Ecco “Quaringhio”, per il rilancio via Quarenghi sceglie l’ironia

nella foto: la presidente dell'Associazione Quarenghi, Giulia Martinelli, con il gruppo di lavoro

La fama di quartiere in lotta contro l’insicurezza e il degrado è diventata la chiave di volta di un’originale operazione di rilancio di via Quarenghi, pensata e sviluppata dai residenti stessi. Grazie ad un finanziamento di 12mila euro della Prima Circoscrizione ha preso infatti il via un progetto dell’Associazione di quartiere che, puntando sul coinvolgimento dei più giovani, vuole scalzare l’immagine consolidata – e un po’ stereotipata – che i bergamaschi hanno della via a favore di una visione positiva e creativa delle dinamiche che si stanno vivendo. Ad incarnare questo percorso un nuovo logo e una mascotte che non sono solo una bella cornice ma una sfida a mettersi in gioco con ironia.
Tutto ruota attorno al “QUA”, prima sillaba di Quarenghi, ma anche avverbio di luogo che rimarca l’appartenenza nonché ingrediente versatile di tante “evoluzioni” lessicali. A cominciare dal logo “QUI PRO QUArenghi” che gioca con l’idea del fraintendimento per rimarcare, invece, l’essere presenti (qui) e attivi (pro). E che dire della mascotte? QUAringhio, un cagnone che non disdegna di mostrare i denti in un’espressione a metà tra il sorriso e il ghigno, pronto a farsi sentire se qualcosa non va, ma al tempo stesso orgoglioso di far parte della via. «L’Associazione è nata nel 2008 – ricorda la presidente Giulia Martinelli – e lo scorso anno ha deciso di tirare le somme del proprio operato. Solo chi vive la nostra situazione sa quanto sforzo serva per continuare ad essere positivi e propositivi, la frustrazione è sempre dietro l’angolo, eppure crediamo di essere riusciti con le nostre iniziative a tenere insieme ciò che rimaneva del tessuto sociale. Abbiamo però sentito anche il bisogno di incidere in maniera più duratura sulla via, non solo con appuntamenti spot. Lo snodo fondamentale era aumentare la rete delle relazioni, sia all’interno del quartiere sia all’esterno, e cosa c’era di meglio che puntare sui ragazzi che vivono qui?».
Il finanziamento comunale ha dato il “la” al progetto “Quarenghi coding” che, sotto la guida di un operatore esperto in sviluppo di comunità e comunicazione sociale, Marco Vanoli, ha portato i giovani tappa dopo tappa (la prima è stata un aperitivo in fumetteria) alla messa a punto della nuova immagine e di nuovi strumenti. Ci sono un magazine distribuito gratuitamente (QUAderno), un blog (www.quiproqua.it) e una redazione locale che raccontano ciò che succede nella via e ciò che la via vuole portare al di fuori. «I temi sono complessi – dice Vanoli -, legalità, appetibilità commerciale e lavoro, socialità e solitudine, reputazione. Ci siamo dedicati soprattutto a quest’ultimo aspetto, che è centrale, perché se non possiamo modificare di punto in bianco la via possiamo lavorare su ciò che rappresenta». Il messaggio è affidato anche a magliette, spillette, agendine (il cui slogan è “Un’idea? Fermala QUA”), notes e pure gadget golosi come biscotti (a forma di Q) e pops (porzioni di torta in forma di maxi chupa chups). La vendita dei prodotti servirà a finanziare l’associazione e il proseguimento delle iniziative, ma si configura come un vero e proprio brand «che con la sua immagine fresca e creativa vuole conquistare un pubblico più ampio e diffondere questa nuova idea della via», ha evidenziato Stefano Tacchinardi che con Chiara Faleschini ha curato il progetto grafico. 




Gelatieri, torna il concorso che esalta tradizione e territorio 

I gelatieri bergamaschi e gli studenti degli istituti alberghieri sono invitati anche quest’anno a mettere in gioco tecnica e fantasia per conquistare la giuria del secondo “Concorso di gelateria artigianale di Bergamo” promosso dal Co.Gel. Ascom. L’iniziativa, varata lo scorso anno in concomitanza con l’istituzione della Giornata Europea del Gelato Artigianale, fa il bis lanciando un tema che coniuga ancora una volta tradizione e territorio. I concorrenti sono infatti chiamati a cimentarsi nella riscoperta del gusto lattemiele, sapore antico documentato anche dalle cronache, sposandolo ad altri prodotti di eccellenza bergamaschi, come frutta, ma anche vini, cereali, formaggi e vegetali o rielaborando ricette di pasticceria e gastronomia tipiche. Il concorso si terrà lunedì 24 marzo all’Istituto alberghiero Alfredo Sonzogni di Nembro dove si svolgeranno, a partire dalle 16, tutte le fasi della manifestazione: consegna degli elaborati, valutazione della giuria e premiazione nell’ambito della cena di gala conclusiva, con un menù che prevede anche assaggi di gelato gastronomico. Dopo l’avvio delle valutazioni della giuria la giornata farà spazio alla riunione per la nomina del Consiglio direttivo del Comitato Gelatieri Bergamaschi. 
Per partecipare al concorso è necessario inviare la scheda allegata al regolamento (spedito alle attività interessate) entro il 14 marzo. Il costo di partecipazione è di 25 euro e comprende la cena di gala. Il campione di circa 500 grammi dovrà essere consegnato in apposite termoscatole anonime fornite dall’organizzazione. La giuria, presieduta dalla giornalista Luciana Poliotti, sarà composta dal presidente nazionale del Co.Gel. Fipe e della Coppa del mondo della Gelateria Giancarlo Timballo, dal tri-stellato chef bergamasco Enrico Cerea, da Pierpaolo Magni, componente dell’Accademia italiana maestri pasticcieri e presidente del Comitato mondiale d’onore della Coppa del mondo della gelateria, e da Kamal Rahal Essoulami, presidente della Coppa d’Africa e componente del Comitato mondiale d’onore della Coppa del mondo della gelateria. Saranno premiati i primi tre classificati e il primo degli istituti alberghieri. Le iscrizioni si chiuderanno anticipatamente al raggiungimento di 35 concorrenti.
A corredo del regolamento è fornita una scheda dell’Associazione dei produttori apistici della provincia di Bergamo che illustra le caratteristiche e le proprietà dei diversi mieli, così da valorizzare al meglio le produzioni locali.
Il concorso sarà preceduto, domenica 23 marzo, dalla celebrazione della Giornata Europea del Gelato Artigianale, fissata dal Parlamento di Strasburgo il 24 marzo di ogni anno. Anche i gelatieri bergamaschi sono invitati a partecipare all’evento che accomunerà numerosi Paesi europei nel proporre per l’occasione coni e coppette con un gusto speciale al prezzo – altrettanto speciale – di un euro. Il gusto per il 2014 è “Stracciatella d’Europa”, gelato fior di latte variegato al cioccolato fondente e succo di arance, scelto come esplicito omaggio al bergamasco Enrico Panattoni, patron della Marianna scomparso nell’ottobre 2013, considerato l’inventore della stracciatella.
Per i gelatieri questo è comunque solo l’inizio della stagione. È infatti in arrivo la nuova edizione della campagna di informazione e promozione Gelateria di Fiducia che vede confermati appuntamenti ormai classici come “La merenda non si paga” dedicato ai bambini e la “Festa dei nonni”, con omaggi agli anziani dei centri ricreativi o ospiti nelle case di riposo. 




