Sciopero del personale Aprica A rischio la raccolta dei rifiuti a Bergamo

Venerdì 20 settembre a Bergamo e nei comuni serviti da Aprica è a rischio la raccolta dei rifiuti per lo sciopero dei lavoratori della sede di Bergamo proclamato dalle organizzazioni sindacali del settore – Fp Cgil, Fit Cisl e Fiadel. Lo stato di agitazione e l’astensione dal lavoro per 24 ore (proclamati nel pieno rispetto dei termini di preavviso e delle modalità di attuazione previsti dalla L. 146/90, così come modificata dalla L. 83/2000, dalla provvisoria regolamentazione di settore e successive deliberazioni della Commissione di Garanzia del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali) sono dovuti al licenziamento e alla mancata ricollocazione di due lavoratori a seguito della perdita dell’appalto del Comune di Mozzo e alla non volontà delle aziende interessate di risolvere il grave problema che si è così venuto a creare, aggravato dalle difficoltà occupazionali dei due lavoratori. I sindacati denunciano inoltre l’incoerenza tra le dichiarazioni di Aprica sul potenziamento del servizio di raccolta rifiuti ed il licenziamento di due lavoratori concretamente attuato e la non chiarezza delle regole sugli appalti.
«La protesta sindacale per mezzo del diritto di sciopero – spiegano i rappresentanti delle tre sigle – è sempre l’ultima strada che un’associazione che rappresenta i suoi lavoratori, e il lavoro nella dimensione sociale dei suoi iscritti, intende percorrere per giungere a una soluzione indolore per azienda e prestatori di lavoro. Quando le trattative non giungono a risultati, forse perché i risultati non si ha interesse a ottenerli, lo scontento è collettivo».
La decisione di scioperare arriva perciò dopo una serie di eventi e scelte all’interno di Aprica S.p.A., società del Gruppo A2A che si occupa della raccolta e smaltimento dei rifiuti nelle province di Brescia, Bergamo, Como e Mantova. «Aprica, insieme ai propri dipendenti ha, nell’ultimo decennio, sempre cercato di dare il meglio a livello professionale per rendere la città di Bergamo dignitosa e accogliente con la soddisfazione e l’approvazione dei propri cittadini – spiegano i sindacati -. Il volenteroso lavoro dei suoi dipendenti conseguiva dal clima di reciproco rispetto e, contemporaneamente, dalla correttezza gerarchica con cui gli apici della società hanno gestito i rapporti con i lavoratori». Il meccanismo si è inceppato di fronte alle strategie di A2A. «La controllante – dicono i promotori della protesta – ha iniziato a “eliminare” quei rami d’azienda ritenuti “secchi” e non più produttivi, soprattutto a scapito dei prestatori di lavoro. Infatti, attraverso la stipulazione di accordi sindacali interni, i termovalorizzatori e gli impianti di smaltimento sono stati assorbiti nel gruppo principale di A2A, e, per quanto riguarda gli operatori ecologici (ritenuti un ingente costo per l’azienda) è stata creata la filiera ambiente, ramo secco e presunta “organizzazione funzionalmente autonoma” di cui si è tenuto sempre meno conto e che si ha avuto interesse a non coltivare».
Concretamente, i sindacati contestano il metodo, ritenuto «scorretto nel selezionare (dai vari comuni in appalto) lavoratori giovani e con qualifiche minori che, allo scadere dell’appalto, vengono “ripescati” e inseriti nell’elenco del personale da essere assunto dall’azienda aggiudicatrice del nuovo appalto. Mentre per i dipendenti vicini alla pensione, inidonei, o per gli operatori ritenuti scomodi per ragioni molteplici, l’appalto non viene rinnovato e il licenziamento per giustificato motivo oggettivo sembra essere l’ordinario evolversi della vicenda (ma è quanto meno singolare che un colosso operante anche oltre il territorio nazionale, come A2A, abbia problemi di tipo oggettivo nel mantenere la forza lavoro)».
Il caso più eclatante è proprio quello di Mozzo, che ha acceso la protesta sindacale. «L’appalto è stato acquisito presso il Comune di Mozzo a zero personale – ricordano i rappresentanti dei lavoratori -. Sono stati inseriti quattro dipendenti di Aprica e, al momento della scadenza, non è stato garantito il rinnovo per tutti e quattro i lavoratori presso la nuova aggiudicatrice, che si è resa disponibile ad assumerne solo due, indovinate se quelli con maggiore o minore  anzianità aziendale? Naturalmente i secondi … gli altri … li licenziano !!!!»




