Autosalonisti: “L’usato correrà?¢‚Ǩ¬® sempre più sul web”

Si è costituito in seno all’Ascom il Gruppo degli Autosalonisti, che nasce dopo lo scioglimento di Assoauto, l'associazione autonoma aderente ad Ascom e fondata nel 1998 come prima forma di aggregazione della categoria degli autosaloni plurimarca a livello nazionale.?¢‚Ǩ¬®Il Gruppo si propone come obiettivo quello di potenziare la rappresentanza del settore auto e di creare un coordinamento con concessionari e con le agenzie di pratiche automobilistiche. A presiedere il consiglio del neonato Gruppo è stato eletto Loreno Epis, 49 anni, titolare dell'Autosalone Epis di Scanzorosciate, già alla guida di Assoauto. Il settore degli autosaloni plurimarca in Bergamasca tiene. Si contano infatti 100 saloni, un numero costante nell'ultimo anno, che presenta una crescita dell'11,1% nell’ultimo quadriennio. “Nonostante le difficoltà, il settore tiene così come la domanda di auto usate, che non subisce fortunatamente le flessioni del nuovo – conferma il neopresidente Epis -. Il vero ostacolo oggi è rappresentato dalla difficoltà di reperire un usato di qualità. Con la crisi si tende a portare a fine corsa i mezzi. Le auto ad alto chilometraggio o piuttosto datate incontrano la domanda estera e sono così in crescita le radiazioni per esportazioni”.?¢‚Ǩ¬®Nel frattempo, il mercato dell’auto viaggia sempre più sul web: “Ormai internet è diventato lo strumento d’elezione per la ricerca dell’auto e la disponibilità all’acquisto prende forma da un sito all’altro. Il 70-80 per cento dei contatti oggi avviene attraverso la grande rete, che proietta le nostre imprese lontano, portandole ad operare in un contesto internazionale. Il web apre anche alla concorrenza soprattutto sul fronte del prezzo”. Una delle sfide che il Gruppo intende affrontare è la specializzazione nella vendita on-line: “Per rispondere alle richieste del mercato bisogna attrezzarsi a dovere. Internet rappresenta sempre più un’opportunità per la categoria, che può andare ad intercettare anche quel 60 per cento di privati che si affidano al fai-da te, garantendo un’assistenza professionale. L’obiettivo è dar vita ad una piattaforma web aperta, attraverso i social network, ad utenti e clienti. Il sito, il primo a livello nazionale,  riunirà tutti gli operatori associati e raccoglierà oltre alle auto in vendita in ogni salone, tutte le iniziative in corso o in programma per il Gruppo. Sarà a tutti gli effetti un “luogo” in cui instaurare un dialogo tra noi, i nostri clienti e i consumatori”.?¢‚Ǩ¬®La specializzazione e la professionalità del Gruppo sono i valori che gli Autosalonisti intendono portare avanti attraverso un percorso formativo ad hoc: “Vogliamo indicare a chi opera nel settore una strada chiara a livello normativo e professionale attraverso corsi di specializzazione ed aggiornamento, incentrati oltre che sulle tecniche di vendita, sugli aspetti normativi, in primis sul codice al consumo. Abbiamo predisposto un corso certificato che partirà a breve”.  Il progetto a medio termine per il Gruppo è la creazione di un marchio di qualità attribuito con l’approvazione dei consumatori: “L’obiettivo è iniziare ad intraprendere un percorso con i consumatori in collaborazione con le loro associazioni per stilare un protocollo d'intesa ed un sigillo di qualità delle nostre aziende per qualificare ulteriormente la nostra attività”.  




Assemblea Ubi, ecco i nomi della lista guidata da Moltrasio

Il Consiglio di Sorveglianza di Ubi banca ha deliberato all'unanimità la composizione della lista, che verrà sottoposta all'assemblea dei Soci, con le candidature alla carica di consigliere di sorveglianza per il triennio 2013-2014-2015

1)  Andrea Moltrasio, Presidente, Imprenditore
2)  Mario Cera, Vice Presidente Vicario, Avvocato Professore Universitario
3)  Armando Santus, Notaio
4)  Gian Luigi Gola, Commercialista
5)  Lorenzo Renato Guerini, Commercialista
6)  Alberto Folonari, Imprenditore
7)  Alfredo Gusmini, ex Dirigente Bancario
8)  Sergio Pivato, Commercialista
9)  Mario Mazzoleni, Imprenditore
10) Federico Manzoni, Commercialista
11) Marina Brogi, Professore Universitario
12) Enrico MinelliProfessore Universitario
13) Antonella Bardoni, Direttore Confidi
14) Pierpaolo Camadini, Avvocato
15) Ester FaiaProfessore Universitario
16) Alessandra Del BocaProfessore Universitario
17) Carlo Garavaglia, Commercialista
18) Letizia Bellini Cavalletti, Dirigente d'Impresa
19) Mario ComanaProfessore Universitario
20) Franco Bossoni, Notaio
21) Giacomino MauriniProfessore Universitario
22) Stefano Gianotti, Imprenditore
23) Graziano Caldiani, ex Dirigente Bancario

“Nella formazione della lista – si  legge in una nota diffusa dall’Istituto – si è ritenuto importante che i componenti della lista stessa potessero esprimere sensibilità e competenze verso le tematiche di interesse dei diversi stakeholders e in particolare di quelle del mondo del lavoro e degli investitori nazionali e internazionali.
La normativa in materia di equilibrio tra i generi ha di fatto rappresentato un'importante opportunità che il Consiglio ha inteso cogliere, grazie all'arricchimento delle competenze e delle esperienze, maturate anche in ambito internazionale, che le candidate individuate potranno portare al Consiglio di Sorveglianza.
In tale contesto si evidenzia come la lista predisposta sia caratterizzata da un significativo livello di diversificazione di esperienze di business, competenze funzionali, background professionali, esperienza internazionale, equilibrio fra i generi, con un'età media dei Consiglieri pari a 58 anni; ciò consentirà al Consiglio di esercitare una Corporate Governance efficace con processi, sistemi e comportamenti ispirati alle best practice internazionali nonché ai requisiti previsti dall'Autorità di Vigilanza”.
La lista proposta, così come tutte le liste presentate per l'elezione del Consiglio di Sorveglianza, deve essere supportata da almeno 500 Soci che abbiano diritto ad intervenire e votare nell'Assemblea chiamata ad eleggere il Consiglio di Sorveglianza, che documentino tale diritto secondo le vigenti normative, ovvero da uno o più soci che rappresentino almeno lo 0,50% del capitale sociale.




