Le sfide del futuro dell’autotrasporto al XXIII Congresso Fai

La Federazione Autotrasportatori Italiani- Fai si prepara ad un importante momento di confronto e analisi del settore con il XXIII Congresso Nazionale, in programma il 13 e 14 giugno 2025 al Centro Congressi Giovanni XXIII di Bergamo. L’evento, che vede la partecipazione di numerosi esperti e rappresentanti istituzionali, affronta temi cruciali per il futuro dell’autotrasporto italiano. Sotto la guida del presidente Paolo Uggè e del segretario Generale Carlotta Caponi, il congresso mette al centro del dibattito alcune delle questioni più urgenti per il comparto: dalla cybersicurezza alla sostenibilità, dalle problematiche legate ai valichi alpini fino alle nuove strategie di collaborazione tra sindacati e imprese. Particolarmente significativa  la presentazione di uno studio di scenario realizzato dal Politecnico di Milano, che offre una visione prospettica delle tendenze nel settore. La prima giornata vede inoltre una serie di dialoghi tematici coordinati dai vicepresidenti Fai  Leonardo Lanzi, Sergio Piardi, Natalino Mori e Gianni Satini. Leonardo Lanzi affronta il tema “Cybersicurezza – Nis2” con Gabriele Faggioli, presidente Clusit. Sergio Piardi discute di “Permeabilità Alpina” con Antonello Fontanili, direttore Uniontrasporti e con il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente della IV Commissione permanente del Senato della Repubblica. Natalino Mori esplora il tema “ESG Sostenibilità nella logistica: rischi e opportunità” con Stefano Fasani di Open Es Program Manager ENI. Gianni Satini dialoga con i rappresentanti dei principali sindacati nazionali  sul tema di ideazione di una nuova strategia tra sindacato e impresa.
La seconda giornata è dedicata all’approfondimento del tema della rappresentanza di categoria, con la presentazione della seconda parte dello studio sul comparto affidato al Politecnico di Milano, seguita da un dibattito che vede protagonisti Fabrizio Palenzona, presidente Lumesia, Paolo Uggè, presidente Fai, Carlotta Caponi, segretario generale Fai e Marco Barbieri, segretario generale Confcommercio. Pasquale Russo, presidente di Conftrasporto, chiude i lavori congressuali con un intervento dedicato alle prospettive del settore. All’importante appuntamento è stato invitato anche il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, senatore Matteo Salvini, a conferma dell’importanza strategica che il comparto dell’autotrasporto riveste per l’economia nazionale.
L’evento, moderato dal giornalista Francesco Condoluci (Consigliere del Ministro delle Riforme Istituzionali e Direttore di Notizie.it), rappresenta un’occasione fondamentale di confronto e di elaborazione di strategie condivise per affrontare le molteplici sfide che attendono il settore dell’autotrasporto, dalla transizione ecologica alla digitalizzazione, dalle problematiche infrastrutturali alle nuove dinamiche del mercato globale.




Giornata della Ristorazione, ospitalità al centro

La Giornata della Ristorazione 2025, in programma il 17 maggio, è un’iniziativa ideata da Fipe- Federazione italiana pubblici esercizi Confcommercio per valorizzare e rafforzare i valori e il ruolo della ristorazione e della gastronomia italiana.
Un’occasione per fare un focus sul comparto, alle prese con ulteriori tagli ai consumi fuori casa, legati alla perdita di potere d’acquisto di giovani e famiglie, tra calo di coperti e consumazioni nei locali. In questo clima di incertezza , la Giornata celebra un tema fondamentale per il mondo della ristorazione: l’ospitalità. Un’iniziativa popolare, inclusiva, solidale e profondamente etica che ha come obiettivo primario quello di invitare tutti gli italiani a celebrare la condivisione di un rinnovato sentimento di comunità.
La Giornata riunisce i ristoratori di ogni livello, invitati a sfidarsi a colpi di creatività e ricette presentando un piatto che abbia come ingrediente significativo l’uovo. Un prodotto che è molto più di un semplice alimento e che, rappresenta l’origine di tutto, oltre alla rinascita e perfezione, fragile e forte al tempo stesso. Un ingrediente raffinato ma anche popolare, protagonista  nelle cucine regionali di mille ricette, testimone della nostra storia e della nostra creatività.
Confcommercio Bergamo  ha invitato tutti i ristoratori a condividere la loro ricetta e a esprimere il valore e la filosofia dell’ospitalità. Alla Giornata della ristorazione hanno aderito circa 50 ristoranti tra città e provincia. L’associazione ha realizzato videointerviste sui canali social (Confcommercio Bergamo Instagram https://www.instagram.com/confcommerciobergamo/). Alcuni tra i protagonisti della ristorazione bergamasca esprimono la loro idea di ospitalità e il modo di declinarla ogni giorno in cucina e in sala.

 

 