Macellai, è di Bagnatica il miglior carpaccio

È andato a Bagnatica, alla macelleria Mag di Claudio Moretti, l’assegno di 500 euro messo in palio dal Credito Bergamasco per la terza edizione del concorso tra i macellai bergamaschi promosso dal Gruppo Ascom in collaborazione con la Promoberg nel corso della Fiera di Sant’Alessandro. La gara puntava a valorizzare la capacità di selezione e lavorazione della carne e a promuove gli allevamenti del territorio, chiamando i partecipanti a realizzare un carpaccio di magatello a regola d’arte scegliendo esclusivamente tra bovini cresciuti in provincia di Bergamo.
Il vincitore Claudio Moretti ha puntato sulle carni dell’azienda agricola Milesi Annalisa di Brusaporto. Al secondo posto si è classificato Luciano Pandolfi, dell’omonima macelleria di Cologno al Serio che ha scelto l’allevamento Chiapparini Angelo di Martinengo. Terzo Luca Mangili, della macelleria Mangili Mario di Paladina, che ha si è affidato all’azienda agricola Mangili Oliviero di Bergamo (Madonna della Castagna). 




Regione, 3 milioni alle pmi per sostenere ricerca e brevetti

Stimolare l'innovazione delle piccole e medie imprese, favorendo la partecipazione a programmi di ricerca e sviluppo europei, la valorizzazione del capitale umano e il sostegno ai processi per l'ottenimento dei brevetti. E' questo l'obiettivo del bando “Voucher ricerca e innovazione e contributi per i processi di brevettazione – edizione 2013”, cui Regione Lombardia ha deciso di aderire stanziando 3 milioni di euro.
L'iniziativa, approvata dalla Giunta lombarda su proposta dell'assessore alle Attività produttive, Ricerca e Innovazione Mario Melazzini, si svolge nell'ambito dell'Accordo di programma per la competitività, firmato nel 2010 con il Sistema camerale lombardo, che stanzia, a sua volta, 2,97 milioni di euro. La dotazione complessiva del bando è dunque di 5,970 milioni di euro. Tra il 2011 e il 2012 sono già stati concessi complessivamente circa 1.700 voucher e contributi, con un investimento complessivo di oltre 10 milioni di euro. "Grazie a questa iniziativa – spiega Melazzini – molte piccole
imprese, prive di competenze interne a causa dell'organico limitato, avranno la possibilità di fare studi e ricerche e di depositare brevetti perché riceveranno i fondi necessari ad acquistare consulenze dall'esterno. La ricerca e l'innovazione sono la chiave per superare la crisi e rilanciare la nostra economia. Ma, per fare in modo che la ricerca sia considerata sempre di più strumento essenziale di crescita e innovazione, è necessario innanzitutto farla conoscere".
Il bando – Attraverso il bando vengono dunque messi a disposizione delle micro, piccole e medie imprese lombarde voucher a fondo perduto di diversa tipologie e importo finalizzati a: avvicinare le imprese ai temi dello sviluppo tecnologico e dell'innovazione, realizzando un sistema, in cui i diversi soggetti (imprese, università, centri di ricerca, istituzioni) partecipino attivamente alla realizzazione di processi innovativi, stimolando in particolare l'innovazione tecnologica di processo e di prodotto;  accompagnare le imprese alla partecipazione a programmi di ricerca, sviluppo e innovazione europei, promuovendo esperienze di successo attuate in altri paesi dell'Ue e favorendo la nascita e la crescita di reti di imprese;  valorizzare il capitale umano, inserendo in azienda ricercatori o figure professionali esperte capaci di guidare l'azienda in percorsi complessi di innovazione e di internazionalizzazione; supportare le imprese a ottenere una rete informatica sicura;  sostenere i processi volti all'ottenimento di brevetti/modelli europei/europei unitari/internazionali.




Tiziana Fausti: “Vorrei una Bergamo meno  ingessata”