Aumentano inglesi e turisti dall’Est Europa negli IAT bergamaschi 

Gli IAT (Uffici di Informazione e Accoglienza turistica) sono sempre molto apprezzati dagli stranieri, in crescita nel 2012 inglesi e turisti dell’Est, ancora prevalenti gli spagnoli. E tra le informazioni maggiormente richieste, diminuisce la richiesta di Milano a favore di quelle sulla città di Bergamo e i laghi. È quanto emerge dalla seconda analisi dei visitatori degli uffici di informazione e accoglienza turistica della città di Bergamo, un lavoro svolto grazie alla collaborazione tra Comune di Bergamo e i suoi Uffici d’Informazione e Accoglienza turistica (IAT), Turismo Bergamo e curato dal Cestit, in collaborazione con il CASI dell’Università degli Studi di Bergamo partendo dai dati raccolti da ogni singolo ufficio (IAT Città Alta, IAT Città Bassa, uffici di Turismo Bergamo in Città Bassa e all’aeroporto di Orio al Serio).
Afferma Roberta Garibaldi, coordinatore per il Comune di Bergamo del progetto “I turismi a Bergamo”: “Nel 2012 i visitatori degli uffici d’informazione turistica presenti in città sono stati oltre 135 mila, di cui 100.209 per i due Uffici IAT. Il lavoro che viene fatto dai nostri operatori è prezioso per presentare la città a turisti ed escursionisti in arrivo. In Città Alta, ad esempio, offriamo il nostro servizio 365 giorni all’anno e dal 1° marzo anche con orario continuato. Il nuovo obiettivo è di far vivere la città in tutti i suoi molteplici aspetti: patrimonio storico artistico, ma anche eventi, enogastronomia e shopping.”
Lo studio ha fornito informazioni sul profilo generale del visitatore degli uffici, da un lato quantificando l’affluenza e la distribuzione mensile e settimanale, dall’altro analizzando le caratteristiche principali (età, nucleo e provenienza), le informazioni richieste (tipologia e meta) e il comportamento sul territorio (motivo e durata del soggiorno, mezzo di trasporto utilizzato per giungere a Bergamo); nel corso del 2012 sono stati compilati nei 4 uffici un totale di 57.704 questionari.
Nel 2012 i visitatori degli uffici turistici presenti in città sono stati oltre 135 mila, con picchi di maggiore afflusso nei mesi primaverili (aprile, maggio) e di fine estate (agosto, settembre). Se da una parte è diminuita la quota di visitatori all’ufficio in aeroporto di oltre cinque punti percentuale (dal 27,3% al 22%), di contro l’ufficio IAT di Città Alta ha visto un incremento di circa il 5% (da 30,8% a 35,6%). Stabile invece è la quota del polo turistico della città bassa, situato presso l’Urban Center (41,9% nel 2011, 42,4% nel 2012).
L’utilizzo del servizio offerto dagli uffici da parte di turisti, escursionisti e locali si concentra nei giorni del fine settimana (nell’ordine sabato, domenica e venerdì), i quali  raccolgono quasi il 55% dei visitatori. Fra i giorni infrasettimanali anche nel 2012 si registra una leggera prevalenza del lunedì, il quale risulta anche essere il giorno di chiusura di quasi tutti i musei cittadini e di molti negozi di Città Alta e della città bassa (prevalentemente al mattino).
I visitatori degli uffici turistici sono nella maggioranza coppie (41,7%) e persone singole (35,5%). Rispetto alla rilevazione effettuata nel 2011, che aveva evidenziato una sostanziale uguaglianza delle due componenti, si registra un aumento delle coppie e una flessione di coloro che entrano da soli.
La presenza di gruppi di persone risulta più bassa (15,3%) rispetto alle altre  componenti, pur mantenendosi agli stessi livelli dell’anno precedente; il minore afflusso negli uffici turistici è giustificato dal fatto che il responsabile del gruppo tendenzialmente recupera tutte le informazioni necessarie alla visita prima dell’arrivo in città.
Più significativa è invece la scarsa presenza di famiglie, le quali rappresentano solo il 7,1% di coloro che utilizzano il servizio offerto dagli uffici cittadini; il dato 2012 si mantiene in linea con quello dell’anno precedente.
Sono soprattutto gli stranieri (oltre 92mila) ad utilizzare questo servizio. Gli italiani sono solo un terzo (43mila c.a.) del totale dei visitatori, pur rappresentando il primo paese per provenienza, il che sembra indicare che gli italiani abbiano maggiore famigliarità con la città.
Spagna, Regno Unito e Paesi dell’Est Europa sono le tre principali aree di provenienza dei flussi stranieri. Italiani e stranieri richiedono principalmente informazioni relative alla città di Bergamo (oltre il 70% in entrambi i casi). Tra gli stranieri sono le aree più turistiche ad essere maggiormente richieste (valli e laghi); gli italiani, invece, continuano ad interessarsi anche ad aree meno note come la pianura.  Rispetto all’anno precedente si registra una forte diminuzione dell’interesse per la città di Milano, che scende di oltre 20 punti percentuale; Bergamo diventa sempre più la destinazione  finale anche per coloro che atterrano all’aeroporto di Orio.
Entrando nel merito della tipologia di richiesta, questi visitatori richiedono principalmente informazioni turistiche, tra cui materiale informativo (cartine e miniguide), e su come muoversi in città con i mezzi pubblici (autobus e funicolari) o con il mezzo privato. Fra le altre richieste – che rappresentano una quota minoritaria – gli italiani (soprattutto i locali) mostrano un maggiore interesse verso gli eventi organizzati in città; gli stranieri chiedono in generale più informazioni di natura generica anche se britannici, tedeschi e visitatori dal Nord Europa hanno mostrato un crescente interesse verso gli itinerari di visita della città e/o della provincia.
La maggior parte dei visitatori italiani e stranieri risulta avere un’età compresa tra i 36 e i 60 anni. La componente giovane (21-35 anni) è nettamente maggiore fra i primi (36,1% contro il 23,4%), come peraltro già risultava nel 2011. Si conferma bassa la presenza di ragazzi (<20 anni) e di bambini (0-12), mentre è in crescita rispetto all’anno scorso la quota degli ultrasessantenni, soprattutto fra gli stranieri.
La maggior parte dei visitatori degli uffici, in particolar modo stranieri, arriva a Bergamo in aereo, a riprova dell’importanza assunta dall’aeroporto come fattore di “attrazione“ per la città. Il mezzo privato (auto o moto) e l’autobus vengono utilizzati da quasi il 40% dell’utenza, mentre decisamente minore è l’utilizzo del treno (9,3%).
Se consideriamo la durata del soggiorno si rileva una leggera prevalenza degli escursionisti, ossia di coloro che visitano Bergamo in giornata senza pernottare. Questi sono più della metà, a riprova che la città è tuttora considerata da molti una destinazione di breve durata. Tra coloro che pernottano si registra una preferenza per soggiorni brevi (2 giorni, weekend). Il confronto con i dati 2011 evidenzia una minore propensione al pernottamento tra coloro che entrano agli iat, e una diminuzione dell’utilizzo dell’aereo a favore del trasporto su gomma, soprattutto dell’autobus, dato che la quota di coloro che utilizzano il mezzo privato è diminuita
Conclude Roberta Garibaldi: “I lavori di analisi come questo sono fondamentali per comprendere quale è il profilo del nostro turista e come si modifica di anno in anno. E’ attraverso l’analisi che è possibile fare le scelte migliori di politica turistica”.
La soddisfazione è per il costante aumento di turisti sugli escursionisti – afferma Silvano Ravasio, presidente di Turismo Bergamo -. Il lavoro a monte di promozione sta dando i suoi frutti. La sinergia di collaborazioni tra Comune e Turismo Bergamo porta a questi risultati”.
l documento si può scaricare dal sito: www.comune.bergamo.it , nella sezione “per il turista” da cui si accede cliccando sull’icona ”per il turista” dalle icone in basso.




