Le librerie coccolano i lettori di domani. Un mese di sconti in 25 insegne

Le librerie bergamasche tornano in prima fila per promuovere la lettura tra chi ancora leggere non sa. Per il terzo anno consecutivo il Gruppo librai, cartolai e prodotti per l’ufficio dell’Ascom partecipa alle iniziative di Nati per Leggere, il progetto nazionale nato dall’alleanza di pediatri e biblioteche per diffondere la lettura ad alta voce per i bambini tra i 6 mesi e i 6 anni, che a novembre si concretizza in diversi eventi su tutto il territorio. In Bergamasca il tema è “Slurp, slurp… libri da leccarsi le dita”, con titoli, letture e attività per i bambini e le loro famiglie tutti dedicati al cibo, nelle oltre cento biblioteche coinvolte nel circuito.
Grazie ai librai dell’Ascom, genitori e figli potranno anche portarsi a casa il piacere di leggere o sfogliare libri illustrati. Partecipando agli appuntamenti riceveranno infatti un coupon che, firmato dal bibliotecario, dà diritto ad uno sconto dell’8% sull’acquisto di libri per bambini, valido dal primo al 30 novembre nelle 25 librerie aderenti. «Anche quest’anno – sottolinea il presidente dei librai dell’Ascom Cristian Botti – le librerie bergamasche sono presenti, dimostrando la loro volontà di resistere in tempi sempre difficili, soprattutto per le realtà indipendenti, e di essere propositivi. L’iniziativa è strategica perché, di fronte ad una percentuale di lettori che in Italia non solo è più bassa che in altri Paesi ma è pure in calo, punta a far crescere i lettori di domani, chiave fondamentale per imprimere un’inversione di tendenza». A confermare la bontà dell’azione sono le ricerche scientifiche, che dimostrano come leggere ad alta voce, con una certa continuità, ai bambini in età prescolare abbia una positiva influenza sia dal punto di vista relazionale sia cognitivo (si sviluppano meglio e più precocemente la comprensione del linguaggio e la capacità di lettura). Inoltre si consolida nel bambino l’abitudine a leggere, che si protrae nelle età successive grazie all’approccio precoce legato alla relazione.
«La nostra partecipazione a Nati per Leggere – prosegue Botti – dimostra come sia un falso mito quello della contrapposizione tra librai e biblioteche. La volontà è invece di collaborare per creare un circolo virtuoso tra biblioteche, famiglie e librerie, capace di diffondere la lettura. È un’operazione culturale prima che commerciale. Far appassionare i bambini ai libri significa infatti dare loro la possibilità di sviluppare la fantasia ed un pensiero autonomo e mostrare che c’è dell’altro rispetto a videogiochi e tablet. Certo, l’obiettivo è anche quello di portare clienti nei punti vendita – rileva -, anche se è un investimento più in prospettiva che di ritorno immediato».
Una visione che i librai mostrano di condividere, almeno a giudicare dalla conferma delle adesioni, 25 come nella passata edizione, ben distribuite sul territorio, così da permettere alle famiglie di utilizzare lo sconto con facilità. «I librai saranno pronti a dare loro prova di ciò che li contraddistingue – evidenzia il presidente -. Nelle librerie infatti non ci si trova semplicemente di fronte a scaffali pieni di titoli, come avviene in un supermercato o, in maniera virtuale, scorrendo i cataloghi on line, ma a qualcuno che li ha selezionati ed è in grado di assistere e consigliare nella scelta. Qualche insegna si è inoltre specializzata nelle proposte per i ragazzi ed organizza pomeriggi di letture e animazione durante tutto l’anno, offrendosi come un punto di riferimento per coltivare la passione per la pagina scritta». E se lo sconto dell’8% può sembrare poca cosa confrontato a politiche di prezzo ben più aggressive, bisogna ricordare innanzitutto che «le maxi offerte sono spesso solo su certi volumi – precisa Botti – e poi che le piccole librerie hanno margini ridotti e non possono permettersi di più. Come si sa, i punti vendita indipendenti non sono in grado di reggere il gioco degli sconti, ma offrono quel servizio specializzato di cui troppo spesso si dimentica il valore e che Nati per Leggere può contribuire a far riscoprire».
L’evento clou della manifestazione è fissato il 20 novembre, Giornata Internazionale dei Diritti del Bambino. In Bergamasca alle ore 11 nelle scuole dell’infanzia, nei nidi e negli spazi gioco si interromperanno le attività in corso e scatterà la lettura con “L’ora delle storie”.




