Distretto di Honio, il rilancio del commercio passa dalla musica

Il distretto del commercio di Honio (che riunisce i comuni di Cene, Colzate, Fiorano al Serio, Gazzaniga e Vertova) punta sulla musica per caratterizzare la propria identità e le proprie iniziative. Lo spunto viene dalla forte tradizione musicale presente sul territorio, ricco di scuole e gruppi, e dalla volontà di coniugarla con le proposte e le capacità delle attività commerciali. Il distretto vuole quindi configurarsi come “Distretto della Musica” ed è in questa direzione che si appresta a lanciare una serie di iniziative. Si tratta di un concorso per musicisti, residenti nel distretto e non solo, che nelle fasi finali si andrà ad intrecciare con un’estrazione a premi tra chi fa acquisti nei negozi. La competizione artistica porterà infatti alla selezione di cinque finalisti che conquisteranno la possibilità di esibirsi in una serata dal vivo di fronte ad una giuria, ma che potranno anche accumulare preferenze del pubblico attraverso la cartolina consegnata gratuitamente a chi fa la spesa nei circa ottanta esercizi aderenti al progetto. In palio per i gruppi ed i solisti c’è la possibilità di registrare i propri brani in uno studio di registrazione, mentre tra i consumatori che compileranno e consegneranno la cartolina di votazione saranno estratti buoni spesa da spendere nei negozi del distretto. I cittadini potranno votare il cantante, il musicista o il gruppo che già conoscono innescando una gara all’ultima scheda tra supporter oppure esprimere la propria preferenza dopo l’esibizione.
Il progetto, realizzato in collaborazione con l’agenzia musicale “Diesis”, si intitola “Tutta un’altra musica” e, spiegano i promotori, «si configura come una sfida al territorio, perché in questo periodo di crisi il Distretto crede che un’altra musica sia possibile», nel riportare cioè in consumi in ambito locale, nel ridare valore alle attività di vicinato e ai centri storici. Senza dimenticare le famiglie, che possono contare su premi e sconti. Oltre all’estrazione di buoni spesa, si prevede infatti di realizzare un carnet di sconti, mentre dalla primavera le esibizioni musicali si sposteranno nelle piazze dei cinque comuni per allietare lo shopping del sabato pomeriggio.
Il Distretto si è inoltre mosso sul versante della sicurezza, problema particolarmente sentito in Valle Seriana, che ha visto negli ultimi tempi un’escalation di furti, con un progetto che andrà ad integrare, entro maggio, il sistema di videosorveglianza promosso dalla Comunità montana con una dotazione ulteriore di circa 25 telecamere da posizionare in punti strategici dei cinque paesi.  




A Bergamo cresce il numero  di imprese straniere 

Secondo i dati del Movimprese diffusi nei giorni scorsi dal sistema camerale, il 2013 si chiude a Bergamo con un bilancio marginalmente negativo, risultato di un numero di cessazioni (5.884) di poco superiore alle nuove iscrizioni (5.866) registrate nell’anno. Solo escludendo dal conteggio le “cancellazioni d’ufficio”, le cessazioni scendono a 5.863 e il saldo diventa di un soffio positivo.
Per il secondo anno consecutivo lo stock delle imprese registrate (96.019 al 31 dicembre del 2013) si riduce di poche unità nel complesso ma con una marcata, e non nuova, differenza tra le tipologie giuridiche delle imprese: i nuovi ingressi superano le uscite sia tra le società di capitale (soprattutto srl e srl semplificata) che nelle altre forme giuridiche, in larghissima misura cooperative, mentre le cessazioni eccedono le iscrizioni tra le società di persone (soprattutto snc), le imprese individuali e il sottoinsieme delle imprese artigiane. I flussi delle iscrizioni e cessazioni si mantengono sui livelli dell’anno passato, ma guardando alla serie storica degli anni precedenti si nota che i nuovi ingressi si sono ridotti (erano nettamente sopra quota 6mila nel triennio precedente il 2012) mentre le cessazioni si mantengono su valori elevati, anche se inferiori al picco del 2009, e determinano pertanto un’erosione della base imprenditoriale da due anni a questa parte.
Come sempre, l’analisi della nati-mortalità d’impresa complessiva non può essere svolta a livello di settore di attività a causa della concentrazione delle nuove iscrizioni nel “limbo” delle imprese non classificate (dal quale le imprese neo-nate escono, con l’attribuzione di un settore di attività prevalente, in una fase temporale successiva al momento dell’iscrizione nel registro). Oltre che per questa ragione, il confronto temporale è limitato allo stock delle imprese attive perché questo sottoinsieme, da cui sono escluse le posizioni inattive e in fase di liquidazione, approssima più correttamente la base delle imprese effettivamente ed economicamente operative.
Lo stock delle imprese attive in provincia di Bergamo (85.930 a fine 2013) si è ridotto di 617 posizioni nel corso del 2013 (-0,7%), dopo che già nel 2012 erano state perse 527 imprese (-0,6%).
A far peggio, come già nel 2012, è il settore delle costruzioni che perde 585 imprese nell’anno con una variazione del -2,9%. Le attività manifatturiere si riducono di 232 unità (-2,1%) replicando il risultato negativo del 2012. Calano anche le imprese agricole (-154 pari al -2,9%), le attività di trasporto e magazzinaggio (-35 pari al -1,5%) e dei servizi d’informazione e comunicazione (-33 pari al -1,8%) e, con variazioni marginali, le imprese operanti nelle altre attività di servizi alle persone e nelle attività estrattive.
In aumento, con saldi positivi di dimensioni significative, le attività finanziarie e assicurative (+73 pari al +3,6%), i servizi di supporto alle imprese (+70 pari al +3,3%), le attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+91 pari al +1,6%) e le imprese del commercio (all’ingrosso, al dettaglio, intermediari e riparazioni) che crescono di 156 unità (+0,8%). Aumentano anche le imprese di fornitura di energia elettrica e gas, le attività legate ai servizi idrici e di gestione rifiuti, le attività professionali, scientifiche e tecniche e i servizi privati dell’istruzione, della sanità e assistenza sociale e delle attività d’intrattenimento.
L’artigianato perde in un anno 768 imprese attive (pari al 2,3%) dopo che già nel 2012 lo stock si era contratto di 705 posizioni. Le perdite più consistenti riguardano gli artigiani dell’edilizia (-551 pari al -3,5%) e della manifattura (-164 pari al -2,2%) ma si riducono anche alcune attività dei servizi: i trasporti, le autoriparazioni, le altre attività di servizi. In aumento i servizi alle imprese e, a differenza di quanto visto per il totale delle imprese, anche i servizi di informazione e comunicazione. Il confronto degli stock per aree sub provinciali evidenzia una riduzione generalizzata all’insieme del territorio con la rilevante eccezione dell’area della “Grande Bergamo” (e, ancor più, al suo interno della città che conta 92 imprese in più nell’anno) e dell’ambito di Dalmine (per l’area di Serina la variazione è positiva ma statisticamente trascurabile).
I segni più evidenti dei morsi della crisi emergono dalle aperture di procedure concorsuali, di fallimento o di scioglimento che sono aumentate dalle 1.772 del 2012 alle 1.950 del 2013 (+10%), soprattutto per quanto riguarda i concordati (da 36 a 64) e i fallimenti (da 260 a 307).
Infine, per quanto riguarda le tipologie delle imprese in base alle loro caratteristiche “personali”, si riducono le imprese giovanili (9.307 le attive), probabilmente non solo per ragioni demografiche (le classi giovanili al di sotto dei 35 anni sono in calo strutturale) ma anche e soprattutto per le difficoltà di settori, come le costruzioni, a forte assorbimento di giovani lavoratori autonomi. A fine 2013 le imprese giovanili sono il 10,8% del totale delle attive (ma giovanili sono quasi un quarto delle imprese straniere) anche se, come ovvio, sono quasi un terzo del totale delle nuove iscrizioni. La quota delle imprese femminili (18.419 le attive, poco meno dell’anno scorso, in aumento le straniere) resta grossomodo invariata (21,4% delle imprese attive). Infine, continua la crescita delle imprese straniere: da 7.337 attive nel 2012 a 7.538 nel 2013, l’ 8,8% del totale.




