L’analisi dell’ ARIFL / Sale l’occupazione. Commercio, edilizia e industria assumono

commessa_optSono stati 34.830 gli avviamenti al lavoro registrati in provincia di Bergamo nello scorso trimestre, in percentuale il 10% di tutti gli avviamenti della Lombardia. Da giugno a settembre, 3mila nuovi lavoratori in più rispetto agli stessi mesi del 2014 hanno varcato i cancelli di fabbriche e uffici, con un saldo positivo nel confronto con le cessazioni di 685 unità. È il primo dato che emerge dall’analisi di ARIFL (Agenzia Regionale per l’Istruzione, la Formazione e il Lavoro) sull’andamento del mercato del lavoro in Lombardia. Non tutte luci, comunque, dal momento che viene segnalato anche un incremento delle cessazioni sullo stesso periodo del 2014 pari all’ 8,7%. Si confermano in calo gli avviamenti dei contratti di apprendistato, mentre gli avviamenti  a tempo indeterminato registrano un incremento del 37,1 %, frutto delle nuove normative introdotte dal Jobs Act e dalla decontribuzione prevista dalla legge di stabilità 2015; in aumento del 30% anche gli avviamenti tramite il lavoro di somministrazione. Il tasso di crescita suddiviso fra i Centri per l’Impiego della provincia di Bergamo vede ai primi tre posti rispettivamente Albino, Ponte San Pietro e Grumello del Monte. “Resta complessivamente – dice Giacomo Meloni, segretario CISL Bergamo – una situazione in graduale miglioramento, anche se un vero e proprio cambio di passo definitivo verso la ripresa e il suo consolidamento ancora non c’è”.

Interessante sottolineare come sia ancora il settore del commercio a “catalizzare” la stragrande maggioranza delle assunzioni: 20.813, più del doppio dell’industria, che si “ferma” a 10.518. Mentre sono un segnale incoraggiante i 2.983 lavoratori inseriti nel campo delle costruzioni, che si sommano ai 6504 dei due precedenti trimestri. Altro dato sul quale soffermarsi riguarda gli avviamenti che riguardano il profilo professionale e scolastico alto e medio alto, che in Lombardia riguarda circa il 70% degli avviamenti al lavoro. Per quanto riguarda il dato di genere, persiste la tendenza al calo, dal 48 al 46% rispetto al trimestre precedente, per l’occupazione femminile, in aumento dal 52 al 53,2%  quello maschile.  In ultimo,  gli avviamenti per cittadinanza vedono nel terzo trimestre il 75% di italiani avviati al lavoro, il 18,5% di extracomunitari e il 6,5% di cittadini comunitari, valori sostanzialmente simili a quelli registrati nello stesso trimestre dello scorso anno.

“Passi avanti se ne stanno facendo, ma la strada da fare per tornare ai livelli di occupazione pre-crisi è ancora tanta – dice ancora Meloni -, e solo l’azione concertata fra tutti i soggetti sociali, istituzionali, economici  e d’impresa a Bergamo possono, rilanciare in modo definitivo il sistema economico e l’occupazione, rilancio che non può prescindere dalla salvaguardia delle eccellenze presenti sul territorio”.

 




Italcementi-sindacati, parte la richiesta di ampliare le coperture sociali

Una lettera congiunta Italcementi-Sindacati ai ministri Giuliano Poletti e Federica Guidi, per chiedere un esame della situazione e valutare gli strumenti più adeguati per farvi fronte. In seguito all’incontro di oggi, «l’azienda – si legge in una nota – ha dato ai sindacati la disponibilità a verificare presso i ministeri competenti la possibilità di attivare più ampie coperture sociali a favore dei dipendenti del Gruppo».

