Pubblico impiego, oggi lo sciopero. A Bergamo coinvolti 15mila lavoratori

Uffici stataliOggi, 7 aprile, le sigle sindacali del pubblico impiego scendono in piazza per uno sciopero regionale unitario come non si vedeva da tempo. L’occasione è il contratto nazionale, l’obiettivo poterlo contrattare e approvare. Cgil, Cisl e Uil, infatti, si ricompattano attorno al tema del contratto, presentando una piattaforma per il rinnovo per recuperare il potere d’acquisto perso in 7 anni di blocco contrattuale, ritenuto illegittimo e condannato dalla Corte Costituzionale che indebolisce il livello salariale, mortifica le professioni, penalizza le pensioni future, indebolisce la capacità di risposta dello Stato a bisogni fondamentali dei cittadini e della società, non realizza il turn over generazionale per dare un posto di lavoro ai giovani. “Quello di oggi – dice Mario Gatti, segretario generale della CISL FP di Bergamo -, sarà uno sciopero  che non vuole essere un rito scontato di rappresentanza, ma che vuole rilanciare il ruolo e la funzione del sindacato come espressione di civiltà e di partecipazione in una società che cambia, che fa emergere nuovi bisogni, che deve affrontare nuove e straordinarie sfide”. A Bergamo il panorama del lavoro pubblico comprende circa 15.000 lavoratori nel pubblico impiego, che prestano servizio in Enti Pubblici, Agenzie, Comuni, Ospedali, Cliniche, RSA, Uffici Statali e che, al di là di una campagna di discredito ben organizzata, hanno sempre garantito servizi, assistenza e risposte agli utenti dei loro sportelli. Inoltre, incroceranno le braccia anche i 2.500 lavoratori delle strutture sanitarie private.

Nonostante l’amarezza per la constatazione del fallimento per mancanza di volontà e coraggio delle politiche del Governo, “continuiamo il nostro impegno sindacale con la speranza di un concreto cambiamento – dichiara Gianmarco Brumana , Segretario generale di Fp Cgil Bergamo  -. Dal 2009, l’intervento delle leggi nelle relazioni sindacali rappresenta l’atteggiamento schizofrenico di chi dichiara di voler fermamente cambiare, ma che di fatto non cambia nulla. Noi chiediamo contratti dignitosi e, se davvero si vuol cambiare, non si possono lasciare settori e servizi pubblici all’abbandono, servono investimenti “veri” per l’innovazione, la ricerca, lo sviluppo delle competenze per rimettere in moto la più grande azienda del Paese”. Per i sindacati, dunque, il contratto è l’unica modalità per ripartire. “Nella Legge Madia – ribadisce Livio Paris di Uil Pa -, in cinquanta pagine di provvedimento, su 20.000 parole, non una è stata dedicata alla contrattazione collettiva e una sola volta si fa riferimento ai diritti di informazione e consultazione in favore delle Organizzazioni Sindacali”. In questi giorni, le sigle del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil provinciali hanno “battuto” tutto il territorio bergamasco per tastare il polso dei lavoratori: “sono state assemblee molto partecipate e attente. L’adesione allo sciopero, lo sentiamo, sarà alta”. Intanto, fervono i preparativi per la manifestazione che si terrà a Milano, davanti a Palazzo di Lombardia. Da Bergamo è prevista la partecipazione di circa 200 lavoratori, organizzati in treno e pullman, per portare la voce della protesta del nostro territorio.




