Gori: “Scarfone e Simonetti compatibili con gli incarichi in TEB”

teb5645.jpgFilippo Simonetti e Gian Battista Scarfone, rispettivamente presidente e amministratore delegato di TEB Spa, non sono incompatibili con il ruolo che ricoprono all’interno dell’azienda Tramvie Elettriche Bergamasche: lo scrive il Sindaco di Bergamo Giorgio Gori, al quale spetta la delega alle società partecipate all’interno della Giunta del Comune di Bergamo, socio di TEB al 40% attraverso la controllata ATB Mobilità, in risposta all’interpellanza presentata dal consigliere Stefano Benigni.

“Nessuno dei possibili presupposti di incompatibilità di Simonetti con il ruolo di presidente di TEB è da considerarsi fondato” sottolinea Gori. A Simonetti veniva contestata la nomina all’interno di un ente privato in controllo pubblico e il fatto di non poter ricoprire un ruolo conferitogli da un ente nel quale aveva ricoperto il ruolo di consigliere nei due anni precedenti la nomina.

“Non solo TEB Spa non è qualificabile come ente di diritto privato in controllo pubblico (nessuno dei soci esercita la maggioranza dei diritti di voto o detiene la nomina diretta delle cariche in seno al Cda – spiega Gori –, ma Simonetti, indicato dalla società ATB Mobilità e non da un’amministrazione locale, ha ricevuto l’incarico e le deleghe di Presidente quando già un anno era trascorso dalla cessazione del suo ruolo di consigliere provinciale, come previsto dalla legge”.

Stesso discorso per Gian Battista Scarfone, il cui ruolo di Direttore Generale di ATB Mobilità Spa non risulta incompatibile con il ruolo di amministratore delegato di TEB Spa: “L’art.12 del D. Lgs. 39/2013 disciplina la diversa categoria degli incarichi dirigenziali e dunque non risulta applicabile nel caso in specie”. Il ruolo di direttore generale non rientra tra quelli incompatibili, poiché le funzioni svolte non sono quelle di amministrazione diretta (i cosiddetti incarichi dirigenziali interni ed esterni), ma solo di coordinamento, organizzazione e direzione strategica delle strutture aziendali. Anche in questo caso Gori rimarca, a ulteriore prova della compatibilità del ruolo, che TEB Spa non è qualificabile come ente di diritto privato in controllo pubblico.




“Ai commissari europei faremo mangiare i formaggi lombardi”

formaggi“Mi adopererò perché i commissari europei possano trovare sulle loro scrivanie qualcuno dei nostri ottimi formaggi lombardi, quelli realizzati con il vero latte delle mucche lombarde. Così la Commissione Europea potrà capire la follia di voler obbligare anche il nostro Paese nel dare il via libera all’utilizzo dei surrogati del latte per la produzione di formaggi. In Lombardia vogliamo qualità ed eccellenza e su questo non siamo disposti a trattare”. Così dichiara Mario Mantovani, vice presidente e assessore alla Salute di Regione Lombardia, nel commentare la richiesta dell’Europa di rivedere la legge n°138 dell’11 aprile 1974 per consentire a quei formaggi non coperti da disciplinari di produzione (come ad esempio il grana padano, il bitto, il taleggio ed il gorgonzola) di utilizzare come materia prima, al posto del latte crudo, latte disidratato e ricostituito con acqua.

“In Lombardia viene prodotto il 41% del latte nazionale – ricorda Mantovani – in 6.000 allevamenti che hanno raggiunto livelli pari a vere e proprie industrie alimentari. Il latte prodotto oltre a rispettare i requisiti previsti raggiunge elevati livelli qualitativi e nutrizionali grazie ad una particolare attenzione sull’alimentazione animale”.

