Piano dell’Ascom per rilanciare le edicole

L’edicola diventa multimediale e multiservizio. Chioschi e rivendite di giornali e riviste, da sempre punti di riferimento di quartieri e centri storici, crocevia di storie e opinioni sui fatti del giorno, rispondono alla disaffezione alla lettura e alla crisi del mercato editoriale dotandosi delle più moderne tecnologie informatiche, allargando la gamma dei prodotti in vendita e preparandosi ad essere dei punti di riferimento per turisti e visitatori con Expo alle porte.
L’ Ascom ha siglato una convenzione con la Dif, l’Agenzia di Distribuzione Stampa di Grassobbio, che mette in rete edicole e distributore, punta a favorire l’aumento delle vendite in edicola e trasforma le rivendite in punti di riferimento per l’acquisto di diversi articoli e servizi. “Il percorso con Dif, che ha portato alla stesura di un vademecum per gli edicolanti, è nato un anno fa in occasione della ricostituzione del gruppo di categoria dell’Ascom – sottolinea Oscar Fusini, vicedirettore dell’Associazione commercianti -. L’obiettivo è di preservare le edicole, che rappresentano un punto nodale della frequentazione dei centri storici. Con oltre seicento punti vendita presenti tra città e provincia, le rivendite di giornali rappresentano con la loro distribuzione capillare dei veri e propri presidi del territorio. Il progetto, realizzato con la consulenza di Multiconsult, intende aumentare la qualificazione degli operatori e garantire nuove opportunità per incrementare la redditività differenziando ed ampliando la gamma di prodotti”.
Dopo un’attenta analisi sul campo che ha preso in considerazione un campione di dieci edicole in città e provincia, Multiconsult ha messo in luce alcune criticità di gestione e ha indicato alcuni prodotti e servizi da inserire per diversificare l’offerta ed incrementare il fatturato.
Le edicole si prestano alla vendita di articoli da regalo e di cancelleria, accendini, fazzoletti, bottigliette d’acqua, dolciumi, creme e burrocacacao, caramelle, gratta e vinci, abbonamenti e biglietti, ma anche sigarette elettroniche e testi scolastici o universitari. Tra i servizi da offrire, il progetto indica la consegna a domicilio, l’informazione di eventi e appuntamenti, il supporto al noleggio di bici in bike-sharing, il pagamento delle utenze domestiche, l’invio e la ricezione di denaro tramite Moneytransfer, un’applicazione smartphone per fidelizzare i clienti. Il primo obiettivo è quello di creare le condizioni per fare spazio, oltre che a nuove idee, anche a nuovi prodotti in spazi commerciali angusti: “Bisogna monetizzare ogni centimetro quadro di negozio o chiosco. Siamo già soffocati da riviste di ogni sorta, ma se vogliamo recuperare i nostri fatturati non possiamo limitarci ai giornali, magari iniziando con piccoli articoli e con la vendita di biglietti per eventi” commenta Marco Paciolla, presidente del Gruppo Ascom Rivendite di Giornali e Riviste.
Il futuro delle edicole passa anche dalla formazione: “Non possiamo tenere nelle ceste i prodotti che non riusciamo ad esporre e sovrapporre riviste per mancanza di spazio. Abbiamo bisogno di investire in percorsi che ci indichino buone prassi da seguire, le basi del visual merchandising e dell’allestimento delle vetrine, dato che molti edicolanti stanno abbandonando i chioschi per occupare dei veri e propri negozi”. Il vademecum dà dei consigli per l’esposizione di quotidiani, riviste, figurine, giochi e caramelle nel chiosco, nelle vetrine laterali e all’interno delle edicole.
Non mancano alcune dritte per i negozi promiscui che, essendo molto diversi tra loro, rifuggono schemi standard. Seguire la moda del momento, dal braccialetto al gadget, esporre articoli stagionali, dai cioccolatini a San Valentino agli ovetti a Pasqua, e diversificare la gamma offerta con prodotti a più elevata marginalità, sono regole che valgono per tutti.
L’informatizzazione delle edicole e la messa in rete con la distribuzione rappresentano la principale sfida che Bergamo si pone per creare un modello unico a livello nazionale: “La nostra agenzia sta cercando di creare un modello di gestione e organizzazione efficiente attraverso lo sviluppo di una rete per la informatizzazione dei punti di vendita dei prodotti stampati per arrivare alla “resa certificata”, uno strumento di lavoro dove convergono tecnologie, contratti economici e, soprattutto, una maggiore vicinanza e reciproca fiducia fra le parti. Bergamo è la prima provincia italiana ad attivare questo modello – spiega Giorgio Corno, vicepresidente della Dif -. L’abbattimento dei costi legati alla gestione della resa dei prodotti stampati non è qualcosa di cui beneficeranno solo gli editori, perché dai nuovi accordi sarà tutta la filiera di produzione e distribuzione a trarre vantaggio. Relativamente all’ informatizzazione dei punti vendita, i benefici di contabilizzare in tempo reale il mercato dei lettori, ovvero “quanti lettori” comprano “che cosa” e “dove”, andranno a vantaggio di tutti, con un abbattimento degli sprechi ed una maggior efficienza di sistema”.
Il numero dei contatti che ogni giorno l’edicola registra è elevatissimo, con una media di 200 visite al giorno: “Non resta che sfruttare al meglio i contatti ricevuti ogni giorno per non parlare delle richieste di informazioni turistiche e di indicazioni stradali che chioschi e rivendite ricevono in continuazione – continua Corno -. In vista di Expo le rivendite potrebbero rappresentare uno straordinario strumento di informazione e comunicazione ad un pubblico internazionale. Le edicole potrebbero diventare rivendite esclusive di prodotti Made in Bergamo, di grande attrattività per turisti e visitatori”.
La piattaforma informatica dedicata proposta da Dif riduce i tempi e facilita il lavoro dell’edicolante: “Il percorso semplifica il lavoro di tutti i giorni, specialmente nella gestione dei resi, e migliora il rapporto con il fornitore. L’analisi condotta sul campo ha evidenziato alcune debolezze del settore, dagli articoli in gamma all’esposizione, ma ha anche rilevato il nostro punto di forza, quello di ricevere ogni giorno moltissimi contatti e visite – ribadisce Paciolla -. L’adesione alla piattaforma informatica consente di analizzare in modo preciso le vendite e le tipologie di acquisti effettuati per compiere le scelte più opportune e riformulare gli ordini. Un passo evolutivo imprescindibile è l’acquisto di registratori di cassa, indispensabili per allargare il mercato a caramelle, acqua e articoli di cartoleria. Dobbiamo anche aprirci sempre più al mondo circostante, dagli esercizi e attività limitrofe alla conoscenza delle iniziative e degli eventi sul territorio”.




