Fogalco, Botti è il nuovo presidente: “Pronti ad accompagnare le imprese per agganciare la ripresa”

Succede a Martinelli alla guida della Cooperativa di Garanzia che chiude il 2020 con 3.011 soci e un patrimonio netto di 5 milioni di euro 

Cristian Botti è il nuovo presidente Fogalco, la Cooperativa di Garanzia di Ascom Confcommercio Bergamo che oggi si è riunita in assemblea annuale per eleggere il nuovo Consiglio d’amministrazione oltre al presidente e vicepresidente. Botti succede a Riccardo Martinelli che, dopo quattro mandati, lascia quindi la guida della Fogalco che chiude il 2020 con 3.011 soci e un patrimonio netto di poco meno di 5 milioni di euro (4.971.531 €).
Classe 1972, laureato in Economia e Amministrazione delle Imprese, Botti è contitolare del punto vendita Mondo Ufficio di Almenno San Bartolomeo, affiliato Buffetti. In Ascom è stato vicepresidente vicario del Gruppo Giovani Imprenditori dal 2004 al 2013 e dal 2012 riveste la carica di presidente del Gruppo Librai, cartolibrai e fornitori prodotti per l’ufficio. Dal 2018 è consigliere di Ascom Confcommercio Bergamo oltre che di Fogalco.

“Ho accettato volentieri di mettermi a disposizione di questa realtà storica ben gestita da Martinelli in questi anni e ringrazio i componenti del consiglio di amministrazione per la fiducia data – sottolinea Cristan Botti -. Il mio mandato proseguirà nel solco tracciato in questi anni in termini di vicinanza alle piccole e medie imprese del commercio, dei servizi e del turismo del territorio bergamasco in questa situazione particolarmente difficile e delicata sia per le imprese che rappresentiamo sia per l’intero sistema della garanzia consortile. Saranno anni di cambiamenti per tutti e anche Fogalco dovrà evolvere fornendo maggiori servizi finanziari e assistenza ai propri associati per poter agganciare la ripresa che tutti noi speriamo si realizzerà nel breve periodo”.

Il ruolo del consorzio fidi in tempi di pandemia

Ripresa che deve fare i conti con lo shock causato dalla pandemia: il 2020 e in parte il 2021 hanno infatti colpito duro i settori del terziario causando problemi di liquidità alle imprese con il conseguente blocco degli investimenti e l’intervento diretto dello Stato attraverso il fondo centrale di garanzia. Questa situazione ha stravolto l’operatività della cooperativa che si è concretizzata attraverso 63 finanziamenti erogati in favore di imprese socie per un controvalore garantito pari a 1.545.077 euro (contro le 119 pratiche del 2019 per un totale di 2.422.200 euro). Inoltre, 280 imprese associate hanno usufruito dell’assistenza per le pratiche di moratorie, mentre 378 imprese sono state assistite per il finanziamento agevolato.

L’assemblea ha eletto anche il nuovo Cda che rimarrà in carica fino al 2023: un consiglio all’insegna dello snellimento dell’organo amministrativo che passa 7 a 5 membri. Escono il compianto Mauro Dolci, Giorgio Beltrami e il presidente uscente Riccardo Martinelli. Eletto il nuovo consigliere Giampietro Rota che si aggiunge a Cristian Botti, Roberto Capello, Luciano Patelli e Giovanni Zambonelli, quest’ultimo riconfermato vicepresidente Fogalco.

La solidità della garanzia al credito di Fogalco

Lo scorso dicembre la società Crif Ratings ha rilasciato la valutazione di Solvency Assesement su Asconfidi Lombardia attribuendole la Classe di rischio 1 (“Rischio minimo”): si tratta di un importantissimo risultato che permetterà alla cooperativa di garanzia di essere annoverata tra le migliori realtà del panorama nazionale e di consolidare ulteriormente il proprio standing sul mercato.
Nel documento rilasciato dalla società di rating viene specificato che “la valutazione riflette un profilo finanziario forte riconducibile alla notevole qualità dei crediti di firma gestiti, all’efficiente gestione del rischio di credito perseguita mediante un consistente ricorso a strumenti di credit risk mitigation, nonché all’assenza di tensioni di liquidità. Il profilo di business, inoltre, risulta soddisfacente alla luce del profondo radicamento nel territorio di riferimento in forza del modello organizzativo adottato che assicura stabilità al business e tutela il posizionamento competitivo.”




Da lunedì 28 giugno via l’obbligo delle mascherine all’aperto

Rimane l’uso solo in situazioni di assembramento come mercati, fiere, code. E il Governo lancia l’idea di applicare il green pass anche alle discoteche

Via libera del Cts allo stop alle mascherine già dal prossimo 28 giugno. “Il Cts ritiene che nell’attuale scenario epidemiologico a partire dal 28 giugno con tutte le regioni in zona bianca ci siano le condizioni per superare l’obbligatorietà dell’uso delle mascherine all’aperto salvo i contesti in cui si creino le condizioni per un assembramento (es: mercati, fiere, code, ecc.…)”. Lo scrive in una nota il Comitato.