«Oggi le ragazze si vergognano a fidanzarsi con un falegname: assurdo»

nella foto: Lodovico Acerbis

“La professionalità è importante ma bisogna rivalutare le arti manuali”. Quella dell’imprenditore Lodovico Acerbis è una ricetta che proviene da una lunga esperienza maturata sul campo. Oggi di bambini che progettano e si costruiscono da soli tavoli e sedie giocattolo in legno, ormai, non ce ne sono più. Eppure lui, nel 1947, lo aveva fatto. Ed era pure riuscito a vendere quei mobiletti a un bottegaio del suo paese. Altri tempi, certo. Ma riscoprire la tradizione e gli antichi mestieri potrebbe essere il giusto punto di partenza per rivalutare l’economia del nostro territorio. “Non capisco perché oggi le ragazze si vergognino a fidanzarsi con uno che fa il falegname – dice il presidente della Acerbis International spa di Seriate, azienda che ha contribuito alla nascita e alla diffusione del mobile di design italiano -. Preferiscono dire che fa l’operatore di controllo numerico, che poi è la stessa cosa ma suona meglio. È un freno assurdo. Ma quanti ragazzi in America mentre studiano vanno a servire nei bar? Non è mica un lavoro svilente. Anzi, un giorno quando saranno arrivati potranno vantarsi della loro lunga gavetta. E invece in Italia succede che i lavori manuali li lasciamo agli stranieri, al famoso idraulico polacco”.
È vero che la scuola forma in maniera troppo teorica e non prepara gli studenti al mondo del lavoro?
“Sì, c’è una distanza tra i programmi scolastici e il mondo del lavoro, ma è anche vero che quando gli industriali cercano di fare qualcosa in più per avvicinare i ragazzi all’imprenditoria, spesso dall’altra parte non c’è un’adeguata risposta. Faccio un esempio. Io sono responsabile dell’Adi, associazione per il disegno industriale. Questo gruppo di imprese ha deciso di rivolgersi agli studenti universitari organizzando un sistema di seminari alla Ca’ Foscari di Venezia e al Politecnico di Milano in cui alcuni imprenditori legati a celebri marchi, come Alessi o BTicino, si recano nelle aule dei futuri designer e architetti per insegnare loro i trucchi del mestiere. Il primo anno non veniva neanche uno studente. Il secondo anno siamo andati a bussare direttamente  alle porte delle Università per illustrare ai professori l’importanza di questa iniziativa, ma ci hanno un po’ snobbato. Finalmente abbiamo trovato un docente che ci ha creduto e oggi, dopo quattro anni, ai nostri seminari arriva un centinaio di studenti, ma non di più. Eppure questo non è il nesso perfetto tra un laureando e l’impresa?”.
E cosa ne pensa dell’opportunità di fare tirocini in azienda?
“Questo è un aspetto importante. Se io sono diventato quello che sono è perché da piccolo, quando passeggiavo per strada, osservavo i lattonieri oppure i saldatori che facevano il loro mestiere. Spesso mi chiedevano “Vuoi provare anche tu?”. E così imparavo. Oggi invece non è più possibile, sia perché bisogna rispettare le norme di sicurezza, sia perché oggi i giovani non hanno più quella curiosità che avevamo noi all’epoca. Lo stimolo alla professionalità è importante ma bisogna rivalutare anche la manualità”.
Se lei fosse al governo quali provvedimenti anti-crisi prenderebbe?
“Io obbligherei le banche a finanziare le coppie che devono acquistare la prima casa. Questo è l’unico modo per mettere in moto l’economia e per frenare il fenomeno delle case sfitte”.
Il problema dei finanziamenti da parte delle banche riguarda anche molti imprenditori che vorrebbero mettersi in proprio ma che non hanno i fondi per farlo.
“Posso capire che gli istituti di credito abbiano bisogno di garanzie. Il problema è che la prima cosa che ha portato le imprese al suicidio è che quello che doveva essere il loro primo cliente, ovvero lo Stato, non paga i debiti. Questo è inconcepibile! Anche lo Stato deve pagare a 60 giorni come stabilisce l’Unione europea e se non lo fa qualcuno deve pur rispondere”.
Che cosa consiglia a un giovane che vuole mettersi in proprio?
“Io penso a quando negli anni ’60 la mia azienda era esplosa e per necessità, nell’arco di tre anni, avevamo dovuto trasferire l’abitazione, 3mila metri quadrati di fabbrica e circa 1.500 metri quadrati di esposizione in un’altra sede. E ce l’abbiamo fatta nonostante fossimo indebitati fin sopra i capelli. Avevamo più mutui bancari che denti in bocca. Eppure ci finanziavano. Oggi è tutto più complicato, quando ti presenti con un progetto, prima di darti i soldi ti ipotecano la casa, la moglie, i figli… è un grosso problema. Peccato perché vedo del movimento tra i giovani. Ci sono molte start up in giro. Molte partono col fondo liquidazione dei genitori che vanno in pensione e così comprano il bar al figlio che però poi magari chiude dopo sei mesi. E allora il consiglio che mi sento di dare è di cominciare a dedicarsi a quelle attività che non richiedono troppi finanziamenti di partenza. Per esempio le app del telefonino non costano nulla, costa solo il tempo che ci metti. Basta un computer e cominci a lavorare”.
I postumi della crisi, purtroppo, si respirano ancora. Per il prossimo futuro vede margini di miglioramento? 
“Il mercato immobiliare a Milano, per esempio, è in ripresa e questo è un timido segnale, ma in generale la crescita in Italia è lenta. Ci troviamo di fronte a un problema non solo di capacità economica ma anche di propensione all’acquisto. Le grandi aziende devono fare i conti con 6milioni di lavoratori che oggi non hanno più un posto. Tutti quei negozianti che hanno chiuso i battenti a causa della crisi un tempo per noi erano possibili acquirenti”.
Insomma, è diminuita la capacità di spesa della gente…
“Sì, purtroppo la gente non compra più come un tempo. Un settore come quello del mobile, per esempio, ha cominciato ad andare in crisi proprio con la contrazione della domanda dell’edilizia e con la diminuzione dei consumi. E la cosa non vale solo per la fascia medio bassa ma anche per la classe medio-alta che di solito ha potenziale d’acquisto poiché possiede i fondi per farlo. In quest’ultima categoria rientra l’uomo di 40-50 anni, che ha famiglia e figli e che anni fa, quando si era sposato, aveva ripiegato su un piccolo appartamento con mobili di poco valore. Raggiunta l’età matura, con un lavoro più stabile e un gruzzoletto da parte, decide di rinnovare la sua casa. Anche il mercato del rinnovo ha però risentito di questa crisi”.
Quanto è importante l’internazionalizzazione?
“È fondamentale. Già in tempi non sospetti il nome della mia azienda era Acerbis International, quasi ad indicare quella innata vocazione ai mercati esteri che tutti dovremmo avere.
Su quali mercati puntare?
“Dalla mia esperienza, al momento ci si dovrebbe concentrare non tanto sull’Europa quanto sugli Stati Uniti. La Spagna per esempio ha avuto un freno pazzesco, mentre l’Oriente si mantiene”.
È vero che la burocrazia italiana è troppo farraginosa?
“La burocrazia crea ostacoli non solo nell’industria ma anche all’andamento del governo. Finalmente nel programma di Renzi si parla di snellire un po’ questo sistema. C’è una cricca tecno burocratica talmente ricca e storica, seduta su poltrone di marmo, che sarà difficile smuovere, ma bisogna provarci. Diminuire il numero di dipendenti in certi settori crea un sistema più snello anche perché in questi tempi di crisi la cura dimagrante la devono fare tutti. Come dicono gli americani quando si è magri si corre più veloce”.




