Scuola al via, per denunciare droga e bulli c’è l’sms

sms bullismo 2Con l’inizio dell’anno scolastico forze dell’ordine e istituzioni serrano le fila attorno alla prevenzione e al contrasto di fenomeni come bullismo e spaccio di stupefacenti. L’analisi della situazione e le azioni sono state discusse in una riunione in Prefettura che ha visto la presenza, oltre che del prefetto Francesca Ferrandino, dei rappresentanti delle Forze di Polizia, del Dirigente Scolastico provinciale Patrizia Graziani e del vicesindaco di Bergamo Sergio Gandi.

Tra gli aspetti rilanciati, il  progetto “Un sms per dire no a droga e bulli”, un’iniziativa promossa e sviluppata dal Ministero dell’Interno, grazie alla quale studenti, genitori ed operatori scolastici attraverso il proprio cellulare potranno contattare il numero 43002, per segnalare la presenza di spacciatori all’esterno delle scuole e casi di bullismo, ferma restando la funzione dei numeri di emergenza.

Il messaggio viene letto dagli operatori della Polizia di Stato, garantisce la massima riservatezza a chi denuncia tali episodi e consente alle Forze di Polizia di intervenire con rapidità.

Durante la riunione sono state concordate ulteriori linee operative che concorreranno all’attività di contrasto dello spaccio di stupefacenti all’esterno delle scuole. Grazie alla stretta, consueta collaborazione tra mondo della scuola e Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza le situazioni di criticità potranno essere segnalate direttamente a referenti individuati tra gli appartenenti alle Forze di Polizia, che avranno  contatti con i dirigenti scolastici

Continuerà, inoltre, l’attività di sensibilizzazione, promossa dall’Ufficio Scolastico Provinciale, con la collaborazione delle Forze di Polizia e della Azienda Sanitaria Locale, nei confronti di alunni, genitori ed operatori scolastici.




Morzenti: “In Università non ci sarà un uomo solo al comando”

Remo Morzenti Pellegrini
Remo Morzenti Pellegrini

“Valorizzare le differenze dei saperi, creare una filiera formativa permanente e puntare sulla qualità sostenibile”. Sono questi, in massima sintesi, i progetti del nuovo rettore dell’Università di Bergamo, Remo Morzenti Pellegrini, eletto ieri ufficialmente in seconda votazione in via De Caniana, dopo il ritiro in momenti diversi degli altri tre candidati, Giancarlo Maccarini, Piera Molinelli e Paolo Riva. Morzenti, 47 anni di Clusone, laureato all’Università degli Studi di Bergamo e direttore del dipartimento di Giurisprudenza ha ottenuto 216 voti, 8 in più del quorum necessario conquistando la fiducia dei professori di prima e seconda fascia, ricercatori di ruolo e a tempo determinato, personale tecnico-amministrativo e rappresentanti degli studenti. Guiderà l’ateneo per sei anni, a partire dal 1° ottobre. Fino a tale data rimarrà in carica il suo predecessore Stefano Paleari. Nessuna anticipazione sui nomi che andranno a comporre la nuova squadra di governo. “Comporla sarà la mia prima decisione come rettore – dichiara Morzenti -. Fino ad oggi mi sono concentrato a spiegare le mie idee e le mie proposte. Le elezioni non erano politiche ma la misurazione di un progetto. Da lunedì ci penserò. Si tratta di una decisione delicata che deve essere molto ponderata. Potremmo metterci qualche giorno in più”. “Di sicuro – assicura il nuovo magnifico – non ci sarà un uomo solo al comando. Il mio ruolo come rettore sarà di essere una sorta di direttore d’orchestra. Il rettorato di Paleari si è mosso in questa direzione e non posso che continuare con questo metodo. Con prospettive diverse perché sono diversi il periodo e il contesto. La priorità sarà creare una squadra di prorettori che sia all’altezza di un’istituzione così complessa com’è l’Ateneo e di un mondo universitario che oggi è fortemente competitivo.

Il suo nome è riuscito a creare unità all’interno dell’Università, quale è stato il segreto per attirare tanti consensi?