“Dal 28 giugno superiamo l’obbligo di indossare le mascherine all’aperto in zona bianca, ma sempre nel rispetto delle indicazioni precauzionali stabilite dal Cts”, scrive il ministro della Salute Roberto Speranza con un post su Facebook. Secondo gli esperti del Cts sarebbe opportuno comunque mantenere il distanziamento, se non si è congiunti, e la mascherina andrà comunque indossata nei luoghi a rischio assembramento all’aperto così come sui mezzi di trasporto ma non quando si è a tavola. Sulla decisione ha influito anche la percentuale di vaccini somministrati in Italia (al momento già oltre il 53% della popolazione ha almeno una dose e circa il 27% ha fatto completato il ciclo)

 

Il punto sulle riaperture

l Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi e del Ministro della salute Roberto Speranza, ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti relative all’emergenza epidemiologica da COVID-19. In considerazione dell’andamento della curva epidemiologica e dello stato di attuazione del piano vaccinale, il testo modifica i parametri di ingresso nelle “zone colorate”, secondo criteri proposti dal Ministero della salute, in modo che assumano principale rilievo l’incidenza dei contagi rispetto alla popolazione complessiva nonche’ il tasso di occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva.

Dal 1 luglio potranno riaprire le piscine al chiuso, i centri natatori e i centri benessere, nel rispetto delle linee guide e dei protocolli; dal 1 giugno all’aperto e dal 1 luglio al chiuso, sarà consentita la presenza di pubblico, nei limiti già previsti (25 per cento della capienza massima, con il limite di 1.000 persone all’aperto e 500 al chiuso), per tutte le competizioni o eventi sportivi (non solo a quelli di interesse naziornale); dal 1 luglio sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò potranno riaprire al pubblico; parchi tematici e di divertimento potranno riaprire al pubblico dal 15 giugno, anziché dal 1 luglio; tutte le attività di centri culturali, centri sociali e centri ricreativi saranno di nuovo possibili dal 1 luglio; dal 15 giugno sono possibili, anche al chiuso, le feste e i ricevimenti successivi a cerimonie civili o religiose, tramite uso della “certificazione verde”. Restano sospese le attività in sale da ballo, discoteche e simili, all’aperto o al chiuso; dal 1 luglio sarà nuovamente possibile tenere corsi di formazione pubblici e privati in presenza.

“Entro i primi dieci giorni di luglio le discoteche potranno aprire e penso che il criterio del green pass possa essere applicato anche alle discoteche” ha detto il sottosegretario alla Salute Andrea Costa,  aggiungendo che “questa settimana indicheremo una data, perché questo settore è ad oggi l’unico rimasto senza avere una prospettiva e credo sia dovere della politica dare una risposta anche a questo”.

l Senato ha dato il via libera definitivo al decreto legge sulle riaperture già approvato dalla Camera. Per quanto riguarda i principali contenuti, in ordine cronologico:

  • i centri commerciali sono tornati ad aprire dal fine settimana del 22 maggio;
  • le palestre dal 24 maggio;
  • i ristoranti hanno ripreso il servizio anche al chiuso dal primo giugno, a pranzo e cena;
  • i parchi tematici hanno riaperto il 15 giugno;
  • matrimoni e feste dal 15 giugno, ma solo con il “green pass”;
  • i congressi si potranno di nuovo organizzare dal primo luglio;
  • sale giochi e bingo dal primo luglio;
  • discoteche ancora chiuse.



Passaggio di consegne in Fogalco Domani l’assemblea elettiva della cooperativa di garanzia Ascom

Dopo quattro mandati il presidente uscente Riccardo Martinelli lascerà l’incarico e il suo successore sarà nominato martedì pomeriggio dall’assemblea dei soci

Passaggio di consegne in Fogalco. La cooperativa di garanzia di Ascom Confcommercio domani si riunirà in assemblea per approvare il bilancio 2020 del confidi e, soprattutto, per eleggere il nuovo presidente. Dopo quattro mandati, infatti, il presidente uscente Riccardo Martinelli lascerà l’incarico e il suo successore sarà nominato martedì pomeriggio dall’assemblea dei soci. Martinelli ha avuto un ruolo fondamentale per la crescita e il ruolo di Fogalco, di cui è stato socio fondatore nel 1978: “In quegli anni i tassi di interesse superavano il 20% per cui il nostro scopo era anche calmierare i costi – spiega il presidente uscente, classe 1944 e originario di Fiorano al Serio -. Oggi, invece, con i tassi ai minimi storici, per le aziende l’approvvigionamento finanziario è diventato il problema principale.

 

Lei è stato tra i fondatori di Fogalco ma le sue origini imprenditoriali sono diverse vero?

