Università, ecco la squadra di Morzenti Pellegrini

Giancarlo Maccarini, già in corsa per la carica di rettore nonché prorettore delegato ai Rapporti col personale tecnico-amministrativo durante il mandato di Paleari, è stato nominato prorettore vicario dell’Università di Bergamo. Sono tutti nuovi ingressi, invece, gli otto prorettori delegati, nominati dal rettore Remo Morzenti Pellegrini per accompagnarlo nei sei anni del suo incarico. Al momento Morzenti mantiene la delega “Rapporti con le Imprese” e sul Personale tecnico amministrativo per ciò che concerne la “delegazione pubblica per la contrattazione decentrata”.

Nelle prossime settimane e in modo progressivo saranno assegnate ulteriori deleghe specifiche ad altri docenti su materie o compiti specifici.

GLI INCARICHI E I PROFILI

Prorettore Vicario

Prof. Giancarlo Maccarini

Giancarlo MaccariniDal 1999 è professore ordinario presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Bergamo. È docente dei corsi di “Tecnologie di formatura” e di “Sistemi integrati di produzione”. Dal 2002 al 2009, ha ricoperto il ruolo di preside pro tempore della Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Bergamo. Dal dicembre 2006 al 2012 è stato Responsabile Scientifico del Consorzio IntelliMech. Dal 1 ottobre 2010 al 2012 è stato Direttore del Dipartimento di Progettazione e Tecnologie dell’Università degli Studi di Bergamo. Da ottobre 2009 al 2015 è stato Prorettore dell’Università di Bergamo con delega ai rapporti con il personale tecnico amministrativo. I temi di ricerca trattati, che hanno portato alla redazione di oltre 120 pubblicazioni su riviste o su atti di congressi nazionali ed internazionali, possono essere così sintetizzati: Sistemi produzione; Lavorazioni per deformazione plastica; Durate utensili, Macchine utensili. E’ stato responsabile scientifico dell’unita locale di diversi “Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale” cofinanziati dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica.

Prorettore con delega alle Attività di orientamento in entrata e in uscita, tutorato e alle politiche di raccordo con il mondo del lavoro

Prof. Marco Lazzari

Marco LazzariProfessore associato di Didattica e pedagogia speciale presso il Dipartimento di Scienze umane e sociali. Si è laureato a Pisa in Scienze dell’informazione. Dopo una lunga esperienza da progettista informatico e ricercatore nel sindacato e nel settore privato (CISL, Olivetti, ISMES) è approdato all’università di Bergamo, dove insegna Fondamenti di informatica, Tecnologie didattiche e Istituzioni di didattica. È presidente del corso di laurea in Scienze dell’educazione, del quale è referente per l’orientamento in ingresso e verso il mondo del lavoro, e vicario del Direttore del Centro per le tecnologie didattiche e la comunicazione. È stato direttore del Centro informatico umanistico, dove si è occupato principalmente di e-Learning e di applicazioni informatiche ai beni culturali. È autore di un manuale di informatica adottato in una trentina di corsi universitari.

Prorettrice con delega alle Politiche di equità e diversità

Prof.ssa Barbara Pezzini

BarbaraPezzini1Ordinaria di Diritto costituzionale, insegna Diritto costituzionale e Diritto costituzionale avanzato nell’Università di Bergamo; nel Dipartimento di giurisprudenza coordina il corso Analisi di genere e diritto antidiscriminatorio. È stata Direttrice del Dipartimento di giurisprudenza dell’università di Bergamo nel triennio 2012/15 (in precedenza, nel quadriennio 2008/12, Preside della Facoltà di giurisprudenza). Già Coordinatrice del Dottorato in Diritto pubblico e tributario nella dimensione europea, fa ora parte del collegio didattico del Dottorato “Business and Law – Istituzioni e impresa, valore, regole e responsabilità sociale”. Nel suo percorso di ricerca, è particolare l’attenzione all’ottica di genere nel trattare i temi del diritto pubblico, particolarmente l’accesso ai diritti fondamentali e l’uguaglianza costituzionale; è condirettrice di GenIUS, rivista on-line di studi giuridici sull’orientamento sessuale e l’identità di genere.  Ha all’attivo numerosi incarichi ed esperienze di progettazione e direzione di corsi e progetti, anche di livello internazionale, sulle tematiche di genere, sia all’interno che all’esterno dell’Ateneo di Bergamo.

Prorettore con delega alla Ricerca scientifica di Ateneo

Prof. Paolo Buonanno

Dal 2012 è professore associato in Politica Economica presso il Dipartimento di Scienze aziendali, economiche e metodi quantitativi. Dopo la laurea a Bergamo, consegue nel 2001 il M.Sc. in Economics presso la London School of Economics e nel 2003 il Dottorato in Economia presso l’Università di Milano-Bicocca. Nel 2005 è stato Post-doctoral Scholar presso University of California, Berkeley. È stato visiting research scholar presso Inter-American Development Bank, IEB (Barcelona) e Collegio Carlo Alberto. Da ottobre 2012 è Presidente del Corso di Laurea Triennale in Economia. Ha partecipato, tra gli altri, a progetti di ricerca finanzianti da PRIN-MIUR e National Science Foundation. E’ autore di numerosi articoli su riviste internazionli tra cui: American Economic Review, Economic Journal, Journal of the European Economic Association, Economic Policy e Journal of Law & Economics. I suoi lavori sono stati citati da: Financial Times, Harvard Business Review, Il Sole 24 Ore, La Repubblica e Il Corriere della Sera.

Prorettore con delega alla Internazionalizzazione e alle Relazioni Internazionali

Prof. Matteo Kalchschmidt

MatteoKalchschmidt2Professore ordinario, Docente di Project and Innovation Management presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale, dell’Informazione e della Produzione. Svolge attività di ricerca sulla gestione delle filiere produttive globali e sulla sostenibilità nelle supply chain internazionali. E’ autore di più di 150 pubblicazioni di cui la maggior parte su prestigiose riviste internazionali. E’ presidente del corso di laurea in Ingegneria Gestionale, uno dei percorsi internazionalizzati presso l’Università di Bergamo. È responsabile del progetto REAL Cities | Bergamo 2.035 in collaborazione con la Graduate School of Design di Harvard University. È promotore e co-direttore del Master in Systems Engineering in collaborazione con l’Università di Napoli Federico II e la Stevens Institute of Technology (New Jersey – USA).

Prorettrice con delega alla Didattica e ai Servizi agli studenti

Prof.ssa Stefania Maci

Stefani Maci 2Professore Associato di Lingua e Traduzione Inglese presso il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere. Si laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università degli Studi Ca’ Foscari di Venezia (1995), grazie alla quale perfeziona gli studi linguistici a UCL – University College London e a Warwick University. Sempre a Ca’ Foscari ottiene il Diploma di Perfezionamento in Linguistica e Filosofia del Linguaggio (1998) e l’abilitazione S.I.S.S. (2001). Dopo aver insegnato all’Università degli Studi de L’Aquila (2001), ricopre alcuni insegnamenti di Lingua Inglese all’Università di Bergamo a partire dall’a.a. 2002/2003. Diventa ricercatore di Lingua e Traduzione inglese presso l’Università degli Studi di Bergamo (2005). Ha pubblicato diverse monografie, curatele e molteplici articoli scientifici nell’ambito della lingua inglese come specialised discourse con particolare riferimento all’inglese medico, inglese del turismo, e inglese legale e dell’arbitrato commerciale. Svolge i seguenti incarichi gestionali di Ateneo: Membro del Comitato scientifico del Centro Competenze Lingue per la lingua inglese – Dipartimenti area umanistica (dalla sua istituzione ad oggi). È inoltre: docente delegato ai piani degli studi del Corso di Laurea in SCO (dal 2004 a oggi) e del Corso di Laurea Magistrale in PGST (2010-2013); docente delegato all’internazionalizzazione del Corso di Laurea Magistrale in PMTS (dal 2013 a oggi); membro della commissione per i colloqui di ammissione del Corso di Laurea Magistrale in PGST e PMTS (dal 2009 a oggi).

