato a favore dell’incremento del numero dei consiglieri eleggibili – da 11 a 13 – finalizzato a garantire una migliore rappresentatività della base associativa. In questo senso, i 13 consiglieri rappresenteranno specifiche vie o gruppi di vie del centro storico e di altre zone della città in cui sono presenti attività associate.

I Consiglieri eletti sono, in ordine di preferenze ricevute: Gabriele Anghinoni (viale Oriano), Francesco Zoriaco (via Verga), Samuele Anghinoni (p.tta Matteotti e vicoli), Dario Lonati (v.le Cavour, p.zza Cameroni e v.le Oriano), Elena Ronchi (via Matteotti), Paolo Taiocchi (p.zza Garibaldi e Manara), Michelle Carta (via F.lli Galliari), Monica Castelli (via San Martino), Andrea Rabboni (via Sangalli), Matteo Testa (via De Gasperi e Zara), Paolo Genovese (via Roma), Stefano Redaelli (v.le Battisti), Debora Chiera (via Roma).

Il nuovo Consiglio, che ha immediatamente nominato Gabriele Anghinoni (del negozio Angolo Verde) presidente, Francesco Zoriaco vicepresidente e Paolo Taiocchi segretario, punterà su: rafforzamento di iniziative coordinate tra attività commerciali ed eventi che attirino a Treviglio target trasversali, rafforzamento della comunicazione sia sull’offerta di eventi che sull’offerta commerciale, dialogo e confronto con le istituzioni – in particolare nell’ambito del Distretto del Commercio – coinvolgimento continuo della base associativa, anche attraverso la creazione di gruppi di lavoro tematici e/o settoriali.

Tra le prime azioni che saranno intraprese, sarà valutata una nuova denominazione dell’Associazione, richiesta da più parti per rappresentare anche nominalmente una comunità di interessi che nel tempo si è evoluta e modificata anche nella natura delle attività aderenti: non solo negozi, ma anche pubblici esercizi, servizi alla persona, attività professionali che si rivolgono a un pubblico non dissimile.




IseoExpress, Orio più vicina ai laghi

orioIseoExpress, facile, veloce ed economico. Basta un clic per arrivare presto a destinazione. E’ attivo da lunedì il servizio di transfert che collega l’aeroporto di Orio al Serio ai laghi bergamaschi.

I turisti che sbarcano all’Aeroporto “Il Caravaggio” di Orio al Serio possono così facilmente e rapidamente raggiungere il lago d’Endine e la sponda bergamasca e bresciana del lago d’Iseo attraverso “navette a chiamata”, auto o bus a seconda del numero dei passeggeri.

L’iniziativa, in via sperimentale e attiva fino al 31 dicembre 2015, è stata resa operativa da Turismo Bergamo, ed è sostenuta da Provincia di Bergamo e Regione Lombardia.

Due le direttrici del percorso: Aeroporto BGY- Pisogne e Aeroporto BGY – Marone.

«IseoExpress è una buona opportunità per il turista che raggiunge l’aeroporto di Orio al Serio – spiega Demetrio Tomasoni, responsabile Sales & Marketing di Turismo Bergamo -. Attraverso la prima direttrice si toccano i comuni di Trescore Balneario, Endine Gaiano, Lovere e, in poco più di un’ora, si arriva a Pisogne; mentre il secondo percorso tocca Grumello del Monte, Sarnico, Paratico, Iseo e raggiunge Marone in un’ora e 10 minuti. La prenotazione del transfer può essere effettuata già al momento della scelta della struttura ricettiva tramite gli appositi siti di prenotazione on line; una volta selezionato il servizio, i turisti troveranno all’aeroporto il mezzo, un’auto o un bus di diversa capienza in ragione del numero dei posti necessari, che li porterà direttamente alle strutture ricettive prenotate. Per la promozione del servizio ci siamo già attivati per esempio sul mercato tedesco grazie alla collaborazione con la compagnia aerea Air Dolomiti».

IseoExpress è prenotabile dal sito www.iseoexpress.it e per i turisti che si fermeranno almeno una notte in una struttura ricettiva o extraricettiva il ritorno è gratuito.

Le navette sono anche occasione di promozione del territorio, in quanto a bordo delle auto e dei bus sarà messo a disposizione dei turisti un “Welcome kit” con materiale promozionale del territorio.




