Bistecca con Qr Code, la risposta dell’allevatore bergamasco alle truffe alimentari

Francesco MarchettiAnche un giovane agricoltore bergamasco è stato protagonista della consegna degli Oscar Green Lombardia 2015 che si è tenuta allo Spazio Sforza di Expogate, a Milano.

Francesco Marchetti, 29 anni, della Basella di Urgnano, è stato premiato nell’ambito della categoria “Fare rete” per la migliore esperienza in concorso: Smartphone e Qr Code per una bistecca doc.

Per combattere le truffe nel piatto e difendere la qualità del proprio lavoro, Francesco ha deciso di sfruttare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Nella sua azienda ha quindi scelto di tracciare la carne delle sue mucche grazie a un Qr Code che permette al consumatore, usando un semplice smartphone, di sapere tutto sulla vita dell’animale: dalla sua provenienza al peso alla nascita, dall’alimentazione fino alla razza. «Vorrei che il consumatore – sottolinea Francesco – si rendesse conto di cosa sta portando a casa. La trasparenza è l’arma più efficace che noi produttori abbiamo per far capire come viene fatto il nostro prodotto».

Anche questa edizione di Oscar Green ha raccontato storie di idee e lavoro, di coloro che in tempo di crisi hanno scommesso sull’agricoltura come leva per rilanciare il Paese. A livello regionale le nuove imprese agricole sono sempre più giovani: tra il primo trimestre 2014 e lo stesso periodo del 2015 quelle aperte da persone con meno di 40 anni d’età sono salite di oltre il 32%, passando da 112 a 148. Il record – spiega la Coldiretti Lombardia – spetta alle province di Lecco, Como e Sondrio, con una generale prevalenza delle aree di montagna.

«L’agricoltura è un’attività che, nonostante le difficoltà, affascina le nuove generazioni – dice il delegato di Giovani Impresa Coldiretti Bergamo Daniele Filisetti -; è ormai consolidato il trend che vede sempre più giovani scegliere l’agricoltura come esperienza di lavoro per costruire il proprio futuro».

Infatti oggi il 54 per cento dei giovani – spiega un’indagine Coldiretti/Ixe’ – preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (21%) o fare l’impiegato in banca (13%). Nel primo trimestre 2015 delle 56 nuove aziende agricole avviate in provincia di Bergamo, 19 sono condotte da giovani, più del doppio rispetto agli inizi attività registrati lo scorso anno nello stesso periodo.




Expo, c’è anche il sommelier della frutta

fruttaDalle pesche nettarine alle ciliegie, dalle albicocche alle nespole, dall’anguria al melone sino ai frutti più esotici, provenienti da ogni parte del mondo. E ancora melanzane, zucchine, pomodori e fiori di zucca.

Martedì 28 luglio, Expo Milano 2015 celebra la “Festa della Frutta e della Verdura”, all’insegna del mangiare sano e di uno stile di vita corretto.

Numerose le iniziative in programma che coinvolgeranno i Paesi partecipanti e animeranno l’Esposizione Universale per tutto il giorno. A cominciare dalla distribuzione a tutti i visitatori di oltre 50 quintali di frutta fresca da parte di Coldiretti, tra cui le pesche, le susine e gli agrumi tardivi provenienti dalla Lombardia, dal Veneto, dall’Emilia Romagna, dal Piemonte e dalla Calabria.

La frutta sarà distribuita in tre punti diversi: lungo il Cardo Sud davanti al Padiglione Coldiretti (all’interno del quale sarà presente la Regione Calabria che preparerà spremute di arance tardive e di bergamotto); lungo il Cardo Nord davanti a Palazzo Italia; sul Cardo angolo Decumano, all’altezza del Padiglione Lombardia.