Negozi, «affitti calmierati per contrastare le chiusure» 

Il problema è noto. Alla luce del minore giro di affari delle attività, gli affitti dei negozi a Bergamo sono diventati in moltissimi casi insostenibili, risultando spesso la principale causa di chiusura. Sul tema, Ascom e proprietà edilizia hanno avuto modo  a più riprese di confrontarsi, arrivando alla definizione di una proposta per favorire una riduzione dei canoni, che ora rilanciano ai candidati sindaco della città perché possa entrare nell’agenda della nuova amministrazione.
Ascom e Appe propongono al Comune di riconoscere uno sgravio per l’imposta sugli immobili ai proprietari che scelgono di applicare un affitto calmierato, sulla base di valori fissati in collaborazione con gli agenti immobiliari Fimaa, a seconda delle zone. «Il Comune di Bergamo – spiega il vicedirettore dell’Ascom Oscar Fusini – ha già realizzato due iniziative a sostegno del commercio, il fondo per l’apertura di nuove attività nelle aree a rischio desertificazione e la riduzione dell’Imu per i commercianti proprietari dei locali in cui esercitano l’attività. Una rinegoziazione dei canoni, in effetti, è già in atto e con questo progetto puntiamo a stimolare ulteriormente il processo. Il problema è che i prezzi degli affitti si sono stratificati negli anni ed è difficile mettere in discussione valori che sembravano consolidati, la crisi ha però portato a riduzioni di fatturato dal 30 al 60%, rendendo i canoni fuori misura per tante attività».
L’azione vuole essere temporanea, rimodulabile in base all’andamento del mercato, ed è riferita sia ai nuovi contratti sia a quelli già in atto, per cui si prevede anche l’assistenza operativa dell’associazione nelle procedure di registrazione delle modifiche. Al momento non sono ancora stati definiti i valori calmierati, che terranno conto della diversa vocazione e attrattività commerciale delle zone. «Con ogni probabilità l’entità dello sgravio fiscale – rileva Fusini – non coprirà il minore incasso dei proprietari che aderiscono all’affitto calmierato, è però una strada che permette di salvaguardare le gestioni. Dovrebbero infatti avere interesse a favorire la continuità di aziende già avviate, tutelandosi dal rischio che i locali rimangano vuoti e l’area intera perda valore».  
Una visione condivisa dall’Appe, l’associazione provinciale della proprietà edilizia. «Nella crisi del mattone – rileva il direttore Antonello Pagani – il segmento commerciale è quello più colpito e questo impone di cambiare atteggiamento, almeno fino a quando non si comincerà ad intravedere una luce in fondo al tunnel. Trovare un punto di incontro tra interessi che si sono sempre considerati contrapposti è un’ipotesi di lavoro affascinante per cercare di transitare verso un equilibrio che al momento non c’è». Pagani mette in chiaro che dall’operazione canoni calmierati «nessuno ci guadagna, ma si cerca almeno di limitare i danni». «Il Comune rinunciando a parte degli introiti dell’imposta sugli immobili – evidenzia – previene il rischio maggiore che da quelle strutture incassi ancora meno. Nelle zone più periferiche, ad esempio, stante la calma piatta del mercato, molti proprietari stanno convertendo i locali ad altre destinazioni, come box per il proprio utilizzo, con altri valori catastali e quindi un diverso peso per le casse dell’amministrazione locale». Sul versante dei proprietari, «abbassare i canoni, come già si è visto fare, significa essere lungimiranti – dice il direttore dell’Appe –, capire il momento, contribuire a rilanciare il commercio, ridurre il contenzioso e il rischio di perdite più grandi se le attività chiudono e non si trova chi subentra». «È bene però precisare – continua – che non è possibile comprimere più di tanto prezzi degli affitti. La fiscalità sugli immobili commerciali è superiore al 50%, non ci sono la cedolare secca né agevolazioni. A questo si aggiunge il costo delle manutenzioni e se poi occorre qualche intervento straordinario si finisce col rimetterci. Anche per i proprietari, per via della scarsa remuneratività e dell’incertezza degli andamenti, diventa difficile la gestione».
Tra le zone della città più bisognose di attenzione, l’Appe individua quelle intermedie e periferiche, con un’alta incidenza di chiusure di negozi e difficoltà a riaffittare. «La questione vera è che devono tornare ad essere appetibili – sottolinea Pagani –, essere abbellite ed avere punti di aggregazione. Per fare questo non servono solo iniziative spot, ma un confronto tra pubblico e privato che porti ad immaginare per queste zone qualcosa di diverso, insomma dei tavoli di lavoro “un po’ più stabili”. Definiti gli obiettivi, la leva fiscale è poi uno strumento molto efficace per attuare politiche di rilancio, purtroppo non è stata quasi mai utilizzata e ne paghiamo le conseguenze».




