Imprenditori lungimiranti e aziende storiche, cinque i premi

L’Ascom assegnerà un riconoscimento a tre personalità benemerite per la fedeltà associativa e il contributo allo sviluppo economico e alle due “Storiche attività” di recente entrate nell’elenco regionale    

BENEMERITI

Betti e C. srl di Cividate al Piano / Andrea Betti
Vino e bevande, «capaci di seguire l’evoluzione dei consumi»

La storia che sta dietro alla bottiglia con il papillon giallo, celebre marchio bergamasco di distribuzione di bevande, inizia alla fine degli anni Venti con l’apertura del primo impianto a Cividate da parte dei fondatori e gassosai Giovanna Bellometti e Battista Betti. La trasformazione in una moderna azienda di importazione e distribuzione di bevande si deve ad Andrea Betti, tra i primi soci Ascom con l’iscrizione nel 1950, che entra giovanissimo in azienda nel secondo dopoguerra. Alla produzione di gassosa, spume e bitter Andrea Betti affianca infatti la vendita di acque minerali e di birra finché nel 1986 l’attività di distribuzione soppianta la produzione, anche a seguito del dominio dei colossi di bevande mondiali. Andrea Betti, ancora oggi a 86 anni un punto di riferimento per tutti in azienda, ha costruito a suon di consegne effettuate da ragazzino ancora con il carretto, una rete di distribuzione che i figli Giuseppe, Gian Battista e Stefano hanno consolidato concentrandosi sugli aspetti organizzativi, sulla componente dei servizi per il canale Horeca oltre che su marketing e logistica per competere con le realtà distributive multinazionali. L’azienda è sempre stata in grado di anticipare e stare al passo con le grandi evoluzioni dei consumi e dei pubblici esercizi, cogliendo la tendenza dell’acquisto da parte delle famiglie delle prime bottiglie di acqua minerale, istruendo i baristi nella spillatura di birre alla spina con l’importazione in esclusiva di marchi tedeschi negli anni Ottanta, valorizzando i vini del territorio e le migliori etichette dopo lo choc della vicenda metanolo. Oggi l’impresa, tra le prime ad ottenere il marchio di certificazione di qualità Iso 9001:2008, importa e distribuisce birre tedesche, inglesi, belghe, giamaicane e statunitensi ed ha a catalogo i migliori vini italiani e francesi, grandi distillati e una lunga lista di bevande ed acque minerali.

Dif Spa di Azzano San Paolo / Ugo Corno
Passi da gigante nella distribuzione della stampa

Da più di 20mila notti la Dif, associata Ascom sin dalla sua fondazione, distribuisce giornali in 650 punti vendita ed edicole lombarde. L’azienda nasce nel 1957, quando grazie alla fiducia di un importante editore di quotidiani, a Ugo Corno viene affidata la distribuzione del giornale in tutto il territorio bergamasco, cento punti vendita tra città e provincia. La Dif muove così i primi passi nella distribuzione fino a diventare una moderna azienda di servizi che alla storica attività affianca anche la rivendita e il merchandising. Dalla fine degli anni Ottanta il fondatore può contare sul prezioso aiuto del figlio Giorgio, attualmente vicepresidente della società. Il primo impulso alla modernizzazione aziendale avviene nel 1992 con l’integrazione della logistica che prima era affidata ad esterni, ma la vera svolta si ha con l’apertura al mondo del retail con l’inaugurazione nel 1998 del primo punto vendita ad Orio al Serio in aeroporto. Gli anni Novanta si chiudono con l’acquisizione della distribuzione della provincia di Sondrio, mentre il nuovo millennio si apre con l’inaugurazione dei punti vendita all’aeroporto Catullo di Verona e D’Annunzio di Montichiari oltre alla gestione degli spazi di vendita di giornali e riviste all’interno di punti vendita a libero servizio presso ipermercati e centri commerciali. Nel 2009 Dif diventa distributore unico per Bergamo e Sondrio e parte della provincia di Lecco e nel 2013 si dota di un nuovo e moderno sorter industriale per migliorare ulteriormente lo smistamento dei giornali. L’azienda ha inoltre progettato negli ultimi anni un sistema di promozione e merchandising a sostegno dei marchi editoriali e dello sviluppo delle vendite attraverso azioni commerciali, comunicazione non convenzionale, affissioni elettroniche e il presidio di hostess e degli intramontabili strilloni attraverso iniziative speciali.

Garletti Snc di Bergamo / Giovanni Garletti
Pionieri nell’import di frutta esotica 

Negli anni Venti il Cavalier Felice Gandolini iniziò ad importare in Italia la frutta esotica dalle Colonie d'Africa, spinto da un naturale spirito d'avventura. Dopo un’esperienza a Imperia e poi a Genova, nel 1927 avviò all’Ortomercato di Bergamo, allora con sede in via Baschenis, la prima impresa del territorio specializzata nella commercializzazione di banane. Il genero Giovanni Garletti affianca il fondatore dal 1962 e subentra nella gestione nel 1970. Garletti allarga la rete di fornitori, intessendo relazioni commerciali con i produttori in tutta Italia – dalla Sicilia per gli agrumi alla Romagna per le pere fino all’Alto Adige per le mele – oltre a importare direttamente frutta dall’“altro mondo”. In questi anni, con la soppressione nel1965 dell’Azienda Monopolio Banane, Garletti crea con altri imprenditori una rete per l’acquisto di banane e altra frutta esotica dal Centro America, oltre che da Somalia, Eritrea e Costa d’Avorio, per assicurarsi un posto in un mercato dominato dalle multinazionali. Negli anni Novanta i figli Luca e Carlo entrano in azienda e danno, a fianco del padre, ulteriore impulso all’impresa che si conquista spazio anche sugli scaffali della grande distribuzione. Oggi l’azienda, che trova sempre in Giovanni Garletti un punto di riferimento imprescindibile, si è fatta in due: la Mc Garlet, gestita da Luca, dal 2007 è specializzata nella frutta esotica e nell’alimentazione etnica, mentre la Garletti rinnova con Carlo la tradizione dei migliori frutti della terra selezionati da una rete di eccellenti produttori. La clientela spazia dalla Lombardia all’estremo oriente per la frutta esotica. La banane restano il prodotto più richiesto in tutta Italia, oggi portato a maturazione in celle speciali che sfruttano i raggi del sole attraverso pannelli fotovoltaici nel magazzino recentemente ristrutturato di Seriate.

