Campagna vaccinale nelle aziende Sottoscritto il protocollo tra Ats Bergamo e le parti sociali

Anche Ascom Confcommercio Bergamo tra le associazioni firmatarie. Il Generale Figliuolo definirà modalità e tempistiche delle somministrazioni 

È stato sottoscritto il protocollo d’intesa provinciale tra l’Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo e le Parti sociali per l’estensione della campagna vaccinale anti­ Covid19 alle aziende bergamasche. Al momento hanno aderito Ance Bergamo, Ascom Confcommercio Bergamo, C.G.I.L. Bergamo, C.G.I.L. Valcamonica Sebino, C.I.S.L. Bergamo, C.N.A., Cassa Edile Bergamo, Coldiretti Bergamo, Compagnia delle Opere Bergamo, Confagricoltura Bergamo, Confai Bergamo, Confartigianato Imprese Bergamo, Confesercenti Bergamo, Confimi Apindustria Bergamo, Confindustria Bergamo, EA CPTA, Confcoperative Bergamo, E.BI.TE.N. Lombardia, EA Edilcassa Bergamo, F.A.I. Bergamo Autotrasporti, Ferderfarma Bergamo, Legacoop Lombardia, L.I.A. (Liberi Imprenditori Associati), Scuola edile Bergamo, UIL Bergamo, Unione Artigiani Confindustria Bergamo, Uniscom. Altre associazioni sono in corso di adesione.

Le aziende, nella loro responsabilità sociale e d’impresa, hanno manifestato grande disponibilità ad aderire alla campagna vaccinale diventando soggetti attivi nel contrasto alla diffusione del virus SARS-CoV-2 – commenta Massimo Giupponi, direttore generale di ATS Bergamo – La sottoscrizione del protocollo dimostra come tutti abbiano a cuore questo tema e vogliano partecipare attivamente alla campagna massiva. La vaccinazione sul luogo di lavoro è un’iniziativa di tutela della salute pubblica e si configura come un’opportunità ulteriore, che integra l’offerta vaccinale del Sistema Sanitario Regionale, nel pieno rispetto del Piano strategico nazionale”.

ATS Bergamo, vista la numerosità delle richieste pervenute, ha ritenuto di definire opportuni criteri dimensionali e i necessari requisiti tecnici volti ad efficientare e garantire il buon esito della campagna vaccinale, prescrivendo quale criterio imprescindibile per l’individuazione delle aziende il potenziale maggiore impatto per numero di lavoratori da vaccinare. La vaccinazione prevista dal protocollo è destinata ai lavoratori e lavoratrici che ne abbiano fatto volontariamente richiesta, nonché ai datori di lavoro o loro titolari e, come precisato dal Piano nazionale, può procedere indipendentemente dall’età dei lavoratori. D’altra parte, proprio perché si inserisce nel Piano strategico nazionale delle vaccinazioni, l’avvio delle somministrazioni presso le aziende è subordinato alle tempistiche che verranno definite dal Generale Figliuolo e, naturalmente, alla disponibilità di vaccini.

ATS Bergamo fornirà ai medici competenti e al personale sanitario individuato dalle aziende la documentazione inerente i vaccini forniti, comprensiva delle linee guida per la raccolta del consenso informato da parte dei lavoratori e di tutto quanto necessario a rendere edotti gli operatori sanitari circa le modalità corrette con le quali operare (istruzioni per la conservazione, manipolazione, trattamento e somministrazione del vaccino, anamnesi del soggetto da vaccinare, controindicazioni…) – entra nel dettaglio il direttore sanitario di ATS Bergamo, Carlo Alberto Tersalvi -. Inoltre, Ats garantirà ai medici competenti e al personale sanitario individuato, nonché agli ulteriori eventuali operatori, l’accreditamento alla piattaforma individuata da Regionale Lombardia per la registrazione dell’anamnesi pre-vaccinale e dei dati vaccinali, fornendo le istruzioni necessarie”.




La crisi pesa sulle famiglie. In Bergamasca persi 1,3 miliardi con ripercussioni per 1 lavoratore su 4

Fusini, direttore di Ascom: “Coloro che stanno pagando lo fanno a caro prezzo rispetto a chi non ha avuto ripercussioni economiche legate alla pandemia”

A più di un anno dall’inizio della crisi legata al Covid-19 e in piena campagna vaccinale è tempo di bilanci per il mondo del terziario e delle attività che hanno subito – e che stanno ancora subendo per il protrarsi della pandemia – un danno economico significativo. Secondo la stima di Ascom Confcommercio Bergamo, infatti, la perdita nei quattro macro settori particolarmente colpiti dalla crisi (commercio non alimentare; servizi alla persone e imprese; ricreazione, sport, spettacoli e cultura; alberghi e pubblici esercizi) è stata di 1,380 miliardi, di cui 900 milioni per bar e ristoranti e 480 milioni per gli altri settori.
Nei quattro settori sono coinvolti oltre 123 mila lavoratori tra dipendenti, titolari, soci amministrativi e coadiuvanti: circa 87.000 riguardano il comparto del commercio, turismo e servizi, i più colpiti dalla situazione, mentre 36.000 gli altri settori produttivi. Di questi, Ascom stima che circa 59.000 siano indipendenti e 64.000 siano invece dipendenti.