I recensori di Tripadvisor: «Un sistema che funziona»

«Ho scoperto posti e accoglienza da sogno»

Ha sempre viaggiato. Più scomodo da giovane, oggi in modo molto più confortevole, ma – grazie anche siti, social network ed esperienza – senza comunque spendere fortune (ha un’autentica collezione di scoperte “da sogno”). Su Tripadvisor è recensore “super”, con 308 contributi e 130 città visitate nel mondo, in 24 Paesi. La classifica che periodicamente il sito gli invia lo colloca tra i primi dieci recensori di Bergamo e tra i primi venti in Italia. L’organizzazione gli manda anche gli adesivi che può assegnare ai locali segnalati.
Dietro il “nick” Mariolino1974, c’è Mario Bergo, che, con la società Acg, gestisce un negozio di sigarette elettroniche a Ponteranica, integrato con articoli tecnologici legati alla telefonia. Proprio la ricerca di prodotti innovativi (come il caricabatteria wireless o il dispositivo universale per vedere le immagini del telefonino in tv) lo sta portando sempre più spesso in Oriente.
Cosa dice, da utente esperto, a chi ha dei dubbi sul funzionamento di Tripadvisor?
«Che, come tutte le cose, va utilizzato con intelligenza. Non ci si deve fidare, ad esempio, dell’eccessivo entusiasmo, ma nemmeno dei commenti estremamente negativi. Si può approfondire la ricerca andando a vedere gli altri giudizi espressi dallo stesso recensore e scoprire, magari, che è un po’ troppo critico su tutto. In genere, se nel commento vengono date descrizioni particolareggiate è più facile che siano attendibili. E poi ci sono le fotografie, che danno un’immagine oggettiva. Un’altra cosa che faccio è verificare i giudizi su altri siti, ad esempio booking.com, che ha un taglio più internazionale, e tengo d’occhio la cronologia dei giudizi. Possono esserci locali con punteggi alti, ma se gli ultimi commenti sono concordi in senso negativo significa che è cambiato qualcosa».
Qualche gestore ha ribattuto a un suo intervento?
«Un ristorante ci ha tenuto a spiegare che i prezzi dei piatti, da me giudicati un po’ troppo alti, erano dovuti alla qualità delle materie prime. Ho risposto dicendo che allora poteva migliorare il livello di qualità percepita con qualche accorgimento in più nel servizio».
Cosa cerca di far emergere nei suoi post?
«Cerco di dare dettagli più che giudizi, in modo che ciascuno possa valutare autonomamente se la struttura fa al proprio caso o meno. Ultimamente mi sto dedicando alle lounge delle diverse compagnie aeree, verificando i servizi e i confort che mettono a disposizione. Sono aspetti importanti quando si viaggia per lavoro e grazie alle recensioni si può scegliere la compagnia che fa vivere al meglio anche i momenti di attesa. Un altro mio “pallino” è dare indicazioni su come ottenere di più con sovrapprezzi contenuti. Il giorno del volo alcune compagnie, ad esempio, consentono un upgrade del proprio biglietto per viaggiare in business o first class spendendo poco di più. Anche in albergo ci si può informare sulle possibilità di ottenere camere superiori o pacchetti con svariati vantaggi. Ad esempio, al ritorno dall’ultimo viaggio di lavoro ho implementato gratuitamente il biglietto e volato in first class con Emirates, un’esperienza unica!».
Qual è il miglior giudizio che ha espresso?
«Per due hotel della catena Jumeirah a Dubai. Ho trovato livelli di serietà e cortesia inimmaginabili, a prezzi più che ragionevoli. Tante piccole attenzioni che hanno reso il soggiorno una sorpresa continua. Per capire la filosofia, basti pensare che la prima domanda del questionario di gradimento era: “Ad una sua richiesta ha mai ricevuto come risposta un no?” In effetti, non mi è mai stato detto di no. Più in generale tutto l’Oriente sta correndo a larghi passi verso standard di accoglienza altissimi».
E il voto peggiore?
«Ad un hotel di Atlanta della catena Best Western, scelto perché avevamo la necessità di stare nei pressi dell’aeroporto. Dalla pulizia alla colazione, alla manutenzione, non si salvava nulla. Probabilmente stava per essere chiuso o ristrutturato».
Che consiglio dà agli aspiranti viaggiatori via web?
«Di non lasciarsi fermare dal pensiero del “chissà quanto costa?” e di non aver paura di chiedere, spesso si possono ottenere trattamenti inaspettati. Una vecchia pubblicità metteva in guardia i turisti fai da te, oggi, grazie anche al web, significa avere a disposizione tanti plus».
Ma quanto impiega a progettare un viaggio?
«Anche un mese, ma è una passione. Qualche anno fa avevo anche pensato di aprire un’agenzia viaggi, poi ho rinunciato per via dei costi troppo alti».
Come dovrebbero considerare Tripadvisor i gestori di alberghi e ristoranti?
«Come uno strumento che permette di smascherare i furbi e di far crescere velocemente le attività migliori, al di là della classificazione canonica in “stelle”».