La svolta dei commercialisti, chiesto il via libera allo sciopero

Di fronte all’arroganza di uno Stato che sembra non avere più né capo, né coda, che si rimangia al pomeriggio ciò che ha deciso al mattino, che non sa più nemmeno lui quanti ne ha in tasca e che crea babele giuridica, tributaria, nonché enormi disagi ai cittadini contribuenti, la categoria dei commercialisti ha finalmente deciso di scendere in campo con un’azione  precisa quanto determinata.
Il Coordinamento sindacale rappresentato dalle sette le Associazioni aderenti (Adc, Aidc, Anc, Andoc, Unagraco, Ungdcec e Unico) ha infatti depositato, lo scorso 20 gennaio, presso la commissione di Garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, la propria richiesta di autoregolamentazione.
Ora la palla passa alla Commissione che dovrà pronunciarsi sull’accettazione del contenuto della richiesta, riservandosi, peraltro, il diritto di apportarvi modifiche e/o limitazioni.
E’ questo sicuramente un notevole passo avanti per una categoria che, anche per la delicatezza dei rapporti intrattenuti con i clienti contribuenti di cui è investita, non ha mai, in passato, preso in considerazione una forma di protesta tanto eclatante quale quella dello sciopero fiscale.
“L’azione sta a significare che il vaso è veramente colmo. Dopo anni di soprusi e di angherie subiti in forza di pasticci legislativi e ministeriali, nonché di alcune stravaganti circolari dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia, che stravolgono addirittura le norme (guarda caso sempre a loro favore) la categoria, che ha sempre sopportato con ossequiosa e pedissequa rassegnazione tale situazione,  oggi ha deciso di dire basta” commenta il bergamasco Angelo Pellicioli, membro del Comitato di Coordinamento sindacale nazionale. “Si tratta solo di un primo passo; esamineremo a fondo la risposta della Commissione – continua Pellicioli – ma da qui non si torna più indietro”.
Ma cosa devono aspettarsi, e soprattutto cosa rischiano, i contribuenti che affidano ai commercialisti le loro incombenze, in presenza di sciopero fiscale proclamato dagli stessi?
“Il Coordinamento, nella sua formulazione di richiesta alla Commissione, ha tenuto in debita considerazione tale problema. Le conseguenze dell’astensione non devono certo ricadere sui cittadini contribuenti” spiega Pellicioli. “Ad esempio sono previste azioni di ritardo nella formulazione e nella spedizione delle dichiarazioni fiscali per un periodo però non superiore agli otto giorni, mentre i giorni scendono a tre per quanto riguarda i modelli F24. Inoltre l’agitazione dovrà essere debitamente pubblicizzata, per tempo, mentre, in ogni caso e per tutta la durata della stessa, il commercialista dovrà tenere aperto lo Studio per non meno di due ore giornaliere, proprio per non gravare di responsabilità il cliente contribuente”.
Tutto chiaro, dunque; i contribuenti possono stare tranquilli. Fa però riflettere il fatto che il perdurare di questa anomale situazione politica e burocratica sia riuscito a smuovere categorie professionali che, fino a ieri, alla proclamazione di uno sciopero, proprio non avrebbero mai pensato.  