Nel corso dell’incontro, «Italcementi ha confermato il proprio piano industriale e gli strumenti di sostegno al reddito per la gestione dello stesso, sulla scorta delle nuove regolamentazioni introdotte dal Jobs Act. Al momento, dunque, è confermata l’intenzione di portare a conclusione il piano di ristrutturazione avviato nel 2013, con due percorsi distinti: uno per la sede e le cementerie principali, con durata degli ammortizzatori sociali fino a settembre 2017; l’altro per due cementerie in chiusura e tre in trasformazione in centri di macinazione, con durata della cassa integrazione fino a gennaio 2017. Eventuali allargamenti della copertura saranno oggetto del confronto in sede ministeriale».




Contrattazione aziendale, dati in crescita anche a Bergamo

Aumentano i contratti aziendali in Lombardia, e aumentano, pur se in misura ridotta, anche in provincia di Bergamo. Nel 2014, secondo i dati dell’osservatorio Cisl regionale, coordinato da Giorgio Caprioli, ne sono stati firmati 508, 194 in più rispetto all’anno precedente. A Bergamo gli “aziendali” sono stati 68, 6 in più rispetto al 2013, segno evidente, sottolinea Caprioli che “la contrattazione è in ripresa quantitativa, seppur lenta, e in trasformazione qualitativa”. Dallo studio dell’Osservatorio “appare chiaro che continua la tendenza a contrattare maggiormente gli effetti della crisi e che si restringono gli spazi di contrattazione “tradizionale” a vantaggio di quella difensiva e di scambio”. Infatti,  colpisce l’aumento molto forte (+131,9%) della contrattazione di ristrutturazioni. Seguono le prerogative sindacali (+115,9%), che stanno ad indicare “un aumento di attenzione e di controllo dei sindacati e delle RSU alle politiche aziendali”.

Poi, la formazione professionale e il mercato del lavoro, a testimonianza di “una crescente attenzione ai temi delle politiche attive del lavoro”. Solo all’8° e 9° posto abbiamo i più tradizionali argomenti della contrattazione: retribuzioni e orario. Stessa cosa si può dire, anche se in termini più ridotti, per l’orario (24,1%), che perde anch’esso più di 6 punti percentuali di peso specifico.

Discorso a parte merita il welfare, che si piazza al 10° posto (18,6%). La crisi si fa sentire anche su questo tema, che però in questi anni è molto cresciuto.  “I dati a consuntivo del 2014 sulla contrattazione aziendale confermano tutte le difficoltà derivanti anche da un anno che è stato particolarmente difficile sul versante della recessione economica – dice Giacomo Meloni, segretario provinciale Cisl. Le prime stime sulla contrattazione aziendale  per l’anno in corso pare confermino una tendenza al miglioramento. Dei contenuti della contrattazione un’ attenzione particolare va posta al tema welfare aziendale, dove a fianco di imprese lungimiranti e accordi innovativi, troviamo molti ritardi nel cogliere l’opportunità di accordi volti a diffondere i contenuti del welfare, quali contributi aziendali per i fondi di previdenza integrativa o sanitaria, diritto allo studio per i figli, permessi per la cura dei famigliari, asili nido, smart working, permessi per la cura dei famigliari e per i neo padri”.

 

 




Tute blu, a settembre impennata della cig a Bergamo (+82%)

lavoro4735.jpgDiminuisce del 61% la cassa integrazione in ambito metalmeccanico nel raffronto tra settembre 2014 e lo stesso mese del 2015. Sono state 5.144.401 (-52% per quanto riguarda gli impiegati e -64% per gli operai) le ore di utilizzo di questo ammortizzatore sociale a settembre in Lombardia. Un anno fa furono più del doppio: 13.376.414. Si registrano tuttavia vistosi aumenti solo nelle province di Bergamo (82%), Mantova (111%) e Lodi (44%). Negli altri territori i cali sono considerevoli. Il rapporto anno su anno (ottobre2014/Settembre2015 e Ottobre2013/Settembre2014) fa intravedere una tendenza alla diminuzione pari al 32% delle ore di cassa integrazione spalmate su tutta la regione (29% impiegati, 34% operai). Il dato conosce il segno negativo in tutti i distretti territoriali. Per quanto concerne la tipologia di intervento, si registra una diminuzione della cassa integrazione straordinaria (-36%), ordinaria (-34%)e in deroga (-17%).