Clusone, «anche i negozianti devono darsi una mossa»

l'assessore al Turismo e attività produttive di Clusone Lorenzo Balduzzi (a destra) con il sindaco Olini
l’assessore al Turismo e attività produttive di Clusone Lorenzo Balduzzi (a destra) con il sindaco Olini

«Non esistono commercianti di serie B e chi lavora fuori dal centro meriterebbe la stessa attenzione degli altri. Di impegno ne abbiamo messo tanto, ma la crisi ha portato alcuni assestamenti e spostamenti verso l’esterno del centro storico dovuti anche al caro affitti». Lorenzo Balduzzi, assessore al Turismo e attività produttive di Clusone (che andrà al voto per il rinnovo dell’Amministrazione quest’anno) è un fiume in piena. Dalle sue parole trapela un misto di emozioni. La soddisfazione per il lavoro svolto in questi anni, di certo, non manca. Eppure resta un filo di rammarico per non essere riuscito a trasformare il borgo storico in un centro commerciale all’aperto. L’iniziale ambizione di creare botteghe floride e frequentate, infatti, ha ben presto ceduto il passo a una realtà disgregata e un po’ individualista dove i servizi e le attività commerciali si stanno decentrando verso la periferia. «La congiuntura economica e le difficoltà di bilancio, che sono variabili di non poco conto, hanno condizionato gli investimenti a cui ho cercato di sopperire con il dialogo e la ricerca di condivisione. Ma il percorso non è stato facile e gli scontenti non mancano», spiega Balduzzi.

Assessore, è tempo di voltare pagina e rimboccarsi le maniche, quindi?

«Non si può soddisfare tutti e le idee sostenute dal sottoscritto e dalla mia amministrazione saranno andate in contrasto con tanti altri pensieri ma, come ricordo spesso, la società, le abitudini e i ritmi di vita sono cambiati e il cassetto non si riempirà più come nei tempi passati, solamente aprendo la porta. Bisogna darsi una scossa, sotterrare l’ascia di guerra, fare sacrifici maggiori e collaborare tutti uniti. Uno per tutti, tutti per Clusone. Fisco permettendo».

Clusone con altri dieci Comuni dell’altopiano fa parte del Distretto del commercio Alta Valle Seriana. Questo progetto non ha contribuito a dare un input al commercio e al turismo?

«Sì, attraverso questo strumento promosso da Regione Lombardia abbiamo messo in campo e sostenuto iniziative importanti. Abbiamo partecipato a più bandi e permesso investimenti con contributi fino al 50% destinati a determinate opere per circa 500.000 euro. Abbiamo condiviso promozioni e progetti sostenuti anche da Promoserio per cifre altrettanto significative. Inoltre è in pista un concorso a livello di Distretto legato all’utilizzo della web app che permetterà a chi accumulerà punti presso gli aderenti di partecipare a un concorso a premi in buoni spesa di più di 2.000 euro».

Ma i giovani partecipano alla vita clusonese o preferiscono andare a divertirsi altrove?

«I ragazzi ormai si rendono indipendenti precocemente. A loro interessano eventi di tipo musicale e ludico che portano valore aggiunto, soprattutto ai pubblici esercizi».

Che tipo di iniziative sono state organizzate per tener vivo il centro di Clusone?

«Sono partite molte iniziative coordinate dall’amministrazione, dalla Turismo Pro Clusone e inizialmente dall’associazione Wiva Clusone che si sono concretizzate nell’organizzazione di movide estive con aperture protratte fino a tardi».

Insomma, nonostante le esigue risorse economiche, Clusone fa di tutto per mantenersi giovane e vivace…

«Dal 2014 l’amministrazione ha stipulato una convenzione importante con la pro loco che, a sua volta, si avvale della collaborazione di Astra e della Consulta Comunale dei Giovani. Un progetto che ha reso la scorsa estate ricca di avvenimenti, nonostante il tempo sia stato inclemente, e che è proseguita con l’istallazione delle luminarie, senza richiesta di nessun contributo al singolo commerciante, e con la Winter Night nel periodo dell’Immacolata che ha riscosso un successo notevole. La collaborazione continuerà anche nel 2015: abbiamo già organizzato il Carnevale storico, la giornata dello sbarazzo il 21 febbraio e un evento coincidente con la festa della donna».

I negozianti aderiscono volentieri alle aperture domenicali?

«Il rilancio dell’apertura della seconda domenica del mese, purtroppo, a mio avviso non ha raccolto le adesioni e la costanza necessaria per avere un risultato che non si pretendeva immediato».

Il terzo martedì del mese è un momento importante per i commercianti clusonesi…

«Sì, perché abbiamo istituito una giornata di incontro e confronto con tutti i commercianti che vogliono partecipare».

E dal punto di vista turistico, Clusone è ancora una meta turistica appetibile?

«I clienti potenzialmente interessati alla nostra piazza commerciale oggi sono le famiglie con bambini e il turista della terza età. Clusone ha retto in maniera soddisfacente e la piazza è ancora appetita, alla faccia di chi non perde tempo per sparlarsi addosso, dimenticando che i primi sostenitori della nostra città dobbiamo essere noi».