Ryanair e Inps, il tribunale di Bergamo dà ragione al vettore irlandese

ryanair bergamo alta orio al serioIl Tribunale del Lavoro di Bergamo ha sentenziato oggi che il personale Ryanair operante sugli aeromobili registrati in Irlanda (definiti come “Territorio Irlandese” in ambito legale) era correttamente assunto e assicurato socialmente in Irlanda, e che il vettore ha versato correttamente in Irlanda i contributi previdenziali tra il 2006 e il 2010, sotto la legge dell’Ue. Per il Tribunale, insomma, non ci sono basi per le richieste – da parte dell’Inps – secondo cui l’equipaggio Ryanair, lavorando su aerei registrati in Irlanda e pagando correttamente i contributi in Irlanda, avrebbe dovuto pagare questi contributi in Italia. La sentenza sostiene la posizione confermata dalla Corte di Cassazione, dal Tribunale del Lavoro di Bologna e da molte altre corti nazionali in tutta Europa, che hanno sentenziato che il luogo di lavoro di un equipaggio aereo (piloti e personale di cabina) è l’aeromobile registrato su cui essi svolgono le proprie mansioni. Questa sentenza annulla la precedente sentenza da parte dell’Inps per il pagamento di 9,4 milioni di euro di contributi sociali relativi a questo periodo. Robin Kiely di Ryanair ha dichiarato che “la sentenza del Tribunale del Lavoro di Bergamo conferma ancora una volta che Ryanair rispettava pienamente la legge irlandese ed europea, e che il personale Ryanair era nel giusto nel pagare i propri contributi previdenziali in Irlanda, e non in Italia, tra il 2006 e il 2010. Ryanair è una compagnia aerea registrata in Irlanda e i nostri piloti ed equipaggi lavorano su aeromobili registrati in Irlanda, definiti come territorio irlandese secondo la regolamentazione dei lavoratori del trasporto dell’UE. In particolare diamo il benvenuto al fatto che i nostri equipaggi, che hanno già pagato i propri contributi in Irlanda, non dovranno pagare 9,4 milioni di euro di tasse doppie in Italia”.




Bergamo, 270mila lavoratori in attesa di rinnovo contrattuale

Sono circa 270 mila i lavoratori bergamaschi in attesa di rinnovo del proprio contratto di lavoro. Pubblico impiego e industria metalmeccanica rappresentano la fetta più grossa. I contratti collettivi di lavoro in attesa di rinnovo sono 46. In particolare nel pubblico impiego ci sono 15 contratti scaduti a causa del blocco della contrattazione. La quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è del 60,5% nel totale dell’economia e del 49% nel settore privato. L’attesa per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 38,1 mesi. Ne consegue che anche gli aumenti salariali segnano il passo. L’ultima ricerca dell’ISTAT segnala un aumento dello 0,1% rispetto al mese precedente e dello 0,8% nei confronti di febbraio 2015. Il mese precedente, con una crescita dello 0,7% sull’anno, l’indice aveva segnato il livello più basso mai registrato in oltre 30 anni di serie storiche, iniziate nel 1983. I settori che presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: tessili, abbigliamento e lavorazione pelli (2,5%); energia elettrica e gas, commercio (entrambi 1,9%). Si registrano variazioni nulle nei settori della metalmeccanica, delle telecomunicazioni, del credito e assicurazioni e in tutti i comparti della pubblica amministrazione. “È anche in considerazione delle difficoltà nel rinnovo dei contratti di lavoro – sostiene Giacomo Meloni, della segreteria CISL di Bergamo – che si rende necessario avviare il confronto e trovare un accordo con Confindustria al più presto sulla riforma del modello contrattuale, un modello che dia più forza alla contrattazione aziendale o territoriale che si faccia carico di redistribuire salario in relazione alla competitività aziendale, rafforzare gli interventi di welfare aziendale e territoriale, come la sanità e la previdenza integrativa, la formazione professionale e continua, rafforzare l’attrattività del territorio e, anche attraverso la costituzione di reti di impresa puntare a una contrattazione di qualità per le piccole imprese, oggi per la maggior parte esclusa. Di rilievo, pur in una fase  economica ancora complessa – conclude Meloni – è stata la contrattazione di secondo livello svolta a Bergamo dalle categorie della CISL nel 2015, i cui contenuti saranno discussi nella prossima fiera della contrattazione e che hanno visto complessivamente concludersi oltre 125 accordi, 71 dei quali nel settore industriale, 18 nel commercio e servizi, 35 nel pubblico impiego e sanità, accordi ai quali vanno aggiunti i molti che hanno riguardato le riorganizzazioni e le crisi aziendali in ogni settore compreso l’artigianato con oltre 900 accordi di cassa integrazione in deroga”.