“I dati passati in rassegna offrono un quadro di insieme dove la cassa integrazione è in flessione o in netto ribasso su quasi tutti i territori lombardi, sia pur con significative eccezioni -, ammette Mirco Rota, segretario generale della Fiom Cgil Lombardia -. Come già ribadito più volte, queste cifre non possono farci esultare, in quanto gli indicatori della cosiddetta ripresa sono tutt’altro che in attivo, e tra licenziamenti, cassa integrazione e diminuzione degli ammortizzatori sociali, non possiamo certamente parlare di uscita dal tunnel della crisi neanche per il 2015. Parlare di ripresa è dunque utopistico”. “E’ necessario – aggiunge Rota – stimolare subito l’economia con investimenti pubblici e privati e progetti di intervento nei settori trainanti della Lombardia come informatica, indotto auto, siderurgia”.




Come trovare lavoro, seminario in Università

Oggi pomeriggio, alle 15, nella sede dell’Università degli Studi di Bergamo di Sant’Agostino, aula 1, si terrà il seminario “Mercato del lavoro, Jobs act e cambiamenti: come trovare lavoro oggi”. Interverranno Marco Lazzari, prorettore delegato all’Orientamento di Ateneo, Roberto Benaglia, segretario regionale della Cisl Lombardia e Giovanni Bocchieri, direttore generale in Regione Lombardia della direzione istruzione, Formazione e Lavoro, nonché docente a contratto di “Politiche del lavoro in Lombardia, in Italia e nella UE” presso il corso di laurea in Scienze dell’educazione dell’Università degli Studi di Bergamo. L’iniziativa è organizzata dal Dipartimento di Scienze umane e sociali ed è parte delle iniziative che si intendono promuovere sperimentalmente in relazione all’occupabilità dei laureati.




Sangalli: «Serviva più coraggio nei tagli alle spese improduttive»

Carlo Sangalli 1«Tre buone scelte, una nota dolente e una aspettativa mancata». È in sintesi il giudizio che la Confcommercio esprime sulla Legge di Stabilità varata dal Consiglio dei Ministri.

«Il Governo intrapreso la strada giusta – ha commentato il presidente Carlo Sangalli – che è quella della riduzione delle tasse, perché se non perdiamo quel triste primato della pressione fiscale tra le
più alte al mondo diventa impossibile qualsiasi prospettiva di crescita».  E spiega: «Tra le buone scelte, sicuramente la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, cioè per il 2016 non ci sarà l’aumento dell’Iva. La seconda è l’incremento della franchigia Irap e la terza è la proroga delle agevolazioni fiscali sulle ristrutturazioni edilizie e l’ecobonus».

«L’ aspettativa mancata – prosegue – è che secondo noi ci voleva più coraggio nella riduzione della spesa pubblica improduttiva per trovare quelle risorse necessarie per arrivare ad una generalizzata riduzione della aliquota Irpef».

LE MISURE

TASSE SULLA PRIMA CASA ADDIO

È la misura sulla quale punta maggiormente il governo. Sono circa 19 milioni gli italiani che saranno esentati dal pagamento della Tasi sulla prima casa (anche per gli inquilini). Una misura “per tutti”, ricorda Renzi, che spera di rilanciare i consumi vincendo le resistenze dell’Ue. Ha un valore di 3,7 miliardi.

L’IRES PIÙ BASSA D’EUROPA

L’obiettivo è ambizioso. Il governo intende portare l’ imposta sul reddito delle società dall’attuale 27,5% al 24% nel 2017 (3,8 miliardi). La novità è la possibilità che un primo calo possa esserci già nel 2016 se la Commissione Ue autorizzerà un margine di flessibilità dello 0,2% (3,1 miliardi) per l’ emergenza immigrati.

CARO IVA E BENZINA, PERICOLO SCAMPATO

Niente aumento dell’Iva, né delle accise sulla benzina. È la misura più corposa della legge finanziaria ma anche quella che veniva data per scontata. La sterilizzazione delle clausole previste dai governi precedenti vale 16,8 miliardi di euro.