STORICHE ATTIVITA'

Albergo ristorante Alpino / Passo della Presolana
Dal 1925 l’ospitalità è una dote di famiglia

A quota 1.300 metri al Passo della Presolana, la struttura che ospita dal 1925 l’Hotel e Ristorante Alpino risale al 1840. Costruita dagli austriaci e utilizzata come caserma, divenne in seguito stazione di posta e punto di ristoro per le diligenze che percorrevano la strada tra Clusone e Schilpario e poi ancora locanda e infine albergo. Dal 1925 la gestione è sempre stata portata avanti dalla famiglia Vecchio. Il fondatore fu nonno Camillo, originario di Albuzzano in provincia di Pavia, che dopo essersi fatto le ossa come maitre a Manchester e a Londra (e dopo la batosta di un investimento in rubli finito in fumo a causa della rivoluzione russa) ricominciò da zero in patria. Da Sanremo, salì man mano di quota, passando a gestire l’albergo Sant’Antonio a Lovere, paese della moglie, e approdando infine al Passo della Presolana. Il testimone passò al figlio Aldo, scomparso nel 1981, e da lui a quattro dei sei figli, Cristina, Daniele, Elena e Stefania, ancora oggi supportati dall’attivissima mamma Germana, 82 anni, milanese che in vacanza a Bratto ha conosciuto il marito e non ha più lasciato l’alta valle. Nel tempo la struttura ha subito diverse trasformazioni, si possono però ancora apprezzare le vetrate ad arco, gli archi interni e il soffitto in travi di larice ben valorizzato dall’ultima ristrutturazione. L’albergo ha 18 camere, un ristorante, “La Vecchia cantoniera”, un bar e una tabaccheria, anch’essa storica, visto che la licenza è del 1947. Il successo dell’Alpino sta nella famiglia e nella sua tradizione oltre che nell’integrazione tra le attività. Il ristorante, con Elena ai fornelli, propone la cucina di montagna tipica, piatti semplici e genuini, come casoncelli, polenta, funghi e selvaggina, ma anche il bar regala sempre golose sorprese: è infatti rinomato per le merende a base di torte, secondo le ricette di mamma Germana. 

Calzature Mager / Sant’Omobono
Da tre generazioni “ai piedi” della Valle Imagna

Da una vita il negozio di Calzature Mager è “ai piedi” della Valle Imagna. La bottega fu inaugurata a Sant’Omobono Terme nel 1953 da Amelia Micheletti, che ancora oggi, a 85 anni, distribuisce i suoi preziosi consigli agli affezionati clienti. A darle man forte ci sono la figlia Luigina Mager e, dal 2000, il nipote Giordano Facchinetti. Tre generazioni che fianco a fianco hanno saputo tenere il passo e rispondere alle mutate esigenze della clientela, soffiando con orgoglio insieme sulle 60 candeline nell’anniversario che ha portato anche il prestigioso riconoscimento di Storica attività da parte della Regione. Il negozio è stato il primo specializzato in calzature del paese, un punto di riferimento per gli abitanti ma anche per i primi villeggianti e oggi i sempre crescenti turisti internazionali. Nato come piccola bottega, è cresciuto fino a trasferirsi dall’altro lato della strada nella sede attuale e per fare spazio a nuove idee e nuovi modelli, in piena crisi economica, nel 2008 ha fatto un altro salto di qualità, ampliando la superficie di vendita da 35 a 100 metri quadri. Il rinnovo del locale ha modernizzato l’esposizione ma anche lo stile della vendita e ha permesso di inserire marchi prestigiosi, sempre più ricercati da una clientela esigente. L’offerta spazia dalle scarpe per i bimbi all’offerta uomo e donna oltre ad accontentare anche gli sportivi. Per contrastare la crisi oltre a marchi di prestigio è stato introdotto il servizio di riparazione, in collaborazione con un calzolaio. Il negozio sta ora rafforzando la sua presenza sul web e il legame con la clientela attraverso la presenza sui social network. 




Legge sul pane, scontro tra Ue e Lombardia

La nuova legge regionale sulla tutela e la promozione dell’attività di panificazione, varata lo scorso novembre dopo un’attesa da sei anni, riconosce precise prerogative dei fornai artigianali e al contempo indica alcune linee di azione e di sviluppo per la categoria. Deve però fare i conti con un imprevisto ostacolo che viene dall’Europa. Si snoderà perciò tra i dovuti aggiornamenti di cronaca e le prospettive più a lungo respiro aperte dal nuovo testo il dibattito l’assemblea dell’Aspan, l’associazione provinciale dei panificatori che si riunirà per l’appuntamento statutario annuale domenica 18 maggio.

«La Regione sosterrà la nostra eccellenza nel confronto con Bruxelles»

Come se non bastassero intoppi e lungaggini nostrane, i panificatori lombardi (e con loro quelli veneti che hanno mutuato la regolamentazione dalla Lombardia) non hanno avuto nemmeno il tempo per “gioire” per il nuovo provvedimento che definisce e distingue il pane fresco ed il panificio artigianale in mezzo al moltiplicarsi di prodotti e modalità di vendita, che si sono travati a fare i conti con le obiezioni sollevate dalla Commissione europea. Sotto osservazione, in particolare, è l’obbligo per il venditore di pane precotto o congelato di esporre l’etichetta con l’indicazione del luogo di produzione e del produttore, previsto all’articolo 5, norma che, poiché potrebbe creare disparità nei mercati o porre barriere agli scambi interni, doveva essere sottoposta in via preventiva a Bruxelles. «La buona notizia è che la Regione ci ha assicurato che sosterrà con determinazione la propria posizione, che è anche quella dei panificatori – afferma il presidente dell’Aspan Roberto Capello –. Del resto, l’obbligo di indicare la provenienza non è nient’altro che un’operazione di giustizia tra competitor e chiarezza nei confronti dei consumatori. Come noi fornai mettiamo tutti i giorni la nostra faccia sui prodotti che facciamo e vendiamo, è giusto infatti che anche chi produce pane crudo surgelato, congelato o precotto debba essere poter essere individuato, permettendo ai clienti di fare scelte consapevoli. E dato che è risaputo che molti di questi prodotti, cotti o ultimati nel punto vendita, arrivano dall’estero, in special modo dall’Est Europa, perché il consumatore non dovrebbe conoscere con certezza l’origine?».
Sulla questione la Lombardia ha deciso di tirare dritto. «Come ci ha illustrato  in un recente incontro il presidente della commissione Attività produttive Angelo Ciocca – riferisce Capello –, la Regione non intende cedere ed è pronta a controbatte in caso arrivino sanzioni, la legge perciò resta in vigore con tutti suoi contenuti. In gioco c’è un valore che altri Paesi non hanno, quella “panediversità” che non vogliamo sia l’ennesima eccellenza italiana sacrificata sull’altare dell’uniformazione comunitaria».