Orologi per i vip, ora Lorenzo sogna Papa Francesco

nella foto: Lorenzo Angeli (a destra) con Valentino rossi

La crisi aguzza l'ingegno. Sono in aumento le persone che si danno da fare recuperando un sogno nel cassetto o trasformando una passione in professione. Come ha fatto Lorenzo Angeli, trentunenne di Carvico, professione progettista alla Brembo, che si è inventato il mestiere di orologiaio. Ma oltre alla fantasia, l'artigiano bergamasco possiede simpatia, spirito imprenditoriale e una buona dose di faccia tosta che lo porta a bussare alle porte dei vip. Le sue creazioni sono, infatti, state pensate per personaggi della musica, dello sport e della tv, da Caparezza a Michelle Hunziker, da Valentino Rossi a Mika, Cristian De Sica e Vittorio Brumotti. A esserne omaggiati, tra i bergamaschi, il Bepi e ol Vava. Tutti sono diventati testimonial involontari. Il prossimo non ha uguali quanto a popolarità: sarà Papa Francesco.
Lorenzo, come nasce questa attività?
«Mio papà e mio nonno erano fabbri, quindi per me è sempre stato naturale giocare con chiodi e martello, anziché a pallone. Fin da ragazzo, organizzavo tornei di basket e, avendo pochi soldi a disposizione, ero io stesso a creare i trofei. Poi, nel 2008, in occasione del mio matrimonio, ho realizzato il primo orologio da muro. Gli amici che venivano a casa si stupivano e me ne chiedevano anche per loro. Poi, mi sono accorto che molti hobbisti postavano le foto delle loro creazioni su Facebook con un grande seguito. Così quando mia moglie, Milena, che faceva la segretaria aziendale, nel 2010, ha perso il lavoro e c'era bisogno di un secondo guadagno, ho provato anch'io a usare la vetrina dei social network e sono piovute richieste. Nel 2011 ho aperto l'attività come artigiano». 
Oggi la Angeli Design è una vera impresa con prodotti ricercati e unici: come gestisce il doppio lavoro?
«È così, nel 2013 siamo arrivati a concepire 80 progetti. Ci dividiamo i compiti. Mia moglie prende le telefonate, gestisce gli ordini e la contabilità. Io realizzo il lavoro partendo da un semplice disegno. Tutto è concepito a casa, poi per il taglio mi appoggio a un'officina di Cornate d'Adda, per la verniciatura a una di Calolzio. Uso alluminio e ferro che vengono verniciati a polvere. Ma non creo solo orologi da parete, sono un designer d'interni, progetto scale, insegne, scrivanie e librerie in legno. Il prezzo varia da 10 euro per un portachiavi fino ai 500 dei pannelli con le scritte luminose per i locali».
Parliamo di vip. Quale è stato il regalo che ha fatto e l'ha emozionata di più?
«Credo quello per il mio mito, Shaquille O'Neal, campione dell'Nba. Dopo averlo ideato, è rimasto per 6 mesi nel garage. Non sapevo come farglielo recapitare. Ci sono riuscito grazie a Massimo Oriani, giornalista della Gazzetta dello Sport, che mi ha dato il contatto giusto. Il cestista allora giocava nei Boston Celtics e l'orologio gli è stato consegnato durante un evento benefico. Lui, nonostante sia alto 2 metri e 16 per 147 chili, non riusciva a sollevarlo tanto pesava, gli ho donato anche un fotomontaggio con sette miei ritratti mentre indosso le sette maglie della sua carriera. So che l'ha appeso nel camerino».
Ci spieghi l'ultimo ambizioso progetto: un orologio per il Vaticano. Effettuare una consegna per il Pontefice non è semplice.
«C'è molta attesa per la beatificazione di Papa Giovanni XXIII, il 27 aprile a Sotto il Monte, paese già meta di pellegrinaggi. Sono in contatto con il sindaco, Eugenio Bolognini, e l'arcivescovo Loris Francesco Capovilla, che a febbraio sarà ordinato cardinale. Mi aiuteranno, stanno già lavorando all'evento, confidando nell'arrivo del Papa».
Come sarà l'orologio papale?
«Ci sto lavorando, ho effettuato una bozza: l'effige sarà lo stemma scelto dal Papa con l'emblema dei Gesuiti, simbolo del suo carattere, umile, riservato, semplice, attento ai poveri. Per renderlo speciale lo contornerò con la mia collezione floreale».
È abituato a incontrare molti vip, ma quando vedrà il Papa cosa gli dirà?
«Mi farò fare una dedica… Scherzi a parte, mi ha emozionato dalla prima sera che si è affacciato sul balcone di San Pietro, mi è venuta la pelle d'oca come quando è nata mia figlia Gioia, che ha 15 mesi».
Quali altri progetti ha in cantiere?
«Appena ho saputo che Kakà è rientrato a Milano, ho pensato di realizzare un orologio per lui. Essendo legato ai valori cristiani come la famiglia, ho ideato un modello con il suo nome, quello della moglie e dei figli. Poi, attendo Skin, la pantera nera, voce degli Skunk Anansie, che sarà in concerto al Teatro Creberg il 18 marzo. Il suo orologio avrà la forma della sua testa, glielo consegnerò la sera stessa, come è successo con Nek e Battiato».
In questo modo, i personaggi famosi le fanno pubblicità.
«Non proprio, solo alcuni si mettono in mostra con video o messaggi pubblici di ringraziamento, altri conservano a casa le mie opere. Ma sono contento lo stesso, perché c'è chi apprezza il modello per un vip e me lo chiede uguale. E poi è un modo per rompere il silenzio, per far vedere cosa è capace di fare un semplice artigiano con le proprie mani».   