“Considerando che gli occupati in Bergamasca sono 482.000 (dati Istat) questi numeri sono specchio delle terribili conseguenze del Covid sul terziario e su settori preponderanti per l’economia del territorio – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Il quadro che emerge, infatti, è che nella nostra provincia 1 lavoratore su 4 sta subendo le ripercussioni economiche dovute alle restrizioni a seguito della pandemia”.

Conseguenze che vanno oltre l’ambito lavorativo e che colpiscono anche il reddito delle famiglie: per Ascom su 465 mila famiglie (dati Istat) sono circa 90.000 i nuclei familiari bergamaschi colpiti dalla crisi, pari al 19,35% del totale, ovvero uno su cinque. “Se grave è la situazione dei dipendenti che hanno goduto degli ammortizzatori sociali con una perdita di una fetta del loro stipendio, è ancora più drammatica la situazione dei lavoratori indipendenti e di titolari, soci, amministratori di società, coadiuvanti familiari che finora hanno percepito indennizzi irrisori – prosegue Fusini -. La gravità di questa crisi non è solo nella sua dimensione, con numeri senza precedenti dal Dopoguerra per i bergamaschi, ma per la sua selettività. Coloro che stanno pagando lo fanno a caro prezzo rispetto a chi non ha avuto ripercussioni economiche legate alla pandemia. Questa è la differenza tra chi è ‘garantito’ e chi non lo è, a dimostrazione della disperazione e della rabbia accumulata da molti in questi mesi. Per questo, il nostro Paese è chiamato a pensare a reali misure di indennizzo più specifiche per chi ha realmente patito la crisi, oltre a strutturare politiche adeguate di sostegno a lungo termine”.




Dal gusto del mese al contest sui social: la stagione tutta da gustare del Gruppo Gelatieri Bergamaschi

Con l’estate alle porte entra nel vivo la stagione del Gruppo aderente ad Ascom Confcommercio Bergamo che riunisce 44 gelaterie di città e provincia

Con l’estate alle porte entra nel vivo la stagione del Gruppo Gelatieri Bergamaschi Ascom Confcommercio Bergamo. Come ogni anno, infatti, la macchina organizzativa si è messa in moto e tra le azioni previste per il 2021 spicca “Il frutto del mese”, una nuova campagna che proporrà un frutto di stagione che ogni gelateria si impegnerà ad utilizzare per l’elaborazione di una propria ricetta. Dopo la fragola ad aprile, a maggio la protagonista tra le oltre 40 gelaterie associate sarà l’amarena, mentre a giugno sarà la volta dei frutti di bosco. Si prosegue con melone (luglio), pesca (agosto), nocciola (settembre) e castagna (ottobre).
A breve partirà anche un contest sui social (Gelatieri Bergamaschi Facebook e Instagram) che mette in palio mezzo chilo di gelato artigianale per il cliente che raccoglierà più like alla foto scattata al gusto del mese.

Le 44 gelaterie aderenti

Le gelaterie aderenti in città sono: Carmen Gelato, Cuore, Gelateria Cherubino, La Marianna, Stekko, Verderosa.
In provincia: Il Dolce Freddo (Albano Sant’Alessandro), Laboratorio Gelateria Franca (Albino), Fior di panna (Almenno San Bartolomeo), Gelateria Petite Fleur (Almenno San Salvatore), Royal Caffè (Alzano Lombardo), Gelato Artigianale F.lli Bogni (Arcene), Gelateria al Parco (Canonica D’Adda), Gelateria La Gabbia (Capriate San Gervasio), Fiocco di Neve (Castione della Presolana), Gelateria Ubaldo (Chiuduno), Selzcafè (Clusone), Gelatissimo (Darfo Boario Terme), Oasi (Fara Gera D’Adda), Bar Centrale (Lovere), Gelateria Gusto Libero (Luzzana), Pasticceria Melograno (Madone), Brina Gelato&Cioccolato (Martinengo), Gelateria artigianale di Nembro (Nembro), La Fonte (Oltre il Colle), Pasticceria Toffy, Bar Commercio Gelateria (Osio Sotto), Gelateria Bonazzi (Ponte Nossa), Gibogel (Rogno), Sottozero Gelato&Cioccolato (Rovetta), Gelateria Arlecchina (San Paolo d’Argon), Gelateria di Mangini Marco (San Pellegrino Terme), Yog (Sotto il Monte), Bar Roma (Sovere), Rubis di Fachinetti (Torre Boldone), Lo Chef del Gelato (Trescore Balneario), Gelatiamo (Treviolo), Gelateria Brina (Urgnano), La Crem (Vertova), Gelateria l’Oasi (Villongo), Artigel, Il Gioppino, Pasticceria Morlacchi, La Voglia Matta (Zanica).