“La mia non è stata una autocandidatura. Fino al 16 giugno nemmeno ci avevo pensato, poi è nata questa esigenza di unitarietà e cosi mi sono candidato. Chi si propone alla guida di un ateneo credo debba essere trasversale. Mi hanno riconosciuto questa attitudine e hanno apprezzato il metodo dell’ascolto e della condivisione. Sono due valori che ho imparato a fianco di Paleari e che mi permettono di affrontare il nuovo incarico con serenità. Nel 2009 quando ho iniziato l’impegno al suo fianco credevo, come amministrativista, che la cosa più importante fosse la specializzazione. In questi sei anni con lui ho acquisto la consapevolezza che il valore più importante è la trasversalità, saper leggere discipline diverse. Ho imparato a dialogare con economisti, filosofi, psicologi. Il valore aggiunto del nostro ateneo è di far dialogare tra loro discipline diverse. E il numero delle iscrizioni è la conferma lampante che la contaminazione dei saperi è la strada giusta. Il leit motiv del mio rettorato sarà questo: valorizzare le differenze”.

Ci saranno iniziative per andare incontro alle esigenze del mercato del lavoro e dei giovani laureati?

“Finora l’orientamento universitario consisteva nell’indirizzare al meglio gli studenti alla fine del loro percorso delle superiori. È giunto il momento di anticipare l’orientamento, dando agli studenti delle scuole superiori l’opportunità di conoscere l’Università già al terzo- quarto anno. Penso a iniziative di ospitalità in ateneo, con la possibilità di assistere alle lezioni. Ci sono già esperienze analoghe in altri atenei. L’avvicinamento con il mondo del lavoro deve iniziare prima di iscriversi all’Università. Il nostro ateneo deve intervenire prima e anche dopo l’uscita dal percorso universitario. Chi si laurea a Bergamo deve avere la possibilità di tornare in Università per avere un appoggio e un aiuto a inserirsi nel mondo del lavoro, e poter seguire percorsi più professionalizzanti di alta formazione. Dobbiamo dialogare con il mondo delle imprese, delle professioni e rimettere in fila la filiera che accoglie lo studente prima che decida cosa fare e dopo l’Università. Creare, in altre parole, una filiera formativa permanente”.

Ritiene che il supporto del territorio all’ateneo sia soddisfacente o enti e istituzioni dovrebbero fare di più?

“La soddisfazione più grande è quando le istituzioni ma anche le persone ti dicono “come va la nostra Università?”. Dentro questo “nostra” c’è tutto. L’Università di Bergamo non è una torre d’avorio ma un osservatorio permanente della società di Bergamo, nella quale è immersa. Tutti noi sentiamo la vicinanza del territorio. Spero che questa fiducia venga rinsaldata con il nuovo patto”.

Quali sono le criticità e le sfide future per il nostro Ateneo?

“Il programma di un rettore è una piattaforma culturale, non qualcosa di statico su cui ci si confronta. A fronte del programma c’è una società che cambia velocemente e profondamente. Non mi spaventano i cambiamenti ma la rapidità con cui avvengono. L’Università di Bergamo è una nave attrezzata per uscire in mare aperto, ma è un mare tempestoso. La sfida sarà dare risposte veloci e continuare a puntare sulla qualità sostenibile”.

Perché uno studente dovrebbe scegliere l’Università di Bergamo?

“Perché entra in una comunità dove i docenti, il personale tecnico amministrativo e gli studenti hanno l’orgoglio di far parte di questo ateneo. In questi giorni, finita la competizione, la comunità si è rinsaldata. Questo responsabilizza ancora di più il mio mandato che non ha solo una responsabilità accademica ma anche sociale”.

 

Chi è Remo Morzenti Pellegrini




Università, Morzenti Pellegrini nuovo rettore

Remo Morzenti PellegriniRemo Morzenti Pellegrini è il nuovo rettore dell’Università degli Studi di Bergamo: tra ieri sera e stamattina si sono infatti ritirati i due avversari. Venerdì l’Ateneo andrà comunque alle urne, ma si tratterà solo di una formalità. Ieri sera si era ritirata dalla competizione Piera Molinelli, questa mattina l’ha seguita Paolo Riva. All’origine delle due decisioni gli scarsi voti raccolti nel turno elettorale di ieri da parte dei due candidati che hanno rinunciato.




Plastilina e fantasia, che bravi i piccoli filmmaker della scuola Pascoli!

https://www.youtube.com/watch?v=NjslbFMLlac

Il cortometraggio d’animazione “4 fantastiche stagioni”, realizzato dagli alunni delle classi quarte della Scuola primaria Giovanni Pascoli di Bergamo nei mesi di aprile e maggio 2015, è stato selezionato al Festival Internacional Pequeno Cineasta di Rio de Janeiro e al Dubrovnik Film Festival.