Veicoli commerciali, anche a Bergamo vendite in crescita

Rispetto al mercato delle autovetture ancora un po’ rallentato, il comparto dei veicoli commerciali, dopo un 2013 piuttosto critico, sembra sempre più recuperare terreno. Secondo i dati dell'Unrae – l'associazione delle case automobilistiche estere – a settembre le immatricolazioni di mezzi con peso fino a 3,5 tonnellate sono state 11.205, in aumento del 38,8% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Negli ultimi nove mesi sono stati immatricolati 86.089 veicoli, con un aumento del 20,1% sull'analogo periodo 2013. E da luglio a settembre la crescita Ä— salita quasi al 32%. Anche a Bergamo il comparto dei veicoli commerciali mostra un segno più, ma il dato, seppur positivo, è molto lontano dal sottintendere una ripresa. "Abbiamo avuto una crescita del 13,8% nel mese di settembre e dell'8,6% negli ultimi nove mesi, ma il mercato anche per quanto riguarda camioncini e furgoni Ä— fermo. Non c'è la spinta di nuovi clienti che cambiano facilmente il mezzo – dice Gianemilio Brusa del Gruppo Bonaldi -. In assenza di aiuti fiscali vedo difficile una ripresa nel medio periodo".
"Da gennaio ad oggi abbiamo registrato una crescita del 30% – afferma Gianfranco Testa, Gruppo Bresciani di Bergamo -. Ä– un segnale positivo ma siamo ancora molto lontani dai numeri di tre anni fa e dall'ideale di mercato"."Nella nostra provincia negli ultimi quattro anni le vendite dei veicoli commerciali sono diminuite del 60% – spiega Piercarlo Ghinzani della Cittadella dell’auto di Bergamo -. Ora c’è un leggero innalzamento delle vendite, ma Ä— il segno che il calo si è fermato non che c'è una ripresa. Si tratta di acquisti fisiologici, di necessità: chi compra Ä— perché ha veicoli usurati e dopo 3-4 anni deve cambiarli".
"Le vendite – rimarca Massimiliano Cella di Alpenland – sono dovute alla necessità delle aziende di avere mezzi efficienti per lavorare. Chi può aspettare rimanda l’acquisto".
"Settembre è un mese nella storia dell’auto in cui le case madri spingono per incentivare le vendite, quindi un po’ di ripresa c’è senz’altro – sottolinea Paolo Ghinzani di Auto Ghinzani a Calusco -. Con le promozioni i prezzi del nuovo si abbassano. Così le aziende, se devono spendere qualche migliaio di euro per riparare i propri veicoli optano, con le nuove offerte, per il nuovo".
La crescita delle vendite di furgoni, autocarri e simili quindi c'è, seppure modesta rispetto al trend del passato.
Ma quali sono le imprese che acquistano e che tipi di veicoli comprano?
"Sono aziende che non soffrono e che hanno interesse a cambiare il veicolo – spiega  Arnaldo Rota di Rota Group a Carobbio degli Angeli -. Nella nostra zona, a est di Bergamo, le imprese della gomma, della plastica, delle guarnizioni lavorano molto con l’Estero quindi puntano sul nuovo. Acquistano per lo più il Ducato per il grande carico e il Doblò per il medio. Ma si vendono anche Fiorini e Panda. L’acquisto di veicoli cassonati, che vengono utilizzati dalle imprese del mattone, invece è davvero irrisorio”. Insomma, acquistano le aziende dei derivati e del terziario, mentre la vendita all’edilizia è ferma. "Servirebbero interventi del Governo per rilanciare il comparto" – afferma Gianfranco Testa (Gruppo Bresciani).