Per informazioni: tel. 035.4120135.




I centri commerciali non ci stanno Saracinesche abbassate l’11 maggio La protesta in tutta Italia

Le associazioni del commercio chiedono risposte certe e tempestive e la riapertura immediata nei weekend così come previsto nella bozza del Decreto Riaperture 

Saracinesche abbassate per alcuni minuti per protestare contro le misure restrittive che da oltre sei mesi impongono la chiusura nei giorni festivi e pre-festivi. Succederà martedì 11 maggio, alle 11, in 30mila negozi e supermercati di tutti i centri commerciali d’Italia per iniziativa di Ancd-Conad, Confcommercio, Confesercenti, Confimprese, Cncc–Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali e Federdistribuzione. Le Associazioni del commercio vogliono così dare voce ai 780mila lavoratori delle 1.300 strutture commerciali integrate presenti su tutto il territorio nazionale, costretti da oltre un anno a vivere in un clima di forte incertezza, aggravato da misure che impediscono appunto a migliaia di attività commerciali di lavorare nei giorni più importanti della settimana in termini di ricavi e fatturato.

La manifestazione servirà anche a ribadire che in centri, parchi e gallerie commerciali la sicurezza è massima: non a caso, nessun focolaio si è mai registrato da inizio pandemia grazie ai rigorosi protocolli rigorosi adottati. L’impegno del settore si è visto anche nella messa a disposizione volontaria e gratuita di 160 strutture per la creazione di hub vaccinali. Da inizio emergenza il settore si è impegnato in un dialogo costruttivo con il Governo. Le Associazioni del commercio coinvolte auspicano ora di “poter avere dalle istituzioni risposte certe e tempestive, per rimettere in moto un comparto tra i più danneggiati dalla crisi, che continua ad operare solo parzialmente e senza una chiara prospettiva di ripresa”.

“Stiamo assistendo a un paradosso sotto diversi punti di vista. In primis perché la riapertura dei centri commerciali nel weekend, di fatto i giorni più importanti della settimana in termini di ricavi e fatturato, era prevista nella bozza del Decreto Riaperture che disponeva la riapertura il sabato e la domenica dei centri commerciali nelle zone gialle  – sottolinea Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. È dunque assurdo che siano rimaste invariate le misure restrittive eccezionali per queste strutture, senza indicazioni sulla riapertura definitiva. Non devono esistere due pesi e due misure perché siamo tutti sulla stessa barca: i negozi dei centri commerciali sono imprese come le altre ed è assolutamente necessario fornire risposte chiare a migliaia di lavoratori coinvolti per rimettere in moto un comparto tra i più danneggiati dalla crisi, che continua ad operare solo parzialmente e senza una chiara prospettiva di ripresa”.

“È infatti del tutto incomprensibile come gli stessi protocolli di sicurezza che consentono ai centri commerciali di restare aperti da lunedì a venerdì non risultino adeguati nel fine settimana, consentendo la stessa sicurezza nella gestione degli accessi e degli afflussi – prosegue Fusini -. E lo è ancora di più alla luce del fatto che sin dall’inizio dell’emergenza, centri, parchi e gallerie commerciali hanno adottato misure di sicurezza ancora più stringenti rispetto a quanto richiesto a livello governativo e dalle singole Regioni, ribadendo la totale disponibilità a rafforzarle qualora necessario e assicurando tutte le garanzie necessarie a tutelare al meglio consumatori, dipendenti e fornitori dal rischio di contagio”.




