Il passaggio generazionale? Sempre più tra datore di lavoro e dipendente

Le difficoltà non mancano e non tira ancora aria di ripresa. E’ questo il momento in cui Fogalco ribadisce con maggior forza la sua vicinanza alle imprese e al territorio per supportare le imprese del commercio, del turismo e dei servizi con un’analisi di bilancio ed un vero e proprio check-up finanziario su misura, agevolando l’accesso a finanziamenti a condizioni agevolate e supportando la voglia di fare impresa. L’opera di sensibilizzazione del sistema bancario sui costi del credito e sulle difficoltà che ogni giorno vivono le imprese non è mai stata così intensa. L’attenzione è massima nei confronti della riduzione complessiva del costo del credito, costituita dai tassi di interesse ma anche dalle spese istruttorie e accessorie.
Qual è il bilancio dell’anno che ci siamo lasciati alle spalle?
“Nel 2013 abbiamo registrato una crescita negli affidamenti garantiti e deliberati del 25 per cento rispetto al 2012. Sembra che vi sia una timida ripresa degli investimenti- anche in vista di Expo- specialmente nel comparto turistico-alberghiero e nei pubblici esercizi, che continuano senza dubbio a rappresentare il settore più dinamico tra le imprese associate. Di contro, è cresciuta la percentuale di ristrutturazioni ulteriori da parte di imprese appartenenti ai settori più disparati, in attesa di una ripresa che ancora tarda a farsi attendere. La crisi in generale ha reso più oculata e lungimirante la gestione finanziaria da parte delle imprese, come mostra il lieve calo dei nostri interventi fidejussori”.
Quali sono gli scenari imprenditoriali?
“Le start-up continuano a crescere anche come forma di autoimpiego da parte di chi ha perso il lavoro. E’ in crescita il passaggio generazionale da datore di lavoro a dipendente, specialmente nel comparto non alimentare, dalle tabaccherie ai negozi multiservizio, alle cartolibrerie ai negozi di abbigliamento. I dipendenti investono la loro liquidazione nell’attività dove hanno acquisito un’elevata professionalità per fare il passo decisivo e coronare il sogno di diventare imprenditore. Queste sono senza dubbio i migliori progetti imprenditoriali e la fase di passaggio è agevolata dal rapporto che l’ex datore di lavoro ha saputo costruire nel tempo”.
Quali sono i servizi più richiesti?
“Crescono i servizi di consulenza, specialmente di analisi di bilancio. Grazie anche al contributo della Camera di Commercio si sono intensificate le operazioni di check-up finanziario che hanno aiutato le imprese a gestire in modo ottimale risorse e piani aziendali. Organizziamo sempre più incontri a supporto di singoli imprenditori, con il nostro funzionario, il nostro analista, il rappresentante di categoria Ascom per valutare acquisizioni, cessioni o semplicemente per riformulare un piano o programma aziendale”.
Come è il rapporto con il territorio?
“Da qualche mese abbiamo rafforzato la nostra presenza nel territorio, portando i servizi Fogalco nelle delegazioni Ascom due volte la settimana. E’ il nostro modo di ribadire la vicinanza alle imprese offrendo tutti i servizi, dal check-up aziendale alle domande di finanziamento per investimenti e ristrutturazioni aziendali, facendo risparmiare tempo prezioso. Abbiamo inoltre intensificato gli incontri con i rappresentanti degli istituti di credito: ci impegniamo ogni giorno per indicare alle nostre imprese il percorso da intraprendere per rimettere in sesto l’attività, pianificare il futuro e bilanciare gli investimenti”.
Quali sono gli obiettivi in agenda?
“Continueremo a rafforzare la nostra presenza sul territorio e a ribadire la vicinanza alle imprese, anche attraverso l’opera di sensibilizzazione portata avanti con gli istituti di credito. Oltre a sostenere gli investimenti più lungimiranti sia chirografari che ipotecari, l’obiettivo è quello di aumentare la percentuale di garanzie sugli affidamenti a breve termine (fidi di conto corrente anticipo fatture). Possiamo incrementare le garanzie di breve periodo attraverso il miglioramento delle condizioni in essere. L’attenzione è massima nei confronti della riduzione complessiva del costo del credito, costituita dai tassi di interesse ma anche dalle spese istruttorie e accessorie”.




Ascom, per i soci vacanze scontate a Cervia e Milano Marittima 

Sconto di 150 euro grazie all’inziativa di Federalberghi

La Romagna richiama gli imprenditori del commercio, del turismo e dei servizi con un’offerta ideata da Federalberghi Cervia in collaborazione con la Confcommercio locale.  “Al mare forza 150”, è questo lo slogan della proposta, consiste in uno sconto di 150 euro riservato ai soci Ascom per un soggiorno di almeno una settimana negli hotel che aderiscono all’iniziativa. Per  usufruire dell’offerta basta  utilizzare l’assegno-coupon scaricabile dal sito. L’assegno può essere utilizzato per una camera riservate a due persone (un solo assegno a camera) e non è cumulabile con altre offerte. All’arrivo in hotel, gli albergatori aderenti a Federalberghi consegneranno agli ospiti uno speciale omaggio di benvenuto insieme con una “mappa interattiva”, fruibile anche su smartphone, di quanto offre la città. Cervia è tra le prime località balneari italiane per qualità dei servizi e del territorio. Le famose saline di origine etrusca con la riserva naturale, che producono un ottimo sale da cucina apprezzato in tutto il mondo, e la pineta vero e proprio “giardino verde”  che avvolge la città contraddistinguono la cittadina romagnola.  Cervia è un’ottima base per scoprire i paesini, i centri artigianali e agricoli dell’entroterra e per visitare le città d’arte di Ravenna e Faenza, oltre che la Repubblica di San Marino. Non mancano occasioni di “vacanza attiva” per gli appassionati di sport e natura, dal golf a 27 buche ai percorsi all’ombra della pineta, alle piste ciclabili; la destinazione è la meta ideale anche per chi cerca relax e benessere termale e per gli appassionati di shopping con le boutique del centro di Milano Marittima, meta irrinunciabile per gli acquisti.