Settimana per l’Energia, «la sostenibilità ha fatto rete»

Sono stati circa 4.100 – 1.500 dei quali studenti – i partecipanti alla sesta edizione della Settimana per l’Energia, suddivisi tra i 14 convegni, gli eventi per le scuole (un incontro di orientamento sulle professioni green, uno spettacolo teatrale al Creberg e la visita alla centrale idroelettrica di Zogno) e dieci eventi collaterali. A questi si aggiungono diverse migliaia di persone che hanno visitato, in piazza Vittorio Veneto, il “roadshow” dell’Enel sull’efficienza energetica.
«Sono numeri davvero importanti – commenta il presidente di Confartigianato Bergamo Angelo Carrara – che confermano e consolidano il successo raggiunto nella scorsa edizione. Voglio infatti porre l’accento sul ruolo di primo piano che la Settimana per l’Energia è riuscita ad assumere, diventando un laboratorio di proposte e di politiche sulla sostenibilità. Noi stiamo già operando come una rete, assieme ai partner del nostro territorio, per dare una “vision” sullo sviluppo dell’economia della provincia. Il messaggio importante è che non siamo soli in questo cammino e, soprattutto, non sono sole le nostre imprese. Quest’anno, poi, siamo diventati un punto di riferimento internazionale, grazie alla presenza ai convegni di operatori provenienti dalla Cina e dal Senegal, con lo scopo di fare emergere questa sensibilità a livello globale nei confronti delle future generazioni». Anche il vicepresidente Giacinto Giambellini, delegato all’Innovazione, pone l’accento sul successo derivante dal gioco di squadra e dalla sinergia tra le varie componenti del nostro territorio. «Voglio ringraziare tutti coloro che si sono impegnati al massimo per permettere a questa edizione di raggiungere i traguardi di quest’anno, e guardare al futuro, a cominciare da tutti i dipendenti e i collaboratori di Confartigianato Bergamo – sottolinea -. Tra tutti i partner che ci hanno accompagnato in questa avventura, vorrei soffermarmi in particolare sull’Ordine degli architetti, che ha organizzato un convegno sul “paesaggio smart” di grandissimo richiamo, riuscendo a catalizzare ben mille presenze, grazie anche al collegamento in streaming. E poi, un plauso va all’attiva presenza dell’Università e a quella degli studenti dell’Istituto Leonardo Da Vinci che hanno speso tempo ed energie per seguire diversi eventi».

Si è chiusa all’insegna dei grandi numeri e con l’apertura a possibili rapporti di collaborazione e business con partner internazionali la sesta edizione della “Settimana per l’Energia”, la manifestazione dedicata alla green economy promossa da Confartigianato Bergamo in collaborazione con Confindustria Bergamo, che ha visto otto giorni di seminari, convegni, workshop, allestimenti interattivi sulle energie rinnovabili ed eventi culturali aperti a tutta la cittadinanza.
Si è trattato di un’edizione che ha saputo coinvolgere in modo ancora più attivo le varie componenti del territorio: istituzioni, scuole, università, organizzazioni imprenditoriali e professionali, oltre ad alcune imprese orobiche che hanno aperto le loro porte per far conoscere le eccellenze nel campo delle energie rinnovabili. A spiccare è stata la veste internazionale che la Settimana è riuscita a raggiungere, grazie in particolare alla presenza di una delegazione di 20 imprenditori cinesi facenti parte del centro di Cooperazione Internazionale IGEA (Associazione Aziende Settore Energie Rinnovabili). Nel convegno conclusivo di sabato 25 ottobre, tenutosi al Teatro Sociale di Bergamo (“La sfida dello sviluppo sostenibile: valorizzazione delle risorse per il futuro dell’energia”), la responsabile Sunny Zhang ha sottolineato la volontà di instaurare rapporti di collaborazione con le imprese italiane ed europee, spiegando come  la Cina offra opportunità di business per le nostre aziende interessate a fornire aggiornamento tecnologico e tecnologie avanzate nel campo dell’energia verde.
Anche dal Senegal è arrivata la richiesta di collaborazione. Il consigliere del presidente senegalese per l’Energia e l’Ambiente, Mboji Boubacar, si è infatti detto interessato a  creare sinergie nella formazione e nella ricerca, al fine di sviluppare tecnologie che vadano nell’interesse delle imprese dei due Paesi, invitando in Senegal una delegazione di Confartigianato Bergamo per  discuterne.
Nel convegno – aperto dai saluti del presidente di Confartigianato Bergamo Angelo Carrara e moderato dal giornalista Dino Nikpalj – la vicepresidente di Confindustria Bergamo, Monica Santini, ha evidenziato come le sfide produttive attuali siano le “smart industries”, che necessitano di spazi  produttivi sempre più connessi, tecnologici e intelligenti. Ma siccome per questa rivoluzione sarà necessario consumare molta energia, occorrerà farlo consapevolmente.
Henry Malosse, presidente del Comitato Economico e Sociale Europeo, ha auspicato che  anche Cina, Russia e Usa si impegnino per raggiungere l’obiettivo del 20-20-20  «perché ne va della stessa sopravvivenza delle future generazioni». E tra le sfide che vedono impegnata l’Ue, ha ricordato quella di ridurre per tutti il prezzo dell’energia.
Infine, il premio Nobel per la pace Woodrow Clark  ha evidenziato come l’America, a differenza dell’Italia, sia ancora lontana dall’avere una coscienza sulla sostenibilità. «Tutto ciò che riguarda la rivoluzione green – ha detto – sta succedendo proprio ora, in particolare qui in Italia e in Cina, ma non in America dove le energie verdi sono osteggiate dalle ricche lobby del petrolio e dei combustibili fossili, al punto da ostacolare i brevetti di nuove tecnologie verdi».
Sono intervenuti, tra gli altri, l’assessore all’Ambiente del Comune di Bergamo Leyla Ciagà, il rettore Stefano Paleari con  il direttore del Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate (DISA) dell’Università di Bergamo Paolo Riva, e il vicepresidente vicario di Confartigianato Claudio Miotto.