Prorettore con delega al Trasferimento Tecnologico, all’Innovazione e alla Valorizzazione della Ricerca

Prof. Sergio Cavalieri

SergioCavalieri2014Professore Ordinario presso l’Università degli Studi di Bergamo, responsabile del gruppo di ricerca CELS (Research Group on Industrial Engineering, Logistics and Service Operations) presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale, dell’Informazione e della Produzione. È docente titolare dei corsi di Gestione della Produzione Industriale, Progettazione degli Impianti e Operations Management. Fulbright Scholar presso la Carnegie Mellon University di Pittsburgh, è autore di oltre 150 pubblicazioni scientifiche a livello nazionale e internazionale. È Presidente di AIDI (Associazione Nazionale Docenti Impiantistica Industriale), Direttore del Master MeGMI Executive in Gestione della Manutenzione Industriale, già Coordinatore dell’ASAP Service Management Forum e Membro del Consiglio Direttivo di AFIL (Associazione Fabbrica Intelligente Lombarda). È coordinatore scientifico del progetto di ricerca “Bergamo 2.035 – un’idea di città in un mondo nuovo – Le nuove possibilità degli sviluppi urbani” promosso dall’Università degli Studi di Bergamo con il supporto di Fondazione Italcementi. All’interno dell’Università degli Studi di Bergamo ha ricoperto la carica di membro del Consiglio di Amministrazione di Ateneo Bergamo, è Presidente della Commissione Paritetica interdipartimentale di Ingegneria, vice-coordinatore del Corso di Dottorato DREAMT (Economics and Management of Technology) e membro della Giunta di SDM – School of Management.

Prorettrice con delega al Fund raising e alla finanza di Ateneo

Prof.ssa Mara Bergamaschi

Professore Associato di Economia e gestione delle imprese presso il Dipartimento di Scienze Aziendali, Economiche e Metodi quantitativi. È inoltre Presidente del Corso di Laurea Specialistica Management, Finanza e International Business. Già Vicedirettore del Cergas – Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria – dell’Università L. Bocconi di Milano con delega sull’Area Manager & Professional e Vicedirettore Area Pubblica Amministrazione, Sanità e Non Profit della SDA Bocconi.  Ha svolto attività di ricerca e formazione sui temi della finanza, marketing e fund raising a supporto delle organizzazioni pubbliche e delle imprese e sui rapporti di collaborazione tra università e imprese con particolare riferimento al tema del trasferimento della conoscenza e allo sviluppo di dialogo tra il mondo del lavoro, la ricerca e i giovani.

Prorettore delegato ai Rapporti con Enti e Istituzioni pubbliche del territorio

Prof. Fulvio Adobati

Fulvio AdobatiÈ Professore aggregato, ricercatore di Urbanistica nel Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate; è docente di Composizione Architettonica nella Scuola di Ingegneria/Corso di Laurea Ingegneria Edile. È Direttore Vicario del Centro Studi sul Territorio “Lelio Pagani”, dove svolge attività di ricerca applicata in prevalenza per istituzioni ed enti pubblici (Regione Lombardia, Éupolis Lombardia, Province, Parchi, Comuni) su temi di analisi e pianificazione territoriale, infrastrutturale e paesaggistica. Dal 2014 è membro della Commissione Urbanistica del Comune di Bergamo; è stato membro di commissioni tecniche di Regione Lombardia (entro Accordi di Programma regionali AQST Dalmine-Zingonia, Autostrada Pedemontana Lombarda, Raccordo autostradale “Brebemi”), e di diversi enti locali.

 

 




Scuola e lavoro, convegno alla Brembo

La Buona Alternanza è un progetto che nasce dalla collaborazione tra Ufficio Scolastico Territoriale e Confindustria Bergamo che da anni accompagnano gli istituti superiori bergamaschi (tecnici, professionali, licei) e migliaia di studenti nei percorsi di alternanza scuola lavoro. “La Buona Alternanza. Esperienze realizzate e prospettive di sviluppo a Bergamo” è il titolo del convegno in programma giovedì 8 ottobre, dalle 15 alle 17, all’azienda Brembo al Kilometro Rosso di Stezzano, in viale Europa 2. Il convegno, organizzato da Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo e Confindustria Bergamo, è l’occasione per fare il punto e per disseminare le buone prassi di alternanza realizzate dalle scuole bergamasche. Saranno anche proposti nuovi strumenti e strategie a supporto delle scuole che da quest’anno sono tutte chiamate a progettare percorsi formativi in alternanza. I numeri degli studenti in alternanza sono destinati a lievitare: la legge 107 del 13 luglio 2015 stabilisce che le istituzioni scolastiche di secondo grado dovranno prevedere nel piano dell’offerta formativa percorsi di alternanza scuola lavoro nelle classi terze, quarte e quinte, a partire dalle classi terze di quest’anno scolastico 2015/2016. Il 19 ottobre, presso la sede di Confindustria Bergamo, prende il via anche un corso di formazione per guidare i docenti nella progettazione, realizzazione e verifica di esperienze di alternanza. Si avvicina infatti una scadenza importante prevista dall’Avviso dell’Ufficio Scolastico Regionale: entro il 22 ottobre le scuole secondarie di secondo grado sono invitate a presentare i propri progetti di alternanza scuola lavoro e Impresa Formativa Simulata. Bergamo nel contesto italiano si propone come “modello di eccellenza” per l’alternanza: sono infatti oltre ottomila le esperienze realizzate nella nostra provincia, con un numero crescente di studenti partecipanti e di imprese disponibili a ospitarli per consentire loro di sviluppare competenze che ne favoriscano l’occupabilità futura. Tra i relatori del convegno, Patrizia Graziani, dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo, Cristina Bombassei, delegata Education di Confindustria Bergamo, Gisella Persico, ufficio scolastico Territoriale di Bergamo, oltre a rappresentanti degli istituti Cesare Pesenti e del Quarenghi di Bergamo. Previste anche testimonianze di studenti e aziende.

 




Dote scuola, finita l’attesa. «Voucher a disposizione»

libri scolastici - libreria

I voucher per l’acquisto di libri e dotazioni tecnologiche sono in distribuzione dal 25 al 29 settembre presso tutti i comuni della Lombardia, con l’eccezione di Lecco, Sondrio e Milano. Nelle province montane di Lecco e Sondrio la distribuzione sarà infatti completata entro il 2 ottobre, mentre a Milano parte dal 30 settembre e potranno essere ritirati nel punto segnalato nell’sms inviato agli aventi diritto.

Per le province digitalizzate di Monza e Mantova gli importi sono stati caricati sulle CRS e sono in partenza gli sms di avviso.

Si è così sbloccata una situazione che aveva messo in difficoltà le famiglie – che non hanno potuto contare sui contributi per acquistare il materiale didattico in tempo per l’avvio dell’anno scolastico -, e le stesse attività commerciali, in balia delle incertezze del sistema.

«Questo ritardo rispetto ai tempi normali – afferma Valentina Aprea, assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia – è dovuto alla proroga del termine per la presentazione delle domande insistentemente chiesta dalle stesse famiglie a causa delle difficoltà riscontrate nel rilascio della certificazione Isee, in seguito alla nuova normativa che è stata introdotta in materia. Una proroga molto utile, in quanto ha permesso a 37.000 studenti in più di beneficiare del voucher, il 40% delle oltre 92.000 domande complessive pervenute in Regione».

E le richieste di assistenza e chiarimenti hanno fatto il resto. «Sono – prosegue Aprea – oltre 14.000 le email arrivate agli uffici regionali oltre alle innumerevoli telefonate per l’assistenza nella compilazione. A tutte è stato sempre risposto in modo da favorire il massimo accesso al beneficio economico». Inoltre nella fase istruttoria si sono rivelate spesso inesattezze, anche su dati essenziali come quello del codice fiscale: cosa che ha richiesto interventi manuali per la correzione o l’integrazione della domanda. Anche le autocertificazioni sono state verificate, accogliendo persino le richieste di modifiche giunte dopo la scadenza del termine proprio nell’ottica di favorire le famiglie nell’esercizio del diritto allo studio dei figli, evidenzia la nota dell’assessore.

«Gli uffici regionali – spiega – hanno concluso una pesante fase istruttoria in soli trenta giorni, quando, negli anni precedenti, ce ne volevano una novantina. Oltre a tutto la verifica è stata effettuata nel periodo che coincide con le ferie estive. Dal 7 settembre un numero elevatissimo di voucher è stato stampato e distribuito in modo capillare su tutta la Lombardia».

La validità dei buoni è stata prorogata al 30 settembre 2016 per «consentire alle famiglie di utilizzare eventuali buoni residui sino all’inizio del prossimo anno scolastico».