CANONE RAI

Dal 2016 la tassa governativa per la tv pubblica si pagherà all’interno della bolletta elettrica e calerà dagli attuali 113,5 euro a 100 euro nel 2016 e 95 euro nel 2017. La nuova misura permetterà di “stanare” circa sei milioni di evasori.

SUPERAMMORTAMENTI PER LE AZIENDE

Chi investe in azienda potrà ammortizzare il 140% dei propri investimenti. È una misura, una tantum, che vuole spingere gli imprenditori a finanziare. La misura varrà per tutto il 2016 ma anche per chi anticipa ed investe a partire dal 15 ottobre 2015 (170 milioni solo per l’ultimo trimestre 2015, poi un miliardo per il 2016).

NO FLESSIBILITÀ PENSIONI MA OPZIONE PART-TIME

Nessun intervento sulle pensioni ma misure specifiche: opzione donna (esteso al 2016), settima salvaguardia degli esodati, innalzamento della no tax area per i pensionati over 75 e facilitazioni per chi si avvicina all’uscita dal mondo del lavoro. Gli over 63 anni, inoltre, potranno optare per il “part time” negli ultimi anni lavorativi con oneri minimi a carico dello Stato (100 milioni). Il sistema, nelle intenzioni dell’esecutivo, dovrebbe favorire l’ingresso di nuovi assunti.

SGRAVI ASSUNZIONI, “MA AFFRETTARSI”

Anche nel 2016 le aziende che vorranno assumere potranno beneficiare delle agevolazioni concesse dal governo. La decontribuzione, però, calerà progressivamente: del 40% l’ anno prossimo (834 milioni) e ulteriormente nel 2017. Lo sgravio sarà valido in ogni caso sempre fino al 2018. “Affrettarsi”, ha consigliato il premier.

FONDO SANITÀ SALE, MENO DEL PREVISTO

Si passa dai 109 miliardi del 2014 ai 110 di oggi fino ai 111 del 2016. L’incremento c’è ma si tratta di 2 miliardi in meno rispetto a quanto inizialmente pattuito con le Regioni. Saranno salvaguardati, promette Beatrice Lorenzin, i livelli essenziali di assistenza.

VIA L’IMU AGLI IMBULLONATI

Non si conteggeranno più gli imbullonati per il calcolo delle imposte immobiliari (350 milioni).

ANCORA ECOBONUS E SCONTI MOBILI PER GIOVANI COPPIE

Confermato lo sgravio fiscale del 65% per i lavori di efficientamento energetico al quale si aggiunge un ulteriore misura a favore delle coppie under 35 che, pur senza ristrutturare casa, comprano mobili.

LOTTA ALLA POVERTÀ

Il Governo mette sul piatto 600 milioni per il 2016, 1 miliardi per il 2017 e altrettanti nel 2018. Le risorse dovrebbero essere destinate ai nuclei familiari in difficoltà economiche al cui interno c’è un minore. Ed aggiunge altri 90 milioni sono destinati a misure a favore di persone disabili che sopravvivono ai genitori. Finanziato per 400 milioni il fondo per la non-autosufficienza. Aumentano le risorse per il Servizio Civile.

OK ALL’USO DEI CONTANTI FINO A 3.000 EURO

“È una misura che vuole semplificare la vita agli italiani”. Così ha spiegato Renzi presentando l’ innalzamento del consenso all’uso del denaro contante dagli attuali 1.000 euro fino a 3mila. L’obiettivo è favorire i consumi.

NUOVA LINFA ALL’AGRICOLTURA

Fisco agevolato (405 milioni) ma soprattutto via l’Imu dai capannoni agricoli e l’Irap per agricoltura e pesca. Le misure nel loro insieme valgono, secondo le stime del ministero, almeno 800 milioni.