Betti: «Costi e burocrazia stanno soffocando l’apprendistato» 

Ogni mese le imprese del terziario confermano gli apprendisti con 3 mila contratti a tempo indeterminato e per ogni 100 cessazioni 52 conferme fanno da positivo contraltare. In rapporto ai dipendenti tra 15 e 39 anni la percentuale di apprendisti è del 10% nel commercio, dato che sale ad oltre il 14% se rapportato alla fascia di età che va dai 15 ai 34 anni. Grazie ai contratti a tempo indeterminato e all’apprendistato, nel terzo trimestre 2013 il saldo tra nuove assunzioni e cessazioni è tornato positivo. Sono questi alcuni dati emersi nell’ambito del  convegno  dal titolo “Rapporto annuale sul mercato del Lavoro e Presentazione del Rapporto sull’apprendistato”  che a Roma settimana scorsa, 22 gennaio, ha visto la partecipazione in Confcommercio del Ministro del Lavoro Enrico Giovannini e dei presidenti delle Commissioni Lavoro del Senato e della Camera, Maurizio Sacconi e Cesare Damiano. Confcommercio in questa occasione ha chiesto regole più semplici per migliorare l’ apprendistato, un contratto, come sottolineato dal presidente Carlo Sangalli, che “rappresenta un investimento sia per la parte datoriale che per il dipendente, ma va reso libero da vincoli troppo stringenti”. Se tutti si sono trovati  d’accordo sulla necessità di incrementare l’utilizzo del contratto, ma restano ad appesantirlo vecchi e nuovi oneri gravosi per le imprese, dal contributo per il fondo di solidarietà  imposto dalla Legge di Stabilità , al contributo Aspi,  a quello – il più oneroso – per il  licenziamento e la mancata conferma al termine dell’apprendistato. Il contratto è strategico ma è soffocato da un eccesso di burocrazia che tarpa un vero e proprio  decollo dell’apprendistato che anche l’Ocse raccomanda di agevolare.
L’apprendistato  a Bergamo.
Burocrazia e costi aggiuntivi, sommati alla crisi, frenano il ricorso all’apprendistato. I visti di conformità dell’apprendistato rilasciati dagli Enti Bilaterali del Commercio, del Turismo e dei Servizi evidenziano un calo negli ultimi anni. Le imprese del commercio e dei servizi  hanno avuto il via libera all’ingresso in azienda di under 29 per 421 posizioni nel 2013, contro le 526 del 2012. Il calo si evidenzia anche nel comparto alberghiero e dei pubblici esercizi: nel 2013 l’Ente ha rilasciato 181 visti, contro i 274 del 2012.
Enrico Betti, responsabile dell’Area Lavoro Ascom, ribadisce la necessità di rilanciare il contratto che resta l’unica porta d’accesso al lavoro per i più giovani. “ L’apprendistato è un contratto importante che impiega il  10-12% dei giovani, ma va valorizzato. In primo luogo vanno riviste le semplificazioni legate all’accesso del contratto – spiega -. Bisogna incentivare il ricorso all’apprendistato e non appesantirlo come ha fatto la Riforma Fornero, a partire dal contributo per il licenziamento. Un onere pesante e illegittimo per un contratto con libertà di risoluzione per entrambe le parti, a torto paragonato ad un licenziamento con più di 1.400 euro di costi aggiuntivi per ogni apprendista. Un provvedimento assurdo per altro, dato che per l’80% i contratti di apprendistato vengono trasformati in contratti a tempo indeterminato”. L’apprendistato va rilanciato perché dà la possibilità di un effettivo e proficuo scambio tra formazione in azienda e formazione lavorativa.” E’ una vera e propria porta d’accesso al mondo del lavoro per i più giovani, l’unica opzione contrattuale dopo la cancellazione del contratto di inserimento lavorativo ad opera della Riforma Fornero”. Invece di decollare il contratto è gravato di oneri e vincoli normativi: “L’apprendistato resta il contratto di maggior peso per il comparto del terziario, ma in linea con l’andamento nazionale, anche a Bergamo diminuisce il ricorso anche a questa forma contrattuale. Il calo è imputabile in gran parte alla crisi. In questo momento le assunzioni sono al palo tra contrazione dei consumi e problematiche normative”. Betti sottolinea anche la potenzialità dell’apprendistato esteso – come avviene del resto in altri Paesi a partire dal programma “Apprenticeship for adults” nel Regno Unito-  ai meno giovani, anche con specifici progetti e  non manca di esprimere le richieste delle imprese per una sua più larga applicazione: “Bisogna abbattere i costi e rendere questo contratto fruibile anche per chi ha più di 29 anni. La formazione deve continuare ad essere gestibile e certificabile in ambito lavorativo senza i vincoli delle lezioni in aula. Ora la speranza è che la nuova Riforma del Lavoro non tocchi l’apprendistato come istituzione e ripristini i contratti di inserimento lavorativo cancellati dalla Riforma Fornero”.