La cantina di Veronelli? Gori pensa di trasferirla ad Astino

Le oltre 70mila bottiglie e l'omonima Fondazione potrebbero trovare posto nell'ex monastero che il candidato sindaco del centrosinistra vorrebbe trasformare in un polo di alta formazione sulla cultura agroalimentare. I dubbi di Forza Italia

Le circa 70mila bottiglie che compongono la rinomata cantina di Luigi Veronelli e l’omonima Fondazione potrebbero trovare ospitalità nell’ex monastero di Astino, una volta restaurato.
Si tratta solo di una tessera dell’articolato puzzle con cui Giorgio Gori, candidato Sindaco del centrosinistra, intende portare a soluzione definitiva il dibattito che da anni si sta sviluppando intorno al futuro dello storico complesso monumentale.
Il vero elemento qualificante del progetto che Gori e la coalizione di centrosinistra intendono perseguire è l’insediamento ad Astino di un polo di alta formazione sulla cultura agroalimentare. Stiamo parlando di un Master internazionale di cucina e ospitalità, studenti e docenti da tutto il mondo, in grado di offrire corsi di diversa durata e diverse fasce di prezzo. Un esempio simile in Italia è Alma, la scuola di cucina italiana con sede alla Reggia di Colorno (Parma), frequentata da oltre un migliaio di studenti e patrocinata da Gualtiero Marchesi, rispetto alla quale il progetto di Astino ha però un profilo più internazionale e contemporaneo.
“Un’idea innovativa, che mettiamo a disposizione della Fondazione Mia (proprietaria dell’immobile, ndr). Un’idea – ha detto Gori – che poggia su un modello formativo e su un piano economico-finanziario la cui sostenibilità è già stata verificata. A fronte di un canone d’affitto annuo (400mila euro annui) che l’Ente proprietario dell’immobile potrebbe incassare dalla società che si dovrà occupare della gestione dell’attività, e i cui soci dovranno essere individuati tra soggetti pubblici e privati, la Mia potrebbe avviare un mutuo per completare il piano di ristrutturazione del complesso, per il quale servono ancora diversi milioni”.
“In questo modo la città otterrebbe tre benefici: la restituzione ad uso “pubblico” di un grande edificio storico; l’insediamento di un’attività di alta formazione in grado di auto-sostenersi; il reperimento dei fondi necessari a completare il restauro dell’immobile”.
Ma come verrebbero usati gli spazi del monastero che offre più di 3.000 mq di superficie di pavimento? “Nel rispetto dei vincoli architettonici esistenti – spiega Gori – il progetto di massima a cui ha lavorato l’associazione InNova Bergamo, e che abbiamo condiviso, prevede di insediare nella Cascina Convento, un edificio oggi semi-distrutto, di fronte all’ex-convento, tutte le cucine, le attrezzature e le aule di esercitazione che richiedono impianti tecnologici specifici, mentre al piano terra del monastero vero e proprio troverebbero spazio tutte le attività più “leggere” – la biblioteca, le sale di lettura, alcune aule per le lezioni tradizionali – proprio in virtù del necessario rispetto del luogo monumentale . Al primo piano dell’edificio, caratterizzato dalle antiche celle dei frati, verrebbe poi ricavato uno spazio ricettivo con una  quindicina di stanze circa, destinate sia ai docenti della scuola che al pubblico e gestite con il coinvolgimento degli allievi del Master di ospitalità. Le cantine, un luogo dal fascino straordinario, ospiterebbero attività di ristorazione, modulate su diverse tipologie di offerta e fasce di prezzo (dalla degustazione al ristorante vero e proprio), anche qui affidate alla gestione degli stessi studenti, nonché la già citata Fondazione Veronelli e un luogo di promozione delle eccellenze enogastronomiche del territorio e in particolare della piana di Astino. Il chiostro e gli spazi aperti dentro e fuori il monastero li immaginiamo aperti, fruibili, permeabili, disponibili per iniziative ed eventi culturali”. Perplessa sulla proposta di Gori è Forza Italia, che attraverso la candidata Alessandra Gallone afferma: "Sulla destinazione del complesso di Astino al centrodestra non mancano certo idee, sono anni che vengono pensate e avanzate proposte, ma è la fattibilità dei progetti che deve essere attentamente valutata. La proposta del team di Giorgio Gori è una bella idea, bellissima come tutte le altre ma, se fino ad oggi ancora nulla si è potuto concretizzare è stato solo per una questione di impraticabilità e fattibilità dal punto di vista della sostenibilità economico finanziaria".




Turismo, Bergamo vuole conquistare bambini e famiglie

Il Comune migliora la comunicazione e i servizi per chi viaggia con i più piccoli. Albergatori e ristoratori possono aderire al club di prodotto

