Il prefetto “snobba” il Ducato di Piazza Pontida. Strali dal Giopì

La storia insegna che la convivenza tra sistemi politici è sempre complicata: furono dei federati romani a far cadere l’impero e furono dei feudatari inurbati a sconfiggere il Barbarossa: in piccolo e, per fortuna, soltanto su questioni, diciamo così, formali, lo stesso sta avvenendo a Bergamo, tra la nobile confraternita feudal-gioppinoria del Ducato di Piazza Pontida e la massima autorità repubblicana presente nella nostra provincia, vale a dire il Prefetto di Bergamo. Sfogliando le pagine del “Giopì” del 30 giugno, ho notato, infatti, che, in margine alla descrizione della cerimonia di consegna a 46 bergamaschi delle onoreficenze al merito della Repubblica, il giorno in cui la Repubblica compiva gli anni, c’erano alcuni accenni ad un persistente clima di freddezza tra il Ducato ed il prefetto di Bergamo, dottoressa Francesca Ferrandino. Siccome non è la prima volta che noto, negli articoli del glorioso periodico, dei cenni piuttosto espliciti ad una sorta di ‘detachment’ diplomatico tra le autorità repubblicane e quelle ducali, credo sia il caso di spendere due righe sull’argomento. Tanto per cominciare, confesso di essere dispiaciuto per questo raffreddamento tra il Prefetto Ferrandino e l’antico sodalizio di Piazza Pontida, che, proprio quest’anno, compie 120 anni. Non conosco la dottoressa Ferrandino, ma il Prefetto rappresenta lo Stato, e lo Stato dovremmo essere noi: proprio per questo, mi farebbe piacere che l’osmosi tra autorità e territorio fosse la più completa, cordiale e proficua possibile. Conosco, invece, benone il Ducato, che, in altro modo, rappresenta anch’esso la nostra comunità, attraverso quella che si chiama “difesa dell’identità”. Per spiegare il senso di questi due ambiti, possiamo prendere in prestito il concetto tedesco di ‘Heimat’ e di ‘Vaterland’: la prima è la piccola patria, magari strapaesana, con i sui difetti e le sue virtù, il campanile, la piazza, il fiume e i giardinetti, mentre la seconda è la Patria con la P maiuscola, quella che regge e governa, che provvede ed amministra tutto il territorio dello Stato. Io credo che, per essere una comunità coesa, ci vogliano entrambe le cose: come Giuseppe Giusti, ho un’idea progressiva della Nazione, che parte dall’amore per la propria casa per arrivare alla cittadinanza d’Europa. Non si può essere buoni cittadini europei se non si amano fortemente le proprie radici e tradizioni. Ovvio, dunque, che questa sorta di guerra fredda piccola piccola non mi piaccia: anzi, mi dispiaccia. Credo di poter dire che questa piccola crisi diplomatica si debba al fatto che entrambi gli attori siano partiti, come si dice, col piede sbagliato: la signora Ferrandino è stata nominata Prefetto di Bergamo alla fine di novembre dell’anno scorso e, praticamente da subito, i rapporti tra lei e il Ducato hanno preso una brutta piega: in occasione degli auguri alle autorità cittadine, che i vertici ducali fanno ogni anno, con una piccola sfilata e la declamazione di alcuni versi propiziatori da parte del Duca, il Prefetto non si è fatto vedere. Per la verità, non ha neppure mandato un vicario, come invece ha fatto il Presidente della Provincia: questo deve aver pizzicato l’amor proprio dei vertici ducali, che non hanno mancato di sottolineare la cosa, con una certa enfasi. Per carità: capita. La dottoressa Ferrandino era nuova degli usi orobici, provenendo da Agrigento e deve aver pensato che si trattasse di una sorta di boutade folkloristica o poco più. Il che è verissimo: il Ducato non è mica un feudo vero, ma è semplicemente un gruppo di persone che cercano di tener viva una tradizione, un modo di vedere la vita. E, spesso, anche le manifestazioni che organizza, viste dal di fuori, possono sembrare delle gioppinate: carri allegorici, costumi, declamazioni, talvolta possono apparire delle carnevalate prive di senso. O, come diceva l’illustre agrigentino Pirandello, delle pupazzate, delle fantocciate. Che, se ci fate caso, vuol dire esattamente la stessa cosa, tanto a Girgenti quanto a Bergamo, visto che ‘gioppino, in bergamasco, sta anche, estensivamente, per marionetta. Dunque, il Prefetto ha elegantemente evitato la cerimonia degli auguri: apriti cielo! In Piazza Pontida l’hanno presa malissimo: e, forse, forse, hanno un filo esagerato, dimostrando una pelle troppo sensibile, rispetto ai nostri antenati, che ce l’avevano bella spessa. Quindi, la replica o, meglio, il commento, anziché conciliatorio, è stato decisamente sul piccato. Non so dirvi se la signora Ferrandino l’abbia letto o meno: non ho idea se, tra le molteplici attività di un Prefetto vi sia anche quella di compulsare sistematicamente la stampa locale. Certo è che, se l’ha letto, non deve averlo gradito: se, invece, non l’ha letto, mi pare di poter dire che il nostro Prefetto nutra una certa qual idiosincrasia istintiva per le cerimonie pubbliche, stante la fugacissima apparizione, il 2 giugno scorso, alla consegna dei cavalierati e delle commende repubblicane. In ogni caso, si tratta di una situazione spiacevole: la terra bergamasca sta vivendo un momento storico molto delicato e complesso. Da territorio ricchissimo e privo di problemi sociali o quasi, è diventata, in breve tempo, una provincia afflitta da disoccupazione, chiusura di fabbriche, immigrazione massiccia: e, quando le cose cominciano a girare per il verso sbagliato, la gente tende a prendersela con le tasse, con la Polizia, con la Finanza. Insomma, con lo Stato. Per questo, se non si vuole offrire la guancia ai separatismi, bisogna che lo Stato faccia sentire ai cittadini di non essere solo un occhiuto gendarme, che fruga nelle loro tasche, sibbene l’espressione più alta della comunità nazionale: anche nelle piccolissime cose, come queste. Proprio per questo, forse, un piccolo gesto distensivo del Prefetto potrebbe aiutare a creare un clima più collaborativo.  Sono i grandi che dovrebbero venire incontro ai piccoli. Io ci spero vivamente.




