Confidi, «banche e leggi non valorizzano il sistema» 

I confidi rappresentano il principale strumento di sostegno delle piccole e medie imprese oltre che un vero e proprio “ammortizzatore del credito” sempre più determinante anche per mantenere aperto il canale di dialogo con il sistema bancario. Non resta che valorizzare il loro ruolo quali interlocutori privilegiati del sistema bancario: «Il nostro sistema è però penalizzato da un significativo incremento dell’accesso diretto delle banche al Fondo Centrale di Garanzia» evidenzia alla vigilia dell’assemblea della Fogalco – in programma lunedì 5 maggio a Presezzo – il direttore Antonio Arrigoni, che fa anche parte del consiglio di gestione di Asconfidi Lombardia. «Nonostante la maggiore efficacia dell’intervento di controgaranzia attraverso i Confidi – rileva – rispetto a quello diretto del sistema bancario in termini di minor sofferenza e maggior leva attivata, registriamo comunque, soprattutto a livello legislativo, una costante tendenza a privilegiare la garanzia diretta da parte degli istituti di credito».
Altro aspetto destinato a modificare l’assetto dei Confidi è costituito dall’entrata in vigore della riforma del Testo Unico Bancario. «Riteniamo che sia ormai giunto il momento di verificare se nelle intenzioni del legislatore ci sia la reale volontà di riconoscere il “modello Confidi” diverso da quello degli altri intermediari finanziari, da costruire attraverso l'applicazione del principio di proporzionalità – continua Arrigoni -. Nella sostanza assistiamo ad una equiparazione piena degli operatori tra loro, con conseguente paradossale applicazione delle stesse procedure ed adempimenti previsti per i soggetti bancari, pur avendo l'attività di rilascio delle garanzie sicuramente un impatto di gran lunga inferiore sul mercato finanziario rispetto all'attività bancaria».

Con Asconfidi Lombardia la garanzia ha fatto un salto di qualità

Il bilancio 2013 della società partecipata Asconfidi Lombardia è più che lusinghiero. A poco meno di un anno dall'ottenimento dell'iscrizione nell'elenco speciale riservato agli intermediari finanziari vigilati da Banca d'Italia, Asconfidi Lombardia ha dato prova di aver costituito un sistema di garanzie “moderno”, in grado di rispondere alle esigenze di un mercato del credito sempre più complesso e globalizzato, salvaguardando il radicamento nel territorio e la conoscenza diretta delle imprese di tutte le realtà provinciali aderenti. Nel corso del 2013 Asconfidi Lombardia ha garantito 2.649 operazioni per un totale finanziato di 152.175.209 euro, cui corrisponde un rischio di 82.573.450 euro, ricevendo controgaranzie dai Confidi soci per un importo pari ad 42.665.721 euro, da Federfidi Lombardia per 46.171.703 e da Fin Promo.Ter per 1.427.119. Il rischio complessivo in essere ammonta 274.879.915 euro per un importo garantito pari a 145.026.632; in relazione a quest'ultimo importo si sono acquisite controgaranzie per 47.922.498 euro. Numeri questi particolarmente significativi che testimoniano l’impegnativa sfida di Asconfidi Lombardia nel far coesistere un’organizzazione complessa, con livelli di analisi e controllo sempre più articolati e sofisticati, unitamente alla tradizionale capacità di azzerare il divario informativo tra la banca e l’impresa. Nel corso dell'esercizio 2013 il Consiglio di gestione ha concentrato i propri sforzi per meglio strutturare e migliorare i controlli interni, anche attraverso il potenziamento dell'organico. L'attività di Due diligence svolta da Federfidi Lombardia in collaborazione con Price Waterhouse Coopers è nel complesso positiva, evidenziando al 30 giugno scorso un surplus patrimoniale di 7,5 milioni di euro con un'adeguata copertura delle partite deteriorate ed un Total capital ratio pari al 12,48%. L’organismo regionale si inserisce quindi nell'attuale mercato delle garanzie con un modello organizzativo-strutturale in grado di dare il giusto peso alla valutazione dei rischi, costruito su una struttura gestionale snella e altamente qualificata e con un costante collegamento e conoscenza del territorio di riferimento.




Formaggi da cent’anni, su Affari di Gola la storia di successo di Arrigoni

Formaggi per passione. Da cent’anni. È una storia di dedizione al lavoro, tradizione e qualità quella del caseificio Arrigoni di Palazzago, leader in Italia nella produzione di Taleggio e Quartirolo Lombardo. Giunta alla quarta generazione, l’azienda esporta in tutto il mondo, non conosce crisi e si avvale delle più moderne tecnologie. Tra i nuovi progetti, “I Piccoli di Arrigoni”, confezioni da 60 grammi che piacciono anche sui mercati di Svezia, Inghilterra, Belgio e Giappone.
Al prestigioso traguardo è dedicata la copertina del numero di aprile di Affari di Gola, la rivista dell’enogastronomia bergamasca edita dalla Rassegna. Temi di stagione sono la spesa di frutta effettuata direttamente sul campo, il cosiddetto “pick your own”, una modalità che sta guadagnando spazi sul territorio, le antiche tradizioni pasquali e la riscoperta della carne di pecora bergamasca, da portare in tavola magari già in questi giorni di festa.
Sul fronte del vino, il Vinitaly è stato l’occasione per sondare aspettative e strategie dei produttori lombardi in vista dell’Expo, mentre la rubrica Facecook, dedicata agli chef bergamaschi nel mondo e alle loro vetrine sui social network, incontra Nello Gioia, che da 29 anni gestisce nel South Carolina il “Ristorante Bergamo”.
Di rete si occupa pure la “Penna all’arrabbiata” di Pier Carlo Capozzi, scoprendo una nuova “follia” nel campo delle recensioni on line.
Non resta che gustarsi le pagine del mensile, in edicola e on line.