Agenti immobiliari, fare rete e “scambiarsi” gli immobili per contrastare l’abusivismo

Fimaa Bergamo invita a tenere alta la guardia. Il presidente Caironi: “Troppa concorrenza sleale di chi agisce senza titolo e senza iscrizione alla Camera di Commercio”

Stesso mercato, stesse regole. E altolà all’abusivismo. È un invito a tenere alta la guardia quello lanciato da Fimaa Bergamo, la Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari Bergamo aderente a Confcommercio. Un invito che cade in vista della scadenza del 31 maggio della verifica dei requisiti presso il Registro delle imprese della Camera di Commercio, conditio sine qua non per poter esercitare la professione che mai come in questo periodo, dato il boom delle compravendite immobiliari nonostante la crisi in atto, richiede un salto di qualità. E soprattutto la necessità di fare rete.
“Nei confronti del mercato Fimaa Bergamo svolge un ruolo di tutela della qualità professionale dei suoi 400 iscritti che devono rispondere a severi requisiti – sottolinea il presidente Fimaa Bergamo, Oscar Caironi -. Oggi il mercato sta cambiando e molti player abusivi fanno concorrenza sleale agendo senza titolo e senza nessuna iscrizione alla Camera di Commercio. Si tratta di uno spaccato che assorbe circa il 40% delle compravendite della nostra provincia. Un dato troppo alto che ci deve far unire ancora di più come categoria dato che rappresentiamo circa la metà degli agenti in Bergamasca: tutti uniti per arginare l’abusivismo e ‘pulire’ il mercato”.

Attenzione e vicinanza all’associato sono infatti i binari su cui Fimaa sta orientando la sua linea d’azione nel segno di una nuova etica e trasparenza. “Fare rete rappresenta un punto di svolta, una rivoluzione nel creare azione ed esecuzione e giungere alla profonda conoscenza della materia, considerando che il 70% dei nostri associati sono agenzie mono-proprietario che agiscono in autonomia – afferma Caironi -. Da tempo il nostro obiettivo è quello di costruire un’identità comune affinché ogni agente immobiliare possa identificarsi nella categoria e far parte di un’unica squadra”.

Perché fare rete

Ma se collaborare è fondamentale, perché fare rete? “Per migliorare il servizio ed essere più competitivi, ma anche per creare nuove competenze e facilitare le compravendite tramite il matching tra gli immobili – prosegue Caironi – Essere collegati e ‘scambiarsi” case vuol dire ottenere dei vantaggi economici reciproci e maggiore qualità del servizio ai nostri clienti, senza dimenticare l’assistenza Fimaa in generale: dalle consulenze gratuite alle tariffe vantaggiose per l’assicurazione obbligatoria fino alla comunicazione interna che corre veloce sui social e con una newsletter settimanale”.
Un altro elemento chiave è proprio la formazione per l’aggiornamento costante degli associati: “Nel 2020 abbiamo erogato oltre 250 ore di formazione e quest’anno siamo sulla stessa linea – conferma Caironi -. A settembre inizierà anche nuovo corso di management in collaborazione con l’Università di Bergamo. Sia per chi acquista sia per chi vende, la consulenza immobiliare è un valore aggiunto che fa la differenza per l’investimento: dobbiamo saper mettere davanti la persona e far collimare le sue esigenze con la realtà di mercato, senza creare false aspettative a chi acquista e dando sicurezza a chi vende».

Dall’analisi delle esigenze di acquirente e venditore si entra poi nel merito della valutazione dell’immobile, perno di ogni compravendita. “In questo ambito la conoscenza del territorio è fondamentale e da ben 27 anni Fimaa mette la sua firma sul Listino dei prezzi degli immobili con una commissione di esperti e gli agenti associati, vere e proprie sentinelle del mercato e primi promotori del territorio – conferma Caironi -. Nei prossimi giorni avremo un primo confronto per dare inizio al lavoro di raccolta dati in vista della pubblicazione quest’autunno”.

La polizza assicurativa tra i requisiti

C’è anche la polizza assicurativa a garanzia dei rischi professionali tra i requisiti che un agente immobiliare deve dimostrare per poter esercitare la professione a norma di legge. Periodicamente, infatti, il Registro delle imprese è tenuto a verificare la permanenza dei requisiti di idoneità previsti dalla legge per lo svolgimento dell’attività di agente d’affari in mediazione (artt. 7 e 8 del Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 26 ottobre 2011). La procedura interessa tutte le imprese individuali e le società che hanno sede nella provincia di Bergamo e che svolgono l’attività di agente di affari in mediazione da più di 4 anni. Per confermare il possesso dei requisiti, le imprese coinvolte riceveranno una comunicazione all’indirizzo Pec iscritto al Registro imprese e dovranno inviare, entro il 31 maggio 2021, una pratica telematica completa dei moduli di autocertificazione dei requisiti, oltre alla copia dell’ultima polizza assicurativa stipulata.
Per informazioni: Ufficio Ata, tel. 035.4120340 ata@ascombg.it.




