Il 2014 delle imprese bergamasche «Lavoro e consumi le priorità»

Nei primi giorni del nuovo anno, quattro presidenti delle principali associazioni di categoria bergamasche tirano le somme di un 2013 difficile e guardano al 2014 con le necessarie cautele, ma non senza un briciolo di ottimismo. Lavoro e ripresa dei consumi sono i temi al centro dell’attenzione di ogni impresa e delle associazioni che le rappresentano. Nella capitale dell’edilizia messa in ginocchio dalla crisi si attende una ripartenza dalla casa, affrontando la questione da ogni punto di vista, senza trascurarne l’importanza sociale.

Paolo Malvestiti / Ascom e Camera di Commercio
«Expo può essere la svolta per il nostro territorio»

«La discesa in picchiata sembra essersi fermata, anche perché la sensazione era quella di aver raschiato il fondo – esordisce il presidente dell’Ascom e della Camera di Commercio Paolo Malvestiti -. La conferma arriva dai dati dell’ultimo quadrimestre, all’insegna della stabilità: il crollo inesorabile degli ultimi tre anni si è arrestato e a dicembre sono arrivati segni, anche se timidi, di una piccola ripresa». I primi mesi dell’anno sono un cruciale banco di prova per le imprese: «Il primo appuntamento di importanza vitale è quello con i saldi. Gli sconti elevati proposti nei negozi, con tagli ai prezzi di cartellino tra il 30 e il 40%, e la professionalità degli operatori sono un segno significativo della volontà di mettercela tutta per dare una mossa alla ripresa. Non è certo il massimo per il commercio affidarsi alla buona sorte dei saldi, ma il contesto in cui le imprese si trovano ad operare è davvero difficile e gli imprenditori stanno investendo ogni energia possibile».
Al nuovo anno Malvestiti chiede una svolta nella gestione della cosa pubblica: «Dallo Stato devono arrivare segnali forti, che attendiamo sin da troppo tempo – rimarca -. Ci aspettiamo una svolta del governo all’insegna di una riappropriazione della credibilità e di una maggiore attenzione alla progettazione e alla programmazione. Solo così si crea un contesto favorevole, che possa essere da stimolo ad una ripresa dei consumi». L’instabilità politica affossa tutto. Gli scenari di nuovi aumenti non fanno certo partire il 2014 con il piede giusto, ma, sottolinea Malvestiti, non è tempo di piagnistei: «Non serve a nulla guardare indietro, non bisogna fare altro che reagire e mettere in campo tutta la determinazione e la volontà possibile. Ognuno però deve fare la sua parte e il governo deve venire incontro alle imprese che hanno dato sinora prova della loro tenacia e della loro capacità di fare sacrifici». Il 2014 è anche l’anno decisivo per prepararsi ad Expo: «Sono fermamente convinto che l’Esposizione Universale possa rappresentare una svolta per il nostro territorio. Bergamo si misurerà presto con l’Expo, ospitando a fine febbraio in Fiera 350 delegati provenienti dai 70 Paesi cluster. È una chance fondamentale per tessere relazioni e per promuovere il nostro territorio, valorizzando il nostro patrimonio culturale e artistico, le nostre strutture ricettive e ristoranti e pubblici esercizi. Grazie alla regia della Camera di Commercio in stretto raccordo con le istituzioni e con Turismo Bergamo il nostro territorio attiverà una forte campagna di promozione. Le imprese bergamasche si prepareranno ad affrontare il grande evento tutto dedicato all’agroalimentare che si svolgerà al Kilometro Rosso». Strategie e risorse sono concentrate già sul 2015 e sulla preparazione ad Expo: «L’innovazione e l’internazionalizzazione continueranno a guidare anche per il 2014 l’associazione che, grazie al contributo dell’azienda speciale della Camera di Commercio, Bergamo Sviluppo, accompagnerà le imprese nella loro evoluzione per stare al passo con i tempi».
 

Angelo Carrara / Confartigianato Bergamo
«Il sistema-casa ha bisogno di una nuova visione»

«Non si può avere una ripresa se non ci sono programmazione e orientamento politico. La politica non è mai stata così lontana dal mondo reale e questa distanza non ha fatto che provocare anno dopo anno danni al nostro Paese. Quando vado all’estero per lavoro percepisco chiaramente la differenza di visione, strategia e progettazione tra il nostro Paese e il resto del mondo. È un gap che fa partire le nostre imprese in svantaggio con i competitor stranieri. La nostra zavorra di imposizioni fiscali, burocrazia e cavilli pesa più delle difficoltà congiunturali». È il pensiero del presidente di Confartigianato Bergamo Angelo Carrara, che ricorda come il 2013 abbia messo in ginocchio tante imprese: «Il nostro mercato interno è sempre stato legato all’auto e alla casa, due settori che sembrano arrivati al capolinea, con una contrazione senza precedenti. Il 56% delle imprese dell’artigianato sono legate al settore della casa e delle costruzioni. Ora servirebbe una politica che aiuti il sistema casa ad uscire dall’impasse». La proroga degli incentivi per le ristrutturazioni non basta: «È un ottimo provvedimento, ma servirebbe un ulteriore sforzo per mettere a sistema le modalità di operare nel settore. Il mercato basato sugli incentivi alla lunga non funziona, serve dare una direzione e una visione al settore che possa rappresentare un volano per l’economia».
La sensazione è quella di essere arrivati in un punto di non ritorno: «Abbiamo toccato il fondo e quindi tutto ciò che verrà non potrà forse che essere meglio. La selezione tra le imprese non è mai stata così forte, ma la crisi offre agli imprenditori più reattivi anche nuovi sbocchi e occasioni. Ci sono aziende che operano nello stesso settore che hanno sorti molto diverse; ad avere la meglio sono sempre le imprese che hanno mostrato di avere una visione e di programmare la loro attività, attrezzandosi al meglio ad affrontare un mondo che cambia. È l’ennesima dimostrazione che serve uno sforzo per rimettersi in gioco ed alzare la testa, guardando oltre i problemi». Non mancano gli auguri di rito: «Per non smentire la nostra proverbiale cultura del fare, auguro a tutti meno parole e più azioni. L’augurio è che ogni imprenditore possa mettere da parte la negatività e sappia rimboccarsi le maniche per difendere ciò che ha e costruire nuove opportunità. Il modo migliore per resistere è investire nel cambiamento, per questo spero che ogni imprenditore sappia sfruttare al meglio ogni sfida e opportunità che ci viene offerta». 