«Troppi si improvvisano panificatori, bene l’accento sulla formazione»

Accanto alla “grana” europea, la nuova legge sulla panificazione porta con sé principi ritenuti cardine per il futuro dell’attività. «Centrale è il peso dato alla figura del panificatore e alla formazione – sottolinea il presidente dell’Aspan –, soprattutto di questi tempi in cui, per via della crisi del lavoro, molti si improvvisano fornai “perché tanto il pane lo si mangia sempre e comunque”. In realtà sono in grande errore perché di pane se ne mangia poco ma di qualità e solo chi è preparato, chi ha acquisito una sensibilità nell’“allevare” la pasta, ma anche nel cogliere l’evoluzione del gusto e delle esigenze dei consumatori, può farcela». A chi obietta che la formazione è una perdita di tempo e denaro risponde semplicemente: «Allora proviamo con l’ignoranza e vediamo se dà risultati!». «Con la preparazione professionale – fa notare Capello – si scoprirà che alla fine si risparmia, se non altro perché si è in grado di gestire meglio il processo e il prodotto». Che l’Aspan creda nel valore della formazione è dimostrato dalla presenza di propri docenti nei diversi percorsi professionali attivi sul territorio, ultimo in ordine di tempo quello partito quest’anno al collegio Celana. «Ci teniamo a trasmettere conoscenze e passione già ai ragazzi che si avvicinano a questo mestiere – ricorda – e la Regione, prevedendo l’obbligo della formazione, ha scelto di valorizzare la ricca esperienza scolastica della Lombardia nel settore».

«Pane di filiera, riconosciuto il valore dell’esperienza bergamasca»

Anche la previsione nella legge della valorizzazione della filiera lombarda del pane è in perfetta linea con la visione dell’associazione bergamasca che, anzi, si è assunta l’arduo compito di dimostrare «che realizzare pane con frumento locale non era solo una trovata bucolica o sentimentale, ma un’operazione di intelligenza economica, ecologica e sindacale». «Abbiamo mostrato che era possibile rompere la quasi assoluta dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di grano e sfatato anche il mito della maggiore qualità dei prodotti canadesi o americani». Un percorso che prosegue all’insegna della concretezza. «Quest’anno arriveranno i primi raccolti nelle province di Milano, Brescia e Cremona, visto l’interesse anche di questi territori ad avere prodotti locali – annuncia Capello -, e le condizioni climatiche lasciano prevedere un aumento dei quantitativi, rispetto all’anno scorso in cui la stagione non era stata favorevole: saremo attorno a 35mila quintali contro i 24mila del 2013. Sono anche saliti a cinque i mulini che partecipano al progetto, tra cui uno con macina a pietra». I risultati non mancano, con 17 posti di lavoro in agricoltura creati e i panificatori che segnalano un maggiore apprezzamento da parte della clientela per i prodotti con la farina bergamasca (compresi panettoni e colombe!), oltre ai benefici per l’ambiente per l’abbattimento delle distanze e il permanere delle risorse economiche sul territorio. Ciò che manca perché diventi un’azione sistemica è un coinvolgimento più ampio dei fornai, «spesso frenati dal pregiudizio che il pane di filiera sia un prodotto di élite – dice il presidente – e magari dalla leggera differenza di prezzo della farina».

«I tempi sono difficili, resiste meglio chi ha idee ed è flessibile»

Il pane di frumento bergamasco è invece, secondo il presidente, un chiaro esempio di come vada intesa l’attività oggi, anche alla luce di una crisi che giorno dopo giorno mina convinzioni e consuetudini consolidate. «La contrazione dei consumi si sente e le difficoltà le vediamo anche dal numero delle famiglie coinvolte nell’operazione di recupero del pane invenduto – precisa Capello -. Eppure non è il prezzo a fare oggi la differenza. I consumi di pane sono talmente contenuti, circa 120 grammi pro capite al giorno, che la spesa resta comunque contenuta, 60 centesimi al giorno per un pane da 5 euro al chilo. La gente non ha bisogno di riempirsi la pancia, ma si vuole nutrire di valori, come il territorio e l’etica, ed essere sempre sollecitata, incuriosita, come dimostra l’attenzione ai grani antichi o al grano saraceno. Ad una categoria sta vivendo un momento di forte smarrimento ciò che mi sento di dire è che è necessario uscire dagli schemi, dimenticare ciò che valeva fino a ieri e trovare una strada propria puntando sull’intelligenza, l’innovazione». Il campo è aperto. «Tra il fare solo pane e allestire un vero e proprio locale con somministrazione, c’è una gamma di possibilità infinite – dice il presidente -. Se è vero che lo scontrino medio si è abbassato, alcuni prodotti sono in crescita, come i dolci, meno costosi di quelli delle pasticcerie, oppure si può reinventare il servizio a domicilio, magari consegnando ogni giorno una tipologia di pane diversa. Ogni panificatore è chiamato a valutare il contesto in cui opera e a proporre idee capaci di creare interesse e rispondere alle aspettative dei clienti. È una questione di software, ossia di pensiero e programmi, più che di hardware, cioè di strutture e macchinari. Il contesto è talmente dinamico e mutevole che bisogna essere continuamente pronti ad adeguarsi, essere snelli, flessibili, affinare la sensibilità per cogliere ogni occasione. I tempi sono duri, non possiamo negarlo, ma così facendo si può se non altro avere qualche problema in meno».

L'APPUNTAMENTO

L’assemblea dell’Aspan è in programma domenica 18 maggio alla scuola di formazione dell’Istituto Sordomuti di Torre Boldone, in via Reich 49. Si aprirà alle 10.30 con la parte riservata ai soci che prevede l’esame e l’approvazione del bilancio consuntivo e preventivo e la nomina dei revisori dei conti. Alle 11 prenderà il via la parte pubblica con la relazione del presidente Roberto Capello e lo spazio agli interventi e al dibattito. Seguirà il pranzo sociale.