Ma non è tutto. Sempre Coldiretti, con Onafrut, organizzerà dei laboratori del gusto, con dei “sommelier” che insegneranno alle persone come scegliere e distinguere la frutta migliore, e una serie di iniziative dedicate ai bambini, come le fattorie didattiche, con merendine a base di frutta fresca. Saranno, inoltre, predisposti orti orizzontali e verticali, per raccontare la produzione di verdura in campagna e in città. E ci si potrà divertire con giochi sul compostaggio domestico e sulla stagionalità dei prodotti dell’orto. Degli intagliatori realizzeranno delle sculture naturali artistiche e l’Unione nazionale dei produttori di Ortofrutta farà arrivare delle sagome a forma di frutta e verdura pronte per i selfie del grande pubblico. Saranno, inoltre, allestite quattro piramidi con prodotti naturali per decorare il Cardo Sud.

Protagonista della festa sarà il Cluster Frutta e Legumi, dove i visitatori potranno scoprire le caratteristiche dei frutti di stagione esposti in un mercato, a cura di Huiyuan. Si potranno assaggiare insalate, smoothie e un particolare succo di frutta e zafferano, la specialità del giorno. Anche i Paesi del Cluster parteciperanno all’iniziativa: l’Afghanistan proporrà un cocktail di mango e un rinfresco allo zafferano, il Gambia succhi di baobab e ibisco, mentre Kyrgyzstan e Uzbekistan frutta tipica.

Una band scandirà, con le sue performance, il programma degli eventi che animeranno il Cluster.

Pesche, pere e albicocche saranno distribuite in due postazioni, allestite lungo il Decumano, da Agrinsieme.

Al Parco della Biodiversità, nell’ambito dell’iniziativa “Frutta da Bere e da mangiare”, a cura del Padiglione del Biologico NaturaSì, saranno realizzati centrifugati biologici, con abbinamenti curiosi e ricercati di frutta e verdura e degustazioni di ortofrutta di stagione. Dalle ore 10, saranno offerti meloni, angurie, pesche e verdura di stagione biologica. Frutta e verdura biologici saranno gli ingredienti principali dell’aperitivo, alle ore 20.

Conaf-WAA (World Association of Agronomists), con il supporto dei loro volontari, definiranno un itinerario di visite guidate dei padiglioni, con fil rouge il tema della Frutta e della Verdura.




I quattro italiani che sfideranno i migliori pasticceri del mondo

Da sinistra Antonino Bondì, Paul Occhipinti e Diego Mascia
Da sinistra Antonino Bondì, Paul Occhipinti e Diego Mascia

Quattro giovanissimi pasticceri si allenano assiduamente in vista di una sfida tanto dolce quanto ardua: vincere i Campionati Mondiali di Pasticceria Gelateria Cioccolateria e quelli di Cake Design, organizzati dalla Federazione Internazionale Pasticceria che si terranno dal 24 al 27 ottobre all’Host di Milano. I pasticceri che si cimenteranno nelle due specialità (ovvero da una parte la “Pasticceria, cioccolateria e gelateria”, e dall’altra il “Cake Design”) sono giovani e agguerriti, hanno storie molto diverse tra loro ma sono accomunati da un’unica grande passione e da un forte e ambizioso obiettivo: conquistare il titolo di campioni del mondo.

Diego Mascia

31 anni, piemontese, vanta di preziose collaborazioni in Europa e in India, ed è parte integrante dello Staff della Cioccolateria e Gelateria di Cristian Beduschi al mercato centrale di Firenze. Si avvicina al mondo della pasticceria quasi per caso: finita la scuola dell’obbligo inizia la scuola professionale di panetteria e pasticceria, e da questa prima esperienza nasce quella passione che lo porta a intraprendere la sua professione. “Una volta decisa la linea giusta da seguire solo una cosa si può fare: provare, provare e riprovare ancora – spiega Diego – perché la parte più complicata della gara non è il giorno della competizione, ma sono gli allenamenti”.