Giuseppe Guerini / Confcooperative e Imprese & Territorio
«Un nuovo modello di welfare
e housing sociale le sfide per il futuro»

«Il 2013 è stato un anno molto difficile per il sistema imprenditoriale e per le cooperative, in particolar modo quelle legate all’edilizia. Anche le cooperative di consumo sono state messe a dura prova da una crisi che va al di là dei numeri», commenta il presidente di Confcooperative Giuseppe Guerini, attualmente alla guida anche del Comitato unitario Imprese & Territorio.
Nonostante tutto il sistema delle cooperative si è dimostrato un modello di gestione vincente: «Le cooperative hanno una maggiore capacità di tenuta rispetto ad altre forme di impresa: in controtendenza con gli ultimi cinque anni il saldo è infatti positivo, come il dato relativo all’occupazione. Le cooperative rappresentano di fatto un modello economico che non fa pagare il prezzo più alto della crisi ai lavoratori». La crescita delle cooperative sociali impone un nuovo modello di welfare, che rappresenta la vera sfida per il futuro: «Nel corso del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea, Confcooperative sta concentrando gli sforzi attorno ad un grande evento organizzato a Milano che intende gettare le basi per un nuovo modello di welfare di respiro europeo», anticipa Guerini, che è membro del Comitato Economico Sociale Europeo di Bruxelles. Per ripartire bisognerà tornare alle origini di Confcooperative, affrontando il tema della casa: «La domanda di abitazione non è mai stata così elevata e il mercato immobiliare è fermo. Il tema dell’housing sociale è tutto da sviluppare. Le politiche della casa devono essere al centro dell’attenzione di tutti». Ed è auspicabile una nuova evoluzione al passo coi tempi sul fronte socio-sanitario: «Grazie all’azione di Confcooperative e alla sensibilità del Governo Letta sono stati scongiurati gli aumenti Iva relativi alle prestazioni socio sanitarie. La speranza è che le cooperative capitalizzino questo piccolo e grande successo sapendo investire in innovazione». L’augurio per tutti e per le cooperative che operano nel settore è che nel 2014 si registri una ripresa dei consumi. «È questo l’indicatore fondamentale del benessere generale che racchiude e regge tutto» sottolinea Guerini. Il 2014 è un anno cruciale per molti aspetti: «Dal rinnovo della politica a livello locale con l’appuntamento con le elezioni amministrative al nuovo assetto delle province, alle elezioni europee, il 2014 è un anno da seguire con grande attenzione, anche sul fronte del credito». 

Ercole Galizzi / Confindustria Bergamo
«In primo piano le politiche attive del lavoro»

«Il 2013 si è chiuso con un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi due anni, contraddistinti da un’inesorabile caduta. Il dato è positivo e l’augurio per il 2014 è che questo cambio di rotta possa proseguire e consolidarsi. Ora non resta che stare a vedere come sarà il nuovo anno: i centri studi indicano un indice di crescita del Pil che oscilla tra punti compresi tra lo 0,4 e lo 0,8. Lo zero davanti continua a preoccupare, specialmente considerando le perdite registrate negli ultimi anni» commenta Ercole Galizzi, presidente di Confindustria Bergamo. L’obiettivo per il 2014 è incentrato al recupero della produttività: «L’indicatore da tenere in maggiore considerazione e sotto controllo è senza dubbio il Clup, il costo del lavoro per unità di prodotto. L’indice è sempre negativo, ma in Germania, ad esempio, il dato è in miglioramento e racchiude la competitività del sistema. Le manovre finanziarie hanno stabilizzato una situazione precaria e la speranza è che questi sforzi trovino presto una risposta nella riduzione dello spread. Le risorse vanno destinate alla competitività delle imprese per poter così avere ripercussioni positive nel mondo del lavoro».
Il consumo interno rappresenta un asset fondamentale. «Negli ultimi anni l’export ha mitigato la crescita negativa del Pil, ma la ripartenza dei consumi interni è un fattore imprescindibile per una ripresa solida e duratura nel tempo. Non ci si inventa esportatori dall’oggi all’indomani e in questo momento l’export riserva rischi elevati, con investimenti importanti di risorse e competenze. L’export non può essere l’unico traino per le imprese, bisogna guardare al nostro Paese. Purtroppo in Italia la burocrazia è, se possibile, ancora più soffocante e i quattro livelli di amministrazione, Comune, Provincia, Regione e Stato, rappresentano un fardello pesante per ogni impresa». Dalla politica si attende un cambiamento: «La nuova classe politica dovrà affrontare questioni importanti e provare a traghettarci fuori dalle sabbie mobili. Non dobbiamo farci illusioni: il mondo tra tre o quattro anni sarà diverso da quello che conoscevamo. Mentre il commercio mondiale sarà cresciuto del 4-5%, l'Italia è ferma e saremo noi ad inseguire gli altri». Gli ingredienti della ricetta di Confindustria – Innovazione, Internazionalizzazione, Capitalizzazione – restano i pilastri della competitività necessaria ad ogni impresa, ma il tema del lavoro è sopra tutto: «Al centro della nostra attenzione ci sono accordi per favorire una nuova occupazione giovanile e la promozione di politiche attive del lavoro, in un sistema che purtroppo finora ha puntato su politiche passive. Anche i rapporti con la pubblica amministrazione e tutto ciò che ne consegue rientrano nelle sfide prioritarie di quest'anno». La speranza è che l’apertura del sistema scuola al lavoro dia presto importanti risultati e porti a benefici occupazionali. «Nel 2015 avremo i primi risultati in termini di benefici occupazionali, per ora non resta che salutare con favore percorsi formativi più rispondenti alle esigenze occupazionali». Nonostante le difficoltà, non mancano gli auguri di rito: «Spero che il 2014 porti ad ogni imprenditore e ad ogni lavoratore una maggiore serenità e fiducia».