«Così lo Stato ci sta mettendo in ginocchio»

Viviamo in un Stato ingessato dalla burocrazia, sordo e miope alle richieste elementari dei cittadini, che infligge povertà con la promessa della “ripresa”, prima ancora di annunciare nuovi posti di lavoro. Uno Stato dovrebbe salvaguardare quelli esistenti. La realtà è invece cruda: in Italia ogni ora chiudono due imprese. In cinque anni sono state chiuse 60 mila aziende.
La fisica recita: “Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”, ma né i politici, né i tecnici, né i burocrati ben pagati comprendono e imparano la banale lezione. Ecco alcuni esempi:
1) La tassa sul lusso in Sardegna ha fatto sì che i ricchi cambino destinazione, lasciando povertà e desolazione nell’isola;
2) Le tasse portuali “stazionamento” hanno portato come risultato porti italiani deserti, ristoranti e bar chiusi, gravi conseguenze per il commercio locale; barche e armatori trasferiti in Croazia, Francia, Slovenia, Grecia…ecc
3) La tassa di “possesso” sulle barche ha provocato una crisi nera per l’intero settore della nautica e l’intera filiera degli accessori e arredi
4) L’Imu porta nelle casse dello Stato 24 miliardi di euro con il risultato che il patrimonio immobiliare italiano si svaluta di oltre 2 mila miliardi di euro; l’edilizia è in ginocchio, le compravendite crollano, gli studi notarili sono deserti, le agenzia immobiliari sono in caduta libera. Così i mancati introiti per lo Stato superano di gran lunga i 24 miliardi di incassi per l’Imu. Per ultimo, italiani con le lacrime agli occhi che devastano case e capannoni rendendoli inagibili per evitare una tassa che non possono pagare.
Ogni provvedimento varato crea solo povertà su povertà e perdita di posti di lavoro sacrificati sull’altare della falsa finanza, fatta di numeri incredibili senza alcun senso, dimenticando la realtà dell’esistente e della vita reale; e ancora di conseguenza diminuiscono gli introiti per lo Stato, mentre i soliti noti percepiscono retribuzioni da capogiro; la mala finanza, che arricchisce gli dei del potere, impoverisce la classe media sedando la povera gente.
Politici, burocrati, amministratori possibile che non capite e non imparate! Eppure paghiamo cara la vostra sapienza!
Una premessa utile per comprendere la problematiche che assilla la mia famiglia e la sopravvivenza del Coccahotel Royal Thai Spa, un sogno iniziato nel lontano 1995 e avveratosi, dopo mille traversie, il 15 ottobre 2008, giorno in cui l’hotel ha aperto le porte.
Un bellissimo sogno trasformato in un incubo. La startup non permette all’hotel guadagni, anche se, anno dopo anno le perdite si riducono. Rimane comunque un bilancio in rosso per l’entità di tasse e imposte. Paghiamo Irap, Iva, Tassa dei rifiuti, versiamo i contributi per i lavoratori e la tassa sugli immobili. Purtroppo, l’Agenzia del Territorio di Bergamo attribuisce all’hotel un valore catastale elevato, chiniamo la testa e pagavamo un ICI pesante e inevitabile; poi con l’Imu è arrivato un rincaro devastante. Per il Coccahotel abbiamo pagato un IMU di 78 mila euro e una TARI da 22.000 euro. L’intero comune di Sarnico, dove è ubicato l’hotel, incassa un Imu di circa 860 mila euro con 435 imprese, 1.090 edifici e 2.400 abitazioni. E’ una sproporzione che grida vendetta.
La speranza nella giustizia “giusta” sferza come una frusta a resistere a lavorare di più per soddisfare lo stato vampiro che ti succhia fino all’ultimo euro. Abbiamo avviato un ricorso, ma al momento per pagare l’IMU e la TARI dobbiamo farci finanziare dalle banche
Dei 78 mila euro che paghiamo, solo il 20% è detraibile, i restanti 62.400 euro di costi indeducibili fanno cumulo Irpef con aliquota crescente per cui paghiamo altri 31 mila euro, che sommati ai 78 mila raggiungono un totale di 109 mila euro. L’indeducibilità dell’80% dell’IMU è un’offesa grave nei confronti degli imprenditori, perché vieni considerato un evasore a priori.
Gli hotel in piena salute godono di un utile sul ricavato variabile dal 4 al 6%, pertanto per pagare i 60 mila euro di Imu indeducibile dovremmo avere un ulteriore ricavato inesistente di 1 milione e 200 mila euro almeno!
La mia famiglia svolge più attività per consentire la sopravvivenza dell’hotel. Da quindici anni non ci permettiamo un solo giorno di vacanza e siamo impegnati 24 ore su 24. Dobbiamo ringraziare l’amministrazione comunale che permette la rateizzazione delle imposte, diversamente dovremmo decidere se pagare le tasse o le paghe ai nostri dipendenti. Il dato di fatto è che il 50% degli hotel italiani sono in vendita, il loro valore è crollato di 5/6 volte quello reale. Dal 2008 non esiste in Italia un nuovo albergo. Un esempio basta a comprendere la gravità del problema: a Monsummano Terme, località limitrofa a Montecatini, la "Grotta Parlanti", un hotel di 78 camere con grotta termale, centro benessere, ristoranti, piscine all’aperto e coperte, centro congressuale e con una superficie a giardino piantumato di 40mila mq, è stato abbandonato dai proprietari e finito all’asta, per sette volte andate deserte. L’ultima asta di giugno prevedeva un’offerta di 5 milioni e 800 mila euro.
Noi non crediamo al turismo come risorsa del Bel Paese, non ci rendiamo conto delle bellezze culturali e artistiche che il mondo intero apprezza e ci invidia. La grande ospitalità degli italiani unita all’unicità dei luoghi permetterebbe all’Italia di vivere di turismo. I paesaggi uniti ai profumi e ai piaceri della terra non si delocalizzano. L’Italia non è quella della politica ma degli italiani che lavorano con passione e dedizione.