«È prima di tutto una community di viaggiatori»

Ha all’attivo 1.245 recensioni, in prevalenza di attrazioni, poi di ristoranti e hotel. «Viaggio molto per lavoro e non quanto vorrei per diletto – racconta a La Rassegna -. Ho girato tutto il mondo (le statistiche di Tripadvisor dicono che ne ha visitato il 57% ndr.), tranne un po’ di Africa Nera, ma mi riprometto di fare una caccia fotografica a breve, e l’Antartide». Ha intitolato “È ché l’è la mé ca ché” il suo post su Città alta e le ulteriori note di sé che ci fornisce sono: «Buongustaio, buon fotografo, (ex) sportivo e (dicunt) colto». Essendo tra i recensori più attivi e quotati preferisce mantenere il nome con cui è registrato nella community, anche per noi sarà quindi PPCI-BG. «Come tutti – ricorda – ho iniziato leggendo le recensioni dei posti che volevo visitare. Visto che funzionava, la mia dolce metà prima si è iscritta e poi mi ha convinto che con la quantità di chilometri che ho fatto e che faccio era un peccato che non cominciassi a recensire». «Tripadvisor – evidenzia – non ha rivoluzionato ma ha semplificato il mio modo di organizzare viaggi. Anche prima usavo Internet per trovare notizie, ma la cosa era meno lineare. Adesso la sgrossatura è facile, resta solo l’affinamento della ricerca».
E il sistema funziona. «Raramente – rivela – ho avuto spiacevoli sorprese e quasi sempre in locali dove un punteggio alto era dovuto al fatto che si trattasse di un posto in voga. Purtroppo, talvolta la gente si lascia influenzare dalle mode e inforca gli occhiali rosa. Bisogna quindi saper usare questo strumento per trarne il massimo vantaggio». «Recensioni “pilotate”? Capita di vederne, ma sono poche e così facilmente individuabili che ci può cascare solo chi è nuovo. Tripadvisor, inoltre, cerca di controllare e reprimere il fenomeno: le rare volte che mi è capitato di segnalare evidenti forme di pubblicità o scorrettezze ho visto scomparire i contributi “incriminati” in modo efficiente». Secondo PPCI-BG  bisogna piuttosto «stare attenti alle recensioni, genuine ma talvolta fuorvianti, degli inesperti, degli ipercritici e degli entusiasti. Nel dubbio, poi, Tripadvisor non è solo recensioni – aggiunge -. Se si sta organizzando un viaggio o un evento importante c’è lo strumento del forum dove gli utenti registrati possono chiedere spiegazioni dettagliate e ricevere pareri e consigli. Richiede un po’ di interattività ma alla fine paga».
Il recensore bergamasco si è sempre sentito libero di esprimere il proprio giudizio e non ha mai avuto problemi con i gestori degli esercizi. «Mi è successo anzi che un paio di volte (parlo di ristoranti abituati a punteggi alti), a fronte anche solo di un giudizio “nella media” si siano scusati per non aver soddisfatto il cliente – evidenzia -. Probabilmente conta anche la qualifica del recensore. In effetti, quando ero agli inizi mi è stata cancellata una recensione negativa perché “qualcuno” l’aveva segnalata come non in linea con il regolamento, dato che citava le opinioni di altri recensori. Bene, l’ho riscritta in punta di penna ma ancor più dura nei contenuti ed è ancora lì. Piuttosto, mi è successo più spesso che gestori che mi hanno strappato un giudizio alto scrivessero per ringraziare».
PPCI-BG ha ottenuto, con i suoi contributi, il titolo di Esperto Locale di Lombardia e Baviera e, tra un viaggio e l’altro, non dimentica le segnalazioni sulla sua Bergamo. «Perché amo la mia città e mi piace dare consigli a chi la vuole visitare – sottolinea -. Perché sono contento quando mi arriva un messaggio personale da uno straniero che mi ringrazia per avergli suggerito un ristorante in Città Alta “where locals go” e mi chiede cos’era quella fantastica erba croccante sui casoncelli col bacon (sic!). Perché Tripadvisor non è in primis commercio ma una community di viaggiatori che si aiutano e consigliano e chi può farlo meglio di un autoctono?».

«Gli operatori pubblici dovrebbero leggere
i forum per capire i bisogni dei turisti»

È una voce bergamasca ed ha la qualifica di recensore “super”. Per salvaguardare la propria autonomia non vuole che si sappia di più, ma non nega il suo contributo se si tratta di raccontare la sua esperienza con Tripadvisor. «Mi sono avvicinata nel 2006 – spiega – in occasione di un viaggio fai da te negli Stati Uniti. Ho postato i miei quesiti sui vari forum specifici delle località che intendevo visitare ed ho riscontrato una grossa disponibilità. Colpita da tanta gentilezza e avendo verificato l’utilità di ricevere informazioni da insider e da altri viaggiatori ho ritenuto corretto ricambiare offrendo, sui forum, le mie conoscenze a chi ne avesse avuto bisogno».
La possibilità di leggere e scrivere recensioni ha, quindi, segnato una svolta. «Fino a poco fa – ricorda -, gli unici a potersi far conoscere erano gli esercizi, tramite pubblicità pagate. Ora anche gli utenti possono esprimere il loro parere elogiando chi opera con serietà o mettendo in evidenza i limiti di chi non lo fa. Questi ultimi – dice riferendosi alle prese di posizione, anche dure, contro Tripadvisor di alcuni titolari di esercizi -, anziché gettare discredito su chi scrive recensioni, dovrebbero fare autocritica, come del resto fanno alcuni».
Sul rischio di manipolazioni dei giudizi, ammettendo di non avere i mezzi per poterle escludere, evidenzia però come personalmente non le sia mai capitato di vedersi cancellate o modificate recensioni negative. «Credo, comunque – fa notare -, che ormai tutti coloro che usano Internet sappiano che non bisogna prendere come verità assolute ciò i vari siti e che tutte le informazioni vanno incrociate e verificate. Con qualche accorgimento, quindi, si riesce abbastanza bene ad individuare le recensioni fasulle. Per quanto mi riguarda, Tripadvisor mi ha permesso di scoprire località, alberghi, B&B e ristoranti che non avrei mai scoperto altrimenti. E grazie ai forum sono riuscita a sapere in anticipo quale forma di biglietto acquistare per girare, al meglio, le città».
E se lei è ben felice di dare il proprio contributo per aiutare i visitatori italiani e stranieri «a conoscere i tanti tesori artistici, naturali e gastronomici della nostra bella Italia e a trascorrervi delle belle vacanze», pensa potrebbero fare di più anche gli operatori pubblici, che «dovrebbero leggere i forum per intercettare i bisogni dei turisti ormai, sempre più spesso, fai da te. Ad esempio con siti esaurienti su trasporti, collegamenti, località da visitare, cenni storici in almeno due lingue, inglese ed italiano. Il sito dei pullman che portano nelle valli è solo in italiano…». 