Si ho sempre lavorato per la Vinicola G. Martinelli di Fiorano al Serio, azienda di famiglia fondata nel 1865 specializzata nella produzione e imbottigliamento di vini rivolti principalmente ai mercati esteri e di cui oggi sono presidente. Ma mentre i miei fratelli sono tutti enologi io sono un ragioniere della vecchia scuola. Un giorno nel 1964, mio padre mi mandò al suo posto in Ascom come consigliere del Gruppo vini. Erano altri tempi, c’erano meno formalità. Da allora in Ascom ho trovato una famiglia, ho avuto oneri, ma anche grandi soddisfazioni, e nel tempo ho incontrato tante persone di valore”.

Com’è cambiato il lavoro della cooperativa di credito in questi anni?

“È cambiato soprattutto il settore del credito, il che ha obbligato anche noi a rimodulare progressivamente l’attività. Fino al 2009 Fogalco aveva un numero annuale molto alto di garanzie, poi, con la crisi finanziaria sono iniziate le difficoltà. Tra l’altro, il mediocredito centrale ha aperto anche alle banche la possibilità di offrire garanzie che prima erano nostro appannaggio, così abbiamo iniziato a fare un lavoro diverso, ad aiutare soprattutto i più deboli, le piccolissime imprese in difficoltà sul merito di credito, oppure le start-up, che fanno fatica ad accedere al credito bancario”.

Che ruolo ha avuto Fogalco durante la pandemia?

“Nel 2020 abbiamo accompagnato 648 aziende, soprattutto nei settori commercio e turismo, che sono stati i più colpiti dalle restrizioni. Di queste, 211 avevano chiesto appoggio nelle garanzie e 120 di loro hanno ottenuto erogazioni per oltre 4 milioni. Abbiamo anche aiutato 176 aziende su 13 bandi diversi, buona parte dei quali a fondo perduto, mentre per altre 11 abbiamo svolto attività di consulenza. Sul fronte delle moratorie dei mutui abbiamo seguito 250 imprese, tutte con risultati positivi”.

Quanto conta il ruolo del banche del territorio nell’accesso al credito?

“Sono lontani i tempi in cui Banca popolare di Bergamo, Credito bergamasco, Banca provinciale lombarda erano istituti fortemente attenti al territorio. La stagione delle fusioni e delle incorporazioni ha cambiato gli scenari: le banche si sono ingrandite, ma si sono anche allontanate. Con l’entrata di Ubi in Intesa in due mesi abbiamo perso un interlocutore importante e abbiamo subito uno stop che ora stiamo cercando di recuperare. Di contro, le banche di credito cooperativo, che sono molto legate ai paesi della Bergamasca, sono in difficoltà perché sono piccole. È un peccato che non sia andata in porto la fusione fra le Bcc di Treviglio e Caravaggio, perché occorre raggiungere una data potenzialità per riuscire a operare in un certo modo”.

La ripresa economica è appena cominciata: quale ruolo avranno i confidi?

“Con la pandemia lo Stato ha offerto garanzie anche al 100% per i finanziamenti, ma dal 10 luglio le nuove operazioni avranno una copertura più bassa. Pian piano torneremo alla normalità, credo però che il futuro non sia del puro confidi finanziario. Certo, bisognerà stare al passo con i tempi, riuscire ad agganciare i cambiamenti. E poi siamo rimasti in pochi: dobbiamo restare radicati al territorio se non vogliamo correre il rischio di scomparire»

Martinelli, in Ascom da quasi 60 anni

Riccardo Martinelli entra in Ascom nel 1964 sostituendo il padre Leone Giuseppe (detto Beppino), come consigliere del Gruppo vini dell’Associazione, e nel 1978 viene nominato presidente del Collegio Sindacale della Fogalco, carica che detiene fino al maggio del 2009. Viene quindi nominato presidente della stessa Cooperativa di credito ancora in carica. Nel 1981, forte anche dell’esperienza associativa nella creazione di Com-Co-Vi-Be Commissionaria Commercianti Vini Bergamo, viene eletto Presidente del Gruppo Grossisti Vino Bevande, carica che detiene fino al 2012.
Nel 1998 entra a far parte del Consiglio direttivo di Ascom di cui è stato vicepresidente dal 2001 al 2017. Sempre dal 1998, data di nascita del cosiddetto “parlamentino” camerale, diventa consigliere della Camera di Commercio di Bergamo (per tre mandati e quindi per 18 anni) e dal 2000 sindaco effettivo di Assist, la società nata da un accordo tra Camera di Commercio e Confindustria Bergamo per aiutare le imprese nel loro programma di internazionalizzazione.
Dal 1999 al 2004 ha rappresentato per la Giunta camerale la commissione del ruolo Agenti d’Affari in Mediazione della provincia. Oggi riveste la carica di componente del Consiglio di Sorveglianza ed è il Presidente del Comitato per il Controllo Interno di Asconfidi Lombardia, Cooperativa (Confidi 106) di garanzia vigilata da Banca d’Italia, ente che raggruppa 14 confidi della Lombardia. Dal 2009 è Amministratore nazionale di Federascomfidi-Roma che unisce la maggioranza dei confidi nazionali associati a Confcommercio.