Decalogo della Coldiretti, «L’agricoltura torni al centro dell’attenzione»

«Ridare centralità al settore agricolo, valorizzando il suo legame con il territorio e la sua funzione sociale ed economica». È la richiesta del presidente della Coldiretti provinciale Alberto Brivio ai candidati delle varie formazioni politiche che tra poco meno di un mese si confronteranno nella sfida elettorale che porterà al rinnovo di buona parte delle amministrazioni dei comuni bergamaschi.
Il nodo più spinoso è senza dubbio quello del consumo indiscriminato di suolo che nel corso degli ultimi 10 anni ha sacrificato quasi il 25% della superficie agricola della provincia. «Serve un’urgente inversione di tendenza – sottolinea Brivio -. Troppo spesso negli strumenti urbanistici osserviamo che il suolo agricolo viene considerato solo come base di nuovi insediamenti produttivi o civili, senza considerare che esso è il principale fattore di produzione dell’attività agricola, è sinonimo di paesaggio e ambiente e per questo suo ruolo andrebbe tutelato e salvaguardato».
Per stimolare un dibattito sui temi fondamentali per il settore agricolo, la Coldiretti bergamasca ha stilato un decalogo con le priorità che chiede vengano inserite nei vari programmi elettorali e lo ha messo a disposizione di tutti suoi 120 dirigenti territoriali affinché ne facciamo una bandiera nel corso dei vari incontri con i candidati, ma soprattutto affinché diventino indicazioni preziose per l’attività delle future amministrazioni comunali.
«Crediamo molto nell’importanza di puntare sul settore primario – afferma Brivio – ma in modo concreto e non solo quando si celebra l’Earth Day e ci si deve per forza ricordare del futuro del nostro pianeta e dell’ambiente. Non abbiamo bisogno di un’agricoltura “da salotto” ma di un’agricoltura vera, che possa esprimere le sue potenzialità e contribuire a far crescere tutta la comunità, perché gli agricoltori non delocalizzano e il valore che producono rimane dove vivono e lavorano con risvolti positivi per tutta la collettività».
Oggi l’agricoltura si sta rivelando anche un ambito lavorativo di richiamo per i giovani che hanno riscoperto il valore della terra e del lavoro in campagna. «Se sapremo assecondare questo ritorno – conclude il presidente – creeremo nuove speranze e un nuovo futuro per le giovani generazioni. Come Coldiretti crediamo molto in questa opportunità per questo abbiamo messo in campo il nostro progetto per una filiera agricola italiana e la valorizzazione del Made in Italy. Chiediamo alle istituzioni locali di sostenerci e di favorire la diffusione di un modello di sviluppo con al centro il nostro agroalimentare, la salvaguardia del territorio e del cibo».




Fino al 30 giugno / Le ricette bergamasche regalano premi

Fino al 30 giugno gli appassionati di cucina possono partecipare al concorso della Camera di commercio con piatti che esaltino i sapori del territorio. Le proposte raccolte in un blog. In palio cesti di specialità e cene al ristorante

I prodotti e le ricette della tradizione bergamasca regalano premi. La Camera di commercio ha infatti lanciato il concorso “Bergamo Mille ricette”, dedicato agli appassionati dei fornelli che vorranno condividere i loro piatti legati alle tipicità della nostra cucina. L’iniziativa si snoda attraverso gli strumenti della comunicazione social, le ricette vengono infatti pubblicate in un blog sul portale Giallozafferano (http://blog.giallozafferano.it/bergamomillesapori/), su Facebook e Youtube e la selezione dei finalisti avverrà con una votazione via Internet. Nel percorso di promozione e valorizzazione dell’enogastronomia del territorio, dopo produttori e ristoratori, l’ente camerale coinvolge ora la community dei food lover (di tutta Italia, che abbiano compiuto i 18 anni di età al momento della registrazione), chiamati a mettere in campo ricette di famiglia o proprie creazioni che esaltano i sapori nostrani.
Due le categorie previste: “fotoricette e ricette”, ossia ricette descritte tramite la lista degli ingredienti e la spiegazione dettagliata della preparazione, accompagnate eventualmente da immagini della lavorazione e del prodotto finito; e “videoricette”, descritte tramite la lista degli ingredienti e la spiegazione scritta della preparazione, accompagnate da un filmato che illustra il procedimento con eventuale commento sonoro.
Tutte le ricette dovranno rifarsi alla tipicità della cucina bergamasca e prevedere almeno un ingrediente scelto tra i prodotti tipici a marchio “Bergamo, città dei Mille… sapori” il cui elenco è pubblicato sul sito della Camera di commercio (www.bg.camcom.gov.it/millesapori/it/). Ogni ricetta può essere proposta solo per una categoria di concorso.
Le ricette vanno inviate entro il 30 giugno 2014, tramite posta elettronica, all’indirizzo: brevetti@bg.camcom.it, unitamente alla scheda di partecipazione, compilata e firmata (info Ufficio marchi e brevetti tel. 035 4225333)
Le ricette saranno pubblicate sul blog in ordine di ricezione. La fase di votazione on line andrà dal primo luglio al 31 ottobre 2014. Le dieci proposte più votate per ogni categoria saranno esaminate entro il 30 novembre 2014 da un’apposita giuria, che formerà una graduatoria e proclamerà i vincitori di entrambe le categorie. In palio per la sezione “fotoricette e ricette” cinque cesti di prodotti dei Mille sapori del valore commerciale di 157 euro. Per la categoria videoricette sono invece a disposizione buoni per menù o piatti della tradizione in alcuni ristoranti dei Mille sapori (www.bg.camcom.gov.it/ristorantideimillesapori/it/) del valore commerciale di 302 euro.
Il regolamento è disponibile sul sito camerale www.bg.camcom.gov.it/millericette.
Anche chi non è a proprio agio tra i fornelli potrà comunque trovare nel nuovo blog dei mille…sapori un utile strumento di informazione e aggiornamento. Lo spazio on line si occuperà infatti delle tradizioni gastronomiche e del valore dell’ospitalità bergamasca declinati a seconda delle stagioni, delle caratteristiche e della storia dei prodotti gastronomici, dai formaggi ai dolci, dai salumi alla polenta, capaci di soddisfare ogni palato. A disposizione dei buongustai anche una newsletter dedicata e un profilo Facebook.




L’offerta turistica a Bergamo, “Explora” incontra gli operatori

Mercoledì 7 maggio, dalle 16, all’ex Borsa Merci di Bergamo,
si terrà un incontro organizzato dalla Camera di Commercio in collaborazione con “Explora”, società costituita tra Regione Lombardia e la Camera di Commercio di Milano, in coordinamento con le realtà istituzionali associative locali, per Expo Milano 2015.
è la seconda edizione dell’incontro già tenuto il 6 febbraio scorso.
In questo secondo appuntamento Explora presenterà gli strumenti ideati per valorizzare e commercializzare l’offerta turistica del territorio lombardo in vista dell’Esposizione universale.
Explora ha compilato un manuale di vendita del territorio lombardo, da utilizzare in occasione di importanti appuntamenti internazionali, per la commercializzazione del prodotto turistico regionale.
Accanto a questa iniziativa, Explora propone i “Club di prodotto” a cui possono aderire, dietro pagamento di una contenuta quota, gli operatori in possesso dei requisiti che vogliano incrementare la propria visibilità e aumentare quindi il proprio vantaggio competitivo.
Sulla base dei prodotti turistici individuati nella regione Lombardia, sono stati selezionati diversi Club di prodotto destinati ad altrettanti mercati di riferimento.
L’incontro è rivolto a: agriturismi in zone rurali e aziende agricole che offrono la possibilità di effettuare visite, percorsi di scoperta, degustazioni; cantine vinicole che offrono la possibilità di effettuare visite guidate e degustazioni di prodotti propri; centri benessere di qualità e centri termali; fattorie didattiche; golf club aperti al pubblico; guide alpine; operatori turistici; produttori di prodotti tipici che offrono la possibilità di effettuare visite guidate e degustazioni di prodotti propri; strutture alberghiere ed extra-alberghiere.
Per partecipare all’incontro è necessario iscriversi compilando il modulo online sul sito della Camera di Commercio. Info 035 4225-270/223/213. 