Paul Occhipinti

classe 1992, nato a Marsiglia da genitori italiani e italiano nello spirito e nella sua arte. L’amore per la pasticceria è nato guardando la nonna alle prese con il tiramisù, così, a soli 15 anni già si destreggiava tra spatole, raschie, creme e impasti. Dal momento in cui si è avvicinato al mondo della pâtisserie non ha più potuto farne a meno e ora, a soli 23 anni, è consulente per scuole di alto livello in tutta Europa e ha già vinto numerosi premi in Francia. Specializzato nel creare dolcissimi cioccolatini, si allena quotidianamente: “Per ora sto lavorando sulla degustazione, poi passerò al lato artistico – dice Paul – l’importante è avere una visione di gruppo e un collegamento forte tra i nostri lavori”.

 Antonino Bondì

è il più giovane di tutto il team: siciliano, ha soli 21 anni ma già una grandissima esperienza maturata tra Palermo e New York. “La mia passione per la pasticceria nasce fin da piccolo nel laboratorio di famiglia, dove ho iniziato a imparare la base della pasticceria”, dice Antonino, che ora si allena con grande grinta per la degustazione della monoporzione di gelato. Il suo punto di forza è quello di rinnovare ricette classiche, come per esempio la torta al pistacchio, dando loro strutture e sapori differenti. Il suo asso nella manica è però la parte artistica e decorativa dei dolci.

Serena Sardone

27 anni, orgoglio femminile della Nazionale Italiana al Campionato Mondiale di Cake Design. Originaria di Cassano Murge, in provincia di Bari, vive nel mondo della pasticceria da sempre. Porta avanti infatti la pasticceria di famiglia, insieme a sua sorella gemella. Dai semifreddi alle torte strutturate per ogni occasione, Serena trasforma ogni dolce in una vera e propria opera d’arte. Ogni giorno si cimenta in ricette sempre diverse pensando al progetto ideale da presentare al mondiale e stupire così la giuria: “Ai mondiali avrò il supporto del mio coach e dell’intera Federazione – commenta Serena – il mio punto forte è il modelling, che unito ad altre tecniche e tanta fantasia mi permetterà di fare un bel lavoro”.

 

La nazionale di pasticceria, cioccolateria e gelateria è guidata dai team manager Cristian Beduschi e Rossano Vinciarelli, pasticcieri affermati e riconosciuti a livello internazionale. Il team di cake design avrà come mentore Christian Giardina, uno dei maggiori professionisti del settore.




Il gelato di Grom non è artigianale. Bosio (Ascom): «Inutile introdurre paletti normativi»

Il gelato Grom non è fresco, quindi non è artigianale. Lo ha stabilito il Codacons nei giorni scorsi. La gelateria più famosa d’Italia, con moltissimi punti vendita, uno anche a Bergamo, ha dovuto quindi togliere la dicitura “artigianale” da sito e pubblicità.

Rivendicare l’alta qualità del prodotto e la selezione accurata delle materie prime (spesso bio, Dop o Igp) non è bastato al brand per spuntarla di fronte all’obiezione di Codacons secondo il quale il gelato di Grom non è artigianale per due motivi: prima di tutto per le dimensioni dell’azienda, essendo una spa, non è una ditta artigianale. In secondo luogo, fatto ancora più importante, non è prodotto in loco, ma smistato nel mondo da un unico centro produttivo, e quindi non può considerarsi fresco.

Ma cos’è un gelato artigianale? In Italia una legge che definisca cosa è artigianale e cosa no, non esiste. Quindi nel settore, che conta 39mila punti vendita che si dichiarano artigiani e 90mila addetti, c’è chi, per velocizzare le lavorazioni, utilizza prodotti semi-artigianali o addirittura industriali. Per le gelaterie che rifiutano di prendere scorciatoie e si impegnano a produrre il gelato con latte e frutta fresca, la vittoria del Codacons parrebbe una buona notizia anche se la situazione, in mancanza di un provvedimento univoco, è lontana dal trovare una soluzione.