Formazione professionale, ristorazione e benessere gli indirizzi più gettonati

Si sono concluse nei giorni scorsi le procedure di
iscrizione alle scuole di ogni ordine e grado per l'anno
scolastico 2013/2014. Da quest'anno, a seguito dell'entrata in
vigore delle procedure di iscrizione on line direttamente da
parte del Ministero dell'Istruzione, Regione Lombardia ha
gestito direttamente le sole iscrizioni ai percorsi di
Istruzione e formazione professionale (IeFP) presso le sedi
accreditate. “Con 13.755 iscritti alle classi prime del prossimo anno – ha commentato l'assessore regionale all'Istruzione, Formazione e Cultura, Valentina Aprea – i percorsi di Istruzione e formazione professionale confermano la loro importanza nel sistema
educativo”. Questi percorsi sono stati scelti dal 16% (13.755 alunni) del totale degli studenti frequentanti la scuola media, a cui si dovranno aggiungere coloro che si sono iscritti presso le scuole statali, per i quali Regione Lombardia è in attesa dei dati delle iscrizioni gestite dal Ministero. ”Esprimo la mia soddisfazione – ha continuato Aprea – perché
anche quest'anno si conferma la fiducia degli studenti e delle
famiglie in questi percorsi regionali alternativi alla scuola,
che abbracciano la cultura del lavoro ed hanno dimostrato la
loro capacità di portare le persone al lavoro con grande
soddisfazione dei giovani. L'istruzione e formazione
professionale in Lombardia è ormai un sistema consolidato che tutta l'Italia prende a riferimento, e per il quale la Regione
investe quasi 190 milioni di euro l'anno”.
Rispetto allo scorso anno si osserva un trend lievemente crescente (+2%), con 233 iscritti in più. Come sempre gli indirizzi più richiesti sono l'operatore estetico e dell'acconciatura (3.486 iscritti), della
ristorazione (2.617), della riparazione dei veicoli
a motore (1.572), della trasformazione
agroalimentare (1.088) e l'operatore elettrico (1.026).
In particolare, i corsi più richiesti sono stati operatore
della ristorazione (822 allievi a Milano, 282 a Bergamo e 244 a Brescia), seguito da operatori del benessere (Milano con 742 studenti, Brescia con 453 e Bergamo, 449) e operatore alla riparazione dei veicoli a motore (Milano, con 437 alunni,
Brescia con 386 e Bergamo con 294.
La provincia che registra il maggior numero di iscrizioni è
Milano con 3.401, seguita da Brescia, con 2.133 e Bergamo, con 2.072. Il direttore dell'Ufficio scolastico regionale Francesco De Sanctis ha espresso soddisfazione per la collaborazione del sistema scolastico: “La procedura informatizzata regionale ha dimostrato un'ottima funzionalità e ringrazio le scuole secondarie di primo grado per la piena collaborazione data nelle procedure di iscrizione, nel supporto alle famiglie e nell'evitare doppie iscrizioni”. Sono infatti solo 205 gli studenti la cui iscrizione è ancora in attesa di conferma da parte delle scuole di appartenenza.
Per le istituzioni formative inizia ora una fase di verifica e
di razionalizzazione delle iscrizioni presentate, facilitata
dall'esperienza maturata nei tre anni precedenti.
Con i criteri che ogni istituto si è dato, qualora il numero di
iscritti ai singoli percorsi sia superiore alle reali
possibilità di accoglienza, gli studenti saranno riorientati in
accordo con le famiglie.