Malvestiti: «Risparmi sulle prestazioni sanitarie. Non è un bel segnale»

Base stabile di soci, diminuzione della richiesta di rimborso delle prestazioni e scelta di cure meno costose. E’ questo il quadro della Masec, la Mutua assistenza volontaria dell' Ascom di Bergamo che negli ultimi dieci anni ha sempre registrato un trend positivo nel rimborso di visite specialistiche e di esami di laboratorio e un alto ricorso al settore delle prestazioni private.
Rispetto a quanto avvenuto nell’ultimo decennio, dal 2012 la Mutua Volontaria ha registrato un cambio di direzione con una diminuzione di rimborso delle prestazioni sanitarie e da quest’anno anche del loro costo medio. Da gennaio a fine ottobre, rispetto al 2012 il numero dei rimborsi di visite ed esami di laboratorio è sceso del 14% rispetto e il totale di euro erogati è diminuito del 19,4% (19 mila euro in meno rispetto al 2012), il rimborso medio è sceso da 60 a 57 euro (Masec rimborsa l’80% della prestazione). Il numero degli iscritti è pressoché costante: 1.100 (-2,6%).
«Quest’anno, per visite e ricoveri abbiamo rimborsato da gennaio a fine ottobre oltre 1.500 prestazioni, la spesa complessiva è stata di quasi 130.000 euro, con un calo del 19,4% che evidenzia una difficoltà “palpabile” tra gli imprenditori bergamaschi – afferma Paolo Malvestiti, presidente dell' Ascom e della Masec -. Questo dato ci preoccupa. Non vorremmo che i nostri associati si curassero di meno e ricorressero a visite ed esami solo se strettamente necessari, cercando di ridurre le spese. A confermare questo posso affermare che è il primo anno in cui registriamo una diminuzione della spesa media per prestazione, segnale che le persone ricorrono maggiormente al Servizio Sanitario Nazionale e sono più attente al costo di parcelle e onorari».
Per Malvestiti i dati registrati da Masec lanciano un segnale preoccupante sull’economia e sul welfare bergamasco. «La vera spada di Damocle per i nostri imprenditori è la fine di un modello di welfare, in particolare pensioni e sanità – continua Malvestiti -. Questo perché il sistema costruito negli ultimi quarant’anni, potremmo dire sul debito pubblico, non tiene più sia sul piano della previdenza, cioè della pensione per i giovani, che su quello dell’assistenza sanitaria per tutti. L’opinione pubblica è pressante su alcuni temi, come l’eliminazione dell’IMU sulla prima casa, ma è sul welfare e in particolare sul tema dell’assistenza sanitaria che bisogna porre un’attenzione specifica».
Secondo i vertici di Masec, le difficoltà sul versante delle cure saranno presto evidenti, oltre che per le fasce più deboli della cittadinanza anche per i piccoli imprenditori e i loro familiari che non godono dei fondi contrattuali dei dipendenti. «Curarsi è sempre più costoso per i cittadini in un momento nel quale le famiglie hanno meno denaro, spesso perché sopravvivono con gli ammortizzatori sociali. Inoltre per i lavoratori autonomi non esiste l’istituto della malattia. Chi è in proprio deve spesso lavorare anche con l’influenza per mandare avanti l’azienda! Sul welfare sono necessarie quindi risposte certe ed immediate da parte di tutti – spiega Malvestiti -. Noi con la nostra mutua cerchiamo di fare il possibile, ma le soluzioni vere devono giungere dalla politica. Potersi curare al meglio è certamente un diritto sacrosanto degli italiani ed un’esigenza ben più importante del pagare l’IMU sulla prima casa. Altrimenti saranno dolori per tutti».