Da ormai diversi anni la scuola cittadina ospita laboratori di cinema d’animazione e percorsi di linguaggio cinematografi­co, diventando una vera e propria fucina di giovani creativi. Alle prese con la tecnica stop motion, i ragazzi hanno creato quest’anno una storia in plastilina ispirata al tema del cibo e del tempo. Una produzione che ha richiesto tante ore di lavoro, cominciando dall’ideazione, passando per la creazione dello storyboard, fi­no alla costruzione dei materiali e alle riprese vere e proprie.

Presentato a giugno al Cineteatro Qoelet di Redona, il cortometraggio è stato ora selezionato, tra centinaia di candidature, nei due importanti festival internazionali. Intanto con il laboratorio di cinema d’animazione gli scolari hanno scoperto che fare un cartone animato non è facile ma può essere molto divertente. Anche le situazioni più assurde e irreali possono prendere forma perché nessun limite è dato alla fantasia. A partire da questa possibilità i piccoli animatori hanno dato vita alla frutta e alla verdura che caratterizza le 4 stagioni. Cosa succede quando una squadra di piselli fa una gara di corsa? Quando un cocco cade dalla palma? Quando un radicchio apre le sue foglie a 2 bruchetti? Quando una melanzana si adagia serena su un fianco?

Il progetto nasce dalla collaborazione tra Bergamo Film Meeting Onlus, Avisco – Audiovisivo Scolastisco e la Scuola primaria Giovanni Pascoli Bergamo, con il contributo dell’assessorato all’Istruzione, Università, Formazione, Sport del Comune di Bergamo, il supporto di Associazione Polo Civico di Redona, Innovacultura – Regione Lombardia, Camere di Commercio lombarde e Fondazione Cariplo e la collaborazione di Associazione Le Piane di Redona, Cineteatro Qoelet di Redona, Spazio Giovani Edoné Bergamo.




Summer School, gli aspiranti “scienziati” s’incontrano a San Pellegrino

Casinò San PellegrinoQuando ci si tuffa in numeri, geometrie, spazi e tempi c’è posto anche per la fantasia, la bellezza e l’eleganza. Dal 7 al 9 settembre novantasei giovani aspiranti “scienziati” di 23 istituti superiori lombardi (quarta e quinta superiore), con 28 loro docenti accompagnatori, s’incontrano a San Pellegrino Terme per il tradizionale e atteso appuntamento della Summer School, che quest’anno s’intitola “La matematica incontra l’arte e la tecnologia”. “Ogni anno si dà risalto ad un aspetto particolare della matematica, così in questa edizione si metteranno in evidenza i legami tra la matematica, l’arte e la tecnologia con modalità diverse e anche accattivanti per gli studenti partecipanti, protagonisti attivi di questo importante appuntamento scientifico che promuove anche il confronto e il dialogo tra la scienza, sempre presente nella vita quotidiana, e altri ambiti culturali”, dichiara Patrizia Graziani, dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo.

La summer school è inserita nelle attività del Piano nazionale lauree scientifiche e viene organizzata dall’Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo e dal Centro MatNet-CQIA dell’Università di Bergamo in collaborazione con Confindustria Bergamo e Gruppo Scaglia, il Comitato per gli Istituti tecnici industriali “Paleocapa” e “Natta” di Bergamo, gli Istituti superiori “Turoldo” di Zogno e IPSSAR di San Pellegrino Terme, Mathesis di Bergamo, Comune di San Pellegrino. “La Summer School offre l’opportunità di partecipare ad un’esperienza orientativa in vista della futura scelta post-diploma, oltre che divulgare la scienza in modo nuovo – aggiunge la docente Gisella Persico, referente orientamento Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo – Al mattino sono previste conferenze di docenti provenienti da vari ambiti universitari e scientifici su temi specifici e al pomeriggio laboratori sotto la guida di un tutor. Al pomeriggio sono inoltre previsti per i docenti incontri-dibattito con esperti su tematiche relative alla didattica”. Saranno tre giorni d’immersione totale: conferenze al mattino, al Casinò municipale di San Pellegrino, mentre al pomeriggio dalle 14.30 all’Istituto Alberghiero (Ipssar) di San Pellegrino, la grande novità degli incontri-dibattito per gli insegnanti (7, 8, 9 settembre) e i gettonatissimi laboratori interattivi per gli studenti (8 e 9 settembre), mentre il 7 sempre i ragazzi faranno visita alle aziende del Gruppo Scaglia in Val Brembilla, per sperimentare sul campo l’intreccio fra matematica e tecnologia.