 

 

 




Albino, rivoluzione in centro. Arriva la “zona 30”

Albino Assessore Cristiano Coltura«Entro la fine dell’anno riqualificheremo il centro storico con una nuova zona 30». L’annuncio giunge dall’assessore ai Lavori pubblici e Commercio di Albino Cristiano Coltura che lunedì 9 marzo, insieme al sindaco Fabio Terzi, ha illustrato questo ambizioso progetto ai cittadini durante un’assemblea pubblica nella sala consiliare del Comune. Il restyling riguarderà le vie Mazzini, Vittorio Veneto e Sant’Anna e servirà non solo a rendere i pedoni più sicuri, ma anche a sanare situazioni di degrado che negli ultimi tempi hanno creato non pochi disagi nella zona: «Dobbiamo ridurre l’accattonaggio molesto, mettere fine alla presenza di escrementi di cani per le strade e combattere i fenomeni di sosta selvaggia che sono diventati sempre più frequenti lungo via Mazzini», spiega Coltura.

Assessore, c’è stata partecipazione dei residenti e dei commercianti all’assemblea?

«La sala consiliare ha accolto parecchi commercianti e residenti del centro storico, con una partecipazione di gran lunga superiore alle presenze che si riscontrano alle sedute dei consigli comunali. Il tema ovviamente era di particolare interesse per i cittadini e, soprattutto per coloro che risiedono o hanno un’attività nel centro storico. Dopo un breve intervento del sindaco Fabio Terzi e una mia introduzione sull’argomento, la parola è stata lasciata al pubblico che è stato da noi invitato ad esprimere opinioni, esigenze, aspettative, ma anche criticità in merito alla scelta che sta portando la nostra amministrazione ad attivare una zona 30 nel centro storico».

La precedente amministrazione aveva pedonalizzato questo tratto di strada. Voi invece avete fatto una scelta differente. Come mai questa decisione?

«Il progetto zona 30, che rappresenta uno dei punti principali del nostro programma amministrativo, si rende necessario per garantire maggiore sicurezza ai pedoni e regolamentare la sosta delle auto a seguito della riapertura al traffico di via Mazzini, avvenuta poco dopo il nostro insediamento. L’incontro ci ha fatto comprendere come molti cittadini ripongano su questo progetto le proprie speranze al fine di sistemare una volta per tutte le criticità presenti e passate: se da un lato la Ztl, istituita dalla precedente amministrazione, aveva ridotto il centro storico in un luogo triste e abbandonato, dove i pomeriggi d’inverno non invogliavano certo le persone a frequentare la via Mazzini, la poca regolamentazione della sosta avvenuta dopo la riapertura al traffico ha creato qualche malcontento. Come specificato dal sindaco, la riapertura della via Mazzini ha rappresentato il primo passo verso un cambiamento, consapevoli che l’attuale situazione comporta senza dubbio alcuni disagi, siamo oggi pronti a portare avanti un progetto risolutivo per il nostro centro storico e lo faremo con la collaborazione dei cittadini e dei commercianti, senza disattendere le aspettative di ognuno di loro».

C’è un buon clima di collaborazione, quindi…

«Gli interventi dei cittadini sono stati tutti propositivi e si è instaurato un clima di collaborazione che continuerà sicuramente anche in occasione di prossimi incontri. Ognuno ha portato le proprie testimonianze e opinioni, anche in relazione a questioni, particolarmente sentite, relative a esigenze di riqualificazione del centro storico che esulano dal progetto della zona 30».

Ovvero?

«Mi riferisco, in particolare, a situazioni di degrado denunciate da più persone, relative alla sempre più frequente presenza di escrementi di cani per le strade, alla necessità di ridurre fenomeni di accattonaggio molesto, all’opportunità di riqualificare la piazza San Giuliano o rifare il manto stradale di via Sant’Anna, oltre che combattere i fenomeni di sosta selvaggia che sono divenuti sempre più frequenti lungo via Mazzini».

Quali sono i tempi per la realizzazione della zona 30?

«Come amministrazione siamo pronti a proseguire nel progetto di zona 30 insieme ai nostri cittadini e ai nostri commercianti, in un processo condiviso. Il prossimo passo sarà la verifica delle esigenze di manovra dei titolari di accessi carrai in funzione della disposizione dei nuovi arredi urbani. Con l’aiuto della polizia locale valuteremo anche le possibilità di incrementare i posti auto esistenti per la sosta breve. Procederemo poi alla stesura del progetto vero e proprio, per cui stiamo anche valutando la possibilità di ricorrere a un concorso di idee che potrebbe portarci alla successiva realizzazione dell’intervento entro la fine dell’anno».

Per questo progetto state prendendo esempio da Bergamo?

«Ho apprezzato molto il progetto che il Comune di Bergamo vuole attuare per creare nel centro città percorsi pedonali sicuri, senza tuttavia porre particolari limitazioni al traffico. Siamo due amministrazioni di colore politico differente, ma con una ricetta comune per la riqualificazione del centro storico».