“Da parte di Regione Lombardia il sistema dei controlli è peraltro molto attento in tutte le fasi – assicura il vice presidente -, dal campo alla tavola, e il valore dei nostri prodotti sia da un punto di vista di sicurezza alimentare che qualitativo è riconosciuto a livello mondiale. Noi mettiamo in campo su questo settore oltre 650 veterinari in tutte le province lombarde. Oggi le produzioni di formaggi in Lombardia sono volte a mantenere questi fattori di eccellenza, valorizzando oltre alla produzione industriale tutta quella rete di piccoli produttori che preparano i formaggi a latte crudo”. “I formaggi prodotti con polvere di latte avranno invece un minor valore nutrizionale – spiega – perché il processo che porta all’essicazione della materia prima prevede l’impiego di alte temperature con inattivazione di proteine, vitamine ed enzimi che fanno del latte crudo una materia inestimabile”.

“Riteniamo non accettabile che per tutelare il principio di una libera circolazione delle merci possa venir meno la qualità dei prodotti alimentari che sono acquistati e consumati dai cittadini lombardi – conclude l’assessore alla Salute -. L’Europa lasci stare il latte lombardo e si occupi piuttosto dei tanti problemi che anche in modo drammatico stanno affliggendo le Istituzioni europee, con le gravi conseguenze di ordine politico ed economico cui stiamo purtroppo sempre più assistendo”.

 




“Indebolire le Camere di Commercio vuol dire penalizzare le imprese”

cameracom.jpg“La riforma della Pubblica amministrazione, approvata oggi dalla Camera, è soltanto un insieme disorganico di norme e deleghe legislative, che non solo altro che dei tweet incapaci di sciogliere i veri nodi della macchina pubblica italiana che non funziona. Gli esempi concreti non mancano: oltre all’abolizione di facciata del Corpo Forestale, a un finto riordino della dirigenza pubblica e ad altre norme che creano solo un grande pasticcio, questa pseudo riforma prevede anche la riduzione delle Camere di commercio” sottolinea l’onorevole Gregorio Fontana, parlamentare bergamasco di Forza Italia. Che aggiunge: “Questi enti sono un fondamentale supporto per le aziende, che hanno dimostrato di credere nell’attività delle Camere, come testimonia l’ultima ricerca fatta da Confcommercio-Imprese per l’Italia, secondo cui, nel 2014, il 70% delle imprese del terziario ha ritenuto indispensabile il sistema camerale e più del 75% sono state soddisfatte dei servizi di supporto che hanno ricevuto. Questo governo ha solamente accorpato non ciò che era necessario accorpare, ma ciò che era più facile. Così facendo però, si rischia di produrre una riduzione dell’efficacia delle funzioni di servizio alle imprese e, in generale, al sistema produttivo. Proprio mentre, a causa della crisi, le nostre imprese e il nostro sistema produttivo meriterebbero più servizi e più assistenza. Questa maggioranza ha dimostrato nuovamente di non ascoltare le richieste che vengono dal territorio, come quelle avanzate dal presidente della Camera di commercio di Bergamo Paolo Malvestiti, affinché fossero riconosciute le peculiarità e le eccellenze dell’ente orobico che pochi in Italia possono vantare sul fronte dell’internazionalizzazione, formazione e innovazione. Anche se dall’attuale stesura, sembra essere confermato il fatto che la Camera di commercio di Bergamo potrà mantenere la sua attività, comunque rimangono gravi incertezze rispetto al futuro dell’istituzione orobica, a causa dei numerosi tagli che saranno un danno non solo per gli enti virtuosi come il nostro, ma colpiranno anche tutto il sistema imprenditoriale del territorio”.