Confartigianato Bergamo, la solidarietà è senza confini

Nuovi progetti umanitari per Africa Tremila, la Ong legata all’Associazione. Raddoppiati i fondi del “Progetto Maurella”, sostenuto con le donazioni del 5 per mille. Centurelli: «Un modo di operare basato sulla concretezza e sul desiderio di fare»

La cooperazione e la solidarietà in favore delle popolazioni a Sud del mondo crescono grazie anche al sostegno degli artigiani.
È un anno ricco di nuovi progetti per l’Associazione Africa Tremila, la Ong legata a Confartigianato Bergamo, che da molti anni la ospita nella sede di via Torretta. Attiva dal 1995 e riconosciuta organizzazione non governativa nel 2001, Africa Tremila ha realizzato molti progetti in campo sanitario, scolastico e artigianale, sia in Africa che in Asia e Sud America, collaborando con enti religiosi, istituzioni locali e altre associazioni di volontariato.
«L’affinità con il mondo dell’artigianato nasce dal fatto che anche il nostro modo di operare si basa sulla concretezza e sul desiderio di fare» spiega il presidente Mauro Centurelli, da gennaio alla guida dell’organizzazione dopo essere succeduto a Luciano Moscheni, che a sua volta aveva raccolto il testimone da Robi Spagnolo oggi presidente onorario. «I progetti che realizziamo – continua Centurelli – sono di piccola-media dimensione e sempre con tempi certi, perché mirati a dare risposte immediate ai bisogni ma anche perché possiamo gestirli con le nostre forze non avendo alle spalle strutture costose: nessuno dei nostri operatori, infatti, viene stipendiato e quindi ci affidiamo esclusivamente al volontariato e alla grande generosità dei nostri amici sostenitori».
Uno dei principali progetti che quest’anno impegneranno l’Ong bergamasca sarà la realizzazione di un ospedale nello Zimbabwe (si tratta del terzo dopo il padiglione per la cura del colera in Malawi e il presidio sanitario in Ladakh, India, per i profughi tibetani), con solo una ventina di posti di degenza ma molti ambulatori specialistici.
Uno dei fiori all’occhiello di Africa Tremila è poi il “Progetto Maurella”, dedicato alla memoria di Maurella Lecchi, per oltre vent’anni segretaria di presidenza di Confartigianato Bergamo e per cinque segretaria della Ong. Grazie ad esso, da sei anni vengono distribuite derrate alimentari in Africa, consentendo a migliaia di indigenti – molti dei quali bambini – di avere accesso ad un bene primario a loro spesso negato: il cibo. «Quest’anno – evidenzia il presidente – il progetto rilancia e cresce, con un investimento di circa 70mila euro, più del doppio rispetto agli anni precedenti. Oltre al Malawi e al Madagascar, dove siamo attivi da tempo, abbiamo esteso il raggio d’azione in Eritrea e in Kenya, nella difficile realtà dello Slum di Nairobi: un posto dove regnano livelli estremi di degrado, disperazione e violenza e dove, dopo tanta fatica, riusciremo a portare aiuto a tante famiglie». E proprio al “Progetto Maurella” anche quest’anno saranno dedicati i fondi che Africa Tremila riuscirà a raccogliere grazie alla generosità del 5 per mille (per chi volesse contribuire, il codice fiscale da indicare nella dichiarazione dei redditi è: 90011690162).
Un’altra frontiera che l’Associazione sta per varcare è il Congo dove, nella capitale Kinshasa, si doterà un ospedale di un ecocardiografo, si ristrutturerà un asilo e si ripristinerà la funzionalità del pozzo destinato a rifornirlo di acqua potabile. Mentre a Kikwit (540 chilometri dalla capitale), dove nel 1995 una grave infezione di ebola uccise centinaia di congolesi tra cui sei suore delle Poverelle, sarà realizzato un pozzo per l’acqua potabile all’ospedale gestito dalle religiose. «Il mese prossimo – conclude Centurelli – verrà deliberato dal Consiglio direttivo un progetto che sta molto a cuore a tutti noi: doneremo a duecento famiglie un asino e due capre ciascuna, in modo da consentire un minimo di sostentamento con il latte, l’avviamento di piccole attività di allevamento e di trasporto con animali, dando un piccolo ma importante contributo allo sviluppo economico».
Tutte le informazioni circa le attività di Africa Tremila sul sito:
www.africatremila.it