Bergamo si attiva per andare incontro alle esigenze dei “baby turisti”, che rappresentano non solo i viaggiatori di domani, ma anche il cuore di famiglie dinamiche e desiderose di trovare comfort e servizi che incentivino soggiorni con visite culturali. Una fascia strategica e consistente, (l’Osservatorio nazionale sul turismo giovanile stima che ogni anno vanno in vacanza 7 milioni e 800mila ragazzi sotto i 18 anni) alla quale la città si propone ora con innovativi strumenti capaci di far sentire mamme e papà a loro agio e invogliare i più piccoli a scoprire le attrattive principali divertendosi.
«I dati a disposizione ci indicano una presenza ancora limitata nella città di Bergamo di questa tipologia di turista – ha spiegato la delegata al Turismo del Comune Roberta Garibaldi -. Con la costruzione di una offerta dedicata vogliamo aprirci a questo mercato che ha già dimostrato segnali di interesse. Il progetto, denominato Bergamo Kids, è partito dallo studio delle risorse a disposizione dei bambini in viaggio in città e dall’identificazione delle esperienze e delle migliori proposte di soggiorno. È emersa una proposta ricca, ma non adeguatamente conosciuta, si è pianificato e quindi realizzato un processo di valorizzazione attraverso principalmente una più mirata comunicazione e molti strumenti»
Il Comune di Bergamo ha studiato una mascotte, Zig Zag il cane di Arlecchino, che possa caratterizzare l’offerta e realizzato una App dedicata, “Bergamo Kids” (disponibile su Apple Store), per accompagnare i bambini alla scoperta della città, lungo i tre itinerari tracciati per gli adulti. È una App pensata interamente per loro, nei contenuti, nella grafica e nella fruizione. I bimbi, guidati passo a passo tra Bergamo Alta, Bassa e i Colli dal fido cane Zig Zag, andranno alla ricerca di indizi per ritrovare Arlecchino, tra enigmi e giochi. La App sarà utile ai turisti ma anche ai bimbi bergamaschi che vorranno dedicare qualche ora a riscoprire la città coi loro genitori. È stato realizzato anche un book cartaceo per i bimbi che non utilizzeranno la App. «Sono strumenti in più per imparare a conoscere la storia, l’arte e la cultura bergamasche divertendosi», afferma Roberta Garibaldi.
Chi frequenta la città con figli e nipoti deve poter percepire anche e soprattutto negli spazi pubblici una maggiore attenzione nei loro confronti, dunque, sempre a cura del Comune, è stato allestito un corner per l’intrattenimento dei bambini presso l’Urban Center e i bagni pubblici cittadini sono stati dotati di fasciatoi.
Ad hotel e ristoranti aderenti al progetto verranno inoltre omaggiate le tovagliette da colorare, raffiguranti i principali punti d’interesse delle città, che i piccoli ospiti potranno portarsi a casa come ricordo della vacanza. Nel nuovo “Diario di viaggio” disponibile a breve per tutti i turisti vi saranno pagine e contenuti curati per i bambini.
Turismo Bergamo ha collaborato al progetto dando spazio sul suo sito a pagine dedicate, che ospitano tutte le proposte turistiche elaborate. Grazie alla collaborazione con la Camera di Commercio, le Associazioni di categoria e Turismo Bergamo, alberghi e ristoranti possono aderire a un nuovo progetto di promo commercializzazione, in linea con le nuove tendenze del marketing turistico, che promuove strutture ricettive e ristorative che offrono servizi dedicati e garantiscono speciali accorgimenti per bambini e famiglie. Nasce quindi il club di prodotto “Bergamo Kids Club”. Partner tecnico del progetto la Brevi, azienda bergamasca che offre prodotti per la prima infanzia.




Il 3 maggio si alza il sipario sul nuovo Gleno 

nella foto: da sinistra Francesco Currò, Miro Radici, Enrico Baleri e Fabrizio Lazzarini 

Sabato 3 maggio l’inaugurazione della casa di riposo. Investiti 50 milioni, a disposizione 360 posti letto. La Fondazione rinnova anche nome e logo, si chiamerà “Carisma”

Il 12 aprile del 2011 veniva posata la prima pietra delle nuove residenze per anziani della Fondazione Casa di Ricovero Santa Maria Ausiliatrice in via Gleno. Dopo tre anni, il prossimo sabato 3 maggio, gli ambienti saranno ufficialmente presentati alla città, mostrando le nuove soluzioni realizzate per l’accoglienza e l’assistenza degli ospiti. La struttura ha richiesto un investimento di circa 50 milioni, due terzi dei quali finanziati dalla Fondazione CA.RI.S.M.A. (il nuovo acronimo – Casa di ricovero Santa Maria ausiliatrice – che, insieme al nuovo logo, identifica ora la storica istituzione cittadina), mentre un terzo è stato donato da Italcementi SpA e dalla Fondazione Azzanelli Cedrelli Celati e per la Salute dei Fanciulli, che si sono così fatte carico della realizzazione di una delle nuove residenze denominata “Polo geriatrico riabilitativo della città di Bergamo”.
Il progetto ha puntato al perfezionamento degli spazi comuni, così da ottimizzare le interazioni tra gli ospiti e i visitatori della struttura, migliorando le condizioni di vita dei primi e favorendo al contempo l’accoglienza di parenti e conoscenti in visita. Grande attenzione è stata posta anche nelle camere di degenza, tutte dotate di sistemi per le manovre assistenziali, impianti di ossigenoterapia e impianti vuoto per uso medicale. I 360 posti letto della nuova struttura, distribuiti in tre residenze in classe energetica A da 120 posti letto ciascuna, sono così suddivisi: 60 stanze singole e 150 stanze doppie per un volume complessivo dell’edificazione di 100.000 metri cubi. Curati anche gli spazi verdi, con la realizzazione di percorsi dedicati all’interno del giardino principale per consentire agli ospiti di vivere l’aria aperta in tutta sicurezza. I lavori sono stati eseguiti mantenendo la piena operatività della casa di ricovero, riducendo al minimo i disagi dei pazienti che, nel frattempo, hanno continuato a vivere nelle strutture preesistenti, dove rimarranno ancora per i prossimi due mesi in attesa dell’espletamento delle procedure di accreditamento e di agibilità da parte degli organi competenti. «Per noi il 3 maggio sarà una data importante – ha dichiarato il presidente della Fondazione CA.RI.S.M.A Onlus Miro Radici – in cui si completerà un percorso rilevante iniziato tre anni fa. Vista l’importante ricorrenza abbiamo pensato anche di darci una veste grafica diversa attraverso il nuovo logo, rimanendo però ancorati alla tradizione e al significato del nostro nome, che poggia su valori cardine legati al Divino e alla Vergine Maria». Il nuovo logo – creato così come il nuovo nome dall’art director Enrico Baleri – deriva dalla lettura attenta dell’iconografia della Madonna, a cui l’istituzione cittadina è dedicata. Dodici stelle a sei punte sono raccolte in una corona circolare di colore blu, un colore che rimanda al cielo, tonalità di riferimento anche per la segnaletica e parte degli arredi che caratterizzano le nuove residenze.
In occasione dell’apertura della nuova struttura sono stati realizzati anche due libri che ripercorrono la storia della Fondazione. Il primo, firmato da Juanita Schiavini Trezzi, professoressa presso il dipartimento di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Bergamo, s'intitola "Archivi per la storia dell'assistenza a Bergamo. Casa di Ricovero – Casa d'industria – ricovero di Mendicità Inventario 1811-1959". È un libro-inventario di tutti i fascicoli, volumi e registri di cui si compone l’archivio storico della Casa di Ricovero Santa Maria Ausiliatrice, della Casa d’Industria e del Ricovero di Mendicità, le tre istituzioni che tra 800 e 900 hanno costituito l’asse portante dell’assistenza pubblica bergamasca alle categorie degli anziani e degli invalidi. 
Il secondo libro, dal titolo "Tendere la mano ai bisognosi – Luoghi, vicende, personaggi della Casa di Ricovero dal XIX al XX secolo" è invece frutto del lavoro dell'Ateneo Scienze Lettere e Arti di Bergamo, rappresentato dal presidente Maria Mencaroni Zoppetti. Il volume ripercorre la storia della casa di cura cittadina e ricostruisce le dinamiche che diedero origine alla nascita dell’istituto assistenziale in epoca moderna, in modo da comprendere i legami con la società che l’aveva generato. 