Indennizzo per chi cessa l’attività commerciale, assistenza in Ascom

Enasco Per chi cessa definitivamente l’attività commerciale e resta in attesa della pensione, si chiuderà quest’anno la possibilità di ottenere un indennizzo pari a 502 euro mensili. Il beneficio, già previsto dal 1996 e di cui i commercianti hanno potuto usufruire fino al 31 dicembre 2011, è stato ripristinato con la legge di stabilità 2014 (legge n. 147 del 2013, comma 490).

Un atto fortemente voluto dalla Confcommercio, vista la persistente crisi del settore. La prestazione funziona come un ammortizzatore sociale, per accompagnare fino alla pensione coloro che lasciano definitivamente l’attività.

L’opportunità è stata nuovamente prevista fino al 31 dicembre 2016 e le istanze possono presentarsi fino al 31 gennaio 2017. Non è assistenza a carico dello Stato, ma autogestione. La concessione dell’indennizzo viene finanziata – fino al 31 dicembre 2018 – con la maggiorazione dello 0,09% dell’aliquota contributiva prevista per i commercianti in attività iscritti all’Inps.

Destinatari

Sono tutti coloro che esercitano, titolari o collaboratori, l’attività commerciale al minuto in sede fissa o ambulante, i gestori di bar e ristoranti, gli agenti e rappresentanti di commercio.

Requisiti e condizioni

È necessario che gli interessati che hanno cessato o cesseranno l’attività entro il 31 dicembre 2016, abbiano più di 62 anni di età, se uomini, o più di 57 anni, se donne, e vantino un’iscrizione al momento della cessazione dell’attività per almeno 5 anni, in qualità di titolari o collaboratori, nella gestione degli esercenti attività commerciali istituita presso l’Inps.

Sono necessari inoltre:

  • la cessazione definitiva dell’attività;
  • la riconsegna dell’autorizzazione per l’attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande (nel caso in cui quest’ultima sia esercitata con l’attività di commercio al minuto);
  • la cancellazione del titolare dell’attività dal Registro delle Imprese;
  • la cancellazione del titolare dal Registro degli Esercenti il Commercio per l’attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande;
  • la cancellazione dal ruolo provinciale degli Agenti e Rappresentanti di Commercio.
Incompatibilità del beneficio

L’indennizzo è incompatibile con attività di lavoro autonomo o subordinato e la corresponsione del beneficio termina dal primo giorno del mese successivo a quello in cui sia stata ripresa l’attività lavorativa, dipendente o autonoma. Il beneficiario deve comunicare all’Inps la ripresa dell’attività entro 30 giorni dal suo verificarsi. A sua volta l’Inps deve effettuare i controlli sul rispetto della norma.

Misura, durata e modalità di erogazione

L’indennizzo compete dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda e fino al momento in cui si potrà percepire la pensione di vecchiaia. Ciò significa che, rispetto al passato, l’indennizzo avrà una durata superiore ai tre anni, visto che l’assegno viene erogato fino al momento di compimento della nuova età pensionabile, adeguata agli incrementi della speranza di vita (vedi riquadro).

L’importo – pari quest’anno a 502 euro mensili – è identico al trattamento minimo di pensione concesso dall’Inps ai commercianti iscritti alla gestione.

L’Istituto ritiene che la titolarità di un trattamento pensionistico non impedisca la concessione dell’indennizzo. In una situazione del genere potrebbero trovarsi i titolari di assegno di invalidità, di pensione di anzianità, nonché le vedove ed i vedovi che hanno una rendita di reversibilità.