La “Signora della Moda” non cammina. Volteggia da una stanza all’altra degli uffici della Exor, la sua società, pieno centro di Bergamo. Indossa un completo bianco, total white, pantaloni larghi, camicia altrettanto larga, maniche svoltate, un (meraviglioso) paio di scarpe, con un tacco capolavoro, tutto cesellato. “Mi piace stare comoda – dice -. Le scarpe alte? Anche in questo caso è comodità, così non ho dovuto fare l’orlo ai pantaloni un po’ lunghi ”. Ride. Accessori praticamente zero. Perché un paio di diamanti  ai lobi e un Rolex molto maschile non possono rientrare nella categoria del complemento di moda. Lei nemmeno è classificabile. Non si può dire che rientri nella categoria delle donne classiche, delle elegantissime, delle originali. Semplicemente “è”.
E’ Tiziana Fausti. Una donna, un’imprenditrice che cambia restando sempre la stessa. Soprattutto se stessa. Dunque, nessuna formalità, nessun ufficio di rappresentanza.
“Sediamoci qui” (qui significa in una delle stanze, due sedie, tra computer e decine di bolle e fatture che occhieggiano dalla scrivania).
“Abbiamo appena finito una riunione, adesso siamo molto concentrati sul progetto dell’e-commerce. La situazione del resto è quella che è per tutti, anche se mi dicono che tutti i Paesi del G8 sono in ripresa. Tutti tranne il nostro”.
Una crisi che tocca anche l’alta moda?
“Fortunatamente nel nostro settore il made in Italy tiene”.
Grazie a cosa?
“Alla costruzione del prodotto e alla materia di base che lo compone. E poi abbiamo stile, anche se i francesi ci danno fastidio con tutto questo fermento di giovani stilisti da Dior a Saint Laurent. Certo, il nostro caposaldo rimane Prada”.
Lei è un’autorità nel mondo della moda…
“Credo di essermi guadagnata faticosamente uno spazio, una posizione di considerazione”.
Cosa le è costato?
“La vita, la mia vita. L’ho dedicata al lavoro con grande entusiasmo. Ho avuto fortuna, se penso ai giovani d’oggi…credo che non potrebbero fare quello che ho fatto io”.
Quanto l’ha avvantaggiata la bellezza?
“Non molto, ho esercitato forse il fascino. Anzi, se posso chiamare fascino il mio modo di essere, essendomi spesso rapportata con donne, essere bella è stato uno svantaggio”:
Come potrebbe definire la sua carriera?
“E’ stato uno step by step, un crescere graduale, e non un accaparrare denaro, reinvestendo continuamente. Anche adesso che ho sessant’anni io vivo come se fossi eterna. Molti mi dicono: ma perché non passi il tuo tempo a giocare a golf? Il guaio è che io ho un senso del dovere innato così forte che, pensando alle cose che dovrei fare, non vivrei bene il mio tempo. E’ un po’ una condanna, lo ammetto”.
In questo senso lei è molto bergamasca…
“Sì, questo è il bello anche se io bergamasca lo sono per caso. Mia mamma era toscana, mio papà era nato in Italia per caso, la mia famiglia paterna era andata a cercare fortuna in America”.  
La moda è sentirsi…
“Belle, la moda è questo, anche se personalmente direi: sentirsi comode. Del resto non sono una donna che si orpella, sono di fondo più sportiva, mi piace l’essenzialità anche nel vestire”.
Dunque, lo stile di Dolce & Gabbana…
“Non potrebbe mai essere il mio, ma ciò non toglie che migliaia di donne amino i loro abiti, in particolar modo chi vuole sentirsi sexy. Gli abiti lanciano messaggi”.
Lei non lo ha mai fatto?
“Forse inconsciamente, a qualcuno sarà piaciuto il mio modo di essere”.
I suoi negozi che messaggi lanciano all’interno di una città come Bergamo?
“E’ come chiedermi come sto in questo momento: dal punto di vista imprenditoriale mi sento un’ottimista preoccupata. Nella mia vita ho avuto sempre slanci in avanti, crescere, reinvestire. Continuerò sempre a credere che le cose vadano avanti, guai a farsi prendere dall’angoscia, dalla disperazione delle incertezze”.
Come si superano le difficoltà?
“Trovando la giusta chiave di lettura, cambiando le prospettive. E’ come guardare un quadro da un’angolazione diversa, si vedono altre sfumature”.
In una delle sue vetrine è esposta una gonna Dior a 4.500 euro…Chi l’acquista ?
“I miei negozi non si rivolgono solo ad un pubblico bergamasco, ma le posso assicurare che le bergamasche che acquistano ce ne sono e sono così belle…” 
Certo, con certi budget…
“Un bel paio di calzoni costa 700 euro, un abito di Dior 2.500 ma vuol mettere che differenza? Ho clienti che con certi abiti indosso diventano meravigliose. E’ il lato divertente di questo lavoro che, però, sto un po’ perdendo, perché sto curando l’e-commerce. E’ una vetrina sul mondo, molti guardano la sera il sito e poi vengono a comprare in negozio”.
Quali sono i mercati di riferimento?
“L’Est europeo, anche l’America si sta aprendo, con la Francia abbiamo patito parecchie truffe. ”.
Lei detta legge nella Bergamo della moda, ma si vede poco…un po’ come Mina
(ride) “E’ per questo che sono andata a Lugano”.
Vive là?
“No, ci ho aperto un negozio e ci sta la metà della mia famiglia. Ai momenti che trascorro anche solo passeggiando in riva al lago di Lugano con la mia cucciola di sette anni non voglio rinunciare. Voglio poter riuscire a fare un po’ di tutto”.
Parlando di negozi in città Fausti uomo di piazza della Libertà ha chiuso
“Con mio grande rincrescimento. Quel negozio, per me,  è stata innanzitutto  una sfida, oltre al fatto che era di un bello…”
Alla bellezza ha prevalso l’ottimizzazione dell’unico store sul Sentierone
“Per forza, accorpare tutto è stata una scelta strategica, si è creata una sinergia commerciale molto importante”.
Al di là dell’appeal commerciale, che valore ha per lei il Sentierone?
“E’ il cuore di Bergamo. Io l’ho vissuto negli anni “veri”, quando si facevano interminabili vasche, avanti e indietro per cercare di rincontrare il tipo che avevi adocchiato. Gran bel periodo”.
E adesso che cosa il Sentierone rappresenta per la città?
“Adesso il centro cittadino sta soffrendo e tutte le iniziative che si mettono in campo per rivitalizzarlo non sono adeguate a quella Bergamo dell’eleganza che io amo molto, rappresentata da cose straordinarie, penso ad esempio, anche solo al Teatro Donizetti. Bisognerebbe pensare a  qualcosa di diverso…”
Cioè? Che cosa le piacerebbe?
“Ci sono manifestazioni alle quali partecipo a Milano, ad esempio una mostra mercato di fiori e giardinaggio che si tiene maggio (trattasi di Orticola ndr) dove l’esplosione di colori, invoglia ad acquistare. Manifestazioni legate a qualcosa di importante si possono fare…Penso ad altre città come Parma che ha uno slancio diverso, forse perché anche è gestita da persone che hanno una formazione rivolta a questa concezione”.
Una formazione meno provinciale?