Oltre ai libri di testo, possono essere acquistati anche dizionari, libri di letteratura consigliati dalle scuole e strumenti tecnologici di vari tipo come PC, tablet, ebook, software, calcolatrici, strumenti per il disegno tecnico e artistico. Restano esclusi i soli prodotti di consumo (penne, matite, diari, quaderni, cartelle).

«La Dote Scuola – conclude l’assessore Aprea – è nella nostra Regione una modalità ormai consolidata per sostenere il diritto allo studio. Molti operatori commerciali, dalle grandi catene ai singoli negozi, hanno stipulato accordi con le famiglie, con diverse modalità operative, per anticipare la fornitura di libri e dotazioni in attesa dei voucher».




Gli universitari bergamaschi? Non fumano, non bevono alcolici ma mangiano maluccio

generica-universitàI risultati della ricerca “Esercizio fisico, attività sportiva e stili di vita” degli studenti universitari di Bergamo – coordinata dalla professoressa Rosella Giacometti, responsabile del progetto e vicepresidente vicario del Cus in collaborazione con i professori Michela Cameletti, Stefano Tomelleri e Paolo Malighetti, direttore del centro HTH – Human Factors and Technology in Healthcare – sono stati illustrati stamane presso il Rettorato in concomitanza con la presentazione delle bike per la ricarica dei cellulari che sarà installata nella sala fitness del Cus.

L’indagine ha coinvolto tutti gli studenti immatricolati nell’anno accademico 2014-2015 dell’Ateneo, che sono stati invitati nei mesi di maggio-giugno 2015 a compilare un questionario on line composto da domande inerenti la pratica dell’attività sportiva, gli stili di vita, le condizioni di salute ed il loro grado di soddisfazione su diversi aspetti della loro vita.

Hanno partecipato 287 studenti immatricolati nell’anno accademico 2014-2015, pari a circa il 6% della popolazione di riferimento. Si tratta di un campione rappresentativo degli immatricolati dell’Università degli studi di Bergamo sia per genere, sia per Dipartimento di appartenenza. L’indagine fornisce una fotografia molto precisa, con molte luci e qualche ombra, relativa allo stato di salute ed agli stili di vita dei nostri studenti: fanno sport (solo il 9% è completamente inattivo), non fumano, non fanno eccessivo consumo di alcool (e se avviene si tratta di eventi sporadici, legati alla vita sociale), ma adottano un regime alimentare non salutare: oltre il 90% dei maschi e quasi l’80% delle femmine non consuma le 5 porzioni frutta e verdura giornalmente raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Anche se molti studenti trasgrediscono almeno una volta alla settimana alla regola del “5 a day” consumando snack dolci o salati, il loro stato fisico sembra non risentirne: la quota degli studenti in sovrappeso o obesi è infatti piuttosto contenuta (intorno al 10%), significativamente più bassa della corrispondete quota nazionale, soprattutto per i maschi. Nel caso delle femmine, tuttavia, si riscontra anche una maggior quota di soggetti sottopeso rispetto alla media nazionale. Oltre un terzo dei maschi ed il 17% delle femmine si dedica ad attività sportive agonistiche. Tra gli sport agonistici più praticati svettano il calcio per i maschi e la pallavolo per le femmine. Tre quarti dei maschi e quasi due terzi delle femmine si dedicano ad attività sportive non agonistiche, in particolare la palestra e la corsa.

La scuola media e superiore non ha avuto un ruolo determinante nella promozione dello sport, mentre l’esempio di uno dei genitori, in particolare della madre, risulta un fattore importante nell’influenzare la scelta dei figli di praticare sport. I nostri studenti sono nel complesso soddisfatti della loro salute, dello studio e del tempo libero, ma livelli di soddisfazione più elevati, soprattutto per la salute ed il tempo libero, sono registrati tra coloro che praticano sport rispetto a chi non svolge alcuna attività fisica. La correlazione tra pratica sportiva e soddisfazione per lo studio è invece meno chiara. Questo risultato conferma che, seppure lo sport aiuti ad “allenare” alcune competenze, soprattutto di natura non cognitiva (come l’autodisciplina, la resistenza allo stress e il lavoro in squadra), che producono effetti positivi sulla performance in aula e nel mercato del lavoro, la sua pratica, soprattutto a certi livelli, richiede un investimento di tempo ed energia che possono andare a detrimento di altri ambiti, come lo studio stesso.

bicicletta ricarica cellulareÈ proprio nella ricerca di una combinazione ottimale tra attività sportiva, studio e stili di vita che si inseriscono le politiche di promozione dello sport e del benessere da parte dell’Ateneo. In occasione della presentazione dei risultati della ricerca, è stata presentata la bike per la ricarica dei cellulari. Numerosi sono gli interventi effettuati e previsti di UniBgGreen: allacciamento delle sedi alla rete di teleriscaldamento, installazione di impianti fotovoltaici, a Bergamo e a Dalmine (proprio nell’edificio del Cus), miglioramenti impiantistici ed altro. In questo contesto due bike dotate di un sistema per la ricarica delle batterie dei cellulari verranno installate nella sala fitness del Cus. Parte dell’energia sviluppata pedalando viene trasformata in energia elettrica ed accumulata nella batteria dello smartphone, ricaricandolo. Le bike sono state fornite da Technogym e l’impianto è stato realizzato dal Control Systems and Automation Laboratory dell’Università, un laboratorio di ricerca avanzata nel settore dell’Internet of Things, diretto dal Prof. Fabio Previdi.

Il Centro Universitario Sportivo si trova a Dalmine, in via Verdi 56, nel Campus di Ingegneria, ed è aperto non solo per gli studenti ma per tutti i cittadini. Presso il Cus vengono praticate 30 attività sportive e il centro fitness ha 90 postazioni con 35 diversi corsi.




La confessione choc di Pezzoni: «Io, prof senza laurea»

giuseppe-pezzoni ritIl contenuto del post su Facebook è subito diventato virale. Il sindaco di Treviglio Beppe Pezzoni, preside e insegnante di materie umanistiche al Centro Salesiano Don Bosco, ha confessato di non avere quella laurea in Lettere che compare anche nel curriculum (per la verità senza dettagli come anno, ateneo, titolo della tesi e voto) pubblicato in nome della trasparenza sul sito del suo Comune.

Un fardello, o come lui stesso lo definisce “scheletro nell’armadio”, che si porta dietro dal 2001 e di cui ha deciso di alleggerirsi solo alle 15.15 di oggi, mercoledì 23 settembre.

Non si tratta però di un pentimento così spontaneo come l’uso del social farebbe pensare, piuttosto il tentativo di limitare i danni e dare la propria versione prima che la bomba scoppiasse.

Che Pezzoni non avesse il titolo lo ha infatti verificato un giornalista del Corriere della Sera, fatto di fronte al quale il preside-sindaco non ha potuto che fare coming out. E non deve essere stata un’inchiesta sul mondo della scuola a far drizzare le antenne al cronista, piuttosto qualche dritta interessata.

Ecco cosa ha scritto sul social: «Io, Beppe Pezzoni, ho uno scheletro nell’armadio. Nel 2001, dopo un anno di riposo dovuto al sovraccarico di lavoro, ho raccontato una balla: ho dichiarato alla scuola di aver discusso la tesi di laurea quando così non è stato. La tesi è rimasta nel computer, così come il titolo di dottore. Ma ho fatto il prof con tutta la passione che già avevo iniziato a metterci quando mi chiesero di fare una supplenza e poi quando mi è stata data una possibilità di proseguire. Mi ci sono trovato dentro e bene, perché quella in cui sono stato è per me molto più di una scuola». «Oggi però non sono più nelle condizioni di continuare, credo sia necessario riconoscere un errore trascinato nel tempo e garantire alla scuola ogni azione perché possa avere un prof ed un coordinatore delle attività didattiche degno di questo nome e di questo titolo. Mi restano i ricordi dei tanti momenti passati, del cammino percorso con tante persone e dell’impegno che ci ho sempre messo, lì come in tutti i ruoli che ho ricoperto in questi anni. A tutti coloro che con me, nelle situazioni più diverse, hanno condiviso parte del cammino, vanno le mie scuse. Ma non posso permettere e permettermi di andare avanti così. Grazie a tutti e, di nuovo, scusatemi».