“Pronti a ricorre contro il decreto del Jobs Act”

Valentina Aprea
Valentina Aprea

“Il decreto del Jobs Act è stato scritto come se la Costituzione fosse stata già cambiata. Finché le politiche attive e la formazione saranno di competenza delle Regioni, serve l’accordo con le Regioni stesse altrimenti ci sono profili di incostituzionalità”. Lo ha detto l’assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Lombardia Valentina Aprea, chiudendo, insieme al consigliere regionale Onorio Rosati, i lavori del convegno ‘Il Jobs Act tra politiche attive e Agenzia nazionale’, che si è svolto nel pomeriggio di oggi a Palazzo Giureconsulti a Milano. “In base alla legge – ha aggiunto l’assessore – ci sarebbero Centri regionali ma a regia statale. Se le Regioni dovranno pagare i Centri pubblici per l’impiego, dovranno usare i soldi per le politiche attive. Oggi, con la Dote, li diamo direttamente ai cittadini, mentre poi dovremo pagare le strutture. Questo per noi è una cosa gravissima, perché mette a rischio il principio della libera scelta. Per un principio astratto di uniformità, si penalizzano le Regioni in cui il sistema funziona. Io sono disponibile a confrontarmi con tutti, ma sui risultati, sui numeri. I dati del monitoraggio settimanale della Dote Unica Lavoro (Dul) dimostrano come in Regione Lombardia siamo riusciti a costruire e implementare un modello efficace di organizzazione del mercato del lavoro e di erogazione delle politiche attive. Questo modello va salvaguardato; rinnovo l’appello al Governo a modificare il testo del decreto.

Col Dul sono già stati avviati al lavoro 45.149 destinatari. Di questi, il 30 per cento ha già sottoscritto un contratto di lavoro a tempo indeterminato, determinato o in apprendistato. Dall’avvio del programma “Garanzia Giovani”, 23.003 ragazzi sono stati inseriti nel mercato del lavoro, di cui: 11.853 attraverso un tirocinio; 7.643 con contratto a tempo determinato; 1.715 in apprendistato.

Abbiamo potuto raggiungere i risultati che oggi vantiamo – ha commentato l’assessore – anche grazie alla presenza di una rete di operatori pubblici e privati accreditati diffusi sul territorio, che concorrono sul mercato con pari dignità, attivando la leva della remunerazione a risultato occupazionale raggiunto”.




Regione, da ottobre parte il “Reddito di autonomia”

Partirà con l’inizio del prossimo autunno il “reddito di autonomia”. Lo ha confermato l’assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro Valentina Aprea, intervenendo alla trasmissione televisiva Orario Continuato. “Stiamo studiando – ha detto Aprea – come garantire un assegno di emergenza che consenta ai nuovi poveri, dei quali abbiamo deciso di farci carico, di avere un aiuto. Non sarà comunque un assegno per stare a casa a far niente”. Per quanto riguarda l’importo dell’assegno, l’assessore ha spiegato che, dopo l’assestamento di bilancio, “sarà più chiara la disponibilità di fondi da destinare a questo intervento”, ma, tenuto conto che oggi servono circa 700 euro per vivere, la cifra sarà “indicativamente quella”. Il primo passo per poter accedere a questo nuovo sussidio sarà quello della verifica dei requisiti tramite la presentazione del modello Isee. Rispondendo a una domanda circa la cumulabilità con altri aiuti (comunale e/o altro), Aprea ha spiegato che “l’aiuto pubblico massimo sarà di 700 euro”. Quindi, ad esempio, chi già ne percepisce 400, potrà riceverne al massimo 300 e così via. Da Aprea un appello anche al Governo “affinché faccia qualcosa”. “Noi stiamo facendo tanto con la Dote unica lavoro – ha sottolineato -, ad oggi ne abbiamo attivate 66.224 e avviato al lavoro 450149 persone. Le ‘Doti’ sono strumenti che funzionano e da Roma che fanno? La vogliono cancellare. Anziché sostenere le Regioni virtuose, preferiscono distruggere un sistema che funziona”.




All’Expo vertice tra i presidenti delle Province

Provincia ExpoUn incontro istituzionale tra i presidenti delle Province lombarde si è tenuto oggi a Pianeta Lombardia, il padiglione della Regione all’interno del sito Expo, per approfondire i cambiamenti apportati dalla Legge Delrio. Presenta anche il presidente dell’ente di via Tasso, Matteo Rossi. Al termine dell’incontro sono state presentate “Le perle di Teodolinda”, un dolce creato appositamente per Expo, che utilizza ingredienti già in uso nella cucina longobarda: si tratta di grandi bon bon realizzati con mandorle, spezie e cannella, composti in forma di collana di perle, dedicata alla regina longobarda.