Maurizio Marini
* General manager del Coccahotel di Sarnico




Disegni e modelli industriali, fondi alle Pmi che li valorizzano sui mercati internazionali

È ancora attivo il bando “Disegni +2”.L’iniziativa è dotata di un fondo di € 5.000.000 e sostiene la capacità innovativa e competitiva delle PMI attraverso la valorizzazione di disegni e modelli industriali sui mercati nazionali e internazionali.
L’agevolazione consiste in un contributo in conto capitale nella misura massima dell’80% delle spese ammissibili a fronte dell’acquisto di servizi specialistici esterni per favorire:
a) la messa in produzione di nuovi prodotti correlati a un disegno o modello registrato;
b) la commercializzazione di un disegno o modello registrato.
L’importo massimo dell’agevolazione per gli interventi previsti al punto a) è pari a € 65.000, mentre per quelli previsti al punto b) è pari a € 15.000.
Le domande di agevolazione possono essere presentate fino al 6 novembre 2014 e fino all’esaurimento delle risorse disponibili.
La documentazione (bando, domande frequenti, ecc.) è consultabile su http://www.disegnipiu2.it È inoltre disponibile un servizio per la risoluzione di quesiti specifici alla casella di posta elettronica info@disegnipiu2.it




Nuovo Codice del Consumo, in un corso tutte le novità

Pubblicità ingannevole, rischi e modalità di vendita, diritto di recesso, contratto a distanza, garanzia legale di conformità, clausole vessatorie, strategie vincenti e normativa in materia di e-commerce. Si parlerà di questo e altro ancora nel corso “Il commerciante e il codice del consumo”, organizzato da Ascom Formazione per quattro lunedì, dal 3 al 24 novembre dalle ore 14 alle 18.
Gli incontri, tenuti da un esperto, illustreranno tutte le novità apportate dal nuovo Codice del Consumo, entrato in vigore lo scorso giugno. Sono rivolti a tutti i venditori e insegnano a operare in un contesto più trasparente e innovativo. Le lezioni si tengono alla sede Ascom di Osio Sotto.
Una parte degli incontri sarà dedicata alle novità che riguardano le vendite a distanza, internet, telefoniche, a domicilio.
Per informazioni e iscrizioni: Ascom Formazione, tel. 035 41.85.706/707 o info@ascomformazione.it




Agenti immobiliari, nessun obbligo di comunicazione se già inclusi nell’Ini-Pec

Gli intermediari che hanno già comunicato all’Indice Nazionale degli indirizzi di posta elettronica certificata (Ini-Pec) il proprio indirizzo Pec non hanno più l’obbligo di comunicarlo anche al Fisco entro il 31 ottobre.
Lo ha stabilito l’Agenzia delle Entrate con la risoluzione n. 88/E del 14 ottobre 2014 accogliendo le istanze della Fimaa, la federazione degli agenti immobiliari e dei mediatori del sistema Confcommercio, che, insieme alle altre associazioni di categoria attraverso la Consulta interassociativa, chiedeva all’Agenzia di reperire direttamente l’indirizzo Pec dal Registro delle imprese – al quale è già stato obbligatoriamente comunicato – evitando agli imprenditori un ulteriore inutile adempimento. L’obbligo di comunicazione della Pec all’Agenzia delle Entrate era previsto da un provvedimento emanato lo scorso 8 agosto, congiuntamente dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza, per i soggetti destinatari delle norme antiriciclaggio, tra cui gli agenti immobiliari.