Sono due gli eventi serali: il 7 settembre dalle 18.30 serata alle Terme di San Pellegrino e l’8 settembre dalle 20.30 incontro con Gianfranco Gambarelli (Università degli Studi di Bergamo) sul tema “La teoria dei giochi, John Nash e altri Nobel” al Teatro dell’Oratorio San Giovanni Bosco di San Pellegrino. Sono 23 le scuole partecipanti: 13 da Bergamo e provincia, 10 da altre province lombarde. Bergamo città: Mascheroni, Natta, Paleocapa, Sarpi  Bergamo provincia: Alberghiero di San Pellegrino Terme, Amaldi di Alzano Lombardo, Betty Ambiveri di Presezzo, Einaudi di Dalmine, Federici di Trescore Balneario, Marconi di Dalmine, Turoldo di Zogno, Valle Seriana di Gazzaniga, Zenale e Butinone di Treviglio.

 




“Dote Scuola”, il ritardo della Regione frena gli acquisti delle famiglie

Negozio-interno-1Si avvicina l’ora di tornare sui banchi di scuola. Questa settimana, archiviata quasi per tutti l’operazione libri di testo, si sono iniziati a fare i primi acquisti in cartoleria. «Fino alla fine di agosto le vendite di cancelleria erano ridotte ai minimi termini, ma con la riapertura delle scuole è iniziata la caccia al nuovo zaino, a quaderni e diari- fa il punto Cristian Botti, presidente del Gruppo Cartolibrerie Ascom- . Anche se è presto per fare bilanci, quanto alle spese, c’è sicuramente più attenzione, non solo da parte della clientela, ma le stesse scuole hanno ridotto le liste  del materiale da acquistare negli ultimi anni». Non incentiva i consumi il ritardo di Regione Lombardia nell’assegnazione del bando per la “Dote scuola”, i contributi regionali assegnati in base al reddito: «Le famiglie che ne sono beneficiarie non sono ancora in possesso dei buoni, a poco più di una settimana dall’inizio delle scuole. Questa situazione sta creando disagi dato che gli assegni non arriveranno prima di fine mese» spiega Botti. Oltre alla concorrenza – sempre più pressante- della grande distribuzione, cresce quella del web: «Ci sono siti che propongono libri di testo con sconti superiori a quanto consentito, e molti acquistano on-line anche zaini ed altro ancora». Quanto alle tendenze, gli zaini con i cartoon più amati dai bambini non conoscono crisi: “Frozen per le bimbe e Plane per i maschietti vanno ancora per la maggiore” continua il presidente di categoria Ascom. Nella scelta dei quaderni prevale lo spirito “green”: «Crescono le vendite di quaderni realizzati con carta riciclata, come delle stesse risme per la stampante» spiega Botti.
Ugo Spiranelli, titolare della storica “Cartoleria No Problem” da oltre 43 anni a Nembro, oltre che consigliere del Gruppo Cartolibrerie Ascom, tira le somme dei primi acquisti per la scuola. «Il periodo non è dei più facili ora che la concorrenza della gdo si è allargata anche ai testi scolastici, ma nonostante gli anni di crisi pesino inevitabilmente, l’attività resiste e contiamo di mantenere il fatturato dello scorso anno. Non aiutano i ritardi degli assegni “Dote scuola”:diversi clienti li aspettano e noi cerchiamo di venir loro incontro il più possibile , dando la possibilità di rimborsare loro gli acquisti fatti quando riceveranno gli assegni a fine mese». Quanto alle tendenze, anche i più piccoli cercano lo zaino firmato: «Negli ultimi anni lo zaino per antonomasia è l’Eastpak, che ormai hanno almeno il 60 per cento dei ragazzini. Quest’anno viene scelto anche dai più piccoli, che frequentano ancora le elementari, oltre ai personaggi da loro più amati: Masha e Orso e Violetta. Ma- per la gioia dei genitori che attendono con ansia il nuovo episodio della saga a fine anno- va forte anche Star Wars». Si acquista comunque meno materiale rispetto ad un tempo: «Le stesse scuole riducono all’osso il materiale da acquistare, perfino il Das per realizzare piccole sculture» continua Spiranelli. Quanto ai diari, sono sempre più gli uffici scolastici che stampano i “diari di istituto”: «Sembra un po’ un ritorno al “diario sovietico” uguale per tutti- commenta Spiranelli-. Le scuole li fanno stampare direttamente in tipografia, inserendo alcuni tra i principali appuntamenti in calendario e di fatto sono moltissimi ad acquistarli. Chi può ancora distinguersi dai compagni e scambiarsi battute e vignette , si affida al diario “Tua madre è una leggenda”, alla cara e vecchia Smemoranda che però quest’anno va di moda nella versione con i lacci delle scarpe da inserire in copertina, o a Comix».
Nella storica Cartoleria Mariani in centro, in Via Tiraboschi, le vendite devono ancora decollare: «Aspettiamo l’inizio delle scuole, con richieste specifiche degli insegnanti. Le mamme stanno iniziando a fare acquisti, soprattutto per le elementari, e i ragazzi iniziano a scegliere diari e quaderni, ma per ora le vendite sono sottotono. Del resto il mercato si è disperso ed oltre alla concorrenza della grande distribuzione, risentiamo anche di quella delle scuole private, che ormai hanno internamente il loro spaccio. Anche internet ha un peso crescente: c’è chi viene in negozio per vedere zaini e quant’altro e poi lo compra sul web»