Assemblea Ubi, nella lista “istituzionale” anche il direttore di Confiab 

Dall’ “extra omnes” del Conclave all’ “intra omnes” delle liste Ubi. Non sarà proprio una fumata bianca, quella che annuncerà mercoledì 13 marzo, da parte del consiglio di sorveglianza i componenti della prima lista (definiamola “official” o istituzionale) anche se qualche nome comincia a circolare, oltre i soliti “noti”. Rumors insistentissimi danno per certe due new entry. Si tratterebbe di Antonella Bardoni, in quota Cdo, direttore della Confiab, il consorzio fidi dell’Associazione Artigiani e di Giacomino Maurini, professore associato all’Università di Bergamo (Scienze aziendali ed economiche). Nell’intricato intreccio della composizione dei ventitré, la Bardoni occuperebbe il numero 13, posizione blindata che le agevolerà l’ingresso in consiglio senza troppi patemi. Intanto dopo l’anatema di Doriano Bendotti della Fai, che – in un’intervista al Corriere della Sera di Bergamo – taccia un certo mondo bergamasco di “ignavia”, spedendo indirettamente tutti nell’Antinferno come fece Dante, il presidente di Confcooperative Bergamo, Giuseppe Guerini ha smentito, lunedì pomeriggio, nel corso di un convegno, organizzato dall’associazione Tino Simoncini, l’ipotesi circolata di una sua candidatura come capolista. Tertium non datur? Per la terza compagine in lizza, oltre all’ “official” Moltrasio e all’arrembante Jannone, il momento non è sicuramente semplice, ma la posta in gioco è troppo alta per pensare ad un abbandono, soprattutto dopo la pubblicazione, apparsa, sul “il Giornale”. Al quotidiano diretto da Sallusti, sono bastate dieci righe per lanciare un sassolino che, dalle parti di piazza Vittorio Veneto, ha avuto lo stesso effetto di una bomba al napalm. Avallando il nome del professor Resti come capolista, si parla del direttore generale di Banca Popolare di Bergamo, Giuseppe Masnaga (seppur con una “d” di troppo, è infatti citato Masnada) come “animatore” della compagine. L’obiettivo di questa sua discesa in campo, sarebbe quello di una “proiezione alla direzione generale di Ubi”, ruolo attualmente ricoperto da Francesco Iorio.




«I libri? Promuoviamoli dal parrucchiere»

È una “famiglia allargata” quella che presiede Cristian Botti. Dallo scorso aprile, infatti, il Gruppo Ascom che riunisce le librerie e le cartolerie bergamasche ha ampliato il suo raggio di azione alle forniture per ufficio, integrando la rappresentanza, le competenze e le visioni.
Classe 1972, una laurea in Economia e Amministrazione delle imprese all’Università di Bergamo da studente lavoratore, Botti ha avviato nove anni fa insieme ad un amico Mondo Ufficio ad Almenno San Bartolomeo, negozio in franchising di cartoleria, arredamento e forniture per ufficio. È anche funzionario in una società di servizi, mentre a livello associativo è stato vicepresidente del Gruppo Giovani Ascom per due mandati ed ha assunto dallo scorso anno la guida dei librai, succedendo a Paolo Rossi, della storica libreria di via Paglia in città, che ha chiuso i battenti. Sintetizza gli obiettivi del quadriennio nella «riqualificazione delle attività, nella ricerca cioè di strumenti e iniziative che portino novità, accendano l’interesse e riavvicinino ai consumatori le librerie e le cartolerie tradizionali».
Per farlo ha già stilato una scaletta. «Linea guida di fondo – dice – è sviluppare il raccordo con le associazioni di categoria nazionali di riferimento, ossia l’Ali per i librai, Federcartolai e Fenaca, la Federazione dei distributori all’ingrosso di articoli di cancelleria, attraverso le quali anche piccole realtà non troppo strutturate possono partecipare a progetti coordinati o accedere a convenzioni, avere insomma a disposizione delle opportunità che da sole non riuscirebbero ad ottenere». L’attenzione è puntata, in particolare, su librerie e cartolerie. «In questo momento di crisi – spiega – sono loro a soffrire di più del calo del fatturato, rispetto al settore delle forniture per ufficio dove operano generalmente aziende di maggiori dimensioni, che hanno perciò più possibilità di ampliare la gamma dei servizi per compensare la flessione del mercato».
Tra i progetti che potranno essere lanciati per primi ci sono corsi di formazione. «Pensiamo ad esempio a lezioni specifiche per il settore su come allestire il negozio e le vetrine in modo da renderli più invitanti e in linea con le esigenze di oggi – anticipa –, un’occasione per orientarsi al marketing e introdurre delle novità nell’impostazione supportate da regole precise». Un altro punto su cui si può intervenire in tempi brevi sono gli eventi. Se è vero, infatti, che la lettura non è tra le attività preferite dagli italiani (come dimostrano statistiche e classifiche) è anche vero che i libri offrono infinite possibilità di costruire – anche in maniera semplice – incontri, iniziative, manifestazioni, che possano contribuire a rafforzare la schiera degli appassionati e portare l’attenzione sulle librerie. «Può essere la serata per presentare una nuova uscita – spiega Botti -, una rassegna di lettura a tema e perché non pensare a coinvolgere trasversalmente altre categorie, dai pubblici esercizi al parrucchiere?». Un primo riscontro su questo versante il Gruppo l’ha avuto partecipando “Nati per leggere”, manifestazione dedicata ai lettori di domani, ossia ai bambini fino a 6 anni. «È stata una proposta molto apprezzata – commenta Botti – non solo perché ha portato gente nuova in libreria ma perché è stato un primo passo verso il coordinamento e la promozione comune di iniziative. Un’esperienza che ripeteremo».
Un discorso analogo di ammodernamento si può fare per le cartolerie, «che possono diventare punti di riferimento per servizi nuovi, diversificando l’offerta, ad esempio proponendo stampe di grandi formati o la rilegatura delle tesi». Ma in programma ci sono anche interventi più strutturati. «C’è la possibilità, attraverso un finanziamento della Camera di Commercio che promuove l’innovazione – spiega Botti – di affidarsi ad un temporary manager che può analizzare, magari su un punto vendita preso come campione, gli elementi di forza e quelli da rivedere e valorizzare, estendendo poi i risultati agli associati. Con la cooperativa di garanzia Fogalco vogliamo anche promuovere un’azione di sostegno per il ripristino della liquidità, un problema soprattutto per chi deve fare i conti con i ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione».
È dunque un’azione di rilancio su più versanti quella pianificata dal Gruppo, senza dimenticare il contesto competitivo. «Non dobbiamo nascondere – rileva Botti – che le librerie indipendenti continuano ad essere in una posizione svantaggiata rispetto alle catene, che ora stanno aprendo anche nei borghi. La nuova legge sul prezzo dei libri non ha infatti riportato in equilibrio le forze e i grandi gruppi, con promozioni o carte vantaggi, trovano comunque il modo per agire sulla leva degli sconti. Prendiamolo come un dato di fatto e una ragione in più per puntare con decisione su ciò che caratterizza le librerie indipendenti, ovvero il servizio, la professionalità di chi vende, che sa dare consigli, selezionare titoli, aggiornare lo scaffale e mettere in campo, come dicevamo, soprattutto idee». 