Mercati esteri, la sfida si prepara anche in aula

Le imprese bergamasche sono decise a non lasciarsi sfuggire le opportunità offerte dall’internazionalizzazione, sbocco spesso capace di fare la differenza di fronte alla stasi del mercato interno. E Bergamo Sviluppo, l’azienda speciale della Camera di Commercio, non è da meno, promuovendo e accompagnando il processo con una serie di interventi specifici. L’ultimo in ordine di tempo è stato uno short master – realizzato in collaborazione con le Organizzazioni di categoria del territorio, tra cui l’Ascom, nell’ambito del progetto “Innovation: the profitable implementation of ideas” -, che ha visto la partecipazione di 33 utenti, appartenenti a 30 imprese. Il percorso, della durata di 56 ore, si è svolto dal 14 febbraio al 2 aprile, con incontri a cadenza settimanale di otto ore. Sono stati analizzati i diversi aspetti che un’impresa interessata ad avviare un percorso di internazionalizzazione deve affrontare: l’analisi dei mercati per definire l’offerta competitiva, la valutazione critica dell’assetto organizzativo interno in vista dell’espansione all’estero, la definizione del piano economico-finanziario e l’elaborazione del business plan per presentare il proprio progetto di internazionalizzazione a potenziali soggetti finanziatori e partner. Il master ha fornito anche gli strumenti necessari a gestire preventivamente le principali problematiche di natura legale, fiscale e doganale che emergono nell’operare con i mercati esteri.
I settori più rappresentati all’interno del corso sono stati quelli della meccanica e dei servizi alle imprese (con una percentuale per entrambi del 21%), il commercio (18%) e i comparti del legno e dell’edilizia (11% ciascuno), seguiti da logistica e grafica e stampa (con una quota del 7% per entrambi) e alimentari ed elettronica (al 4%). Il 53,5% delle imprese partecipanti ha un numero di addetti inferiore a 15, la restante quota si colloca invece nella fascia tra i 16 e i 92 dipendenti. La metà dei partecipanti era rappresentata da titolari, soci o amministratori, il 32% da responsabili dell’area commerciale/marketing.
«Nell’attuale scenario economico, sempre più turbolento e competitivo – ha avuto modo di ricordare il direttore di Bergamo Sviluppo Cristiano Arrigoni – le aziende sono chiamate ad innovare continuamente le strategie, le strutture, i meccanismi operativi, il modello di business e gli strumenti gestionali adeguandoli ai mutevoli fabbisogni del mercato. Le attività progettate da Bergamo Sviluppo nell’ambito dell’internazionalizzazione hanno l’obiettivo di stimolare e facilitare lo sviluppo di una “cultura dell’internazionalizzazione”, fornendo strumenti e indicazioni per fronteggiare questa sfida complessa».
Tra le altre iniziative realizzate dall’azienda speciale ci sono il corso base e avanzato di alta formazione “Imprenditorialità e Innovazione per l’internazionalizzazione delle MPMI”, che è giunto alla terza annualità ed ha “diplomato” sino ad ora 69 imprenditori, e una serie di seminari tematici e focus Paese nell’ambito della collaborazione Nibi – Nuovo Istituto di Business Internazionale, che fa capo a Promos.

â–  Le aziende partecipanti
Amaze Srl; Archimania Srl; B.M.A. Bergamo Montaggi Arredamenti Snc; Coges Srl; Cosmec Srl; Cpz Spa; Crippa Carmelino panificio pasticceria; Ecochem Srl; Lames di Barbieri Gianluca; Gianluca geom. Locatelli; Ferri Giuseppe; Geodag Sistemi Srl; Iencarelli Luca; Fabiani Spa; Invernizzi Srl; Itm Consulenza Srl; La Cisa Trasporti Industriali Srl; Meccanica Zappella Angiolino Srl; Me.La. Srl; Newsystem Srl; Officina Meccanica Carlo e Francesco Lamera Snc; Piazzalunga Srl; S.E.I.D. Srl; Sostel Srl; Studiohere di Becchere Giancarlo; T Consulting Srls; Tec.Meca Snc; Marco Paolo Servalli e Adele Sironi Snc.