Bosio (Ascom): «Lo shopping si può incentivare con aperture coordinate»

Chi lavora ogni giorno nel borgo storico sa bene quanto sia grande la fatica quotidiana per risalire la china e riconquistare la fiducia della clientela. Anche una cittadina vivace e ricca come Clusone, d’altronde, ha subito una forte battuta d’arresto, sia sul fronte turistico che commerciale. Colpa del caro affitti che ha determinato uno spostamento delle attività dal centro alla periferia. Ma anche della minor disponibilità economica della gente che ha dovuto tagliare le spese superflue e ridurre in modo drastico la durata delle proprie vacanze. A confermare questo trend è Alessandro Bosio, presidente del Consiglio direttivo della Delegazione Ascom di Clusone che punta il dito contro la mancanza di coesione tra i negozianti: «Lo shopping si può incentivare aumentando le aperture domenicali e serali. Ma in seguito alla liberalizzazione degli orari, ogni commerciante fa da sé e questo crea confusione nella clientela. Bisogna lavorare insieme per ottimizzare il risultato finale».

C’è mancanza di collaborazione tra i commercianti, insomma?

«Nel loro piccolo i negozianti si stanno dando molto da fare, ma manca la coordinazione. In un centro commerciale c’è l’obbligo di agire tutti allo stesso modo. In un paese, invece, è più difficile. Ci sono molti bottegai “vecchio stampo” che non hanno una mente aperta alle novità. Poi ci sono quelli che hanno famiglia e quindi non aderiscono alle aperture festive per comodità».

E l’amministrazione comunale vi dà una mano?

«Il sindaco ha sempre avuto tra i suoi obiettivi la valorizzazione del commercio in centro. Il problema è che i progetti studiati a tale scopo non sono mai andati a buon fine, sia per la carenza di posti auto sia, come dicevo, per la mancanza di orari definiti sulle aperture e chiusure dei negozi».

Quali sono le principali difficoltà per un giovane che vuole aprire un’attività a Clusone?

«Ci sono per fortuna tanti giovani creativi che hanno voglia di mettersi in gioco e sono disponibili a lavorare con orari elastici. Alcuni però soccombono per colpa del caro affitti, problema che, invece, non tocca le vecchie generazioni perché hanno negozi di proprietà. Per non parlare dei costi di gestione e delle tasse che pesano tanto sui piccoli imprenditori».

Molti lamentano uno spostamento del commercio dal centro alla periferia…

«In effetti negli ultimi dieci anni il commercio si è spostato sul provinciale. In particolare nell’ultimo anno supermercati come Ld e Testmark hanno raddoppiato le loro volumetrie».

Colpa del caro affitti?

«Sì e questo non vale solo per i negozi ma anche per le case. Ho la percezione che il borgo storico sia stato abbandonato dai residenti. Ci sono tanti appartamenti vuoti, sia per i costi sia perché chi vive in centro non sa dove parcheggiare e ha bisogno di acquistare anche uno e due box. La riqualificazione di Clusone non si basa solo qualche notte bianca che poi finisce e torna tutto come prima. L’ex area del cinema Mirage all’ingresso del paese prevede la realizzazione di parcheggi interrati e lo spostamento di un market già presente sul territorio, ma non basta. Servirebbero dei nuovi silos».

E dal punto di vista della ricettività?

«Con la crisi, il turista ha accorciato i periodi di vacanza e oggi preferisce pernottare in un bed and breakfast, che ha costi più contenuti, piuttosto che in un grand hotel. Bisognerebbe puntare di più su questo nuovo tipo di accoglienza».

 




Ma qui sopravvivono botteghe artigiane e negozi storici

La bottega di Angelo BalduzziForse non sarà più la cittadina ridente che, negli anni Settanta, pullulava di turisti milanesi e si godeva i frutti di un redditizio mercato di seconde case. Eppure oggi Clusone resta un piccolo gioiello nel cuore della Valle Seriana dove le idee creative dei più giovani si mischiano all’esperienza di commercianti storici ormai alla soglia della pensione. In piazza dell’Orologio c’è qualche saracinesca abbassata di troppo, ma il gusto per la tradizione e le arti manuali non si è mai spento. Farina, uova e mattarello, il raviolificio Sanga continua a produrre la sua pasta fresca seguendo le genuine ricette di una volta. E pochi passi più in là, c’è una piccola bottega artigiana dove acquerelli, tele e vasi di terracotta regnano incontrastati. Tutte le opere provengono dall’intuizione di Angelo Balduzzi che dal 1983, in questa officina d’altri tempi denominata Allerìa, dà forma alla sua passione per l’arte. In centro, invece, a farla da padrone sono soprattutto bar, caffetterie e gelaterie, dove tra le specialità non può certo mancare la tipica crema di Clusone.