Università, gli studenti accolgono le matricole con un festival

play unibgDopo la solennità dell’apertura del nuovo anno accademico, tocca agli studenti sottolineare la ripresa delle attività. Lo fanno a modo loro, con un vero e proprio festival di due giorni – i prossimi venerdì 25 e sabato 26 settembre – nella sede di Sant’Agostino, in Città alta.

Si chiama Play Unibg, è organizzato dalla Consulta degli studenti, in collaborazione con l’Università, il Comune e il Cus, ed ha una doppia anima, una legata all’incontro e all’approfondimento, in particolare sui temi della pace e dell’accoglienza, l’altra più ludica e aggregativa.

«È un appuntamento pensato soprattutto per le matricole – racconta Francesco Chiesa, in rappresentanza dei promotori -. Vorremmo trasmettere a chi comincia il proprio percorso in Università l’importanza del senso di appartenenza, far capire che essere iscritti non significa solo corsi, studio, esami, laurea, ma anche far parte di una comunità e condividere esperienze personali».

Il programma

Venerdì 25 settembre – nuova Aula Magna
  • ore 14 – apertura di Play UniBg con Marta Rodeschini, presidente della Consulta degli Studenti e il Magnifico Rettore Stefano Paleari
  • ore 14.30 – incontro musicale con Giorgio Cordini, pacifista e chitarrista di Fabrizio De Andrè.
  • ore 15.30 – inaugurazione della mostra “Siriani in Transito
  • ore 16 – dibattito con Don Fabio Corazzini (ex coordinatore di Pax Christi) sul tema della guerra e dell’immigrazione
  • ore 17 – AEGEE Bergamo presenta “Agora Fly Forward”. AEGEE Agora è l’evento studentesco interdisciplinare più grande d’Europa. La prossima primavere riunirà a Bergamo oltre 1.000 ragazze e ragazzi per 5 giorni di workshop e discussioni sui temi più caldi del continente europeo
  • ESN Bergamo presenta il progetto “Mov’in Europe”, promozione della mobilità con interventi e racconti di studenti Erasmus
  • ore 17.30 – presentazione delle proposte dell’Ateneo a cura dell’ufficio Orientamento
Sabato 26 settembre – parco di Sant’Agostino
  • ore 9 – 19 tornei sportivi in collaborazione con Cus Bergamo
  • Nel pomeriggio saranno presenti le associazioni universitarie e le altre associazioni che hanno aderito all’iniziativa.
  • L’Ufficio Orientamento, Stage & Placement allestirà un punto informazione per gli studenti.
  • ore 16 -18 – SpeedDate linguistico a cura di ESN Bergamo
  • ore 17 – esibizione di Luca Tombini, campione europeo di Bike Trial nonché studente Unibg
  • ore 19 – aperitivo per tutti gli studenti, in particolare per le matricole!
  • ore 21 – concerto con due band emergenti bergamasche: gli Sugarcandy Mountains e i Cornoltis

Per tutta la giornata sarà attivo il servizio bar a cura di Edonè (offerta speciale a pranzo e a cena: pizza margherita o un primo piatto + bibita a 6 euro)

 




«La democrazia ci ha reso esigenti. Forse anche troppo»

Nell’ex chiesa di Sant’Agostino ristrutturata e restituita alla città, la relazione di apertura dell’anno accademico dell’Università di Bergamo del rettore Stefano Paleari tocca nervi scoperti del Paese come la crisi demografica e la necessità di una nuova industria, la scarsa considerazione per i giovani, maltrattati e dimenticati, e la necessità di investire nel futuro, ma chiama anche ciascuno ad una nuova responsabilità.

«Il nuovo patto europeo deve portare ogni Paese – ha evidenziato -, al di là degli egoismi e delle diverse anime, a dedicare una soglia minima della ricchezza al futuro, cioè agli investimenti. Certo non si tratta di un’azione che premia. Spesso chi la decide non la celebra, talvolta nemmeno vi sopravvive. Ma non possiamo rispondere continuamente all’assillo dei sondaggi di opinione. La legittimazione popolare è essenziale, anche per politiche che non la ritroverebbero una seconda volta. La storia ci dice che è stato salvato Barabba e potremmo dire che per sola alzata di mano forse saremmo ancora tolemaici. La democrazia è responsabilità e potere di scelta, è fiducia, il contrario di webcam e streaming che sono una specie di agopuntura permanente e non l’anticamera della dovuta trasparenza».

Più che nella competizione esasperata, il rettore  individua la strada nel raggiungimento dell’aurea mediocritas di oraziana memoria, «significa “ottimale moderazione”, equilibrio, rifiuto di ogni eccesso». «Rendiamoci anche conto che oggi chiediamo davvero molto a chi ci governa e anche la mia relazione va in questa direzione. In altri termini, la democrazia ci ha reso molto esigenti, forse anche troppo. Anche qui l’equilibrio e la moderazione aiutano una società a progredire e a essere più giusta».

  • Ecco la relazione

CRESCITA E DEMOGRAFIA

paleari inaugurazione anno accademico 2015La tenuta degli attuali livelli di benessere, mai visti in precedenza, è una grande questione per i Paesi europei. Se la misura è quella del Prodotto Interno Lordo l’Europa è su valori stagnanti e, in molti Paesi, assai distanti da quelli di 10 anni fa. L’Italia non sfugge a ciò, anzi è l’avanguardia di un declino che ormai rasenta un decennio. Ogni politica non può prescindere dalla situazione di partenza e dalle tendenze, pena la ricerca di obiettivi che risultano non aderenti alla realtà.

Il nostro Paese affronta oggi due grandi questioni che sono state peraltro già fonte di preoccupazione a partire dall’Unità d’Italia e in particolare in occasione delle due Grandi Guerre: un elevato debito pubblico e una decrescita demografica.

Nel corso del 2014 sono nati 502.000 bambini, il numero minimo dall’Unità d’Italia, contro il milione degli Anni Sessanta. Ebbene, con 500 mila nascite ogni anno e un’aspettativa di vita media alla nascita di 80 anni, senza apporti esterni, il Paese passerebbe, a regime, dagli attuali 60 a 40 milioni di abitanti.

Anche a parità di PIL pro-capite, oggi su valori inferiori a quelli di 10 anni fa, perderemmo il 30% della ricchezza complessiva senza che questo automaticamente trascini con sé la riduzione dell’imponente debito pubblico. Anche se la vita media raggiungesse i 100 anni i fatti non cambierebbero; a regime, planeremmo a 50 milioni di abitanti con il 10% della popolazione di età compresa tra i 90 e i 100 anni.

Questa semplice valutazione ci induce a ricercare da un lato, forti guadagni di produttività finalizzati a elevare la ricchezza unitaria, dall’altro a integrare la popolazione con politiche per la natalità e con flussi migratori tali da incrementare il numero di abitanti e ridurne l’età media. Senza crescita della produttività e senza un governo della demografia il sentiero, purtroppo, è tracciato, con tutte le conseguenze socio politiche del caso. La questione non è quindi relativa al se, ma al come. Il non fare è come il far fare al caso e alle pressioni esterne all’Europa, come del resto è evidente negli ultimi tempi.

Con riferimento alla produttività, ormai stagnante o in regresso da anni nel nostro Paese, occorre modificare radicalmente i modelli organizzativi del lavoro, in particolare nella Pubblica Amministrazione che non è soggetta direttamente all’azione schumpeteriana delle forze di mercato. La riforma della Pubblica Amministrazione è efficace se, almeno, ci porta a fare lo stesso con meno o a fare di più con le stesse risorse; e credo che sia velleitario perseguire questo obiettivo introducendo nuove norme senza al contempo modificare l’intera l’organizzazione, le modalità di lavoro e di remunerazione e il modo con cui essa recepisce gli avanzamenti tecnologici.

La crescita della produttività beneficia, inoltre, della qualificazione delle persone; ciò è fondamentale anche per il pubblico, dove al privilegio di non essere assoggettati direttamente alle forze di mercato occorre rispondere con l’alta professionalità e l’elevata produttività. Gli assetti giuridici e amministrativi, prima ancora delle scelte politiche, portano il nostro Paese in tutt’altra direzione.

I GIOVANI

Un secondo aspetto molto correlato alla questione della crescita riguarda l’attenzione verso i giovani.