Pane e snack a filiera corta,  dall’Aspan un concorso  per le scuole professionali

Dopo aver dato vita ad una filiera corta del pane – con il progetto che ha riportato in Bergamasca la coltivazione del grano per la panificazione – l’Aspan ha lanciato la sfida alle scuole professionali per realizzare con la materia prima locale nuovi prodotti capaci di interpretare, nel rispetto della tradizione, l’evoluzione del gusto. Chi meglio dei giovani, del resto, può offrire la visione di ciò che potrà essere più apprezzato in tavola o fuori casa? Il concorso “Bread in the school” è rivolto alle classi terze dei corsi di “operatore della trasformazione agroalimentare panificazione e pasticceria” attivi in provincia di Bergamo. Agli allievi si chiede di presentare ricette inedite di pane, prodotti da forno per la colazione e snack salati e dolci utilizzando almeno l’80% di farina ricavata dalla macinazione di grano locale rientrante nel programma di filiera Aspan e altri ingredienti di pregio e del territorio.
La prova finale si svolgerà nel corso della fiera Campionaria, dove l’Aspan sarà presente con il proprio stand-laboratorio.




InnovaCultura, aperto il bando che sostiene l’offerta lombarda 

La Regione Lombardia, il sistema camerale lombardo e la Fondazione Cariplo propongono un bando che sostiene con contributi a fondo perduto le spese per progetti di innovazione dell’offerta e l’ampliamento del pubblico delle inizaitive culturali in Lombardia.
I prodotti e servizi devono essere forniti da imprese culturali e creative.
Possono presentare domanda di contributo:
– istituzioni che abbiano la proprietà o la gestione di istituti e luoghi della cultura (musei ed ecomusei riconosciuti, biblioteche, archivi, aree e parchi archeologici e complessi monumentali) o soggetti che siano stati da esse formalmente individuati per la loro valorizzazione prima della pubblicazione del presente bando;
– soggetti che operano nella promozione e organizzazione di attività culturali, compreso lo spettacolo dal vivo.
I soggetti che presentano la domanda devono essere pubblici o privati senza fine di lucro, avere sede legale od operativa in Lombardia e rispettare i requisiti formali previsti al punto 2 del bando. Le istituzioni possono presentare progetti singolarmente o in rete.
Le domande potranno essere presentate fino alle ore 12 del 17 dicembre 2014 a mezzo PEC con oggetto “Bando InnovaCultura” da inviare a unioncamerelombardia@legalmail.it
Il bando sarà presentato in un incontro che si terrà lunedì 27 ottobre 2014 dalle 10 alle 12 al Palazzo Pirelli (sala Pirelli) in via F. Filzi 22, 20124 Milano. Per partecipare occorre registrarsi a questo indirizzo http://bit.ly/1DhGLVn