“E più internazionale. A Bergamo, persone e professionalità  che potrebbero farsi carico della gestione di grandi eventi nell’arte ci sono. Abbiamo una Gamec che funziona e che è riconosciuta a livello internazionale. E poi ricordo di non aver mai visto tanta bella gente in città come in occasione della mostra del Lotto.  Sono iniziative che costano e che comportano esborsi di denaro anche da inventare, ma immagino che una pianificazione in questo ambito possa essere fatta…”.
Più arte e meno bancarelle?
“Certo, ma finché  si faranno perché gli ambulanti ti danno quei tre euro che ti servono per sistemare le aiuole… Allora, facciamo in modo che le aiuole le sistemi un privato, così da spendere qualcosa per fare qualcosa di più interessante”.
Con che cosa si fa cultura?
“Con tutto, anche con il cibo ma non con le salsicce”.
Lanci un’idea firmata Tiziana Fausti per Bergamo Capitale della Cultura 2019
“Mi piacerebbe un grande concerto sulle Mura, inventare qualcosa che le valorizzi. Non dei cambiatori di colore, come ho visto e che non mi sono piaciuti”.
Definisca Bergamo con un aggettivo.
“Austera, rigida. Un po’ come i bergamaschi che hanno i loro pregi, sono leali, corretti. Qualità che danno alla città e alla sua gente una grande solidità. Manca, però, una leggerezza, una lievità nell’affrontare la vita. Manca l’open mind, c’è la preoccupazione del proprio giardinetto e l’incapacità di guardare oltre”.
Perché, secondo lei?
“Nell’ambito della gestione amministrativa, c’è forse competizione, manca la coesione, la visione dell’insieme che potrebbe essere la soluzione per dare la svolta allo stato di cose attuale”.
Che cosa le piace della città?
“La struttura di base della città è fantastica, il centro piacentiniano è bellissimo, ma vuoto. Prendiamo Piazza Dante che all’epoca, negli anni ’80 era molto più viva”.
Che cosa l’ha svuotata?
“Credo che molto sia imputabile ai centri commerciali. Un tempo le domeniche delle famiglie venivano organizzate tra le vie ed i parchi cittadini, adesso si va al centro commerciale”.
Che cosa non le piace della città?
“Il muro che hanno costruito fuori dall’autostrada e che toglie la visuale di Città Alta, si è trattato di uno scempio, come ce ne sono tanti. Spesso quello che si è fatto ha creato danni rovinosi”.
Se non avesse fatto questo lavoro?
“Mi sarebbe piaciuto fare la biologa e mi piacerebbe fare l’assistente di un’artista. Vivere accanto a loro significa percepire una vena di leggera follia”.
Tipo quella di Cucinelli, che paga i suoi dipendenti come se fossero manager?
“Lui è un genio, incarna proprio una leggerezza saggia. E’ generoso, è il suo modo di essere”.
La sua passione per la moda come è nata?
“Da quella per  l’accessorio, ho vissuto in mezzo alla passione artigiana di mio padre, che a Varese aveva questa piccola impresa di  pelletteria”.
Il capriccio modaiolo più costoso che si è mai levata?
“Una camicia bianca che mi piaceva, ma non era nemmeno un granché. Sono arrivata alla cassa e ho scoperto che costava 920 mila lire. Erano ancora i tempi della lira. Fu una follia. Ma il capo che mi sono goduta di più è stato un impermeabile di Chanel, 3 milioni e mezzo ben spesi”.
Un consiglio di dress code…
“Una bella giacca, magari gessata blu, o nera o un trench di Saint Laurent o di Prada”.
Mi dica come vestirebbe le donne istituzionali bergamasche…Claudia Sartirani
“Viene in negozio spesso, le piacciono belle camicie, pantaloni, giacche.. Così vestita la trovo molto elegante”.
L’assessore al commercio, Foppa Pedretti?
“Anche lei è una mia cliente, malgrado gli scontri che abbiamo avuto sui chiringuiti delle Mura. Quando, a giugno, mi ha comunicato la ferale notizia che l’iniziativa si sarebbe ripetuta ho alzato i tacchi e me ne sono andata e lei si è molto offesa”.
Lei ha scritto anche al sindaco Tentorio. Che cosa la infastidisce tanto di questa iniziativa?
“Da quando si organizza questa cosa io non riesco a vivere la mia casa, certe sere non riesco nemmeno ad uscire dalla porta”.
Abita in uno dei palazzi più belli della città. E’ un gran bel lamentarsi…non trova?
“Per l’amordiddio, mi rendo conto di essere fortunata ad abitare lì, ma è una casa che è frutto di un duro impegno. Intendiamoci: la gente che si diverte a me fa piacere, ma esistono posti più adatti rispetto alle Mura, spazi più ampi fermo restando che Bergamo è una città scomoda, penso ad esempio ai Torni”.
Che look per il sindaco Tentorio?
“Non me lo vedrei in altro modo che con un abito grigio”.
E per il presidente di Ubi Banca, Moltrasio?
“Beh, ad un suo cambio di look si potrebbe anche lavorare. Ma bisogna sempre tener conto della personalità della persona da vestire”.
Gli uomini non  interpretano la moda ma dei ruoli…
“Quelli che sanno davvero interpretare la moda in ambito maschile sono i gay, che comprano come le donne, cioè per cambiarsi. Un uomo che lavora si veste di grigio, salvo poi tornare a casa la sera e mettersi in pantofole”.
Che tristezza…
“Qui da noi non c’è neanche il mare che mette allegria. Ci sono le montagne attorno, al massimo il look può cambiare nelle scarpe. Ci si infilano le pedule ma quello che sta sopra resta sempre uguale”.
L’eleganza è…
“Sapersi vestire. L’abito fa il monaco, eccome”.
Ha qualche rimpianto?
“No, ho vissuto la vita che volevo”.
Come guarda al futuro?
“Sono in una parabola discendente della mia vita, ma la valuto con serenità. Non sono preoccupata per quello che accadrà .I miei genitori mi hanno insegnato a stare serena”.
Lei che mamma è stata?
“A detta dei miei figli un disastro. Ma ho dato loro il meglio di quello che potevo”.
E’ innamorata?
“Sì della vita. Amare dà sofferenza l’ho imparato con il tempo. Meglio l’amicizia, un valore da salvaguardare a tutti i costi, anche quando il rapporto vira verso l’amore. E’ una barriera che non supero più”.
L’uomo più importante della sua vita?
“Il padre delle mie figlie. E’ stato il miglior compagno per quel tratto della mia vita”
Provi a dare una definizione di se stessa..
“Non sono caparbia, non vado contro le cose. Anzi, le cose mi devono venire incontro. Sono diventata anche un po’ fatalista. Certe volte mi arrovello: devo decidere cosa fare entro domani, mi dico. Poi il giorno dopo le soluzioni arrivano. Ho imparato ad essere meno ossessionata dalle risposte. Le cose poi prendono, per incanto, una loro forma inaspettata”.
A chi deve dire grazie?
“A me stessa”. 
Tornasse indietro rifarebbe tutto quello che ha fatto?
“Non vivo di rimpianti. Forse uno solo: avrei dovuto cominciare prima a produrre qualcosa di mio”. 
Il più bel complimento ricevuto?
“I complimenti mi mettono a disagio”.
Il primo pensiero al mattino?
“Ce l’ho sempre fatta e ce la farò anche stavolta”  