Imprese, saldo positivo nel primo trimestre dell’anno. Giovani e donne rilanciano il terziario

445 aperture e 363 chiusure. Crescono le ditte individuali in “rosa” e under 40. E in città 1 impresa nuova su 5 è del terziario

Il terziario si rimette in marcia. La conferma arriva dai dati del primo trimestre 2021 della Camera di Commercio che evidenziano un saldo positivo tra attività nate e cessate. Dopo le difficoltà del 2020, i primi tre mesi del 2021 segnalano infatti 445 aperture contro 363 chiusure, con un saldo di +82 attività. Le nuove aperture sono specchio della crisi generata dalla pandemia che ha accelerato il turnover soprattutto nel commercio. Bar e ristoranti, invece, da sempre le attività maggiormente oggetto di compravendita ma anche di grande dinamismo, sono ferme e con un saldo negativo. Alla luce della reale ripartenza di maggio, il secondo e terzo trimestre saranno con molta probabilità all’insegna della crescita anche delle attività di somministrazione.

Crescono le ditte individuali che costituiscono il 74,5% delle nuove aperture con un saldo di +50 e le Srl con +40 imprese. In calo di 8, invece, il saldo di Snc e Sas. Riguardo alle ditte individuali il saldo è fortemente positivo nei giovani fino a 40 anni (+125), ovviamente aiutati dal ciclo generazionale favorevole, e nelle donne (+61), mentre gli uomini presentano un dato negativo (-11).

Cresce il terziario in città (+14) che rappresenta quasi un’impresa su cinque (19,3%) delle nuove attività. Bene anche l’hinterland che con +22,9% di nuove attività registra la maggiore espansione. In aumento anche la Valle Seriana (+19), l’Isola bergamasca (+15) e la Val Calepio (+10). La Bassa bergamasca, invece, dopo la buona performance dello scorso anno registra un tiepido aumento (+7). Stabile la Val Cavallina, mentre in difficoltà sempre più evidente sono la Valle Brembana e la Valle Imagna (–7).

Riguardo alle tipologie di attività cresce soprattutto il commercio non alimentare spinto dal commercio web (che da solo fa +19 sugli 84 tra nati e cessati). In crescita anche i servizi alle imprese e agenti e procacciatori (+15). Torna a crescere il commercio alimentare (+8), mentre pagano l’anno terribile di pandemia sia il settore della somministrazione e ricettività (–16), sia gli ambulanti (–9) che registrano un calo sistematico da anni.

“Dopo i cali registrati nel 2020, i dati sul saldo delle imprese sono finalmente positivi e segnalano una forte vitalità del terziario orobico – commenta Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo -. Il fatto che le spinta venga dai giovani e dalle donne è un trend doppiamente confortante. Non dobbiamo però trascurare due aspetti sui quali siamo preoccupati: l’eccessiva euforia da ripartenza, non supportata da una reale ripresa dei consumi e combinata con la ricerca affannosa di uno sbocco occupazionale, può favorire la nascita di nuove imprese molto fragili da un punto di vista delle competenze imprenditoriali. Altro tema delicato è la solidità economica e finanziaria: ci sono ancora infatti nuovi imprenditori che avviano l’attività senza un accurato piano economico e finanziario e una scelta di affiancamento e accompagnamento”.




Il 20 giugno il “Mercato del Lampone d’Albenza e del prodotto tipico” con menù a tema nei ristoranti

A rendere ancora più golosa la manifestazione la collaborazione dei ristoranti di Almenno San Bartolomeo e e di Almenno San Salvatore

Domenica 20 giugno, dalle ore 9 e fino alle 18, ritorna l’appuntamento con il “Mercato del Lampone d’Albenza e del prodotto tipico” presso il campo sportivo di Albenza, frazione di Almenno San Bartolomeo. Presenti i produttori di lamponi del territorio che metteranno in mostra e in vendita questo squisito frutto della natura albenzese, oltre che di altri prodotti locali come formaggi, vino, fragole, uova, mirtilli, dolci e torte.
A rendere ancora più golosa la manifestazione organizzata dalla Pro Loco locale con il supporto di Ascom Bergamo Confcommercio anche la collaborazione dei ristoranti di Almenno San Bartolomeo e e di Almenno San Salvatore che proporranno un menù dedicato con almeno un piatto a base di lampone (i menù saranno disponibili fino a domenica 27 giugno compresa, obbligo di prenotazione): Ristorante Collina, Cantina Lemine, Ristorante Camoretti, Ristorante Da Ivan, Agriturismo al Robale, Trattoria Fia, Antica Osteria Giubì, Pizzeria la Quarenga, Ristorante 5 Vie, Osteria di Via Marconi. Come per lo scorso anno, infatti, non sarà presente un servizio cucina completo ma tutti i partecipanti al Mercato riceveranno all’uscita un tagliando con il quale avranno il diritto al 15% di sconto sul conto finale presso i ristoranti aderenti all’iniziativa. Durante la giornata ci sarà anche la benedizione dei trattori presenti fin dal mattino e dei cavalli.