Per maggiori informazioni: Silvia Ghezzi tel. 035-42.25.270 promozione@bg.camcom.it
http://www.bandimpreselombarde.it/index.phtml?Id_VMenu=362&cqs=SWRfQmFuZG89MTc=




Il preside del Sarpi: «Questi giovani con la paura del futuro»

Parla il preside del “Sarpi”, Damiano Previtali: «Ai nostri tempi l’idea del lavoro era qualcosa di concreto. E le perturbazioni sociali non procuravano angosce individuali, al contrario, un impegno collettivo». Il risultato? «Frequenti difficoltà sull’aspetto cognitivo, sui livelli di attenzione, oltre a disturbi di apprendimento e della percezione»

All’indirizzo classico del “Dante” di Firenze, lo stesso frequentato, nell’ordine, da Giovanni Pascoli, Piero Pelù e Matteo Renzi, lo scorso anno sono entrati solo trentotto ragazzi. Idem al mitico Parini di Milano, dove  sui banchi che furono di Carlo Emilio Gadda e Dino Buzzati, nel passato anno scolastico si sono iscritti in dieci. Se il liceo classico è in agonia in tutta Italia, al Sarpi, dove Giorgio Gori (ma anche Giorgio Jannone) hanno faticato su Seneca e Tucidide, invece, “optima tempora currunt”. A settembre le quarte ginnasio che si sono avviate al quinquennio sono state 8 contro le 6 dello scorso anno scolastico, a fronte di un boom di iscrizioni: 205 nuovi “sarpini” contro i 130 dello scorso anno, con una percentuale di incremento del 60%, affronteranno l’alfabeto greco. Chi pensava che Cesare e i fratelli Gracchi fossero stati definitivamente mansardati dalla generazione Facebook dei ragazzi bergamaschi (in favore delle materie tecniche e scientifiche) ha di che ricredersi. Le lingue “morte” piacciono più di quelle vive, dall’inglese al cinese? Epicuro e Cicerone sovrastano l’informatica e internet? Ergo, qual è il segreto di questo revival “popular” del Sarpi che conta 30 classi e 700 studenti (solo in minima parte figli di chi ha considerato il ginnasio la conferma di uno status di famiglia). Chi lo conosce non ha dubbi:  importante è stato il contribuito del preside Damiano Previtali, classe 1959, un curriculum autostradale (con prestigiosi incarichi di consulenza al Miur) che, da poco più di un anno, ha raccolto un’eredità e una sfida insieme, ma soprattutto ha saputo rivitalizzare le molte competenze e risorse interne alla comunità professionale del Sarpi. Solo sette mesi fa, con un consiglio dei docenti diviso in due, il dirigente scolastico aveva detto: “Questa divisione sarà una ricchezza, e dal momento che i licei classici stanno perdendo iscritti, studieremo delle proposte migliorative”. Che, facendo leva su tre elementi : “L’essenzializzazione dell’offerta, una squadra che funziona, e la messa al centro dello studente”, ha già dato i suoi frutti. “Hic manebimus optime”, direttamente da Tito Livio a Piazza Rosate, potrebbe essere il claim del nuovo preside, a cui piace essere chiamato proprio così e non dirigente scolastico.
Ma come sono questi giovani?
“Il Sarpi ha degli studenti, sia per formazione che per estrazione molto curati, con famiglie alle spalle molto “robuste” sotto più punti di vista…sono uno spaccato di una realtà giovanile che è molto più articolata e che ho avuto modo di conoscere attraverso varie esperienze di direzione didattica e di insegnamento”.
Il refrain è sempre quello…un mondo giovanile che gli adulti stentano a comprendere
“Il cambio generazionale, da Orazio ad oggi, c’è sempre stato…ne parla anche Cicerone, se non ricordo male. Ma in questi anni c’è una frattura che sembra essersi particolarmente accentuata”.
In che senso?
“Sotto vari punti di vista da quello comunicazionale a quello legato al futuro. Quando andavo a scuola io, il futuro non ci spaventava e l’idea del lavoro, per la mia generazione, era qualcosa di concreto. Eravamo in presenza di diverse “perturbazioni sociali”, che portavano anche una certa passione su certi temi, ma che non procuravano angosce individuali piuttosto, semmai, un impegno collettivo. Una situazione che, a cascata, si riflette su una scuola che è in difficoltà”.