Gatti: «Ecco come Bergamo può salire sul treno dell’Expo»

Bergamo è sulla mappa di Expo grazie all’organizzazione in Fiera del Clusters Participants Meeting, che ha visto per la prima volta riuniti tutti i Paesi interessati a far parte degli innovativi padiglioni tematici dell’Esposizione Universale. La presenza sul “Gps” dell’immaginario e delle aspettative dei 94 Paesi rappresentati nei Clusters è un importante fattore competitivo, come sottolinea Stefano Gatti, direttore generale della Divisione Participants di Expo 2015. Ma è anche un motivo in più per le imprese del territorio di non perdere la Trebisonda e andare dritte alla meta capitalizzando questo vantaggio per intercettare la domanda di servizi, gestione ed opere infrastrutturali dei Paesi partecipanti (che ammontano ad oltre 1 miliardo e 200 milioni di euro ) e cercare di ospitare almeno una parte dei 4 mila lavoratori di Expo e dei 20 milioni di turisti attesi.
Dove nasce la scelta di portare a Bergamo i Paesi clusters?
“La Lombardia è la regione che sta accogliendo l’Esposizione Universale. Como ha ospitato il primo International Participants Meeting e a Bergamo l’anno scorso si è tenuta la prima riunione tecnica con i Paesi dei padiglioni e ci siamo trovati estremamente  bene. Abbiamo subito visto che il territorio come sistema si  prestava ad accogliere molto bene questo tipo di iniziativa. In secondo luogo, il sottosegretario di Stato per Expo (da venerdì anche Ministro dell’Agricoltura, ndr) Maurizio Martina ha avanzato la candidatura di Bergamo per ospitare il Clusters Meeting e abbiamo accolto l’idea. E’ anche l’occasione per vedere questi Paesi che tutta Italia accoglie e non solo Milano. Perché Expo è un evento per  tutta Italia e non solo per Milano. E’ soprattutto qui il senso di portare iniziative anche fuori dal territorio milanese”.
Quali sono i plus di Bergamo e gli asset su cui puntare?
“Sono sempre diversi i livelli di beneficio e coinvolgimento dei territori per Expo. Basti pensare che i Paesi partecipanti all’Esposizione investono complessivamente 1 miliardo e 200 milioni di euro tra opere infrastrutturali da realizzare all’interno dei loro padiglioni e servizi e gestione. E’ ovvio che il territorio vicino a Milano si pone come bacino naturale, per l’ovvia considerazione che più si vanno a cercare servizi lontano più lievitano i costi e quindi c’è una naturale competitività del territorio. Ospitare questi eventi significa per Bergamo e per il sistema di imprese del territorio di rapportarsi con i Paesi che hanno aderito ai padiglioni tematici. La cosa importante è essere sulla mappa, sul radar: fare vedere a questi Paesi lontani che Bergamo è una realtà non solo ospitale ma che ha anche diverse competenze, risorse e capacità. A meeting ultimato abbiamo dedicato la giornata di venerdì alla visita della città e alla scoperta del suo tessuto imprenditoriale”.
Expo è l’occasione da cogliere per ogni impresa. Quali sono le qualità che l’imprenditore deve mettere in campo per vincere la sfida dell’internazionalizzazione?
“Siamo in un sistema estremamente competitivo. Più volte il commissario Giuseppe Sala ha richiamato le aziende italiane, invitandole a proporsi  e ad essere competitive. Non si può pensare che i benefici economici arrivino dal cielo. Bisogna stare sul mercato, avere un’offerta interessante e coerente con i servizi proposti e poi se si è bravi imprenditori ci si “mette sulla mappa” e si fanno offerte competitive allora i risultati non tardano ad arrivare. Gli investimenti stimati in non arriveranno tra tre anni, ma stanno già diventando una realtà. I primi Paesi costruiscono  dal prossimo mese sia il sito espositivo che i loro padiglioni. Stanno firmando adesso i contratti anche perché  le risorse saranno spalmate nei prossimi 18-20 mesi sul nostro territorio”.
Si parla di oltre 20 milioni di visitatori. Come vincere la sfida dell’accoglienza?
“La  ricettività ha un ruolo di primo piano. Questo territorio è in grado di ricevere e ospitare questi  Paesi e il loro staff con un’offerta competitiva, beneficiando anche del forte flusso turistico di visitatori che Expo porterà l’anno prossimo. Anche in questo caso bisogna entrare nel circuito, fare una proposta valida  e dare dei buoni motivi di visita a Bergamo. Il territorio è molto competitivo su più fronti: sul cibo, sulla tradizione agroalimentare e ha circuiti gastronomici di interesse. Il vantaggio naturale c’è, ma va ribadito che sta al territorio, agli operatori del territorio e alle aziende l’opportunità di sfruttarlo al meglio. Quello che possiamo fare come Expo è portare i Paesi che parteciperanno ai padiglioni tematici qui. Noi abbiamo portato Bergamo sul tavolo: sta al sistema produttivo cogliere quest’opportunità”.
Quali consigli darebbe al territorio su questo fronte?
“Ci sono due forme diverse di accoglienza. In primis calcoliamo che tutti i Paesi che verranno all’Expo avranno uno staff che dovrà essere qui per circa un anno di tempo che ammonta  a 4mila persone. Una cifra importante e un’occasione unica per il territorio di ospitare il resto del mondo per un soggiorno davvero lungo. Con prezzi competitivi 45 minuti di strada diventano più corti, ma bisogna avere un’offerta davvero competitiva. La seconda opportunità è quella di proporsi come una tappa per i milioni di turisti attesi e che sono naturalmente interessati al cibo, alla sostenibilità ad un’esperienza particolare”.
Expo 2015 è l’occasione di proporsi al mondo e di conquistare clienti anche negli anni a venire. C’è ancora chi pensa che Expo sia l’occasione per recuperare fatturato alzando i prezzi?
“Bisogna essere lungimiranti.  E’ ovvio che se qualcuno pensa di fare profitto speculativo sull’Expo e non un investimento di lunga durata e decide di quadruplicare i prezzi  degli alberghi o delle offerte sul territorio non solo non verrà nessuno, ma si perderà anche l’occasione  di costruire rapporti di lunga durata al giusto prezzo. Nessuno chiede di svendere, ma di sicuro non di speculare. Esiste la lungimiranza nel territorio?  E’ una risposta che non possiamo dare noi . Non possiamo che invitare le imprese a cogliere questa opportunità”.
Qual è l’appeal di Expo. C’è chi indica che solo il 2% degli europei sia oggi  interessato all’Esposizione di Milano…
“Registriamo da studi e opinion pool un interesse crescente che piano piano data la complessa e lunga organizzazione di Expo  inizia a colpire i diversi aspetti dell’Esposizione, a partire dai clusters, dai Paesi partecipanti. Gli ultimi dati rilevano un 70 % di opinioni positive a Milano e in Lombardia. E’ il segno che la gente è incoraggiata a venire a Milano  perché intravede nell’evento un’opportunità. Sta a noi come società dimostrare che Expo ha dei contenuti forti ed è  all’altezza delle promesse e delle aspettative., che è una grande occasione per i Paesi partecipanti e una grande esperienza  per il visitatore.  Le  previsioni sono dalla nostra e vanno  oltre i 20 milioni di visitatori”.