Brevetto europeo, in un seminario i pro e i contro per le Pmi

“Brevetto Europeo con effetto unitario e tribunale unificato dei brevetti: pro e contro per le Pmi italiane” è il titolo del seminario che la Camera di commercio di Bergamo organizza giovedì 24 luglio alle ore 14 nelle sale del Palazzo dei Contratti e delle Manifestazioni (via Petrarca, 10 – Bergamo).
L’incontro – promosso nell’ambito del progetto “Tutela e valorizzazione della Proprietà Industriale a supporto dell’innovazione e della competitività delle Mpmi bergamasche” – è rivolto a tutte le micro, piccole e medie imprese locali e permetterà di ottenere le informazioni necessarie ad un corretto inquadramento della nuova cornice operativa entro cui il brevetto unitario consentirà di agire e di individuare efficacemente le scelte da adottare. 
Si analizzeranno, in particolare, l’attuale procedura di concessione di un brevetto europeo e le procedure di nazionalizzazione approfondendo i vantaggi e gli svantaggi del vigente sistema; i costi di traduzione e l’Accordo di Londra; il regolamento sul brevetto unitario e le disposizioni in materia di regime linguistico; l’accordo sul tribunale unificato; le disposizioni transitorie e gli scenari futuri. Saranno anche proposte simulazioni di casi.
La partecipazione è gratuita. Per iscrizioni consultare il sito http://www.bergamosviluppo.it/sito/ sezione news scorrevoli o eventi.
Per informazioni contattare: Bergamo Sviluppo – tel. 035/3888011 –  email: zanettif@bg.camcom.it




La rabbia delle pmi «Il Governo ci sta ignorando»