Ludopatie, Fusini (Ascom): «Bergamo dà l’esempio»

L’assessore regionale Beccalossi ha presentato in città la nuova legge regionale che cerca di dare risposte al preoccupante fenomeno. Il vicedirettore dell’Associazione commercianti: «Apprezzabile la misura che prevede sgravi ed incentivi ai locali che diventano no-slot»

“Bergamo e il suo territorio sono un vero modello nel contrastare il fenomeno del gioco d’azzardo. Istituzioni, Curia, mondo dell’associazionismo e del volontariato stanno lavorando fianco a fianco per un obiettivo comune e sanno di poter contare su uno strumento valido come la legge regionale contro le ludopatie”.  Così l’assessore al Territorio, Urbanistica e Difesa del suolo di Regione Lombardia, Viviana Beccalossi si è espressa durante il suo intervento al Seminario sulla legge regionale sulla Ludopatia (da poco entrata in vigore) nella sede territoriale di Bergamo. “Una legge – ha proseguito la team leader della norma di contrasto al gioco d’azzardo patologico e alle ludopatie – che, va ricordato, è stata votata all’unanimità da tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale e che è quindi la legge di tutti”.
“Legge – ha precisato Beccalossi – che è diventata un esempio per altre regioni e soprattutto ha il merito di riconoscere il gioco d’azzardo come vera e propria emergenza sociale. Oggi è necessario tutti insieme mantenere alta l’attenzione e la tensione per la soluzione di un problema che la Regione ha voluto approcciare come tale e non, come appare in una visione distorta, come la facile scappatoia per assicurare entrate allo Stato in un momento di crisi”. “Ogni giorno – ha continuato l’assessore al Territorio – arrivano ai miei uffici richieste di aiuto da parte di sindaci e rappresentanti del mondo del volontariato, che, sul proprio territorio, cercano di contrastare l’apertura di nuove sale. Ora tutti questi soggetti dispongono finalmente di uno strumento normativo efficace, per evitare il proliferare di questa piaga sociale, con regolamenti che fissano la distanza dai luoghi sensibili per l’installazione di nuove macchinette, un pacchetto sulle attività di prevenzione e cura della malattia, incentivi fiscali per i gestori che decideranno di disinstallare le slot dai loro locali”. “Inoltre – ha proseguito l’assessore – abbiamo fortemente voluto coinvolgere i giovani, che rappresentano una categoria ad altissimo rischio, lanciando un concorso nelle scuole superiori e professionali, con cui verrà scelto il logo regionale che potranno esporre i gestori fieramente no slot”.
Da un rapporto del 2012, redatto dell’Assessorato regionale alla Famiglia, sono emersi dati  a dir poco sconcertanti, sul fenomeno crescente
delle giocate e delle somme messe a disposizione. Dal rapporto si evince che Bergamo è la terza provincia all’interno del territorio lombardo in termini di dipendenza, e che qui negli ultimi due anni, dal 2010 al 2012, si è registrato un aumento del 70%, mentre a Milano addirittura del 400%.  “Alla luce di questi dati – ha commentato l’assessore – emerge che la ludopatia ha dei costi sociali elevati proprio perché ha effetti sulle famiglie e sulla società. Spesso poi in periodi di crisi si pensa che il gioco d’azzardo possa risolvere tutti i problemi, e quindi immancabilmente si assiste ad un aumento esponenziale di questo tipo di fenomeno. Infine – ha aggiunto – l’altra questione su cui bisognerebbe riflettere è: quanto potere hanno i sindaci e i rappresentanti delle istituzioni che stanno sul territorio per gestire drammi come quello della dipendenza dal gioco d’azzardo? Nulla di fatto – ha constatato – perché le sale gioco non le autorizzano i Sindaci, loro possono solo mettere in atto regolamenti, ma non è campo d’azione del Sindaco. Probabilmente – ha concluso l’assessore – la rendita economica elevata che garantisce allo Stato questo tipo di dipendenza, giustifica una certa inattività”.
Nel frattempo l’Ascom di Bergamo ribadisce la propria adesione al tavolo di prevenzione della ludopatia dell’Asl per la rilevanza sociale ed economica del tema. “Il modello creato a Bergamo – sottolinea Oscar Fusini, vicedirettore dell’Ascom – ci auguriamo possa dare un indirizzo ad altre aree e contribuire ad affrontare in modo organico la questione delle sale gioco che vanno ad indebolire il tessuto sociale e ad impoverire i centri urbani”. La normativa porta con sé più di una criticità. “I problemi – continua Fusini – non si possono risolvere a valle, con leggi farraginose che continuano a punire gli esercenti per la mancata esposizione di cartelli dalla dubbia efficacia. E’ invece apprezzabile la misura che prevede sgravi ed incentivi, a partire dai tagli Irpef, per i locali che diventano no-slot. Non bisogna infatti dimenticare che se si spegnessero le slot machine la metà dei pubblici esercizi che le ha installate rischierebbe di chiudere per sempre”. Bisogna ricordare che gli esercenti restano l’anello debole di una catena in cui Stato e concessionari fornitori la fanno da padroni: “Gli esercenti si vedono sottoporre dei veri e propri contratti-capestro con clausole davvero onerose”.

I contenuti della nuova legge regionale

La legge 8 del 2013 e le successive delibere attuative  prevedono misure concrete per limitare il gioco d’azzardo sul territorio regionale l’obbligo di distanza, per l’autorizzazione all’installazione di nuove macchinette, ad almeno 500 mt da scuole, chiese, ospedali, strutture socio/assistenziali e altri luoghi individuati come “sensibili” e la predisposizione di un piano di contrasto che indica:
● i ruoli delle Asl nel contrastare questa nuova tipologia di dipendenza;
● i criteri per l’erogazione di voucher collegati a questa patologia;
● la collaborazione con le associazioni impegnate nella lotta alla ludopatia;
● i requisiti di una campagna informativa ad hoc che prevede anche la predisposizione di un numero verde dedicato;
● la formazione obbligatoria per gestori delle sale da gioco e titolari degli esercizi dotati di slot;
● la creazione di un marchio NO SLOT da individuarsi attraverso un concorso tra le scuole superiori di secondo grado;
● la funzione di controllo demandata alla Polizia Locale con sanzioni applicabili comprese tra un minimo di 1.000 a un massimo di 15.000 euro;
● la completa detassazione ai fini di addizionale regionale Irap degli esercizi  che disinstallano le macchinette e il raddoppio dell’addizionale per quelli che invece decidono di mantenerle;
● un regolamento attuativo da parte della Giunta che disciplini modalità tecnologiche per evitare l’accesso ai locali adibiti a sale slot ai minorenni.
Al fine di tenere monitorata l’efficacia delle azioni di contrasto alla ludopatia, è stato recentemente istituito un gruppo di lavoro che riunisce i principali attori interessati
dalla problematica  come ASL, SERT, delegazione ANCI, associazioni di categoria per proseguire con una strategia comune e condivisa.