Scuola, impennata di supplenze. La Cisl: “Sarà un altro autunno caldo”

Teacher pointing to raised hands in classroom
Teacher pointing to raised hands in classroom

Altro che “Buona scuola”. L’anno scolastico rischia di aprirsi nel completo caos, con ancora troppe cattedre non assegnate. Sono infatti 1023 i posti ancora liberi in provincia di Bergamo. A livello regionale sono già state fatte 395 nomine, mentre mancano ancora le 698 da espletare con la fase nazionale, con docenti provenienti da varie realtà regionali. Una cifra che preoccupa.

“La buona scuola – dice Salvo Inglima, segretario generale di Cisl Scuola Bergamo – che come obiettivo precipuo aveva quello del miglioramento della qualità dell’offerta formativa anche attraverso l’eliminazione del precariato, rischia di generare degli effetti collaterali che creeranno numerosi disagi. In primo luogo il farraginoso sistema di assunzioni attraverso le quattro fasi temporali produce, per il prossimo anno scolastico, una impennata di supplenze perché la normativa prevede che chi avrà il contratto sino al 30 giugno rimarrà nelle sede di servizio indipendentemente dalla sede di nomina giuridica per il posto a tempo indeterminato. Sconcertante è inoltre la scelta del governo di non prevedere un piano triennale di assunzioni che includa i docenti della seconda fascia. Docenti abilitati, che da anni lavorano nella scuola con elevate competenze maturate sia nel costante lavoro d’aula sia attraverso la formazione che hanno seguito”.

Altra tegola arriverà dal blocco delle assunzioni per il personale ATA. A Bergamo avrebbero dovuto esserci 99 immissioni in ruolo, ma non sono state effettuate. I posti liberi sono 191, esclusi i 24 DSGA (Direttori dei servizi generali e amministrativi), secondo l’organico di diritto, ma oltre i 300 secondo gli organici di fatto, ovvero le reali necessità degli istituti provinciali.

“Il personale amministrativo e tecnico e ausiliario svolge un ruolo indiretto ma non secondario nell’espletamento della missione istituzionale della scuola. Ignorare la loro professionalità è un gravissimo errore”. Intanto, centinaia di insegnanti sono in coda per un contratto a termine, vale a dire supplenze fino al 30 giugno su posti liberi e vacanti. E 27 scuole, in provincia, sono ancora senza dirigente. “A brevissimo sapremo se per quest’anno scolastico i posti vacanti di dirigente saranno ricoperti dai nuovi presidi vincitori del concorso o attribuiti a reggenze”.

In questo contesto si colloca anche il mancato riconoscimento degli esoneri ai vicari dei dirigenti scolastici previsto nelle legge di stabilità. Da settembre i vicepresidi dovranno conciliare il lavoro d’aula con il lavoro di supporto organizzativo al dirigente scolastico! Un impegno gravoso e con esigui riconoscimenti economici. Insomma, doveva essere una scuola senza supplenti, rischia di essere una scuola invasa dai supplenti. La possibilità che i docenti che hanno presentato domanda di assunzione attraverso la fase “B” possano rimanere nella provincia dove hanno lavorato fino al 30 giugno facendo così slittare di un anno il trasferimento nella nuova sede potrebbe capovolgere il risultato che la riforma mirava ad ottenere. Anche per questo, si preannuncia un autunno caldo, per il proliferare di contenzioso che sarà generato proprio da alcune norme contenute nella legge che prestano il fianco a dubbi interpretativi e pericolose sovrapposizioni di norme tra loro contrastanti.