«Bisogna essere consapevoli che l’economia del futuro la faranno le imprese e gli imprenditori, non certo la politica e gli economisti che ultimamente non ne stanno azzeccando neanche una». A dirlo è il presidente nazionale di Confartigianato, nonché neopresidente di Rete Imprese Italia, Giorgio Merletti, intervenuto all’Assemblea di Confartigianato Bergamo.
Proprio ricordando la sua recente nomina a capo dell’Organizzazione che raggruppa le associazioni di rappresentanza delle piccole e medie imprese italiane, Merletti non ha mancato di criticare, senza troppi giri di parole, l’atteggiamento di chiusura da parte del governo. «Rete Imprese Italia – ha detto – rappresenta oltre due milioni di imprese ma nonostante questo stiamo completamente ignorati, soprattutto da alcuni ministri e dallo stesso presidente del consiglio che, evidentemente, non ci ritiene degni di attenzione. Se vogliono capire davvero i problemi di una categoria devono andare a parlare con gli imprenditori, non ci sono storie».
Inevitabile, poi, il tasto dolente del ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese: argomento su cui c’è ancora molta strada da fare. «Nonostante ci sia una normativa europea del 2013 che fissa a 30 giorni, e in alcuni particolari casi a 60, il termine ultimo per i pagamenti, ancora oggi non sembra essere stata recepita oppure è stata recepita male. Come Confartigianato avevamo proposto la compensazione automatica debiti-crediti ma ci è stato risposto che non è possibile: forse perché lo stesso Stato non sa neppure a quanto ammonta esattamente il proprio debito?».
Ma non tutto è da buttare per il presidente nazionale che, invece, ha voluto sottolineare la positività di un’iniziativa che andrà nella direzione di alleggerire la burocrazia per le imprese e il ruolo cruciale che queste ultime svolgeranno nel corso di Expo 2015. «Con l’agenzia delle imprese – ha detto – in un giorno è possibile aprire un’azienda e sono già partite le convenzioni con i Comuni. Ebbene, per ora è soltanto Confartigianato ad avere ottenuto il “lasciapassare” dal Ministero per lo sviluppo economico e, quindi, i Comuni che vogliono agevolare le loro imprese sanno a chi rivolgersi: questo, concretamente, vuol dire sburocratizzare».
Sull’Expo, Merletti ha ricordato che Confartigianato ha messo sul piatto un investimento di oltre 300mila euro per il Padiglione Italia. «Per due settimane – ha spiegato – avremo uno spazio a disposizione e, sempre lì, andremo a fare la nostra prossima Assemblea nazionale. Abbiamo aperto un punto informativo e un servizio di assistenza per l’iscrizione delle imprese partecipanti e fornitrici, senza dimenticare tutto il percorso del “fuori Expo” che andrà anche oltre la manifestazione».
Merletti ha avuto inoltre parole di encomio per la decisione di Confartigianato Bergamo di pubblicare il bilancio sociale «Non è la prima, ma è tra le prime organizzazioni di Confartigianato ad averlo fatto, è una cosa estremamente positiva e farò di tutto per farlo notare».




Sagre, nuovo appello di bar e ristoranti «Basta alle manifestazioni senza regole»