BERGAMO / I tassisti diventano “ambasciatori” del turismo 

Al via il corso di formazione promosso dal Comune per gli operatori bergamaschi. Obiettivo: fornire loro informazioni sui poli attrattivi più importanti della città

Trasformare una corsa in taxi in un inaspettato giro turistico, con chicche di arte, cultura e storia. Il Comune di Bergamo sceglie di investire nella formazione dei tassisti, offrendo loro un corso che li porterà a vestire i panni di “Ambasciatori del turismo”. Come già successo con gli autisti dell’Atb e i vigili urbani, i conducenti dei taxi saranno accompagnati alla scoperta delle bellezze orobiche da guide turistiche abilitate che forniranno loro utili informazioni sui poli attrattivi più importanti della città. Il primo appuntamento s’è tenuto lo scorso 3 aprile, alle 12.30, con partenza da Largo Colle Aperto a Bergamo.
Il corso consentirà ai tassisti di conoscere la dislocazione dei punti di interesse più richiesti, la loro accessibilità (orari e tariffe), le caratteristiche storico-culturali di maggior rilievo (pensiamo ai dipinti del Rinascimento italiano, alle tarsie di Lorenzo Lotto o, ancora, ai preziosi appartenuti a Gaetano Donizetti e a Papa Giovanni XXIII).  “Dobbiamo ricordarci che sono proprio queste categorie ad avere il primo contatto con il turista – ha spiegato Roberta Garibaldi, delegata al Turismo di Bergamo -. Per chi arriva in città sono un punto di riferimento importante ed è giusto metterli in condizione di poter offrire un valore aggiunto alla loro professione, accogliendo al meglio i visitatori”.
Si rinnova, così, il legame tra Comune e tassisti, che hanno visto nell’ultimo periodo impegnarsi per l’attivazione di numerosi nuovi servizi come: il centralino di prenotazioni multilingue, la possibilità di pagare con carta di credito in quasi tutti i taxi e l’istallazione del dispositivo per chiamata automatica dagli hotel. Un’importante novità sarà rappresentata, inoltre, dall’istallazione della colonnina di chiamata dei taxi presso la stazione ferroviaria di Bergamo.
“Da oggi i tassisti potranno omaggiare i loro clienti con mappe della città e materiale turistico informativo – aggiunge Garibaldi – nell’ottica di un potenziamento concreto della capacità di accoglienza cittadina”. Viaggiare con comodità nella Città dei Mille è possibile anche grazie ai numerosi vantaggi offerti dalla Bergamo Card che permette di accedere a un circuito di attività convenzionate o, ancora, grazie alle app che sfruttando al massimo tutte le potenzialità delle nuove tecnologie, consentono di pianificare il viaggio con estrema cura.




Elezioni europee, appello dei commercianti ai candidati 

Tra le priorità indicate nel manifesto di Confcommercio figurano anche la revisione della direttiva Bolkestein, la salvaguardia del pluralismo distributivo, il contrasto alla desertificazione commerciale dei centri storici e delle periferie e la facilitazione dell’accesso al credito

In vista delle elezioni del nuovo Parlamento Europeo, Confcommercio–Imprese per l’Italia ha predisposto un Manifesto per l’Europa, dal titolo e filo conduttore “Senza impresa non c’è Europa, senza sviluppo non c’è impresa”, che riassume le istanze e le aspettative delle imprese del terziario di mercato italiano. Il prossimo Parlamento Europeo sarà chiamato a nuove e più grandi responsabilità rispetto al passato: i prossimi cinque anni, infatti, saranno decisivi per il futuro dell’Unione Europea e per la sua sostenibilità e condivisione da parte di tutti i popoli europei. E decisiva sarà anche l’azione dell’Italia, che assumerà la Presidenza dell’Unione in un periodo caratterizzato dal rinnovo delle sue Istituzioni. Il primo obiettivo dell’Ue dovrà, dunque, essere il superamento della crisi che ha colpito l’economia in una dimensione inaudita. La Ue ha fatto fronte agli attacchi speculativi dei mercati finanziari, che è all’origine della crisi, esclusivamente con misure di austerità al fine di salvaguardare sia le banche e le istituzioni finanziarie sia la stabilità economico finanziaria degli Stati sovrani, specie quelli, come l’Italia, con un rapporto debito-Pil molto elevato. Quando l’Unione è intervenuta nei confronti dei Paesi in maggiori difficoltà lo ha fatto per assicurare la stabilità dei bilanci e dei mercati finanziari che li sostengono, sempre doverosa, senza assumere misure idonee per la ripresa economica e lo sviluppo. Confcommercio chiede, pertanto, all’Europa di invertire la rotta con un’azione decisiva per rilanciare lo sviluppo. Nel pieno rispetto del ruolo delle Istituzioni dell’Ue, la Confederazione individua, in 12 punti, le linee guida dell’azione dell’Unione per restituire fiducia alle imprese ed ai cittadini e creare un ambiente socioeconomico favorevole alla ripresa.

I DODICI PUNTI DEL MANIFESTO

1)  Assicurare pari dignità ai settori economici ed alle diverse forme di impresa
Sono le imprese del commercio, dei trasporti e della logistica, del turismo e dei servizi, quelle che oggi hanno bisogno di politiche di sviluppo che ne comprendano il ruolo e ne valorizzino le specificità, con azioni che ne riattivino gli investimenti e ne accrescano la competitività, e nello stesso tempo diano ai cittadini la possibilità di ricostruire adeguate capacità di consumo.

2)  Armonizzare la libertà del Mercato interno
E’ indispensabile garantire un contesto di concorrenza leale. Ne sono condizione la semplificazione amministrativa ed un insieme di regole comuni che caratterizzino l’Unione come un ambiente accogliente, nel quale nessuno si senta tradito e penalizzato. Occorre mettere tutte le imprese sullo stesso piano in un ambiente normativo stabile e semplificato.