Dal Terziario Donna dell’Ascom la convenzione per aiutare le mamme

Il Gruppo Terziario Donna Ascom ha siglato una convenzione, pronta ad arricchire il pacchetto di Ascom Vantaggi, con Click Clack Family, un centro su misura per la famiglia nel cuore della città, in via San Lazzaro. Click Clack Family – creato da Francesca Patti, ingegnere gestionale – è un luogo di incontro, servizi e supporto per  le future mamme e per famiglie con bambini fino agli 11 anni. Diversi i servizi proposti dal centro: si comincia con le mamme che portano ancora in grembo il proprio bambino con corsi preparto (con la possibilità di assistenza ostetrica), yoga per gestanti e musicoterapia prenatale per poi andare ad accompagnare le neo-mamme per la remise en forme post partum, corsi di massaggio neonatale, musicoterapia postnatale, Iyengar Yoga e il supporto del “salotto delle mamme”. Per i più piccoli i corsi spaziano dalle lingue straniere, con il corso Kindermusik Abc English alla cucina su misura di Mini Chef a un’ampia proposta di laboratori pronti a sviluppare creatività e attitudini dei bimbi. Tra i servizi più richiesti la proposta di un’alternativa al nido, con la possibilità di scegliere tra 3, 4 e 5 mattine a settimana, dalle 8.30 alle 12.30 con merenda e attività in italiano e in inglese. E’ possibile utilizzare il Centro per realizzare feste, dal baby shower ai compleanni. La presidente del Gruppo Terziario Donna, Claudia Marrone, ha sottolineato l’importanza della convenzione siglata con la fondatrice del Centro: “L’accordo supporta le famiglie alleggerendo la spesa per attività ludiche e laboratori ed offre un’alternativa all’asilo nido con personale qualificato e attività  in inglese. L’iniziativa intende inoltre supportare le imprenditrici chiamate a districarsi tra impegni, impresa e figli e offre un punto di riferimento anche per le future mamme, tra corsi e veri e propri percorsi da condividere in uno spazio intimo e familiare con altri neo-genitori”. I tagli ai prezzi del listino – con percentuali di sconto variabili in base ai diversi servizi offerti – sono riservati ai soci Ascom.  Per maggiori informazioni è possibile rivolgersi direttamente a Click Clack (Via San Lazzaro, 7/B Bergamo. Tel 035.216359; info@clickclack.it, www.clickclack.it)




Natale, le luci solidali brillano sempre più 

In attesa della Stella Cometa, si illumina giorno dopo giorno la costellazione che dal del centro cittadino arriva fino alle porte di Bergamo e al centro di Seriate. Come ogni anno, le luminarie del Distretto del commercio riescono a creare uno spettacolo ad ogni luce accesa: dall’8 dicembre, data in cui sono brillate le prime installazioni, giorno dopo giorno si è arrivati ad illuminare il Natale nel cuore della città e a riscaldare i cuori con le luci della solidarietà, creando un’atmosfera di famiglia tra i commercianti che con grandi sforzi hanno contribuito ad accendere l’atmosfera, con il coordinamento del Distretto e il contributo di Camera di Commercio e Comune. «La stella è il tema dell’anno, simbolo del Natale ma anche richiamo alla campagna del centro missionario diocesano “Guarda la stella! Per un Natale nella luce della missione” realizzata con l’associazione Pro Jesu onlus e Ascom – spiega Alessandro Riva, amministratore delegato del Distretto urbano del commercio Bergamo centro -. Quest’anno il tema è stato interpretato con giochi e declinazioni insolite, a partire dalla stella che stravolge le prospettive usuali essendo posta orizzontalmente e che illumina la Chiesa di Sant’Alessandro, richiamando l’angelo posto sopra alla colonna. Un invito per tutti a staccarsi dalla realtà terrena e dalle problematiche di tutti i giorni per alzare gli occhi al cielo». Luci hi tech e il legno lavorato a mano dagli artigiani della Val di Scalve impreziosiscono l’albero della solidarietà: «Quest’anno si è allargata la rete dei collaboratori del distretto, con le stelle realizzate dai giovani artigiani e da un artista del legno della Val di Scalve e da cinquanta stelle dipinte a mano realizzate con i disegni plastificati dei bimbi delle elementari – continua Riva -. L’idea è di dare inizio con questa iniziativa ad un percorso con le scuole e coinvolgere i più piccoli nell’illuminare Natale, ma anche Expo».
Quest’anno la città si spinge idealmente con la sua scia luminosa fino a Seriate: «Dopo il collegamento con Orio l’anno scorso – continua il manager del Distretto – quest’anno l’illuminazione abbraccia Seriate. Grazie al coinvolgimento di Borgo Palazzo una costellazione di stelle arriverà fino al centro di Seriate». I negozianti che hanno partecipato alle iniziative sono riconoscibili da una luce sopra l’insegna e da un cartello in vetrina. Il 17 dicembre il Distretto Urbano del Commercio di Bergamo Centro in collaborazione con il Centro Missionario Diocesano hanno riproposto il tradizionale scambio di auguri con la consegna dei panettoni della solidarietà nel corso dell’incontro al Centro Congressi Giovanni XXIII alla presenza del Vescovo Francesco Beschi e del sindaco Franco Tentorio. I panettoni sono stati distribuiti a chi è in difficoltà come segno di vicinanza da parte di personalità civili, religiose e militari che, rinunciando al proprio panettone, hanno dato la disponibilità a proseguire idealmente il segno tracciato con le luci della solidarietà posate con le luminarie natalizie sull’intero territorio cittadino e a richiamare la condivisione di questi progetti.