Expo e opportunità per le imprese, il punto di Confindustria Bergamo

Il 12 settembre l’incontro
di avvicinamento all’ex Borsa Merci

Giovedì 12 settembre, a partire dalle 14.30, nella sala Mosaico della Camera di Commercio di Bergamo (ex Borsa Merci, in via Petrarca) il Gruppo Servizi Innovativi e Tecnologici di Confindustria Bergamo organizza il secondo incontro di avvicinamento: "Expopportunities: le opportunità di visibilità, promozione e business per le imprese bergamasche verso Expo 2015".
Si tratta di un'occasione di particolare interesse per le imprese che vogliono approfondire conoscenze dettagliate in merito alle potenzialità derivanti dalla partecipazione e dalla presenza all'esposizione universale; un incontro ad hoc strutturato con il preciso obiettivo di contribuire alla divulgazione delle diverse occasioni volte a favorire la valorizzazione del tessuto produttivo provinciale attraverso le eccellenze che da sempre qualificano l'economia bergamasca e il Made in Italy.
Il programma dettagliato dell'incontro prevede alle 14.30, dopo un saluto di benvenuto del vicepresidente dell’ente camerale e di Confindustria Bergamo con delega all'Expo 2015 Matteo Zanetti, l'introduzione dei lavori da parte del Presidente del Gruppo SIT Servizi Innovativi e Tecnologici di Confindustria Bergamo, Pierluigi Rizzi. Quindi, intorno alle 15.20, seguiranno gli interventi di Marina Geri, direttore Marketing e Commerciale del Padiglione Italia, che illustrerà le opportunità di partecipazione per le imprese italiane e di Giovanni Sacripante, General Manager Sales & Marketing Expo 2015, che parlerà del coinvolgimento delle imprese nell'esposizione universale.
Dopo il dibattito sugli argomenti illustrati dai relatori, l'amministratore delegato di Vitali Spa, Cristian Vitali, intorno alle 16.30 illustrerà un caso di successo di un'impresa locale in Expo 2015.
Alle 17 sono previsti i contributi da parte di rappresentanti di Confindustria Bergamo e di Imprese & Territorio; quindi, alle 17.30 le conclusioni di Maurizio Martina, sottosegretario alle Politiche agricole, alimentari e forestali con delega all'Expo 2015.