3)  Riesaminare la Direttiva Bolkestein
Gli strumenti introdotti dall’Ue per dare piena attuazione al mercato interno, come la Direttiva servizi, non devono più essere utilizzati in maniera strumentale. La libertà di stabilimento ed il principio di concorrenza dovranno essere al servizio dello sviluppo
delle diverse forme di impresa e delle diverse realtà locali, nel rispetto delle autonomie e delle responsabilità delle Amministrazioni che presiedono al governo ed alla programmazione del territorio.

4)  Ripartire dalla città e dal governo del territorio – Agire per il turismo
Le imprese del terziario di mercato nella quasi totalità non possono delocalizzare. Servono allora leggi, assetti urbanistici ed azioni che salvaguardino il pluralismo distributivo e la tutela delle risorse del turismo, assicurino la mobilità ed i servizi ai cittadini, contrastino la desertificazione commerciale dei centri storici e delle periferie, garantiscano la legalità e la sicurezza necessarie, riducano gli effetti devastanti della mancata cura dell’assetto idrogeologico.
Una politica di sviluppo che valorizzi il territorio impone un’efficace politica per il turismo.

5)  Armonizzare i regimi fiscali ammettendo azioni di riequilibrio
Va eliminata qualsiasi forma di “concorrenza fiscale” tra gli Stati introducendo l’esplicito divieto di forme di dumping fiscale sociale all’interno dell’Ue, ammettendo nella fase transitoria che gli stessi Stati, senza incorrere nella procedura d’infrazione, possano adottare misure fiscali od economiche di compensazione per ricostruire condizioni di equilibrio tra le diverse aree economiche.

6)  Facilitare l’accesso al credito ed intervenire sul sistema bancario – Dotare l’Europa di una propria Agenzia di Rating
L’Ue deve garantire che le imprese possano finalmente accedere alle risorse necessarie, in un sistema riordinato da regole certe in cui le banche e le istituzioni finanziarie tornino a svolgere il compito originario di leve dello sviluppo delle imprese e dei territori di riferimento.

7)  Modificare e agevolare l’impiego dei fondi comunitari – Rivedere i parametri di Maastricht
Vanno integralmente modificate le modalità di allocazione e di gestione dei fondi strutturali, differenziando con chiarezza le iniziative della politica di coesione comunitaria dalle iniziative della politica di crescita e di sviluppo nazionale. E’ indispensabile, per avviare e sostenere la ripresa, che gli investimenti effettuati con i fondi strutturali siano espunti dal computo del deficit di bilancio. Ma è ancor più necessaria la revisione dei parametri di Maastricht.

8)  Istituire il Marchio di origine dei prodotti – Contrastare contraffazione e criminalità
E’ necessario tutelare, con l’introduzione del Marchio d’origine, i prodotti comunitari, sia food che non food; bisogna non censurare iniziative nazionali per la creazione di marchi che offrano una sponda ai piccoli e medi produttori, dando priorità ai marchi
collettivi geografici; occorre salvaguardare le attività produttive, commerciali e dei servizi dell’Ue dalla concorrenza sleale di Paesi emergenti.

9)  Impedire “la vendita” della cittadinanza dell’Ue a cittadini di Paesi terzi
Nell’azione di contrasto della contraffazione e della criminalità, va impedita “la vendita” della cittadinanza dell’Ue a cittadini di Paesi terzi, dando seguito alla Risoluzione del Parlamento europeo che invita gli Stati membri ad evitare di trasformare la cittadinanza dell’Ue in un prodotto commerciale.

10)  Assegnare ai trasporti, ai porti ed alla logistica priorità autonome di intervento
Le politiche europee per i trasporti e la logistica dovrebbero prioritariamente puntare, tra le altre cose, a confermare la strategia di intervento sulle reti di trasporto TEN rafforzandone la prospettiva euro-mediterranea; riconoscere pienamente la peculiarità nazionale, consistente nelle penalizzazioni derivanti dall’attraversamento obbligato della barriera alpina; combattere la concorrenza sleale nell’autotrasporto; incentivare il rinnovo del parco veicolare, parametrato sull’effettivo costo sostenuto per la sostituzione.

11)  Sostenere l’innovazione del terziario, includendo le imprese nell’agenda digitale
È necessario sollecitare una politica che incentivando l’innovazione, la diffusione e la velocizzazione delle reti a favore di tutte le imprese, di qualunque tipologia e dimensione, accresca la competitività di ciascuna di esse e dell’intero sistema.

12)  Adottare una strategia di comunicazione
Va adottata un’adeguata strategia di comunicazione per far conoscere l’azione svolta dalle Istituzioni comunitarie e così restituire piena credibilità all’Ue nei confronti dei cittadini e delle imprese.




Popolare di Bergamo, social bond a supporto della Fondazione Veronesi

La Popolare di Bergamo torna in campo sul fronte della solidarietà. Lo fa col social bond “Banca Popolare di Bergamo – UBI Comunità per Fondazione Umberto Veronesi”, un prestito obbligazionario del valore complessivo di 6 milioni di euro che sarà destinato a nuovi risparmi e i cui proventi saranno in parte devoluti, a titolo di liberalità, alla Fondazione. Più in dettaglio, lo 0,50% del valore nominale delle obbligazioni sarà devoluto alla Fondazione per sostenere il progetto di ricerca di Maria Elena Sana “Comprendere la genetica della sindrome del cuore sinistro ipoplasico nei bambini”, che verrà realizzato presso l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Un  lavoro delicato e impegnativo per contrastare una malattia congenita del cuore che si manifesta nei neonati e che rappresenta la più comune causa di morte per anomalie cardiache nel primo mese di vita. “La finalità del mio lavoro – precisa infatti Sana – starà proprio nel determinare il difetto genetico che provoca questa malattia”.
Le obbligazioni emesse dalla Popolare hanno taglio minimo di sottoscrizione pari a mille euro, una durata 3 anni, la cedola semestrale, il tasso fisso lordo del 2% per il primo anno, del 2,10% per il secondo anno e del 2,20% per il terzo anno. Le obbligazioni sono sottoscrivibile fino al 16 maggio prossimo, salvo chiusura anticipata o estensione del periodo di offerta, non sono destinate alla quotazione in nessun mercato regolamentato o sistema multilaterale di negoziazione: saranno negoziate in contropartita diretta nell’ambito del servizio di negoziazione per conto proprio.
“Siamo fieri – ha commentato Giorgio Frigeri, presidente della Banca Popolare – di poter sostenere la Fondazione Veronesi, che, con tanto impegno, investe nel futuro del progresso scientifico, anche attraverso giovani ricercatori che realizzano progetti di alta innovazione, consentendo rapide applicazioni dei risultati al paziente”.
“Sostenere una giovane ricercatrice della Fondazione Umberto Veronesi – aggiunge Osvaldo Ranica, direttore generale della Banca Popolare di Bergamo – è un modo per essere, ancora una volta, vicini al territorio e alle Associazioni del Terzo Settore che sostengono le comunità locali. Come banca, ma ancor prima come persone, siamo orgogliosi di poter lavorare con tante realtà no profit, che si avvicinano al nostro Istituto proponendo collaborazioni e condividendo progetti”. Paolo Veronesi ha poi illustrato le finalità e i risultati raggiunti dalla Fondazione da lui presieduta e rimarcato l’obiettivo di “creare una compagine di migliaia di nuovi ricercatori e cambiando il concetto di sostegno ai giovani: da ricompensa per pochi ragazzi meritevoli, a costruzione di una piramide per la scienza, fondata su una nuova generazione di scienziati. Tutto questo – ha sottolineato Veronesi – è possibile soprattutto grazie al sostegno di realtà ammirevoli e lungimiranti come Banca Popolare di Bergamo, del Gruppo UBI, che da tempo sostiene il nostro impegno”. 