Già sono sempre meno, sia in termini assoluti che relativi; oggi sono anche spesso dimenticati e mal trattati. Basta guardare alla dinamica della spesa pubblica di questi ultimi anni e anche le prospettive degli anni a venire per accorgersi che le scelte dimenticano i bisogni delle nuove generazioni.

Negli ultimi quattro anni la spesa corrente è cresciuta in termini nominali di 22 miliardi di euro, quella per gli investimenti è, viceversa, ai minimi storici.

Disaggregando la spesa corrente per capitoli, sempre nello stesso periodo, il reddito da lavoro si è ridotto di 4 miliardi di euro, i consumi intermedi sono rimasti nominalmente costanti, il costo delle prestazioni sociali è salito di 24 miliardi di euro, di cui 14 per la sola previdenza.

Fortuna vuole che gli oneri finanziari siano al momento più contenuti che in passato, anche grazie all’integrazione monetaria e ai tassi ridotti dalle politiche della Banca Centrale Europea. Volendo poi disaggregare per funzioni, a fronte di una spesa sanitaria stabile in termini nominali abbiamo assistito al disinvestimento in istruzione e ricerca.

Quando si tagliano gli investimenti, il lavoro e l’istruzione si dà un segnale chiaro di declino e di non attenzione al futuro, si dichiara che questo non è più il Paese per i nostri giovani.

Anche un uomo come Quintino Sella, noto per il suo rigore, per le “economie fino all’osso”, nella ricerca del pareggio di bilancio, non perché ci fosse l’euro ma perché era anche all’epoca conveniente per l’Italia, ammoniva il Parlamento di difendere le “spese produttive”, infrastrutture e istruzione in primis.

LA NECESSITÀ DI UNA NUOVA INDUSTRIA

Questi ultimi anni non ci consegnano un Paese in affanno solo per tendenze demografiche. Se pensiamo alla produzione industriale, mentre gli altri Paesi dell’eurozona sono ritornati ai valori pre crisi, il nostro Paese ha perso quasi un quarto della sua capacità produttiva.

Non si vedono al momento forti e persistenti cambiamenti di trend, malgrado la “bassa marea” del calo dei prezzi delle materie prime, dell’euro meno forte e del costo del denaro ai minimi storici. Come per la pubblica amministrazione, anche il declino della produzione industriale è legato anche all’insufficiente qualificazione delle persone (gli altri Paesi dell’euro presentano tassi di scolarizzazione superiore assai più elevati dei nostri) e a un contesto, occorre dirlo, culturalmente poco favorevole al fare impresa.

Dobbiamo essere consapevoli che un Paese come il nostro privo di materie prime, non può permettersi il mantenimento degli attuali livelli di ricchezza senza il ripristino di un’adeguata capacità industriale. Perdere un quarto della produzione in meno di un decennio è un evento di così rilevante portata da non poter essere sottaciuto, né essere ricondotto alla promozione di incentivi di natura ordinaria.

Il recupero della produzione è alla base della ripresa del lavoro. Anche concettualmente, la decontribuzione previdenziale, oltre a trasferire sulla fiscalità generale il relativo onere, indebolisce ancora di più la storia previdenziale dei giovani e i conseguenti squilibri generazionali. Molto meglio un calo della tassazione sull’impresa e sul lavoro, sugli investimenti e sulle assunzioni qualificate.

Provvedimenti semplici, forti e duraturi.

Diciamo subito, tuttavia, che difficilmente recupereremo il terreno perduto nei settori ridimensionati dalla crisi. Chi è rimasto oggi in questi campi si muove su mercati di nicchia, dove il contraltare del maggiore valore è rappresentato dalle minori quantità e da una grande flessibilità. Anche nei settori tradizionali abbiamo quindi splendide realtà; ma è difficile chiedere loro di più di quello che già fanno.

I settori che oggi crescono a doppia cifra sono quelli che si nutrono per esempio dell’invecchiamento della popolazione; essi richiedono alta qualificazione, moderata fiscalità e snellezza burocratica. Su questi tre assi va costruita una politica industriale; su ciò e non sui decimali di deficit andrebbe richiesta maggiore flessibilità alle Autorità europee. Alta qualificazione significa più cultura, più tecnologia, maggiore conoscenza delle lingue. Moderata fiscalità significa minore spesa pubblica e snellezza burocratica, vuol dire cambiamento delle nostre abitudini, delle nostre pretese, del nostro modo di lavorare.

INVESTIMENTI

Abbiamo detto che il nostro Paese non sta approfittando del basso costo del denaro perpromuovere nuovi investimenti. È lecito chiedersi se abbiamo davvero bisogno di nuovi investimenti.

La situazione andrebbe analizzata nello specifico. Non è mistero, però, prendere atto che gran parte delle nostre scuole ha bisogno di interventi di messa a norma e di riqualificazione che valgono da soli quasi l’1% del PIL, che gli investimenti per passeggero aereo, tanto per fare un esempio, sono il doppio in Europa rispetto all’Italia, che investiamo un terzo di Francia e Germania in ricerca, che non investiamo in prevenzione, né contro il dissesto idrogeologico, né per la cura delle malattie croniche. Stante questa nostra originalità, possiamo solo sperare che tutti gli altri Paesi investano più del necessario.

Il nuovo patto europeo deve portare ogni Paese, al di là degli egoismi e delle diverse anime, a dedicare una soglia minima della ricchezza al futuro, cioè agli investimenti. Certo non si tratta di un’azione che premia. Spesso chi la decide non la celebra, talvolta nemmeno vi sopravvive. Ma non possiamo rispondere continuamente all’assillo dei sondaggi di opinione. La legittimazione popolare è essenziale, anche per politiche che non la ritroverebbero una seconda volta. La storia ci dice che è stato salvato Barabba e potremmo dire che per sola alzata di mano forse saremmo ancora tolemaici. La democrazia è responsabilità e potere di scelta, è fiducia, il contrario di webcam e streaming che sono una specie di agopuntura permanente e non l’anticamera della dovuta trasparenza.

ASSETTI DI GOVERNO

inaugurazione anno accademico 2015Va detto che le tendenze demografiche, gli investimenti, la produttività, l’innovazione e la crescita non sono qualcosa di predeterminato. È vero il contrario, per fortuna. A noi è data la possibilità di intervenire, di deviare il corso. Questo è il ruolo delle Istituzioni e di quello che noi intendiamo per governance, gli assetti di governo.

Ci sono mille modi per produrre ricchezza e almeno altrettanti per distribuirla. Il modo con cui distribuiamo la ricchezza prodotta condiziona, però, la produzione di ricchezza futura. In altri termini, mentre possiamo decidere la distribuzione di un dato livello di ricchezza, la sua modalità distributiva influenza la generazione di ricchezza successiva.

Una distribuzione di ricchezza non legata al merito, acriticamente egualitaria o corporativa, così come eccessi di disuguaglianza e di ingiustizia hanno un effetto negativo sulla prosperità futura di una comunità. Chi mai investirebbe per produrre ricchezza se poi la sua distribuzione non risponde al merito, al contributo che ciascuno ha dato, alla voglia di rischiare pur nei necessari equilibri di accordo sociale? Ci sono troppe ingiustizie, sia per eccesso di uguaglianza sia per eccessivo di disparità.

In molte situazioni, ad esempio, c’è troppa poca differenza tra il salario di chi lavora e il sussidio o tra salario e pensione. In certi casi non diventa più nemmeno conveniente impegnarsi nella vita e nel lavoro, soprattutto per i giovani. Nell’Università, per esempio, gli stipendi più alti sono ormai quelli dei docenti in pensione e i più bassi quelli dei giovani ricercatori.

Ho l’impressione che le scelte degli ultimi anni siano state troppo timide e troppo lente, non sufficienti per vincere l’inerzia di stratificazioni decennali e la forza delle dinamiche internazionali. Anche la prossima legge finanziaria pare costruita per rispettare “sentenze” e impegni pregressi piuttosto che per aggredire palesi disuguaglianze. Occorre dare più visibilità alla destinazione delle entrate dello Stato. Sarebbe maggiormente accettabile, anche per chi dovesse pagare dazio, un bilancio “orizzontale” dove la parte da cui si prende vede la parte a cui si destina.

DALL’ITALIA ALL’EUROPA

È indubbio che tutti questi ragionamenti vadano visti alla luce di come ci guarda l’Europa. Un termine che fino a venti anni fa era un sogno politico, dopo il Secolo delle guerre. E che oggi molti iniziano a vivere come un incubo.