massimo-bosio.jpgPer il Comitato Gelatieri dell’Ascom di Bergamo il pronunciamento del Codacons appare come un appiglio. «Non si tratta di voler andare contro Grom e di mettere paletti normativi – dice il presidente Massimo Bosio -. Aumentare le norme non è utile, anzi farebbe il gioco dell’industria e penalizzerebbe i piccoli artigiani. L’iper-regolamentazione in tutti i campi favorisce le grandi aziende che possono sostenere le spese per adeguamenti sanitari e corsi di sicurezza alimentare. Si tratta invece di ribadire che il gelato artigianale è tale perché ci si mette qualcosa di più, non perché è il più buono e il più sano di tutti. L’artigianalità è data dalla personalizzazione del prodotto, dalla creatività che lo differenzia dal prodotto seriale delle catene. In ogni caso sono convinto che il giudice è il consumatore, è lui a dire se è migliore il mio gelato o quello di un altro».

Intanto, secondo le stime di Coldiretti, nell’ultima settimana si è registrato un aumento del consumo di gelato addirittura del 25% e le agrigelaterie, ovvero le fattorie che realizzano un prodotto di qualità a km 0 utilizzano il latte di alta qualità prodotto in loco, sono in crescita. Per riconoscere le gelaterie “doc” Confartigianato Gelatieri dà qualche dritta: diffidare dai colori troppo accesi, valutare la cremosità (i cristalli di ghiaccio non sono un buon segno!), preferire la vaschetta in acciaio. E fare attenzione anche al numero dei gusti: meglio pochi ma buoni.




Albino, fino a domenica la sagra degli gnocchi ripieni

Sono ormai diventati un piatto tipico e per questo tale da meritarsi una sagra. Gli gnocchi ripieni della Trattoria Moro da Gigi ad Albino, in località Perola, sono protagonisti da stasera a domenica 19 luglio nel piazzale antistante il locale della quinta edizione della festa a loro dedicata.

La ricetta risale agli anni Ottanta ed è stata messa a punto dalla mamma del titolare, Gianluigi Moro. Un sfoglia di patate racchiude un ripieno di prosciutto cotto e formaggi all’insegna del più classico ed appagante confort food.

La manifestazione è stata lanciata per festeggiare i cinquant’anni della trattoria e da allora è diventata un appuntamento consolidato, imperdibile per gli estimatori, occasione per chi vuole assaggiare la specialità. Agli gnocchi si affiancano altri piatti che esaltano tipicità e materie prime a chilometro zero, secondo una filosofia che il locale porta avanti da sempre.

A fare da contorno, come ogni festa che si rispetti, giochi e intrattenimento per tutte le età. Tra le novità di quest’anno la birra Bodibeer alla patata di montagna, perfettamente in tema con l’iniziativa.

Info: tel. 035 751296 – www.trattoriamoro.it




“Estate Vegana”, il semifreddo tutto vegetale dei pasticcieri bergamaschi

Un semifreddo composto da una base di crumble ai cereali e vaniglia su cui si eleva uno spesso strato di invitante mousse al latte di mandorla abbinato ad un inserto di lamponi e cocco e decorato con rossi frutti di bosco e un invincibile cioccolato fondente. Una torta golosa e al tempo stesso delicata e fresca, che si adatta bene alle temperature di questa calda estate. Con un contenuto in più. È infatti un dolce vegano, realizzato cioè esclusivamente con ingredienti di origine vegetale, nel pieno rispetto dei canoni della cucina cruelty free.

Si chiama “Estate Vegana” ed è il coronamento – simbolico e ma anche molto concreto – del progetto “Dolcezze Veg+” ideato dalla Lav (Lega Antivivisezione) e dal Capab, il Consorzio Pasticceri Artigiani Bergamaschi aderente a Confartigianato Bergamo.

Il percorso è iniziato lo scorso marzo quando il Consorzio ha colto l’invito della Lav dando vita ad un corso di alta formazione  vegana, tenuto alla Gta di Azzano San Paolo. Sauro Ricci, chef del ristorante Joia di Milano, tempio stellato della cucina naturale e vegana guidato da Pietro Leeman, ha introdotto i pasticceri bergamaschi al mondo della pasticceria vegan.