La tecnologia va in aiuto a dislessia, autismo, disabilità. A Bergamo un centro specializzato

2042012103910-inclusionedigitale

Lavagne interattive, comunicatori vocali, software didattici per imparare la matematica, le lingue straniere, le regole di comportamento sociale.

La tecnologia informatica va in aiuto dei bambini e dei ragazzi che hanno difficoltà di apprendimento con una rete di programmi informatici e ausili elettronici. In gergo si chiamano strumenti tecnologici compensativi, in pratica sono una sorta di facilitatori che li aiutano a seguire le lezioni e a fare un percorso uguale o comunque simile a quello dei compagni.

La novità è che questi software, finora solo a pagamento, oggi esistono anche gratuiti. A Bergamo, all’Istituto Comprensivo Muzio di Colognola, c’è un servizio, anch’esso gratuito, che spiega a insegnanti e genitori di cosa si tratta, come installarli sul proprio pc e come utilizzarli nella didattica. Si chiama Centro Territoriale di Supporto-Nuove Tecnologie per la Didattica (CTS-NTD) e fa capo al Centro territoriale di supporto (CTS) e ai Centri Territoriali per l’Inclusione (CTI), guidati dalla professoressa Antonella Giannellini.

Tutti hanno l’obiettivo di favorire l’inclusione a scuola. Ce ne parla la coordinatrice Cristina Campigli. «Il Centro è nato nel 2006 per dare risposta ai problemi della disabilità ma dal 2010 ci occupiamo anche di disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), disturbo dell’attenzione e iperattività (ADHD) e bisogni educativi speciali (BES),  quindi tutto il mondo della fragilità. Siamo tre insegnanti specializzati, oltre alla consulenza informatica diamo anche un’assistenza educativa e pedagogica e questo fa la differenza».

Oggi il mondo dell’open source mette a disposizione software gratuiti che sono in grado di sostituire al 100% quelli a pagamento. «Noi partiamo da questi – dice Campigli – con la convinzione che questi strumenti debbano essere alla portata di tutti e il più condivisi possibile, a casa e a scuola». «La tecnologia – sottolinea – non risolve tutti i problemi ma associata a una metodologia didattica specifica è uno strumento potente per contenere e controllare queste patologie».

Per ogni bisogno c’è un programma e una tecnologia su misura: per i bambini e ragazzini dislessici, che hanno difficoltà nella lettura, ci sono un software di sintesi vocale che traduce in parlato il testo scritto e un altro che permette di organizzare il testo di studio in mappe e schemi, con il valore in più di mettere in sequenza temporale le informazioni e di poter aggiungere le immagini multimediali. Inoltre ci sono gli audiolibri dei romanzi classici che si possono scaricare in formato mp3 da AdAltaVoce di  Radio Rai3 o da Liber Liber.

Per gli alunni con discalculia esistono software per la matematica che vanno dalla calcolatrice vocale a programmi per elaborare o scrivere un’espressione; per gli alunni DSA, sono a disposizione software per le lingue straniere che aiutano per la pronuncia, la fonetica, l’apprendimento. L’elenco continua. I bambini e ragazzi autistici possono contare su un programma che traduce la parole in simboli e permette di comunicare attraverso questi (Comunicazione aumentativa alternativa) e su un software che aiuta ad editare storie sociali, ovvero frasi o storie che aiutano a comprendere quali comportamenti sono socialmente corretti e quali no. Infine uno strumento di utilità trasversale molto importante per l’inclusione è la Lavagna Interattiva Multimediale (LIM) già adottata in tante scuole, che si utilizza come fosse il monitor di un pc: si tratta di un pannello collegato a un pc portatile o fisso che si attacca al muro, per scrivere invece del dito o della penna si usa il mouse.

«A insegnanti e genitori – informa Campigli – spieghiamo come usare nella didattica questi programmi e anche anche come rendere accessibile il pc, come inserire dei limitatori per rallentare i comandi e impedire al bambino di passare da un’applicazione a un’altra e come impostare e visualizzare il timer con il tempo che richiede l’esercizio da svolgere, che è una funzione molto utile per i bambini iperattivi e con poca attenzione».