Benzinai, «il nostro futuro è sempre più incerto»

Tempi duri per i benzinai orobici. Tra calo dei consumi, prezzi del carburante alle stelle e concorrenza spietata dei self service, negli ultimi 10 anni, quasi un’impresa su cinque in Bergamasca è stata costretta a chiudere i battenti. Le imprese di distribuzione sono infatti passate dalle 283 del 2003 alle 237 del 2013 (nel 2008 erano 242 di cui 43 in città). Una situazione che nei prossimi mesi rischia di peggiorare. Già, perché con il nuovo anno è scattato l’aumento dell'imposta di consumo sugli oli lubrificanti (da 750 a 787,81 euro per 1.000 kg) mentre a partire dal 1° marzo aumenteranno le accise su benzina (da 728,40 a 730,80 euro per 1.000 litri) e gasolio (da 617,40 a 619,80 euro). Insomma, stando ai numeri, con l’Iva al 22% e con l’impennata delle famigerate imposte che gli italiani si trascinano dalla guerra di Abissinia, si prevede un’ulteriore contrazione dei consumi.
«Il fatto che nel giro di una decina di anni quasi il 20% delle pompe abbia abbassato la saracinesca non è un segnale incoraggiante – conferma il vice direttore dell’Ascom Oscar Fusini –. Alcuni impianti, inefficienti e incompatibili con la legge 32/98, sono stati costretti a chiudere. Si trattava perlopiù di strutture fuori norma perché troppo inglobate nel tessuto urbano e che quindi mettevano a repentaglio la sicurezza stradale. Statisticamente le pratiche di fondo indennizzi per chiusura totale sono una minoranza, ne avrò firmate quattro o cinque in questi anni, perché per questa procedura la compagnia proprietaria deve impegnarsi a togliere il suo impianto, bonificare il terreno, insomma, una intervento lungo e complesso. Sono più frequenti, piuttosto, i cambi di gestione. Se facciamo un raffronto con il 2012, quando le pompe erano 235, di cui 40 in città, abbiamo quasi l’illusione che il trend sia in aumento, visto che oggi sono 237. Ma il dato va interpretato: tanti chiudono e altrettanti aprono per via dei cambi di gestione. Inoltre nel frattempo sono sorti due nuovi impianti sulla nuova bretella della Valle Seriana nonché nuovi centri commerciali con pompe annesse».
E sono proprio le cosiddette pompe bianche e i self service che proliferano a macchia d’olio in provincia a creare la più spietata concorrenza ai benzinai tradizionali. Questi impianti “no logo” consentono di risparmiare fino a 10 centesimi al litro rispetto alla media del servito, sia perché acquistano a prezzi di mercato, sia perché, rispetto ai normali distributori, non hanno costi per le promozioni e la pubblicità del loro marchio. Tra i più gettonati c’è il distributore Iper Stop and go, impianto di carburante sotto costo sorto accanto al centro commerciale di Brembate, lo stesso che presto approderà anche a Seriate. «Con la crisi che c’è – conclude Fusini – il consumatore è sempre più attento a ciò che spende e quindi preferisce fare il pieno al self service o alle pompe bianche. È un meccanismo inevitabile che, purtroppo, sta mettendo in ginocchio i tradizionali benzinai che non possono competere coi prezzi delle stazioni di servizio low cost».

Giuseppe Effendi – via Cremasca (Azzano San Paolo)
«Dalle compagnie condizioni inaccettabili,
così non si può andare avanti»

«Il contratto di lavoro che la compagnia petrolifera mi propone è troppo vessatorio e non intendo firmarlo». Giuseppe Effendi, gestore del distributore-autofficina meccanica di via Cremasca, ad Azzano San Paolo, è arrabbiato e non lo nasconde. Da oltre sei anni è in causa con la sua azienda. Una scelta che gli ha provocato non poche complicazioni: «Il problema è che non avendo accettato le condizioni della compagnia, oggi mi ritrovo a erogare un carburante che ha i prezzi più alti di tutta la provincia di Bergamo», spiega. I suoi familiari gestiscono questa stazione di servizio da una ventina d’anni e lui ci lavora fin da quando era un ragazzino. A Beppe, così lo chiamano i clienti più affezionati, questo mestiere è sempre piaciuto: per capirlo basta osservarlo per qualche minuto mentre, con fare amichevole, sorride agli automobilisti che transitano dal suo distributore. Eppure, oggi, tutte quelle ore trascorse all’aperto, in balia del freddo invernale o delle ondate di afa estive cominciano a pesargli. «Già perché così – esclama – non si può più andare avanti. Lavoro 12 ore al giorno con una forte responsabilità sulle spalle ma, di fatto, i contratti che le compagnie petrolifere ci obbligano a firmare ci privano dei nostri diritti: sono troppo brevi, hanno molti vincoli e c’è la possibilità da parte loro di disdirlo quando vogliono. Il contratto prevede la modifica in qualsiasi momento del business plan ma è sempre a discrezione dell’azienda e se il rendiconto cala rispetto al fatturato atteso, per effetto dei volumi o dell’aumento dei costi, la società può recedere dal contratto. Io non lo firmo, non sono mica matto». Per risollevare le sorti dei benzinai bisognerebbe, secondo Effendi, seguire l’esempio delle pompe straniere: «All’estero puntano molto sul franchising o sul comodato d’uso e non capisco perché qui in Italia, invece, è sempre tutto così difficile. Un contratto dovrebbe a mio avviso garantire almeno le spese che sosteniamo, altrimenti si rischia di sconfinare in un rapporto di dipendenza. Credo che le associazioni di categoria, a cui spesso mi rivolgo, dovrebbero fare squadra per cercare di risolvere questa situazione».