Coordinamento Giovani, tutto il valore del fare rete

Nuovi media e mercati esteri al centro dell’incontro promosso dal Coordinamento Giovani e curato dall’Ascom. Bonicelli: «Importante anche creare un network tra di noi»

In platea tablet e smartphone affiancano i più classici penna e block notes. Non poteva che essere così, visti il pubblico al quale si rivolgeva l’incontro (gli imprenditori under 40) e il tema della serata (la comunicazione e le strategie di business ai tempi dei social media). All’Urban Center di Bergamo si sono dati appuntamento lo scorso giovedì 10 aprile i Giovani di Ance, Ascom, Confartigianato Bergamo e Confindustria Bergamo, le quattro associazioni – guidate rispettivamente da Francesco Savoldelli, Luca Bonicelli, Daniele Lo Sasso e Marco Bellini – che poco più di un anno fa hanno dato vita al “Coordinamento Bergamo Giovani” e al progetto di formazione continua “Let’s Sinergy”, una serie di momenti di confronto e approfondimento per promuovere la crescita professionale e personale delle nuove generazioni dell’imprenditoria. Quest’anno il percorso, sotto il titolo “Let’s International”, punta in particolare l’attenzione sulle opportunità offerte dall’estero. La quarta serata, curata dal Gruppo Giovani dell’Ascom, ha affrontato il ruolo dei social media, come questi strumenti stiano cambiando non solo il modo di comunicare ma anche le strategie aziendali e come possano essere utilizzati per il business locale e internazionale. Si sono inoltre chiarite le nuove dinamiche delle ricerche online e come posizionarsi nei motori di ricerca. Relatori della serata sono stati Valentina Trevaini, membro di giunta e coordinatrice del gruppo di lavoro Formazione e Comunicazione di Confartigianato Bergamo, e Alessandro La Ciura, entrambi giovani imprenditori del settore informatico.
Di rete, non informatica ma di relazioni, ha parlato anche il presidente dei Giovani dell’Ascom Luca Bonicelli, che ha fatto gli onori di casa. «Anche quello che stiamo realizzando è un network – ha sottolineato riferendosi alla collaborazione avviata tra i giovani dei diversi settori economici della provincia -. Parlarsi e confrontarsi anche se si opera in campi che possono sembrare distanti può fare individuare soluzioni interessanti anche per le proprie attività e il proprio settore. E poi dalla sinergia può nascere qualcosa da portare all’esterno, iniziative e proposte costruttive per il territorio in cui viviamo e in cui sono inserite le nostre aziende». 
L’ultimo appuntamento della serie vedrà impegnate nell’organizzazione tutti e quattro i gruppi del Coordinamento. È in programma giovedì 12 giugno e vedrà la presenza di Piera Molinelli, prorettore dell’Università di Bergamo, delegata all’Orientamento. 




Romano, anche shopping e menù celebrano il tenore Rubini

In occasione del concorso internazionale di canto lirico, i negozi ospitano totem con testimonianze storiche e biografiche. E nei locali piatti ispirati al personaggio e alla sua epoca

In concomitanza con il concorso internazionale di canto lirico ideato per ricordare nel suo paese natale, nel 160esimo anniversario dalla morte, Giovanni Battista Rubini, tenore tra i più importanti del XIX secolo e massimo rappresentante dell’arte lirica italiana, a Romano di Lombardia, le attività del Distretto del commercio Brebemi Shopping hanno ideato dei percorsi del gusto e dello shopping celebrativi.
Concerti, convegni e mostre danno il “la” alla manifestazione il 23 aprile, per entrare nel vivo della competizione, con la direzione artistica di Marzio Giossi, giovedì primo maggio con la fase eliminatoria del concorso e con la semifinale il giorno successivo, in programma – a porte chiuse – nella Sala del Pirata a Palazzo Rubini. L’appuntamento da non perdere è la finale del concorso che si svolgerà sabato 3 maggio nel cortile di Palazzo Rubini: i concorrenti, accompagnati dal pianista, il Maestro Samuele Pala, canteranno una o due arie scelte dalla giuria tra quelle presentate e cercheranno di aggiudicarsi premi e titoli. Il 4 maggio la giornata si aprirà a Palazzo Rubini alle 11 con l’aperitivo in musica per proseguire nel pomeriggio, alle 16, con una lezione musicale aperta. Sempre dal Palazzo partirà alle 17.15 il corteo in omaggio alla tomba di Giovanni Battista Rubini e alle 18.30 presso la Parrocchiale di Santa Maria Assunta si celebrerà la Messa solenne cantata in ricordo dell’illustre cittadino romanese.
Per tutto il periodo del concorso, i negozi presenteranno a cittadini e visitatori stralci e testimonianze della storia del tenore e del suo legame con il paese che gli ha dato i natali, offrendo un’occasione di riscoprire la città. Nelle vie del centro storico, dai portici della misericordia a via Rubini e via Tadini, saranno esposti 11 totem per far scoprire al visitatore la vita e la carriera artistica tenore stimato da Beethoven, Chopin e Listz, il primo cantante della storia ad intascare compensi da star esibendosi di fronte ai più raffinati auditori europei. I totem resteranno a disposizione delle 40 attività aderenti per ulteriori eventi del distretto, a partire dall’atteso appuntamento estivo con la notte bianca. Ristoranti, pizzerie e gastronomie hanno realizzato menù a tema pronti a ricreare l’atmosfera ottocentesca nelle vie del centro storico e a celebrare il tenore con una sinfonia di sapori e ricette ad hoc. 