Negozi di vicinato tra crisi e innovazione, confronto in Università con i Giovani Ascom

Il Gruppo Giovani dell’Ascom riporta in ambito accademico il confronto sul futuro del piccolo commercio. Per il secondo anno gli imprenditori under 40 partecipano con un proprio appuntamento ad Unibergamorete, il ricco calendario di eventi culturali che l’ateneo cittadino offre al territorio. L’iniziativa è in programma nella giornata di chiusura della rassegna, mercoledì 7 maggio alle ore 15, nell’aula 4 della sede di via Moroni 255 dell’Università di Bergamo, ed ha per titolo “Il commercio tradizionale alla prova della crisi – Innovazione e diversificazione per la sostenibilità dei negozi di vicinato”. Inserito tra le iniziative che indagano sul rapporto tra l’Università, la comunità e il lavoro, l’incontro analizzerà i problemi e le prospettive del commercio di prossimità, una realtà il cui valore sociale e culturale è universalmente riconosciuto, ma a cui il perdurare della crisi impone di individuare nuove idee, strade e modalità. Apriranno i lavori Piera Molinelli, prorettore delegato all’Orientamento universitario di Ateneo, e Paolo Malvestiti, presidente dell’Ascom e della Camera di commercio di Bergamo. “Poche luci e molte ombre del commercio che resiste alla crisi” sarà l’intervento con il quale il vicedirettore dell’Ascom Oscar Fusini illustrerà la situazione generale, controbilanciato dalla sua stessa chiusura nella quale saranno invece analizzati modelli di aggregazione e proposte di sostenibilità per il commercio. Il punto di vista dei giovani imprenditori sarà portato da Luca Bonicelli, presidente del Gruppo Giovani Ascom, che affronterà la ricerca di nuovi sbocchi da parte del commercio di vicinato tra tradizione e innovazione, e Andrea Suardelli, consigliere del Gruppo e del direttivo dell’Aspan, che illustrerà le esperienze dei panifici bergamaschi sui versanti della specializzazione e della diversificazione.
Per informazioni ed iscrizioni i recapiti della segreteria del convegno sono: tel. 035 4120304, fax 035 4120149, info@ascombg.it




Imprese & Territorio ai candidati: «Ecco le priorità per le aziende»

nella foto: da sinistra Giorgio Gori, Giuseppe Guerini, Franco Tentorio e Marcello Zenoni

Tre dei candidati sindaco di Bergamo, quello in carica, Franco Tentorio del centrodestra, Giorgio Gori del Centrosinistra e Marcello Zenoni del Movimento 5 Stelle, si sono confrontati nella sede di Confartigianato. L'incontro-dibattito è stato promosso da Imprese & Territorio. A formulare le richieste avanzate dal Comitato unitario delle associazioni d'impresa è stato il presidente Giuseppe Guerini. «La nostra associazione, nata sette anni fa, è un esperimento ben riuscito – ha esordito -. Rappresentiamo imprenditori con caratteristiche differenti, ma uniti nella diversità, cerchiamo di individuare le loro necessità e facciamo da interlocutori con il mondo della politica». Tra le priorità proprio il coinvolgimento, la possibilità di avere voce nel governo del territorio. «Chiediamo un'attenzione alla competenza, alle risorse migliori, si concorre solo se si valorizzano i talenti – prosegue Guerini -. Occorre essere attenti ai cambiamenti, all'apprendimento, a quell'aggiornamento che va oltre la formazione, ma che incoraggia i giovani al volontariato, primo incentivo per la creazione d'impresa».
Attenzione particolare deve essere riservata al verbo curare, che richiama alle politiche di welfare locali. Prime destinatarie sono le famiglie. «Capiamo l'importanza e l'impatto di interventi per l'occupazione, ma se non sai a chi affidare un anziano perdi fattori di crescita e aggiungi una voce di spesa». Altra parola chiave è la fiducia che, in tempi di tagli ai bilanci pubblici e di gestione delle scarse risorse, è merce sempre più rara. «Questa città è sempre stata amministrata bene, ma non è scontato – afferma Guerini -. Bisogna trovare il modo di spendere bene, anche perché il capoluogo è un esempio, orienta le politiche dei comuni orobici». Punto chiave, l'attenzione a Expo, per mantenere più porte di accesso. «Dialogare con il mondo è fondamentale per essere competitivi». E la cultura.
«Il sapere è un elemento importante anche per chi fa impresa perché non c'è paragone fra un artigiano italiano e uno straniero».
Poi una richiesta forte e necessaria: la libertà, snellire la burocrazia, le odissee agli Sportelli unici. E, infine, un'attenzione alle aree di trasformazione. «Siamo lieti che l'Accademia della Guardia di finanza arrivi nell'area degli ex Ospedali riuniti, ci auguriamo che non finiscano alla deriva Montelungo e Porta sud».
A prendere la parola per primo è stato il sindaco Tentorio, che ha sintetizzato le sue proposte. Riguardo il concetto di partecipazione ha affermato: «Abbiamo sempre dialogato con i cittadini, prima riuniti in Circoscrizioni, oggi in quartieri, e con le Associazioni di categoria, che rappresentano persone e valori. Questa volta proveremo a migliorare». Tema dolente, quello della burocrazia, quel labirinto di norme farraginose che non agevolano chi fa impresa. «Il mio slogan è tutti i sì possibili, cerchiamo di risolvere qualunque problema se compatibile con la legge e i mezzi – ammette Tentorio -. Ma i compensi sono pochi: un mio assessore lavora 50 ore a settimana per 2mila euro netti al mese». Nei settori della cultura e del turismo è indiscutibile la centralità di Bergamo. Un ruolo importante è giocato da Orio. «Il numero dei visitatori è raddoppiato negli ultimi 5 anni – dice il sindaco -. Ma siamo favorevoli allo sbocco su Montichiari, in considerazione delle richieste dei cittadini». La più grande risorsa del territorio è il volontariato, quasi una religione: «Ci sono grandi uomini e donne che dedicano il loro tempo, associazioni, come gli alpini, dal contributo prezioso». E l'orgoglio di aver portato a termine opere pubbliche, nonostante i 6 milioni in meno nel 2013: «Non aumenteremo le imposte e manterremo i servizi sociali per le fasce deboli». L'obiettivo principale è ottenere parte dei 90 milioni depositati a Roma: «Potervi attingere è fondamentale, altrimenti il piano delle opere pubbliche è irrealizzabile».
All'ottimismo del primo cittadino, si scontrano i dati evidenziati da Zenoni: «Secondo una ricerca del Censis, noi italiani siamo depressi, arrabbiati e individualisti – afferma -. C'è una crisi di valori, una mancanza di fiducia che porta sgomento alle imprese. Da questo quadro drammatico, quasi un grido di dolore, bisogna ripartire cambiando la mentalità delle persone». Per il candidato del Movimento 5 stelle, bisogna puntare sui giovani: «Concederemo spazi per start up, più fondi per le nuove imprese, daremo fiducia al terzo settore, all'associazionismo», annuncia. Il commercio, oggi legato e messo in crisi dalla grande distribuzione, è da rivedere. Zenoni ritiene che la nascita dei grandi centri vada monitorata. «Siamo a favore della creazione di centri commerciali naturali – annuncia – che seguono logiche di servizio come se fossero un unico sistema che fornisce tutto». La burocrazia è «un mostro da combattere e il Comune può fare molto: alleggerire i rapporti con gli imprenditori, renderli liberi». La partecipazione, altra richiesta delle imprese, è tale solo se le decisioni rese da chi governa sono trasparenti. «In questo caso – aggiunge Zenoni – l'arrivo dell'Accademia della Guardia di Finanza indica un processo opposto, nessuno ha saputo in che modo e quando accadrà. Ci vogliono, al contrario, esempi virtuosi che in tempi difficili prevedano dei tavoli partecipativi». Punto di forza del programma del M5S è l'ambiente. «Sosterremo la mobilità dolce, anche aumentando il numero dei mezzi pubblici e vogliamo più verde e valorizzare gli edifici esistenti per usarli come volano per la cultura».
Giorgio Gori punta invece a una città più dinamica, con più posti di lavoro. «I centri per l'impiego hanno registrato meno 3mila occupati negli ultimi cinque anni, meno 400 sono le imprese, dunque con un calo del 10% – ricorda il candidato del Centrosinistra -. Ci vuole uno sguardo e un'attenzione che siano rivolte alla comunità indebolita, sia per un fattore demografico, sia per questioni finanziarie». Gori porta il suo esempio di imprenditore partito da zero, con tante difficoltà. «Questa amministrazione avrà fatto bene, ma è mancato il guizzo, non ha saputo promuovere lo sviluppo – sono le sue parole -. Oggi occorre fare rete, unire soggetti diversi, puntare a un welfare che dia fiducia alle donne sul mercato del lavoro e aiuti gli anziani, bisogna attingere alle risorse europee. Finora si è resistito, ma il germe dell'indebolimento è visibile a tutti». Per Gori il Comune può essere la fonte di energia, il soggetto capace di coordinare e attrarre le risorse. Cultura, commercio e turismo sono collegati. «Prima della chiusura, l'Accademia Carrara attirava 6mila visitatori l'anno, 20 al giorno, pochissimo». Da qui le sue priorità. «Favorire una mobilità dolce, costruire più parcheggi. O siamo un polo di attrazione o perdiamo la nostra occasione». 