Expo 2015, cresce l’interesse nel mondo

Si avvicina l’appuntamento con Expo2105 e nel mondo cresce l’attenzione verso l’evento. Un balzo di interesse di ben il 77% nel bimestre settembre-ottobre rispetto a quello precedente, se si considera il numero di menzioni pubblicate in rete che parlano esplicitamente di Expo, anche se sono ancora limitate (4.125 menzioni rispetto a 2.332 di luglio-agosto). A parlare di Expo 2015 sono soprattutto gli Stati Uniti e i Paesi europei. Spicca poi l’attenzione da parte della Turchia all’evento, che supera quella della Francia e del Giappone. E quando si parla di Expo 2015, chi si esprime in senso positivo supera di gran lunga chi mostra scetticismo criticando l’evento: in quasi 4 commenti su 5 vince il “sentimento” positivo, che trova il suo picco nei paesi BRICS (in Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa il sentimento positivo è all’ 87.5%). Negli Stati Uniti (68.2%) e nei paesi UE (69.3%) l’evento Expo 2015 è soprattutto associato al tema dell’alimentazione e dell’ambiente, mentre nei paesi BRICS acquistano un peso decisamente maggiore i temi legati al business (12,6% rispetto al 3,5% nei paesi UE e al 5,1% negli Stati Uniti) e al turismo. Ma l’Esposizione Universale è un evento che toccherà profondamente anche l’immagine della città di Milano. E non a caso di Milano nel mondo si parla sempre di più: negli ultimi due mesi il capoluogo lombardo ha ricevuto oltre 1 milione di menzioni in rete, superando città d’arte come Venezia e Firenze, e in linea con il dato di Roma. Perfino in Corea del Nord si parla di Milano (154 volte in 60 giorni), mentre tra i paesi in cui si è parlato di più di Milano ecco all’ottavo posto l’Indonesia. E Milano piace: viene apprezzata di più di Torino, Roma e Napoli, soprattutto dai cinesi, in cima alla lista tra i Paese al mondo.
Sono queste alcune delle principali evidenze emerse dalla ricerca “Expo 2015 e Milano viste dall’estero” effettuata della Camera di commercio di Milano e realizzata attraverso Voices from the Blogs (http://voicesfromtheblogs.com/), spin-off dell’Università degli Studi di Milano, analizzando in totale oltre 13 mila post che parlano di Expo 2015 negli ultimi 13 mesi e oltre 1 milione di post su Milano negli ultimi due mesi pubblicati sui canali social (Twitter, Facebook, Google+, Blog, Forum etc). I post considerati sono stati tutti pubblicati in un Paese diverso dall’Italia e scritti nelle più disparate lingue straniere. Una Torre di Babele che però ha trovato in Expo una parola universale ed un argomento sempre più ricorrente  che si spera possa intensificarsi a breve ed incanalarsi nella giusta direzione  grazie all’innovazione di Explora: “Explora – ha dichiarato Carlo Sangalli, presidente della Camera di commercio di Milano e di Confcommercio – ha l’obiettivo  di organizzare, raccordare e valorizzare l’offerta turistica milanese e lombarda promuovendola all’estero. E’ un motore innovativo del territorio al servizio delle imprese e delle istituzioni anche a livello nazionale”. Le aspettative sono elevate ed è fondamentale l’impegno di tutti per non tradirle.
"I flussi di visitatori determineranno il successo di Expo, soprattutto quelli provenienti dai grandi Paesi emergenti – continua Sangalli -.
La Camera di commercio, attraverso la sua  azienda speciale per l’internazionalizzazione Promos, e attraverso Explora, sta attuando un piano per la promozione di Expo 2015 nel mondo in raccordo con le altre istituzioni”.
Explora, la società che promuove e gestisce il sistema integrato del turismo, è partecipata da Camera di commercio di Milano e Unioncamere Lombardia con il 60 per cento e da Regione Lombardia e Expo 2015, rispettivamente con il 20%. La missione di Explora è raccogliere l’offerta disponibile sul territorio, a  partire da quello milanese e lombardo, per promuoverlo presso i grandi tour operator mondiali, fino a coinvolgere tutto il Paese, anche per mete meno conosciute. Un sistema integrato di riferimento per facilitare la nostra offerta turistica promuovendola all’estero, proponendo cultura, arte, enogastronomia, bellezze naturali per puntare ad avere soggiorni più lunghi e articolati. Explora sarà una delle più importanti eredità di Expo 2015.
Quanto si parla di Expo 2015? Complessivamente, nel periodo analizzato (dal 1° settembre 2012 al 31 ottobre 2013) ci sono state in rete, e in particolare sui canali social (Twitter, Facebook, Forum, Blogs, YouTube, Google+, ecc), oltre 13 mila menzioni (13.422) che hanno parlato esplicitamente di Expo 2015. Nel corso degli ultimi mesi questo interesse è cresciuto in modo significativo (+77% nel bimestre settembre-ottobre rispetto a quello precedente). Il picco di attenzione più rilevante si è registrato il 6 maggio 2013 in concomitanza con la Nomina del Commissario unico delegato del Governo per Expo Milano 2015 e con la conferenza stampa del Presidente del Consiglio Enrico Letta
Sono poi gli Usa il paese in cui nel periodo considerato si è parlato di più sinora di Expo 2015: oltre la metà dei commenti sui social provengono infatti da questo Paese. Un dato rilevante che appare solo in parte influenzato dalla maggiore diffusione dei social media negli Usa rispetto agli altri Paesi. A seguire ci sono cinque stati europei: Olanda, Germania, Grecia, Gran Bretagna e Svizzera. Da menzionare l’attenzione mostrata dalla Turchia su Expo 2015 che risulta maggiore di quella sinora registrata in Francia. Seguono poi Cina, Giappone e Russia. D’altra parte, è l’inglese la lingua di gran lunga più utilizzata quando si scrive a proposito di Expo 2015 non l’italiano, con il 69,4% del totale delle menzioni. A seguire lo spagnolo (6,6%), il tedesco (5,8%), il turco (4,2%), il francese (2,3%), il russo (2,2%) e il cinese (2%).  