Fogalco, credito alle imprese per quasi 4,5 milioni di euro nel 2024

È  tempo di bilanci e di tirare le somme sulle principali attività svolte da Fogalco, Cooperativa di garanzia Confcommercio Bergamo, che ieri pomeriggio, 12 maggio, si è riunita in assemblea per l’approvazione del bilancio 2024. Il bilancio dell’ultimo esercizio evidenzia come nel 2024 Fogalco abbia assicurato credito alle imprese socie per quasi 4,5 milioni di euro, per un controvalore garantito pari a 1.509.600 euro e un importo medio, suddiviso tra 41 imprese, compreso tra gli 80mila e i 100mila euroIl rischio in essere (al 31 dicembre 2024) ammonta ad oltre 9 milioni e 200mila euro (9.278.150 euro). Le rettifiche di valore nette per deterioramento delle garanzie in essere ammontano a quasi 920mila euro (919.663 euro). Il patrimonio netto della società ammonta a oltre  4,3 milioni di euro (4.306.629 euro). È stata inoltre prestata consulenza e assistenza a quasi 100 imprese per la predisposizione e invio domande per la partecipazione a bandi per l’assegnazione di risorse pubbliche, attraverso lo sportello di Finanza agevolata della Cooperativa di garanzia. Nell’ultimo anno, come ha sottolineato il presidente Fogalco e vicepresidente Confcommercio Bergamo Cristian Botti nella sua relazione: “I risultati della gestione operativa, legata all’attività caratteristica di rilascio di garanzia, registrano un sostanziale pareggio rispetto al 2023. Un risultato positivo, in un contesto di contrazione del mercato delle garanzie a livello nazionale, dato che registriamo dal periodo pandemico in avanti. Anche nel 2024 la Cooperativa ha mantenuto la piena operatività, rinnovando l’impegno per il contenimento dei costi di tutti i servizi di garanzia e intensificando l’attività di assistenza e consulenza, che ha portato molte imprese a beneficiare di agevolazioni regionali, statali ed europee. Di particolare rilievo anche l’impegno nella formazione, con la promozione dei corsi di educazione finanziaria con Banca d’Italia”. Sono stati garantiti, ove necessario, i finanziamenti erogati direttamente dalla partecipata Asconfidi Lombardia a copertura delle necessità degli imprenditori non soddisfatte dal sistema bancario. È inoltre continuata la collaborazione con Confcommercio Bergamo nel supportare gli associati richiedenti soluzioni finanziarie personalizzate a fronte delle difficoltà emerse in questi ultimi anni.  Sono state inoltre  ridotte in modo significativo le pratiche in sofferenza di firma e di cassa soprattutto per effetto di un’importante attività di saldo e stralcio conclusa nel corso del 2024. La Cooperativa di garanzia è diventata ancor più solida da un punto di vista patrimoniale e di copertura del rischio. Con riferimento alla gestione finanziaria del 2024, occorre evidenziare che Fogalco ha continuato ad operare come in passato con la massima prudenza ed oculatezza, investendo per lo più in attività finanziarie che garantiscono un giusto mix di rendimento e di sicurezza dell’investimento. La patrimonializzazione della cooperativa può comunque ritenersi ben adeguata ai rischi derivanti dalla sua attività. Tra i dati più significativi del bilancio, in particolare, va evidenziato il margine patrimoniale, pari a 1,456.851 euro, calcolato in base ai requisiti patrimoniali e al patrimonio di vigilanza. Considerato un rischio di credito pari a 902.278 euro (calcolato sulle attività ponderate per il rischio, pari a 15.037.960 euro) il total capital ratio della cooperativa è pari al 15,69% (rispetto al 6% di requisito minimo richiesto).

L’identikit delle imprese e dei finanziamenti richiesti ed erogati nel territorio nel 2024

Tra le imprese che si sono rivolte a Fogalco per il credito, il settore più rappresentato del terziario è quello della ristorazione e turismo (20%). Seguono il commercio alimentare (15%), le tabaccherie (12%), bar, gelaterie e pasticcerie (15%)  e commercio non alimentare (10%). Alte (29%) le richieste dal settore delle attività professionali varie (dalle panetterie alle agenzie immobiliari). Quanto alla mappatura del territorio, la città (Bergamo, con il 27%) è pari alla Bassa Bergamasca (27%), seguita da Val Seriana (22%), Laghi (12%), Isola (10%) e fuori provincia (2%).

Fondi antiusura

Fogalco, Cooperativa di Garanzia Confcommercio Bergamo è tra i soggetti iscritti al Registro del Mef- Ministero Economia e Finanza per la gestione dei fondi antiusura.  Fogalco è con Confcommercio Bergamo nel novero delle associazioni firmatarie del Protocollo d’intesa per la prevenzione ed il contrasto dei fenomeni dell’usura e dell’estorsione nella provincia di Bergamo, in base all’accordo sottoscritto ad aprile 2024 alla presenza del Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, Prefetto Maria Grazia Nicolò. L’intesa prevede anche il monitoraggio costante del fenomeno, in un momento di vera e propria crisi di liquidità, tra rialzo dei tassi di interesse e inflazione. Fogalco ha rinnovato con questo accordo l’impegno che negli ultimi anni ha portato a siglare importanti convenzioni antiusura con  istituti di credito, con l’obiettivo di allargare ulteriormente il coinvolgimento delle banche, oltre ad innalzare le competenze finanziarie, promuovendo corsi di formazione per i soci per migliorare la gestione economica  e diffondere la conoscenza di tutte le iniziative a contrasto dell’usura, a partire dai fondi di cui Fogalco dispone per supportare le imprese in difficoltà. Fogalco  al 31 dicembre 2024 disponeva di fondi Antiusura Legge 108/96 per quasi 700mila euro complessivi  (697.812 euro), derivanti principalmente da fondi liquidati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, incrementati dagli interessi maturati nel corso degli anni, di cui parte messi a disposizione da Fogalco.

Contributo del Ministero dello Sviluppo Economico-Mef per le garanzie alle pmi

Fogalco dispone del contributo assegnato dal Ministero dello Sviluppo economico al fine di favorire la concessione di garanzie alle piccole e medie imprese, conformemente a quanto previsto dalla Legge di stabilità 2014 e dal successivo decreto ministeriale del 3 gennaio 2017.  Nella seconda parte del 2024 si è strutturato unitamente ad Asconfidi Lombardia quale soggetto erogante una linea di credito dedicata a valere sui contributi assegnati. È prevista l’erogazione diretta fino al 31 dicembre 2025( il plafond a disposizione è, complessivamente, pari ad euro 1.250.000 euro). Il finanziamento- erogato direttamente da Asconfidi Lombardia per il tramite di Fogalco- va da un minimo di euro 40.000 ad un massimo di euro 100.000 con erogazione del 16% a tasso zero.