“In una fase come quella che stiamo attraversando l’uscita dalla crisi potrà avvenire solo con la collaborazione di tutti gli attori del territorio – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. La sinergia tra enti, associazioni e più soggetti è fondamentale e unire produttori e ristoratori locali è il modo migliore per ripartire con fiducia”.

“Reputiamo fondamentali questi mercati locali dove il produttore incontra direttamente il consumatore e siamo molto contenti di proseguire con la collaborazione con i ristoranti d’eccellenza di entrambi gli Almenno – sottolinea Pietro Rota, presidente della Pro Loco Almenno -. Insieme ai vigneti, il lampone d’Albenza e tutti i piccoli frutti rappresentano un aspetto caratterizzante del nostro territorio che dobbiamo proteggere”.

“Il Lampone fa parte della nostra storia e delle nostre tradizioni – afferma Giovanni Tironi, albenzese, ideatore della Sagra del lampone d’Albenza e produttore di lamponi -. Al Mercato saranno presenti diversi produttori di lamponi: Alessandro Rota con Naturalbenza, Ambrogio Todeschini, Cristina Tironi oltre che Diego, Cinzia, Paolo e io”.

In ottemperanza alle misure di sicurezza previste dalla normativa per la prevenzione dell’epidemia da covid-19, accesso e uscita dal campo sportivo saranno regolati da apposita segnaletica e dal personale grazie all’aiuto dei Bersaglieri e degli Alpini di Almenno. Si richiede di rispettare le norme in vigore come l’uso della mascherina e il rispetto delle distanze di sicurezza.




Dalla crisi alla ripartenza: Ascom Confcommercio Bergamo rilancia il ruolo del digitale

«Connettersi al cambiamento per affrontare la sfida della ripartenza» il tema dell’assemblea. All’ordine del giorno l’approvazione del bilancio e le modifiche allo statuto

La ripresa è solo agli inizi e il terziario soffre ancora i colpi di coda della crisi economica post pandemia. Ma occorre buttare il cuore oltre l’ostacolo e «Connettersi al cambiamento per affrontare la sfida della ripartenza» proprio come il tema dell’assemblea generale di Ascom Confcommercio Bergamo che si è tenuta ieri, alle ore 15, presso la sala Conferenze della sede in via Borgo Palazzo 137.

L’approvazione del bilancio e le modifiche allo Statuto

All’ordine del giorno l’approvazione del bilancio consuntivo 2020 che si è chiuso con un sostanziale pareggio grazie a una politica di rigore sui costi e alla tenuta del sistema dei soci. “Con la pandemia avevamo previsto il peggio, partendo da una perdita presunta di 400 mila euro – sotto­linea il direttore di Ascom Confcommercio Bergamo,  Oscar Fusiniperciò questo risultato di eserci­zio è una grande soddisfazione” Anche per il conto economico 2021 Ascom ha preferito fare valutazioni prudenziali preve­dendo una perdita di 60 mila euro sul pagamento dei contributi associativi. “L’auspicio è, anche in questo caso, di riuscire a chiudere il bilancio in pareggio – continua Fusini – ma questi sono anni difficili per i nostri settori, che hanno pagato molto in termini di ammortizzatori sociali”.

L’assem­blea dei soci Ascom è stata l’occasione anche per approvare alcune modifiche allo statuto. La prima novità va in direzione di un maggior coinvol­gimento del territorio attraverso il rafforzamento delle delegazioni periferiche: viene infatti istituita la figura dell’imprenditore dele­gato di zona per ogni delegazione. Allo stesso tempo il consiglio direttivo scende da 13 a 10 com­ponenti. L’ultima novità riguarda i revisori dei conti: per statuto saranno tre, obbligatoriamente professionisti iscritti all’albo.

L’omaggio a Mauro Dolci

L‘assemblea di ieri è stata molto partecipata e ha visto la presenza, nel rispetto delle normative sanitarie, di tante autorità e rappresentanti del mondo politico, economico e istituzionale di Bergamo, in segno di vicinanza e rispetto a uno dei comparti più colpiti dalla crisi come ha ricordato Giovanni Zambonelli, presidente Ascom Confcommercio Bergamo, che in apertura della sua relazione (qui nella versione integrale) ha voluto rendere omaggio a Mauro Dolci, presidente Fiva Bergamo, presidente Fiva Lombardia e vicepresidente vicario Fiva nazionale, scomparso in un incidente stradale lo scorso 9 maggio: “Il nostro Paese riparte ma non deve dimenticare che il terziario è ancora in emergenza. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non è solo questione di investimenti, ma riguarda il destino ed i valori civili del Paese. È la sfida che ci attende: cogliere questa straordinaria opportunità per ricostruire il Paese dopo l’impatto drammatico della pandemia”.