Estate VeganaLe pasticcerie che hanno aderito sono 13 e oltre al semifreddo hanno messo a punto altre golosità vegane, che proporranno nei loro negozi e saranno riconoscibile sui listini tramite il logo “Dolcezze Veg+”, il medesimo che apparirà nella vetrofania all’ingresso.

A Bergamo proseguono perciò le iniziative per rispondere al crescente numero di consumatori che opta per la scelta vegana e, più in generale, in favore di una proposta gastronomica e alimentare più consapevole e sostenibile. Grazie ad un progetto simile nato dalla collaborazione tra Lav e Ascom è infatti già disponibile un elenco di ristoranti in città e in provincia che offrono nei propri menù piatti vegani approvati dall’associazione e contraddistinti dal marchio Veg+.

Per le pasticcerie si apre quindi l’opportunità di intercettare una nuova clientela e di confrontarsi con le esigenze ed i temi più attuali. In campo, infatti, non c’è solo la ragione etica di chi ha scelto di nutrirsi – e dare soddisfazione al palato – senza provocare sofferenza per gli animali, ma anche un’attenzione in più alla salute, visto il valore di una dieta più ricca di vegatali, e non ultimo l’aspetto ambientale: l’alto impatto degli allevamenti per la produzione di latte, uova e burro, ossia gli ingredienti fondamentali della pasticceria, provoca effetti ambientali assolutamente non trascurabili e che superano in larga misura quelli dipendenti per esempio dai trasporti.

Le pasticcerie aderenti al progetto “Dolcezze Veg+”

  • Pasticceria Bellicini – Ghisalba
  • Pasticceria Chiodini – Villongo
  • Pasticceria Dolcevita – Bergamo
  • Pasticceria 2G – Trescore Balneario
  • Pasticceria Giosuè – Montello
  • Pasticceria Giove – Ponte San Pietro
  • Pasticceria Guerini – Cividate al Piano
  • Pasticceria Melograno – Cisano Bergamasco
  • Pasticceria Melograno – Madone
  • Pasticceria Oscar – Stezzano
  • Pasticceria Silvio – Villongo
  • Pasticceria S. Marco – Urgnano
  • Pasticceria S. Stefano – Sovere



L’assessore Fava: «Ai giovani consiglio di tornare a lavorare la terra»

Sono giornate campali per un assessore regionale all’Agricoltura che si ritrova l’Expo in casa. Cassa di risonanza mondiale, ma anche attenzione dei media al minimo passo falso. Eppure Gianni Fava va avanti per la sua strada, convinto che la qualità del sistema agroalimentare lombardo alla fine sarà la vera carta vincente della kermesse. Mantovano di Viadana, cresciuto nella terra dei meloni più buoni del mondo, il leghista Fava ha da sempre assaporato la genuinità dei prodotti della campagna: recentemente quando Parmigiano e Grana accusarono il colpo della crisi, con i prezzi in calo e l’embargo russo che tagliò le gambe ai produttori, propose al ministro Martina di ritirare migliaia di forme dal mercato per destinarle agli «indigenti e alla fasce più deboli della società». Solidale, ma non romantico, sa che l’agricoltura moderna deve soprattutto poggiare su una sostenibilità economica, su processi innovativi che pure non rinneghino la tradizione di prodotti secolari.

Gianni Fava - assessore regionale agricolturaAssessore, cosa l’ha colpita dell’avvio di Expo?