Ente Bilaterale Terziario, Enrico Betti presidente, vice Nicholas Pezzè

Rinnovo dell’Ente Bilaterale Terziario, organismo paritetico costituito da Confcommercio Bergamo, Filcams-Cgil Bergamo, Fisascat- Cisl Bergamo e Uiltucs Bergamo, rappresenta circa 5460 imprese del commercio. Cambio alla presidenza, ricoperta nell’ultimo mandato da Claudia Belotti, in rappresentanza Fisascat Cisl. Assume la presidenza dell’Ente, di cui ricopriva già la carica di vicepresidente, Enrico Betti, responsabile dell’Area Lavoro e relazioni sindacali Confcommercio Bergamo.  Ad affiancarlo, con la carica di vicepresidente Nicholas Pezzè, segretario generale Filcams- Cgil, che aveva ricoperto nell’ultimo mandato la carica di consigliere.  Le nomine del nuovo direttivo hanno validità quadriennale, fino all’approvazione del bilancio 2028.
“Assumere  la presidenza dell’Ente Bilaterale rappresenta per me un grande onore e una profonda responsabilità, che intendo portare avanti con impegno, ringraziando della fiducia riposta da tutte le parti, in primis dalla mia associazione Confcommercio Bergamo. In un momento in cui il mondo del lavoro è attraversato da sfide complesse e in continua evoluzione, ritengo essenziale rafforzare il ruolo dell’Ente come punto di riferimento per il dialogo tra le parti sociali, la promozione della formazione, la tutela della sicurezza e il sostegno al welfare contrattuale- sottolinea Enrico Betti, responsabile dell’Area Lavoro, Sindacale e Welfare Confcommercio Bergamo e presidente dell’Ente Bilaterale territoriale Turismo– .Sono certo che, grazie alla collaborazione attiva di tutte le componenti, potremo migliorare un modello di bilateralità moderno, efficace e vicino alle reali esigenze del mondo produttivo”.
“È per me una nomina e un ruolo di responsabilità richiesto dall’incertezza del momento storico che stiamo vivendo- commenta
Nicholas Pezzè, segretario generale Filcams-Cgil, neovicepresidente Ente Bilaterale Terziario, oltre che vicepresidente Ente Bilaterale Turismo-. Da sindacalista vedo ogni giorno gli effetti dell’aumento dei costi, la perdita del potere d’acquisto e le difficoltà vissute da lavoratori e famiglie. E di contro la fatica per le aziende di operare in un contesto economico difficile. L’obiettivo del mio mandato è quello di rendere ancora più proficua ed efficace l’attività dell’Ente, per incrociare con concretezza, presenza e vicinanza i bisogni dei lavoratori e le esigenze delle imprese”.
Tra i componenti del Consiglio Direttivo, in rappresentanza di Confcommercio Bergamo, oltre al neopresidente Enrico Betti, Lorenzo Agazzi e Jacopo Descovich. In rappresentanza dei sindacati: per Filcams-Cgil il segretario generale e neovicepresidente Nicholas Pezzè, per Fisascat Cils  il segretario generale Guido Fratta, per Uiltucs- Uil Anila Kaja Cenolli. Compongono l’assemblea degli associati Giovanni Zambonelli, presidente Confcommercio Imprese per l’Italia Bergamo, Nicholas Pezzè, segretario generale Filcams Cgil, Guido Fratta segretario generale Fisascat-Cisl e Stefano Franzoni segretario generale aggiunto Uiltucs-Uil.




Luca Marchini: «Amate questo mestiere perché innamorarsene non basta»

Luca Marchini ®Loreno Moreni

®Rolando Paolo Guerzoni

Lo chef Luca Marchini, già presidente JRE Italia, ha seguito la sua passione per la cucina subito dopo la laurea in Economia e Commercio. Un anno sabbatico ai fornelli per dire addio a una carriera di numeri e al praticantato da commercialista. Attraverso i suoi piatti racconta una storia di armonia, equilibrio, sperimentazione e legame con le sue radici territoriali. L’Erba del Re a Modena, 1 stella Michelin, è molto più che un ristorante raccolto, con 9 tavoli, curato nei minimi dettagli.  È un marchio, un progetto dello chef che spazia dal catering ed eventi alla Scuola di Cucina Almatea, dalla Trattoria Pomposa alla pizzeria tRe, alla Bottega e Forno da Re, con conserve, lievitati e prodotti pronti a finire nella dispensa di casa. La sua cucina rende omaggio alla ricca tradizione dell’Emilia Romagna e dell’Italia intera, tra ricordi–ha origini toscane di Arezzo- ed evocazioni. 

Da dove nasce l’idea di fare lo chef?

Si parte da una buona dose di piacere più che di passione, perché questo è un mestiere da amare, non di cui innamorarsi e basta. Quando ho scelto di entrare in cucina dopo la laurea in economia e commercio e il servizio civile in Caritas, l’ho fatto per testare la mia volontà di aprire un ristorante tutto mio. Ero veramente convinto di volere vivere di conti, o in subordine fare il ristoratore. Ho avuto la fortuna di entrare nella cucina dell’Osteria Francescana di Modena da Massimo Bottura, che mi ha trasmesso tutto il suo entusiasmo.  Jean-Louis Nomicos a la Gran Cascade a Parigi mi ha insegnato il rigore e la tecnica,  Bruno Barbieri alla Locanda Solarola mi ha sorpreso per la fantasia e la capacità di creare nuovi piatti. Oltre a queste solide basi, ci è voluta una buona dose di incoscienza per fare il salto e aprire L’Erba del Re. 

Qual è la filosofia della sua cucina?

®Rolando Paolo Guerzoni

Sono fedele al territorio, al sapere che sta dietro ad ogni prodotto, alla ricerca dell’equilibrio da esprimere attraverso i cinque sensi. Prima dell’effetto e della presentazione scenica c’è sempre la concretezza del piatto. Amo definire la mia cucina semplice e articolata, per me non esiste la casualità e nulla è lasciato al caso. Mi piace pensare alla mia cucina come a un libro che può essere letto da tutti, anche se con diversi livelli di interpretazione. Ci sono piatti come i passatelli asciutti con ragù di pollo e uvetta che da 22 anni sono in menù e che trovo ancora attuali. E ora con orgoglio, grazie anche all’intuizione di mia moglie Antonella durante il lockdown ,portiamo in barattolo le nostre ricette dalla nostra cucina alla dispensa di casa, prima solo attraverso l’e-commerce, ora direttamente nei negozi.

Quale consiglio dà a chi vuole iniziare?

Bisogna capire cosa si vuole fare da grandi, lasciandosi però guidare da cuore e mente più che dalla pancia, sennò il rischio è di gettare la spugna dopo un paio di anni o alla prima difficoltà. Con impegno, volontà e amore per ciò che si fa non esistono ostacoli. Io vivo circondato da giovani in cucina e non rinuncerei mai alla loro visione ed energia. Portano sempre innovazione e c’è sempre da imparare qualcosa perché i ragazzi hanno molto da dare, vanno solo guidati e stimolati, in modo che possano esprimere il loro talento al meglio. 

 




Confcommercio e Confesercenti scrivono ai vertici di ATB e ai sindaci di Bergamo, Lallio e Dalmine

“Gravi disagi per le imprese a causa dei cantieri e-BRT

I presidenti di Confcommercio Bergamo e Confesercenti Bergamo, Giovanni Zambonelli e Antonio Terzi, hanno inviato una lettera congiunta ai vertici di ATB e ai sindaci dei Comuni di Bergamo, Lallio e Dalmine per segnalare i disagi che i cantieri del nuovo sistema di trasporto rapido con autobus elettrici – e-BRT – stanno causando alle imprese del terziario nei territori interessati.