Il commercio verso l’omnicanalità

Sfida che il terziario dovrà affrontare seguendo le strade giuste come ha illustrato Roberto Ravazzoni, Ordinario di Marketing Distributivo all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia che ha presentato una ricerca molto interessante e ricca di spunti per il settore : “Il digitale è una sfida che non può essere trascurata. La pandemia ha generato una drastica riduzione dei consumi e l’aumento della propensione al risparmio, ma soprattutto ha accelerato l’ascesa del digitale. Sono cambiati i consumatori: i blocchi per decreto e i timori personali hanno vinto la resistenza delle persone nei confronti dell’on line. orientarsi in questo scenario non vuol dire cambiare pelle ma integrare il proprio modello di offerta tradizionale con un’anima digitale. Che non vuol dire solo investire nell’e-commerce ma cercare di ingaggiare il consumatore di oggi che è sempre più esigente e consapevole”.

Questo non vuol dire che il commercio tradizionale sia finito: “Si assiste alla transizione dalla multicanalità all’omnicanalità: per il consumatore contemporaneo on line e off line sono un tutt’uno», ha evidenziato Ravazzoni. In pratica, si inverte quello che spesso si crede un consumo in rete penalizzante per il negozio: spesso il consumatore naviga sul web come se guardasse una vetrina, ma non necessariamente usa l’e-commerce, spesso invece va in negozio per un’esperienza d’acquisto più coinvolgente.
“Fondamentali sono e saranno le competenze – ha sottolineato il direttore di Ascom Oscar Fusini -. L’innova­zione tecnologica nei nostri settori è ancora dominio di pochi, invece deve diventare comune denominatore. Il tempo è la variabile decisiva: non possiamo aspettare che termini un ciclo generazionale e ne cominci un altro”.

 

Sangalli: “Servono misure ade­guate, tempestive ed efficaci”

All’assemblea è intervenuto anche Carlo Sangalli, presidente Confcommercio: “Questa assemblea emoziona perché dopo tanti mesi finalmente ci vede qui tutti in presenza in una delle province più colpite dal coronavirus. Proprio un anno fa, a fine giugno. il presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlò di sfida per la ripartenza. Una strada stretta e in salita da percorrere con coraggio, determinazione, sacrificio: tutte doti di questa terra che oggi parlano a tutta Italia per dire che possiamo guardare con fiducia al nostro futuro. Futuro che da oggi può sorridere: quest’assemblea cade nel giorno in cui la Lombardia torna in zona bianca. Ma è una ripresa lenta per i nostri settori considerando che il terziario nel 2020 ha subito una perdita di 107 miliardi di euro di consumi. Il ritor­no ai livelli 2019 ci sarà solo a ini­zio 2023: servono misure ade­guate, tempestive ed efficaci. Con il Decreto sostegni bis si sono fatti passi avanti ma la sfida della ripartenza è una strada con tante tappe. E i sostegni alle imprese sono solo la prima. Per arrivare in cima servono infatti politiche, progetti e investimenti. Su tutte: l’esigenza di una riforma fiscale. Per i progetti penso al green pass, fondamentale per rimettere in moto l’economia a partire da turismo e accoglienza”.

Il turismo pronto a tornare protagonista

E proprio il turismo è stato al centro dell’intervento di Lara Magoni, assessore regionale al Turismo, Marketing territoriale e Moda: “Occorre potenziare l’offerta, migliorare il sistema dell’accoglienza, puntando sull’innovazione e la digitalizzazione. A tal proposito, nei prossimi giorni usciranno gli esiti del bando ‘Sostegno alla competitività delle strutture ricettive alberghiere e delle strutture ricettive non alberghiere all’aria aperta’, con una dotazione finanziaria di 25 milioni. Sono arrivate davvero tantissime domande e finanzieremo numerosi progetti per realizzare e riqualificare alberghi e strutture ricettive in tutta la Lombardia. Un sostegno concreto a quegli imprenditori coraggiosi che hanno deciso di investire sul loro futuro e sulla qualità dell’offerta ricettiva”.

Qualità dell’offerta turistica che deve andare di pari passo con investimenti sul territorio a cominciare dalle infrastrutture come ha spiegato il presidente della Provincia di Bergamo Gianfranco Gafforelli: “Stiamo investendo sul rilancio del territorio, dalle infrastrutture alla cultura, dal turismo alle attività sportive. La tenuta occupazionale è una sfida da non perdere. Lavoro, servizi e qualità della vita sono tutti fattori per cui il commercio è fondamentale e Ascom continuerà a essere punto riferimento fondamentale in questo percorso”.

“È già attivo un sistema di monitoraggio delle presenze turistiche che ci consente di fare campagne informative mirate per aumentare gli afflussi turistici stranieri – ha aggiunto il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori -. E per il cambiamento stiamo lavorando per sviluppare un markeplace cittadino che sarà un buon veicolo di emancipazione della rete commerciale verso il digitale. Ascom per noi è un interlocutore importante e stiamo lavorando insieme per il nuovo Pgt dove non mancano investimenti per la rigenerazione urbana”.