Edicole, «così progettiamo la rinascita»

Le edicole di Bergamo e il rituale quotidiano dell’acquisto dei giornali non tramontano e, nonostante la crisi, guardano avanti e puntano al rilancio. Il Comune ha lanciato infatti un piano salva-edicole e rilancia-chioschi completando l’ultimo tassello del Pgt sul fronte del commercio. Schiacciate da Internet, tablet e dal mare magnum di magazine a 1 euro o 50 centesimi, le 41 rivendite della città annaspano e il Comune, in collaborazione con le associazioni di categoria, ha dato il via ad un processo di riqualificazione sostenibile ed ambizioso che passa necessariamente dall’allargamento delle categorie merceologiche in vendita. Con un gruppo di lavoro dedicato, l’Amministrazione ha redatto un piano – approvato all’unanimità il primo aprile dal Consiglio – che, in coerenza con la strumentazione urbanistica vigente, punta al sostegno del lavoro, ad un maggior decoro in città e a un miglior servizio ai cittadini. «Oltre ad aggiungere nuove opportunità lavorative con l’inserimento di nuovi chioschi, è stato lanciato un programma di sostegno attraverso un miglioramento delle strutture esistenti per generare maggiori servizi al cittadino e al turista – spiega l’assessore alle Attività Produttive Enrica Foppa Pedretti -. Le edicole sono state penalizzate dalla rivoluzione nella distribuzione intervenuta negli ultimi dieci anni ma in Italia, a differenza del resto d’Europa eccezion fatta per la Spagna, i vecchi chioschi restano il luogo preferito dai cittadini per acquistare i giornali. Per favorire questa peculiarità e rendere sostenibili queste attività abbiamo deciso di lanciare un piano sostenibile per la loro riqualificazione».
Le edicole rappresentano un importante presidio d’informazione per il turista oltre che per il territorio e molto si può fare, con limitati investimenti, per valorizzarle: «Per quanto riguarda il decoro, gli elementi prescrittivi più significativi sono la tinteggiatura della struttura, di cui l’urbanistica ha definito il colore sia per i legni che per i metalli e la sostituzione degli espositori metallici esterni, spesso indecorosi ed arrugginiti, fornendo un abaco di riferimento – continua l’assessore -. È stata inoltre garantita la possibilità di ampliamento dove gli spazi lo consentono. Si potranno installare insegne informative a scritte scorrevoli per caratterizzare ulteriormente l’attività».
Le edicole devono poter “monetizzare” i contatti che ogni giorno stabiliscono con la città e con i turisti per recuperare la redditività persa tra calo delle vendite, campagne di abbonamenti aggressive e margini sempre più ridotti: «La situazione è davvero difficile per chi gestisce le edicole ma, nonostante la crisi, restano dei punti vendita attivi nei centri urbani e tra i servizi di prossimità più importanti, aperti anche sette giorni su sette – sottolinea Oscar Fusini, vicedirettore dell’Ascom -. Il rito dell’acquisto del quotidiano dall’edicolante di fiducia non tramonta e anche per i più piccoli l’edicola, con figurine e fumetti, resta un punto di vendita di grande richiamo. Il numero di contatti che ogni giorno l’edicola stabilisce è superiore a quello della maggior parte delle altre attività commerciali, non resta che capitalizzarli attraverso una maggiore offerta di prodotti e servizi».
La crisi non agevola però gli investimenti: «Riceviamo un importante segnale da parte dell’Amministrazione comunale – sottolinea il presidente del Gruppo Edicole Ascom Marco Paciolla -. La crisi pesa enormemente sulle nostre imprese e la possibilità di allargare le edicole per ampliare la gamma in vendita rappresenta un’opportunità. La crisi non aiuta certo gli investimenti: sarebbe auspicabile lo stanziamento di contributi e risorse dedicate per dare un ulteriore segno di attenzione alla categoria. Creare un nuovo chiosco da zero richiede investimenti onerosi, dai 50mila ai 70mila euro in media». La svolta è necessaria per la sopravvivenza delle imprese: «Il nostro settore è in crisi – ribadisce Giampiero Labò, vice presidente nazionale del Sindacato Autonomo dei Giornalai, Snag – ed è questo il momento di pensare ad una riqualificazione e di fare spazio alle idee. In vista di Expo, ad esempio, le edicole possono diventare dei veri e propri infopoint a supporto dei turisti». 