Bergamo-Albino, gli utenti danno la pagella al tram

Lo scorso 24 aprile, il Tram Bergamo-Albino ha spento le cinque candeline offrendo al territorio un bilancio positivo, in termini di passeggeri, chilometri e qualità del servizio offerto.
Il trend è di costante crescita. Nel corso del primo anno (2009-2010) sono stati 2.300.000 i passeggeri (circa 10mila al giorno nei feriali scolastici); nel secondo anno (2010-2011) circa 3.200.000, mantenendo una media standard di circa 300mila passeggeri al mese durante il periodo scolastico (12mila al giorno nei feriali scolastici, 7mila al giorno nei feriali non scolastici e 4mila al giorno nei festivi).
Nel 2011 l’andamento degli utenti del tram è rimasto in linea con l’anno precedente; mentre nel 2012 si è registrato un incremento che ha portato i passeggeri a 3,3 milioni, cifra salita a 3,36 milioni nel 2013.
Conti alla mano, in 5 anni di esercizio il Tram Bergamo – Albino ha superato la soglia dei 15 milioni di passeggeri e oltre 2,8 milioni di km percorsi. Confermato l’ alto il tasso di puntualità, con il 99% delle corse giunte a destinazione entro i 5 minuti di ritardo.
Dal rapporto annuale emergono alcuni dati interessanti che consentono a TEB di valutare l’efficacia delle scelte aziendali, di cogliere le esigenze dei clienti e identificare le principali criticità verso cui orientare gli investimenti per il futuro.
Alcuni dati significativi, che scattano un’istantanea del servizio tramviario.
La clientela risulta fedele e consolidata: il 49,5% degli utenti dichiara di utilizzare la tramvia sin dal primo anno di esercizio. Il 35% lo utilizza dal 2010-2012, il 15,5% dal 2013.
Il motivo principale per cui si utilizza il tram è l’esigenza di recarsi nel luogo di studio o di lavoro (60%).
Significativa la percentuale (60%) degli intervistati che integra l’utilizzo del tram con altri mezzi di trasporto pubblico. Per recarsi a destinazione, il 47% oltre al tram utilizza anche un’altra linea di trasporto pubblico; mentre il 12% ne utilizza più di una.
Tra i clienti che utilizzano il mezzo privato per un tratto del percorso quotidiano emerge che i parcheggi gratuiti d’interscambio TEB sono utilizzati con “grande frequenza” dal 11,5% degli intervistati (in particolare quelli di Albino e Nembro Saletti).
Il livello di soddisfazione rispetto al servizio offerto da TEB è espresso in una scala di valutazione da 1 a 7, dove 1 è il punteggio più basso, 4 sufficiente e 7 il più alto: il giudizio complessivo raggiunge un livello di soddisfazione pari al punteggio di 5.7.
Quanto all’affidabilità del servizio offerto, il punteggio raggiunge una media di 6.2 punti (valore costante dal 2011 ad oggi). Puntualità e frequenza del servizio soddisfano il 90% dei clienti TEB.
Il comfort del servizio (pulizia mezzi e pensiline, affollamento, climatizzazione, posizione delle fermate) registra nel 2013 un 5.2, subendo una leggera flessione relativamente all’efficienza delle emettitrici alle fermate lungo la linea T1.
Il giudizio complessivo rispetto ai rapporti con la clientela indica un valore medio del  5.5, che sottolinea una piena soddisfazione rispetto alla cortesia del personale di bordo.
Un altro valore significativo riguarda la sicurezza del viaggio (sia la condotta di guida che la sicurezza a bordo), che raggiunge il punteggio di 5.8.
L’indagine di Customer Satisfaction 2013, realizzata con interviste face to face (a bordo dei mezzi) dalla società Datacontact, si è rivolta ad un campione di 200 clienti, tra abbonati e occasionali, intervistato anche in orario di punta (70%), con una distribuzione proporzionale per sesso ed età.
“La tramvia Bergamo – Albino è l’ultimo importante investimento sul trasporto pubblico che ha interessato la nostra provincia negli ultimi anni” dichiara Gian Battista Scarfone, amministratore delegato TEB. “Un progetto lungimirante – continua l’ad – sostenuto da tutte le Istituzioni locali, regionali e dal ministero dei Trasporti che, con un’azione sinergica e facendo “sistema” hanno saputo raggiungere un importante risultato: offrire ai cittadini un servizio di trasporto pubblico moderno ed efficiente, che ci rende orgogliosi mostrare ai tanti interlocutori, europei e non, che in questi anni ci hanno preso a riferimento”.
“La Tramvia Bergamo – Albino è un progetto che abbiamo da sempre sostenuto con convinzione e impegno – commenta Nunziante Consiglio, presidente TEB -. Un progetto che si integra alla perfezione col territorio, migliorandolo dal punto di vista urbanistico, nel pieno rispetto del paesaggio; un’infrastruttura che ha migliorato la qualità della vita e dell’aria della Val Seriana e non solo”.