â–  Il bando
A supporto dell’internazionalizzazione delle micro, piccole e medie imprese con sede legale o operativa in provincia di Bergamo, la Camera di Commercio ha aperto, dallo scorso 10 febbraio, un bando per l’erogazione di servizi di assistenza e consulenza attraverso le associazioni di categoria. Le azioni devono riguardare almeno uno dei seguenti obiettivi: individuazione dei punti di forza e di debolezza e dei vantaggi competitivi delle imprese; acquisizione delle informazioni sui nuovi mercati finalizzata alla valutazione delle opportunità e delle minacce presenti; scelta ed accompagnamento nei mercati-obiettivi; definizione della strategia di ingresso nei nuovi mercati, delle strategie di business adeguate, del marketing mix da adottare, dei modelli organizzativi.
Il bando (pubblicato sul sito camerale www.bg.camcom.gov.it) si chiuderà all’esaurimento dei fondi o, al massimo, entro il 31 dicembre 2014.




Albino vuole diventare “città delle passioni”

Alle iniziative per rivitalizzare il centro storico e rilanciare le attività economiche, Albino ha dato una propria originale impronta. La città seriana ha infatti individuato nel tema della “passione” non solo il filo conduttore di una serie di eventi che per più di un mese animeranno vie e piazze, ma una chiave di volta per ripensare – alla luce dei profondi mutamenti portati dalla crisi, che sul territorio hanno lasciato ferite profonde, come la chiusura del cotonificio Honegger – l’approccio al lavoro, al fare impresa e comunità. Sotto lo slogan “Albino… che passione!” si susseguiranno nell’ordine “Arte… che passione!”, sabato 3 maggio, con circa 50 artisti dei settori più diversi – writer, pittori, scultori, fotografi, ceramisti, fumettisti – presenti con le proprie opere e con laboratori per il pubblico; il “Festival delle passioni”, sabato 17 e domenica 18 maggio, manifestazione dedicata al saper fare e alla creatività che, dopo il fortunato esordio dello scorso anno, raddoppia sviluppandosi su due giornate; “Giochi… che passione!”, sabato 31 maggio, con giochi da tavolo, di strada e di gruppo nel centro storico e “Gusto… che passione!”, domenica 8 giugno, giornata in cui cinque ristoratori albinesi saranno all’opera in contemporanea in piazza San Giuliano dove realizzeranno in diretta i propri piatti.
Il programma, promosso e curato dall’associazione politico-culturale Per Albino, avrà come prologo un’iniziativa organizzata dall’associazione dei commercianti “Le Botteghe di Albino”, la mostra mercato di piante e fiori “Albino… un fiore di città” (venerdì 25 a domenica 27 aprile per tutta la giornata e sabato 26 solo al pomeriggio), pensata per riscoprire l’importanza del verde urbano, decorare il centro con fiori sulle finestre, sui balconi e nelle vie e sensibilizzare ad azioni di sostenibilità ambientale.
«L’obiettivo – racconta Luigi D’Agostino, presidente dell’associazione Per Albino – è valorizzare la città e attirare gente anche da fuori, far diventare Albino il cuore pulsante della Valle Seriana grazie a questo ricco calendario di eventi, ancor più significativo se si pensa che è realizzato grazie al volontariato». Le iniziative si sviluppano nell’ambito del più ampio “Progetto Lavoro” dell’associazione e sulla scia del primo Festival delle Passioni, realizzato lo scorso, formula apprezzata lungo la quale si sono ora moltiplicati gli appuntamenti. «Abbiamo pensato che in un momento difficile come quello che stiamo vivendo – prosegue il presidente – la passione fosse l’elemento su cui impostare un nuovo approccio ed un nuovo modello di economia. Crediamo che mettendo al centro la passione si possano trovare le idee, le capacità e l’entusiasmo per ripartire. Non abbiamo l’illusione di risolvere problemi tanto complessi come la crisi economica e occupazionale, abbiamo però voglia di affrontarli a modo nostro, “creativo” – precisa -. Pensiamo che anche nell’era digitale il saper fare che abita nelle passioni delle persone costituisca una potenziale grande risorsa e che quando c’è passione ogni attività può diventare utile o produttiva, perché è solo per passione che vi si dedica più tempo del dovuto, ci si mette fantasia, disponibilità e ostinazione».
Nel weekend clou delle manifestazioni, quello del Festival, saranno circa 150 gli espositori che metteranno in mostra le proprie abilità: privati cittadini, hobbisti, commercianti e artigiani riaccenderanno i riflettori sul valore del lavoro manuale, dei vecchi mestieri, delle creazioni uniche e originali. L’occasione è interessante anche per i commercianti del paese, che potranno contare sul richiamo degli eventi per far conoscere la propria offerta, ma che sono pure invitati a mettersi in gioco in prima persona, rompendo gli schemi consueti in cui sono inserite le attività. Si pensa infatti al negozio come business, tutt’al più come servizio, quasi mai ci si sofferma sulla passione che anima chi tutti i giorni sta dietro al bancone. Nel corso della manifestazione i commercianti racconteranno perciò con dei cartelli la passione per il proprio lavoro, invitando i cittadini a leggere con occhio diverso la propria professione.   
Non mancano delle vere e proprie chicche, come un bus navetta a due piani in stile londinese che effettuerà collegamenti con le frazioni e una sottoscrizione a premi che coinvolge e sostiene il commercio di vicinato e che mette in palio niente meno che un viaggio a Londra per due persone con visita alla mostra alle Royal Academy del più illustre cittadino albinese, il pittore Giovan Battista Moroni.