Per ottenere la prestazione occorre inoltrare all’Inps un’apposita domanda. I periodi in cui viene riscosso l’assegno si considerano come lavorati ai fini della pensione. Attenzione però: la contribuzione figurativa si somma a quella di lavoro solo per raggiungere il diritto, in quanto lo scopo della prestazione è di evitare che il commerciante con pochi versamenti possa restare senza reddito e pensione.

La domanda, per “nuovi” e “vecchi” commercianti

La legge di stabilità 2014 non ha solo riattivato l’incentivo per chi matura i requisiti e le condizioni dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2016; ha pure riaperto i termini per le “vecchie” chiusure, ossia per quelle avvenute entro il 31 dicembre 2011 da parte di coloro che hanno maturato i requisiti tra il 1° gennaio 2009 al 31 dicembre 2011.

Pertanto, attualmente può presentare domanda di indennizzo:

  • chi matura i requisiti entro il 31 dicembre 2016;
  • chi, pur avendo maturato i requisiti nel periodo dal 1° gennaio 2009 al 31 dicembre 2011, non aveva presentato domanda o gli era stata rigettata perché presentata oltre il termine ultimo (era fissato al 31 gennaio 2012).

L’Inps ha precisato che, in ogni caso (ai “nuovi” e/o ai “vecchi”), la decorrenza dell’indennizzo non può essere antecedente al 1° febbraio 2014, primo giorno del mese successivo all’entrata in vigore della legge e, comunque, l’indennizzo viene concesso dal 1° giorno del mese successivo alla presentazione della domanda.

Gli uffici del Patronato 50&Più Enasco di Bergamo sono a disposizione per la verifica dei requisiti, la predisposizione della domanda e all’inoltro all’Inps. Via Borgo Palazzo, 133 – tel. 035 4120302




Le immagini della festa

Non sono mancati i ricordi e gli aneddoti alla piccola festa con la quale l’Ascom di Bergamo ha salutato Francesco Cortinovis, funzionario dell’associazione che dopo 31 anni di servizio ha raggiunto il traguardo della pensione. I nuovi spazi della sede di via Borgo Palazzo 137 hanno fatto da bella cornice all’incontro che ha visto la presenza del direttore Oscar Fusini, di Diego Pedrali in rappresentanza del Consiglio direttivo dell’Ascom e dell’ex direttore Luigi Trigona, definito da Cortinovis – affezionato alle citazioni letterarie – “il mio Virgilio” in quella che è stata la sua svolta professionale all’età di 35 anni.

Nato a Clanezzo nel 1949, Cortinovis si è occupato, in particolare, del commercio al dettaglio alimentare ed ha curato il collegamento con le associazioni presenti nei comuni della provincia, oltre a essere consulente dell’area tecnica amministrativa della sede e delle delegazioni di Albino e di Clusone.

Lascerà l’incarico a fine mese, ma continuerà ad essere il responsabile fiscale del Caf In Ascom e il segretario nella Pia Unione San Lucio, sodalizio che dal 1938 promuove momenti di solidarietà, di spiritualità e di svago tra i dettaglianti alimentari della Bergamasca.

Dirigenti e colleghi gli hanno tributato la propria stima professionale e un allegro brindisi.




Una bergamasca a Londra / Lavoriamo troppo? Forse sì, ma rendersi indispensabili è decisivo