Almala, la borsa di successo nata a Costa Volpino 

Tre mamme, novemila euro in tasca, un'idea e tanta iniziativa.
Possono bastare per creare un'impresa di successo? Sì, stando alla  storia di Alessandra Vitali, Mariavittoria Pasotti e Laura Bartoli, tre mamme poco più che quarantenni. Grandissime appassionate di moda, spinte dalla passione e dal desiderio di trovare qualcosa di unico, femminile e raffinato per se stesse e le loro amiche, quasi per gioco nel 2009, a Costa Volpino, hanno dato vita a Almala, un progetto che oggi è un brand di successo venduto e conosciuto in tutta Italia e in diversi Paesi del mondo.
Una storia positiva in mezzo a tante notizie drammatiche. Ed è bello raccontarla perché testimonia che in un momento difficile come questo anche piccole realtà nate per una passione possono stare a galla e funzionare.
«Circa 5 anni fa siamo andate in Toscana per visitare dei piccoli artigiani della pelle – racconta Mariavittoria -. Avevamo in mente l'idea di realizzare una borsa solo per noi. Non avevamo nessun background, solo uno schizzo, disegnato in fretta alle sette di sera, e un capitale da investire di novemila euro, tremila per una. Abbiamo fatto realizzare cinque pezzi solo per noi e poi siamo diventate le testimonial di noi stesse: abbiamo proposto le nostre borse porta a porta».
Le tre giovani donne si sono divise per zone. Ciascuna con i propri campioni si è presentata alle amiche prima e poi ai negozi più prestigiosi. La borsa è piaciuta e con il tam tam è iniziata subito la richiesta. E che richiesta!
Nella prima stagione la loro BB Bag (per esteso, bracelets bag) ha venduto più di seimila pezzi solo con il passa parola. Un consenso incredibile che ha posizionato il marchio nei migliori negozi italiani e anche all'estero.
Le borse e gli accessori Almala sono venduti in 150 punti vendita in tutta Italia e da qualche tempo anche in Svizzera, Giappone, Corea, Canarie, Saint Tropez e addirittura New York.
«I nostri prodotti – dice Mariavittoria – sono realizzati da artigiani toscani di nicchia che lavorano anche per grandi nomi della moda. Nascono dalla materia prima che abbiamo in mano. Scegliamo pellami e tessuti di alta qualità di origine italiana, facciamo gli schizzi e poi li diamo agli artigiani. Mentre i manici delle borse e i bijoux in acetato sono lavorati con la tecnica laser nella Bergamasca».
Un successo tutto Made in Italy, insomma, frutto di una combinazione di elementi vincenti: qualità, passione, tenacia e tanto lavoro.
«Credo che il segreto del successo delle nostre creazioni sia la ricerca continua, di idee e di materiali – spiega l'imprenditrice -. Tutti i giorni cerchiamo ispirazioni per proporre oggetti nuovi.  Viaggiamo moltissimo, visitiamo le fiere italiane e estere per trovare piccoli dettagli da aggiungere. Ogni mese e mezzo introduciamo nella collezione prodotti nuovi per dare una risposta al pronto moda. Sempre pensando all'utilità; le nostre borse si possono portare sia di giorno che di sera, sono leggere e pratiche».
Almala ora si è trasferita nella nuova sede di Brescia ed è un’impresa a cui fanno capo due dipendenti e una discreta rete di rappresentanti.
Le titolari sono stanche ma soddisfatte e hanno tutta l'intenzione di difendere il loro successo.
«Nella moda ci sono fenomeni che durano due/tre stagioni – dicono – noi non vogliamo essere meteore. Il nostro prodotto ha ancora tanta strada da fare. Non puntiamo a fare grossissimi numeri – aggiungono – perché non vogliamo inflazionarci e perché per farlo dovremmo appoggiarci a produzioni estere. Abbiamo l'ambizione di crescere piano piano sviluppando una rete commerciale».
Alessandra e MariaVittoria sono state contattate da altri brand molto noti per collaborare con loro ma hanno sempre rifiutato. «Siamo gelose della nostra produzione e non vogliamo disperdere energie – spiegano -. La nostra forza è reinvestire il capitale in modo da poter viaggiare con le nostre gambe».
Anche per loro, come capita spesso il successo è venuto da fuori città.
Dice Mariavittoria: «Abbiamo una vendita molto forte nel centro Italia, in particolare nel Lazio e a Roma dove abbiamo degli agenti bravissimi. Pochi giorni fa ero in un negozio di Brescia e, non vista, ho ascoltato una conversazione tra il gestore e una cliente: parlavano di noi. Dicevano: "Sono state fortunate!"; ho sorriso».




La ristorazione nel nuovo anno. Affari di Gola consulta dieci “stelle” bergamasche