Tavolini all’aperto, Pappi (Ascom): «Bene l’intesa con il Comune»

La movida guadagna una mezz’ora di festa spingendosi fino allo scoccare della mezzanotte. I pubblici esercizi potranno sgombrare tavolini e sedie fino a mezzanotte e mezza, consentendo così la riapertura delle strade al traffico. È stata raggiunta nei giorni scorsi l’intesa tra l’Amministrazione comunale e i locali serali del centro città in merito agli orari e alla gestione degli spazi all’aperto in vista dell’ultimo appuntamento estivo di “Vivi Bergamo il giovedì”, in programma il 12 settembre. Si è svolto un incontro tra i rappresentanti delle associazioni di categoria, accompagnati da Francesco Pappi del Pub Sant’Orsola e vicepresidente del Gruppo Caffè Bar di Ascom Bergamo e Tiziana Tacchio di Al Diciotto di via Sant’Orsola, e i tre assessori di riferimento: Massimo Bandera alla Sicurezza, Enrica Foppa Pedretti alle Attività produttive e Danilo Minuti alle Politiche giovanili.
Il confronto tra le parti ha fruttato l’impegno da parte dell’amministrazione comunale di estendere dalle 23.30 alle 24 l’orario di occupazione del suolo con tavoli e sedie davanti ai locali; e l’obbligo per i gestori del rispetto assoluto del termine previsto, rimuovendo per tempo le attrezzature e permettendo l’apertura delle strade al traffico dalle 00.30.
L’intesa raggiunta sospende così la provocazione lanciata nei giorni scorsi dai gestori di boicottare l’iniziativa del 12 settembre tenendo chiusi i locali. I commercianti non avevano infatti digerito i verbali siglati dagli agenti della polizia locale per aver superato l’orario di occupazione del suolo pubblico e non aver proceduto allo sgombero di sedie e tavoli esterni, di intralcio alla riapertura al traffico.
«Siamo contenti dell’intesa raggiunta perché dimostra un segnale di attenzione verso il nostro lavoro da parte dell’amministrazione, sebbene il problema della convivenza tra pubblici esercizi e residenti non sia assolutamente risolto – afferma Francesco Pappi –. Le nostre attività sono troppo spesso prese di mira da cittadini poco tolleranti, che non riescono a pensare ai locali come ad una risorsa per i giovani e per il turismo. Purtroppo la realtà è che a Bergamo tutti vogliono locali aperti la sera, ma non sotto casa propria. Bisogna costruire un nuovo equilibrio fondato sul rispetto reciproco. Come recitava lo slogan di una campagna lanciata dall’amministrazione qualche anno fa, la notte è di tutti e la città va vissuta nel rispetto degli altri».
«Il risultato ottenuto è positivo – commenta Tiziana Tacchio –. L’amministrazione ha dimostrato la propria disponibilità ad affrontare il problema dando un segnale concreto di attenzione nei confronti degli eventi organizzati e del nostro lavoro di tutti i giorni».
Per quanto riguarda le multe, i gestori colpiti faranno ricorso, puntando sul fatto che era impossibile rimuovere tavoli e sedie alle 23.30 nel clou della manifestazione. «Chiederemo un incontro con il Comando della Polizia Locale per l’annullamento dei verbali, dopo aver fornito uno scritto difensivo. Non era davvero possibile, nel momento di massima frequentazione nella via, sgomberare tavoli e sedie. La nostra speranza è che si riesca a trovare un accordo», evidenzia Pappi.