L’ortomercato cresce e punta all’ampliamento 

Come in una sorta di borsa azionaria, dove i prezzi oscillano di continuo, il mercato ortofrutticolo di Bergamo rappresenta un vero e proprio punto di riferimento per negozianti e ambulanti in cerca di buoni affari. E con un trend in netta controtendenza rispetto ad altre strutture italiane simili, il celebre spazio di Celadina dedicato alle compravendite di frutta e verdura non ha perso il suo storico appeal nemmeno in questi tempi di recessione. Anzi, con le sue offerte e la sua vasta gamma di prodotti sottoposti a scrupolosi controlli, si conferma un’ottima risposta anti-crisi. Secondo i recenti dati forniti da Bergamo Mercati, infatti, la quantità di merce contrattata sul piazzale è salita dalle 144.000 tonnellate del 2008 al record di 171.513 tonnellate del 2013, con un incremento del 9,2% rispetto alle 156.930 tonnellate del 2012. Numeri che collocano l’ortomercato orobico al secondo posto a livello regionale dopo Milano.
Ogni giorno qui operano 450 addetti con mansioni di vario tipo, 75 produttori, 17 grossisti e tre florovivaisti, per un totale di 1.489 ditte acquirenti registrate provenienti da tutta la Lombardia. Da ottobre 2013 l’ortomercato ha anche una nuova tettoia sopra i due corridoi intermedi. Si tratta di un’infrastruttura di 3.500 metri quadrati che facilita il lavoro quotidiano degli operatori, in particolare durante i mesi più freddi e piovosi. Il costo dell’intera opera, che ammonta a circa un milione di euro, sarà sostenuto attraverso un mutuo bancario di 15 anni con oneri di rimborso nominalmente a carico di Bergamo Mercati Spa. E per il futuro si attendono altre novità, come spiega il sindaco Franco Tentorio: «Abbiamo deciso di confermare la collocazione attuale dell’ortomercato. Spostarlo in comuni limitrofi avrebbe creato scomodità a numerosi cittadini che sarebbero stati così costretti a muoversi in zone periferiche». Palafrizzoni punterà quindi ad espandere le funzioni e gli spazi dell’ortomercato con l’acquisizione di una nuova area: «Il prossimo obiettivo dell’amministrazione sarà la verifica della possibilità di acquistare lo spazio dell’ex mattatoio – annuncia il primo cittadino –. Quello è infatti un luogo idoneo a diventare sinergico all’attuale struttura –. Serve però un cambiamento di destinazione d’uso che richiede passaggi burocratici non facilissimi ma assolutamente condivisi. Quando questa superficie sarà destinabile al servizio del mercato ortofrutticolo verrà messa necessariamente in vendita all’asta, ma con una acquisizione già determinata, nel senso che chiaramente i diretti interessati saranno gli operatori dell’ortomercato. È un completamento importante per la funzionalità di questo spazio dove potranno essere realizzati dei servizi complementari come il centro del freddo, la vendita di fiori ma anche un punto agroalimentare con carne, pesce e altri prodotti tipici».
A cercare la convenienza su un’ampia gamma di ortaggi sempre nuovi e freschi non sono solo ristoratori e commercianti. L’area riveste un ruolo significativo anche per i privati che hanno possibilità di accesso in orari riservati, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 11 e il sabato dalle 9 alle 11.15. «I più venduti sono sempre i prodotti di stagione – conferma Andrea Chiodi, amministratore delegato di Bergamo Mercati –. A Celadina transita il 60% dell’ortofrutta presente sul territorio. È un luogo di incontro tra la domanda e l’offerta con compravendite veloci condizionate non solo dalle richieste del commerciante ma anche dalla disponibilità e dalla deperibilità dei prodotti».




Valcalepio, Rota: «Il Consorzio non ha mai oppresso nessuno»

nella foto: Enrico Rota

Martedì scorso, alla sala Viterbi della Provincia, il presidente del Consorzio di Tutela Valcalepio, Enrico Rota, ha letto la sua ultima relazione all’assemblea dei soci. Rota ha annunciato la sua indisponibilità a un secondo mandato. E ora tocca al nuovo Cda, emerso dall’assemblea, eleggere il nuovo presidente. Lo farà nella riunione programmata per i1 13 maggio. Nel corso dell’assemblea, oltre alla presentazione del libro “Valcalepio, il vino dei bergamaschi” – edito dalla Provincia in collaborazione col Consorzio e scritto da Sergio cantoni, Giovanna Cattaneo e Giuditta Bolognesi – sono state assegnate tre benemerenze al conte Grumelli Pedrocca, storico presidente del Consorzio, all’assessorato provinciale all’Agricoltura e al dottor Bruno Marengoni, e sono stati insigniti due nuovi Ambasciatori del Valcalepio, Silvia Tropea Montagnosi e Silvio Magni.