Confcooperative e Creberg, intesa per facilitare l’accesso al credito 

Confcooperative Bergamo e Credito Bergamasco hanno siglato un importante accordo operativo mirato a garantire un accesso più facilitato al credito alle imprese e alle cooperative iscritte all’Associazione bergamasca.
Con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo economico del territorio servito, il Credito Bergamasco ha infatti messo a disposizione, a condizioni favorevoli, un plafond di 5 milioni di euro destinato al supporto finanziario di iniziative delle imprese e delle cooperative aderenti a Confcooperative Bergamo, aventi un fatturato annuo sino a 250 milioni di euro.
Gli importi per singola operazione non dovranno superare i 150mila euro e potranno essere richiesti sotto qualsiasi forma tecnica: dai finanziamenti ai crediti commerciali Italia ed estero, ai crediti di firma e cassa. Saranno considerati finanziabili tutti quei progetti ed iniziative capaci di rispondere ai bisogni che emergono sul territorio presidiato da Confcooperative Bergamo.
Il Creberg si impegna a riservare alle pratiche segnalate la migliore attenzione per una sollecita definizione delle operazioni a condizioni agevolate, ferma restando la possibilità di non accogliere eventuali domande di finanziamento prive dei necessari requisiti.
«Si tratta di un’importante iniziativa – sottolinea Giuseppe Guerini, presidente di Confcooperative Bergamo -. Il tema dell’accesso al credito è diventato un questi anni sempre più rilevante, sia per le oggettive difficoltà che la crisi ha comportato nel sistema del credito, sia perché con la maturazione del sistema imprenditoriale cooperativistico anche le esigenze di investimento dei cooperatori sono molto cambiate. In passato si usavano strumenti come l’anticipo fatture per far fronte soprattutto al cronico ritardo dei pagamenti della Pubblica amministrazione. Oggi, a fianco di questa esigenza che purtroppo in molti casi rimane elevata, c’è una crescente propensione delle cooperative ad investire in servizi e progetti innovativi che richiedono un apporto di credito più orientato alla dimensione di sviluppo: ecco perché accordi e convenzioni come quella che abbiamo sottoscritto con il Credito Bergamasco sono importanti e danno la misura della capacità della nostra organizzazione di essere vicina alla proprie cooperative».
«L’accordo siglato con Confcooperative Bergamo – dichiara il direttore territoriale del Credito Bergamasco, Cristiano Carrus – è l’ennesima testimonianza di come il Credito Bergamasco continui a mettersi al servizio dell’economia e delle realtà produttive del territorio servito, manifestando estrema vicinanza al mondo delle Pmi e del Mid Corporate, vero tessuto connettivo dell’economia locale e “core business” della Banca, con l’obiettivo di fornire gli strumenti più efficaci per affrontare con successo le sfide presentate dal difficile quadro congiunturale. Tale nostra vicinanza è ancor più marcata nei confronti del mondo cooperativo, anche in considerazione del fatto che Creberg e la Capogruppo Banco Popolare trovano la propria origine nella matrice cooperativistica».
«L’intesa perfezionata – afferma il Responsabile del Servizio Sviluppo del Credito Bergamasco, Gianfranco Prosperi – si innesta nella scelta strategica della Banca di instaurare rapporti di collaborazione sempre più stretti con le Istituzioni locali e le Associazioni di categoria, nella convinzione che la comune profonda conoscenza del territorio ed il capillare presidio dello stesso possano garantire un valido sostegno agli operatori economici delle zone servite».




Aziende familiari, attenti alle “trappole” 

Le imprese familiari sono ancora il modello più tipico non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Nel nostro Paese, oltre l’80% delle società di capitali fa capo a una famiglia, percentuale che sale ancora nelle medie e piccole imprese. Secondo l’osservatorio Aidaf-Bocconi le imprese familiari (in questo caso medie e grandi), hanno mantenuto maggiore redditività e crescita, minor dipendenza da capitali terzi, fatto salire il numero dei dipendenti in misura maggiore rispetto alle altre, evidenziando pure una minore discontinuità negli assetti proprietari.
“Grazie alle loro peculiarità hanno resistito bene alla crisi – ha spiegato agli imprenditori di Confindustria Bergamo Daniela Montemerlo, che si occupa di imprese familiari dal 1990 ed è consulente di aziende familiari e di famiglie imprenditoriali in Italia e all'estero, nonché docente di strategia delle aziende familiari all'Università SDA Bocconi e consigliere d'amministrazione del Banco Popolare dopo aver ricoperto analogo incarico nel Credito Bergamasco – puntando sulla prospettiva temporale di lungo termine con cui la proprietà opera e investe, sull’impegno della proprietà in una molteplicità di ruoli, sul radicamento nel territorio e sull’impegno sociale”.
Ora però “la ripartenza” impone idee chiare e mente lucida per evitare le trappole in cui generalmente le imprese familiari possono cadere, soprattutto perché in questi ambiti la psicologia diventa protagonista e non è così facile distinguere i legami affettivi dalle valutazioni sull’assetto patrimoniale e sul miglior assetto del management.
“Il caso classico – ha sottolineato la studiosa – è rappresentato dall’inserimento nei ruoli chiave di figli e parenti non adatti, facendo così male sia alla società che a questi giovani”.
Fra le trappole evidenziate c’è l’indisciplina che non fa riconoscere bene la distinzione fra azienda e famiglia e non fa applicare le giuste logiche meritocratiche; l’inerzia rende invece lenti nell’attuare soluzioni perché si vanno a toccare questioni delicate. C’è poi la tendenza a dare per scontato che le relazioni di parentela implichino coesione e fiducia tra soci familiari e quindi a trascurare la comunicazione sia tra diverse generazioni, sia all’interno di una stessa generazione, pianificando, se necessario, il cambiamento, sempre tenendo il timone sulla meritocrazia. Infine l’azienda familiare rischia di sentirsi “unica” e limita il confronto con altre imprese e famiglia. “In questo ambito – ha sottolineato la studiosa – le associazioni imprenditoriali sono una palestra fondamentale”.
Si aggiunge anche un pizzico di maschilismo, in via di superamento, che tende a mettere da parte la discendenza femminile per semplificare le successioni, rinunciando però a priori a risorse che potrebbero rivelarsi molto preziose.
Serve dunque una struttura, anche semplice, per governare i rapporti con la famiglia, ma è fondamentale mantenere la forza della visione strategica e dell’intuizione dei fondatori, attualizzandola e allargandola a più ambiti. “E’ quanto hanno fatto le imprese di successo giunta alle terza o quarta generazione – ha sottolineato la studiosa – molto presenti anche sul territorio bergamasco”.
Aspetto decisivo anche la condivisione della visione strategica con una squadra di talenti che in questo modo si sente in tutto e per tutto parte dell’azienda. 