Corsi, l’Ascom preme sulla leva del marketing

Se la crisi impone delle scelte e mette a dura prova gli imprenditori, Ascom invita a concentrarsi sulle proprie passioni e a trovare gli strumenti per inseguirle, mantenendo i piedi ben saldi a terra, senza però rinunciare a pensare in grande. Il nuovo calendario dei corsi risponde alle esigenze di chi è chiamato a ripensare la propria attività, a mettersi in discussione e a cogliere le tendenze, allargando i propri orizzonti per conquistare nuove quote di mercato e stimolare i consumi fermi al palo. L’invito è di gettare il cuore oltre l’ostacolo e tagliare il traguardo prima degli altri, non lasciandosi sfuggire nuove opportunità. Direttamente dagli Stati Uniti arriva, ad esempio, l’arte dell’Home Staging in soccorso al mercato immobiliare, mentre i principi dei guru del marketing trovano un’applicazione concreta nei percorsi formativi per fidelizzare la clientela e generare nuovi bisogni, anticipandone i desideri. Non mancano corsi studiati su misura delle esigenze di ogni categoria, dagli autosalonisti ai fioristi, dalle librerie alla fornitura d’ufficio e percorsi di rivoluzione ed evoluzione interiore ed esteriore. Per cogliere le nuove frontiere del web 2.0, in calendario un corso per incrementare le vendite dedicando un’ora al giorno ai social network.
Sul versante dell’enogastronomia, all’Accademia del Gusto di Osio Sotto gli appuntamenti per professionisti ed appassionati abbracciano ogni esigenza, senza tralasciare l’aspetto manageriale e prestando quest’anno particolarmente attenzione all’arte dell’accoglienza. Oltre ai seminari stellati Michelin – tre gli appuntamenti del Convivium – l’Accademia organizza per i professionisti della ristorazione dibattiti e seminari nell’ambito della kermesse Pianeta Gourmarte, con l’atteso focus sul controverso rapporto tra ristoratori e Tripadvisor. «Investire in formazione significa puntare sul capitale umano e sulla qualità del lavoro, con un investimento che fa la differenza tra un’impresa qualunque e un’azienda competitiva – ha sottolineato il presidente dell’Ascom Paolo Malvestiti -. Dal 2002 ad oggi i corsisti sono passati da 336 a 1.490, con 2.188 ore in aula contro le 826 da cui siamo partiti, indice di quando l’associazione creda nella formazione, in quel bagaglio di conoscenze che accompagna ogni impresa». In calendario nel nuovo anno accademico 114 corsi: ovvero 70 laboratori dell’Accademia del Gusto, 3 Convivium e 41 seminari per la qualificazione professionale e la cultura personale. «I corsi – sottolinea il direttore dell’Ascom Luigi Trigona – rispondono alle esigenze delle piccole e medie imprese, indirizzando passioni e creatività su percorsi imprenditoriali di successo, pronti a cogliere se non ad anticipare le nuove tendenze di mercato. In primo piano l’organizzazione manageriale, la fidelizzazione della clientela e tante idee e strumenti per conquistare nuovi clienti e stimolare i consumi». A fare la differenza, oltre alla professionalità e alla passione è la disposizione personale al cambiamento: «Le regole con le quali il mercato ha operato fino a qualche anno fa sono cambiate ed è quindi necessario che ciascun imprenditore riveda la propria strategia – sottolinea Daniela Nezosi, responsabile dell’area Formazione -. L’invito è quello di continuare a mettere in campo il cuore, di non lasciarsi immobilizzare dalla paura del cambiamento e di provare a modificare la propria prospettiva. Non è semplice, ma è il concetto faticoso insito nell'evoluzione. Sul fronte dei corsi di management il cuore è il bersaglio da centrare per far coincidere obiettivi d’impresa e passione, per tornare a lavorare con ottimismo. Nella copertina dei corsi dell'Accademia del Gusto è raffigurato un uovo, elemento base di molte preparazioni in cucina ed in pasticceria e simbolo di rinascita, che prende qui la forma di un cuore».




Orio, Wizz Air lancia i servizi “fast track” e “vip lounge”

I passeggeri che volano sulle rotte operate da Wizz Air potranno garantirsi l’accesso ai servizi di fast track e business lounge dell’aeroporto di Orio al Serio acquistandone i diritti durante le procedure di booking online sul sito web della compagnia aerea.
La novità, introdotta da Wizz Air dall’inizio di settembre, consente a chi prenota un volo in partenza dallo scalo bergamasco di scegliere di saltare la coda utilizzando il varco di accesso rapido ai controlli di sicurezza, il cosiddetto “fast track”, oppure usufruire della comodità delle due vip lounge, poste rispettivamente in area pubblica, attraverso la quale si accede direttamente ai controlli di sicurezza, e al primo piano del terminal partenze.
I costi dei servizi sono di 5 euro per il servizio Fast Track e di 20 euro per l’accesso alle Vip Lounge. Ai passeggeri che volano con Wizz Air, e optano per uno dei due servizi nella fase di prenotazione del volo, viene offerto il vantaggio di accedere utilizzando il codice a barre stampato sul check-in online, senza doversi munire di altro ticket. L’acquisto può essere effettuato fino alla mezzanotte del giorno precedente la data di partenza del volo.
Wizz Air lancia la nuova offerta online in collaborazione con SACBO, nella certezza di raccogliere il gradimento dei suoi passeggeri che, sempre più numerosi, scelgono di volare con la compagnia low cost apprezzandone la puntualità e la qualità dei servizi a bordo, proponendo di cogliere l’occasione per assicurarsi anche il comfort in aeroporto.
Il network dei collegamenti Wizz Air dall’Aeroporto di Bergamo Orio al Serio conta 17 destinazioni: Arad, Bucarest Otopeni, Craiova, Cluj, Timisoara e Tirgu Mures in Romania; Danzica, Katowice, e Varsavia e Poznan in Polonia; Kiev, Lviv e Donetsk (dal 1° ottobre 2013) in Ucraina; Praga in Repubblica Ceca; Sofia in Bulgaria; Vilnius in Lituania; Skopje in Macedonia.