Riconosciamo il valore e la portata innovativa del progetto e-BRT, per il quale esprimiamo apprezzamento – scrivono i due presidenti –. Si tratta di un’infrastruttura totalmente elettrica che rappresenta un importante passo verso una mobilità più sostenibile, contribuendo alla riqualificazione urbana, alla riduzione del traffico privato e al miglioramento della qualità dell’aria. Tuttavia, alla luce delle numerose segnalazioni ricevute da parte degli imprenditori del terziario e dei nostri associati, riteniamo doveroso portare alla vostra attenzione alcune criticità legate alla fase attuale dei lavori. Tra i principali problemi segnalati, figurano la chiusura prolungata di diversi tratti stradali, l’istituzione di semafori temporanei e l’interruzione della normale viabilità. Questi interventi stanno generando gravi disagi per le attività commerciali situate lungo le aree di cantiere”.

Alcune imprese, in particolare nei territori di Lallio e lungo l’asse Bergamo-Dalmine, riportano cali di fatturato compresi tra il 20% e il 40%, a seconda della zona e del periodo.

In un contesto economico già fragile per il piccolo commercio, tali perdite rischiano di compromettere la tenuta del tessuto imprenditoriale locale, con ricadute dirette su occupazione e continuità delle attività” affermano Zambonelli e Terzi.

Alla luce di questa situazione, Confcommercio e Confesercenti Bergamo avanzano alcune richieste e si dichiarano disponibili a un incontro per approfondire le criticità emerse. L’obiettivo è quello di garantire il successo del progetto e-BRT, senza trascurare la tutela e la valorizzazione delle attività economiche che rendono attrattivo e vitale il territorio.

Le richieste avanzate sono:

  1. il pieno rispetto del cronoprogramma dei lavori, con conclusione del cantiere entro il termine previsto di giugno 2026;
  2. il ripristino graduale, anche parziale ove tecnicamente possibile, della viabilità ordinaria nei tratti completati;
  3. l’adozione di misure di sostegno per le imprese penalizzate, come la riduzione delle imposte locali (TARI, canoni per l’occupazione del suolo pubblico) o altre forme di ristoro temporaneo.

 




GO.IN, tra scenari globali e opportunità di crescita, torna il corso d’Alta formazione per le mpmi

Innovazione e gestione del cambiamento, contesto e strategia imprenditoriale, marketing e internazionalizzazione: saranno queste le macroaree affrontate nell’edizione 2025 del corso di Alta Formazione “GO. IN’ 2025 – Scenari globali e opportunità di crescita per le MPMI”, corso realizzato da Bergamo Sviluppo in collaborazione con il sistema associativo locale e il supporto scientifico dell’Università degli Studi di Bergamo, attraverso i Centri di Ateneo SdM-Scuola di Alta Formazione e Cyfe-Centro per la nuova imprenditorialità giovanile e familiare. Il percorso, rivolto a imprenditori, manager e dipendenti di MPMI locali, prevede 60 ore di formazione e ore di coaching personalizzato. L’obiettivo del percorso è di  trasferire ai partecipanti conoscenze e strumenti utili a prendere decisioni strategiche e organizzative efficaci per operare in un contesto sempre più dinamico, instabile e internazionalizzato.
La formazione si svolgerà da maggio a settembre, con 20 ore online e 40 in presenza. Le lezioni in presenza, concentrate in 6 incontri calendarizzati al venerdì, si svolgeranno nelle sedi di Bergamo Sviluppo e dell’Università degli Studi di Bergamo a Dalmine. I 10 incontri online di 2 ore ciascuno sono previsti il mercoledì pomeriggio. Al termine della parte didattica le imprese potranno usufruire di un monte ore di 20 ore di coaching individuale, che aiuterà i partecipanti ad applicare concretamente le strategie apprese in aula alla propria realtà aziendale.
Da diversi anni”, dichiara il presidente di Bergamo Sviluppo Giacinto Giambellini, “le imprese si trovano ad affrontare una situazione di grande incertezza. La pandemia, i diversi conflitti in atto, l’aumento dei costi delle materie prime e i riflessi sull’inflazione, le scelte protezionistiche di alcuni Paesi: sono tutti elementi che generano instabilità e che hanno riflessi sulle economie e naturalmente sulle attività delle imprese. Per questo i temi che vengono affrontati nel corso di Alta Formazione GO. IN’ 2025, progettato con l’Università degli Studi di Bergamo, puntano ad aiutare le MPMI ad affrontare le sfide di un contesto che continua a mutare. Si tratta di un percorso qualificato che prevede quest’anno una formula rinnovata di formazione arricchita da un’esclusiva esperienza di coaching mirato e dedicato svolto direttamente in azienda. Vogliamo aiutare i partecipanti delle MPMI locali a guardare al contesto e ai diversi problemi in atto con uno sguardo diverso e comunque costruttivo, lavorando sulla mentalità del partecipante e stimolando un atteggiamento aperto all’innovazione, alla crescita e al cambiamento delle strategie adottate”.
Il corso è riservato a MPMI con sede legale od operativa nella provincia di Bergamo. Per gli altri requisiti di ammissione e le modalità di iscrizione, da effettuare entro le ore 12 del 23 aprile prossimo, consultare il sito di Bergamo Sviluppo www.bergamosviluppo.it. Sono disponibili 30 posti, con il limite di un partecipante per impresa. È prevista una quota di iscrizione ridotta per le imprese della provincia di Bergamo grazie al co-finanziamento da parte della Camera di commercio. Tutti i candidati iscritti saranno invitati a un colloquio conoscitivo effettuato online.
Per informazioni: Bergamo Sviluppo (Silvia Campana, tel. 035.3888.036, campana@camcom.it).




I sapori della tradizione, viaggio tra le specialità pasquali

L’immancabile agnello, la pasta fatta in casa, verdure di stagione, torte salate e dolci tipici: sono i cibi che caratterizzano la Pasqua che, nonostante il detto, gli italiani preferiscono trascorrere in famiglia o con le persone care, attorno alla tavola apparecchiata con stoviglie, tovaglie e decorazioni che richiamano i colori della primavera.  Ecco i piatti più diffusi da Nord a Sud dello Stivale

L’AGNELLO CON CARDONCELLI  E UOVA

Non c’è Pasqua senza agnello. Questo è un piatto della tradizione foggiana, primaverile come la sua verdura, il cardoncello. Prevede come elemento essenziale  i pezzi di carne d’agnello, il che giustifica l’alternativo nome di spezzatino d’agnello. Gli ingredienti da utilizzare per quattro persone sono: 500 grammi di carne d’agnello, olio, uno spicchio d’aglio, un chilo e mezzo di cardoncelli, 4 uova e il parmigiano. Per prima cosa bisogna soffriggere l’olio (almeno due o tre cucchiai) e l’aglio in una pentola. Nel frattempo, si taglia l’agnello a pezzetti e lo si mette nella pentola quando l’aglio ha assunto il colore dorato. Chi vuole può sfumare con un po’ di vino bianco. In un altro tegame, si mettono a lessare i cardoncelli (tagliati e ben lavati). Quando l’agnello è ben rosolato, si possono mettere i pomodori pelati, sale e pepe. Quando i cardoncelli sono pronti, è possibile condirli con il sugo dello spezzatino, aggiungendo formaggio, pepe e agnello. Si mescola il tutto e aggiungono le uova sbattute e altro formaggio; si gira per far amalgamare e poi si impiatta.