«Difficile farsi pagare», il lamento dei commercialisti 

Anche il mondo dei professionisti risente della crisi economica. Non solo notai e avvocati, ma anche i commercialisti, figure considerate una roccaforte privilegiata, sono in difficoltà.
“Il problema non è il lavoro, ma riuscire a farsi pagare – taglia corto Michele Viscardi, 35 anni, da cinque in un suo studio associato a Treviolo -. A non pagare la parcella non sono le piccole e medie aziende a conduzione familiare, dove contano l'orgoglio e il rapporto di fiducia, ma i grandi gruppi. Non possiamo farci niente, hanno il coltello dalla parte del manico, perché se hai un cliente importante non puoi perderlo, aspetti che prima o poi versi il dovuto”. A parte gli studi di fama, tutti gli altri arrancano, devono far fronte, oltre ai mancati pagamenti, a un lavoro sempre più laborioso: “Sono in aumento gli adempimenti fiscali e le scadenze che lo Stato impone ai contribuenti – prosegue il professionista -. La normativa è in costante cambiamento e richiede un aggiornamento continuo”.
A sottrarre ai commercialisti una larga fetta di mercato sono anche i caf, i centri di assistenza fiscale, che forniscono supporto per  la dichiarazione dei redditi. “Il costo di un modello è inferiore – precisa Viscardi – e la concorrenza si fa sentire”.
Alberto Donadoni, 40 anni, lavora presso lo studio associato Mazzucotelli di Bergamo. Non si occupa di 730, ma fornisce consulenze. “Siamo tra due fuochi. Da un lato siamo costretti a rapportarci con un apparato farraginoso, disposizioni del legislatore sempre diverse che ci portano a lavorare il triplo – dichiara -: dall'altro, il cliente è sempre più esigente e per soddisfarlo si fanno i salti mortali”. Gianpaolo Barcella, 64 anni, è un commercialista di lungo corso. Esercita la professione nel suo studio in via Paleocapa, a Bergamo. “Oggi è però impossibile stare in studio da soli come una volta. E’ necessario associarsi. Contano sempre meno gli schemi familiari come un'attività ereditata e più le leggi della concorrenza, l'intreccio delle competenze, il fare rete – ammette -. A pesare, attualmente, sono le disposizioni sull'aggiornamento. La nostra è un'attività a 360 gradi, dove nessun ambito è escluso. Non smetti mai di studiare durante anni e anni di carriera”.
Il lavoro? Non è in calo. La crisi ha portato a un incremento di pratiche  per fallimenti e concordati. “Sono l'ultimo passo, prima si effettuano passaggi intermedi, si cercano salvataggi, recuperi, bisogna intraprendere azioni con l'ufficio delle imposte”, spiega Barcella.
Anche Maria Rachele Vigani ha uno studio nel capoluogo, è iscritta all'ordine dal 1980 ed è il segretario del consiglio dell'Ordine di Bergamo. “Noi donne rappresentiamo l'altra metà del cielo anche in questa professione – sorride -. E' un mestiere che si è evoluto ingrandendosi, per questo richiede una formazione e aggiornamenti continui, è come se facessimo un master universitario perenne”. Sono infatti 60 le ore di formazione d'obbligo ogni anno, che vengono però sempre superate. Altro mito da sfatare è il grande guadagno: un tempo si prevedeva di fare soldi facendo il commercialista: “Non è più così – afferma Vigani -: è una tra le professioni più dispendiose per tempo e risorse”.
Qual è allora l'ottica giusta per guardare al futuro? “L'aggregazione con altri colleghi, dove c'è l'esperto di mercati esteri, quello di cessioni e acquisizioni di società, di ristrutturazione del debito e così via”.
Luca Capelli, 41 anni, divide con il padre ad Almé lo studio che vanta una decina di dipendenti. “Il sistema normativo non è lineare, può avere diverse interpretazioni  – spiega il commercialista -. Quindi non è semplice rapportarsi con la  burocrazia. La forza di noi professionisti è il rapporto che instauriamo con il cliente. Lo aiutiamo nel suo percorso imprenditoriale, forniamo un'assistenza quando attraversa momenti di difficoltà o deve raffrontarsi con regole non sempre chiare”. La soluzione tra interessi privati e collettivi? “Cerchiamo di trovare una risposta adeguata operando nella correttezza e senza avere a disposizione la bacchetta magica”.