Covid-19 “Caporetto” del terziario: in un anno persi 1,5 milioni di posti di lavoro e 130 miliardi consumi

Per la prima volta da 25 anni il terziario ha smesso di spingere Pil e occupazione. Crollano alberghiero, ristorazione, abbigliamento, trasporti e tempo libero

Il coronavirus ha colpito in modo trasversale l’intera società, sconvolgendo la vita quotidiana e colpendo in modo più o meno pesante tutti i settori produttivi ma in particolare quello che fino al febbraio del 2020 era diventato il fiore all’occhiello della nostra economia e che offriva il contributo più “pesante” al Pil e all’occupazione con quasi 3 milioni di nuovi posti di lavoro creati tra il 1995 e il 2019: il terziario di mercato. Quando parliamo di terziario di mercato, ci riferiamo ad una realtà che comprende un universo molto vario di attività: commercio, turismo, servizi di alloggio e ristorazione, traporti , attività artistiche, intrattenimento e divertimento. Per fotografare la crisi ci sono ovviamente i numeri che sono stati declinati nel rapporto dell’Ufficio Studi Confcommercio “La prima grande crisi del terziario di mercato”.

Per la prima volta, dopo venticinque anni di crescita ininterrotta, si riduce la quota di valore aggiunto di questo comparto (-9,6% rispetto al 2019) al cui interno i settori del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti arrivano a perdere complessivamente il 13,2%; i maggiori cali nella filiera turistica (-40,1% per i servizi di alloggio e ristorazione), seguita dal settore delle attività artistiche, di intrattenimento e divertimento (-27%) e dai trasporti (-17,1%); ma gli effetti della pandemia hanno “impattato” in maniera consistente anche sui consumi con quasi 130 miliardi di spesa persa di cui l’83%, pari a circa 107 miliardi di euro, in soli quattro macro-settori: abbigliamento e calzature, trasporti, ricreazione, spettacoli e cultura e alberghi e pubblici esercizi. Cifre che si traducono in una perdita di un milione e mezzo di occupati.

Sangalli: “Più attenzione al terziario nel Piano Nazionale di ripresa e resilienza”

Commentando i risultati della ricerca, il presidente di Confcommercio ha sottolineato che “per la prima volta nella storia economica del Paese il terziario di mercato subisce una flessione drammaticamente pesante”. “Occorre quindi – ha detto Sangalli – che il Piano Nazionale di ripresa e resilienza dedichi maggiori attenzione e risorse al terziario perché senza queste imprese non c’è ricostruzione né rilancio”.

Secondo il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, “oggi il problema principale è mantenere vivo e vitale gran parte del tessuto produttivo dei servizi alle imprese e alle persone, in primis la convivialità e il turismo, e traghettarne le attività dalla pandemia alla ripresa. Quando i flussi turistici mondiali riprenderanno vigore, se l’offerta italiana non sarà pienamente in grado di soddisfarli, le perdite saranno permanenti”. Dunque, Bella ha evidenziato la necessità per le imprese di ricevere indennizzi e ristori adeguati per farsi trovare pronte nel momento in cui arriverà la tanto attesa ripartenza.

Bella ha poi sottolineato un altro aspetto molto significativo che ha determinato il mancato “rimbalzo” che tanti si aspettavano nel primo trimestre del 2021: “Tra gennaio e marzo 2021, come nei peggiori frangenti dell’anno passato, è mancata la componente della domanda più importante, i consumi. Le nuove chiusure di marzo e aprile hanno, però, tolto vigore a quella pure minima spinta potenzialmente presente nei risparmi in eccesso accumulati dalle famiglie”. In gioco, secondo il direttore dell’Ufficio Studi “non c’è solo la ripresa, peraltro già mutilata da un primo trimestre 2021 piuttosto deludente. C’è il tasso di crescita dell’economia italiana nei prossimi dieci anni e quindi il benessere, l’inclusione e la provvista delle risorse per le varie rivoluzioni intraprese: da quella digitale a quella verde”.

Alloggio e ristorazione i più colpiti

Uno degli elementi più significativi che emerge dal rapporto, è il calo di oltre il 40% dei servizi di alloggio e ristorazione che hanno avuto una perdita di prodotto otto volte superiore a quella del 2001 nel periodo successivo all’attentato alle Torri Gemelle di New York dell’11 settembre.  Il settore più penalizzato subito dopo quelli legati al mondo dei movimenti turistici è quello delle attività artistiche, intrattenimento e divertimento che hanno registrato un calo rispetto al 2019 di oltre il 27%.  Fino all’arrivo della pandemia, tra il 1995 e il 2019 l’agricoltura ha perso 433mila unità di lavoro, l’industria 877mila mentre l’Area Confcommercio ha guadagnato 2,9 milioni unità di lavoro contribuendo all’intera crescita dell’occupazione del sistema economico (+1,5 milioni circa).