Banconote false, per i negozianti un rischio costante 

nella foto: Salvatore Gangone

Ologrammi, fili di sicurezza, scritte in rilievo e disegni visibili in controluce. Questi sono soltanto alcuni dei segni che distinguono una banconota vera da una falsa. Ma il rischio di trovarsi fra le mani dei pezzi di carta travestiti da denaro è sempre in agguato tra i commercianti orobici. Parola del direttore della filiale bergamasca della Banca d’Italia, Salvatore Gangone, che invita i cittadini ad aguzzare la vista e a non farsi ingannare soprattutto dai tagli da 20 e 50 euro, i più contraffatti in Italia: “Nel 2013 – dice – sono stati ritirati dalla circolazione 58.327 esemplari di banconote false da 20 euro e 34.278 da 50 euro che hanno rappresentato rispettivamente il 43,73% e il 25,70% del totale”. Un tema spinoso, quello dei famigerati biglietti falsi, che Gangone affronterà lunedì 14 aprile alle 21 a Torre Boldone in occasione dell’incontro organizzato al ristorante Don Luis dal Lions Club della Valseriana.
Il fenomeno della contraffazione è in aumento?
“I dati sull’andamento del fenomeno sull’intero territorio nazionale negli ultimi anni sono in leggera crescita. Nel corso del 2013, sono stati ritirati dalla circolazione 133.388 esemplari di banconote riconosciute false dal Centro nazionale di analisi della Banca d’Italia, con un incremento del 7,9% circa rispetto all’anno precedente in cui sono stati ritirati dalla circolazione e riconosciuti falsi 123.622 esemplari”.  
Le soluzioni messe in campo per arginare la contraffazione?
“La Banca d’Italia, in qualità di Centro nazionale di analisi delle contraffazioni, intrattiene rapporti continui con le Forze dell’ordine a livello nazionale e internazionale per condividere tutte le informazioni sull’andamento del fenomeno anche in occasione di riunioni periodiche. La collaborazione con le autorità si fonda anche sullo scambio di informazioni circa l’analisi di natura tecnica svolta dalla Banca sulle banconote false. Noi svolgiamo, infatti, un’intensa attività formativa sulle caratteristiche di sicurezza delle banconote nei confronti degli operatori professionali del contante, ovvero banche, uffici postali, società di servizi e grande distribuzione organizzata, Forze dell’ordine e pubblico in genere. In occasione dell’emissione delle banconote della serie Europa è stata condotta una specifica, capillare campagna informativa. A breve verrà avviata analoga campagna in vista dell’introduzione, il 23 settembre di quest’anno, della nuova banconota da 10 euro”. 
Quali attività di controllo vengono svolte su chi gestisce il contante?
“Da due anni svolgiamo un’intensa attività di controllo, in particolare sulle banche e sulle società di servizi. L’obiettivo è verificare il rispetto della normativa della Bce e di quella nazionale emanata con un provvedimento della Banca stessa del 14 febbraio 2012. In particolare dobbiamo testare la capacità di chi gestisce il contante di intercettare le banconote sospette di falsità che vanno poi trasmesse a questo Istituto. Tale attività si svolge sia tramite ispezioni in loco, sia tramite il costante controllo delle segnalazioni che i gestori sono obbligati a trasmettere”.
Quali metodi sono stati messi a disposizione dei commercianti per il controllo delle banconote?
“Le Banche centrali nazionali dell’Eurosistema sottopongono a test le macchine per il trattamento del contante, sia destinate agli operatori professionali, sia per i commercianti. Sul sito della Bce è disponibile, per chiunque sia interessato, l’elenco di tutte le apparecchiature testate con successo e, come tali, in grado di intercettare le banconote euro false”. 
Ma si può riconoscere una banconota falsa?
“Il modo migliore per scoprire un biglietto fasullo è saper individuare le caratteristiche di sicurezza delle banconote legittime. Al fine di favorire il riconoscimento di una banconota sospetta di falsità, l’Eurosistema ha ideato diversi strumenti di formazione per il pubblico e per gli operatori del contante, inclusi quelli commerciali. Sui siti della Bce e della Banca d’Italia sono disponibili le informazioni sulle caratteristiche di sicurezza delle banconote in euro della prima e della seconda serie. La Banca d’Italia ha realizzato uno strumento di e-learning denominato “Conoscenza delle banconote”, accessibile dal suo sito ufficiale a beneficio di tutti gli operatori del contante, inclusi quelli del settore del commercio, che consente di conoscere le caratteristiche di sicurezza delle banconote e di verificare il proprio livello di apprendimento”.
Se uno si ritrova tra le mani banconote sospette di falsità?
“Non bisogna assolutamente cercare di spenderla. La si deve presentare alla Banca d’Italia per verificare la legittimità, oppure agli sportelli di una banca commerciale o di un ufficio postale, o alle Forze dell’ordine”.
Quali sanzioni pecuniarie sono previste per i contraffattori?
“Il codice penale agli articoli 453 e seguenti punisce tutti i comportamenti connessi con la falsificazione delle banconote con una multa da 516 euro a  3.098 euro e la reclusione da tre a 12 anni. Inoltre il provvedimento della Banca d’Italia del 14 febbraio 2012 ha previsto l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria che va da un minimo di 5.000 euro a un massimo di 50.000 euro nei confronti dei soggetti obbligati al ritiro delle banconote sospette di falsità, principalmente banche, uffici postali e società di servizi, che non dovessero ritirare le banconote sospette di falsità oppure inviarle alla Banca d’Italia dopo oltre 20 giorni dalla data del ritiro”. 




Agnelli: «Con l’Expo alle porte rilanciamo la ricchezza del nostro territorio»