Infine, Carlo Mazzoleni, presidente della Camera di Commercio di Bergamo, ha accennato alla strada in salita per il terziario: In questo primo trimestre la ripresa ha iniziato a interessare l’industria e il commercio estero con investimenti record. Il terziario soffre ancora ma siamo fiduciosi. La ristorazione sarà la prima a risollevarsi e molto dipenderà dai consumi delle famiglie”

 




La Lombardia entra in zona bianca. Il ritorno alla normalità si avvicina

Abolito il coprifuoco e via libere a fiere, convegni, congressi, centri termali e parchi tematici di divertimento. Ancora in stand by invece le discoteche e le sale da ballo

Anche la Lombardia entra in zona bianca: da oggi, lunedì 14 giugno, la nostra regione (insieme a Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Puglia e provincia autonoma di Trento) cambia di colore ed entra nella fascia più bassa di rischio covid, con regole meno rigide e niente coprifuoco. Rimane comunque l’obbligo della mascherina sia all’aperto sia al chiuso e il divieto di assembramento. Regole meno vincolanti per i ristoranti: nessun limite alle presenze al tavolo all’aperto, 6 commensali al tavolo se il locale è al chiuso. I locali pubblici potranno osservare orari liberi.

Per chi si trova in fascia bianca il coprifuoco viene abolito immediatamente. Ciò vuol dire che non è più necessario rientrare a casa entro una certa ora: ci si può insomma spostare senza limiti di orario. In questa zona i bar, i ristoranti e le altre attività di ristorazione sono aperti ed è possibile consumare cibi e bevande al loro interno, senza limiti orari.
Sono consentite senza restrizioni anche la vendita con asporto di cibi e bevande e la consegna a domicilio, che deve comunque avvenire nel rispetto delle norme sul confezionamento e sulla consegna dei prodotti. Le nuove regole prevedono che in zona bianca all’aperto non ci siano limiti di persone ai tavoli (tra i quali deve esserci comunque il distanziamento di un metro), mentre nei bar e nei ristoranti al chiuso potranno sedere allo stesso tavolo massimo sei persone salvo che siano tutti conviventi. Resta invece il divieto di assembramento e l’obbligo di mascherina, sia all’aperto sia al chiuso.

In zona bianca sono consentite, anche al chiuso, le feste e i ricevimenti successivi a cerimonie civili o religiose, rispetto alle quali permane l’obbligo per i partecipanti di possedere una delle certificazioni verdi Covid-19, come chiarito dal Ministero della salute e della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
Sono, inoltre, consentite le attività di sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò, anche se svolte all’interno dei locali adibiti ad attività differenti e lo svolgimento in presenza di fiere e congressi. Restano sospese le attività che abbiano luogo in sale da ballo, discoteche e locali assimilati, all’aperto o al chiuso.

 




Costi e ricavi del caffè: per i bar è una gestione insostenibile

A Bergamo costa in media meno di un euro, il prezzo più basso in Lombardia. Ma per un barista il guadagno è 0,08 centesimi

 

Quanto costa un caffè a Bergamo? In media meno di un euro. Il prezzo più basso di tutte le province lombarde e tra i più economici a livello nazionale. È questo il dato che emerge dal Rapporto annuale della ristorazione, edito da Fipe Confcommercio, secondo cui a dicembre 2020 il prezzo di una tazzina di caffè al banco a Bergamo si attestava a 0,98 euro. Un valore inferiore a quello registrato in diverse città del Nord e del Centro Italia, e ben al di sotto della rilevazione massima che vede, ad esempio, Trento con 1,21 e Bolzano 1,19. Bergamo si piazza addirittura al primo posto in Lombardia dove a Milano il prezzo medio è di 1,03 euro e a Brescia di 1,12.

In vent’anni l’incremento è stato troppo basso per ripagare i costi di gestione e l’aumento delle materie prime. “Fino all’entrata in vigore dell’euro il prezzo della tazzina è sempre rimasto ancorato al costo del quotidiano – sottolinea Giorgio Beltrami, presidente gruppo Caffè Bar e Gelaterie Ascom Confcommercio Bergamo e consigliere Fipe nazionale -. Poi il prezzo del caffè si è ‘congelato’, mentre i costi nel frattempo sono raddoppiati. Il risultato è che una giornata di espressi al banco risulta davvero poco remunerativa per gli esercenti”.

A ciò si aggiunge un secondo rischio: quello di minimizzare l’importanza del servizio e della qualità del prodotto. “Bisogna sfatare il luogo comune secondo cui il prezzo di una tazzina di caffè dovrebbe essere uguale in tutti i bar – aggiunge Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Il caffè non è un prodotto ma un servizio e il suo prezzo è la risultante di moltissimi fattori che giustificano appunto la differenza di costo tra un bar e l’altro. Per non proporre un caffè sotto costo si rischia di penalizzare il servizio e la qualità del prodotto. Occorre, invece migliorare entrambe, come già avviene per il pane e il gelato artigianale, perché il consumatore è oggi più attento ed esigente e la qualità paga, sempre e comunque”.