LA CULTURA PER IL RILANCIO

È uno dei “pallini” del premier che con la Legge di Stabilità destina 150 milioni in più nel 2016, 170 nel 2017 e 165 dal 2018. Avremo 500 cattedre d’eccellenza (40 mln nel 2016), l’assunzione di 1.000 nuovi ricercatori (45 milioni nel 2016) e 6.000 borse di medicina. Viene estesa anche ai quotidiani e ai periodici diffusi elettronicamente l’aliquota agevolata dell’Iva al 4%.

COMUNI VIRTUOSI

Con un allentamento del patto di stabilità interno, le amministrazioni con i conti in regola potranno finalmente investire il loro tesoretto di risorse per strade, scuole, marciapiedi e giardini. Si tratta di investimenti stimati in circa un miliardo di euro.

IL RILANCIO DAL SUD

Circa 450 milioni nel prossimo triennio per la Terra dei Fuochi ma soprattutto risorse per il Fondo di garanzia dell’ Ilva di Taranto e lo “stanziamento definitivo” per l’autostrada Salerno-Reggio Calabria.

PARTITE IVA

“Una sorta di Jobs act per i lavoratori autonomi”, ha definito Renzi le norme per le nuove partite Iva che prevedono un’aliquota forfettaria del 5% sotto i 30.000 euro di reddito. Il costo, secondo le stime, si aggira sui 300 milioni.

 




Bergamo, nasce la “Scuola del curatore fallimentare”

Alberto Carrara
Alberto Carrara

Ben 241 procedure fallimentari dichiarate dal primo gennaio al 30 settembre 2015 e 1.815 fallimenti ancora aperti. In questo scenario, relativo a Bergamo e provincia, nasce la «Scuola del curatore fallimentare» su iniziativa dell’Unione Giovani Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di concerto con l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili e la Sezione Fallimentare del Tribunale Civile e Penale di Bergamo. Un’attenzione che testimonia quanto la professione, con gli anni della crisi, sia diventata sempre più richiesta e necessaria.

Otto incontri, da ottobre a dicembre 2015, che permetteranno agli iscritti di fare il punto con professionisti di altissimo livello su una delle tematiche più attuali e di recepire gli elementi necessari di base per gestire le procedure concorsuali, con particolare attenzione alla dimensione locale e nazionale del fenomeno fallimentare e con la possibilità, inoltre, di acquisire crediti formativi ad alta qualificazione a un costo contenuto (iscrizione 30 euro per gli iscritti Ugdcec, 120 per i non iscritti).

In particolare, gli incontri, che vedranno il patrocinio della Commissione Procedure Concorsuali e Funzioni Giudiziarie dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bergamo, prenderanno avvio mercoledì 14 ottobre presso la sede congressuale dell’Ordine, Sala Mosaico ex Borsa merci, con primo focus sui principali adempimenti del Curatore dopo la nomina, dall’accettazione dell’incarico alla convocazione e verbale delle dichiarazioni del fallito fino alla Par condicio creditorum.

«Con la crisi economica, quella del curatore fallimentare è diventata una delle figure più richieste. Numerosissimi, anche nel nostro territorio, sono stati i casi di fallimento e le cessazioni di attività di fronte ai quali il curatore fallimentare svolge un ruolo estremamente tecnico e deve disporre di conoscenze specifiche. Abilità e nozioni che con questo Minimaster intendiamo fornire soprattutto ai nostri iscritti più giovani. Non possiamo che essere soddisfatti, pertanto, della grande attenzione fin ora ricevuta, a dimostrazione di quanto siano utili e necessari questi incontri, nati proprio con l’obiettivo di mettere in circolo le competenze, far crescere le professionalità e raggiungere obiettivi sempre più elevati in quanto a efficienza ed expertise della nostra categoria» – ha dichiarato il dott. Alberto Carrara presidente dell’Ordine.

I successivi incontri si terranno: mercoledì 28 ottobre “Relazione ex art. 33 e i reati fallimentari” ; mercoledì 4 novembre ”Accertamento del Passivo – casi pratici”; lunedì 16 novembre “Revocatoria ex art. 67 L.F”; venerdì 4 dicembre “Il Programma di Liquidazione e i contratti pendenti”; venerdì 11 dicembre “Il Piano di riparto” , venerdì 18 dicembre “La chiusura della procedura”, lunedì 21 dicembre “La riforma del Diritto Fallimentare – D.L. 27.06.2015”.