I Gruppi Ristoratori e Bar dell' Ascom hanno promosso un tavolo di lavoro e confronto per mettere un freno e frapporre regole al dilagante fenomeno di sagre e feste, cresciute in Lombardia del 40% dal 2009 ad oggi. Lo scorso 3 luglio, chef ed esercenti hanno incontrato, nella sede dell’associazione, il coordinatore provinciale di Forza Italia Alessandro Sorte, primo firmatario della legge regionale ora al vaglio della commissione al Pirellone. “Siamo consapevoli della difficoltà di porre regole laddove non ci sono, ma è in gioco la tutela della salute dei cittadini": così Petronilla Frosio, presidente del Gruppo Ristoratori, ha introdotto la questione che ha richiamato i consiglieri Ascom quasi al completo. "Non è  infatti richiesto il possesso del corso di alimentarista (ex libretto di idoneità sanitaria) da parte degli addetti alla somministrazione di alimenti e bevande di sagre e feste” ha puntualizzato Frosio.
La provincia è invasa da una selva di cartelli che pubblicizzano manifestazioni di ogni sorta: “Nel venire in città dalla Valle Imagna ne ho contati oltre 25 che promuovono in modo poco ortodosso feste e manifestazioni. Bar e ristoranti  per esporre una targa devono invece avviare un piccolo iter burocratico e versare l’apposita tassa. Cartelli e cartelloni non danno inoltre una buona immagine di un territorio che intende puntare sempre più sul turismo per non parlare delle lenzuolate con scritte a bomboletta che annunciano manifestazioni e feste”. Altrettanto importante lo scopo e il valore per il territorio della manifestazione: “Ci sono sagre storiche che valorizzano il territorio e i nostri prodotti e manifestazioni dalle nobili finalità da tutelare. Negli ultimi anni è invece esponenziale il numero di eventi creati a solo scopo di lucro con la creazione di veri e propri ristoranti abusivi che non rispettano regole né pagano le tasse”. Giorgio Beltrami, presidente del Gruppo Bar e Pasticcerie del'Ascom, ha sottolineato la necessità di effettuare un censimento delle sagre e delle feste: “Ci sono manifestazioni di grande valore e interesse per il territorio che coinvolgono tutta la cittadinanza, inclusi i professionisti della ristorazione e gli esercenti ed altre nate con l’unico scopo di fare cassetto, affidate ad addetti che non hanno spesso i requisiti e la conoscenza per la somministrazione di cibi e bevande nel rispetto della sicurezza alimentare. Ormai chi gestisce le sagre organizza anche banchetti per battesimi e matrimoni“.
La proposta di legge – “L’iter della nostra proposta legislativa sembra una via crucis e purtroppo non escludo che la commissione riveda il testo – allarga le braccia Alessandro Sorte, consigliere regionale nonché coordinatore provinciale di Forza Italia -. Aprire un tavolo di confronto non è stato facile e il progetto presentato ad ottobre dello scorso anno è stato rispolverato solo pochi giorni fa. E’ mia ferma decisione intervenire per porre delle restrizioni alla gestione delle feste popolari che danneggiano migliaia di imprese torchiate da tasse e oneri burocratici”. I punti fermi del progetto di legge sono la durata delle manifestazioni e la serietà, tipicità e valorizzazione che la festa porta con sé, a partire dall’organizzazione che vi sta dietro: “Non è possibile che dall’oggi all’indomani si organizzino feste che durano anche venti giorni e più. Per questo abbiamo indicato un limite di dieci giorni – continua Sorte -. Di contro, non si può negare che alcune manifestazioni estive con ristoro siano una delle espressioni più genuine di convivialità e socialità, oltre che un indice di tipicità del nostro territorio. Associazioni e gruppi si impegnano ad animare l'estate dei cittadini e il loro apporto è prezioso. Per tutelare la storicità delle manifestazioni, la proposta di legge introduce una sorta di albo, che accredita le associazioni con alle spalle almeno tre anni di storia nell’organizzazione. Si impedisce così la possibilità di gruppi nati dalla mattina alla sera di improvvisarsi organizzatori di feste”. 
I ristoratori e gli esercenti nel frattempo sono sul piede di guerra di fronte al tormentone di tendoni, tavolate e bracieri piazzati in ogni dove, con sagre senza identità gastronomica dove si propongono con la stessa disinvoltura casoncelli e ravioli di pesce, pizze e costine, trippa e cous cous, patatine fritte e frittura di pesce. “Ormai siamo di fronte non solo a ristoranti ma a vere e proprie attività di catering mascherate, altro che vecchia sagra delle costine o del pesce di lago – lamentano i ristoratori a più voci -. Si vendono torte sui sagrati, si preparano tortellini per poi venderli a peso, si effettuano consegne addirittura a domicilio e si organizzano feste di ogni sorta, matrimoni inclusi. Noi non possiamo permettere che i clienti che scelgono il nostro locale per festeggiare portino torte da casa e invece c’è chi le vende sotto al sole fuori dalla chiesa. Le tavolate diventano chilometriche nei fine settimana, mentre a noi bastano dieci centimetri di suolo pubblico occupato in più per ricevere una multa”. Il testo del progetto di legge, che accoglie le osservazioni della commissione regionale e i suggerimenti dei ristoratori e degli esercenti, pone ordine alle 7 mila tra sagre e feste lombarde, con una media di 4 a comune e un giro d’affari stimato in 70 milioni di euro.