Le attività aderenti
In via Rubini: Cafe Rico, Golosa Alchimia, Eredi di Vavassori Luigi, Pavone Rosso calzature, Bar Agorà, Macelleria Vezzoli, Lo Scacco abbigliamento, Alexandra profumeria, Ehi Mela lingerie, Caffè Rubini, Ristorante Baroni, Longo tabaccheria.
In via Tadini: Macelleria Giussani Pietro, Ricevitoria e Tabaccheria, Lavanderia Self Service, Junior Vip, Caffè Vittoria.
In via ColleonIi: Verde Capriccio, Mirtillo abbigliamento, Ottica Dante, Braguti abbigliamento, Brunelli Menotti Santo abbigliamento, Caffè Novecento, Macelleria Piavani Maurizio (piazza Garibaldi, 1).
In via dell’Armonia: Gioielleria Fassoli laboratorio orafo, Bazar del Tappeto e Tendaggio, Caffè 500, Lavanderia self service Lavapiù Miele.
In piazza Locatelli: Pescheria La Caletta, Hotel Mariet.
In via Nazario Sauro: Penta abbigliamento, Cometti Abitare.
A ancora: Ristorante Fuori Uso (via Patrioti Romanesi, 4/6), Bar Willy & Elisa (Viale Azimonti, 14), Radiogianni (via Indipendenza, 1); Bar Clè d'Sol (via Matteotti, 49); Casa degli Sposi di Plebani e Vavassori (via Milite Ignoto, 11).




Centrali telefoniche, grazie al “Colibrì” vola la cooperativa Badiali di Cisano   

Innovazione e tecnologia: sono questi i binari sui cui corre lo sviluppo della cooperativa sociale Padre Daniele Badiali di Cisano Bergamasco, da anni impegnata nella ricerca di soluzioni tecnologiche affidabili e all’avanguardia.
La cooperativa aderente a Confcooperative Bergamo è infatti oggi un punto di riferimento per imprese ed enti pubblici per tutta una serie di servizi legati all’impiantistica e alle energie rinnovabili, alla videosorveglianza, alla domotica e al mondo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. E proprio l’Ict è il settore in cui la cooperativa ha giocato il suo asso nella manica, installato già in diverse aziende di tutta la Lombardia e non solo: si chiama Colibrì Pbx ed è una centrale telefonica VoIp con tutti i vantaggi della gestione remota e possibilità di espansione illimitata.
«Da qualche anno ci occupavamo di installare centraline telefoniche per conto terzi ma con Colibrì abbiamo raggiunto l’obiettivo di creare il nostro centralino VoIP pensato per l’utilizzo in piccole e medie aziende, hotel, ospedali e call center – spiega Andrea Trussoni, responsabile del settore Ict della cooperativa dove sono impiegati 43 dipendenti, di cui 12 lavoratori svantaggiati -. Per portare avanti questo progetto, abbiamo messo insieme le più mature soluzioni open source sul mercato facendole lavorare insieme. Siamo così riusciti ad ottenere un centralino VoIP robusto, con un software in costante evoluzione e con aggiornamenti che garantiscono la massima sicurezza: una centralina unica e vantaggiosa per le aziende in quanto non prevede nessuna limitazione e licenza a pagamento per l’installazione di nuove linee, interni, servizi aggiuntivi e funzionalità future».
Una soluzione innovativa con tanto di marchio registrato, frutto di studi e ricerche di ingegneri, informatici, tecnici e installatori, tutti operativi all’interno della sede di via Simone Mayer a Cisano, dove mente e braccia operano insieme per dare nuova linfa all’innovazione tecnologica che si conferma dunque il «core business» della cooperativa fondata nel 1999 e che dopo il «Progetto Sole», avviato nel 2007, in pieno boom del mercato delle energie rinnovabili, ha affiancato alla storica attività di assemblaggio anche la progettazione e installazione impianti solari termici e fotovoltaici, seguita dall’impiantistica, dalle rinnovabili e dai servizi di Ict.
Investimenti che hanno portato la cooperativa Padre Daniele Badiali a creare Dabatech, progetto imprenditoriale cooperativo che strizza l’occhio all’innovazione e a tutto ciò che riguarda l’ambito delle telecomunicazioni, delle infrastrutture di rete, dell’Ict e della System Integration: «La centralina Colibrì è il riassunto di 8 anni di esperienza e lavoro nel settore dell’impiantistica e delle telecomunicazioni: il tassello che mancava a Dabatech – spiega Giancarlo Manzoni, presidente della cooperativa che tra i suoi clienti conta anche grandi realtà come la Colombo Costruzioni di Lecco, la Fondazione San Carlo di Milano e gli Ospedali Riuniti di Brescia -. Con questo progetto siamo riusciti a fare un salto di qualità e nel 2010 siamo stati la prima cooperativa sociale in Lombardia ad aver ottenuto l’autorizzazione ministeriale per l’installazione di centrali telefoniche».
Il tutto senza rinunciare alla vocazione sociale: «Con Dabatech abbiamo dato nuovo slancio alla cooperativa ma abbiamo anche mantenuto l’occupazione e ricercato nuovi settori spesso tralasciati dalla cooperazione sociale- conclude Manzoni -. La centralina VoIp Colibrì è la prova che efficienza e competenza non sono inconciliabili con la presa in carico di persone svantaggiate e che le cooperative sociali hanno enormi potenzialità anche nei settori legati alla fornitura di servizi tecnologici d’avanguardia».