Scuola e lavoro, convegno alla Brembo

La Buona Alternanza è un progetto che nasce dalla collaborazione tra Ufficio Scolastico Territoriale e Confindustria Bergamo che da anni accompagnano gli istituti superiori bergamaschi (tecnici, professionali, licei) e migliaia di studenti nei percorsi di alternanza scuola lavoro. “La Buona Alternanza. Esperienze realizzate e prospettive di sviluppo a Bergamo” è il titolo del convegno in programma giovedì 8 ottobre, dalle 15 alle 17, all’azienda Brembo al Kilometro Rosso di Stezzano, in viale Europa 2. Il convegno, organizzato da Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo e Confindustria Bergamo, è l’occasione per fare il punto e per disseminare le buone prassi di alternanza realizzate dalle scuole bergamasche. Saranno anche proposti nuovi strumenti e strategie a supporto delle scuole che da quest’anno sono tutte chiamate a progettare percorsi formativi in alternanza. I numeri degli studenti in alternanza sono destinati a lievitare: la legge 107 del 13 luglio 2015 stabilisce che le istituzioni scolastiche di secondo grado dovranno prevedere nel piano dell’offerta formativa percorsi di alternanza scuola lavoro nelle classi terze, quarte e quinte, a partire dalle classi terze di quest’anno scolastico 2015/2016. Il 19 ottobre, presso la sede di Confindustria Bergamo, prende il via anche un corso di formazione per guidare i docenti nella progettazione, realizzazione e verifica di esperienze di alternanza. Si avvicina infatti una scadenza importante prevista dall’Avviso dell’Ufficio Scolastico Regionale: entro il 22 ottobre le scuole secondarie di secondo grado sono invitate a presentare i propri progetti di alternanza scuola lavoro e Impresa Formativa Simulata. Bergamo nel contesto italiano si propone come “modello di eccellenza” per l’alternanza: sono infatti oltre ottomila le esperienze realizzate nella nostra provincia, con un numero crescente di studenti partecipanti e di imprese disponibili a ospitarli per consentire loro di sviluppare competenze che ne favoriscano l’occupabilità futura. Tra i relatori del convegno, Patrizia Graziani, dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo, Cristina Bombassei, delegata Education di Confindustria Bergamo, Gisella Persico, ufficio scolastico Territoriale di Bergamo, oltre a rappresentanti degli istituti Cesare Pesenti e del Quarenghi di Bergamo. Previste anche testimonianze di studenti e aziende.

 




L’analisi / Le tante occasioni perse dal sindacato italiano

Sergio marchionne
Sergio Marchionne

«Voglio esprimere la mia stima verso la delegazione sindacale per l’atteggiamento costruttivo nel rappresentare i lavoratori riconoscendo al tempo stesso l’importanza di raggiungere i nostri obbiettivi aziendali». In Italia non lo si sospetterebbe, ma queste parole di apprezzamento e fiducia verso il sindacato appartengono a Sergio Marchionne. Non sono rivolte però alla triplice sindacale italiana, bensì allo United Auto Worker, il sindacato unico americano del settore dell’auto col quale FCA settimana scorsa ha firmato un accordo preliminare per il rinnovo del contratto che ha riscontrato ampio interesse nel nostro Paese. Sono molti i fattori che possono spiegare la differenza tra i toni usati dall’AD italo-canadese in America e quelli ascoltati in Italia. Diffusa è l’ipotesi che dietro gli abbracci tra Marchionne e il presidente della UAW Dennis Wiliams si celino innanzitutto mutue convenienze: nel corrente tentativo di innescare una fusione con il colosso rivale General Motors, a Marchionne servirebbe conquistare un alleato che di quell’azienda detiene il 9% delle quote. D’altronde l’importanza del potere azionario del sindacato in America è ben rappresentata proprio dalla storia dell’acquisizione di Chrysler da Parte di Fiat, conclusasi nel gennaio 2014 grazie all’acquisto da parte della casa italiana del 41,4% della quota di proprietà di Veba, il fondo sanitario gestito dallo UAW. Già in seguito a quel passaggio Marchionne aveva potuto dichiarare al New York Times che il sindacato aveva “compreso pienamente l’azienda”.