Versatile e sostenibile, a Bergamo parte la coltivazione di bambù

Il ritorno all’agricoltura è spesso indicato come una strategia anticrisi. A patto che sia un’agricoltura intelligente e innovativa, capace di dare risposte efficaci ai bisogni di oggi e di domani. Chi l’avrebbe detto che l’“umile” bambù potesse essere una di queste risposte? Una soluzione all’insegna dell’ecosostenibilità, che sta muovendo i suoi primi passi in Italia e anche a Bergamo.

L’intuizione e la creazione di una vera e propria filiera pronta per proporsi sul mercato si deve ad OnlyMoso, azienda riminese che seleziona le piante madri di bambù da destinare alla coltivazione e che nella nostra provincia ha in Massimiliano Colombo il referente per la promozione e lo sviluppo del progetto. Tra le quasi 1.400 specie della graminacea – tipica delle zone tropicali e sub-tropicali, soprattutto orientali -, la scelta è caduta sul Moso, una varietà gigante che può crescere dal nord al sud Italia, poiché sopporta temperature fino a –25 gradi. L’altezza va da 14 a 25 metri, il diametro da 8 a 15 cm e produce un legno di qualità migliore, per durezza e resistenza, di quello di essenze pregiate come rovere e noce.
Ma il materiale non è interessante solo nel campo dell’edilizia, dell’arredamento e dell’artigianato. Si calcola che dal bambù si possano ricavare circa 1.500 applicazioni commerciali, tra cui carta, cosmetici, prodotti alimentari (germogli), pellet e altre applicazioni bioenergetiche. La resistenza e l’elasticità lo rendono prezioso soprattutto nella bioedilizia, settore che si sta affermando sempre più in tutto il mondo. Senza dimenticare il valore ambientale. La coltivazione di bambù va nella direzione opposta allo sfruttamento delle foreste. I bambuseti sono infatti in continua rigenerazione per la capacità delle piante di raggiungere la maturità in pochi mesi e di riprodursi con alta frequenza. Sono inoltre un polmone verde e un alleato del territorio. La radice del bambù è infatti una “spugna” per l’acqua e grazie alla capillarità con cui si affranca al sottosuolo rappresenta un’ottima soluzione al dissesto idrogeologico e un efficace sistema di depurazione naturale delle acque reflue.
Queste caratteristiche, unite ad un sistema di coltivazione collaudato e assistito dal Consorzio Bambù Italia, impegnato nella valorizzazione del prodotto e nel supporto agli operatori, rendono il bambù una solida opportunità di investimento. «Dopo una fase di progettazione, durata alcuni anni e partita in pratica da zero con l’individuazione della varietà più adatta e gli studi di fattibilità, lo scorso inverno è cominciata la ricerca dei terreni», racconta Massimiliano Colombo, commerciale da sempre impegnato su temi di avanguardia, dall’ecologia al riciclo, che ha seguito l’iniziativa sin dagli inizi. «Ad oggi – dice – in tutta Italia abbiamo chiuso contratti per 350 ettari, da nord a sud, con Puglia e Marche che si stanno dimostrando le aree più vivaci». Anche in Bergamasca però qualcosa si sta muovendo e a settembre si effettueranno i primi impianti di bambù Moso su circa dieci ettari complessivi, in appezzamenti dislocati in zone diverse della provincia. «Sono numeri destinati ad aggiornarsi rapidamente – precisa Colombo – anche perché ci sono già altri contatti in corso. Le potenzialità sono alte, la falsa credenza da sfatare è che per far crescere il bambù servano terreni paludosi, in realtà è una pianta molto rustica, che ben si adatta a diversi suoli. Anche il timore dell’invasività va rivisto, dal momento che può essere contenuta con semplici soluzioni».
La sfida ad una rivoluzione nei campi è rivolta agli agricoltori professionali, ma pure agli agriturismi (che possono trovare interessanti applicazioni anche in chiave di fattoria didattica), ai privati che abbiano a disposizione almeno mezzo ettaro di terreno, alle amministrazioni comunali che possono, ad esempio, recuperare porzioni di territorio marginali e renderle una risorsa ecologica, economica ed occupazionale. Più in generale, la filiera e l’organizzazione messi a punto da OnlyMoso sono tali da rendere la coltivazione di bambù una nuova opportunità di investimento per imprenditori alla ricerca di strade innovative, che permettono di coniugare il ritorno economico con valori fondamentali come la creazione di lavoro, il made in Italy e la sostenibilità ambientale. La richiesta e la versatilità del materiale fanno stimare, a bambuseto maturo e a pieno regime, un rendimento annuo attorno ai 50mila euro per ettaro. La garanzia di uno sbocco sul mercato è data dal Consorzio, che assicura a tempo illimitato il ritiro di tutte le produzioni degli associati, allocandole nelle filiere commerciali più remunerative.
I semi del rinnovamento, dunque, sono stati piantati anche a Bergamo. Chissà che il bambù diventi la materia prima a chilometro zero di settori cardine dell’economia provinciale come edilizia e artigianato o lo spunto per nuovi prodotti green.




I commercialisti ricevuti dal governo Pellicioli: «Chiesto un fisco più umano»