Pontida, Salvini: “Voglio solo costruire un paese normale”

Lega Nord Pontida “Con lui e con la ruspa abbatteremo i campi rom, i centri sociali e il governo Renzi” afferma Daniele Belotti annunciando oggi l’intervento di Matteo Salvini dal palco di Pontida. “Qui non c’è rancore, qui non c’è paura. Siamo qui per costruire speranza e il futuro dei nostri figli. Non ci interessa insultare il prossimo. Gli insulti li lasciamo a Renzi e alle sue damigelle”. Così, Matteo Salvini attacca il suo intervento dal palco di Pontida. Intervento atteso e seguito da un minuto di raccoglimento dedicato “ai fratelli leghisti che non ci sono più”: sessanta secondi contrassegnati dal suono celtico di una cornamusa. Poi, sul palco con Salvini, come già l’anno scorso, “il nostro futuro, i bimbi e le bimbe che non dovranno andare dall’altra parte del mondo in cerca di futuro. Il nostro orgoglio, la scelta della Lega è la normalità: proponiamo un paese normale per persone normali”.

Emozionato, Salvini dice di non avere dormito, “ho fatto bene perché siete meravigliosi”, aggiunge rivolto al popolo leghista raccolto sul “sacro prato”. “La scelta della Lega è una scelta di normalità – sottolinea più volte Salvini -. Noi non proponiamo cose irrealizzabili e non compriamo i voti con 80 euro” e sottolinea che, tra le cose realizzabili da fare, la prima è quella che deve portare “al cambiamento dell’Europa perché questa Unione Europea è un covo di criminali che vogliono ammazzare le nostre identità e le diversità”. Nel suo discorso, Salvini torna anche sulla diatriba con il Papa. “Mi fa piacere che abbia trovato il tempo di incontrare dei Rom: sono sicuro che avrà incontrato anche torinesi sfrattati ed esodati”, dice il segretario: “Non mi permetterei di attaccare mai il Papa”, prosegue, autodefinendosi “ultimo dei buoni cristiani” ma – prosegue – “rispetto chiama rispetto: è giusto che il Pontefice chiami aiuto per tutto il mondo, ma altrettanto giusto che chi è pagato dai cittadini italiani pensi prima pensi ai cittadini italiani. Uomo sì ma fesso no, cristiano sì ma autolesionista no”.

Altro tema, quello della famiglia, caro al segretario leghista, circondato sul palco da bambini e genitori: “Il matrimonio si fa dall’uomo e donna e i bimbi vengono adottati dalla mamma e dal papà, da questo non si scappa. E se dalle parti del partito democratico dicono che è un concetto medioveale, allora viva il medioevo. Invidio gli inglesi che non hanno Renzi, ma Cameron, invidio i russi che hanno Putin, io invidio le persone normali”. Persone normali che non vogliono la “legge Fornero che è infame. Via gli studi di settore, il primo ladro è lo Stato in Italia. Via l’Imu su capannoni, prima casa e negozi sfitti, non siamo a Cuba”.

E dalla legge Fornero al lavoro: “Asili nido gratuiti, per aiutare mamma e papà. Penso agli infermieri che devono scappare all’estero. Sono i migliori al mondo e devono lavorare in Italia, e questo vale per i commercianti, i vigili del fuoco, per le forze dell’ordine. In un Paese normale polizia e carabinieri potranno tornare a fare polizia e carabinieri. Senza timore di essere denunciati dal primo spacciatore di turno, perché noi stiamo con le guardie non con i delinquenti. In un Paese normale non chiami buona scuola una porcheria immonda. In un Paese normale viene reintrodotto un anno di servizio civile obbligatorio, per insegnare il rispetto. Bruciare le macchine non è rivoluzione è un atto da poveri disgraziati. In un Paese normale ci si occupa dei disabili veri. Trovando i truffatori e i medici corrotti”.