La Argomm rafforza la presenza internazionale

La Argomm di Villongo rafforza la sua presenza internazionale. L’azienda, tra i più importanti players europei nel settore delle guarnizioni e componenti tecnici in gomma destinati al settore automotive, nelle scorse settimane ha infatti concluso il processo di acquisizione di due società: la RPS Technologies Ltd di Bangkok (Thailandia) e la RPS Technologies Inc di Dayton (Ohio-USA). Argomm ha acquistato le due società dal Fondo d’investimenti asiatico Navis Capital. “Questi investimenti – sottolinea Ercole Galizzi, Ceo di Argomm – vanno a concretizzare il processo di internazionalizzazione all’interno del piano strategico 2013-2016 e ci permettono di avere una base produttiva in Asia e una commerciale/distributiva negli Usa ed essere quindi presenti in tre continenti, Europa, Asia e America con oltre 650 dipendenti. Sul fronte commerciale e di marketing, ci aspettiamo una rapida crescita e significative opportunità di business automotive-oriented e non solo, che si ripercuoteranno positivamente e trasversalmente sulle aziende del Gruppo”. 
Per quanto riguarda RPS Technologies Ltd, si tratta di un sito produttivo già operativo in Thailandia dal 1988 all’interno del polo industriale Navanakorn a 35 chilometri a nord di Bangkok. Lo stabilimento occupa 250 addetti e copre un’area coperta di 4 mila 300 metri quadrati presenti su due plants ubicati a poca distanza uno dall’altro.
L’azienda è specializzata nella produzione di articoli tecnici in gomma e gomma metallo per il settore dei sistemi frenanti automotive e nella produzione di  Wiper Blades, vale a dire le lame in gomma per i tergicristalli.  RPS Technologies Ltd produce anche mescole, processo produttivo primario attualmente nuovo per ArGroup. L’azienda asiatica dovrebbe chiudere l’anno con un fatturato di 7,6 milioni di euro.
RPS Technologies Inc, con poche unità di addetti, è invece un centro logistico, di distribuzione e rete vendite dell’azienda thailandese ed è localizzato nell’Ohio. “L’Acquisizione negli States – chiarisce Davide Marini, che ricopre l’incarico di responsabile dell’investimento, “è di fatto il primo passo per una successiva presenza produttiva ArGroup in America e sud America che potrebbe rappresentare il prossimo obiettivo a medio termine. Infine, va sottolineato che le due realtà complementarietà per i prodotti e nuove frontiere di sbocco sul fronte mercati e nuovi clienti ”.




Milano, “Da Vittorio” sbarca alla Società del Giardino

È il circolo più antico (ed esclusivo) di Milano, club per «gentiluomini» fondato nel 1783: la Società del Giardino con sede a Palazzo Spinola, in via San Pietro all'Orto. Circa 500 soci, selezionatissimi. Incontri, convivi, feste. E un ristorante interno dove i soci ed eventuali ospiti possono pranzare e cenare. Tra qualche giorno, la gestione della cucina cambia. Punta più in alto, avendo il presidente del Circolo, Gaetano Galeone, ingaggiato uno dei più blasonati ristoranti italiani: Da Vittorio (3 stelle Michelin) di Brusaporto (Bg). «Qualcuno teme che i prezzi si impennino», sussurra il figlio di un socio, che ci ha anticipato la notizia. Confermata da Francesco Cerea, uno dei fratelli alla guida del ristorante bergamasco, fortissimo anche nel catering. «Sì, entriamo alla Società del Giardino dal 2 settembre – dice -. Rilanceremo la cucina, certo. Di conseguenza, anche i prezzi saranno ritoccati. Ma niente paragoni con il nostro ristorante gourmet. Nel menu, ci saranno piatti semplici, tradizionali, con materie prime di qualità. Andrea Ierardi, lo chef che manderemo nelle cucine del Club milanese, saprà proporre al meglio anche le pietanze apparentemente più semplici. In sala, ci sarà il maitre Roberto Cederna. Li abbiamo addestrati noi, sono persone di fiducia, preparate». L'idea del cambio di gestione del ristorante della Società del Giardino nasce dal fatto che la cucina, col tempo, era rimasta immobile nelle ricette dei piatti. Dunque, il presidente ha interpellato alcuni catering, chiedendo di fare un'offerta gastro-economica. Alla fine della selezione, l'hanno spuntata i fratelli Cerea: Enrico, Roberto (gli chef di Vittorio) e l'eclettico Francesco. Del resto, la solidità e la qualità del loro servizio catering è nota. I Cerea sono presenti ovunque, quando si tratta di allestire cene importanti (anche per molti ospiti) per eventi e feste private. Ma quale sarà il menu tipo dei pasti quotidiani per il Circolo milanese? Risponde Francesco Cerea: «Premesso che nei piatti non si imporrà il protagonismo dello chef e l'effetto ma la qualità e la freschezza dei prodotti, indicativamente verranno proposti antipasti all'italiana (pesce, salumi), risotti, paste variamente condite, carne e qualche piatto unico. Qui, citerei il classico risotto allo zafferano guarnito di cotolettine alla milanese». «Ovviamente – aggiunge Cerea – quando si tratterà di organizzare cene particolari, per serate come il dopo Scala, il menu avrà un tono decisamente più alto». La brigata di cucina del nuovo corso della Società del Giardino sarà composta da 12 giovani, sotto i trent'anni. «Per monitorare costantemente il servizio, ogni settimana faremo il punto con il presidente del Club».

Marisa Fumagalli
(Corriere della Sera)