Lavoro Working Hard .Dopo dieci anni o poco più di lavoro capisco mio padre e le sue lunghe ore trascorse in ufficio. Rare le occasioni in cui arrivava a casa prima delle 8.30 di sera. Adesso è il mio turno, con la differenza che le mie giornate finiscono ancor più tardi e il lavoro inizia quando bevo il primo caffè e controllo le mail arrivate durante la notte dall’Australia, Singapore o qualche altra parte dell’America. Lavoriamo tanto, troppo? Credo di no. Siamo sempre collegati? Sì. Ci piace? Direi di sì. Da poco più di un anno lavoro per un’azienda americana, dove mi confronto con colleghi stacanovisti e colleghe che prendono tre mesi di maternità, tra prima e dopo l’arrivo del bebè. Come loro, un terzo degli americani laureati lavora almeno 50 ore la settimana, e professionisti di élite, come gli avvocati d’ affari, ne lavorano 70 in media, con solo tre settimane di vacanze l’anno. Insomma, gli piace lavorare. Le statistiche su Cina e Giappone fanno tremare. I colleghi giapponesi e coreani sono spesso in ufficio alle 2-3 di notte. Cenano a casa, e poi tornano in ufficio. Si sta realizzando l’opposto di quanto aveva teorizzato poco meno di cento anni fa l’economista inglese John Maynard Keynes, che negli anni ’30 pensava che la società occidentale sarebbe stata così ricca da permettersi di lavorare solo 15 ore alla settimana. Certo, lo diceva in un momento storico in cui c’erano tutti gli indizi per pensarla così: le ore degli operai in fabbrica erano 60 alla settimana all’inizio del secolo, scese a 40 all’inizio degli anni ’50. Non era quindi strano pensare che, a breve, le proporzioni tra tempo libero e lavoro si sarebbero scambiate.

Questa tendenza ha continuato il suo corso negli anni ’60, per poi avere una brusca battuta d’arresto nei ’70 quando, con l’introduzione di tecnologie e macchinari, il contributo dei colletti blu non è più indispensabile come qualche anno prima.  I lavoratori, specialmente operai, si ritrovano a dover accettare salari più bassi, mentre i dirigenti si concentrano sul taglio dei costi. Il sogno delle 15 ore settimanali di Keynes svanisce, e si capovolge: oggi siamo sempre collegati, non siamo mai “out of the office”, nemmeno su un isola in mezzo all’oceano. Basta avere Iphone o BlackBerry, un caricatore e possibilmente una connessione wi-fi. La tecnologia, che tanto amo e da cui tanto dipendo, ha reso l’intero mercato del lavoro più competitivo. Un tempo la vita era quello che accadeva al di fuori del lavoro, mentre oggi è quello che accade sia tra le mura dell’ufficio e tutte le attività che vi ruotano intorno. Il senso di gratificazione viene da quello che facciamo, che sia disegnare e fabbricare un abito, scrivere un articolo, lanciare un app, o chiudere un affare. Il lavoro è come una nuvola, con dei confini non ben definiti, dove inevitabilmente ci capita di mescolare vita privata e professionale, esponendoci così a persone e idee interessanti. Costruire una carriera oggi significa diventare indispensabili. Esseri indispensabili significa immergersi nel proprio lavoro, nel proprio network, nel proprio gruppo di colleghi e clienti, trovando motivazione e un senso a quello che facciamo. Ecco perché capisco mio papà, e le sue lunghe ore da libero professionista passate in ufficio. Faceva già tutto quello che faccio io ora, solo non aveva l’Ipad.




Mi diplomo e poi? Un ciclo di incontri aiuta nelle scelte

Che fare dopo il diploma, come cercare lavoro, come avviare un’attività professionale in proprio? A tutte queste domande cercherà di rispondere, a partire dal 23 marzo, il ciclo di appuntamenti “Infowed – I mercoledì dell’Informagiovani”.

Si tratta di una serie di incontri pomeridiani di gruppo, pensati per approfondire alcune richieste dell’utenza relativamente alle scelte post diploma e ai primi passi nel mondo del lavoro: come orientarsi nella vasta offerta formativa, come cercare lavoro e di quali strategie e accortezze tener conto, in quali modi analizzare ed individuare le proprie competenze per arrivare ad una scelta professionale mirata, quali le opportunità ed i primi passi per trasformare buone idee in attività imprenditoriali, con un focus sulle opportunità nell’area delle arti.

Spazio Informagiovani è un servizio del Comune di Bergamo che offre una consulenza info-orientativa in diversi ambiti rivolta ai giovani e alle loro famiglie: studio e formazione, lavoro, tempo libero, mobilità, volontariato.