nella foto: Angelo Pellicioli

Dopo la richiesta avanzata all’apposita Commissione di Garanzia, da parte del Comitato di Coordinamento delle Associazioni di categoria dei commercialisti, volta alla regolarizzazione del diritto di sciopero, i rappresentanti dello stesso sono stati ricevuti dal vice ministro dell’Economia e delle Finanze, Luigi Casero.
L’incontro, al quale ha partecipato, in qualità di membro del Comitato, il bergamasco Angelo Pellicioli, si è svolto in modo costruttivo per entrambe le parti. La delegazione del Coordinamento ha esposto al vice ministro la proposta di costruire, tramite i commercialisti, un nuovo e più appropriato rapporto fra fisco e contribuenti. Il Governo non solo ha preso atto della proposta, ma ne ha avvalorato l’importanza e l’inderogabilità; ciò anche sulla base degli avvenimenti che hanno caratterizzato lo scontro in essere fra Equitalia e contribuenti, con particolare riguardo alle imprese.
"Al Governo – spiega Pellicioli – abbiamo fornito tutta la disponibilità dei commercialisti ad essere sentiti, in via consultiva ed in modo serio e costruttivo, in ordine all’emanazione delle principali norme fiscali . Inoltre abbiamo posto la ferma protesta della categoria circa gli interventi legislativi ad horas che hanno il solo effetto di far impazzire gli addetti ai lavori, costretti a seguire le continue giravolte last minute del Fisco".
E’ pure stata posta sul tavolo la questione degli accessi fiscali da parte della Guardia di Finanza, per nulla mirati alla ricerca dei veri potenziali ed eclatanti evasori, ma sempre più rivolti, spesso per comodità di raggiungimento di target, al micro commercio (es.: controllo scontrini) ed alla piccola imprenditoria. Accessi effettuati sovente con protervia  e con arroganza, senza tenere in debita considerazione i diritti dei cittadini contribuenti.
Al vice ministro il Coordinamento ha poi partecipato i gravi problemi cui devono sottostare i commercialisti in ambito alla normativa sull’antiriciclaggio. A costoro, di fatto, sono  stati addossati  compiti ispettivi che non competono, con l’assunzione di pesanti responsabilità civili e penali. Tutti provvedimenti, questi, che, oltre a distogliere i professionisti contabili dalle loro precipue mansioni, non sono certo rivolti alla ricerca dei veri evasori operanti sull’estero. Evasori che, con i mezzi oggi a disposizione,  risultano peraltro facilmente individuabili, anche senza sovraccaricare di oneri e responsabilità  categorie professionali già sufficientemente oberate dalla burocrazia.
"Ho poi personalmente esposto, al vice ministro, – continua Pellicioli – la necessita che venga portata al più presto davanti al Parlamento la questione concernente la costituzionalità della legge conosciuta come “Statuto del contribuente” . E questo al fine di fornire un minimo di certezza del diritto in un settore ormai alla completa deriva legislativa, a causa del continuo fare e disfare da parte dello Stato. Tutti sappiamo che la trafila costituzionale richiede notevole tempo. Per questo ho ribadito al vice Ministro che, nelle more, basterebbe che il Governo adottasse l’assunto di una sentenza della Suprema Corte,  la quale ha precisato che la legge sullo Statuto del Contribuente, pur non essendo di rango costituzionale, si pone sicuramente sopra la normale legislazione. Per ultimo ho informato il vice Ministro dell’imminente istituzione, da parte del Coordinamento, dell’Osservatorio permanente della professione di commercialista, la cui nascita potrebbe costituire un interessante novità nell’ instaurazione di un nuovo rapporto fra fisco e contribuente".
Il rappresentante del Governo ha quindi ufficializzato il tavolo permanente di incontri con il Coordinamento, anche in previsione di un imminente  cambio di governo del Paese; confermando, in tal modo,  la certezza di un proseguimento degli incontri, anche in un prossimo futuro.




La Regione vara la legge per le imprese

Il Consiglio regionale, con voto unanime, ha approvato nei giorni scorsi il Progetto di legge sulla “Libertà di impresa e competitività”, una risposta al mondo delle imprese in difficoltà. Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, ha annunciato che nei prossimi giorni convocherà le parti sociali, per dare rapida attuazione alle misure, che garantiranno un sostegno adeguato e rapido per le imprese lombarde”. La legge ha una dotazione finanziaria di 20 milioni e si articola in più punti. Eccoli:

â–  Accordo per la competitività – Permette l’abbattimento di tutti gli oneri burocratici conseguenti l’avvio o l’ampliamento di una attività di impresa, la riduzione del carico fiscale, la contestuale valutazione (in via preventiva) degli interessi pubblici e privati, la concentrazione di agevolazioni e contributi.

â–  Riduzione del carico fiscale – Progressiva riduzione del carico fiscale, regionale e locale, per le mpmi.

â–  Accesso al credito e finanziamenti – I punti principali sono: potenziamento degli interventi di garanzia per le micro piccole imprese tramite l’ottimizzazione della filiera delle garanzie e la riorganizzazione del sistema regionale dei Confidi; differenziazione degli interventi per micro piccole e medie grandi imprese (esempi: minibond, fondi di investimento in capitale di rischio), promuovendo modelli sperimentali alternativi di finanziamento per le medie e grandi imprese; sperimentazione della moneta complementare (sistema elettronico di compensazione multilaterale).

â–  Razionalizzazione dei Suap – Definizione dei criteri per la gestione associata delle relative funzioni e progressiva delega delle stesse alle Camere di commercio.

â–  Fascicolo elettronico d’impresa – Viene istituito presso le Camere di commercio il “Fascicolo elettronico” con lo scopo di raccogliere in un unico punto tutte le informazioni, i documenti e gli atti concernenti la vita dell’impresa. Ogni Amministrazione, comprese quelle preposte ai controlli, non potrà richiedere all’impresa documenti, autorizzazioni, atti e certificazioni che sono depositati presso il fascicolo elettronico e sono telematicamente consultabili.

â–  Conferenza di servizi telematica – La valutazione degli interessi pubblici complessi connessi al rilascio di autorizzazioni e permessi avviene in sede di Conferenza di servizi, da espletarsi in una sola seduta e in via telematica. Ciascuna Amministrazione rilascia il proprio parere contestualmente ed esclusivamente in via telematica.

â–  Comunicazione unica – Con un’unica dichiarazione in via telematica al Registro delle imprese si avvia l’attività; la documentazione viene conservata presso la sede dell’impresa e successivamente acquisita al Fascicolo elettronico d’impresa.

â–  Sistema dei controlli – Il ricorso a controlli e verifiche presso le aziende non può avvenire se non dopo aver esperito l’esame dei documenti archiviati nel Fascicolo elettronico. L’attività di verifica e controllo non può sospendere l’attività di impresa, anche qualora siano riscontrate difformità deve essere concesso all’impresa un termine per sanare i vizi rilevati. Di norma le attività di controllo, specie quelle dipendenti da autorità amministrative regionali (Arpa e Asl), avvengono sulla base di “cheklist” previamente definite, condivise e pubblicate dalla Giunta regionale. La definizione di ruoli e compiti per evitare inutili e costose sovrapposizioni, vale il principio secondo cui ciò che è stato già oggetto di controllo da parte di una autorità amministrativa, salvo modifiche intervenute, si considera positivamente verificato. Si riconosce pieno valore legale alle certificazioni rilasciate dagli enti di certificazione, sollevando l’impresa e l’imprenditore dalla conseguente responsabilità: si sposta l’asse del controllo dall’impresa all’ente certificatore (società o professionista).