Città Alta, il commercio soffre e cerca ricette per il rilancio

Angelo Nespoli, che sarebbe più giusto chiamare “quella sagoma dell’Angelo”, la sua ricetta per Città Alta e per la vita in generale, ce l’ha. Nella sua bottega di frutta e verdura sulla Corsarola (dove si servono tutti, signore Vip della City, come Cristina Parodi, ma anche i turisti che si fanno invogliare da ciliegie in bella vista) si ha l’impressione che il tempo non sia mai passato.
Tutto è rimasto uguale a 50, 60 anni fa (unica modernità il registratore di cassa), anche la sua voglia di chiacchierare con il cliente, un mix di simpatia e voglia di fare che, ogni giorno, lo portano, con la moglie, da Zanica in Città Alta. Una ricetta (per il commercio)? Semplice. Ti guarda in faccia e ti dice: “Qui serve solo pregare la Madonna”. E non lo dice così, per modo di dire, mentre nel sacchetto ci infila l’ultimo messaggio mariano di Medjugorie: “Dovrebbero andarci tutti, non sappiamo più cos’è la fede”.
Ecco, la fede. Al di là delle preci dell’Angelo, ce ne vuole molta commercialmente parlando per vivere e (sopravvivere) in una parte di Bergamo che, al di là della patina turistica con cui si propone al mondo, vive una quotidianità commerciale difficile, a tratti paradossale. Diverse anime e diversissimi concept si sovrappongono uno sull’altro e ad ogni negozio che si affaccia su via Gombito o via Colleoni è storia a sé. Sono attività figlie della loro epoca, come gli artigiani che adesso si contano sulle dita di una mano: un idraulico, un elettricista, un falegname ed un tappezziere.
Quest’ultimo, che fa capo alla famiglia Carrara, capostipite il Bepi e attività avviata 1953, nel risiko delle botteghe, ha lasciato nel 2012 sulla Corsarola il suo negozio appannaggio della Gastronomia Mangili, che a sua volta un anno e mezzo fa ha abbandonato lo storico negozio, tre vetrine davanti all’altrettanto storico bar Cavour. Paolo Carrara, il figlio, scuote la testa: “Rimanere sulla Corsarola per la nostra attività era diventato improponibile. Ci siamo trasferiti in via Rocca in un negozio del Comune, solo così riusciamo a farcela”. Per inciso, l’ex negozio di Mangili dopo quasi due anni è ancora sfitto, cartelli in bella mostra sui vetri: “affittasi”, in via Gombito. Qualcuno che passa, scatta una foto, poi chissà che cosa pensa davanti ad un canone di affitto “impossibile”, per non parlare della vendita: richiesta un milione di euro. Angelo Mangili che quella bottega l’aveva rilevata da Eugenio Salvetti cinquant’anni fa, quando era poco più che un garzone, ha mollato il colpo e si è trasferito. La clientela di Mangili è un bel mix turistico-residenziale, ma soprattutto è composta da gente della Città Bassa che però “non sale più di una volta alla settimana. Arrivare in Città Alta è diventato un problema, con il transito ed i parcheggi e i clienti ci rinunciano”. E i turisti? “In quest’ultimo periodo sono molto cambiati – gli fa eco la figlia Elena – pensavamo che la chiusura per i lavori di manutenzione di Orio fossero la causa di un momentaneo stop, ma ci stiamo rendendo conto che, quest’anno, il turismo sta soffrendo”.
Ad un passo dalle vetrine sfitte, c’è Kiko, la catena beauty cosmetic del Gruppo Percassi, che industrialmente parlando, cresce in modo esponenziale nel mondo: tre aperture al giorno.
Quella di Città Alta rappresenta il tipo di brandizzazione commerciale universale che vorrebbe essere  l’opposto di quella tipicizzazione che si intende mantenere. E che presenta esempi straordinari, come quella del negozio Lorenzi di via Salvecchio che, oltre a materiale elettrico e piccoli elettrodomestici, vende di tutto un po’. Un’ àncora di salvezza nel caso di una lampadina che si rompe o un tubo che perde acqua. Quando un negozio di vicinato chiude è un piccolo terremoto, anche affettivo. Sempre alla fine del 2012 aveva cessato la sua attività Amalia Tresoldi, titolare di un negozio, dove nel minor spazio era possibile trovare la maggior quantità di alimentari possibile. L’attività è stata ceduta al Forno Fassi e alla figura di Amalia si è sostituita quella della signora Marina che vende sempre pane (ma un minor quantità di alimentari). “Per chi vende il “fresco” gli orari di carico e scarico della merce sono molti limitanti – afferma – questo per i negozi di alimentari è un grosso problema. Occorre pensare anche a chi sta dietro il bancone”.
Qualche coraggioso segnale imprenditoriale c'è. Quello, ad esempio, rappresentato da Serena Conti, che dopo aver passato una vita nella ristorazione, ha avviato un anno fa 22c, qualcosa di mezzo tra un ristorante ed un negozio con la vendita di piatti pronti e precotti da asporto o da degustare in loco, all'inizio di via Donizetti. Una formula innovativa di risto-gastronomia che rappresenta una sfida. O ancora come di Paolo Carnazzi, 37 anni di Gandino e Federica Licini 25 anni di Curno che si sono lanciati, è proprio il caso di dirlo, in una nuova scommessa commerciale: quella di portare in piena Corsarola un pezzo della Val Gardena. La coppia, infatti, ha aperto  lo scorso autunno un negozio in franchising, il primo tassello di un progetto commerciale che per “Dolfi”, l’azienda di Ortisei fondata nel 1892, dovrebbe presto estendersi in altre città d'Italia. L’atmosfera che si respira in questo negozio su tre piani, tra via Colleoni e via Salvecchio è una sorta di madeleine in salsa artigianale e rappresenta, anche in questo caso, qualcosa di ricercato, pensato in un'ottica di valorizzazione dell'antico borgo dove non mancano, anche in ambito imprenditoriale, le curiosità
Come quella dell’Edicola della Funicolare, regno incontrastato di  Giuseppe Tua. Un edicolante, ma non per caso che ha preso il mestiere come una “mission”. La sua è un’autentica customizzazione, dal momento che effettua la consegna dei quotidiani a domicilio. un "ore sette" casalingo. Oltre la vendita, il servizio ai residenti:“Città Alta è della gente che la abita- rimarca- e in questo senso, le maggiori lamentele riguardano l’assenza di negozi di vicinato soprattutto di servizio a persone anziane. Al di là di aperture e chiusure, penso che anche una maggiore e migliore programmazione degli eventi potrebbe costituire un <plus> in grado di garantire un flusso più continuativo del turismo”.