Lo sportello è attivo da settembre a giugno, il lunedì pomeriggio dalle 14.30 alle 18.30 al CTS Bergamo Nuove tecnologie per la didattica presso l’Istituto Scolastico Comprensivo “V. Muzio” via San Pietro ai Campi 1, Bergamo. Si può portare il proprio pc e ricevere un aiuto per installare i software oppure basta portare una chiavetta Usb. È consigliabile prendere appuntamento per telefono al numero  035.316754 (fax 035 312306 – mail: segreteria@icmuzio.it).




Addetti alle vendite, le “dritte” dell’Università per la formazione

commessa abbigliamentoPer un addetto alle vendite le competenze personali e sociali sono una dote indispensabile, che se spesso si considera innata, può invece anche essere sviluppata con la formazione e l’educazione. E le “dritte” in questo senso le può dare addirittura il sistema universitario.

Dall’Università degli Studi di Bergamo, in particolare, che con il progetto “Retail Sector Competencies for all teachers”, in partnership con l’Università di Colonia e l’Università di Cracovia, ha vinto un programma Europeo, un Erasmus+ Programme, KA2 nell’ambito della formazione che sarà attivato dal 1°novembre 2015 al 31 ottobre 2016.

Il progetto prevede la formazione di docenti degli istituti professionali nel proporre e nel gestire quattro diversi strumenti di insegnamento e apprendimento volti a rafforzare le competenze sociali degli studenti: gestione del tempo, competenze di gruppo, autovalutazione dei punti di forza e di debolezza, affrontare la critica.

Tali strumenti erano già stati elaborati durante il corso di un precedente progetto ed ora saranno l’oggetto della formazione di formatori. La parte di lavoro di competenza dell’Università degli Studi di Bergamo prevede la collaborazione con l’Istituto Sacra Famiglia di Comonte, che si era già offerto di testare gli strumenti presso le proprie strutture e che ora mette a disposizione il proprio corpo docenti.

Il consolidato partenariato, sia con Comonte che con i colleghi tedeschi e polacchi è un’ulteriore testimonianza del ruolo centrale che l’Università degli Studi di Bergamo riveste nei rapporti con il territorio, oltre ad essere riconosciuta a livello internazionale nell’ambito della formazione dei docenti.

 




Alternanza scuola-lavoro, non basta una buona legge per cambiare

scuola-lavorodi Emmanuele Massagli*

 

La legge “La Buona Scuola” in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, condivide con il capitolo “apprendistato di primo livello” del Jobs Act finalità e tecnica, pur senza un vero e proprio coordinamento tra i testi. Di conseguenza, entrambi gli interventi scontano gli stessi limiti di visione.

La Buona Scuola ha tra i suoi snodi principali e più pubblicizzati il rilancio dell’alternanza scuola-lavoro (articolo 1, commi 33-44 dell’A.C. 2994-B) e il potenziamento degli Istituti Tecnici Superiori (commi 45-55). Le parti dedicate al contratto di «apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore» (il nome è nuovo) inizialmente contenute in questo disegno di legge, durante l’iter di approvazione sono state spostate nei decreti delegati del Jobs Act che già affrontavano lo stesso argomento, in particolare in quello dedicato al riordino delle tipologie contrattuali (si vedano quindi gli articoli 41-43 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81 per quanto concerne la parte normativa; all’articolo 32 dello Schema di decreto legislativo recante disposizioni per il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive – Atto Senato n. 177 – sono invece contenute le misure di incentivazione economica).

Le finalità di entrambi gli interventi sono quelle di «incrementare le opportunità di lavoro e le capacità di orientamento degli studenti» (comma 33 de La Buona Scuola) e «coniugare la formazione effettuata in azienda con l’istruzione e la formazione professionale svolta dalle istituzioni formative» (articolo 43 del d.lgs. n. 81/2015). Il Governo ha molto enfatizzato il confronto con l’esperienza tedesca della formazione duale, alla quale esplicitamente il Legislatore si è richiamato per trovare soluzioni (relativamente) nuove al crescente problema della disoccupazione e inattività giovanile. È però evidente che nessuna imitazione di norme legislative può avere successo se calata in un ambiente sociale incapace di interpretare e sfruttare correttamente gli spazi creati dalla legge. Se non si scardina la dimensione culturale, coerentemente la dimensione legislativa cristallizzerà in norma gli stessi pregiudizi presenti in istituzioni, giovani e imprese.