Parole chiare, quelle di Salvini, anche sul fronte dell’ambiente: “No ad ogni nuova colata di cemento, ma non gli ambientalisti idioti di città che non toccano gli alberelli ma poi lasciano esondare i fiumi”. Il tutto con un’avvertenza: “Noi non cambiamo, la Lega è una comunità di uomini e donne, ricchi, poveri, pensionati, giovani, professionisti e agricoltori. E’ un’anima, un’idea con la quale sono cresciuto e morirò. Perché ora non esistono più destra e sinistra ma produttori e parassiti e noi stiamo coi produttori. Parliamo tutti troppo, ora è il momento di fare. E qua – ha detto al pubblico sul prato -, fate un boato per noi, per Zaia, per Maroni, per Bossi”. In precedenza, arrivando sul prato di Pontida, Salvini aveva dichiarato: “La ruspa per fare giustizia per i tanti errori commessi e io uso la ruspa contro Renzi e non qualcun altro, per far ripartire il lavoro”. E ancora: “L’anno scorso eravamo qua per ricostruire e ripartire”. Poi il leader del Carroccio accenna alla possibilità di fare una Pontida del sud: “Ci stiamo lavorando. Ci sono già proposte di località pronte ad accoglierci”, annuncia. Ma per andare al governo non bisogna abbassare i toni? «Non dirò più vaff***”, risponde Salvini ai giornalisti. E sulle critiche ricevute dal leader storico della Lega, Umberto Bossi, risponde: “Noi non archiviamo nessuno, non pugnaliamo nessuno. Siamo riconoscenti nei confronti di chi ci ha portato fino a qua, a differenza di Renzi che se ne fotte di tutto e di tutti”. Prima di cominciare il suo intervento, il segretario della Lega ha anche abbracciato Umberto Bossi che aveva appena concluso il suo intervento e stava scendendo dal palco.




Infrastrutture, se Bergamo sceglie di non scegliere

Variante ZognoE’ sempre una questione di priorità. Lo è ancora di più quando ci trova di fronte a risorse scarse. Dovrebbe essere il fine ultimo della politica quello di incasellare le istanze verso il pubblico interesse e il bene comune. Invece ci si perde in mille rivoli non sempre condivisi.

A livello nazionale, le priorità sembrano essere rivolte a temi politici importanti, ma scollegati dalla quotidianità. Italicum, patto del Nazareno, modifica del titolo V della Costituzione non sono sicuramente in testa alle richieste della maggioranza degli italiani, che, più che riforme o annunci di riforme, vorrebbe fatti concreti. L’esito non brillante della coalizione di governo alle recenti amministrative potrebbe essere collegato anche a questa divergenza di priorità.

Scendendo a livello locale, si ha un ulteriore esempio di strani comportamenti della politica. Quando si presenta un elenco di priorità il buon senso richiede che questo abbia un ordine a scalare.

L’atteggiamento pragmatico punta a realizzare i progetti e non lasciarli incompiuti. Con i soldi disponibili si inizia a realizzare quello che è in cima alla lista. Accantonata la prima somma, se ci sono altre disponibilità si destina quanto avanza alla seconda in graduatoria. E poi si passa alla terza e alla quarta, così via fino ad arrivare in fondo alla lista. Ma questo richiede una scelta. E una scelta vuol dire accontentare qualcuno e scontentare qualcun altro. Un’eresia per i politici che non vogliono perdere consenso. Allora si fa un calderone unico. Altro che gattopardo: volere fare tutto è il miglior modo per non fare niente, dato che un’opera non finita – un esempio, a caso, la variante di Zogno – è inutile, è come non averla.