Si avvicina l’apertura dell’anno moroniano: Albino celebra il 500° della nascita del pittore bergamasco

Mostre, restauri, convegni e menù a tema nei ristoranti della città: da giugno al via una lunga stagione all’insegna della pittura e non solo

Il 2021 è l’atteso anniversario dei 500 anni dalla nascita ad Albino del grande pittore Giovan Battista Moroni. Dopo aver viaggiato da Bergamo a Londra e New York, conquistando il cuore di regioni e collezioni così lontane, diventando “Moroni globale”, il maestro del Rinascimento oggi si racconta nella terra in cui è nato e in cui ha vissuto e operato per una buona parte della sua vita. Una scelta precisa, quella di Moroni, che sancisce con la sua terra un legame indissolubile e cruciale per capire la sua pittura e il contesto da cui si è generata.

In occasione del cinquecentenario della nascita, Albino e in senso più ampio tutta la Val Seriana mantengono la promessa di rinnovare il legame che univa “il pittore della realtà” alla sua terra, alla sua gente, alla sua natura e alla sua cultura. Dopo una lunga e articolata gestazione, è in dirittura d’arrivo l’apertura del progetto “Moroni 500. Albino 1521-2021”, semplicemente slittata di un mese, da maggio a giugno, a causa del prolungarsi delle restrizioni legate all’emergenza sanitaria. Dal fulcro albinese il progetto si è espanso coinvolgendo tutta la Val Seriana, la città di Bergamo e tutti i luoghi che oggi sul territorio bergamasco conservano testimonianze della pittura moroniana. Ne è nato un ampio network di istituzioni, musei, fondazioni, parrocchie, scuole, realtà culturali, associazioni, in dialogo per raccontare in modo condiviso l’universo moroniano a 360 gradi.

Una rete di soggetti coinvolti: da Ascom Bergamo alla Fondazione Bernareggi

Il Comune di Albino, ente promotore, e Promoserio, ente organizzatore, hanno intessuto una rete di collaborazioni, tra gli altri, con la Parrocchia di Albino, Fondazione Accademia Carrara di Bergamo, Fondazione Adriano Bernareggi, Fondazione Credito Bergamasco, Fondazione Museo di Palazzo Moroni, Delegazione FAI di Bergamo. Nel progetto avranno parte attiva, nella ideazione e produzione di iniziative, anche associazioni e realtà culturali impegnate in ambito culturale ad Albino e sul territorio della Val Seriana: Associazione Culturale Carlo Antonio Marino, Arte sul Serio, Percorsi Albinesi, Circolo Fotografico città del Moroni, Albino, Comitato Sui Passi del Moroni, Complesso Bandistico di Albino, Astorica – Associazione Storica Città di Albino, Django Association.

E ancora: collaborazioni con Ascom Bergamo per elaborare menù a tema, con le botteghe e i commercianti di Albino, con operatori e soggetti che si occupano di valorizzazione del patrimonio naturalistico, culturale ed enogastronomico, trait d’union con istituti scolastici e accademie, dall’ISIS Romero di Albino alla Fondazione Arte Della Seta Lisio di Firenze. La qualità della proposta progettuale ha suscitato interesse sia di enti e istituzioni, come Regione Lombardia, Comunità Montana Valle Seriana, Camera di Commercio di Bergamo e Fondazione Comunità Bergamasca, sia di aziende private del territorio.

A giugno la presentazione al pubblico 

Il progetto sarà presentato al pubblico a maggio e, se le eventuali prescrizioni future relative alla pandemia lo consentiranno, aprirà i battenti ai primi di giugno, accompagnandoci per tutto il 2021, con probabili prosecuzioni anche nel 2022. Un anno di mostre, narrazioni, restauri, approfondimenti e pubblicazioni scientifiche, convegni, incontri, concerti, spettacoli teatrali, escursioni a tema, eventi di animazione culturale, fotografia, moda, visite guidate, enogastronomia, attività pensate ad hoc per grandi e piccini.
Si avviano a conclusione anche i restauri di opere di Moroni messi in campo per l’occasione. Due dipinti della chiesa parrocchiale di Albino sono stati affidati alle cure del restauratore Antonio Zaccaria: la pala della Crocifissione con i santi Antonio e Bernardino, considerata il capolavoro del Moroni sacro (intervento finanziato da Fondazione Credito Bergamasco) e lo stendardo della Visitazione, opera custodita per la sua fragilità conservativa in Sacrestia e dunque praticamente mai esposta al pubblico (intervento sostenuto da Comune di Albino con il contributo di Fondazione della Comunità Bergamasca).