nella foto: Baldassare Agnelli 

Rilanciare il sistema produttivo orobico partendo anche dall’enogastronomia, rilanciando le tradizioni e i manufatti artigianali. Per Baldassare Agnelli, presidente dell’omonima azienda produttrice di pentole professionali, il riferimento culinario è d’obbligo quando si parla di economia. Già, perché la sua ditta di Lallio fornisce strumenti di lavoro ai migliori ristoranti italiani e stranieri, nonché a svariati show televisivi, da Masterchef alle seguitissime trasmissioni di Benedetta Parodi. E in vista dell’Expo 2015, il cui tema sarà proprio l’alimentazione declinata in tutte le sue molteplici sfaccettature, la ricetta di Agnelli è chiara: “Dobbiamo puntare sulla ricchezza del territorio e sulla cultura del made in Italy. Ma quello vero, simbolo della nostra qualità all’estero, e non quello fatto dai cinesi. Ormai le ditte che confezionano i loro manufatti in maniera artigianale, come si faceva una volta, sono poche. Molti prodotti hanno solo il design italiano ma poi, per risparmiare, vengono fabbricati altrove e così perdono la loro specificità. Pensiamo alla pizza. La vogliono fare tutti, ma diciamoci la verità: fa schifo in tutto il mondo. Quella originale è un’altra cosa. E’ evidente che dipende molto dagli ingredienti che uno ci mette”.
Detto questo, quali sono allora, cosa servirebbe al territorio bergamasco?
“Le faccio un esempio. Mi è capitato, di recente, di recarmi in Toscana col mio rappresentante locale in un paesino antico e me lo ha decantato come il più bello del mondo. Lo ha valorizzato e promosso. Noi bergamaschi, invece, troppo spesso quando portiamo qualcuno a far visita a Città alta non siamo, a mio parere, altrettanto capaci di esaltarla nel modo giusto. È un atteggiamento che non riguarda solo il cittadino, ma a volte anche chi dovrebbe fare promozione”.
Un giudizio un po’ severo…
“Beh, sentir dire che Bergamo è solo polenta e osei non è forse un po’ limitante? Al contrario, ci sono tante ricette antiche della tradizione che le nostre trattorie tipiche dovrebbero riscoprire. Ho conosciuto tanti cuochi famosi, da Marchesi a Vissani, e tutti dicono di trarre ispirazione dalle ricette della mamma, ma sinceramente ci credo poco. La vera pasta fatta in casa la sanno fare le nonnine bolognesi e sarebbe bello se ogni tanto venissero a Bergamo con il loro mattarello a insegnarci come si fa. A sua volta, una bergamasca potrebbe andare a Bologna a far conoscere la ricetta originale dei casoncelli. Questi sono i veri scambi di cultura gastronomica che possono arricchire il nostro territorio”. 
Il tema dell’Expo 2015 sarà proprio l’alimentazione. Come si sta preparando a questo evento?
“Certamente sarò lieto di dare il mio contributo. E infatti in collaborazione con Slow food ho realizzato un libro in inglese e in italiano che verrà presentato proprio in occasione dell’Expo”. 
Crede che l’Expo porterà ripercussioni positive sul nostro territorio a lungo termine? 
“Dicono che sarà un esposizione importante che coinvolgerà tanti imprenditori, ma di chiaro, per ora, c’è ancora poco. Io comunque ci credo. Speriamo non rimanga solo un evento politico relegato alle solite quattro grosse aziende che abbiamo in Italia. Staremo a vedere…”.
I postumi della crisi, purtroppo, si respirano ancora ma per il prossimo futuro vede margini di miglioramento? 
“Le porto l’esempio del nostro Gruppo. Dal 1907 a oggi, la nostra azienda di crisi ne ha viste parecchie. Mio nonno ha vissuto la prima già nel 1915, nel periodo della Prima guerra mondiale, quando ha dovuto chiudere i battenti per poi ripartire. Nel 1929 c’è stata la grande crisi che ha coinvolto le banche, a seguire la Seconda guerra mondiale e poi ancora, negli anni ’70, c’è stato il crollo dell’alluminio, messo da parte dalle famiglie in favore dell’acciaio e quindi, soprattutto per noi, è stato un periodo difficile. La crisi che stiamo vivendo oggi è forse quella più pesante anche perché ci siamo ancora tutti dentro fino al collo. Nonostante questo, noi abbiamo continuato a investire a testa alta nel nostro prodotto seppur di nicchia. E questo è quel che bisogna fare. Investire e innovare”.
La scuola forma ancora in maniera troppo teorica e prepara poco gli studenti al mondo del lavoro?
“Oggi vince ancora la teoria. Nella scuola alberghiera, per esempio, nei testi si parla dei tipi di cottura, di forme e materiali diversi da utilizzare. Poi, però, a causa degli alti costi gli studenti si devono adattare a cucinare sempre con le stesse pentole. Quindi il ragazzo nelle cucine scolastiche non riesce a sperimentare tutto quello che si impara sui libri”.
Cosa si può fare?
“Aiutare le scuole. Noi, nel nostro piccolo, una mano la diamo. All’interno del nostro stabilimento alcuni anni fa abbiamo inaugurato la Saps, un’associazione no-profit attrezzata con cucina. I ragazzi dell’istituto alberghiero vengono da noi a imparare non solo le ricette, ma anche il giusto utilizzo dello strumento e del materiale di cottura”. 
E cosa ne pensa dell’opportunità di fare tirocini in azienda?
“I tirocini sono utili ma con tutte le leggi per la messa in sicurezza che ci sono attualmente, diventa un percorso a ostacoli improponibile. Una volta era tutto più semplice. Oggi prendere uno stagista inesperto può diventare pericoloso. Un esterno dev’essere registrato, deve indossare il casco, le scarpe giuste, stare attento ai muletti. Personalmente preferisco accogliere gli studenti per fare una giornata in azienda, anche di poche ore, per renderli consapevoli di come si lavora e di come funziona una fabbrica. Nell’occasione forniamo dati teorici, facciamo conoscere i nostri  macchinari e poi si passa alla parte pratica in cucina”.
Quanto è importante l’internazionalizzazione?
“L’estero è una realtà importante a cui tutti devono puntare. Il problema è riuscire a imporsi in Paesi che hanno una cultura così diversa dalla nostra. Per rimanere al settore gastronomico, per esempio, non è semplice perché la cucina italiana non è certamente paragonabile a quella straniera. Anche gli ingredienti che si usano per cucinare sono diversi: l’olio extravergine d’oliva o la vera mozzarella di Bufala non si trovano ovunque. Nel nostro caso, generiamo all’estero solo il 14% del nostro fatturato. Di recente abbiamo anche aperto uno show room a New York sulla 5th avenue. Poi continuiamo a sponsorizzare anche Masterchef Italia ma sarà l’ultimo anno. Abbiamo sfruttato il momento ma smetteremo presto perché il nostro target non è la tv in cui si fa lo show, ma quella in cui si fa davvero cucina in modo professionale”.