«Il grande flusso di pubblico e l’interesse nei confronti dei diversi modelli produttivi del pianeta e le diverse culture, che raccontano i popoli e i loro territori. Le aspettative, anche da parte di Regione Lombardia, il cui padiglione è stato visitato con grande interesse, sono molto alte. Spero che l’intero semestre mi colpisca per i risultati raggiunti in termini di attenzione verso problematiche la cui risoluzione è imperativa, come la tutela dei prodotti tipici, la lotta agli sprechi alimentari, una maggiore sinergia in chiave internazionale che, declinata banalmente in chiave comunitaria, significa più Europa delle Regioni e maggiore conoscenza delle diverse agricolture. Se così fosse, sono sicuro che in futuro Bruxelles ci risparmierebbe alcune aberrazioni legislative e burocratiche che derivano, essenzialmente, dalla mancata conoscenza pratica del settore primario».

Perché i nostri prodotti lombardi dovrebbero spiccare all’attenzione dei visitatori nella miriade di offerta Expo?

«Per la loro unicità. Non sono riproducibili altrove, per quanto qualche esponente dell’industria si ostini ad affermare che alcune produzioni possono essere replicate in qualsiasi parte del mondo. I nostri prodotti raccontano storie, culture, modi di vivere a volte anche millenari. Expo sarà l’occasione per raccontare ai visitatori di tutto il mondo cosa produciamo, come lo facciamo, con quali vantaggi in termini di controllo sanitario e quindi di sicurezza. Dalle indagini emerge sempre con chiarezza che i consumatori apprezzano il made in Italy, vissuto come elemento distintivo di una qualità più elevata, ma allo stesso tempo richiedono informazioni ulteriori in termini di origine dei prodotti, coltivazione, modalità di allevamento, benessere animale, alimentazione. Su molti di questi aspetti siamo in grado di offrire risposte esaustive».

Bergamo è stata definita dal ministro Martina, città di punta per l’Expo: quali secondo lei le eccellenze migliori tra formaggi, vino, salumi e tipi di mais?

«È tutta questa grande varietà a caratterizzare quella che l’amico ministro Martina ha definito città di punta di Expo. Oggi va di moda il termine biodiversità. Bergamo può vantare numerosi prodotti tra Dop, Igp e Doc ed è una delle grandi province lombarde dell’agroalimentare, sia in termini di biodiversità, appunto, che di gusto. Da lombardo sono orgoglioso della grande ricchezza di Bergamo e della Lombardia. Mi piace ricordarlo spesso, perché per troppo tempo la nostra regione è stata identificata come terra di industria, giornali, moda e design. Siamo la prima regione agricola d’Italia e anche la prima a livello europeo in termini di agroalimentare, con una produzione lorda vendibile che nel 2013 ha raggiunto i 13,3 miliardi di euro e nel 2014 ha registrato un incremento dell’1,3%. Bergamo è una delle città di punta, certo».

Lei parlando di Dop, in particolare dei formaggi, ha detto che devono essere sostenibili e su certe produzioni troppo piccole ha parlato di romanticismi, di posizioni da rivedere…

«In passato ho sottolineato che ottenere e mantenere una Dop comporta degli oneri finanziari e che, in alcuni casi, vi è sì da un lato la tipicità, la storicità e la qualità richiesta per fregiarsi del marchio, ma mancano le dimensioni per poter varcare i confini della regione stessa di produzione. La stessa Unione Europea si è dimostrata scettica a concedere il marchio di qualità, quando poi l’esiguità delle produzioni rappresentavano un limite considerevole. Detto questo, credo che in questa nuova fase che si è aperta con la fine delle quote latte, produttori e consorzi debbano fare sintesi e muoversi con l’obiettivo di mantenere i prezzi alti e garantire redditività a tutti gli anelli della filiera. Ciascuno però, e mi ripeto, nel rispetto delle proprie competenze».

Questione latte, a che punto siamo? Ci sono stati attriti forti non solo sul prezzo: ma questa diatriba finirà mai? E come?