Social Bond, la Popolare di Bergamo dà un sostegno all’Università

La Banca Popolare di Bergamo ha annunciato l’emissione del prestito obbligazionario “solidale” (Social Bond) denominato “Banca Popolare di Bergamo – UBI Comunità per Università degli Studi di Bergamo” per un ammontare complessivo di 5 milioni destinato a nuovi risparmi, i cui proventi saranno in parte devoluti a titolo di liberalità all’Università stessa, che, attraverso il Centro di Ricerca CYFE, è impegnata nei progetti GUESSS e Start Cup Bergamo.
Il primo progetto di ricerca intende indagare attorno alle intenzioni e allo spirito imprenditoriale degli studenti universitari; l’Università di Bergamo è il referente italiano del progetto (che viene condotto dalle Università di 34 Paesi) e coordina un gruppo di ricerca di 18 atenei italiani. Il 60% della quota destinata all’Università, ottenuta dal collocamento del Social Bond, finanzierà una borsa di studio della durata di un anno, a partire da novembre 2014, riservata ad un giovane ricercatore che si occuperà di studiare l’unicità e la rilevanza del fenomeno imprenditoriale all’interno delle Università.
Start Cup Bergamo è invece l’iniziativa di formazione e business plan competition che mira a stimolare lo spirito imprenditoriale nei giovani, puntando allo sviluppo di abilità e competenze avanzate. Il 40% della quota destinata all’Università, ottenuta dal collocamento del Social Bond, andrà a finanziare i costi legati a tale progetto.
Le obbligazioni, emesse dalla Popolare, hanno taglio minimo di sottoscrizione pari a 1.000 euro, durata 3 anni, cedola semestrale, tasso fisso lordo pari all’ 1,20% per il primo anno, l’1,50% per il secondo anno e il 2% per il terzo anno. Possono essere sottoscritte fino al 31 luglio 2014. Le obbligazioni non sono destinate alla quotazione in nessun mercato regolamentato o sistema multilaterale di negoziazione: saranno negoziate in contropartita diretta nell’ambito del servizio di negoziazione per conto proprio.
Giorgio Frigeri, presidente della Popolare di Bergamo, s’è detto “fiero di sostenere l’Università, senz’altro uno delle realtà bergamasche che meglio rappresenta l’impegno del nostro territorio, vanto e orgoglio della nostra città. In considerazione dell’odierno difficile contesto economico – ha aggiunto – dedicarsi a progetti che daranno ai nostri giovani un aiuto concreto per costruire il proprio futuro professionale è senz’altro un impegno degno di particolare nota”.