Con il nuovo anno alle porte, anche Affari di Gola ha consultato le stelle per sapere cosa attendersi dal futuro. Per la rivista dell’enogastronomia bergamasca le stelle in questione non potevano che essere i dieci chef e patron della nostra provincia insigniti dal noto riconoscimento della guida Michelin. A loro spetta il compito di tracciare il bilancio dell’annata che si sta per concludere e lanciare lo sguardo sulle prospettive per il 2014. La rotta vira verso semplicità e tradizione, terra e territorio, non senza la sperimentazione di nuove tecniche, tra avanguardia e scienza. Si cercano nuove formule per riportare ai tavoli dei ristoranti turisti e bergamaschi ed ottimizzare i costi di gestione sempre più elevati senza intaccare la qualità. L’abbinata Bistrot-Alta ristorazione si rivela sempre più affiatata e vincente e non manca chi lima i prezzi per stimolare i consumi.
Nel nuovo numero si scopriranno anche i piatti e le golosità che sin dalla fine del 1800 arrivavano sulle tavole delle famiglie più benestanti della città e si conosceranno i nuovi programmi di Gualtiero Marchesi, maestro della cucina italiana che, all’età di 83 anni, è pronto a lanciarsi in una nuova avventura nel Novarse dopo vent’anni all’Albereta in Franciacorta. La recensione del ristorante è quella dell’Antica Osteria il Forno a Brembilla, mentre tra le nuove aperture c’è la Locanda dell’Annunciata a Palazzago, una dimora storica di campagna che si apre al pubblico per cene in una calda atmosfera familiare. Doppia provocazione sul versante dei vini: si parla della migliore valorizzazione dei vitigni autoctoni italiani attraverso il metodo Charmat e degli equivoci legati alla definizione di “vino naturale”.
Il resto si può gustare sfogliando la rivista, distribuita nelle edicole di Bergamo e provincia o consultabile on line.




Confcooperative, patronato e assistenza fiscale agevolati

Confcooperative Bergamo e Acli Bergamo uniscono le forze per dare più servizi ai soci e ai lavoratori delle cooperative attraverso un accordo che consentirà l’accesso ai servizi di patronato e di assistenza fiscale, con particolare attenzione al sistema del welfare territoriale. Nelle scorse settimane è stata firmata infatti la convenzione tra le due associazioni per favorire l’accesso alle prestazioni di assistenza e consulenza a prezzo agevolato per i soci e i lavoratori delle imprese aderenti a Confcooperative Bergamo, nonché dei loro familiari. Grazie all’intesa, il Patronato Acli Bergamo e Acli Service Bergamo Srl forniranno tutta una serie di servizi previdenziali, fiscali e contributivi per il disbrigo delle diverse pratiche di cui le famiglie possono necessitare: dalla compilazione delle dichiarazioni Isee alle dichiarazioni fiscali, fino al supporto per la stipula di contratti Colf e badanti.
«Dopo l’intesa a livello regionale sottoscritta un anno fa, ora abbiamo voluto estendere la convenzione a livello provinciale – spiega Giuseppe Guerini, presidente di Confcooperative Bergamo -. Un passo importante che alimenta la collaborazione con le Acli. Si tratta di un’intesa che nasce nell’alveo culturale e valoriale che sui temi del lavoro, dell’economia sociale, del welfare e della famiglia trova le nostre organizzazioni molto vicine».
La convezione sarà operativa da gennaio e i soci-lavoratori delle cooperative potranno rivolgersi alla sede di Confcooperative Bergamo, in via Serassi 7, o in uno dei 30 recapiti del Patronato Acli diffusi sul territorio provinciale: «Per loro saranno applicate delle tariffe agevolate – spiega Rosa Gelsomino, presidente Acli Bergamo -. Ovviamente non sarà richiesto nessun tesseramento perché la convenzione va nella direzione intrapresa da tempo e che ha reso il Patronato un intermediario importante per diverse associazioni di categoria». «L’intesa – conclude Sergio Bonetti, presidente del Csa (Centro Servizi Aziendali) di Confcooperative – va incontro alle esigenze degli oltre 40mila soci delle nostre associate che attraverso il Csa possono contare su servizi e le convenzioni collegate alla “Carta del Socio”, una carta identificativa con funzioni di carta servizi e di fedeltà dei soci delle cooperative».