Claudio Balosetti – Artigiana Gelati

Claudio Balosetti di Artigiana GelatiClaudio Balosetti è uno dei gelatai più noti in città. Lui in tasca ha un diploma di geometra ma, a un certo punto della sua vita, ha deciso di iscriversi alla scuola per gelatiere e seguire corsi professionali tenuti da maestri come Sergio Colalucci e Donata Pancera. E così oggi i suoi progetti non sono più sulla carta, ma prendono vita dietro il bancone di Artigiana gelati, in piazza Uccelli: «Per attirare tanti clienti ho sempre puntato sulla qualità del mio prodotto. Oltre ai gelati tradizionali offro anche gelati senza glutine, senza zucchero e per intolleranti al lattosio. Anche i semifreddi e le torte hanno ingredienti naturali e di stagione, frutta biologica, non ci sono grassi idrogenati, scegliamo prodotti certificati come il latte a chilometro zero dell’agriturismo Fattoria della felicità di Onore. Inoltre riforniamo bar e ristoranti. Per fidelizzare la clientela facciamo parecchie promozioni e abbiamo anche creato una tessera punti: ogni 10 regaliamo una torta oppure un chilo di gelato».

 Sergio Rinetti – bar Paradiso 18

Paradiso 18 di Sergio RinettiPiù pessimista è invece Sergio Rinetti, titolare del bar Paradiso 18: «I centri storici sono poco vivi in questo periodo – dice -, ma non è un problema solo di Clusone. La situazione è la stessa anche a Bergamo, Milano, in Italia e in Europa in generale. La crisi la stanno subendo tutti, purtroppo non è un bel periodo. Tante aziende hanno chiuso, molti hanno perso il posto di lavoro e quindi la gente non spende più come un tempo».

 

In mezzo ai grandi marchi in franchising e qualche negozio di nuova apertura, a Clusone sopravvivono ancora cartolerie un po’ vetuste dagli scaffali impolverati e negozi di giocattoli ormai demodé in un’epoca in cui bambole di porcellana e tricicli hanno ceduto il passo a marchingegni elettronici.

Riccardo Serturini – Musica Ribelle

Riccardo Serturini, titolare dello storico negozio di dischi “Musica ribelle” di via Carpinoni, continua a reggere nonostante la crisi. Nella rivoluzione digitale degli mp3, del peer to peer e del download, Ricky, come tutti i suoi fedeli clienti lo chiamano, ha puntato sulle rarità e sulla musica live. Serturini riesce infatti a scovare tutto quello che i comuni negozi non hanno, da vecchissimi Lp in vinile ai cd di importazione, fino a biglietti per partite, teatri e concerti, magari esauriti da mesi.

Grazia Girola – Le sorelle abbigliamento

Grazia GirolaIn via San Vincenzo de Paoli, in una zona meno centrale, incontriamo infine Grazia Girola che insieme al marito gestisce Le sorelle abbigliamento. Indifferente alle più moderne strategie di marketing che spingono il commerciante a reinventarsi aprendo la propria attività anche in orari festivi, la titolare ammette: «Per me la domenica è sacra, non voglio diventare schiava del lavoro. Il mio negozio è fuori dal centro, quindi non aderisco mai alle aperture festive. Ho provato a tenere aperto ma non mi conviene perché qui non passa molta gente. Io e mio marito lavoriamo in questo negozio dal 1989. Ormai i muri sono nostri, quindi a differenza di altri commercianti, non dobbiamo fare i conti con le spese dell’affitto, altrimenti, cari come sono i prezzi degli immobili avremmo già chiuso».




Clusone, «Che errore spostare i servizi in periferia»

franca canova - presidente Botteghe di Clusone«Spostare i servizi dal centro alla periferia? Un errore». È preoccupata Franca Canova, presidente delle Botteghe di Clusone. La sua città, infatti, non è più movimentata e appetibile come un tempo. Ma la causa, a suo dire, non è imputabile soltanto alla famigerata crisi, diventata ormai il capro espiatorio di ogni disavventura commerciale: «Il borgo storico ha perso molti clienti da quando l’amministrazione ha deciso di decentrare alcuni servizi come le Poste, l’Inps, l’ospedale – spiega la presidente che, oltre a farsi portavoce delle esigenze dei suoi concittadini, è titolare della libreria Canova di via Nazzari e del B&B del Centro in piazza Martiri della Libertà –. La gente che prima veniva in centro ogni giorno per svolgere delle commissioni, oggi ha sempre meno motivi per passare. E i piccoli negozi ne risentono».

C’è sinergia tra Clusone e i paesi limitrofi che fanno parte del distretto del commercio?

«Il distretto dovrebbe creare coesione tra i paesi limitrofi, ma ho sempre avuto l’impressione che Clusone si senta più forte e indipendente rispetto a tutti gli altri. Per questo, fa fatica a collaborare con realtà più piccole. Invece, secondo me, è solo attraverso l’unione di istituzioni, commercianti e associazioni che possiamo rilanciare la nostra zona. Abbiamo un altopiano bellissimo, un centro storico stupendo e di iniziative se ne organizzano parecchie per vivacizzare il paese…».