Il caffé del bar sotto accusa, Beltrami: «Mai derogare alla regola delle 5M»

nella foto: Giorgio Beltrami

La recente puntata di Report ha fatto andare di traverso il caffè a molti e mandato in ebollizione i barman. Anche se Bergamo non è stata inserita tra le tappe dell’inchiesta che ha toccato diverse città italiane, a partire da Napoli, culla dell’espresso, Giorgio Beltrami, presidente del Gruppo Caffè, Bar e Pasticcerie dell'Ascom ha colto l’occasione per ribadire le regole che stanno dietro ad una tazzina di qualità e sottolineato come non ci si possa improvvisare mai dietro al bancone: “La formazione, che portiamo avanti ad elevati livelli presso la nostra Accademia del Gusto, è fondamentale come per qualsiasi altra professione – annota Beltrami -. E’ importante che chi si affaccia al mestiere sappia esattamente cosa deve affrontare in ogni aspetto gestionale, dai rapporti con i fornitori alla selezione dei prodotti, dal servizio all’amministrazione contabile. Bisogna sempre diffidare da contratti apparentemente vantaggiosi che non tardano a rivelarsi poi totalmente squilibrati e fuori mercato”.
La crisi senza dubbio pesa: “Fare scelte di qualità è sempre possibile, al di là della congiuntura economica, anche se contrariamente al resto d’Europa il caffè in Italia ha da tempo abbandonato quello dei quotidiani, cui è sempre stato convenzionalmente legato. I margini sono senza dubbio ridotti all’osso se l’espresso in Europa viaggia sui 2,50 euro quando da noi costa 1 euro in quasi tutta Italia” continua Beltrami.
La professione di barman deve essere sempre più valorizzata e deve tornare ad essere un mestiere da tramandare di padre in figlio: “Bisogna inoltre valorizzare il patrimonio di conoscenze attraverso la gestione familiare, un modello che resta sempre vincente. Oltre al confronto tra generazioni il modello familiare abbatte costi che oggi sono diventati davvero insostenibili. Dietro ai grandi locali storici italiani ci sono sempre state le famiglie che hanno sempre continuato a tenere fede ad una tradizione di qualità. In alcuni casi quando il passaggio generazionale si è interrotto non si sono mantenuti gli stessi standard qualitativi”.
Quali sono i segreti che stanno dietro ad un gran caffè? Le buone prassi per realizzare un buon prodotto, sono sintetizzabili nella regola delle 5 M (Miscela, Macinatura, Macchina del caffè, Manutenzione, Mano): “La qualità della miscela è il punto di partenza, poi c’è l’abilità nella macinatura che deve rispettare e seguire il clima: in una giornata di pioggia, ad esempio deve essere più sottile. La scelta della macchina conta, ma ancora di più la sua manutenzione: ogni sera bisogna investire una ventina di minuti nella pulizia. E’ imprescindibile poi l’uso del depuratore per scacciare il nemico principale di un buon caffè: il calcare. La macchina non va mai spenta: si accende quando si compra e si spegne a fine carriera. E’ un costo che ogni bar deve mettere preventivamente in conto. La mano del barman conta moltissimo, almeno quanto la sua passione e sensibilità, gli ingredienti più preziosi “. 