  • Il ciclo si apre mercoledì 23 marzo (ore 14.30-16.30) con l’incontro “Mi diplomo…e poi?”, organizzato per i diplomandi delle scuole secondarie di 2° grado. Diplomarsi è il primo passo, poi si aprono molte strade: il lavoro, la formazione, l’università. Quali sono gli strumenti utili per orientarsi e conoscere i diversi itinerari per esplorare l’offerta formativa e lavorativa del territorio?

Infowed proseguirà nelle prossime settimane toccando le altre tematiche in programma, pensate principalmente per i giovani sino ai 25 anni. Filo conduttore degli incontri sarà il lavoro: l’idea è di fornire un orientamento ampio, che parta da un supporto per rileggere e capitalizzare all’interno del proprio curriculum vitae le molteplici esperienze che i giovani vivono parallelamente ai percorsi formativi, ma di cui spesso faticano a riconoscere il valore in termini di conoscenze e competenze acquisite, per finire con uno sguardo sulle possibilità di crearsi un lavoro autonomo, passando anche attraverso gli addetti ai lavori: suggerimenti su come presentarsi al meglio alle aziende, forniti direttamente da chi si occupa della selezione del personale, e una data interamente dedicata al lavoro nel mondo artistico.

Ecco il calendario dei prossimi incontri
  • Mercoledì 6/04 (h. 14.30-16.30) “Una scelta professionale ben fatta”. Una buona scelta professionale va fatta con “stile”: un workshop dedicato a conoscere meglio il proprio stile personale per orientarsi in maniera efficace nella scelta della professione secondo le proprie caratteristiche e competenze.
  • Mercoledì 27/04 (h. 17-19) “Offerte di lavoro e ricerca del personale: chi, cosa e come?”. Le aziende che assumono giovani, quali canali e strumenti utilizzano per la loro ricerca? Cosa si aspettano dalle persone che incontrano? Chi sono i loro candidati ideali? Parliamone con gli addetti ai lavori.
  • Mercoledì 18/05 (h. 17-19) “Lavorare nell’Arte”. L’arte non è solo una passione, un sogno, un hobby: può essere anche una risorsa per trovare e creare lavoro. Incontriamo chi ha esperienza in questo settore per esplorare le opportunità in campo artistico e culturale offerte dal territorio.
  • Mercoledì tra maggio e giugno (da definire) “Non cerco lavoro: lo voglio creare!” – Infowed incontra il progetto Job in 3.0: Ciclo incontri sull’autoimprenditorialità. Come muovere i primi passi per trasformare una buona idea in un’impresa giovane e innovativa o in un’attività autonoma.

Il calendario degli incontri ancora in fase di definizione verrà pubblicato sul sito www.giovani.bg.it; la partecipazione è prevista previa iscrizione via mail – informagiovani@comune.bg.it, o telefono – 035 399675; l’iscrizione si intende per ogni singolo incontro e non vincola dunque a partecipare all’intera rassegna.

Per informazioni: Spazio Informagiovani del Comune di Bergamo, via del Polaresco 15 (quartire di Longuelo) tel. 035 399675-676 informagiovani@comune.bg.it; orari di apertura: lun-mer-ven dalle 15 alle 17 (è preferibile fissare un appuntamento).




Betti (Ascom): «I voucher nel terziario? Sono un analgesico, non la cura»

Enrico Betti
Enrico Betti

Il 2015 ha registrato un boom di voucher lavoro. Secondo i dati Inps analizzati in un dossier della Uil, un voucher su due è utilizzato nel commercio, turismo e servizi. Bergamo non è nella top 10 nazionale per l’utilizzo dei buoni lavoro ma non è nemmeno tra fanalini di coda delle province che ne impiegano pochi: si attesta al 14esimo posto della classifica, con 2.224.376 voucher venduti. «I voucher hanno trovato terreno fertile in un’area di attività che non ha una risposta adeguata da parte della contrattazione nazionale o territoriale e Bergamo, purtroppo, non si discosta dall’analisi nazionale», spiega Enrico Betti, responsabile area Politiche del lavoro di Ascom Confcommercio Bergamo.