Come giudica il lavoro dell’amministrazione comunale in fatto di turismo?

«L’amministrazione ha creduto poco nel turismo, ha investito di più nell’edilizia che nella ricettività. E ora ci troviamo con vari hotel storici, come l’Europa, che rischiano la chiusura».

Gli eventi e le manifestazioni organizzate in questi anni hanno contribuito a rendere più vivo Clusone dal punto di vista turistico e commerciale?

«Anche se organizzassimo più iniziative per attirare turisti, non avremmo abbastanza alberghi per accoglierli. I turisti, soprattutto milanesi, vengono ancora a Clusone ma non affittano più appartamenti per un mese come si faceva negli anni d’oro. Oggi si fermano due o tre giorni».

Quindi bisognerebbe rilanciare la filosofia del bed and breakfast…

«Certo, oppure stipulare contratti di affitto per case vacanze della durata di una settimana. Anch’io ho aperto un B&B a luglio 2013, il “Bed in centro”. Ho quattro camere con bagno privato e un’entrata indipendente. Grazie al passaparola e alla sua bella posizione a pochi passi dall’orologio planetario e dall’oratorio dei Disciplini, sto riscuotendo molti consensi. Tanti quest’anno sono ritornati da me».

Che aspettative ha per l’Expo?

«L’Expo è un’ottima possibilità che dovremmo sfruttare. Non siamo così vicini a Milano, però si potrebbero organizzare pacchetti turistici per spronare i visitatori a spingersi fino alla Valle Seriana».

 




Strastezzano, 4mila euro in beneficenza

consegna beneficenza strastezzanoLa seconda edizione della Strastezzano ha registrato quest’anno numeri da record. Quasi 3mila le persone che, con partenza e arrivo a Le Due Torri shopping center si sono cimentate nei tre percorsi da 7,5 (adatto anche per portatori di handicap), 12 e 17,5 km che si sono snodati tra la campagna e l’antica dimora di Villa Zanchi per proseguire poi nel parco del Kilometro Rosso. Grazie alla massiccia partecipazione all’evento gli organizzatori della manifestazione Vladimir Maffeo e Davide Licari dell’atletica Stezzano – Polisportiva Oratorio Stezzano hanno così potuto destinare in beneficenza una somma importante.Il frutto del ricavato della manifestazione è stato consegnato a tre associazioni: a Paola Gatti, rappresentante del Comitato Genitori di Stezzano, sono stati consegnati 2.000 euro; a Claudio Locatelli di Duchenne Parent Projec, lotta alla distrofia muscolare, sono stati consegnati 1.200 euro, mentre a Giannina Brambilla dell’Istituto Mario Negri di Bergamo sono stati devoluti 800 euro. La Strastezzano si è svolta sotto il patrocinio del Comune di Stezzano – Assessorato allo Sport.




Gori: “Lega e destra tra i primi a mettere in difficoltà il territorio”

Giorgio GoriIl sindaco di Bergamo, Giorgio Gori,

è intervento all’evento “Comuni fra tagli,

riforme e ripresa” promosso dall’Anci a Bergamo.

A seguire il testo integrale

 

“Di questi tempi, ammettiamolo, il governo non è particolarmente popolare tra i sindaci. Che il bonus degli 80 euro sia stato in parte finanziato a spese dei Comuni – 9,6 milioni di euro il calcolo per quelli bergamaschi – non è stato apprezzato, per usare un eufemismo. E l’opposizione – segnatamente la Lega – su questo prova a costruire una vera e propria campagna di “rivolta dei sindaci” contro il Governo Renzi. Personalmente ritengo non ne abbia alcun titolo.

Per quanto riguarda i comuni, i numeri sono infatti inequivocabili.

 

Le manovre dal 2008 in avanti valgono, cumulate, 13,8 miliardi nel 2015. Di questi, la gran parte (8,7 miliardi, pari al 62% del totale) sono ascrivibili alle manovre del governo Berlusconi sostenuto dalla Lega Nord; altri 4,1 miliardi al governo Monti; 275 milioni al governo Letta; 863 milioni al governo Renzi, che però – va detto – ha attribuito ai comuni risorse significative per l’edilizia scolastica (sotto forma di contributi e/o di allentamenti del patto) e ha rifinanziato e stabilizzato molti fondi sociali destinati agli enti locali, a partire dal fondo nazionale politiche sociali.

Non credo quindi che i nostri amici della Lega e della destra possano intestarsi una battaglia per la difesa del territorio, quando sono stati i primi che l’hanno messo in fortissima difficoltà.