Distretti, un carnet di sconti aiuta le famiglie

Nell’era dei coupon, anche alcuni distretti del commercio bergamaschi hanno scelto di puntare su sconti e condizioni speciali, destinati però alle famiglie del proprio territorio. Ne sono nati blocchetti di buoni, che, proprio come gli assegni, basta staccare e presentare all’esercente per vedersi riconosciuta l’agevolazione. Si tratta di sconti o formule convenienza da spendere in molteplici attività, così da soddisfare sia le esigenze quotidiane – come la spesa per alimentari e prodotti di largo consumo – sia i bisogni sul versante del tempo libero, della cura della persona e della casa. Si può spaziare dal fornaio al fruttivendolo, dalla gastronomia al market, dal bar al ristorante passando per pizzerie, negozi di abbigliamento, farmacie, librerie, cartolerie, articoli regalo, tabaccai, fioristi, acconciature, estetica, lavasecco, fotografi, arredamenti, soluzioni informatiche. C’è, insomma, la possibilità di trovare gran parte di ciò che si cerca a condizioni di favore.
L’operazione si inserisce nella volontà di promuovere il commercio locale portata avanti dai distretti nella convinzione che negozi e servizi siano fondamentali per tenere vivi e attrattivi i centri storici ed i paesi. I carnet rappresentano anche un modo «per affrontare tutti insieme il momento di crisi», che colpisce consumatori e imprese. Sono infatti un supporto alle famiglie, ma danno anche una mano all’economia locale facendo rimanere i consumi sul territorio.

Brebemi Shopping
Il progetto si chiama “Sconta lo shopping” ed ha visto l’adesione di oltre 90 attività presenti nei comuni di Romano di Lombardia, Antegnate, Barbata e Fontanella. I buoni possono essere spesi dal primo marzo al 15 aprile e offrono complessivamente ad ogni famiglia la possibilità di risparmiare oltre 1.500 euro. La distribuzione è curata dalle Amministrazioni comunali, con l’aiuto delle imprese della moderna distribuzione. In questo distretto è attivo anche il nuovo sito www.brebemishopping.com, dove oltre 70 operatori stanno già pubblicando promozioni, consigli, servizi, informazioni sulla propria offerta e che nelle prossime settimane si arricchirà della possibilità per i clienti di prenotare il prodotto e di ritirarlo in negozio o di acquistarlo online. Si tratta perciò di uno strumento che fa crescere la presenza sul web delle attività, passando dalla semplice pubblicazione di contenuti alla vendita vera e propria.

Honio
Nei comuni di Comuni di Vertova, Cene, Colzate, Fiorano al Serio e Gazzaniga sono 75 gli esercenti che prendono parte a “Tutto un altro sconto”, il carnet di buoni distribuito dai Comuni del valore complessivo di 700 euro, che sarà spendibile dal primo al 31 marzo. L’iniziativa si inserisce nel più ampio progetto “Tutta un'altra musica”, che partendo da una passione e una tradizione radicata nell’area, ha portato alla creazione di un concorso aperto a tutti i musicisti del Distretto e oltre e di un’estrazione a premi tra chi voterà l’artista preferito facendo la spesa nei negozi.

Distretto del Commercio Asta del Serio
Anche i cittadini dell’alta Valle Seriana possono risparmiare sulla spesa con “Shopping sul Serio”, che riunisce le promozioni di 47 negozi, pubblici esercizi e imprese di servizi dei Comuni di Valbondione, Ardesio, Gandellino, Gromo, Oltressenda Alta, Oneta, Premolo, Valgoglio e Villa d’Ogna. I buoni sconto sono validi dal primo marzo al 31 maggio ed hanno in valore totale di circa 400 euro. I carnet arrivano a ciascuna famiglia grazie alla distribuzione curata dalle Amministrazioni.




Autoriparatori, «sempre al passo con l’innovazione» 

nella foto: Ernesto Belotti, capo Area Servizi

Le automobili sono ormai diventate “ipertecnologiche”, grazie soprattutto all’evoluzione dell’elettronica che negli anni si è ritagliata un ruolo da protagonista (e con l’avvento dei veicoli euro 6 la sua “invadenza” sarà ancora maggiore). Così, anche il comparto dell’autoriparazione, che nella Bergamasca sfiora le 1.200 aziende considerando i soli meccanici ed elettrauto, si è notevolmente evoluto rispetto al passato, puntando su una specializzazione sempre maggiore, in grado di abbracciare una pluralità di competenze. Una qualificazione che circa un anno fa anche il legislatore si è trovato a dover normare con l’istituzione della categoria della meccatronica, superando così la vecchia suddivisione fra meccanica-motoristica ed elettrauto.
Intanto, Confartigianato Bergamo si prepara a lanciare la quattordicesima edizione del corso professionalizzante di “Autronica”, principale percorso formativo di aggiornamento teorico-pratico per gli operatori del comparto, in partenza a maggio. «Si tratta di un fiore all’occhiello per la nostra Organizzazione – sottolinea Ernesto Belotti, capo Area Servizi di via Torretta e autoriparatore di professione – e ogni anno registra sempre più iscritti, con molti imprenditori che lo frequentano anche annualmente. Possiamo dire che è stato pionieristico rispetto ai tempi, consentendo agli autoriparatori di approfondire le novità di un settore in piena evoluzione tecnologica, soprattutto per quanto riguarda i motori e la sicurezza, che impone una specializzazione sempre più elevata».
«In un certo senso – continua Belotti – anche grazie a questa preparazione, gli autoriparatori bergamaschi che già svolgono l’attività hanno potuto affrontare senza problemi l’avvento legislativo della meccatronica, che in molti casi si è limitato alla presa d’atto burocratica di una realtà già presente nelle officine. Per chi invece inizia una nuova attività, il percorso previsto dal legislatore per l’ottenimento della certificazione permette di avere una buona preparazione».
Il capo Area Servizi di Confartigianato Bergamo spiega come l’autoriparatore moderno sia una figura lontanissima dal “meccanico” degli anni passati e che per questo motivo la formazione e l’aggiornamento costante sono diventati imprescindibili per rimanere sul mercato, «altrimenti – chiosa Belotti – nel giro di pochi anni si rischia di chiudere perché non si è competitivi».
Nonostante la ricerca di maggiore qualità e professionalità, però, anche il settore dell’autoriparazione sta risentendo della crisi economica dei privati e delle aziende, che spesso e volentieri trascurano una manutenzione periodica dei veicoli. «Se da un lato – evidenzia Belotti – il parco veicoli è invecchiato perché la gente acquista meno il nuovo, e quindi c’è maggiore bisogno di manutenzione, dall’altro le persone stanno più attente ai costi e cercano di ritardare per quanto possibile tagliandi e revisioni. Anche le imprese, rispetto al passato, hanno ridotto le spese di rappresentanza e i chilometraggi delle auto aziendali. Trascurare questo aspetto è un grande errore perché, per non spendere cifre comunque limitate, ci si ritrova dopo quattro o cinque anni a dover sborsare migliaia di euro per i danni causati dalla prolungata incuria. Le difficoltà esistono, sono comprensibili, ma una cura periodica delle proprie vetture può davvero evitare spiacevoli sorprese».
Le imprese interessate a partecipare al nuovo corso di “Autronica” possono contattare l’ufficio Formazione al numero: 035 274325; e-mail: formazione@artigianibg.com.