 

Il guadagno per una tazzina di caffè inferiore a 10 centesimi

Secondo uno studio di Ascom Confcommercio Bergamo che prende in considerazione il prezzo più alto di un caffè al bar (1,10 euro) emerge che il rapporto tra costi e ricavi è sbilanciato. Al netto dell’Iva e dei costi (costo del caffè, costo dello zucchero/dolcificante/latte, costo del personale, spese per affitto/corrente/acqua), il barista guadagna infatti 0,08 centesimi a tazzina. E ponendo l’esempio di un bar che consuma un chilogrammo di caffè al giorno, pari a circa 130 tazzine, il profitto giornaliero è di 10,40 euro. Se pensiamo, infine, che una miscela di media qualità costa 18 euro (+Iva) al chilo – ma può arrivare fino a 25 euro e oltre – emerge che un barista è destinato ad andare in perdita.




 “Connettersi al cambiamento. La sfida della ripartenza”. Il 14 giugno l’assemblea di Ascom

Tra gli interventi anche il contributo del professor Roberto Ravazzoni, ordinario di Marketing distributivo all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

“Connettersi al cambiamento. La sfida della ripartenza”: è questo il tema dell’assemblea generale 2021 di Ascom Confcommercio Bergamo in programma lunedì 14 giugno, alle ore 15, presso la sala Conferenze della sede in via Borgo Palazzo 137. L’assemblea si svolgerà in presenza ma con capienza ridotta nel rispetto delle attuali normative sanitarie. Sarà possibile seguire la parte pubblica collegandosi alla pagina Facebook o al canale Youtube dell’Associazione.
All’ordine del giorno, la relazione del presidente Giovanni Zambonelli, gli interventi delle autorità e il contributo del professor Roberto Ravazzoni, ordinario di Marketing distributivo all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. A seguire si terrà la parte associativa e straordinaria che prevede l’esame e approvazione del bilancio 2020, del conto preventivo 2021 e la modifica dello Statuto Associativo (art.17).

IL PROGRAMMA

Ore 15,00 – Relazione di Giovanni Zambonelli, presidente Ascom Confcommercio Bergamo

Ore 15,30 – Intervento delle autorità

Ore 15,45 – “Connettersi al cambiamento. la sfida della ripartenza”
Roberto Ravazzoni, Ordinario di Marketing Distributivo – Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Ore 16,30 – Interventi

Ore 17,00 – Parte Associativa e straordinaria




Etica di impresa e sostenibilità economica: mons. Beschi indica la via da seguire per la ripresa

Ieri in Ascom Confcommercio l’incontro tra il Vescovo di Bergamo e Imprese & Territorio: una “lezione” di teologia e filosofia imprenditoriale per alimentare il desiderio di essere comunità

Tra teologia e filosofia imprenditoriale, l’incontro organizzato presso la sede di Ascom Confcommercio Bergamo è stato l’occasione per rappresentanti delle diverse associazioni di categoria del territorio di condividere molti spunti e prospettive sul ruolo della rappresentanza, restituendo una visione di futuro nella quale riconoscersi a prescindere dagli interessi delle imprese. Senza proporre modelli o ricette da seguire, la “lezione” e soprattutto l’invito di mons. Beschi è stato quello di farsi trovare pronti a interpretare, nel quotidiano, il modello della sussidiarietà, dando segnali di speranza, di fiducia, ascoltando il territorio, le imprese, i lavoratori, dando risposte e creando occasioni di rete e di coesione.

Citando alcune letture del Vangelo e citando sia Papa Francesco sia Paolo VI, il vescovo di Bergamo ha voluto dare un’indicazione sulla via da intraprendere in questi tempi di ripresa post Covid, avviando una riflessione sul senso più autentico del desiderio, inteso non come domanda effimera legata al mercato ma come uno stimolo a credere, ad avere fiducia e, soprattutto, fedeltà. «L’idea che siamo mossi solo dal bisogno è una riduzione e una mortificazione della persona umana – afferma Beschi -. E lo è ugualmente limitarsi a soddisfare bisogni, creando continuamente necessità. Quando si parla di ripresa e rinascita dobbiamo domandarci piuttosto se siamo realmente mossi da un corale desiderio di ripresa». Una riflessione che vale tanto per le imprese, quanto per le comunità nelle quali, ricorda il vescovo, «constato che il desiderio di ritrovarsi non è semplice da alimentare né, tantomeno, da sostenere».
Riflessioni che sono accolte positivamente dai rappresentanti di Confartigianato, Ascom, Confimi, Coldiretti, Confcooperative, Confesercenti, Cna, Fai e Lia presenti all’incontro trasmesso in diretta streaming.