BRASATO AL BAROLO PIEMONTESE

Il Piemonte è forse l’unica regione italiana dove il secondo piatto pasquale non è l’agnello, bensì il brasato al Barolo. Il conte Camillo Benso di Cavour mangiò un piatto di brasato al Barolo il 29 aprile 1859 dopo aver respinto l’ultimatum austriaco al disarmo, una scelta che spianò la strada all’Unità d’Italia. Il taglio di carne ideale per questa ricetta è il cappello del prete (mezzo chilo per quattro porzioni). La marinatura della carne e la lunga cottura sono i segreti per un piatto perfetto insieme al ricco e denso fondo di cottura con cui irrorare le fette di brasato. Si tagliano le carote, il sedano e la cipolla a dadi e si raccolgono in un recipiente con la carne, i chiodi di garofano, le bacche di ginepro, l’alloro e la cannella, coprendo con il vino. Si lascia marinare in frigo per almeno 12 ore, girando due o tre volte la carne. Si scaldano 40 grammi di burro chiarificato in una padella, unendo poi la carne scolata dalla marinatura, insaporendo con sale e pepe, rosolando a fiamma viva su tutti i lati finché non si sarà formata una crosticina di colore bruno-dorato. Si rosolano le verdure scolate dalla marinata in una pentola ovale con un cucchiaio di burro chiarificato per un paio di minuti. Si uniscono la carne, 3⁄4 della marinata e si cuoce a fiamma bassa con il coperchio per tre ore, girando un paio di volte la carne. La carne va tagliata a fette e servita con le verdure, irrorando tutto con la salsa. Si accompagna a piacere con purè o polenta.

I PILLUS SARDI

Sono numerose le regioni dove, nei giorni di festa, non può mancare un bel piatto di pasta fatta in casa con la classica sfoglia all’uovo.  I pillus sardi sono strisce di pasta di semola di grano duro da condire con ragù di manzo o maiale (per la variante più saporita) oppure spezzatini di carne di capra, ragù di coniglio e zafferano. La loro ricetta è tra le  più antiche e tipiche del Sulcis. Per prepararli occorre impastare la farina di semola (250 grammi) insieme a due uova, un tuorlo e un pizzico di sale: si radunano tutti gli ingredienti in una ciotola e si lavorano fino a quando non si ottiene un impasto liscio e compatto, che va avvolto nella pellicola e messo a riposare in frigo per 30 minuti. Nel frattempo si prepara il ragù: si mette a rosolare il trito di carota e cipolla in padella insieme a quattro cucchiai di olio extra vergine di oliva,poi, dopo un paio di minuti, si unisce la carne di macinata. Si cuoce per cinque minuti, poi si unisce la passata di pomodoro. Quando inizierà a sobbollire, si insaporisce il ragù con il sale e una foglia di alloro, abbassa la fiamma e lascia cuocere per 30 minuti. Con l’impasto si realizza una sfoglia sottile tirandolo con il matterello sulla spianatoia infarinata e, con l’aiuto di una rotella, si ricavano delle losanghe larghe due centimetri. I pillus si cuociono in abbondante acqua salata, poi si versano nella padella con il ragù e si cospargono con pecorino sardo grattugiato.

IMPANATA RAGUSANA

Si tratta di una focaccia formata da sfoglie che possono essere riempite in vario modo, ma che a Pasqua sono farcite con la carne d’agnello o di capretto, cotta con vino rosso e conserva di pomodoro. Per prima cosa la carne (un chilo di polpa a cubetti grossi) va messa a riposare in una ciotola  con l’olio, il prezzemolo tritato, sale e pepe. Si dispone la farina (un chilo) a fontana sulla spianatoia. Al centro si fa una fontanella e si dispone il lievito sbriciolato sciolto con un pochino d’acqua tiepida. Si aggiungono l’olio evo e si inizia a impastare. Si unisce, ora, il sale. Dall’impasto si formano dei panetti: due leggermente più grandi e due più piccoli, che saranno rispettivamente le basi e i coperchi delle impanate.
Si mette a lievitare per un paio d’ore l’impasto, incidendolo con un coltello a punta come a formare una croce, così quando l’impasto sarà ben lievitato la croce si aprirà.
Trascorso il tempo di lievitazione si riprende il panetto e lo si stende con il mattarello cercando di dare una forma tonda alla sfoglia che non deve essere troppo sottile.
Al centro si dispone la carne. Si aggiungono un pochino di sale e un filo di olio di oliva. I panetti si ricoprono con il cerchio di pasta più piccolo e chiudono bene, creando un bordino merlato. Poi si punzecchiano le superfici con i rebbi di una forchetta e si unge con olio evo. Si cuociono per circa un’ora a 200° controllando che le impanate di carne siano belle colorate sia sopra sia sotto. Si servono tiepide. 

TORTA PASQUALINA

Nata a Genova nel XV secolo, è una torta salata costituita da 33 sfoglie, secondo le ricette più antiche a ricordo degli anni di Cristo, che sono farcite con un ripieno di bietole o carciofi, prescinseua ligure (una cagliata fresca dal sapore acidulo), uova e maggiorana. Si impasta la farina con l’olio, il sale e acqua quanto basta per ottenere una pasta dalla giusta consistenza. Si lavora il tutto molto bene e divide in 10 pallottoline – 33 se si segue la ricetta originaria -, che poi si coprono con un tovagliolo umido e sopra uno asciutto e lasciano riposare per un quarto d’ora. Intanto, si lessano le bietole (o i carciofi) e si insaporiscono con il soffritto di cipolla e l’olio. Si lavora la ricotta con il latte e si unisce un pizzico di sale. Poi si tirano le sfoglie sottilissime con la pasta: la prima va stesa su una tortiera unta e infarinata. Va spennellata con un poco d’olio e si ritaglia con un coltello il cordone di pasta che cresce dalla tortiera. Si stendono altre cinque sfoglie, spennellandole sempre con l’olio, poi si fa uno strato con le verdure e uno con il formaggio. Sul formaggio si preparano sei fossette e, in ciascuna, si mette un pezzetto di burro, rompendoci dentro un uovo; si condisce con un pizzico di sale, pepe, maggiorana e parmigiano. Si coprono le rimanenti sfoglie spennellandole con l’olio. Si punzecchia con una forchetta l’ultima sfoglia, la si unge bene e si ritaglia il cordone di pasta che cresce dalla tortiera. Si passa in forno a calore moderato per 60 minuti. La torta deve prendere un bel colore biondo. 