Anche nel 2013 il Consorzio ha tenuto fede ai propri impegni rafforzando l’attività di promozione e tutela del Valcalepio.  Le iniziative sono state numerose e tra queste mi preme ricordare lo sforzo messo in atto per favorire l’internazionalizzazione delle aziende.  Una sfida oggi più che mai necessaria e che è stata affiancata da tutta una serie di servizi che hanno reso efficace la consulenza tecnica ai soci. Lo dico con convinzione: sono proprio questi servizi Consortili che danno un senso vero alla nostra Associazione, che ci rendono orgogliosi di farne parte. Servizi che non sono mai venuti meno, al di là  delle disponibilità economiche. Come Consorzio, grazie a una oculata e lungimirante gestione di bilancio, abbiamo chiuso il 2013 con un avanzo. Tuttavia, abbiamo già iniziato un percorso che dovrebbe portarci a colmare il mancato sostegno economico, di un’istituzione che oggi non comprende sino in fondo l’importanza di supportare un ente come il nostro, che lavora solo per il bene della comunità. Più chiaramente: sino allo scorso anno potevamo contare su un importante contributo regionale che quest’anno è stato azzerato. Motivo per cui, il cammino intrapreso non risulta essere solo previdente ma necessario.
Una riflessione sui 3 anni di operato del Consiglio uscente è d’obbligo.
Ebbene, dobbiamo essere assai soddisfatti di quanto è stato fatto, sia in quantità che in qualità. Il Direttivo che ha governato il Consorzio in questi 36 mesi, non ha mai dimenticato il valore fondamentale della promozione e della tutela. Il tutto, nonostante l’inizio non sia stato tra i più facili. La maggioranza del Consiglio, infatti, dopo aver pensato a un presidente con determinate caratteristiche, ha scelto la mia persona, la quale, come ben sapete, non è impegnata sul fronte della produzione agricola. Una scelta non semplice e comunque audace.
Come se non bastasse, nel giro di pochi mesi ci siamo trovati nella situazione di dover sostituire un membro del CdA, Guffanti Scotti, che – dopo essersi proposto per la carica di consigliere – fin da subito s’è dimostrato sofferente a rimanere nella squadra di governo. Scotti s’è dimesso dopo solo 4 mesi ed è stato sostituito da Pietro Pagani.
Che dire poi del proliferare di nuove associazioni che hanno creato confusione nel panorama enoico bergamasco? Durante i 3 anni di presidenza, ne ho visto nascere ben 4, due sono già estinte.
Voglio ricordare in questa sede che il nostro Consorzio, tutela e promuove due denominazioni di origine: quella storica del Valcalepio e quella recente del Colleoni. Entrambe, raggruppano ben 15 tipologie, di cui 12 monovarietali.
Se aggiungiamo le varianti possibili legate a spumante, frizzante e riserva, arriviamo a 35 eventuali vini doc. Le domande che allora ci dobbiamo porre sono: perché alcuni produttori insistono nel sostenere che il Consorzio e il sistema che rappresenta vanno ripensati?  Perché questa ampia possibilità di produrre vini all’interno delle denominazioni risulta per loro così superato? Con quale presunzione convogliano a sé il diritto di eleggersi  detentori della qualità?
Dobbiamo forse pensare che l’impegno necessario per produrre vini doc – nel rispetto delle regole stabilite dal Ministero, a tutela esclusiva del consumatore – sia per loro un peso eccessivo?
Non sarebbe più onesto ammettere che è più facile rimanere fuori dal sistema e avere così “mani libere”, piuttosto che ricorrere a una fantomatica giustificazione per motivare la sete d’indipendenza? Indipendenza, che strano termine: ho sempre pensato che il Consorzio non avesse mai oppresso nessuno.
La nostra associazione è sempre stata un’officina che ha forgiato persone capaci di anteporre il bene comune ai propri interessi. Senza di esso, questo lo sanno tutti, non avremmo oggi un comparto così vitale.
Ecco perché ritengo allora, decisamente sbagliata e dannosa, la confusione creata sul mercato da chi punta solo ai propri interessi personali.
Già, perché le insolite associazioni nascono essenzialmente per due motivi: o come risposta a un bisogno non soddisfatto o come mezzo per distribuire nuove cariche e appagare piccole manie di protagonismo. Scegliete voi la risposta più probabile.
Il dato certo è – e rimane – che l’85% della produzione di Valcalepio è in carico alle aziende consortili.  Dati certificati e non chiacchiere di cortile.
Non ci può essere quindi antagonismo con un ente quale il nostro, riconosciuto dalla legge e con l’incarico del Ministero per svolgere la vigilanza su tutti i produttori. E che, ripeto, tende al bene comune e non a quello personale.
(….) I tredici consiglieri del Consorzio si sono riuniti per ben 22 volte (un Cda ogni 45 giorni) e con fierezza, posso affermare che questo Direttivo ha governato il Consorzio senza mai dimenticare le proprie responsabilità. Come mi piace ricordare, governare il Consorzio significa non scordare in nessuna occasione chi si è fidato di te, perché le scelte fatte servono per affrontare i problemi di una comunità.  Voglio però rammentare che se il CdA è chiamato a prendere determinate decisioni, assumendone le relative responsabilità, sono i soci, nessuno escluso, che determinano il successo delle operazioni di promozione: doveroso quindi intraprendere le svariate iniziative tutti assieme. Quelli trascorsi sono stati tre anni importanti, pieni di sfide avvincenti.
Quale presidente di questa Assemblea, nel rinnovare la mia idea sulla gestione del Consorzio – che mai deve servire a sostenere correnti di pensiero non ampiamente condivise – ricordo che il nuovo Consiglio che prenderà vita, sarà poi chiamato a nominare il suo nuovo presidente.
Nuovo in quanto ho deciso di non svolgere un secondo mandato consecutivo. Ritengo però che sia importante dare continuità al percorso vincente intrapreso tre anni fa: per questo motivo, inviterò il neo direttivo a scegliere la persona ritenuta più opportuna per condurre il Consorzio nel prossimo triennio.
Un invito ai futuri consiglieri. È decisivo prendere le giuste e dovute iniziative, in quanto sarete gli ambasciatori per eccellenza del Valcalepio, senza disattendere le aspettative, di tutte le persone che hanno creduto in voi e senza mai dimenticare, che il presidente che andrete ad eleggere non può e non deve sopperire a tutti i compiti che, per natura e per diritto, sono in capo al Consiglio di Amministrazione.
Un appello ai soci e a tutti i produttori. Vorrei rimarcare quanto sia importante difendere il territorio, utilizzando le sue denominazioni. Dobbiamo avere il coraggio, anzi il carattere, di dimostrare quanto ci crediamo: basta manifestare buoni intenti senza poi dimostrarli con i fatti. A chi invece insiste nell’ostacolare l’unità d’intenti, diciamo con franchezza, di non commettere l’imperdonabile errore di confondere la tolleranza del Consorzio con la debolezza.

Enrico Rota
*presidente uscente del Consorzio tutela del Valcalepio