Pane fatto in casa. Ma è il fornaio a promuoverlo 

nella foto: Roberto Capello

Un fornaio che alimenta la passione per il pane fatto in casa? Sembra il più clamoroso degli autogol, ma non la pensa così per Roberto Capello, presidente dei panificatori bergamaschi (nonché dell’Unione Regionale Panificatori e vicepresidente nazionale della categoria) sempre in prima fila nel sollecitare il settore a leggere il cambiamento e ad uscire dagli schemi. Uno spirito creativo, che nemmeno nella propria attività imprenditoriale poteva rinunciare ad introdurre novità, anche sul filo della provocazione. È così che nei suoi negozi, a Bergamo e Seriate, ha realizzato e messo in vendita la miscela “panefacile”, un corretto mix di farina, lievito e sale per agevolare il compito e assicurare il risultato alla crescente schiera di panettieri fai da te.
La confezione – da 500 grammi – è corredata da dettagliate istruzioni, con le quali il professionista, senza temere di svelare preziosi segreti del mestiere ma anzi valorizzando tutta l’esperienza che sta dentro al prodotto, guida passo dopo passo chi vuole lasciarsi conquistare dal piacere di impastare e sfornare panini nella cucina di casa, senza disporre di specifiche attrezzature o conoscenze. «Fare il pane è qualcosa di molto bello – afferma Capello -, perché dovremmo essere contrari? Con la miscela abbiamo voluto offrire ai nostri clienti un’occasione per provare questa emozione e promuovere la cultura del pane, farlo apprezzare di più e far comprendere i valori che racchiude il prodotto artigianale».
Considerati i ritmi di vita ed il tempo a disposizione delle famiglie, Capello vede la panificazione domestica come un “gioco” da fare nel weekend, magari coinvolgendo i bambini. «Non credo che proporre la miscela avrà ripercussioni sulle vendite di pane in negozio – rimarca -. È infatti difficile pensare che i clienti riescano a sfornare panini tutti i giorni, ma la domenica, quando i panifici sono chiusi, il pane fatto in casa può essere un’alternativa ai prodotti del supermercato e se avanza dell’impasto si può preparare la pizza per la sera». Insomma “panefacile” non è un boomerang per le attività tradizionali ma un alleato su temi sempre caldi per la categoria come la difesa del riposo domenicale e la distinzione tra il pane fresco artigianale e prodotti industriali o da semilavorati. Ma è anche un motivo di fidelizzazione. «Sempre più spesso le clienti mi aggiornano sui loro risultati e chiedono chiarimenti e consigli – evidenzia il fornaio -. Alcune signore si incontrano addirittura per preparare il pane insieme e sui social network ci si scambiano fotografie con le loro creazioni. C’è anche chi ha deciso di mettere la miscela in un vaso richiudibile e distribuirlo come bomboniera ad un battesimo». Senza contare che è un prodotto che può essere ulteriormente sviluppato. «Siccome l’appetito viene mangiando – anticipa Capello – stiamo già mettendo a punto altre “ricette”, ad esempio con farro, grano duro e integrale, per dare ancora più spazio al gusto e alla creatività». Anche la miscela “base” ha comunque già in sé tante caratteristiche che la rendono speciale. È infatti composta da farina di tipo 1 macinata a pietra e prodotta da grano coltivato in Bergamasca, grazie al progetto di filiera lanciato e portato avanti dall’Aspan. Contiene inoltre già il lievito naturale essiccato di pasta madre e la giusta quantità di sale (iodato) rispettosa degli indirizzi del programma del ministero della Sanità “Guadagnare salute”, per la prevenzione delle malattie cardiovascolari e renali. «In effetti – sintetizza Capello – il mix per fare il pane in casa è un concentrato di alcune delle principali iniziative sindacali sviluppate negli ultimi anni, all’insegna della responsabilità sociale delle imprese. Come il progetto di filiera “Qualità della vita” che promuove il consumo consapevole, ecosostenibile e di valorizzazione del territorio e l’attenzione quotidiana alla salute racchiusa in un gesto semplice come mangiare il pane».




Innovation, Bergamo Sviluppo torna di nuovo in campo

È ricco anche nel 2014 il programma di attività della terza edizione del progetto “Innovation: the profitable implementation of ideas”, che mira a potenziare le competenze delle aziende locali nelle aree dell’innovazione, dell’internazionalizzazione e dell’aggregazione d’impresa. Obiettivo delle attività formative, seminariali e consulenziali che il progetto propone alle imprese del territorio nel corso dell’anno è fornire strumenti e indicazioni per poter “progredire” negli ambiti di intervento previsti, ossia aumentare la propria capacità competitiva e di sviluppo nei mercati di riferimento/interesse.
Alcune iniziative sono già state avviate, come lo Short Master in Internazionalizzazione d’Impresa, che si è appena chiuso con una conferenza stampa dedicata a cui sono stati invitati tutti i 33 partecipanti (titolari di imprese/soci/amministratori, manager e personale aziendale facente parte delle aree commerciale/marketing o produzione). «Si è trattato – come spiega il presidente di Bergamo Sviluppo, Angelo Carrara – di un nuovo percorso, della durata di 56 ore, che abbiamo pensato di realizzare con cadenza settimanale di 8 ore, nell’ambito del quale sono stati analizzati i diversi aspetti che l’impresa che decide di avviare un percorso di internazionalizzazione deve affrontare, anche da un punto di vista legale, fiscale e doganale». «Un taglio pratico e 9 le aree tematiche affrontate – precisa Gianluigi Viscardi, delegato all’innovazione dell’Azienda Speciale – che hanno spaziato dall’orientamento ai mercati internazionali al business planning, dalle strategie per l’internazionalizzazione alle tecniche di vendita nei mercati esteri, dalla scelta degli assetti organizzativi al supply chain management e ancora dalla fiscalità alla contrattualistica internazionale».
Il progetto mette anche a disposizione delle aziende richiedenti check-up aziendali gratuiti propedeutici all’ottenimento di interventi di consulenza mirata nelle 3 differenti aree oggetto dell’iniziativa. «Sono 60 le imprese che potranno beneficiarne nei prossimi mesi – sottolinea il drettore di Bergamo Sviluppo, Cristiano Arrigoni -. La raccolta delle richieste e la relativa selezione si è infatti chiusa da poco e sono in corso i check-up aziendali per l’individuazione dei fabbisogni che porteranno poi ad erogare 3.690 ore di consulenza personalizzata gratuita».
L’offerta del progetto prevede inoltre seminari e business focus in tema internazionalizzazione e un corso dedicato ad approfondire la metodologia Triz (approfondimento nel box sotto). Tutte le iniziative formative/informative sono gratuite per le imprese e realizzate con il coinvolgimento delle Organizzazioni di categoria del territorio e il supporto tecnico sia di NIBI (Nuovo Istituto di Business Internazionale) sia del Centro per l’innovazione e la gestione della conoscenza dell’Università di Bergamo.