Assemblea Ubi, la “terza lista” punta su un professore universitario 

Quando al 20 aprile manca poco più di un mese, discreta è la confusione sotto il cielo (societario) di Ubi. Il rinnovo dei vertici di questo che, è meglio ricordarlo subito sorvolando, o per meglio dire, volando sopra e più alti, sul dual provincialismo bergamasco-bresciano che lo lacera, è il quarto gruppo bancario italiano, è stato preannunciato con un valzer di nomi e liste che si susseguono da mesi. Un tourbillon di ipotesi e di assetti più o meno affascinanti che ormai è destinato ad un "redde rationem", in considerazione della scadenza del 25 marzo, ultimo termine per la presentazione delle compagini in lizza. Quella che si preannuncia la madre di tutte le assemblee, anche in termini numerici (sicuramente alla Fiera di Bergamo si viaggerà su numeri tripli se non quadrupli rispetto alle precedenti assemblee con implementazioni logistiche ed organizzative di rilievo) segnerà il tramonto dell’ “era Zanetti”, epocale sotto molti punti di vista. In realtà, l’epoca di questo (galant’) uomo ultraottanenne, incarnazione di una bergamaschità schiva e pragmatica e il cui morale negli ultimi tempi è stato minato e sfiduciato da inaspettate incursioni associativo-azionistiche, è finita già da un paio di anni. L’annuncio del suo passo indietro, arrivato con troppi mesi d'anticipo  unito alla scomparsa, lo scorso dicembre, di Corrado Faissola, ha di fatto liberato le diverse anime campanilistiche bergamasche impegnate in una sorta di crociata contro il "nemico". Nemico che, se prima era stato individuato nell’arrembante Giorgio Jannone (da sempre dichiaratosi molto “spa” e poco “cooperativo”, salvo ripensamenti dell’ultima ora che lo hanno portato a dichiarare come la trasformazione in Spa di Ubi “non è all’ordine del giorno, né ora né in futuro”), si è infine concretizzato nella compattezza del gruppo ex Banca Lombarda, mai digerito all’interno di Banca Popolare di Bergamo. Un passo indietro. Nell’autunno del 2006, “il professor” Bazoli si accosta al tavolo di Banche Popolari Unite con l’obiettivo noto ai mercati e alla Banca d’Italia di sfuggire ai tentacoli del Santander. Gli spagnoli, per la Banca Lombarda (divenuta anche Piemontese) sono disposti a scucire un bel po’ di soldi (anche 20 euro per azione)  money che attira non poco il composito patto di sindacato bresciano che regge l’istituto. Bazoli pur di non farsi sfilare la “creatura”dagli stranieri strappa, in quattro e quattr’otto, il consenso a Zanetti (assistito da quel Gianpiero Auletta Armenise che nel 2003 aveva già  fatto confluire nella Popolare di Bergamo, la Commercio Industria). La trasformazione, da spa a cooperativa, per i pattisti bresciani attirati dalle sirene spagnole non è indolore: grossi pacchetti azionari vengono di colpo equiparati al singolo voto del socio pensionato dell' ormai ex Popolare. Con sedici voti contrari e nove astenuti la fusione viene, comunque, approvata a larghissima maggioranza. Un matrimonio di interesse (principalmente bresciano, o meglio bazoliano) di una coppia mal assortita, che fa nascere Ubi con il presidente dell’Abi, Faissola e il “professor Bazoli” nelle vesti di quelli che in Sicilia sono chiamati “paraninfi", procacciatori di unioni matrimoniali oltre che maestri di tecniche bancarie. Dal 2008 ad oggi, la liaison  tra i due "coniugi" ha dovuto fare i conti con una crisi che, senza precedenti, ha minato nella  fondamenta il sistema bancario anche  italiano e, segnatamente in Ubi, con una base sociale e societaria che, sfrangiatasi dalla compattezza del 2007 all’atto della fusione, è confluita in una mezza dozzina di rivoli di associazioni di azionisti, portatrici più che di istanze a sostegno, di un diffusissimo malcontento, tra cui quello non di poco conto dei dipendenti. Maggiormente sugli scudi, anche grazie ad una aggressiva campagna pubblicitario-promozionale a suon di inserzioni e di cartelloni, si è rivelata l’Associazione Azionisti di Ubi, capitanata da Giorgio Jannone che, bruciando tutti, lo scorso 7 marzo ha scoperto le carte. Ventitrè nomi variamente assortiti e distribuiti sul risiko bancario di Ubi su cui spicca Piero Bertolotto, già presidente della Banca regionale europea, sfiduciato dalla Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo, che detiene un discreto malloppo pari al 2,230% del capitale di Ubi. Nella compagine figurano anche nomi di ex dipendenti del gruppo Ubi, le cui sorti lavorative e professionali sono sfociate in contenziosi contro Ubi. Un grande “boh” aleggia sulla lista che, brandendo lancia in resta la fondante idea cooperativistica della Banca Popolare delle origini, dovrebbe costituire la “terza via”, tra quella istituzionale di continuità, capeggiata da Andrea Moltrasio (attesi i nomi per la prossima settimana)  e gli Azionisti di Ubi di Jannone. Il condizionale è d’obbligo perché, malgrado l’assertiva attività di promozione dell’ex dipendente Bonaldi, in continua spola tra il Sentierone e la Val Seriana, l’adesione di Bendotti (Fai), oltre che l’opera di proselitismo di alcuni sostenitori convinti (che si sono dati un gran daffare per racimolare nei mesi scorsi nuovi soci) ha trovato un grande scoglio nel reperimento del capolista. Malgrado sia stato fatto il suo nome, l'ex parlamentare Savino Pezzotta non è mai stato della partita, come invece il rettore dell’Università Paleari, che – pare molto soffertamente –  ha traccheggiato fino alla fine di febbraio, salvo poi farsi da parte definitivamente, non senza lasciare la compagine in ambasce. Dai primi di marzo è dunque caccia al capolista, pedina fondamentale su cui poggia gran parte del castello sostenuto, anche non troppo velatamente, da alcuni manager di Banca Popolare di Bergamo che intendono lavare l’onta di una Popolare ridotta al ruolo di Cenerentola al gran ballo, con iniziative non prive di personalismi e rivendicazioni che rendono il clima all’interno della banca al calor bianco. A questo punto, l’ipotesi che sta prendendo più piede, nella terza lista, è quella di un professore universitario di area milanese, personaggio di alto profilo che dovrebbe decidere nelle prossime ore se accettare o meno il ruolo di capolista. L’alternativa è quella di una soluzione interna con Giuseppe Guerini. L’uomo in questione, cooperativistico fino al midollo e attualmente presidente pro-tempore di Imprese & Territorio, dovrebbe sciogliere la riserva entro lunedì 11 marzo. Negli ambienti associativi bergamaschi era attesa una “lettera d’intenti” dell’ex direttore dell’Eco, Ettore Ongis che, il prossimo venerdì a Vertova, alla casa di riposo, affiancherà, in qualità di portavoce del “Comitato Bergamo Popolare”, Angelo Ondei. Mossa a sorpresa in un Paese dove un partito, come un comitato, non si nega a nessuno esattamente come un piatto di risotto dell’atteso catering di Vittorio, il vero must delle assemblee di Ubi cui daranno la caccia centinaia di soci. Per loro, come per gli italiani del 1500, il problema della scelta non sarà così stringente. Moltrasio o Jannone o chissà chi altro varranno quanto il detto “Franza o Spagna purché se magna”.