Io credo che chi si aspetta la costruzione europea come un processo poco accidentato, debba guardare all’indietro a quello dell’unificazione italiana, ancora peraltro molto da compiere. Anche qui la questione non è se, ma come. Non è se si all’Europa, ma quale e in quale modo. Chi ha dubbi sul futuro dell’Europa come realtà unita abbia il coraggio, consapevole della Storia, di indicare un’alternativa e di immaginarne le future conseguenze.

UNA NUOVA EUROPA

Non basta più però difendere per inerzia l’idea di Europa. Oggi l’Europa ha bisogno di un nuovo inizio. Serve una discontinuità. Per esempio l’elezione diretta di un Presidente a cui competano le scelte politiche in materia di difesa, politica estera, monetaria ed educativa.

Le generazioni che oggi hanno meno di quarant’anni sono quelle che noi identifichiamo come “Erasmus”. Queste ragazze e questi ragazzi sono diventati maggiorenni con la nascita dei vettori low cost e con la diffusione di Internet. La cornetta telefonica è per loro un vago ricordo che presto verrà sostituito anche nelle icone dei cellulari. Molti di questi giovani sono poliglotti, senza appartenere alla nobiltà, e possono candidarsi a guidare il nostro Continente nel nuovo secolo.

Così come la forza degli Stati Uniti d’America di questi decenni è nata dal crogiolo delle differenze, che hanno trovato alimento anche dal dramma e dalle atrocità del nazismo, così oggi l’Europa può rinascere dal dramma di altre guerre e di altre povertà e svolgere un ruolo preminente per il Mondo. Un futuro più prospero per i popoli europei è nelle nostre possibilità se saremo forti nelle identità e aperti nelle sensibilità.

QUALE SOCIETÀ VOGLIAMO

Ma è altrove che ci porta questa riflessione, che non vuole e non può essere di natura solo economica. La ricerca di una nuova via per la crescita porta a mettere in discussione ciò che è stato considerato come “acquisito” da troppo tempo, ovvero l’idea di società che abbiamo.

E’ interessante questa fase della nostra storia. Dopo aver soddisfatto in gran parte i bisogni primari come l’alimentazione, l’abitare, la mobilità e una serie, così elevata da non essere avvertita, di comodità, inimmaginabili ancora oggi per gran parte dell’umanità, stiamo affrontando il futuro con pochissime categorie mentali e per lo più all’interno di modelli individuali e non collettivi. Anche chi governa una moltitudine, guarda agli individui, è abile nell’intercettarne i bisogni del momento, è astuto nel convincere che l’interesse di tutti non è altro che l’interesse individuale più votato.

Eppure, basterebbe fermarsi un attimo e chiedersi: quale società vogliamo, quale mondo? Anche la conquista del consenso, se non porta con se un’idea di società, è neve di primavera destinata a sciogliersi alle prime difficoltà.

DIRITTI COME CONQUISTA

Una vita degna in tutte le sue fasi non è necessariamente una vita colma di ricchezze, di diritti e di rivendicazioni. C’è una bella frase proprio di S. Agostino: “la felicità è desiderare ciò che già si possiede”. I diritti di cittadinanza, e più in generale tutti i diritti, non vanno visti come punto di partenza e definitivamente acquisito, ma come conquista che deriva dall’esercizio continuo dei doveri di cittadinanza, che comprendono tutti i doveri.

D’altronde, i diritti acquisiti, come tutte le conquiste, se non sono sostenibili, si traducono nell’acquisizione di fatto dei diritti altrui, quelli dei più deboli, di chi “sta fuori”, di chi non è ancora nato.

I SISTEMI EDUCATIVI

platea inaugurazione anno accademico 2015Eppure il nostro Paese ha sperimentato fin dal dopo guerra un’originalità in Europa nel dibattito sul modello di società. Oggi possiamo dire che il comunismo è stato storicamente e sommariamente “a tutti poco o niente”; facciamo in modo però che la risposta non sia “a pochi quasi tutto”. Affinché questo avvenga non è sufficiente attivarsi per correggere la tendenza in termini caritatevoli, ma occorre anche costruire le condizioni per una società più giusta.

E questo ha il suo inizio in un solido e universale sistema educativo. L’istruzione, i valori ovunque vengano acquisti sono la materia prima di una società più equilibrata e quindi più giusta. Il nostro Paese ha molta strada da fare al riguardo. La Rai ha insegnato la lingua comune agli italiani e oggi le televisioni di altri Paesi insegnano da tempo la nuova lingua franca.

CAMBIAMENTO ED EQUILIBRIO

Occorre cambiare. Ma così come i diritti e i doveri sono due facce della stessa medaglia, il cambiamento in una società complessa non è rivoluzione, ma evoluzione. E l’evoluzione è il passaggio da un equilibrio a un altro in un processo incessante e senza fine di adattamento. Non c’è reversibilità nella natura, malgrado le leggi della medesima, e così non c’è vero cambiamento senza un percorso equilibrato che lo renda irreversibile.

L’equilibrio non è in antitesi al cambiamento, non è staticità, è punto di incontro mobile di un processo evolutivo.

CAMBIAMENTO E GLOBALIZZAZIONE

Un ruolo, in questo processo di cambiamento, è certamente giocato dai processi di globalizzazione, di interazione tra parti lontane, di condivisione, di conoscenza reciproca; non solo quindi passaggio di merci. La globalizzazione può però agire per “armonizzare” il mondo, così come per “omogeneizzarlo”. Nel primo caso la globalizzazione è difesa delle identità e delle differenze intorno a valori condivisi, nel secondo è miscellanea indigesta che toglie spazio alle comunità e alle loro storie evocando periodiche forme di rigetto.

IL RUOLO DELLA SCIENZA, IL RAPPORTO FRA I SAPERI

Personalmente auspico che in questo processo di cambiamento, la nostra società sappia recuperare una posizione di leadership per l’educazione, la ricerca, la scienza, il cosiddetto “soft power”.

Educazione e ricerca, che intendo in equilibrio fra i saperi, dove si possa riconoscere la ricchezza della conoscenza umanistica come di quella scientifica, in un rapporto fra le discipline che si arricchiscono vicendevolmente.

In un dialogo fra Einstein e Chaplin, si riporta che il fisico abbia detto all’attore: “Ciò che ammiro di più della vostra arte è che è universale. Non dite una parola e il mondo intero vi capisce!”. E che la risposta di Chaplin sia stata: “È vero. Ma la vostra gloria è più grande. Il mondo vi ammira anche se nessuno vi capisce”.

LA COMPETIZIONE NEL SISTEMA EDUCATIVO

Al nostro sistema educativo, piuttosto che di trasformare la società, è stato chiesto di competere. E in molti casi si è voluto tradire l’essenza stessa della parola che significa “andare insieme”, “convergere a un medesimo obiettivo”, avere una tensione per il miglioramento. Si è intesa la competizione come “spettacolo di gladiatori”, dove vince chi non viene eliminato. Il pollice dell’Imperatore oggi è più democraticamente sostituito dal “popolo della rete” che promuove con gli “I like” e punisce con gli improperi come ai tempi dell’Antica Roma.

La competizione, come il merito sono virtù di una comunità perché inducono a migliorarla.

L’idea autentica di competizione va difesa soprattutto dai migliori. Il vincitore che elimina i vinti non potrà ripetersi. Il numero uno è tale perché esiste il secondo e il terzo. Chi sta dietro continuerà a giocare se si riconoscerà nelle regole di valutazione e se si potrà migliorare fino a insidiare chi è davanti. E chi è davanti sarà impegnato a non farsi superare. Questa è la competizione, la non omologazione, l’esaltazione delle diversità, la spinta alla qualità diffusa e al miglioramento. E concedetemi un pizzico di ironia sulle tante classifiche che giudicano scuole, università, città, sistemi sanitari, Paesi: non avete l’impressione dell’impiego di un enorme numero di classificatori nei confronti di un minor numero di classificati?

D’altro canto, a detta dei principali studiosi di pedagogia, sono le differenze in contrapposizione al conformismo gli elementi vincenti di un buon sistema educativo. Il cattivo esito di molte riforme europee degli ultimi vent’anni è forse spiegato, per dirla come Ken Robinson, dal tentativo eccessivo all’omologazione dei sistemi educativi.