Quali attività utilizzano di più i voucher e che età hanno i “voucheristi”?

«Non sono nelle condizioni di supportare la mia risposta con numeri analitici e certificati, ma ritengo di non sbagliarmi nel dire che i voucher sono utilizzati in ogni mansione in modo trasversale e che i giovani sono un importante bacino da cui le imprese “pescano” per le attività svolte con questo strumento».

Quali sono le opportunità offerte dai voucher per il commercio, il turismo e i servizi? Crede che rispondano adeguatamente alle esigenze di flessibilità del comparto, soprattutto per i lavori stagionali?

«Sono certamente una risposta a un’esigenza che, a livello sindacale, abbiamo cercato di esaudire. Purtroppo non abbiamo trovato terreno di discussione con le organizzazioni che rappresentano i lavoratori. Il risultato è quello che vediamo: il legislatore si sostituisce, peraltro senza avere le adeguate competenze e conoscenze, al nostro mestiere».

Quali sono le criticità che intravede?

«Trovo i voucher un analgesico, non certo la cura per un settore e un imprenditore che ha necessità di regole chiare e non vuole incorrere in rischi di contenzioso. I voucher, inoltre, possono alterare l’equilibrio tra la necessità di flessibilità per le imprese e le tutele essenziali e minime per chi lavora. La risposta migliore sarebbe agire sui contratti di lavoro già in essere, come il part time, e renderli più fruibili in termini di elasticità e monte ore complessivo».

I voucher, con il tempo e per la dimensione che hanno acquisito, possono alimentare indirettamente il mercato irregolare?

«Se utilizzati con dolo e senza controlli sì».

Il presidente Insp Tito Boeri ha definito i voucher come possibile nuova frontiera del precariato…

«Ha ragione. 7mila euro di massimale significano almeno 700 ore di lavoro, più di 4 mesi a tempo pieno, se lo riportiamo a un part time a 24 ore settimanale sono più di 7 mesi di lavoro senza ferie e permessi».

Quali misure crede siano necessarie per meglio regolamentare questo strumento?

«Bisogna ricondurli alla loro origine che è bene ricordare. Il lavoro accessorio è stato introdotto nel nostro ordinamento dagli artt. 70 e ss., D.Lgs. n. 276/2003. Nella versione originale, l’uso dei voucher era previsto solo per attività lavorative di natura meramente occasionale rese da soggetti a rischio di esclusione sociale o comunque non ancora entrati nel mercato del lavoro, o in procinto di uscirne, nell’ambito di precise attività, ovvero: piccoli lavori domestici a carattere straordinario, compresa la assistenza domiciliare ai bambini e alle persone anziane, ammalate o con handicap; insegnamento privato supplementare; piccoli lavori di giardinaggio, pulizia e manutenzione di edifici e monumenti; manifestazioni sociali, sportive, culturali o caritatevoli; collaborazioni con enti pubblici e associazioni di volontariato per lo svolgimento di lavori di emergenza, come quelli dovuti a calamità o eventi naturali improvvisi o di solidarietà. È facile vedere la deviazione che il sistema voucher ha avuto nelle successive riforme del lavoro».

 