Perolari: «Bisogna ridare valore alla formazione tecnica» 

nella foto: Alberto e Giorgio Perolari

“Sono ottimista perché sono un imprenditore, altrimenti non continuerei a fare questo mestiere. Ma chi ci viene a raccontare che ci sono segnali di cambiamento ci prende in giro. L’Italia è ancora in gravissima difficoltà e non vediamo la luce in fondo al tunnel”. Alberto Perolari, amministratore delegato della Perofil, non ha mezzi termini per descrivere l’attuale congiuntura economica. Lo storico marchio bergamasco di biancheria maschile, che da oltre un secolo fa capo alla sua famiglia, di periodi bui ne ha vissuti molti. Eppure il crack finanziario che nel 2008 ha travolto il sistema economico mondiale sembra non avere eguali. Recenti studi dimostrano infatti che siamo tornati indietro di 13 anni in termine di creazione di ricchezza e che un simile crollo del reddito nazionale non si era mai registrato in tempo di pace da quando esiste l’unità d’Italia. Statistiche che trovano conferma nell’analisi di Perolari: “Di certo io non ho vissuto la Guerra mondiale come mio nonno, che era stato addirittura sfollato – racconta – sicuramente quelle erano situazioni inimmaginabili oggi. Tuttavia, la crisi del 2008 è stata pesantissima e ha fatto venire alla luce una serie di complessità dell’economia e della finanza mondiale che non sono ancora state assolutamente risolte”.
Quali sono i mercati più in difficoltà?
“Il mondo oggi è molto diversificato. Sono andati in recessione tutti i mercati occidentali mentre c’è una crescita importante dei Paesi emergenti: il futuro sarà proprio dei cosiddetti Brics. Per esempio, il nostro secondo mercato di sbocco è la Cina: ci ha dato grandi soddisfazioni in questi anni. Anche se, per quanto riguarda i prodotti del lusso, sta registrando un rallentamento. L’Est Europa, invece, continua una crescita interessante”.
Il consiglio che si sente di dare alle imprese bergamasche?
“Di internazionalizzare. E’ necessario investire oltre i confini nazionali perché il mercato italiano, in termini di consumi di qualunque tipo di prodotto, è ancora oggi in grande recessione. Anche la nostra azienda, così come altre importanti ditte orobiche, sta concentrando i suoi sforzi al di fuori dei nostri confini. Noi siamo presenti in Paesi dove generiamo il 40% del nostro fatturato”.
I giovani stanno pagando il prezzo più alto, con un tasso di disoccupazione allarmante. Cosa bisogna fare?
“Innanzitutto, sanare il grande scollamento che esiste tra la formazione e le esigenze del mondo del lavoro. È inutile continuare a sfornare laureati in materie umanistiche, come avvocati o psicologi, quando poi ci mancano i tecnici. Le aziende tessili bergamasche nel giro di una decina d’anni avranno sicuramente un grosso problema a reperire personale adeguatamente preparato quando andranno in pensione le risorse importanti che hanno in organico. Bisogna ricordare alle famiglie e ai ragazzi che una formazione più tecnica ha un estremo valore. Il nostro è un Paese trasformatore di materie prime con una forte connotazione industriale. Abbiamo il secondo sistema industriale d’Europa dopo la Germania quindi non possiamo puntare tutto sui servizi come hanno fatto gli inglesi. Per dare occupazione dobbiamo piuttosto avere una seria politica industriale a lungo termine”.
Quindi resiste un pregiudizio nei confronti dei lavori manuali, spesso ritenuti umili o meno qualificati?
“Forse sì. Per questo bisogna cambiare l’approccio culturale. Non è detto che rinunciare alle materie umanistiche significhi per forza dedicarsi a lavori umili. Diventare capo di un reparto produttivo, per esempio, è un mestiere che può dare grandi gratificazioni. D’altronde non possiamo sperare di diventare tutti dei piloti di Ferrari, di quelli ce ne sono solo due. E gli altri cosa fanno? Non possiamo nemmeno fare tutti la guida turistica in Città alta”.
A proposito di turismo, anche per Bergamo può diventare una carta importante?
“Sicuramente anche il turismo è decisivo e forse non ci rendiamo conto di quanto sia forte all’estero l’appeal del made in Italy. Certo, poi quando un turista arriva a Bergamo fatica a trovare un cartello in inglese che gli indichi cosa visitare. C’è ancora molto da fare per migliorare il settore turistico, ma non è questo ambito che, a mio avviso, ci fornirà le risorse per offrire nuova occupazione”.
Gli stages aziendali sono un valido strumento?
“I tirocini in azienda rappresentano un arricchimento sia per l’azienda che per lo studente. Noi, appena abbiamo la possibilità, attiviamo degli stages perché ci permettono di conoscere nuovi collaboratori e magari, terminato il tirocinio, di integrarli in azienda”.
Molti bergamaschi stanno dando vita a start up di successo. Che consiglio dà a questi giovani imprenditori?
“Apprezzo lo spirito di imprenditorialità dei nostri giovani che decidono di lanciare dei progetti nuovi. Ci vuole una mente molto aperta e una grande conoscenza dei mercati mondiali perché né l’Italia né l’Europa sono più mercati di riferimento. Piuttosto bisogna puntare su Cina, India, Usa, Brasile e Paesi dell’Est. Inoltre, le start up non devono diventare delle aziende bonsai, nel senso che il nostro Paese non è capace di fare squadra e sorgono imprese troppo individualiste. C’è bisogno invece di unire le risorse per investire. Oggi avere un ufficio di rappresentanza a Shanghai, per esempio, ha un costo che non tutti possono sostenere. Condividere certi tipi di investimenti per un obiettivo comune diventa fondamentale”.
Quanto è importante oggi puntare anche sul web?
“La rete permette di avere un filo diretto con il consumatore e di imparare qualcosa di nuovo ogni giorno. Internet è una frontiera su cui anche noi stiamo investendo da tre anni. Al momento abbiamo una persona in azienda dedicata solo al web e stiamo valutando di investire di più in quest’area con nuovo organico”.
Cosa del made in Italy è più apprezzato all’estero?
“Il nostro appeal è legato alle famose tre A: agricoltura, abbigliamento e arredamento. Il nostro patrimonio enogastronomico non ha eguali nel mondo, ma forse non siamo così bravi e organizzati nel promuoverlo. Ci vorrebbe una maggior attenzione della politica europea sul “Made in”. Il nostro è l’unico continente del mondo che non stabilisce l’obbligatorietà del marchio di fabbricazione sui capi tessili e di abbigliamento. Questo è un grande gap culturale perché il “Made in” permetterebbe al consumatore di conoscere dove è stato fabbricato il capo che sta comprando e di avere, di conseguenza, una maggior trasparenza sul processo di acquisto”.
Anche lei ripone molte aspettative nell’Expo 2015?
“È una grande vetrina per i mercati di tutto il mondo e quindi un’opportunità per il nostro Paese di farsi conoscere. Mi preoccupo quando vedo Beppe Grillo che va sul cantiere dell’Expo come se fosse il cantiere della Tav. Lo trovo molto demagogico e molto sbagliato. L’esposizione sarà invece una grande opportunità e bisogna coinvolgere i territori e i cittadini per far capire a tutti il valore di questo evento. Per esempio il Kilometro Rosso ospiterà una serie di iniziative collaterali che faranno conoscere al mondo le nostre aziende di eccellenza. Bergamo sta lavorando molto bene e si sta adoperando per fare squadra tra le varie istituzioni: questo è un punto che farà la differenza”. 