La politica, specialmente quella di piccolo cabotaggio, resta legata al mito delle opere di regime e alla posa della prima pietra a tutti i costi. Ognuno vuole aprire il suo cantiere, considerato una miniera di voti, anche se non si sa se quanto questo sia ancora vero. Ecco allora il teatrino che si è creato per la corsa all’aggiornamento del Documento di economia e finanza che sarà presentato dal ministero dopo le ferie, per ottenere finanziamenti su opere immediatamente cantierabili. Un’opportunità rara, vista la carenza di risorse a livello territoriale, che però viene trasformata nel solito irrealizzabile libro dei sogni. Un’inedita alleanza tra Regione (l’assessore Alessandro Sorte, di Forza Italia) e Provincia (il presidente Matteo Rossi del Pd) ha individuato come priorità per la Bergamasca il completamento della variante di Zogno. E questo appare ragionevole e condiviso in maniera pressoché unanime perché, senza entrare nel merito di come sono lievitati i costi, in questo modo si rende finalmente utilizzabile un investimento altrimenti perso. Ma poi vanno oltre e iniziano a spendere i soldi degli altri (in questo caso il ministero e Rfi) per quella che ritengono la successiva priorità, l’investimento di 3 milioni per una fermata ferroviaria all’ora, dalle 9 alle 17, all’ospedale.

Una certa area di pensiero per la quale la vita si limita a girare intorno alla malattia e ai funerali è entusiasta. Ma fortunatamente non è maggioritaria. L’idea in sé, anche se si può discutere sulla sostenibilità economica, non è da scartare. Potendo, andrebbe sicuramente fatta, anche potenziata, come tante altre cose, come una galleria con parcheggi sotto Città Alta. Ma i soldi sono pochi e quindi bisognerebbe decidere quali sono le priorità. Il sindaco Giorgio Gori ha ricordato che prioritario sarebbe il collegamento ferroviario con l’aeroporto. Altri suggeriscono il raddoppio della linea Ponte San Pietro-Montello. Alberto Bombassei spinge per infrastrutture adeguate alle esigenze di una provincia industriale. Ma ci sono anche le varianti di Cisano, di Trescore e di Comun Nuovo, e la linea due del tram Bergamo-Ponteranica (fa niente se la prima non riesce ad avere conti in equilibrio senza il supporto dei contributi pubblici).

Senza dimenticare poi l’interconnessione Pedemontana-Brebemi e l’interporto, priorità degli anni passati ancora nel limbo. E meno male che qualcuno non ha riesumato l’autostrada della Valle Seriana per il collegamento Milano-Monaco, in fondo anche questa utile e potendo necessaria, ma non indispensabile.

Questa però è una lista della spesa, non un elenco di priorità. Qual è la differenza, in particolare quando ci sono poche risorse? Quello di non avere il coraggio di decidere. Che vuol dire anche scontentare qualcuno. Una maggioranza che cerca di non tagliare fuori la minoranza è democrazia, ma è anche un diritto (e un dovere) che si assuma la responsabilità del ruolo, senza tavoli per cercare apparentemente di coinvolgere tutti, ma alla fine un alibi per non combinare nulla. In effetti i migliori alleati di politici senza soldi e senza il coraggio delle decisioni sono i comitati anti opere. “Noi avremmo fatto, ma loro ce l’hanno impedito”: uno slogan pronto per le prossime elezioni.




Sabato il ministro Boschi alla Festa democratica

Maria Elena Boschi
Maria Elena Boschi

Tutto pronto per la “Festa Democratica 2015”, organizzata dai circoli del Pd di Bergamo, della Valseriana e di Seriate che si svolgerà a Torre Boldone, nell’area feste vicino al campo sportivo (viale Lombardia) da venerdì 19 a domenica 28 giugno. Un programma politico, musicale, culturale e gastronomico già pronto a cui si aggiunge un ospite speciale, il ministro alle Riforme Costituzionali Maria Elena Boschi, che non risultava tra i relatori ma che ha deciso di prendere parte al grande lancio della Festa Democratica 2015. Boschi parteciperà all’incontro intitolato “Le riforme per l’Italia”, in programma sabato 20 giugno alle 18.30.