TORTA AL FORMAGGIO UMBRA

La torta al formaggio dell’Umbria è consumata a colazione la mattina di Pasqua, accompagnata da salumi, formaggi e uova sode. Appartiene anche alla tradizione gastronomica marchigiana, dove è chiamata crescia. Si inizia amalgamando in una ciotola la farina, il lievito sciolto nel latte tiepido e il sale, poi si aggiungono l’olio e lo strutto (è possibile sostituire lo strutto con altri grassi come burro, margarina e olio evo). Si sbattono le uova in un’altra ciotola e si aggiungono al composto insieme ai formaggi grattugiati e a quelli a cubetti. Si amalgama molto bene fino a ottenere un impasto elastico che si stacca dalle pareti della ciotola. Si divide l’impasto in tre parti e si adagia negli stampi unti con lo strutto. Si fa riposare in un luogo riparato e caldo per 5-6 ore, fino a quando l’impasto non raggiunge il bordo dello stampo. Si inforna a forno statico a 200° per almeno un’ora (se la torta al formaggio prende troppo colore in superficie, va abbassata la temperatura a 190°). Una volta cotta, si sforna e lascia intiepidire prima di rimuoverla dallo stampo.

LA RESCA DI COMO

E’ il dolce della Domenica della Palme. La resca rappresenta la lisca del pesce ed è un antichissimo simbolo che si ricollega alla fede cristiana. La specialità lombarda superlievitata ha una forma tipica e un bastoncino di ulivo infilato al centro. Per prima cosa si sbriciola il lievito in mezzo bicchiere d’acqua tiepida, si aggiungono farina quanto basta per ottenere un impasto morbido. Si forma una pallina, la si avvolge in uno strofinaccio umido e la si lascia riposare, al tiepido, finché la pasta raddoppia. Ci vuole un’ora. Nel frattempo, l’uvetta va fatta rinvenire in poca acqua tiepida.  Si sminuzza la frutta candita e si grattugia la scorza di limone. L’impasto lievitato va mescolato con lo zucchero, le uova, la scorza di limone e il burro ammorbidito finché si ottiene una pasta elastica. Si forma una palla, che va avvolta in uno strofinaccio umido e lasciata lievitare un’altra oretta. Anche questa volta il volume dovrà raddoppiare. Si scola e strizza l’uvetta. Si passa nella farina insieme ai frutti canditi, quindi si cosparge il tutto sulla pasta. All’impasto va data una forma ovale e al centro si mette il rametto d’ulivo senza le foglie. Con un coltello si fanno dei solchi nell’impasto, perpendicolari al bastoncino di legno e rivolti verso l’alto, come se si trattasse delle lische di un pesce. Si mette il pane in forno a 190° per 45 minuti finché apparirà gonfio e dorato. Va servito freddo. 

 




Dolce rivoluzione Veg

L’alta pasticceria sta vivendo una rivoluzione e oggi sempre più professionisti del settore stanno esplorando alternative vegetali per creare dolci che non solo rispettano esigenze etiche e salutistiche, ma garantiscono anche un gusto e una texture all’altezza delle aspettative più esigenti. Se fino a qualche anno fa la pasticceria vegana era considerata di nicchia, oggi è una realtà in espansione, capace di conquistare un pubblico sempre più vasto. Tra i protagonisti di questa trasformazione c’è Emanuele Di Biase, rinomato Master Pastry Chef e ambasciatore dell’alta pasticceria vegana, che da anni dimostra come sia possibile realizzare creazioni straordinarie senza uova, latte o burro. «In molti pensano che senza uova e latticini sia impossibile ottenere un dolce soffice e gustoso – spiega Di Biase -. Ma la realtà è che esistono alternative vegetali straordinarie, capaci di offrire le stesse performance tecniche senza rinunciare alla qualità e al gusto».

Dalla scelta etica a necessità alimentare: perché il vegano convince tutti

Se inizialmente il consumo di dolci vegani era legato principalmente a una scelta etica e ambientale, oggi a guidare il settore c’è anche un’esigenza crescente: la necessità di trovare soluzioni adatte a chi soffre di intolleranze alimentari. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia circa il 2-3% degli adulti e fino all’8% dei bambini soffrono di allergia alle proteine del latte o delle uova, mentre l’intolleranza al lattosio colpisce quasi il 40% della popolazione adulta con livelli variabili di gravità. Un mercato che non può più essere ignorato, soprattutto nella ristorazione.

«Oggi la richiesta di dolci senza lattosio o senza uova non viene solo da chi segue una dieta vegana, ma anche da chi ha problemi di intolleranze – sottolinea Di Biase -. Le persone vogliono mangiare bene senza sentirsi escluse, e non si tratta solo di seguire un trend, ma di offrire un servizio migliore a un pubblico sempre più attento. Un dolce vegano di qualità non è solo un’opzione in più, ma un valore aggiunto che può fare la differenza nella fidelizzazione della clientela.» Hotel, ristoranti e pasticcerie che ampliano l’offerta vegana vedono un aumento della clientela e un miglioramento della reputazione del brand. «Oggi il cliente si aspetta un’alternativa plant-based sul menù della colazione, nel buffet dei dolci o nelle proposte di dessert – aggiunge lo chef -. E non parlo solo di chi segue una dieta vegana, ma di chi cerca un’alimentazione più leggera e digeribile o ha intolleranze».