L’azienda

Dal 1910 protagonista
nel settore dell’intimo maschile

Oltre un secolo di tradizione alle spalle, ma lo sguardo sempre puntato verso il futuro. La storia della Perofil, azienda bergamasca dedicata all’intimo maschile, ha origini lontane. A raccontarla, con trasporto misto a commozione, sono i due attuali capisaldi dello stabilimento. Protagonisti dell’ultimo incontro dedicato agli imprenditori orobici organizzato all’Ateneo di Scienze lettere ed arti, il presidente Giorgio Perolari e il figlio Alberto, amministratore delegato, hanno ricordato l’eroica impresa del loro capo fondatore. Era il 1910. Con grande intraprendenza, Francesco Perolari portò avanti l’idea di produrre fazzoletti accuratamente orlati e inscatolati, mentre fino ad allora, venivano cuciti a mano dalle donne riciclando vecchie lenzuola. Così inventò il marchio Skiatore, in onore della sua passione sportiva. Nel 1932 venne costruita la sede in via Paglia, quindi tra gli anni Quaranta e Cinquanta, la tessitura e la filatura passarono in via Zanica. Qui accanto nel 1962 venne progettato un palazzo industriale adibito ai laboratori e gli uffici. Il ’68, in particolare, fu un anno rivoluzionario per l’azienda che si dedicò per la prima volta alla produzione di capi di intimo per uomo, mentre nell’80 arrivarono i pigiami. Forte di una serie di prestigiose collaborazioni, da Prada & Prada America’s Cup alla Juventus, da Helmut Lang a Ermenegildo Zegna, la Perofil continua ancora oggi a unire tradizione e innovazione promuovendo i suoi manufatti artigianali anche sul web attraverso un e-commerce di successo. Ora il presidente Giorgio Perolari ha sette nipoti, tutte femmine. L’auspicio è che almeno una di loro, in futuro, abbia voglia di assumere le redini dell’azienda per dar vita alla quinta generazione.