Giovani Card, utilizzo scarso. E il Comune mette in cantiere la revisione

la giovani card 2015È tempo di tagliando per la Giovani Card, la carta che offre l’accesso agevolato (con sconti tra il 15 e il 25%) a numerose iniziative e servizi di tipo commerciale, culturale, sportivo e ricreativo. Il progetto ha mosso i primi passi nel 2002 e nell’edizione 2015 ha coinvolto 39 Comuni, oltre 52mila giovani e 200 esercenti. Nel tempo, va detto, gli esercizi convenzionati sono via via diminuiti, complice anche la crisi economica, e in molti casi s’è manifestato un crescente disinteresse a causa di un ritorno inferiore alle attese.

Di qui la scelta di Palazzo Frizzoni di correre ai ripari, di rivedere e ammodernare il progetto. Si comincia il 22 giugno, nel corso del Consiglio comunale, grazie a un Ordine del giorno presentato dai consiglieri della Commissione Giovani Niccolò Carretta (Lista Gori), Fabio Gregorelli (M5S), Marta Cassina (Pd), Roberto Bruni (Pd), Andrea Tremaglia (Fratelli d’Italia), Alberto Ribolla (Lega), Luciano Ongaro (Sel), Davide De Rosa (Lista Tentorio) e Stefano Benigni (Forza Italia).

Un fronte che s’è mosso sulla scorta di un sondaggio, effettuato dal Comune di Bergamo, che ha evidenziato un dato effettivamente scoraggiante: la percentuale di utilizzo della card non va oltre il 20%. A questo dato negativo si aggiungono ulteriori limiti emersi nel corso dell’indagine: informatizzazione assente, impossibilità di tracciare l’utilizzo della carta, scarsità di appeal verso il mondo giovanile e mancanza di sconti “esclusivi” davvero utili e vantaggiosi.

I consiglieri, nell’ordine del giorno, invitano pertanto Sindaco e Giunta a valutare la percorribilità di opzioni migliorative. Se economicamente sostenibile, la Commissione propone di trasformare la Giovani Card in tessera magnetica nominale dotata di micro chip che possa essere utilizzata sia come card prepagata (incentivando così l’uso del pagamento elettronico nelle fasce giovani della popolazione) sia come tessera per caricare gli abbonamenti ai servizi cittadini quali, ad esempio, l’ATS, il bike sharing o il Sistema bibliotecario urbano.

La Commissione propone anche di implementare un servizio di “raccolta punti” sulla base degli euro spesi negli esercizi convenzionati che permetta al superamento di soglie prestabilite di accedere a premialità aggiuntive nei settori comunali della cultura e dello sport.

In alternativa a questo primo suggerimento, i consiglieri suggeriscono di creare un’app gratuita per smartphone, in sostituzione del formato cartaceo attuale, che consenta la geolocalizzazione degli esercenti convenzionati, il pagamento elettronico NFC e un meccanismo di rating degli sconti da parte degli utenti che segnalano quelli più vantaggiosi e interessanti. Un’opzione, secondo la Commissione, con più vantaggi: investimento contenuto, maggior appeal rispetto al formato cartaceo, opportunità di monitoraggio informatico e possibilità di promuovere forme innovative di pagamento e di aggiornamento durante l’anno con eventuali nuovi sconti/promozioni.

La Commissione consiglia poi di allargare gli sconti anche ad ambiti più interessanti e vantaggiosi per il mondo giovanile, quali carburanti, compagnie aeree low cost, telefonia mobile, tecnologia, libri, istituzioni culturali, strutture sportive comunali e private e circuiti di vendita online di ticket per concerti e grandi manifestazioni. Per gli esercenti, infine, i consiglieri propongono di adottare, se possibile, strumenti di garanzia affinché quelli aderenti accettino sempre la card e pratichino gli sconti promossi.