Difficoltà di che tipo?
“Tanto per cominciare sull’aspetto cognitivo, registriamo difficoltà di attenzione, disturbi di apprendimento e della percezione che, anche solo 20 anni fa non  esistevano. Insieme ai disagi linguistici che in certe zone arrivano a percentuali consistenti e non dipendono dall’individuo. Sono dati oggettivi che rivelano chiaramente come le cose siano cambiate”.
Ma quanto conta l’estrazione famigliare nella formazione di un ragazzo?
“La famiglia incide molto di più della scuola, questo è fuori discussione, anche nell’apprendimento più dei professori contano i genitori”.
Che, invece, la pensano esattamente al contrario…
“Si colpevolizza la scuola di non assumere il ruolo che, come ho detto, compete alla famiglia. E’ un paradosso, ma in molti casi si manifesta anche l’incapacità di comprendere, da parte del genitore, il rendimento su alcune materie”.
Un tre in greco è più colpa di un ragazzo che non studia o di un professore che non sa insegnare la materia?
“Questo è un altro aspetto, gli insegnanti tendono a non mettersi mai in discussione”.
Sono le aspettative dei genitori a rovinare i figli? Una scuola come il Sarpi alimenta grandi attese…
“Il classico garantisce un piano di formazione completo e, anche se non si possono generalizzare aspettative e tipologie di genitori, questo è vero”.
E’ per questo poi che, ad un certo punto, non ce la fanno più e compiono gesti insani…
“Le chiavi di spiegazione di certi gesti non sono univoche, ma certo indicano una premeditazione che implicano disagi forti, non facilmente decifrabili”.
Studenti infelici?
“Gli italiani direi proprio che non lo sono. La miglior “scuola scolastica”, per così dire è quella della Corea che sforna gli studenti migliori al mondo, ragazzi ambiziosi e con grandi competenze ma che manifestano disagi profondi. Non è il caso della scuola italiana che accoglie proprio tutti”.
Che futuro si aspetta per loro?
“Potenzialmente potranno raccogliere dei risultati positivi anche nella vita, in virtù di una situazione solida alle spalle”
E chi non ce l’ha?
“Sempre più anche in Italia, come ha detto Draghi, la divaricazione tra povertà e emarginazione sociale si determina in chi ha situazione famigliare difficile e studi bassi. Qui al Sarpi si verifica esattamente il contrario. Saranno gli italiani che se la caveranno, almeno in percentuale, nella quasi totalità, statisticamente parlando”.
Che tipo di dialogo ha con i suoi studenti?
“Un bellissimo rapporto, anche perché, e non lo dico sottovoce, a mio avviso sono migliori di noi. Li trovo competenti, capaci, multidisciplinari, con potenzialità enormi rispetto alle nostre. Sono più capaci di argomentare e di assumersi le responsabilità”.
Ad esempio?
“Ci sono studenti che hanno avuto gravi disturbi alimentari che si sono fatti promotori di un’opera di sensibilizzazione sulla problematica proprio interagendo con i compagni e con i professori. Sono stati loro stessi ad individuare il problema, ad argomentarlo, razionalizzarlo e metterlo in circolo”.
Facile fare il preside in una scuola così…
“E’ vero, la prima regola cui bisognerebbe attenersi è: “primum non nocere”, lasciamo che i ragazzi vadano avanti da soli. Vale anche per i professori”.
Che cosa saranno questi Sarpini per Bergamo? Andranno all’estero?
“La globalizzazione conta, ma poi a Bergamo ci torni, le tue radici sono qui”.
Telefonini in classe?
“Lo scorso anno me ne sono arrivati un paio, tutto qui. La regola è che i telefonini non devono essere accesi né ci devi smanettare”.
Sono proprio bravi…
“Sì a non farsi beccare mentre ci smanettano. Scherzi a parte. No, non riesco mai a sospendere nessuno. Non ho neanche questa soddisfazione”.