Pagamenti, un osservatorio on line dà i voti alla Pubblica amministrazione

Un osservatorio contro i “cattivi pagatori”, costantemente aggiornato grazie al contributo degli stessi imprenditori artigiani che porteranno le loro testimonianze.
L’iniziativa è stata lanciata nei giorni scorsi da Confartigianato Imprese, tramite il sito internet www.confartigianato.it.
Nella home page è infatti presente un banner con lo slogan “30 giorni. Non ti pagano? Clicca qui”, attraverso il quale è possibile contribuire a monitorare il rispetto dei termini di pagamento da parte delle pubbliche amministrazioni. Accanto alle informazioni sulla nuova normativa contro i ritardi di pagamento, entrata in vigore lo scorso 1° gennaio, e alle consulenze su come far rispettare i propri diritti di creditori, accedendo ad un’apposita sezione si potranno segnalare i ritardi e le mancate applicazioni della legge riscontrati durante lo svolgimento della propria attività.
«L’entrata in vigore della normativa che fissa a 30 giorni il termine ordinario di pagamento delle amministrazioni pubbliche – evidenzia il presidente dell’Associazione Artigiani Angelo Carrara – è stata indubbiamente una conquista delle imprese e in particolare di Confartigianato, che si è battuta in tutte le sedi perché si mettesse un freno ad un malcostume che ha raggiunto livelli allarmanti: proprio un rapporto di Confartigianato ha evidenziato che nel 2012 il tempo medio di pagamento degli enti pubblici è salito a 193 giorni, con un ulteriore aumento di ben 54 giorni tra maggio e novembre».
Il rapporto ha inoltre calcolato che il ritardo con cui la pubblica amministrazione salda i propri debiti costa alle aziende 2 miliardi e mezzo di maggiori oneri finanziari.
«Questo risultato legislativo – aggiunge Carrara – non deve però farci abbassare la guardia: dobbiamo evitare che i principi contenuti nella legge restino sulla carta e per far questo occorre portare all’attenzione pubblica i cattivi pagatori».
Da qui l’idea di un osservatorio che monitorasse, dati alla mano, il rispetto della legge da parte di Amministrazione pubblica centrale, Regioni, Provincie, Comuni e altri enti, ma anche da parte dei soggetti privati con cui le imprese artigiane hanno rapporti di lavoro. La sua peculiarità, inoltre, è che periodicamente saranno resi pubblici i casi di inosservanza della normativa, stilando una sorta di classifica dei “cattivi pagatori”.
«Non si tratta di mettere alla gogna nessuno – chiarisce Carrara – ma di garantire il rispetto dell’etica e della correttezza dei rapporti tra imprese e pubblica amministrazione. Quella dei ritardi di pagamento è una delle cause principali della mancanza di liquidità in cui si trovano gli imprenditori, già schiacciati dalla difficoltà di accesso al credito e dalla difficile congiuntura economica. L’osservatorio di Confartigianato è un modo efficace per tenere alta l’attenzione su questo problema, ma affinché possa funzionare è necessario il contributo di tutti. Per questo, invito anche gli imprenditori bergamaschi a raccontare le loro esperienze e segnalare i loro problemi di pagamento utilizzando l’apposito banner presente sul sito di Confartigianato. In questo modo si potrà disporre di informazioni maggiori e attendibili, poiché vanno ad attingere dalla vita reale delle imprese».
Per i cattivi pagatori, quindi, si annunciano tempi duri.