Sempre più donne entrano nel franchising

Le donne si avvicinano sempre più al franchising: la percentuale di coloro che aprono punti vendita, o offrono servizi al pubblico, in affiliazione è in continua crescita, specie nell’ultimo quinquennio recessivo: sui 54 mila imprenditori affiliati nel 2012 in Italia la percentuale di donne è risultata del 38% nel 2012, dunque più di 20mila donne imprenditrici rispetto al 31% rilevato nel 2008. Una crescita coerente con quella del comparto del franchising che occupa in Italia 186 mila commessi (oltre ai 54 mila affiliati titolari) e sta espandendosi all’estero con oltre 7 mila punti vendita, con un fatturato annuo di 180 milioni di euro nel 2012.
Quali motivazioni spingono le donne verso il franchising, come entrano nel mondo dell’affiliazione e con quanto successo? Un’indagine sul franchising al femminile è stata realizzata, per la prima volta, dalla fiera specializzata “Franchising Nord”, interpellando nel settembre scorso un campione di 500 donne (e 500 maschi) tra i visitatori della fiera. Il sondaggio mostra uno spaccato per molti versi sorprendente: le donne sembrano essere più selettive degli uomini nello scegliere il settore di affiliazione, più concrete nell’aderire alle proposte dei franchisor, più decise nell’affrontare la prima fase in cui si affrontano finanziamento e pratiche per l’apertura di un punto vendita, più fiduciose nei propri mezzi e, alla fine, più soddisfatte delle scelte compiute.
Come e perché le donne si avvicinano al franchising? Il sondaggio di Franchising Nord riferisce che il 35,4% delle donne sono alla ricerca di un lavoro, il 31,6% proviene da un precedente lavoro indipendente, il 22,8% da un lavoro dipendente precario, il 4,4% da un lavoro dipendente fisso (si vedano i grafici allegati). Dati che testimoniano l’intraprendenza delle donne, assai ben disposte a mettersi in proprio per trovare una propria collocazione nel mondo del lavoro, ma anche disponibili a lasciare lavori precari o fissi.
Intraprendenti, ma anche più riflessive ed esigenti degli uomini: quasi tutte prima di discutere il loro progetto con un franchisor  valutano le opportunità di almeno due settori merceologici (l’85,7% contro il 61,9% degli uomini).  Ed alla fine i settori merceologici preferiti dalle donne per aprire un punto vendita in affiliazione sono, nell’ordine: alimentari, ristorazione rapida, abbigliamento, calzature e accessori, bigiotteria, erboristeria.
Le donne sembrerebbero avere maggior senso pratico, ritenendo il livello di investimento richiesto per avviare l’attività un criterio fondamentale per la propria decisione (è così per oltre due terzi delle donne contro un terzo degli uomini).
Anche la scelta delle consulenze e assistenze tecniche dimostra maggiore concretezza da parte delle donne: mentre solo 38% dei maschi che si sono messi in proprio dichiarano di essersi consultato con una banca, l’hanno fatto quasi tre quarti delle donne imprenditrici (71,4%). Rivolgersi ad una banca è il primo passo delle donne, mentre gli uomini sembrano preferire, come prima cosa, consultare il proprio commercialista.
Prestando più attenzione nella fase di valutazione delle proprie scelte, non a caso il livello di soddisfazione delle donne, una volta entrate nel business è maggiore: 60% di esse si dichiara molto soddisfatte (contro il 31,3% degli uomini) ed il 40% piuttosto soddisfatte (contro il 31,3% degli uomini).
Cosa chiedere a Governo e Parlamento per far ripartire il mercato del lavoro?
Per le donne bisogna ridurre le tasse alle imprese (68,1%) e le tasse ai privati (62,1%), poi favorire l’accesso al credito per i giovani (54,5%). Meno favore incontra nelle donne la proposta di agevolare il credito agli operatori del franchising: 40,5% contro il 47,1% degli uomini.
“Il dato più significativo che emerge dall’inchiesta – ha commentato l’avvocato Donatella Paciello, consulente legale di Assofranchising e di Franchising Nord – è la maggiore attenzione che le donne prestano alla fase che precede la sottoscrizione del contratto di franchising. Accanto alle informazioni che, per legge, il franchisor è tenuto a fornire al franchisee, almeno trenta giorni prima della sottoscrizione del contratto, può essere molto utile per il potenziale franchisee acquisire prima della firma del contratto stesso ulteriori informazioni sia pure non obbligatorie per legge: si pensi ad esempio ai bilanci che, se richiesti, devono essere forniti all’affiliato. E’ altresì molto importante che l’affiliato consulti i franchisee già inseriti nella rete di vendita, di cui il franchisor deve fornire una lista aggiornata, al fine di testarne l’indice di soddisfazione”. “E’ dunque importante – ha precisato l’avvocato Paciello – rivolgersi a consulenti legali esperti in materia, prima di sottoscrivere il contratto, perché Il franchising è una formula contrattuale che, accanto a clausole di contenuto inderogabile, consente di inserire nel contratto clausole specifiche adatte alle esigenze delle parti, al settore merceologico, al tipo di prodotto o servizio oggetto del franchising stesso”.




Fava: «La polenta? Un elemento culturale del territorio»

L’assessore regionale al convegno organizzato dall’Associazione Promozione del Territorio. «Anche nella maiscoltura e nella produzione di farine Bergamo esprime un’eccellenza»

Un prodotto che si emancipa, che da povero e di sussistenza per antonomasia diventa alimento gourmet, mescolando tradizione, cultura, esperienza e capacità produttiva. E’ la polenta, oggetto simbolo di un’alimentazione che ricordiamo lontana, legata alle ristrettezze dei tempi di guerra, che invece oggi sempre più assurge al ruolo di “elemento culturale ed economico di un territorio” come ha ricordato lunedì scorso l’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava, intervenendo al convegno “Polenta bergamasca e dintorni”, organizzato dall’Associazione Promozione del Territorio alla fiera di Bergamo in occasione di Gourmarte.
“Eppure non ci siamo ancora affrancati dalla logica per cui a volte ci si debba trovare quasi in imbarazzo parlando di polenta, quasi fosse un antidoto alla modernità – ha detto Fava, ricordando che nel suo recente viaggio promozionale a Hong Kong “di fronte a un piatto con la polenta il cuoco si era premurato di ricordare che era realizzata con farina bergamasca”.
Esempio di globalizzazione – Torna ancora una volta il tema della promozione. “Prodotti come la polenta – ha detto Fava – vanno ‘promozionati’ lanciando e rilanciando iniziative ed eventi. Del resto, ha ricordato l’assessore, per quanto “simbolo della tradizione” la polenta, e la farina di mais prima di tutto, rappresentano “uno dei primi casi di globalizzazione: pianura padana e provincia bergamasca hanno dovuto attendere la scoperta dell’America perché il mais diventasse parte integrante della nostra terra e della nostra cultura alimentare”.
Ricerca e innovazione per la qualità – Parlare di polenta oggi è tutto fuorché essere fuori moda. Ampiamente rivalutata partendo dalle ricette di tradizione, si declina spesso in piatti prelibati rivisitati da grandi chef che non prescindono dalla qualità nella preparazione dei piatti. “Anche nella maiscoltura e nella produzione di farine Bergamo e il suo territorio esprimono un’eccellenza per i livelli molto alti di qualità garantiti dalle imprese – ha ricordato l’assessore regionale – e per la cura e il rispetto dei valori della tradiziontradizione. Oggi il focus è sul miglioramento delle caratteristiche di qualità e sicurezza alimentare della granella e delle farine. Anche per questo, grazie all’informazione, c’è voglia di fare rete. Strumento giusto per prepararsi ad affrontare il mercato globale”.