Ingredienti innovativi: come si sostituiscono uova e latticini

Di Biase ha dedicato la sua carriera allo studio delle potenzialità degli ingredienti di origine vegetale, elaborando ricette che replicano fedelmente gusto e consistenza dei dolci tradizionali. Tra gli elementi chiave della sua pasticceria c’è l’acquafaba, il liquido di cottura dei ceci, che montato a neve diventa un sostituto perfetto dell’albume per realizzare meringhe, spumose mousse e impasti soffici.
Per sostituire il latte e la panna, Di Biase utilizza bevande vegetali come quelle di soia, mandorla e avena, selezionate in base alla tipologia di dolce. «Il latte di soia è il più versatile, perché ha una buona capacità emulsionante e un gusto neutro – spiega -. Quello di mandorla, invece, è perfetto per la pasticceria secca, mentre l’avena conferisce una cremosità eccezionale ai dessert al cucchiaio».

L’assenza di burro è compensata dall’uso di oli vegetali, burri di frutta secca o emulsioni innovative studiate per garantire la giusta struttura e scioglievolezza. «Abbiamo sperimentato con burri fermentati di mandorla e anacardi che offrono risultati incredibili, senza appesantire il palato” racconta Di Biase.

Farine integrali e zuccheri naturali: più salute senza rinunciare al gusto

Un altro pilastro della sua filosofia è l’uso di farine integrali e alternative, che oltre a migliorare il profilo nutrizionale dei dolci, conferiscono un sapore più ricco e autentico. «La farina di grano tenero integrale è perfetta per impasti da forno come torte e biscotti – conferma Di Biase – mentre per i lievitati possiamo usare farine più proteiche come quella di farro o di grano khorasan».
Nella sua pasticceria, lo zucchero raffinato lascia spesso spazio a dolcificanti naturali. «Lo zucchero di cocco ha un indice glicemico più basso e un sapore leggermente caramellato che arricchisce molte preparazioni – aggiunge lo chef -. Il dattero, invece, è un’ottima alternativa per dolcificare in modo naturale senza alterare troppo le consistenze».

L’Academy di Di Biase: formazione e futuro della pasticceria plant-based

Oltre a essere un pioniere dell’alta pasticceria vegana, Di Biase è anche un appassionato formatore. Ha fondato la Emanuele Di Biase Academy, con sede in Umbria, un centro di alta formazione dedicato alla pasticceria e alla cucina vegetale. «Abbiamo allievi che arrivano da tutta Italia per imparare i segreti della pasticceria plant-based – racconta Di Biase -. Offriamo corsi intensivi e videocorsi online, perché vogliamo rendere questa conoscenza accessibile a tutti, dai professionisti ai semplici appassionati».
Secondo le stime, il mercato dei prodotti vegani in Italia è in costante crescita, con un incremento annuo di oltre il 10%. «Oggi i clienti sono molto più consapevoli, leggono le etichette e cercano prodotti di qualità – dice Di Biase -. Il nostro obiettivo è dimostrare che il vegano non è sinonimo di privazione, ma di evoluzione e stiamo lavorando a nuove emulsioni per replicare la struttura della panna montata senza ingredienti di origine animale, e abbiamo appena messo a punto un metodo per realizzare sfoglie croccanti e leggere senza burro».
E su chi ancora è scettico sulla pasticceria vegana Di Biase non ha dubbi: «Dico sempre: assaggiate perché le parole servono fino a un certo punto. Il gusto, invece, parla da sé. Il mio consiglio? Inserire in menù un dolce vegano stabile, come una crostata, una cheesecake senza latticini o una mousse a base di acquafaba, permette di attrarre una clientela nuova senza stravolgere la proposta».

 




Nella fiera del turismo lento il cuore va più veloce: le “radici” muovono il mondo