Giamprieto Tomasini – via Zanica (Bergamo)
«In un anno perso il 35% del guadagno»

«Il settore, come molti altri in questi tempi di crisi, è in sofferenza e io personalmente ho avuto un calo dei consumi del 20%». A lamentare questa situazione è Giamprieto Tomasini, titolare del distributore IP di via Zanica a Bergamo. «Il principale problema – spiega – è che la gente è in netta difficoltà economica, di conseguenza se non ci sono i soldi si usa poco l'auto oppure si ricorre a mezzi alternativi». Secondo Tomasini, «c’è poi una politica sbagliata delle compagnie supportate dalle leggi del governo»: «Ormai – afferma – si sta eliminando la figura del gestore, sinonimo di servizio e professionalità, e lo si sta sostituendo con la gestione diretta della società che punta sui self service che hanno prezzi che per noi sarebbero da perdita». Ai mancati introiti si aggiunge la morsa della pressione fiscale: «Le bollette di acqua, luce e la tassa sui rifiuti ci danno del filo da torcere – prosegue Tomasini – e per chi ha dipendenti, i corsi di vario tipo per il personale hanno fatto lievitare ulteriormente le spese. La conseguenza è che in un anno siamo intorno al 35% di mancato introito del nostro già piccolo guadagno. Sono situazioni difficili da poter sopportare a lungo. E speriamo che i clienti che hanno optato per un pagamento della benzina a fine mese non falliscano, sennò sono dolori». 

Giovanni Tiraboschi – tangenziale Zanica-Seriate
«In arrivo il distributore dell’Iper,
sarà dura competere»

Giovanni Tiraboschi ha gestito per vent’anni una pompa nel cuore di Bergamo. Poi nel 2012 ha venduto il suo vecchio impianto di Borgo Palazzo per trasferirsi in provincia, sulla tangenziale tra Zanica e Seriate, dove ha aperto una stazione di servizio più ampia. Qui, oltre al carburante, la Total-Erg di Tiraboschi offre anche svariati gadget e un punto ristoro. «Quando mi si è presentata l’occasione di allargarmi, ho subito deciso di accettare questa sfida – racconta –. Certo, non posso nascondere che è dura di questi tempi. Il mercato del petrolio ha perso il 30% e coi margini di spesa che abbiamo, tra tasse e bollette, tutto si complica». Tiraboschi teme inoltre la futura concorrenza del distributore a marchio Iper che già esiste a Brembate e che presto dovrebbe aprire anche a Seriate, a pochi passi dal suo impianto. «Queste nuove strutture, che si trovano vicino ai centri commerciali, offrono prezzi stracciati e sono sempre presi d'assalto – dice –. Anche se il mio è un distributore grosso, i miei prezzi sono allineati con gli altri, non riesco a competere con la concorrenza spietata che ci fanno le pompe bianche o i self service». Tiraboschi ripone tuttavia molta fiducia nella nuova strada Stezzano-Zanica che in futuro si aggancerà alla Stezzano-Treviolo, favorendo l’affluenza di nuovi clienti nel suo distributore. «La strada – spiega il benzinaio – arriverà anche nel territorio di Zanica, dove si innesterà sulla Cremasca in corrispondenza dello svincolo della statale 42, e di Stezzano, dove si unirà al tratto di tangenziale già esistente, al rondò che porta al centro commerciale Le due torri. Forse quando questo tratto sarà ultimato, da noi passerà più gente».




Si è spento Lucio Parenzan.  «Con lui Bergamo ai vertici mondiali della cardiochirurgia»

Si è spento nella tarda mattinata di martedì 28 gennaio il professor Lucio Parenzan, che una decina di giorni era ricoverato nella Terapia intensiva del Papa Giovanni XXIII in condizioni gravissime, dopo un malore in casa. È stato colpito da un nuovo arresto cardiocircolatorio e, nonostante i tentativi di rianimarlo protrattisi per trenta minuti, i medici che l’hanno seguito durante il ricovero non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.
Il Professor Lucio Parenzan, pioniere della moderna cardiochirurgia pediatrica italiana e tra i più stimati cardiochirurghi in Italia e all’estero, avrebbe compiuto novant'anni a giugno. Nato in provincia di Gorizia, si è laureato a Padova nel 1948. La sua carriera ebbe inizio a Milano, dove si occupò delle patologie cardiache dei bambini dopo aver trascorso lunghi periodi di studio all’Università di Stoccolma e all’Ospedale dei Bambini di Pittsburgh (USA).
Docente in Chirurgia Pediatrica, Clinica Pediatrica e Cardiochirurgia all’Università di Milano, ha effettuato oltre 15mila interventi (di cui 350 trapianti cardiaci) nel corso di trent’anni di attività. Ha diretto la Divisione di Chirurgia Pediatrica e di Cardiochirurgia di Bergamo dal 1964 al 1994. Fu Parenzan ad eseguire i primi interventi a cuore aperto su neonati, il primo a intervenire su bambini di meno di tre chili, e a salvare da morte certa tanti bambini blu, affetti dalla Tetralogia di Fallot. Fece scalpore nel 1976 la diretta tv dell’intervento su Pasqualino, 7 mesi. Sotto la sua guida il Centro di Bergamo divenne «il più grande centro di cardiochirurgia pediatrica al mondo», come lo definì Albert Starr l’inventore della valvola cardiaca e come attesta lo svolgimento nel 1988 in città del primo Congresso mondiale di Cardiochirurgia pediatrica.
Sua l’équipe che eseguì a Bergamo il terzo trapianto di cuore in Italia, il 23 novembre 1985. Nel 1989 fondò l’International Heart School, Fondazione di Bergamo per la formazione medica continua onlus, dalle cui fila uscirono 25 primari in Italia e all’estero, quelli che con orgoglio amava definire i suoi ragazzi. 
Cittadino onorario della città di Bergamo, nel 1988 ha ricevuto la medaglia d’oro per la Sanità Pubblica quale riconoscimento dal Ministero della Sanità italiano per la specifica meritoria attività clinica e scientifica svolta nei confronti delle patologie infantili.
Il direttore generale Carlo Nicora ha voluto ricordarlo a nome di tutti gli operatori dell’ospedale:
«La scomparsa del professor Lucio Parenzan è per tutto il Papa Giovanni XXIII motivo di profondo cordoglio e vogliamo innanzitutto stringerci alla moglie, ai figli e a tutti i suoi cari che oggi soffrono. Il sentimento che tutti noi, da chi ebbe la fortuna di essergli allievo e collaboratore a chi come me lo ha conosciuto recentemente, è innanzitutto di immensa gratitudine. Quello che oggi siamo nel campo della cardiochirurgia, la nostra cultura come ospedale pediatrico sono stati possibili perché Parenzan gettò un seme prezioso agli Ospedali Riuniti, rendendo possibili quelle che oggi sono consuetudini nella medicina moderna, ma allora furono anticipazioni di un futuro ancora tutto da scrivere.La sua curiosità, la sua audacia, la sua lungimiranza, hanno fatto la differenza. Questo credo sia l’insegnamento che chiunque lavora al Papa Giovanni da oggi dovrebbe conservare nel cuore».  