LA QUALITA’ MEDIA

La competizione che migliora è quella che difende e alza la qualità media. Forse dobbiamo essere in grado di apprezzare anche il fatto che nel nostro sistema di alta educazione non si raggiungano vette a livello mondiale, ma che il livello nel suo complesso sappia difendere una buona qualità media, come riconosciuto proprio dagli altri Paesi. L’”Aurea mediocritas” di Orazio significa “ottimale moderazione”, equilibrio, rifiuto di ogni eccesso.

LA MODERAZIONE ANCHE VERSO CHI GOVERNA

Rendiamoci anche conto che oggi chiediamo davvero molto a chi ci governa e anche la mia relazione va in questa direzione. In altri termini, la democrazia ci ha reso molto esigenti, forse anche troppo.

Anche qui l’equilibrio e la moderazione aiutano una società a progredire e a essere più giusta.

CONCLUSIONE/ SALVAGUARDIA DI CIO’ CHE ABBIAMO RAGGIUNTO

Alla fine di questo percorso, che è partito dalle grandi questioni del nostro Paese, per allargare lo sguardo all’Europa, ad una nuova definizione di società, e all’esigenza di cambiamento, vorrei riaffermare il concetto di “conquista continua”, mai acquisita per sempre, come una pianta che occorre adeguatamente irrorare.

Talvolta si ha l’impressione di ritenere definitive alcune grandi conquiste dell’ultimo secolo e speriamo che l’Europa possa compiere il primo secolo di pace.

Così non è: “Armi, acciaio e malattie”, per dirla come il biologo Jared Diamond, continuano ad essere elementi da cui non si può prescindere anche per creare lo spazio per più incisive politiche di pace e di integrazione.

Per questo è davvero essenziale comprendere l’importanza della scienza, delle scienze, delle tecnologie per evitare un sicuro declino, quandanche non assoluto, certamente comparativo.

Un Paese senza grandi tensioni emotive, se non nella forma di risentimento; un Paese che non accetta di vivere con i propri mezzi, che chiede di allungare l’estate coltivando l’illusione di poter fare a meno delle formiche, un tale Paese non può nemmeno difendere ciò che la Storia gli ha consegnato.

Detenere grandi patrimoni culturali non è garanzia per evitare il declino. La Grecia e il Medio Oriente sono un monito. Non è per decreto o per editto che meglio conserveremo i nostri capolavori. In un Paese che smette di generare ricchezza ciò appare sempre più un lusso che non ci possiamo più permettere.

Sappiamo dalla storia che la correzione degli squilibri può avvenire per umana virtù o per brutale necessità. Auspichiamo che le grandi questioni possano essere affrontate evitando guerre e violenze; per questo servono istituzioni forti, affinché la legge della forza non sostituisca la forza della legge.

DEDICA

coroVoglio concludere la mia riflessione con una dedica.

Non a una o più persone; anche senza menzione, sono certo che a molti la mia dedica personale è già arrivata.

Voglio fare una dedica a una comunità. Quella delle persone che “fanno fatica”, che danno prima di ricevere, che servono prima di essere servite, non solo i più deboli ma quelli che ogni giorno si impegnano nello studio, nel lavoro, nella vita.

Il fare fatica, talvolta anche la fatica di rispettare la legge, è il migliore esercizio del dovere e l’anima di ogni organizzazione.

Le persone che fanno fatica hanno il diritto e il dovere di chiedere un’Italia e un Mondo migliori.

 




Confindustria Bergamo lancia i progetti per le scuole

Sede ConfindustriaFavorire una scelta sempre più consapevole dei percorsi scolastici, che coniughi tendenze e aspirazioni personali con le possibilità di lavoro offerte dal territorio. E’ l’obiettivo del pacchetto di proposte lanciato da Confindustria Bergamo per le scuole, sia istituti comprensivi che istituti superiori, e presentato ieri nella sede dell’ABB davanti ad oltre un centinaio di docenti. “La provincia di Bergamo è un esempio per i progetti alternanza scuola-lavoro – ha sottolineato Patrizia Graziani, dirigente Ufficiale Scolastico per la Lombardia nell’Ambito Territoriale di Bergamo – ma occorre fare ulteriori passi avanti, sviluppando di nuove forme di collaborazione e partnership”. “L’interesse con cui i docenti seguono i nostri progetti è per noi un segnale molto importante – ha dichiarato Cristina Bombassei, consigliere delegato all’Education di Confindustria Bergamo – e l’obiettivo è rafforzare ulteriormente questa collaborazione per diffondere una cultura dell’impresa finalizzata a trasmettere l’importanza dell’industria sul territorio, preparandoli ad un mondo del lavoro in continuo mutamento”. I progetti 2015-2016, che sono compresi anche nel Piano di orientamento elaborato dall’Ufficio Istruzione di Bergamo, sono stati presentati da Clelia Valle, vice presidente Education del Gruppo Giovani Imprenditori. Per gli istituti comprensivi viene riproposto il progetto ArGO: i Giovani Imprenditori entrano in classe e illustrano agli studenti, tramite un format interattivo, le competenze richieste dal mondo del lavoro. Con il PMI DAY, in programma il 13 novembre, gli studenti delle ultime classi degli istituti comprensivi sono invitati a entrare nelle aziende per conoscerne la storia, i valori, i prodotti e processi, le professionalità. Collegato alla visita, il concorso INDUSTRIAMOCI propone al gruppo classe di realizzare un progetto creativo sull’impresa con cui si è entrati in contatto, che può spaziare nei diversi ambiti aziendali e disciplinari. ESPLORA! propone Laboratori interattivi rivolti alle scuole secondarie di I grado e alle ultime classi della primaria. I percorsi sono pensati per appassionare i più giovani alla scienza e alla tecnologia con il metodo del learning by doing. E’ possibile richiedere anche incontri guidati da animatori didattici nel proprio Istituto con la formula Esplora plus, a numero chiuso. Il progetto Esplora è inserito tra le proposte di BergamoScienza 2015. EUREKA! FUNZIONA! si rivolge alle ultime classi della primaria, stimola la creazione di un giocattolo mobile, attraverso l’utilizzo di un kit di elementi fornito dall’organizzazione. E’ promosso a livello nazionale da Federmeccanica, con la collaborazione di AIF Associazione per l’Insegnamento della fisica. Premiazione a maggio. Per gli istituti superiori viene riproposto IO E LODE, evento dedicato alla valorizzazione delle eccellenze della scuola bergamasca, cui sono invitati i giovani delle scuole superiori che si sono distinti per il profitto. Il CONCORSO INDUSTRIAMOCI viene proposto per rafforzare la collaborazione tra scuola e azienda che stimola i giovani nell’ideare progetti originali, preferibilmente di innovazione tecnologica, collegati alle imprese. I concorsi AMICA CARTA e CAVA DAY dei gruppi merceologici grafico-cartotecnico ed estrattivo sono dedicati alla valorizzazione di progetti creativi collegati a tali settori. Rientrano nel programma anche la SETTIMANA PER L’ENERGIA, iniziativa di Confindustria Bergamo e Associazione Artigiani di dedicata alla valorizzazione delle tematiche energetiche e della cultura del consumo responsabile con eventi speciali per le scuole, JUNIOR ACHIEVEMENT, concorso nazionale che chiede agli studenti di creare una start up nel corso di un anno scolastico, con attribuzione di ruoli secondo un organigramma e realizzazione di un prodotto o servizio, MANAGEMENT GAME, simulazione nella quale si devono prendere decisioni strategiche per la corretta gestione d’impresa, sviluppando capacità di riflessione logica, problem solving, team working. Vengono anche assegnate borse di studio alle migliori esperienze di stage e alternanza scuola-lavoro realizzate da studenti provenienti da tutti gli istituti superiori della provincia. Completa il pacchetto di iniziative lo STAGE PER DOCENTI, giunto alla nona edizione, con la visita a tre aziende del territorio e un workshop conclusivo sulle prospettive del settore manifatturiero nel territorio, con particolare attenzione all’occupazione dei giovani. In collaborazione con l’Ufficio Scolastico viene inoltre proposto un percorso di formazione per docenti sulla progettazione di percorsi in alternanza. Per docenti della secondaria di I e II grado, il Gruppo Tessili e Moda di Confindustria Bergamo organizza una giornata formativa il 29 ottobre con visite a imprese bergamasche e incontri con manager e imprenditori per comprendere sbocchi occupazionali e potenzialità di business del settore. Viene inoltre organizzata la partecipazione a ORIENTAGIOVANI, evento di Confindustria nazionale per l’orientamento che si svolgerà a Milano il 19 novembre.