«Da un lato sono soddisfatto che i produttori, la cooperazione e i consorzi del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano abbiano accolto favorevolmente la proposta che ho lanciato sulla possibilità di legare il prezzo del latte a un sistema indicizzato che tenesse in considerazione la valorizzazione conseguente al circuito delle produzioni Dop. Allo stesso tempo, mi preoccupa l’atteggiamento dell’industria di trasformazione. Questa chiusura rischia di condannare a morte il made in Italy lattiero caseario, con conseguenze irreversibili per la chiusura delle stalle, l’abbandono del territorio e la perdita di un patrimonio anche culturale. Se è questo che l’industria desidera, proseguano sulla linea del non dialogo. Ma a farne le spese saranno anche loro».

Lei non nasconde mai di venire dalla campagna: il contadino di oggi sta meglio di quello di ieri? E un giovane, visti i sacrifici che si facevano un tempo in campagna, perché dovrebbe essere invogliato a lavorare in agricoltura?

«Il contadino di oggi sta meglio in termini di fatica del lavoro. Le nuove tecnologie hanno rappresentato un notevole passo in avanti, anche se l’agricoltura ha i propri ritmi e i propri cicli, che dipendono dalle stagioni. In termini di burocrazia e redditività, non sono così sicuro che l’imprenditore agricolo di oggi stia meglio di quello di 30 anni fa. Negli anni Ottanta circa l’80% del bilancio comunitario era destinato alla Politica agricola comune, oggi la percentuale è scesa al 38%, con una platea di 28 paesi destinatari».

Quindi un giovane, visti i miglioramenti dettati dalla tecnologia e qualche delusione maturata in fabbrica, dovrebbe essere invogliato a lavorare in agricoltura oggi?

«Assolutamente sì, perché lavorare in campagna è tra i mestieri più belli in assoluto, con una grande responsabilità verso la società. Si produce per sfamare gli uomini e gli animali, in un mondo sempre più popoloso e con esigenze crescenti di sicurezza alimentare e qualità. Inoltre, gli agricoltori sono sentinelle dell’ambiente e del territorio. Un dato esemplificativo: gli agricoltori sono solo il 2% della popolazione lombarda, ma gestiscono l’80% del territorio. Dove mancano si innalzano in maniera esponenziale i rischi di catastrofe idrogeologica. Nel Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 ai giovani assicureremo le giuste opportunità per l’insediamento e la crescita, ma è necessario che il mondo agricolo ritrovi margini di reddito, altrimenti suggerire ai ragazzi di diventare agricoltori rischia di essere un messaggio vuoto».

 

 




Prodotti tipici lombardi, on line la guida

prodotti tipici lombardia - guidaConosciuta per la moda, il design, l’industria e la finanza, la Lombardia è anche la prima regione agricola italiana e una tra le più significative a livello europeo. Le oltre 50mila aziende agricole lombarde gestiscono l’80% del territorio e producono, in un contesto di assoluta biodiversità, il 42% del latte nazionale, il 39% della carne suina, il 42% del riso italiano.

Una piattaforma di qualità che trae origine da una profonda tradizione agricola e di allevamento non soltanto in pianura, ma anche sulle colline e sulle montagne della regione che sviluppa una produzione lorda vendibile di oltre 7 miliardi di euro, ai quali devono sommarsi quasi 5 miliardi di euro di export.

A descrivere il patrimonio agroalimentare lombardo in una fase importante per il Made in Italy e in clima Expo c’è una guida della Regione scaricabile on line, che dà anche accesso alle App e agli e-book dell’agricoltura lombarda.




Riva di Solto, la sagra del pesce festeggia vent’anni

sagra pesce riva di solto 2Dal 3 al 5 luglio, Riva di Solto propone la “Sagra del Pesce”, una delle rassegne culinarie più storiche e amate del Sebino. Quest’anno la tre giorni rivolese festeggia vent’anni e mette in scena un’edizione anniversario per celebrare la ricorrenza.

«La sagra è nata su iniziativa della Commissione sport e turismo per il sostegno alle squadre di calcio del paese – spiega Giuseppe Zenti del comitato organizzatore “Amici della Sagra del Pesce” -. Abbiamo pensato a un’iniziativa che valorizzasse il pesce del lago d’Iseo e l’olio d’oliva di Riva di Solto».