Gelato, la Giornata europea dedicata alla stracciatella di Panattoni

La seconda Giornata europea del gelato artigianale avrà un sapore ben noto ai bergamaschi. Sarà infatti contraddistinta dal gusto “Stracciatella d’Europa”, in ricordo di Enrico Panattoni, patron della Marianna in Città alta, scomparso nell’ottobre scorso, ritenuto l’ideatore del gusto. La Giornata è stata istituita nel luglio 2012 dal Parlamento di Strasburgo per promuovere il prodotto artigianale e ricordare ai consumatori le sue qualità. È fissata il 24 marzo di ogni anno e coinvolge le gelaterie di almeno 12 Paesi, europei e non solo, ossia quelli riuniti in Artglace, la Confederazione delle associazioni europee di gelatieri artigiani, promotrice dell’evento.
L’annuncio ufficiale del tema per il 2014 è stato dato al Sigep di Rimini, sottolineando come la stracciatella, creata nel 1961, sia ancora uno dei gusti più richiesti nelle gelaterie di tutto il mondo. È stata indicata anche la composizione corretta: gelato fior di latte, cioccolato e succo d’arancia. Così come lo scorso anno, quando si tenne la prima edizione della Giornata, in ogni stato dell’Unione Europea sarà possibile gustare la ricetta celebrativa. Ogni nazione e territorio aggiungerà proprie iniziative promozionali che saranno consultabili sul sito www.artglace.com.