 

 




Università, prosegue il boom di iscritti. E arrivano nuovi spazi

L’Università di Bergamo piace sempre di più. Le matricole del nuovo anno accademico sono almeno il 10% in più rispetto allo scorso anno, che pure aveva già fatto segnare un balzo importante. I dati sono quelli presentati “in tempo reale” alla chiusura delle immatricolazioni – fissata l’8 settembre per tutte le facoltà e l’11 settembre per Ingegneria – cui andranno ad aggiungersi le iscrizioni fuori termine.

Ad oggi, quindi, i corsi di laurea triennale dell’ateneo cittadino hanno già raccolto poco meno di 4mila nuovi iscritti, 637 per la facoltà di Ingegneria (70 in più dello scorso anno a segnare un nuovo record), i 300 “fissi” di Psicologia che è a numero chiuso e i 3.001 delle altre facoltà: Scienze aziendali, economiche e metodi quantitativi (716 matricole, +5,4%), Giurisprudenza (207, +3%), Lingue e letterature straniere (1.177, +16,4%), Scienze umane e sociali (721, +2,12%), Lettere e Filosofia (180, +39,5%).

Stabili sono invece le preiscrizioni alle lauree magistrali, un totale di 1.627 studenti, tre in meno dell’anno scorso (-0,2%), ma ben 300 in più rispetto all’anno accademico 2013-14 per un +22,3% in due anni.

Remo Morzenti Pellegrini, Stefano Paleari e il rappresentante degli studenti Francesco Chiesa
Remo Morzenti Pellegrini, Stefano Paleari e il rappresentante degli studenti Francesco Chiesa

«Per la prima volta quest’anno – ha evidenziato il rettore uscente Stefano Paleari, in una conferenza stampa congiunta con il nuovo rettore Remo Morzenti Pellegrini che ha rappresentato una sorta di passaggio di testimone – non saranno possibili le iscrizioni fuori termine per i corsi di laurea in Lingue e Scienze della comunicazione, mentre per gli altri corsi la scadenza è stata anticipata al 30 settembre, quando in passato si arrivava anche al 30 novembre».

Significa che la capacità di accoglienza è già vicina al limite. «Un anno e mezzo fa – ricorda Paleari – ci siamo dati l’obiettivo di stabilizzarci entro il 2020 sulle 4mila immatricolazioni l’anno. Lo abbiamo centrato lo scorso anno e quest’anno andremo oltre, visto che le iscrizioni fuori termine sono solitamente 4/500. È una conferma importante. Perché quando si avvia un percorso si fanno delle stime che poi devono trovare riscontri. Ed essere in grado di ripetersi non è così scontato visto che “siamo sul mercato”».

Le ragioni di tanto successo sono da ricercare «in un’attrattività generale dell’Università, testimoniata dal fatto che tutti i corsi vanno bene – rileva Paleari – e nella capacità di rinnovare le proposte, anche nei corsi già avviati. È il caso di Lettere, ad esempio, che soffriva, ma che ha ricevuto nuovo impulso dall’introduzione della laurea in Arte e Desing».

Quanto all’attrazione generale esercitata dall’Ateneo, si deve a quello che Paleari definisce un buon rapporto qualità-prezzo e ad clima e un ambiente che fanno sentire seguiti gli studenti, «valori che le classifiche non considerano, ma gli studenti sì», rimarca memore di graduatorie che hanno penalizzato Bergamo. «Le azioni – spiega – messe in campo sul fronte delle esenzioni che, tra diritto allo studio e merito, arrivano ad interessare 15% degli studenti, su quello dei trasporti e della logistica e sulla riduzione contributiva studentesca stanno dando frutti. Ma ci stiamo già attrezzando per il futuro, anche perché tra due anni dovrebbe trasferirsi sulle lauree magistrali il boom delle triennali partito lo scorso anno».

A maggio-giugno del prossimo anno sarà consegnato l’immobile di via Pignolo, «12 aule e zone studio che rappresenteranno un grosso polmone per l’area umanistica, oggi sotto stress» e pure la bella aula magna frutto del recupero dell’ex chiesa di Sant’Agostino, a disposizione dal prossimo 21 settembre con l’apertura dell’anno accademico, accogliendo gli eventi libererà spazi per didattica e studio.

La novità più fresca la porta il nuovo rettore Morzenti Pellegrini, che ha seguito personalmente la questione. «Abbiamo ricevuto conferma dall’avvocatura di stato della legittimità dell’iniziativa – afferma –, sarà quindi approvata dal nostro Consiglio di Amministrazione la proposta di accordo con la Provincia per la cessione da parte dell’ente dell’immobile di proprietà in via Fratelli Calvi, a copertura dei mancati stanziamenti all’Università. Il complesso è attiguo al polo di via Dei Caniana, il che consentirà una riorganizzazione degli spazi e degli uffici centrali».

All’espansione nei numeri e nelle strutture si accompagna un cambio di passo sul versante del reclutamento dei docenti. «Per la prima volta ci riprenderemo un nostro “cervello” – ha annunciato Paleari -. Il Senato accademico ha infatti approvato la chiamata diretta del professor Fabio Martignon, attualmente a Parigi e già ricercatore nella nostra università. Insegnerà nel corso di Ingegneria informatica».

I dati

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Università di Bergamo - iscrizioni a.a. 2015-15 - tabella 1

Università di Bergamo- iscrizioni a.a. 2015-15 -tabella 2




Elementari in gita gratis sugli autobus di Bergamo

bus atb bergamo - città altaI bambini delle 32 Scuole Primarie del Comune di Bergamo possono da oggi viaggiare gratuitamente sugli autobus Atb per raggiungere i principali luoghi d’interesse didattico della città di Bergamo.

Il Comune di Bergamo ha infatti approvato il progetto “FuoriScuola”, che per i prossimi 10 mesi consentirà a migliaia di bambini di spostarsi in città sui mezzi pubblici serviti dall’Azienda Trasporti Bergamo senza costi aggiuntivi per le famiglie.

Si tratta di un vero e proprio “abbonamento straordinario cumulativo”: Atb ha stabilito in 60 euro il costo simbolico dell’abbonamento per ciascuna scuola e il Comune di Bergamo ha coperto l’intera operazione con un contributo di poco più di 1.900 euro.

Alle scuole aderenti saranno consegnate due speciali card di riconoscimento e due tesserini. Tra le norme di utilizzo, Comune e Atb hanno fissati il numero massimo di 30 persone per gruppo, tra bambini e accompagnatori, e gli orari, dalle 09.30 alle 12 e dalle 14.30 alle 16.30 dei giorni feriali scolastici, in modo da non creare disagio agli altri utenti presenti a bordo degli autobus.

Per organizzare il viaggio la scuola interessata deve solo segnalare, con apposito modulo, non meno di tre giorni prima della data programmata, il luogo di partenza e di arrivo agli indirizzi atbpoint@atb.bergamo.it e servizispeciali@atb.bergamo.it. Le segnalazioni permetteranno all’Atb di dare indicazioni circa orari e percorso.

«Un accordo di questo genere – spiega l’assessore all’Istruzione Loredana Poli – consente di incentivare le attività formative delle scuole primarie per l’anno 2015/16 nei principali luoghi d’interesse cittadino. In questo modo, non solo sarà più semplice organizzare mini-gite o attività extracurricolari in città, non solo si educano i ragazzi al trasporto pubblico e alla mobilità morbida, ma ciò può avvenire senza costi aggiuntivi per le famiglie. Non a caso, e giudicheremo a partire dai risultati di questo primo anno di attività, l’accordo potrà essere rinnovato anche per gli anni a venire».

«Con questa iniziativa abbiamo voluto dare sia una risposta concreta ed innovativa all’esigenza manifestata da molte scuole primarie di Bergamo – commenta Gianbattista Scarfone, direttore generale Atb -, sia completare un quadro di interventi rivolti a tutte le fasce scolastiche favorendo comportamenti e scelte di “mobilità sostenibile”. Oggi quindi siamo in grado di proporre diverse soluzioni dedicate ai bambini delle primarie, agli under 11 con la Junior Card, agli studenti delle superiori e dell’università con sconti sugli abbonamenti».