La rassegna negli anni è cresciuta, fino a diventare uno degli appuntamenti gastronomici più partecipati e attesi sul lago. «Siamo partiti con una manifestazione improvvisata e oggi i risultati sono stupefacenti. Abbiamo riscontrato che la sagra è conosciuta anche al di fuori delle province di Bergamo e Brescia, questo ci fa molto piacere, è un’occasione in più per far conoscere uno scorcio del lago d’Iseo caratteristico, Riva di Solto».

La ricetta del successo è da vent’anni la stessa: menù dedicati al cento per cento al pesce di lago. È proprio questa la caratteristica peculiare della sagra; dare la possibilità ai visitatori di assaggiare tutti i pesci del lago, cucinati nelle ricette della zona: sardine, coregoni, persici, alborelle, lucci, lessati e conditi con olio d’oliva e verdure, al sale, marinati, in carpione, fritti, alla griglia, al forno. Tra i primi ci sono la pasta al ragù di coregone e la pasta alle sarde, preparata con cubetti di sardine essicate sott’olio, pomodorini e vari aromi; come antipasto viene proposta la bruschetta con l’olio di oliva extravergine di Riva di Solto e, tra i secondi, il piatto più caratteristico è la sardina con la polenta. Per non rinunciare a nulla, consigliamo il “Menù del Pescatore”, composto da alborelle in carpione, bocconcini di tinca fritta, trota marinata, sardine fresche alla griglia e pesce sott’olio alla griglia con polenta.

sagra pesce riva di soltoLa sagra si svolge nella bella e suggestiva piazza dei Giardini di Doana, affacciati sul lago, in uno scorcio del paese tra i più belli del Sebino ed è animata da musica e mercatini. Quest’anno per celebrare la ricorrenza ci sarà una mostra fotografica che ripercorre i suoi vent’anni di storia. Il ricavato da sempre viene devoluto alle associazioni presenti in paese e in collina e alle due parrocchie di Riva di Solto e Zorzino, solo una piccola cifra viene trattenuta per programmare l’edizione dell’anno successivo.




Rockit, parte in Valtellina la produzione della piccola mela neozelandese

mele Rockit alberoIl consorzio Melavì della Valtellina si è assicurato l’esclusiva per la produzione in Italia e la commercializzazione in Italia, Svizzera, Spagna e Russia della mela Rockit, già candidata nel 2011 al premio innovazione di Fruit Logistica. Rockit dal 2015 è coltivata anche in Valtellina con la messa a dimora di oltre 30 mila piante e dal 2016 sarà disponibile sul mercato sotto l’egida del Consorzio Melavì della Valtellina. La mela Rockit, originaria della Nuova Zelanda, è un frutto di piccole dimensioni (1 volta e mezzo le dimensioni di una pallina da golf) dalla lunga conservabilità, con un sapore dolce, un colore rosso acceso e una consistenza croccante. E’ perfetta per i bambini che desiderano una merenda golosa, per gli adulti che cercano una pausa veloce e nutriente dal lavoro così come per gli sportivi che vogliono uno spuntino buono e sano. Rockit sta innovando il mercato alimentare delle mele e quello degli snack in tutto il mondo con un frutto unico, allevato e coltivato per rimanere piccolo e per poter essere confezionato in un tubo trasparente, igienico e facile da trasportare. Non è un caso che la mela Rockit sia arrivata in Valtellina. Nella provincia tra le più montuose d’Italia sopravvivono eccellenze agroalimentari tramandate da generazioni e tra formaggi, vini, bresaola, pizzoccheri e miele, emerge anche la mela. Tutte tradizioni enogastronomiche che oggi sono tutelate dal Distretto Agroalimentare di Qualità “Valtellina che gusto” che riunisce i Consorzi di Tutela, le associazioni delle produzioni tipiche e molte aziende produttrici.