E’ vero che il governo Renzi ha ridotto le risorse locali con il DL 66 e con il taglio del fondo di solidarietà della Legge di stabilità 2015, ma ha anche allentato come mai era avvenuto prima il patto di stabilità.

Il problema, semmai, è COME questo allentamento viene declinato.

Attenzione amici dell’Anci!

La riforma del Patto di stabilità sfociata nell’intesa del 19 febbraio scorso in Conferenza Stato-Città e autonomie locali introduce nuovi criteri per il calcolo del patto di stabilità, del tutto sconnessi dagli elementi di virtuosità fino ad oggi sperimentati.

Già nella versione definitiva della legge di stabilità il promesso sollievo del 70% sul patto di stabilità per i comuni è stato abbassato (con l’accordo dell’ANCI) al fine di non penalizzare i comuni che presentavano residui attivi di dubbia o nulla esigibilità in misura notevole (e questo per un comune virtuoso che non ha in bilancio residui attivi “fasulli” ha significato una penalizzazione).

Nella nuova intesa la capacità di riscuotere i crediti e le entrate con puntualità viene ridotta nel peso nella determinazione dell’obiettivo (conta per il 40%), mentre viene introdotta una correzione a favore degli enti che nel periodo 2009-2013 (o 2012, a seconda della disponibilità del dato) hanno ridotto la spesa corrente.

Ora, è chiaro a tutti che livello di spesa è collegato ai servizi a favore dei cittadini e alla capacità di finanziarli. Ridurre la spesa corrente non è dunque un criterio di merito, in assoluto. Accade così che un comune attento a riscuotere le proprie entrate e con buone capacità di fornire servizi si trovi ulteriormente penalizzato.

Per il Comune di Bergamo, questo si traduce in un peggioramento dell’obiettivo di patto da 3,5 a circa 7 milioni di euro: il doppio.

…anche qui, purtroppo, col placet dell’ANCI.

Ma andiamo avanti. Perché oggi, più che dei Comuni, vorrei che si parlasse delle Province.

Come credo tutti sappiate il quadro in questo caso è drammatico.

Le manovre dal 2008 in avanti valgono, cumulate, 5,5 miliardi nel 2015. Di questi, 2,3 miliardi (42% del totale) derivano dal governo Berlusconi; 1,7 miliardi dal governo Monti; 69 milioni dal governo Letta; 1,5 miliardi (che salgono a 2,5 miliardi nel 2016 e 3,5 miliardi nel 2017) al governo Renzi.

A fronte di questi tagli, l’ultimo, quello introdotto dall’ultima legge di Stabilità, le Province sono tutte condannate al dissesto – se non quest’anno certamente nel 2016 o l’anno successivo.

Lo dico senza giri di parole: la manovra sulle province e città metropolitane è senz’ombra di dubbio il punto più critico della Legge di stabilità 2015 e rischia di compromettere l’attuazione della riforma Delrio, con pesantissime conseguenze sui servizi essenziali rivolti ai cittadini.

C’è un problema Lombardia, in particolare.

Se in altri casi si è scelta la strada della restituzione alle Regioni di tutte le precedenti deleghe – al netto delle funzioni fondamentali fissate dalla legge -, per poi contrattare con le Regioni i nuovi affidamenti, in modo che a ciascuna delega corrisponda adeguata copertura finanziaria, in Lombardia scontiamo la melina della Giunta Maroni, che nel suo lasciare tutto “com’era” si sta assumendo la responsabilità di portare dritte al default le province lombarde.

I tagli della legge di stabilità non sono infatti conciliabili con il lasciare “tutto com’era”. E’ una scelta cinica e opportunistica, che saranno i cittadini a pagare.

Io credo che i Comuni lombardi non possano assistere a tutto questo senza farsi sentire.

Intanto perché sono loro gli azionisti dei nuovi organismi di Area Vasta. E poi perché dividere il destino di comuni e province è impossibile. I cittadini che rischiano la vita per colpa delle buche che la provincia non ripara sono i nostri cittadini, sono nostre le famiglie degli studenti disabili e nostri i lavoratori che rischiano di vedersi tagliato il trasporto pubblico per mancanza di fondi. Per fare solo qualche esempio.

Con le province ad un passo dal dissesto chi rischia di pagare un conto altissimo è il territorio, che tra tagli ai comuni e alle province, riforme delle camere di commercio e delle banche locali rischia di vedersi privato di asset e risorse fondamentali.

E’ fuori discussione che le scelte promosse dal Governo, dalla Delrio alle riforme delle istituzioni territoriali, sono figlie delle cattiva amministrazione di molti territori (non questo) e della miopia di classi dirigenti locali che troppo spesso si sono arroccate in difesa rifiutandosi di promuovere e governare a tempo debito processi seri di autoriforma. Vale per le province, così come per le camere di commercio o i piccoli comuni o le banche popolari: tutti nodi su cui stiamo pagando gli eccessi di conservatorismo del passato.