L’opposizione all’apprendistato già regolato dall’articolo 3 del Testo Unico del 2011, infatti, non scaturisce innanzi tutto da ragioni tecnico/normative, connesse al mezzo (l’apprendistato a scuola), bensì origina da un vero e proprio rigetto concettuale del metodo, ossia l’educazione facendo l’integrazione scuola lavoro: più in generale, l’alternanza formativa. Si tratta della stessa radice culturale degli stage curriculari previsti ne La Buona Scuola, che quindi dovranno superare i medesimi pregiudizi intellettualistici che da anni frenano l’apprendistato, causando il “paradosso pratico” che gli addetti ai lavori osservano da tempo: nonostante l’ampia condivisione di principi generali e la straordinaria dimensione del problema giovanile, l’ordinamento scolastico, professionale e universitario non solo non opera alcun passo verso la costruzione di percorsi moderni ed europei di apprendistato, ma addirittura sembra procedere al contrario. Per questo l’affermazione del metodo dell’alternanza formativa non può che nascere da una legittimazione “dal basso”, da una rinnovata coscienza dell’utilità educativa, formativa ed occupazionale delle esperienze di tirocinio e di apprendistato. Una consapevolezza invero presente tra i giovani, crescente tra le imprese, ma ancora molto scarsa negli ambienti scolastici e universitari.

Il Legislatore pare convinto di poter forgiare questa nuova coscienza con l’intervento diretto, evidente tanto nel Jobs Act quanto ne La Buona Scuola. Entrambi i testi, infatti, confermano la tendenza a ricentralizzare la regolazione del mercato del lavoro e della formazione. Ecco quindi che nella riforma della Scuola le esperienze di alternanza (finalmente non più concepite come piccole “gite”, considerato l’elevato numero minimo di ore indicato al comma 33) diventano obbligatorie e sono controllate dalla «Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza scuola-lavoro» e dal «registro nazionale per l’alternanza scuola-lavoro». Nel d.lgs. n. 81/2015, invece, si rimanda a futuro decreto la creazione di un «protocollo» per la stipulazione delle convenzioni tra impresa e scuola, nonché per la fissazione dei «criteri generali per la realizzazione dei percorsi di apprendistato», dei «requisiti delle imprese nelle quali si svolge e il monte orario massimo del percorso scolastico che può essere svolto in apprendistato» e del «numero di ore da effettuare in azienda».

Si prova, quindi, ancora una volta, a forzare per via legislativa ciò che in oltre dodici anni di storia (il riferimento è alla legge 28 marzo 2003, n. 53 e decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276) non è riuscito ad affermarsi nel nostro ordinamento, nonostante la continua approvazione di norme indubbiamente favorevoli. I rischi sono i medesimi delle esperienze precedenti: l’aggiramento sostanziale dei buoni propositi della legge. Potremmo quindi scoprire tra qualche anno che le ore obbligatorie di alternanza sono svolte durante la sospensione delle attività didattiche, come furbescamente è previsto nel comma 35 della stessa La Buona Scuola, a protezione del numero di cattedre che non può essere diminuito (è anzi aumentato grazie alle assunzioni previste dalla stessa legge) e della tradizionale organizzazione dei programmi dei corsi di studio; che, mancando reali incentivazioni economiche e normative, le aziende disponibili ad ospitare giovani per tirocini curriculari sono molte meno dell’ingente numero di cui ci sarebbe bisogno per adempiere all’obbligo di legge e che quindi le scuole devono virare verso imprese formative simulate e tirocini nella pubblica amministrazione; che poche imprese superano la diffidenza verso la stipulazione di protocolli formali per l’apprendistato con le scuole e che le Regioni continuano a non regolare l’apprendistato di primo livello.

Il cambio di paradigma di cui ha bisogno la formazione in Italia per contrastare l’emergenza educativa può essere facilitato, ma non certo generato da alcuna norma. Se non si innescherà nei prossimi anni – in primis grazie al coinvolgimento e alla convinzione di dirigenti scolastici, docenti, studenti, imprese e parti sociali – un rinnovato interesse verso la formazione in assetto lavorativo, nessuna legge, anche se “buona”, riuscirà a cambiare una scuola sempre più vecchia e ferma.

*Presidente di ADAPT