Albergatori, «sulla lotta all’abusivismo non abbassiamo la guardia»

Confermato alla guida degli Albergatori Ascom, Giovanni Zambonelli chiude un quadriennio «particolarmente impegnativo» ed apre un nuovo mandato – il suo terzo -, rilanciando su un tema che non ha ancora visto una soluzione, il diffondersi di strutture di accoglienza abusive, su cui annuncia un imminente “ritorno alla carica” dell’associazione.
Titolare, con il fratello Corrado, del Best Western Cappello d’Oro di Bergamo e del Best Western Hotel Monza Brianza Palace, ha 53 anni e fa parte del Consiglio direttivo dell’Ascom e del Consiglio di amministrazione della cooperativa di garanzia Fogalco. «È la crisi più pesante e più lunga che mi sia capitato di attraversare in 33 anni di attività – esordisce – e non se ne vede la fine. Ma, come se non bastassero queste difficoltà, dobbiamo affrontare anche una serie di ulteriori problemi, a cominciare dal persistente fenomeno dell’abusivismo». «Abbiamo sollevato la questione in città – ricorda -, presentando un dossier prima all’amministrazione Bruni, poi a quella guidata da Tentorio ma, indipendentemente dal colore politico, le risposte non sono arrivate». L’allarme degli albergatori riguarda strutture, quali bed & breakfast, affittacamere e case vacanza, non registrate regolarmente o che prestano servizi diversi da quelli previsti dalle normative, ad esempio offrono più posti letto di quelli fissati per l’accoglienza familiare o, se si tratta di case vacanza, affittano per periodi più brevi di una settimana. «Il campionario delle irregolarità – spiega Zambonelli – è amplissimo. Ed il paradosso è che basta fare qualche ricerca in Internet per imbattersi ben presto in qualche caso per lo meno sospetto».
Ma non  è – tiene a precisare – una guerra ai bed and breakfast, «le attività regolari fanno parte della nostra “famiglia”, rappresentano un settore dell’offerta turistica e sono con noi nel cercare di combattere l’illegalità. Sul tema si è formato un gruppo coeso e all’orizzonte c’è un nuovo dossier “a prova di vie di fuga” – anticipa –, che cercherà cioè di presentare nei dettagli il fenomeno perché possa essere finalmente arginato, ed altre iniziative che, se daranno frutti, estenderemo in provincia».       
Rimanendo in città, Zambonelli non manca di evidenziare la tegola rappresentata dalla tassa di soggiorno. «Dopo un confronto serrato con il Comune – evidenzia – siamo riusciti ad ottenere una riduzione di 50 centesimi ed anche così l’importo è maggiore che a Roma! Oltre a gravare sul prezzo del soggiorno, la tassa ha appesantito gli adempimenti e ci rende pure responsabili nel caso qualche cliente non la paghi, nel frattempo però siamo ancora in attesa di essere convocati per capire come viene speso il gettito dell’imposta…».     
Più volte ritorna nelle sue parole la scarsa attenzione da parte delle istituzioni.  «Ben prima che si innescasse la crisi – evidenzia – ho cominciato a sostenere che si stavano aprendo troppi alberghi rispetto alla domanda. È stata una bolla gonfiata dalla speculazione immobiliare e non governata dai Comuni, più interessati ad incassare gli oneri di urbanizzazione. Oggi cominciamo a contare gli alberghi che chiudono e la tendenza è destinata a proseguire, con danni al territorio restituiti in forma esponenziale. L’ho “predicato” con fatica per anni, così come non ho mai mancato, in ogni occasione possibile, di chiedere aiuti per la ricettività in montagna, dove resistere è un’impresa da eroi, ma anche in questo caso la politica è stata sorda. Il turismo, purtroppo, continua ad essere un bel concetto che dà lustro ai discorsi più che una strategia».
E per gli imprenditori, nell’attuale congiuntura, è difficile pensare al futuro. «Si può dire che viviamo alla giornata – rimarca Zambonelli -. Andiamo avanti perché ci crediamo ed abbiamo passione per quello che facciamo. Vorrei comunque ricordare ai colleghi che abbiamo a disposizione l’importante supporto della cooperativa di garanzia Fogalco, che può davvero essere d’aiuto per chi ha l’intenzione o la necessità di fare investimenti. Perché non si riesce a fare impresa se non si garantiscono certi standard o non ci si adegua».




Commercio, Bergamo premia venti “Maestri”

Torna la festa per premiare i veterani del commercio con l’Aquila di Calimala, simbolo della più antica corporazione dei mercanti italiana e distintivo che celebra il lungo impegno nel lavoro e nello sviluppo della vitalità dell’economia locale. L’onorificenza di Maestro del Commercio rappresenta un premio ad una vita trascorsa al servizio degli altri ed è assegnata, su richiesta, a tutti gli iscritti a 50 & Più Fenacom che svolgono ancora o hanno svolto la propria opera nei comparti del commercio, del turismo o dei servizi. Sono tre le “Aquile” assegnate ai maestri del commercio, in base al numero di anni trascorsi dietro il bancone, dall’argento all’oro al diamante. I 25 anni di lavoro saranno premiati con un diploma e con il distintivo Aquila d’Argento; i 40 anni di attività verranno riconosciuti dalla consegna del diploma e dell’Aquila d’Oro; chi festeggia 50 anni di lavoro sarà omaggiato con una targa speciale e con l’Aquila di Diamante. La cerimonia di consegna delle onorificenze si svolgerà il 10 marzo, a partire dalle 10.30 all’Hotel Ristorante Settecento di Presezzo. Alla manifestazione potranno partecipare tutti i soci e i loro familiari. Al termine della cerimonia, nella sala conferenze dell’albergo, avrà luogo un incontro conviviale, seguito dal pranzo, per festeggiare e riunire attorno ai tavoli i nuovi Maestri del Commercio. «Quest’anno la tradizionale cerimonia di consegna sarà particolarmente significativa – anticipa il presidente Fenacom Bergamo Giuseppe Capurro -. In un momento di grande difficoltà economica come quello che stiamo vivendo, riaffermare il ruolo delle nostre Aquile significa creare un ponte ideale tra le generazioni che hanno portato l’Italia al boom economico degli anni Sessanta e la nuova generazione di imprenditori che si trovano a fronteggiare il difficile ma stimolante compito di rilanciare, unitamente agli altri comparti produttivi, il sistema economico del nostro Paese».

I RICONOSCIMENTI

Aquila d’argento
(da 25 anni a 39 anni di attività)

1. Giuseppina Foiadelli, classe 1927, di Bergamo, ha gestito per 31 anni, dal 1960 al 1991, la merceria del quartiere del Villaggio degli Sposi.

2. Emma Mazzoni, classe 1935, di Ponte San Pietro, è stata coadiuvante del marito Carlo Ghisoni nel panificio che porta il suo nome per dieci anni, dal 1975 al 1985; dal primo settembre del 1985 ad oggi gestisce l’attività, che ha contribuito a fare crescere in 37 anni di lavoro, come titolare.