Il buon rapporto di Marchionne con il sindacato americano inizia però già nel 2009. Quando sull’orlo della bancarotta Fiat aveva accettato l’offerta del governo americano di contribuire al salvataggio di Chrysler, lo UAW aveva avuto un ruolo fondamentale, accordando all’azienda la possibilità di fare illimitato ricorso all’assunzione di nuovi lavoratori retribuiti molto meno dei vecchi dipendenti (19 dollari/ora contro 28), la riduzione di alcune classificazioni professionali estremamente vantaggiose e l’impegno a non scioperare fino al 2015. Insomma, la portata delle concessioni fatte dal sindacato pesa certamente nei rapporti sviluppati con il management e se nell’aprile 2009 Ron Gettelfinger, allora presidente dello UAW, accusava Marchionne di stare «distruggendo un secolo di sindacalismo americano», dopo il piano industriale presentato da Fiat, Gettelfinger diceva già di Marchionne: «È grande, è perfetto e grande per Chrysler», «La cura Marchionne convince: siamo i primi a sostenerla». Quest’anno però osservatori autorevoli, quali per esempio il New Tork Times, avevano scommesso su una negoziazione prolungata. Visto le mutate condizioni finanziarie del gruppo, il sindacato aveva infatti promesso di voler premere per il superamento del meccanismo del doppio livello retributivo e aveva chiesto ai suoi dipendenti il consenso (accordato) di poter fare ricorso allo sciopero durante il confronto con l’azienda.

Il 14 luglio però, durante la conferenza stampa congiunta di FCA e UAW tenuta in occasione dell’apertura della nuova tornata contrattuale, Marchionne aveva già ribadito chiaramente lo stato dei rapporti con il sindacato, affermando di non voler prendere alcuna decisione senza il consenso del sindacato. Difficile considerare quindi sorprendente il fatto che l’accordo preliminare appena firmato preveda il progressivo superamento del doppio binario salariale, obbiettivo in realtà già citato prima dell’apertura del negoziato da entrambe le parti, pur in occasioni diverse. C’è però da rilevare come questa comunanza di interessi non sia da interpretare come una svolta egualitarista di Marchionne, come si sarebbe portati a fare guardando la scelta attraverso gli schemi italiani. Nelle stesse parole del manager anzi, riavvicinare i livelli salariali significa «assicurare che coloro che lavorano molto siano retribuiti in modo commisurato a coloro che fanno lo stesso lavoro o un lavoro simile». In queste parole si intravede come anche il superamento del cosiddetto second tier, così come gli altri «significativi vantaggi economici» citati poco prima nella lettera inviata ai dipendenti, siano finalizzati al commitement, ossia al coinvolgimento e alla responsabilizzazione dei lavoratori. È questo il principale obbiettivo di Marchionne, un obbiettivo di cultura aziendale che si accompagna a quelli tecnici di esigibilità contrattuale ed efficiente organizzazione del lavoro. Andando quindi oltre le convenienze nella più ampia strategia del gruppo, dalle parole e dai gesti di Marchionne si comprende come il suo ideale sia meglio realizzato negli Stati Uniti, il cui sistema di relazioni industriali si differenzia da quello italiano oltre che per la diversa articolazione, anche per la presenza di un sindacato unico come interlocutore dell’azienda. Secondo i meno interessati a una lettura polemica della vicenda di Fiat, le incertezze del sistema italiano in termini di rappresentanza e rappresentatività dei sindacati sono ciò che Marchionne ha puntato a superare con la svolta di Pomigliano. Insieme a ciò, la frammentazione sindacale nostrana ha per se stessa avuto un effetto deleterio in quella rappresentazione mediatica che tanto ha influito (fenomeno peculiare) nelle vicende della casa torinese.