IL GRUPPO / Oltre un secolo di storia segnato dall’alluminio

Fino a due secoli fa l’alluminio era considerato un metallo prezioso, con un valore addirittura più alto di quello dell’oro. E quando nel 1907 la fabbrica Baldassare Agnelli iniziò a forgiare i primi prodotti con quel materiale, portò una ventata di aria fresca tra le strade polverose e le verdi campagne della Bergamo di inizio Novecento. È una lunga e appassionante storia quella che Paolo e Baldassare Agnelli hanno raccontato all’Ateneo di Scienze lettere ed arti nell’ambito degli incontri dedicati agli imprenditori bergamaschi che hanno “attraversato” la Prima guerra mondiale. Sorta in via Fantoni, a ridosso di Borgo Palazzo, con una vocazione artigianale, oggi l’azienda è una realtà industriale con sede a Lallio. Gli Agnelli all’inizio sperimentarono anche l’argento purissimo 925, ottimo conduttore di calore, per produrre una linea particolare di casseruole. Ma è stata la pentola d’oro, realizzata con il supporto degli orafi di Valenza Po, a riscuotere, in epoche più recenti, il plauso di numerosi chef stellati. Alcuni degli antichi attrezzi in alluminio e le macchine per la lavorazione utilizzate in passato sono oggi visibili nel museo aziendale allestito all’interno della fabbrica. Forti di un campionario di oltre 2mila articoli, che oggi copre tutte le necessità della moderna ristorazione, gli Agnelli hanno fondato anche la Saps, una scuola di aggiornamento sulle tecniche di cottura fra le più frequentate dai cuochi e dagli studenti della scuola alberghiera.




Anche negozi e chef in campo per la mostra su Palma il Vecchio

Bergamo: terra di Palma. Una destinazione da far perdere la testa! Si presenta così la grande mostra dedicata a Palma il Vecchio che Bergamo ospiterà da marzo a giugno 2015 nell’ambito delle manifestazioni promosse in occasione di Expo 2015. Si tratta di una prima nazionale, che vedrà in esposizione una quarantina di dipinti di Jacopo Negretti, pittore bergamasco di fine ‘400, detto il Palma da Giorgio Vasari.
Lunedì scorso l’evento, che ha il compito di richiamare una gran numero di appassionati d’arte italiani e stranieri nella nostra città, è stato presentato nella Sala Traini del Credito Bergamasco agli operatori del commercio e dell’ospitalità dal professor Giovanni Villa, curatore della mostra, e Giulia Fortunato, della società ComunicaMente, che produce interamente l’evento.
Le opere del pittore bergamasco, nato a Serina nel 1480, e divenuto uno dei più grandi maestri della pittura veneta del Rinascimento, accanto a Tiziano e all’amico-rivale Lotto, giungeranno da 21 musei stranieri: Austria, Belgio, Francia, Germania, Regno Unito, Russia, Spagna, Ungheria, Usa; e da alcune città italiane tra cui Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Rovigo, Venezia.
Sarà un evento di una grande portata che coinvolgerà l’intero territorio bergamasco nei suoi molteplici aspetti attraverso un modello già sperimentato con successo anche in altri contesti.
“Vogliamo creare una mostra per la città e un città per la mostra – ha spiegato Giulia Fortunato -. Sarà una prima mondiale arricchita da una serie di eventi che valorizzeranno  il territorio e le sue realtà presenti”.
Tutti saranno coinvolti in questo grande manifestazione che farà conoscere Bergamo soprattutto nel Nord Europa – dove sono più attenti a scoprire città bellissime ma poco conosciute – e nelle città di provenienza dei quadri.
“Nessuno sarà escluso – ha continuato Fortunato -. Intorno alla mostra saranno coinvolte molteplici realtà culturali, economiche e sociali, ciascuna partecipando attivamente alla costruzione di un modello e concorrendo al suo successo in un grande momento di coralità per la promozione del territorio. Abbiamo già iniziato un percorso di coinvolgimento dell’Università e dei suoi studenti che collaboreranno alla realizzazione del progetto con proposte, idee innovative di spin off e start up. Abbiamo coinvolto il territorio e le sue valli, dove ancora oggi si ritrovano tutti gli elementi naturali espressi nella pittura di Palma il Vecchio, con itinerari tematici su natura e montagna, sport, enogastronomia. E oggi chiamiamo in gioco anche gli imprenditori del commercio e dell’ospitalità con iniziative e proposte che valorizzeranno la loro impresa, i loro prodotti e la loro offerta”.
L’obiettivo è di travalicare il momento espositivo attraverso azioni di valorizzazione e tutela, riscoperta di luoghi straordinari per l’offerta culturale fatta di arte, storia, paesaggio, enogastronomia, artigianato. Tra gli esempi presentati: Acqua per Palma, un circuito di promozione dell’acqua potabile dalle numerose fontane, alcune monumentali e recentemente restaurate; Palma Chef, un concorso tra rinomati chef per la realizzazione di un piatto Il Palma prendendo le mosse da quanto fu fatto da Cipriani nel 1948 che inventò il famoso cocktail Bellini per l’inaugurazione della mostra su Giovanni Bellini a Palazzo Ducale o dall’Harrys Bar che inventò per la mostra dedicata a Carpaccio del 1950, il noto piatto freddo di carne da consumare velocemente prima di recarsi all’esposizione; oppure Pane del Palma, che coinvolgerà l’abilità e la fantasia dei panificatori bergamaschi.
Un progetto specifico e più articolato sarà rivolto agli esercizi commerciali che potranno diventare “Negozi amici di Palma”, botteghe in cui raccontare la Bergamo di oggi attraverso gli occhi, i sapori, i profumi, i colori di Palma il Vecchio. “Sono stato catturato e affascinato da come una mostra possa mettere in rete tante realtà diverse e insieme raccontare al mondo un territorio – ha affermato in chiusura dell’incontro Luigi Trigona, nella sue vesti di presidente di Turismo Bergamo e di direttore dell’ Ascom -. Sono sicuro che la vivacità e la capacità imprenditoriale dei bergamaschi sapranno sfruttare questa occasione, anche perché il processo di ammodernamento del sistema imprenditoriale ha fatto negli ultimi anni grandi passi in avanti. La mostra su Palma il Vecchio saprà inoltre valorizzare i tanti giacimenti culturali ed enogastronomici di cui la provincia è ricca”.
Nei prossimi giorni sul sito www.ilpalma.it sarà possibile trovare tutto il materiale presentato durante l’incontro, tra cui la scheda di adesione al progetto “Negozio amico di Palma”.
La mostra è promossa dalla Fondazione Credito Bergamasco e Università degli Studi di Bergamo con il patrocinio di Regione Lombardia, Provincia, Comune, e con il supporto di Sacbo, Credito Bergamasco, Camera di Commercio, Ente Fiera Promoberg.