L’obiettivo principale del progetto nel suo complesso è quello di promuovere all’interno delle comunità albinese, seriana, bergamasca, regionale, nazionale, una più completa, articolata e consapevole conoscenza della grandezza di questo testimone del Cinquecento, le cui opere sono disseminate in numerose collezioni e musei nel mondo. Un appello concreto alla riappropriazione della figura di Giovan Battista Moroni come un prezioso patrimonio collettivo e alla scelta della cultura, custode dell’identità profonda di un territorio, come motore per ripartire uniti.
Icona di questo lungo percorso sarà l’immagine di un abbraccio, quello tra Maria ed Elisabetta dipinto da Moroni nello stendardo albinese in corso di restauro, a riassumere il desiderio ultimo di questo importante progetto: offrire la bellezza come segno di rinascita e di condivisione in una terra così pesantemente segnata dalla pandemia. Un abbraccio senza tempo per costruire un domani di speranza.

Moroni e Albino, un binomio di successo

Moroni ed Albino, un binomio di successo, un legame indissolubile tra un pittore e la sua terra. In occasione del tanto atteso anniversario dei 500 anni dalla nascita ad Albino di uno dei maggiori ritrattisti italiani del Cinquecento, la sua terra vuole celebrarlo e raccontarlo. E non poteva essere diversamente, non poteva che partire da Albino e in senso più allargato dalla Valle Seriana lo slancio entusiastico per ricordare e festeggiare il cinquecentenario della nascita di un artista di fama internazionale ma profondamente legato alla propria comunità, alla propria gente e alla sua cultura. L’arte e la bellezza di un pittore come chiave per aprire le porte della speranza e della rinascita di una terra profondamente segnata dalla recente pandemia.

 

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Giovan Battista Moroni, “Crocefisso adorato dai santi Bernardino e Antonio da Padova” (Albino, Parrocchiale di San Giuliano)




Divieto di consumazione al banco nei bar. La Fipe chiede con urgenza un intervento del Mise

Anche Ascom Confcommercio Bergamo si associa alla richiesta della Fipe: in Bergamasca la misura “pesa” su oltre 2.600 bar

La circolare del 24 aprile con cui il ministero dell’Interno ritiene che il DL “Riaperture” vieta ai bar la possibilità di effettuare la somministrazione al banco è giuridicamente incomprensibile e non ha alcun fondamento di sicurezza sanitaria. È quanto sostiene la Fipe secondo cui si tratta di un attacco al modello di offerta del bar italiano che si differenzia da quelli degli altri Paesi proprio perché basato sul consumo al banco. Per dare voce agli oltre 2.600 bar del territorio, Ascom Confcommercio Bergamo si associa alla richiesta del presidente Fipe, Lino Stoppani, per un intervento urgente da parte del Mise, perché ormai il tema della salute pubblica non può essere separato da quello della tenuta di un intero settore produttivo.

Si tratta, infatti, di un’interpretazione che nessuno si aspettava considerando che il decreto non esclude espressamente il consumo al banco ma, al contrario, ha voluto specificare con quali modalità può avvenire il consumo al tavolo (esclusivamente all’esterno fino al 31 maggio). D’altra parte, dopo 14 mesi di blocco delle attività di ristorazione, almeno l’aspettativa di una regolamentazione puntuale non dovrebbe essere tradita: in zona gialla i bar hanno sempre avuto la possibilità di effettuare la somministrazione al banco anche in virtù del fatto che si tratta di un consumo veloce, che non implica una lunga permanenza all’interno degli esercizi.

“È un attacco al modello di offerta del bar italiano che si differenzia da quelli degli altri Paesi proprio perché basato sul consumo al banco – dichiara Giorgio Beltrami, presidente del Gruppo Bar, Caffè e Pasticcerie di Ascom Confcommercio Bergamo, e vicepresidente regionale del coordinamento di Fipe Lombardia-. Un provvedimento punitivo ingiustificato anche sotto il profilo scientifico sui rischi sanitari che si corrono. Anzi la scienza continua a sostenere che il rischio di contagio cresce con l’aumento del tempo di contatto”. In attesa di aggiornamenti, Ascom Confcommercio Bergamo sta invitando gli associati a esporre la locandina dedicata.




Al via la campagna “Sicurezza Vera” I pubblici esercizi come presidi di legalità contro la violenza di genere

Siglato protocollo d’intesa tra la Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, la Fipe e il Gruppo Donne Imprenditrici di Fipe-Confcommercio

È stato firmato oggi un protocollo d’intesa tra la Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, la Fipe-Confcommercio (Federazione italiana Pubblici esercizi) e il Gruppo Donne Imprenditrici di Fipe-Confcommercio, rappresentati, rispettivamente, dal Prefetto Francesco Messina (a capo della Direzione Centrale Anticrimine), dal Presidente Lino Enrico Stoppani e dalla Presidente Valentina Picca Bianchi. La finalità del protocollo è quella di promuovere iniziative di formazione, informazione e sensibilizzazione a livello territoriale, idonee a diffondere la conoscenza e l’approfondimento delle tematiche afferenti alla violenza basata sul genere ed agli strumenti di tutela delle vittime, comprese le misure di prevenzione del Questore e i dispositivi di pronto intervento adottati dalla Polizia di Stato.