Parrucchieri, arriva la poltrona in affitto

Dopo gli uffici condivisi, anche nei saloni di acconciatura e nei centri estetici arriva la possibilità che realtà imprenditoriali distinte finiscano sotto lo stesso tetto. Una soluzione che ben si adatta al momento di crisi (che ha “liberato” spazi e attrezzature e imposto alle aziende la ricerca di nuovi modelli di gestione), ma soprattutto uno strumento per favorire l’avvio di attività da parte dei giovani e l’emersione dall’abusivismo.
Si chiama “affitto di poltrona” o “di cabina”, una modalità già diffusa da tempo nei paesi anglosassoni, che ora l’Italia sta cominciando ad introdurre secondo il proprio ordinamento legislativo. Sullo stato dell’arte delle normative, soggette anche alle differenti scelte da parte di Regioni e Comuni, Confartigianato Bergamo ha organizzato un incontro lunedì 27 gennaio, prima occasione per gli operatori bergamaschi di confrontarsi con questa novità.
«Non si affitta l’intero locale, ma una postazione di lavoro, la poltrona in un negozio di parrucchieri o la cabina in un centro estetico – spiega Marco Trussardi, responsabile dell’Ufficio Aree di Mestiere di Confartigianato Bergamo -, in questo modo due aziende diverse si trovano ad operare nello stesso spazio. Questa formula è pensata come un’opportunità per chi vuole mettersi in proprio perché permette di ridurre al minimo gli investimenti e i rischi. Significa infatti pagare un canone di affitto anziché impegnarsi in spese che per l’avvio di un salone di parrucchiere sono attorno ai 40/50 mila euro e quasi il doppio per un centro estetico. Rappresenta, quindi, una strada piuttosto agevole per cominciare a mettersi in gioco e verificare se si hanno i “cromosomi” dell’imprenditore, oltre che uno stimolo a far emergere chi oggi opera in forma abusiva nella propria abitazioni o a domicilio. Per chi è già in attività può essere invece un’occasione per colmare i “vuoti” che si sono venuti a creare con il calo dei servizi e, perché no, ridare vitalità all’ambiente». «Le due gestioni sono distinte e autonome – rimarca Trussardi -, il rapporto è regolato da un contratto tra le parti. Chi prende in affitto gli spazi deve essere in possesso dei requisiti professionali previsti per il settore in cui opera, mentre il titolare dell’esercizio è tenuto a mettere a disposizione locali conformi dal punto di vista tecnico-strutturale, urbanistico e igienico-sanitario».
Queste le linee generali. Ci sono però aspetti che già da ora sembrano compromettere l’efficacia dello strumento. In primo luogo quello che vuole il titolare del negozio rispondere in caso di mancata emissione del documento fiscale da parte dell’affittuario ed i paletti posti per evitare che l’affitto di poltrona diventi la via per trasformare automaticamente il rapporto di lavoro dipendente. A questo proposito, in occasione dell’ultimo rinnovo contrattuale del 3 ottobre 2011, le rappresentanze dei lavoratori hanno sottoscritto un avviso comune che chiedeva alle istituzioni di fissare alcuni limiti. In particolare, si parla di una poltrona/cabina in affitto per le imprese che hanno da 0 a 3 dipendenti; due per le imprese che hanno da 4 a 9 dipendenti; tre per le imprese che hanno più di 10 dipendenti e del divieto di affittare la postazione a chi abbia prestato servizio in qualità di dipendente all’interno dello stesso salone/centro estetico negli ultimi cinque anni, nonché alle imprese che abbiano effettuato licenziamenti negli ultimi 24 mesi.
«Se in teoria l’affitto di poltrona è una buona soluzione per rispondere ai nuovi scenari economici e di mercato, i troppi vincoli rischiano di farlo rimanere un’opportunità solo sulla carta», rileva Maurizio Locatelli, capo Area Servizi alle persone di Confartigianato Bergamo, titolare della storica insegna “Amleto” in via Garibaldi in città, aperta dal padre nel 1952. «Innanzitutto, non si capisce perché, se le due attività sono del tutto distinte, il titolare debba essere corresponsabile e quindi sanzionabile nel caso l’affittuario non rilasci la ricevuta fiscale. Non convince nemmeno il rapporto tra numero di dipendenti e numero di poltrone in affitto, nel mondo anglosassone ci sono, ad esempio, centri gestiti da un titolare interamente messi a disposizione di acconciatori diversi, ed è praticamente assurdo il divieto di affittare a chi è stato un proprio dipendente nei cinque anni precedenti. La realtà, non dimentichiamolo, è che oggi le aziende hanno difficoltà a tenere personale alle dipendenze, perciò, dopo il periodo di apprendistato, è davvero interessante, direi la casistica più allettante dell’affitto di poltrona, poter offrire l’opportunità di rimanere nel salone lavorando in proprio. Con queste regole, invece, dopo aver fatto crescere professionalmente una persona, l’imprenditore sarebbe costretto a privarsene». «La semplificazione – fa notare ancora – è anche la chiave per contrastare l’abusivismo: chi vuole mettersi in regola non deve trovare troppi ostacoli, altrimenti resta abusivo». L’incontro di Via torretta, con rappresentanti ed esperti di Confartigianato Lombardia, analizzerà opportunità e punti critici «anche con l’obiettivo di proporre correttivi – ricorda Locatelli – e arrivare alla definizione di linee guida condivise e univoche per tutto il territorio nazionale, dove oggi esistono soltanto, eventuali, disposizioni regionali o comunali».   
Inutile negare che la ricerca di nuovi modelli di organizzazione e gestione è anche figlia della crisi. «Al di là di singoli risultati, che possono essere anche positivi – racconta il capo Area -, lo scenario generale è di sofferenza. C’è stata una scrematura obbligata e oggi chi resiste è perché ha preso le misure con il nuovo atteggiamento e le nuove richieste della clientela. È rallentata la frequenza ma non è diminuita la ricerca della qualità. Il parrucchiere deve essere in grado di proporre qualcosa al passo con i tempi, consapevole che competenza e fiducia restano fondamentali. L’unica strada percorribile è offrire il servizio più professionale possibile al prezzo più equo possibile, rispettando la salute e il benessere dei clienti».




RistorExpo scalda i motori, stage con i grandi chef

nella foto: Davide Scabin

Conto alla rovescia per RistorExpo, l’evento fieristico dedicato alla ristorazione professionale in programma a Lariofiere (Erba) dal 16 al 19 febbraio. Attesi tra i 20 e i 25mila ingressi. Buona la presenza bergamasca, che nelle scorse edizioni ha fatto registrare una percentuale, sul totale dei visitatori, che si aggira intorno al 20%.
“La manifestazione – ha detto nel corso di una conferenza stampa a Bergamo il presidente di Lariofiere, Giovanni Ciceri – è il palcoscenico giusto per chi si occupa di ristorazione. Grazie a incontri, stage di cucina, workshop, convegni, cene, concorsi e seminari siamo in grado di offrire agli operatori l’opportunità di approfondire i temi del cibo e dell’alimentazione”.
Il tema dell’edizione 2014, “In cibo veritas”, è più che mai legato ai contenuti di Expo 2015 ed ha come obiettivo quello di assicurare a chi si occupa di ristorazione una significativa crescita professionale, grazie al contributo di numerosi personaggi che racconteranno le loro esperienze ed i loro progetti con i quali sono stati in grado di far emergere i valori del cibo e della cultura enogastronomica.
“In cibo veritas – ha rimarcato il  direttore di Lariofiere, Silvio Oldani – è una vera e propria anteprima di Expo 2015, trattando i temi della prossima esposizione universale, come la qualità e la sicurezza alimentare, l’alimentazione sana e corretta ed il cibo, diventato l’elemento centrale della cultura di un territorio”.
Gli chef dell’edizione 2014. Il tema verrà affrontato con forum, interviste, stage di cucina ed incontri con il contributo di diverse figure importanti, volti noti della scena gastronomica italiana. Sono già confermati gli stage di cucina con gli chef Davide Scabin, Viviana Varese e Sandra Ciciriello, Christian e Manuel Costardi, Norbert Niederkofler, Pier Giorgio Parini e Paolo Lopriore.
I vini della Valtellina. Si rinnova anche per questa edizione la collaborazione con i vini valtellinesi. Per tutta la durata di RistorExpo, lo stand del Consorzio di Tutela presenterà al pubblico un’ampia selezione di prodotti delle aziende vitivinicole della Valtellina. Sarà l’occasione non solo di degustare ottimi prodotti, ma anche per provare interessanti abbinamenti enogastronomici.