Aquila d’oro
(da 40 a 49 anni di attività)

1. Celestina Bettoni, classe 1948, di Bergamo, 43 anni di lavoro nel negozio di alimentari di via Broseta. Per vent’anni, dal 1966 al 1989, coadiuvante del padre Antonio e da ottobre del 1989 titolare dell’attività che ancora oggi manda avanti.

2. Giovanni Capurro, classe 1935, di Bergamo, 44 anni di lavoro come agente di commercio. Dal 1958 al 1965 coadiuvante commerciante del padre Alessandro, dal 1966 al 1977 dipendente agente di commercio, dal 1977 al 2002 titolare agente di commercio.

3. Ivan Eugenio Giupponi, classe 1954, di Mozzanica 40 anni di lavoro sulle spalle. Dal ’73 al ’90 è stato coadiuvante del padre Amilcare nella Trattoria Caffè Roma di Mozzanica, di cui è titolare ancora oggi

4. Filippo Milazzo, classe 1937, di Bergamo, per 42 anni ha svolto la sua attività di benzinaio nella stazione di servizio, dal ’62 al ’66 come dipendente e poi fino al 2008 come titolare.

5. Enrico Pinti, classe ’46, di Bergamo, conta 43 anni di attività, prima come dipendente in una ditta di rivendita di macchine per ufficio (dal ’69 al ’73), poi come titolare di un negozio di forniture d’ufficio (dal ’74 al ’93), socio della ditta Lumar dal ’94 al ’99 e dal 2000 ad oggi agente di commercio.

6. Giuseppina Saltarelli, classe 1937, di Osio Sopra, è stata per 41 anni titolare di una rivendita di tabacchi, giornali, per la precisione dal primo novembre 1970 al 31 dicembre 2010.

7. Francesco Vassalli, classe 1926, di Bariano, dal 1953 al 1964 è stato titolare di una trattoria e dal 1965 al 1994 titolare della F.a.g, attività specializzata nella commercializzazione al dettaglio di bevande.

8. Zaverio Antonio Vitali, classe 1947, di Pedrengo, è stato coadiuvante del padre Giuseppe, seguendone la professione di agente di commercio dal 1965 al 1968; dal 1969 al 1980 è stato dipendente del Gruppo Oetker; dal 1980 al 2007 ha svolto la professione di agente in modo indipendente.

Aquila di diamante
(50 anni di attività e oltre)

1. Adelio Aldegani, classe 1945, di Ponteranica, da 50 anni porta avanti il negozio di abbigliamento e merceria Candida in via dello Statuto a Bergamo. È stato per oltre 20 anni – dal 1962 al 1984 – coadiuvante della madre Candida Tassetti e dal 1984 ad oggi gestisce l’attività come titolare.

2. Demetrio Amaddeo, classe 1925, originario di Reggio Calabria, dagli anni Cinquanta bergamasco d’adozione – dopo la gavetta a Milano – ha aperto con la moglie Angelina Scopelliti nel 1956 lo storico ristorante-pizzeria Da Mimmo in via Colleoni, dal 1998 affiancato dal negozio di sapori Mimì. Ancora oggi, dopo 56 anni, porta avanti l’attività con il prezioso aiuto della famiglia.

3. Gianfranco Artifoni, classe 1941, di Scanzorosciate, da 50 anni gestisce l’omonima attività – G.e.m Artifoni – di commercio di bevande, aperta dal padre Amadio, di cui è stato coadiuvante dal 1961 al 1970, subentrando nella gestione come titolare 43 anni fa.

4. Giovanni Cacciolo Molica, classe 1939, originario di Patti (Messina), dopo aver fatto la gavetta come dipendente di una pescheria, nel 1965 ha fondato, con il prezioso aiuto della moglie Gabriella Grismondi, l’Orobica Pesca, destinata a diventare un’azienda leader nella commercializzazione all’ingrosso e al dettaglio di pesce fresco e prodotti alimentari.

5. Romano Capitanio, classe 1940, di Bergamo, da 57 anni opera nella vendita di materiale per l’ufficio. Dal 1956 al 1975 è stato dipendente della Olivetti, per poi mettersi in proprio nel 1976 come titolare di una licenza di vendita di materiale per l'ufficio fino al 2000; dal 2001 è socio della ditta che porta il suo nome, a Seriate.

6. Paolo Camillo Colombi, classe 1947, di Castione della Presolana, ha 51 anni di lavoro ed esperienza nel settore della gastronomia sulle spalle. È stato dipendente della Salumeria Ghisalberti di via XX Settembre a Bergamo dal 1961 al 1972, per poi mettersi in proprio fino al 1989 e portare avanti con la moglie Maria Teresa Viscardi, come coadiuvante, dal 1989 al 2011 l’attività di commercio di alimentari.

7. Orsola Martinelli, classe 1946,di Leffe, da 50 anni gestisce il negozio di alimentari di famiglia. Per oltre vent’anni, dal 1962 al 1985, è stata coadiuvante del padre Pietro, cui è subentata come titolare nel 1986.

8. Giuseppe Pontiggia, classe 1935, di Bergamo, da 60 anni porta avanti l’attività di famiglia in via Moroni. L’insegna, oggi Sweet Soul Cafè, nasce come la “Trattoria La Campagnola”, fondata dal padre Guglielmo con la madre Cecilia Locatelli, di cui è stato coadiuvante dal 1951 al 1980. Nel 1980, affiancato dalla moglie Imelda in cucina, Giuseppe Pontiggia subentra nella gestione, cambiando l’insegna in “Bar Pontiggia”. Dal 1991 è affiancato dai figli Guglielmo e Loredana.

9. Alessandro Scainelli, classe 1938, di Parre, da 51 anni lavora nel settore alimentare. È stato titolare artigiano fornaio dal 1962 al 1972; nel 1973 ha aggiunto la licenza di rivendita tabacchi ed è stato titolare fino al 2004 dell’omonimo negozio di alimentari. Dal primo giugno del 2005 ad oggi è coadiuvante della figlia Paola.

10.  Onesta Tiraboschi, classe 1924, di Oltre il Colle, gestisce da 58 anni a questa parte il negozio di tessuti e merceria, inaugurato il 14 dicembre del 1954, cui ha affiancato nel 1963 la vendita di generi alimentari.