I media italiani sono infatti poco disposti a rappresentare contrapposizioni trilaterali e i sindacati dialoganti, quando citati, si sono così trovati schiacciati sui poli del conflitto tra Fiat e Fiom, occupando il ruolo di “fazione aziendalista”. Il negoziato con l’azienda che ha portato all’accordo di Pomigliano aveva invece conosciuto un confronto a tratti comunque aspro, come raccontano le testimonianze. È proprio un recente dialogo interno al sindacato italiano ad aver tematizzato l’auspicabilità di un sindacato unitario di settore anche nel nostro Paese, dando così adito alla tesi di una supposta americanizzazione verso la quale Marchionne starebbe spingendo le relazioni industriali italiane. Come osserva però Bruno Manghi, è velleitario pensare a una trasferibilità di tutte le proprietà del sistema statunitense su quello italiano, almeno se si osserva che dove nel mondo il pluralismo sindacale c’era, il pluralismo sindacale è rimasto, con la sola eccezione proprio negli USA della fusione tra AFL e CIO. Per stessa ammissione di una parte del sindacato più disposta a ragionare del suo ruolo in termini di contributo alla produttività e alla competitività dell’impresa, le organizzazioni sindacali italiane hanno perso molte occasioni per parlare del loro ruolo nel mercato del lavoro, delle sue funzioni assicurative (vedi invece quanto prevede il tentative agreement tra UAW-FCA riguardo all’assistenza sanitaria) e soprattutto di organizzazione del lavoro e di formazione. Qualcosa si muove ultimamente nell’ottica di quella industry 4.0 dove la formazione continua dei lavoratori diviene fattore determinante e dove, a partire dell’implementazione del WCM negli stabilimenti, proprio Fiat-Chrysler può essere un grande banco di prova per l’industria italiana. Se in questo contesto tutte le dimensioni della vera partecipazione possono realizzarsi, e se la vera partecipazione può essere ora la principale preoccupazione di Marchionne anche in Italia, il suo primo “grazie” al sindacato italiano potrebbe quindi essere solo questione di tempo.




Lavoro in nero, multe fino a 36 mila euro

Lavoro Jobs ActArrivano a 36 mila euro le multe per l’assunzione di un lavoratore irregolare. E’ questo quanto è stato stabilito da uno degli ultimi quattro Decreti Legislativi del Jobs Act pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del 23 settembre. Nel documento, che riguarda le disposizioni sanzionatorie in materia di lavoro e di legislazione sociale, si legge che viene notevolmente aumentata la maxisanzione comminata ai datori di lavoro che occupano lavoratori in nero. La multa viene applicata per fasce di dipendenti impiegati in nero invece che rapportata alle giornate di lavoro.

Nel caso di impiego del lavoratore irregolare sino a 30 giorni il datore deve pagare una sanzione che va da 1.500 a 9.000; se i giorni arrivano fino a 61 la multa va dai 3.000 a 18.000 euro per ciascun lavoratore irregolare, mentre nel caso di impiego del lavoratore oltre 60 giorni si va dai 6.000 ai 36.000 euro per ciascun lavoratore irregolare. La sanzione viene ridotta qualora il datore regolarizzi i rapporti in nero, stipulando con l’interessato un contratto a tempo indeterminato, o a tempo parziale al 50% dell’orario a tempo pieno, o a tempo determinato di durata non inferiore a 3 mesi.

La procedura della diffida non può essere utilizzata nel caso di impiego di lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno e di minori in età non lavorativa. Per queste due categorie è previsto anche l’aumento delle sanzioni, nella misura del 20%. L’attività imprenditoriale sospesa a causa della presenza di lavoratori in nero può essere ripresa dopo la regolarizzazione delle violazioni. Per i nostri associati, la Confederazione ha ottenuto un abbattimento dei costi qualora si regolarizzi il lavoratore. L’Area lavoro di Ascom è a disposizione degli imprenditori per organizzare incontri di approfondimento sui nuovi decreti legislativi.