La rete estera di Promos incontra le imprese bergamasche

La rete estera di Promos, l’azienda speciale della Camera di Commercio di Milano, incontra le imprese bergamasche. Due gli appuntamenti, entrambi a Bergamo, messi in calendario: venerdì 11 luglio, a partire dalle 9,15, al Palazzo dei Contratti e delle Manifestazioni, l’ex Borsa merci, in via Petrarca (Brasile, Russia e Turchia i paesi trattati), e giovedì 17 luglio, dalle 14 nella Sala Giunta della sede della Camera di Commercio (Cina).
Nel corso della due giorni di convention sarà possibile incontrare gratuitamente – con appuntamenti individuali – i responsabili degli uffici Promos dislocati nei quattro Paesi così da poter avere un primo orientamento sulle opportunità che questi mercati possono offrire nei settori di interesse. In entrambe le date, gli appuntamenti con i responsabili saranno preceduti da una breve presentazione del mercato. L’11 luglio Nicola Franceschini, funzionario Ubi/Banca Popolare di Bergamo, illustrerà gli strumenti utili per far fronte ai rischi insiti nel commercio internazionale e per affrontare in sicurezza i mercati dei tre Paesi. Il 17 luglio, invece, interverrà Stefano Zunarelli, avvocato esperto Unioncamere Lombardia, che tratterà la tematica dei trasporti e la contrattualistica internazionale relativamente al Paese Cina. Su richiesta dei partecipanti, sarà possibile fissare un incontro personalizzato con l’avvocato Zunarelli.
La partecipazione all’iniziativa è gratuita, previa iscrizione, da compiersi entro il 9 luglio per Brasile, Russia e Turchia e il 14 luglio per chi fosse interessato all’incontro sulla Cina. La richiesta di adesione va inviata a lombardiapoint.bergamo@bg.camcom.it. L’agenda degli incontri personalizzati sarà predisposta sulla base dell’ordine cronologico di adesione
Per informazioni: Sportello LombardiaPoint tel. 035/42.25.328-271. 




Negozi storici, la promozione passa anche dai “selfie”

Sono circa 1.200 le aziende commerciali e artigianali lombarde (di cui 91 bergamasche) con almeno 50 anni di attività documentata, alle quali dal 2004 la Regione ha assegnato, a seconda delle caratteristiche, i riconoscimenti di “Storiche attività”, “Negozi o Locali storici” o “Insegne storiche e di tradizione”. Un patrimonio di memorie, atmosfere e professionalità – tra cui oltre 150 insegne nate nel corso dell’800 e 15 fondate addirittura nel ‘700 e nel ‘600 – che costituisce un fattore di specificità e di attrattività, secondo la Regione e il sistema camerale che hanno deciso ora di promuovere e valorizzare maggiormente con una serie di iniziative integrate di comunicazione, anche in vista dell’Expo.
Tra queste anche il “Selfie prize”, sulla scia del successo riscosso dal fenomeno dell’autoscatto fotografico sui social network. «Si tratta – ha sottolineato l’assessore regionale al Commercio, Turismo e Terziario Mauro Parolini – di un concorso fotografico che premierà il miglior “selfie” scattato da coloro che si recheranno nei Negozi storici. Altri interventi riguarderanno lo sviluppo del sistema coordinato di identità visiva e kit merchandising degli esercizi, l’attività di digital marketing e direct mail per la messa in rete dei Negozi storici, la realizzazione del volume “Guide & Look Book” con le schede informative e la mappa di tutte le attività, la definizione di itinerari tematici e/o merceologici, per incentivare la “shopping experience” e l’attivazione e gestione di profili facebook, twitter, instagram, per l’engagement tramite pc e smartphone». «Visitare un negozio storico è un momento di emozione e cultura – ha aggiunto Parolini – un tuffo negli usi e costumi e nelle tradizioni del territorio, per chiunque voglia scoprire l’identità più profonda delle nostre città». 




Al via i saldi estivi, «banco di prova per il bonus di 80 euro»

Scatta sabato 5 luglio, in Lombardia e in gran parte della penisola, la stagione dei saldi estivi. Le vendite scontate dureranno 60 giorni e sono considerate un importante banco di prova per i consumi, alla luce del bonus da 80 euro messo in busta paga dal governo. «Le aspettative in effetti sono alte – dice Massimo Torti, segretario generale di Federazione Moda Italia – da troppo tempo gli italiani non rinnovano il loro guardaroba. Si spera sia l’occasione di una boccata d’ossigeno». Anche nei primi cinque mesi del 2014 la Federazione ha infatti rilevato segno meno (-2%) sugli acquisti, «che si aggiunge a un 2013 caratterizzato da un calo di circa 10 punti».
Alla vigilia degli sconti di fine stagione, la Regione Lombardia ricorda invece le regole per la vendita. I commercianti hanno l’obbligo di esporre il prezzo iniziale e la percentuale dello sconto o del ribasso, mentre è facoltativa l’indicazione del prezzo di vendita conseguente allo sconto o ribasso. Hanno inoltre l’obbligo di fornire informazioni veritiere in merito agli sconti praticati sia nelle comunicazioni pubblicitarie (che, anche graficamente, non devono essere presentate in modo ingannevole per il consumatore) sia nelle indicazioni dei prezzi nei locali di vendita. Non possono poi essere indicati prezzi ulteriori e diversi e si deve essere in grado di dimostrare agli organi di controllo la veridicità delle informazioni relative al prodotto. I prodotti in saldo devono essere separati o ben distinguibili da quelli eventualmente posti in vendita a prezzo normale. Se il prodotto risulta difettoso, il consumatore può richiederne la sostituzione o il rimborso del prezzo pagato dietro presentazione dello scontrino, che occorre quindi conservare.