Se volete fare i mediatori culturali l’Università ha pensato a voi

Il mediatore culturale e interprete in ambito giudiziario è un professionista in grado aiutare le persone straniere ma anche italiane coinvolte in contesti processuali a meglio interfacciarsi con il sistema giudiziario, la comunità di riferimento ed il contesto sociale e civico del nostro Paese. Per formare questa figura professionale sempre più richiesta, l’Università di Bergamo inaugura il Corso di perfezionamento per mediatore culturale ed interprete in ambito giudiziario: un percorso di specializzazione inserito nell’offerta formativa della SdM School of Management dell’Ateneo, promosso dall’Università e dalla sezione di Bergamo della Camera Penale della Lombardia Orientale. “Il corso si propone di formare una figura specializzata, al momento inesistente, fornendo gli strumenti giuridici e culturali utili alla professionalità del mediatore culturale ed interprete in ambito giudiziario – ha spiegato Letizia Caso, direttrice del corso, esperto di psicologia giuridica -. E’ un progetto interdisciplinare che vuole rispondere sia alle esigenze della giustizia, di un corretto svolgimento del processo attraverso una puntuale traduzione del linguaggio tecnico, sia ad esigenze culturali e sociali di promozione della responsabilità attraverso il lavoro della mediazione. La mediazione culturale, rappresenta, infatti, una delle possibili strade per progettare e migliorare l’integrazione, in linea con i mutamenti sociali e le difficoltà ad interagire con mondi distanti. La mediazione culturale, pur non nascendo necessariamente dal conflitto, può contenerlo come soluzione rischiosa di relazioni intergruppo, per cui il mediatore deve essere in grado di aiutare le persone di culture diverse a confrontarsi, diventando agente di cambiamento attraverso una facilitazione della comunicazione, con la finalità di restituire a ciascuna delle parti la responsabilità della cultura di appartenenza in interazione con le altre”. Questo nuovo percorso di formazione si inserisce nell’offerta di “un Ateneo che è attento i mutamenti della società contemporanea e del mondo del lavoro quindi struttura nuovi percorsi di studio che rispondano alle esigenze di un contesto sempre più multiculturale, attraverso corsi fortemente professionalizzanti” ha aggiunto il Rettore Remo Morzenti Pellegrini.




Esselunga, i dipendenti approvano l’accordo sul lavoro domenicale

ESSELUNGA-1Con il 60,3% di voti favorevoli, le lavoratrici e i lavoratori dei 155 negozi di Esselunga, chiamati ad esprimersi, nelle giornate di venerdì 26 e sabato 27 febbraio, hanno approvato l’ipotesi di accordo sperimentale per la regolamentazione del lavoro domenicale, firmato da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs.

Hanno votato più di 15.000 addetti: un dato altissimo che conferma come il tema, nell’epoca delle liberalizzazioni degli orari commerciali, sia tra i più delicati e sentiti per chi opera nella Gdo. A Bergamo, nei quattro punti vendita di città e provincia, ha votato il 70% degli aventi diritto, in 309 si sono espressi per il “sì” all’accordo (76.9%), 88 sono stati i contrari.

L’intesa, dal carattere fortemente innovativo, prevede una programmazione trimestrale del lavoro domenicale che valorizzi la disponibilità volontaria dei lavoratori. Entrerà in vigore il 2 maggio 2016 e avrà la durata di un anno. Le parti si sono impegnate a monitorarne costantemente gli effetti. Nei negozi si effettueran­no confronti preventivi per definire gli organici necessari a garantire il presidio domenicale; la volontarietà rimarrà il criterio prioritario.

Ai lavoratori assunti con obbligo della prestazione verranno garantite domeniche libere dal lavoro che la contrattazione decentrata potrà ampliare nella numerica di partenza prevista dall’accordo nazionale. Sempre la contrattazione di punto vendita potrà agire sul numero massimo delle domeniche potenzialmente lavorabili e introdurre compensazioni quali un sabato e domenica liberi ogni 10 domeniche lavorate.

«Riteniamo questo accordo uno strumento utile a migliorare le relazioni sindacali con una delle più importanti imprese italiane della Grande Distribuzione – sottolinea Alberto Citerio, segretario generale Fisascat Cisl Bergamo – e auspichiamo che Esselunga dimostri nella fase di gestione disponibilità ad accogliere con spirito costruttivo le proposte che verranno avanzate a livello territoriale. Speriamo – continua Citerio – che questa occasione sia un buon viatico per il settore della Gdo, ancora in attesa del rinnovo del Ccnl. Ringraziamo tutte le lavoratrici e i lavoratori che hanno partecipato attivamente alle tante assemblee informative e massicciamente al referendum, contribuendo alla riuscita di questo importante momento di partecipazione e democrazia».