Ma l’idea di un cambiamento che indebolisce i territori non ci convince.

Se leadership nazionale e leadership locali agissero di concerto potrebbero cambiare davvero, in profondità, il nostro Paese. Temo al contrario che l’indebolimento del territorio possa in qualche misura minare il processo di riforma che a livello nazionale abbiamo ambiziosamente intrapreso.

Se tutto questo è vero, il punto è come ciascuno di noi si pone, ognuno per il suo ruolo, di fronte al dissesto quasi inevitabile dei nuovi enti di Area vasta e le relative conseguenze per i cittadini.

Io non ho la risposta, ma credo che una risposta vada rapidamente trovata, se non vogliamo che questa cosa ci caschi addosso come una slavina.

Non è più, per capirci, un problema dell’UPI: è un problema dell’ANCI, anzi, IL PROBLEMA principale che l’ANCI ha davanti a sé.

E non solo dell’ANCI. Tra gli enti locali e governo c’è il Parlamento.

La rappresentanza lombarda alla Camera può contare su quasi 50 deputati e questo potrebbe essere uno dei momenti più opportuni per far valere congiuntamente e trasversalmente il loro peso.

Sanzioni per lo sforamento del patto, personale, risorse: c’è bisogno di misure urgenti che arginino il tracollo dei bilanci delle Province.

C’è bisogno di indirizzi generali, che sottraggano ai governi regionali la discrezionalità che consente loro di applicare la nuova normativa a proprio esclusivo vantaggio.

E’ c’è bisogno di un orizzonte, che per quanto riguarda questo territorio, esattamente come quello di Brescia, non consente di immaginare la scomparsa di un livello di governance intermedio, tra la sterminata frammentazione dei nostri Comuni e gli uffici di Palazzo Lombardia.

Per me, per molti di noi, questo livello – NECESSARIO – si chiama area omogenea, a condizione che si tratti di un livello istituzionale vero, con funzioni, risorse e adeguati meccanismi di governance – con la Provincia in ogni caso investita del compito di coordinamento delle aree omogenee e delle essenziali, inevitabili, funzioni di area vasta.

L’alternativa è il caos.

Queste cose nella Delrio non ci sono, o meglio ci sono per le sole province montane, il che rende l’omissione ancora più inspiegabile e paradossale. Ma si tratta di mancanze che la politica, se vuole, può correggere.

So che non è facile, ma chiedo all’ANCI e alle nostre rappresentanze parlamentari di non dare per persa la partita, di non alzare bandiera bianca. Il fallimento delle province è una minaccia GRAVE per i comuni e per i cittadini, soprattutto per quelli lombardi.

Mi auguro che se ne prenda adeguata consapevolezza e si agisca di conseguenza.”

 

Giorgio Gori, sindaco di Bergamo




Terziario Donna, idee e progetti in vista dell’Expo

expo-milanoSi parlerà di progetti e idee per l’Expo martedì 10 marzo a Nembro. L’occasione è l’incontro promosso dal Gruppo Terziario Donna di Ascom, a partire dalle 17, alla Tenuta Piajo.

Nel corso del pomeriggio verranno illustrati i risultati dei progetti proposti nell’ambito dello sportello Ascom “Prepariamoci all’Expo”, un servizio di consulenza che ha indirizzato numerose attività verso le opportunità di Expo2015.

«La condivisione degli intenti e il fare rete – dice Stefania Pendezza, referente dello sportello – sono stati punti focali per individuare le strategie più idonee per avvicinarsi alla grande manifestazione, insieme alla promozione di nuovi modelli imprenditoriali basati su innovazione e creatività».

Questi temi saranno presentati e discussi con alcune imprenditrici di Terziario Donna di Ascom che porteranno le loro esperienze e parleranno dei progetti messi in campo per l’appuntamento mondiale: Patrizia Rota Biasetti, titolare del Panificio Rota Biasetti, interverrà sull’importanza di della valorizzazione delle reti territoriali e Maria Teresa Lodi, fondatrice di Geakoinè, società di interpretariato e comunicazione strettamente legati all’accoglienza dell’interlocutore straniero, illustrerà come l’analisi dei patrimoni culturali, con le loro usanze e tradizioni possa essere un’imprescindibile base per la migliore ospitalità atta ad accogliere il turista straniero.

L’iniziativa si svolgerà nell’ambito di ‘Food for Expo’, vetrina dedicata alle imprese dell’alimentare, promossa alla Tenuta Colle Piajo dall’azienda CI.DI.A lunedì 9 e martedì 10 marzo .

L’intento della due giorni è di far conoscere e incontrare alcune importanti aziende dell’alimentare e di promuovere uno scambio di esperienze e di idee sul cibo e l’alimentazione, in vista dell’appuntamento milanese.