Imprese, «una nuova visione per la svolta»

«#cambiamoprospettiva – Affrontare il mondo da un diverso punto di vista». È questo il titolo della 69ª Assemblea generale di Confartigianato Bergamo in programma sabato 5 luglio, a partire dalle 10, nell’Auditorium di via Torretta.
Alla presenza di autorità, esponenti politici e del presidente nazionale di Confartigianato Giorgio Merletti, quest’anno il principale appuntamento statutario dell’Organizzazione presieduta da Angelo Carrara dibatterà sui temi dell’innovazione. Innovazione non solo di prodotto e processo produttivo (ben rappresentata dal cosiddetto “artigiano digitale” delle stampanti 3d) ma, soprattutto, del modo di osservare la realtà economica e sociale, al fine di saper cogliere nuove opportunità di crescita. «Negli ultimi due anni – spiega Carrara – la nostra Assemblea ci ha portato prima di tutto a “guardare oltre” la crisi e le difficoltà. Poi ci ha portato a “guardarci dentro”, cioè a capire come potevamo cambiare il nostro modo di essere, di operare, affinché la crisi non fosse subita ma potesse essere spunto per una nuova ripartenza. Adesso vogliamo evolvere i temi su cui ci siamo confrontati nelle precedenti edizioni e provare a guardare il mondo con occhi nuovi, per chiederci se le modalità con cui abbiamo lavorato finora sono ancora le migliori possibili oppure se è necessario rivederle».
Una prima risposta il presidente Carrara la dà già e passa attraverso il concetto di aggregazione. «La sfida del futuro, per il mondo dell’artigianato, non può e non deve essere affrontata in solitudine – sottolinea – ma insieme, creando relazioni umane e professionali, condividendo obiettivi comuni e superando in modo sinergico le difficoltà. In caso contrario si rischia l’isolamento dal mondo, ormai globalizzato e digitale. In questo credo che Confartigianato Bergamo debba assumere un ruolo di guida per gli artigiani, aiutandoli a compiere questo salto di qualità, che passa attraverso l’aggregazione, senza paura ma con la consapevolezza di avere nel nostro dna gli strumenti per vincere anche questa sfida. La richiesta di fare squadra la rivolgeremo anche agli esponenti politici e istituzionali presenti, invitandoli a entrare nella testa e nel modo di vedere di un imprenditore, cercando così di abbattere i tanti steccati che ancora ci dividono».
Tra questi, inevitabile sarà il richiamo ad alleggerire gli ancora troppi ostacoli burocratici e fiscali che frenano gli investimenti e a rivedere il rapporto tra mondo produttivo e pubblica amministrazione «la cui attuale inefficienza – insiste Carrara – sta generando un ambiente ostile alla voglia di impresa, come è stato osservato nell’ultima Assemblea nazionale di Confartigianato: l’ufficio studi della nostra Organizzazione ha infatti evidenziato che l’Italia si colloca alla 23ª posizione tra i 28 Paesi Ue. Un cambio di passo è quindi necessario, non solo per noi imprenditori ma, in primis, per l’Amministrazione pubblica».
Dopo la relazione di Carrara, l’Assemblea generale proseguirà con la presentazione dell’ultimo Rapporto sull’artigianato bergamasco curato dall’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia. La parola passerà poi ai presidenti dei tre gruppi associativi, Ida Rocca (Donne), Giuseppe Carrara (Anziani) e Daniele Lo Sasso (Giovani), seguiti dai saluti delle autorità. La mattinata vedrà quindi l’intervento del presidente Giorgio Merletti per concludersi con la consegna dei riconoscimenti al personale dipendente che ha maturato 17 e 18 anni di servizio.