Da luoghi di origine a destinazioni del cuore. Il turismo delle radici rappresenta un’opportunità strategica per i piccoli borghi per rafforzare il legame con le comunità di origine sparse nel mondo. Si tratta di un segmento in forte crescita, che coinvolge i discendenti di emigrati italiani desiderosi di riscoprire le proprie radici, visitare i luoghi di famiglia e immergersi nella cultura locale. Su questo tema, fondamentale per lo sviluppo del nostro territorio, Confcommercio Bergamo, dopo il convegno di ottobre ospitato nella sede di Via Borgo Palazzo con esperti nazionali e internazionali, ha organizzato ad Agritravel Expo un secondo appuntamento: il convegno dal titolo “Turismo delle Radici. Legame con la terra di origine e valore dell’identità tra passato e futuro”, che si è svolto il 4 aprile, in Fiera a Bergamo (Via Lunga), nella Bell’Italia Arena.  Al convegno ha partecipato una rappresentanza Confcommercio, per ribadire l’impegno nello sviluppo del turismo delle radici, anche attraverso la presenza dell’Unione Nazionale Associazioni immigrati ed emigrati italiani- Unaie, rappresentato in fiera dal presidente Oscar De Bona.  “Il ritorno alle radici degli italodiscendenti è molto più che un viaggio, è la riscoperta della propria identità e storia- ha sottolineato-. Spesso i viaggi di ritorno si traducono anche in veri e propri investimenti immobiliari, il segno più tangibile del voler rinsaldare legami e radici”. L’incontro, con la partecipazione di esperti del settore, ha approfondito i risultati di un’indagine condotta tra i bergamaschi all’estero, realizzata in collaborazione con l’Ente Bergamaschi nel Mondo. Sono 72mila i bergamaschi residenti nel mondo, come illustrato dal presidente dell’Ente Carlo Personeni: una comunità con cui si sente il bisogno di connettersi, specialmente con le nuove generazioni dei discendenti.  “Non si sentono turisti delle radici, ma parte di un territorio e di una storia con cui anno dopo anno ristabiliscono, attraverso visite e relazioni, un vero e proprio legame- sottolinea Personeni-. Molti italiani all’estero, come ha ricordato Oscar De Bona, sono proprietari di immobili nei nostri territori: i comuni hanno la possibilità di ridurre imposte, ci appelliamo all’uso di questa facoltà per agevolare e incentivare il mantenimento di case di famiglia che hanno un grande significato per chi ha lasciato il nostro Paese. Un valore da tramandare di generazione in generazione. Perderle significherebbe mettere a rischio il legame con il territorio per le nuove generazioni dei nostri connazionali all’estero”. “Il turismo delle radici rappresenta oltre che un’occasione straordinaria di rilanciare luoghi e piccoli borghi poco conosciuti, un modo anche di restituire valore a chi ha portato il nostro territorio nel mondo- ha sottolineato Giovanni Zambonelli, presidente Confcommercio Bergamo. Abbiamo un dovere morale prima che imprenditoriale verso i nostri bergamaschi nel mondo. Gettiamo il seme per fare crescere le nostre radici a livello internazionale”.  Un focus sugli italodiscendenti di origini bergamasche, presentato da Riccardo Grassi, Head of Research SWG,  ha evidenziato che il 53% si considera italiano o ha avuto contatti con parenti italiani, l’85% ha visitato l’Italia almeno una volta, il 70% cucina regolarmente piatti italiani in famiglia (+23% rispetto alla media internazionale). E il 77% degli emigranti bergamaschi ha consigliato ad amici e conoscenti di intraprendere questo viaggio. “In Italia dal 2000 ad oggi 2 milioni di residenti hanno abbandonato il Paese. Nello stesso periodo sono 10 i milioni di italodiscendenti che hanno visitato il nostro Paese- spiega Grassi-. Il 48% degli italiani ha parenti o amici italodiscendenti che sono emigrati all’estero da almeno dieci anni. E l’89% dei nostri connazionali all’estero ha in programma un viaggio in Italia nei prossimi anni”. Quanto all’identikit sugli italodiscendenti bergamaschi tracciato da Swg, il 37% ha lasciato il Paese da 16 a 30 anni fa, la stessa percentuale (37%) non ha mai abitato in Italia, il 13% si è trasferito all’estero negli ultimi 6-10 anni, mentre un altrettanto 13% ha lasciato il territorio da oltre 30 anni. Quanto alla cultura, l’85% ha in qualche modo mantenuto la lingua madre, solo il 15% parla raramente italiano.
Bergamo ha il quarto posto a livello lombardo come comune per emigrazione con 9.763 iscritti all’Aire (solo città) ma l’incidenza, rapportata al numero degli abitanti, ha un peso maggiore che a Milano e a Brescia ( Bergamo ha infatti l’8,1% contro il 7,1% di Milano e il 6% di Brescia ), come evidenziato dall’analisi dei comuni più interessati dall’emigrazione presentato da Letizia Sinisi, esperta di cultura e turismo delle radici, titolare di ItalyRooting Consulting e consulente Confcommercio nazionale per il Turismo delle Radici,  che ha fatto anche il punto su “La bussola dei viaggi identitari: il valore del turismo delle radici tra memoria e futuro”. Tra i territori maggiormente interessati della Bergamasca vi sono le valli: Valle Imagna, Val Brembana,Val Seriana e Val di Scalve. “Sono sicuramente le aree lombarde da valorizzare per costruire proposte dedicate a chi fa ritorno nelle terre di origine- sottolinea-. Bisogna investire su diversi “corridoi” per incentivare e sviluppare il turismo delle radici: quelli produttivi, per promuovere le piccole realtà imprenditoriali nel mondo, quelli istituzionali, attraverso il coinvolgimento di diverse realtà e quelli turistici, anche attraverso tour operator specializzati”. Tra i Paesi da coinvolgere, prioritario il legame con il Sudamerica, dall’Argentina al Brasile, alla vicina Svizzera, oltre a Francia, Germania e Belgio per restare in Europa. Di grande interesse anche gli Stati Uniti e l’Australia.
Antonio Carminati, direttore del Centro Studi Valle Imagna, ha incentrato il suo intervento su “Le storie in un Atlante: il patrimonio dell’emigrazione bergamasca”, una raccolta, arricchita di testimonianze audio, video e documenti (con oltre 300 nastri audio), consultabile on line e custodita nel Centro Studi. Una testimonianza, frutto di un lavoro di vent’anni, che racconta una terra soggetta a forte migrazione a cavallo tra due secoli, dal XIX e XX secolo. “Abbiamo raccolto storie di uomini e donne straordinari, testimonianze di persone con la valigia, non numeri, ma racconti ed esperienze autentiche”. Il sito dedicato raccoglie le varie testimonianze video, partendo dalle località in tutto il mondo presenti sull’atlante. Non mancano i racconti di chi ha lasciato la Valle senza però abbandonare il Paese, come testimoniano i bergamaschi sparsi per l’Italia.
La Val di Scalve è stata un caso di studio di Alessandra Brucchieri, neolaureata  in Planning and Management of Tourism Systems dell’Università degli Studi di Bergamo, con relatrice Federica Burini e correlatore Andrea Pozzi. Gli scalvini nel mondo hanno 37 Paesi di migrazione, dagli Usa all’Australia, dall’Argentina a Francia e Svizzera, per stare in Europa. Una comunità che però mantiene, tra memoria e nostalgia, saldo il suo legame con il territorio. Sono 4mila gli scalvini nel mondo, tanti quanto gli attuali residenti, suddivisi in quattro comuni principali e numerose frazioni. Dall’analisi condotta sui social network del gruppo Facebook degli scalvini nel mondo, pagina creata nel 2017, è emerso come “memoria” e “nostalgia” siano i temi chiave  emersi tra i desideri degli iscritti.  Di qui la proposta di un vero e proprio festival delle radici, un appuntamento annuale di una settimana, rivolto a tutti coloro che sono interessati a riscoprire la loro comunità di origine.

Lo stand del Turismo delle radici

Confcommercio Bergamo, insieme ad altre 10 Confcommercio di diverse regioni italiane, è stata presente per tutta la durata di AgriTravel Expo, dal 4 al 6 aprile, con un stand dedicato al Turismo delle Radici (Padiglione A, Corsia 3) per valorizzare le eccellenze e le opportunità legate a questo importante segmento, con l’obiettivo di dare vita ad un vero e proprio laboratorio dedicato al tema.  Un hub territoriale che mira a valorizzare questa particolare forma di turismo, dedicato alla scoperta dei territori come ricerca identitaria, con tour ed esperienze di visita autentiche e mirate perché il viaggio e il relativo soggiorno nella terra di origine rappresentano sempre un’esperienza ad alto contenuto emotivo. In Fiera ad Agritravel si gettano le basi per la creazione di un vero e proprio hub confederale per il turismo delle radici. Aderiscono al progetto, a fianco di Confcommercio Bergamo oltre dieci territoriali. Dalla Lombardia: Unione Sondrio; dal Piemonte:  Ascom Alba e Ascom Bra; dal Veneto:  Ascom Padova, Confcommercio Unione Venezia e  Confcommercio Belluno; dall’Emilia Romagna:  Ascom Parma, Confcommercio Lugo e Faenza;  dalla Liguria: Confcommercio La Spezia; dalle Marche: Confcommercio Marche centrali; dalla Sicilia: Confcommercio Sicilia. L’obiettivo è unire le forze e condividere progettualità, segmentando l’offerta di un turismo come quello delle radici emozionale e per sua stessa definizione complesso e diversificato.