L’intesa è nata dalla comune esigenza di incrementare i livelli di sicurezza delle donne, individuando modalità nuove ed efficaci per diffondere la cultura di genere, nel solco già tracciato con la campagna della Polizia di Stato “Questo non è amore”, attiva dal 2016, raggiungendo in maniera sempre più capillare le donne non solo nella sfera privata ma anche nel luogo dell’attività lavorativa e nei luoghi pubblici, tutti temi al centro del seminario webinar “Gestire il rischio di violenze sul lavoro: la convenzione Ilo e la legge 4/2021” organizzato questa mattina dall’Ente bilaterale territoriale del Terziario e dall’Ente Bilaterale per il settore Alberghiero e Pubblici Esercizi (entrambi costituiti da Ascom Confcommercio Bergamo e dalle organizzazioni sindacali di categoria Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil) che ha visto tra i relatori anche Valentina Picca Bianchi, presidente delle Donne imprenditrici di Fipe-Confcommercio.

Il protocollo prevede che saranno sviluppate incisive modalità di diffusione della cultura di genere, promuovendola anche all’interno dei pubblici esercizi con iniziative rivolte sia al personale femminile che alle clienti. L’obiettivo è contribuire a incrementare i livelli di sicurezza delle persone e degli stessi esercizi, nel quadro di aggiornate strategie di prevenzione di eventi illegali o pericolosi connessi a forme di violenza basata sul genere.

La programmazione di incontri, convegni formativi e divulgativi, iniziative di sensibilizzazione, da oggi fino al 2023 vedranno impegnati, insieme, gli imprenditori associati alla Fipe e la Polizia di Stato nella campagna denominata #sicurezzaVera. Dopo una prima fase sperimentale su 20 città verrà esteso il modello a tutti gli esercizi pubblici che rappresentano da sempre la più ampia rete di presidio territoriale di cultura, socialità e tradizione presenti in Italia: 1 esercizio pubblico ogni 250 abitanti, 1 bar ogni 400 abitanti.

 




“Colazione in viaggio”, un tour in 12 tappe tra Bergamo e provincia

Pubblicata la guida digitale di Marzia Bonalumi e Nadia Mangili: 12 mete descritte con foto ma partendo sempre dalla degustazione di una colazione o un brunch 

Marzia Bonalumi e Nadia Mangili pubblicano la guida digitale “Colazione in viaggio, 12 destinazioni a portata di share per Bergamo e Provincia”. Le mete sono selezionate e descritte attraverso l’idea di degustare una colazione o un brunch in un café o localino, scelto da Marzia che suggerisce cosa ordinare. Dopo aver fatto incetta di bagels, club sandwich, avocado toast, estratti, yogurt bowl, waffle, pancake, crostate, torte della nonna e tanti altri manicaretti, il viaggio continua alla ricerca di palazzi, ville, strade, giardini, terrazze panoramiche, scorci e opere d’arte, suggeriti da Nadia.
Le 12 mete, corredate dal suggestivo materiale fotografico, permettono di trascorrere una mattinata speciale tra Città Alta e i borghi medievali di Bergamo, ma anche quartieri, cittadine e comuni della Provincia, come San Pellegrino Terme, Stezzano, Crespi d’Adda e Treviglio.

Marzia Bonalumi e Nadia Mangili

Le autrici

Marzia Bonalumi è una seguitissima narratrice di colazioni e di localini dove gustare le prelibatezze più innovative e gustose. Ha aperto il suo profilo Instagram @flavouriteplace, una sorta di blog che lei definisce il suo Social Breakfast Club, un anno fa, e ha una schiera di follower che non si perdono mai un “where to go”.
Nadia Mangili, laureata in storia dell’arte, guida di Bergamo, crea da sempre tour alternativi, in collaborazione con professionisti provenienti da diversi ambiti. Sui social è conosciuta come la Margì (@lamargi.guidadibergamo), nome che le ricorda il gioco di carte bergamasche con cui giocava da piccola con sua nonna.

L’evento è stato ricalendarizzato a novembre, con una visita a Crespi, ma le norme di sicurezza anti Covid subentrate poco dopo hanno imposto l’annullamento. Nell’attesa di tornare a viaggiare insieme, non resta che affidarsi alla guida delle due esperte.

L’ebook è scaricabile da www.nadiamangili.com.