Sbarazzo and the City, dal 6 all’8 settembre occasioni da non perdere

Al via la decima edizione di Sbarazzo and the City, appuntamento di grande successo per il commercio cittadinoVenerdì 6 e sabato 7 settembre lo Sbarazzo torna con occasioni imperdibili nei quasi 100 negozi aderenti del centro cittadino e dei borghi del Distretto. Domenica 8 settembre doppio appuntamento nei negozi e tra i gazebo che, per la prima volta, verranno allestiti dalle ore 10 alle ore 19 in Piazza Matteotti, a due passi dalle vie commerciali centrali; circa 50 delle attività aderenti saranno infatti presenti all’aperto con la consueta eccellenza del commercio di vicinato cittadino, con prodotti per tutti i gusti e per tutte le tasche. Prezzi sbarrati & Cuori rubati quindi per la X edizione di questo appuntamento imperdibile, per la cui comunicazione e direzione artistica l’Associazione BergamoInCentro ha scelto di affidarsi a una nuova agenzia creativa che ha dato una veste inedita alla parola “Sbarazzo” e allo sviluppo grafico-pubblicitario, per mettere evidenza l’unicità di un evento durante il quale si vedono prezzi scontati come non mai durante gli altri giorni dell’anno. Con un divertente gioco di parole, il concept parte infatti proprio da quello che il cliente prova quando vede i cartellini dello Sbarazzo (i prezzi sbar-rati): la sensazione di trovarsi davanti a un’occasione unica, per cui ciò che lo guida all’acquisto è un vero e proprio colpo di fulmine (i cuori rubati) per un’offerta che non può lasciarsi scappare. Complici la nuova location e il concept rinnovato, i commercianti di tutte le categorie merceologiche del centro e dei borghi del DUC hanno accolto con grande entusiasmo la possibilità di partecipare allo Sbarazzo che chiude i saldi estivi. Un’occasione anche per i cittadini di Bergamo, che dopo nove edizioni di successo lo riconoscono ormai come appuntamento fisso e imperdibile, e interessante attrattiva per nuovi clienti e turisti, che arrivano da fuori Bergamo per visitare la città e i suoi negozi proprio durante le giornate dello Sbarazzo per approfittare di questa particolare opportunità di shopping. Le stesse influencer locali che sono state ingaggiate per la promozione sui loro canali social accolgono sempre con grande entusiasmo la possibilità di supportare questo evento a cui loro stesse partecipano in prima persona. “Lo sbarazzo è un appuntamento molto atteso dai bergamaschi, un’occasione speciale per chi è alla ricerca dell’ultimo affare della stagione. È un modo di vivere la città riscoprendo i negozi di vicinato e ritornando alla quotidianità di settembre con uno shopping che abbraccia la sostenibilità. Acquistare abiti, scarpe di fine serie non è solo l’opportunità per trovare qualcosa di bello a buon prezzo, ma è anche un gesto concreto per promuovere la sostenibilità e contribuire alla circolarità dell’economia. Per i commercianti, è un’occasione per ridurre gli sprechi, valorizzando le scorte di prodotti che altrimenti potrebbero rimanere inutilizzate. Per gli acquirenti, una maniera di risparmiare, soddisfare una necessità o concedersi uno sfizio senza spendere troppo. Ringrazio quindi l’associazione promotrice Bergamoincentro e il DUC, distretto Urbano del Commercio per l’entusiasmo e la creatività con cui portano avanti questa bella iniziativa.” La sindaca Elena Carnevali sottolinea l’importanza della manifestazione: “Il commercio rappresenta per la nostra città una risorsa importante non solo da un punto di vista economico ma anche dal punto di vista del ruolo di presidio del territorio e delle relazioni sociali. Nel 2023 complessivamente il ‘sistema commercio’ si è confermato solido nonostante i cambiamenti delle modalità di acquisto dei consumatori grazie all’impegno dell’amministrazione nel rendere la città più accogliente con le opere di riqualificazione, e nel sostenere il settore con interventi specifici, ma soprattutto in virtù del lavoro delle associazioni di categoria e del DUC sempre attenti a creare iniziative in grado di attrarre e coinvolgere i cittadini nella vita della città, in centro come nei quartieri, e in molti momenti dell’anno, dal Natale all’estate. Lo Sbarazzo, alla sua decima edizione, entra a pieno titolo tra quest’ultime offrendo alla città l’opportunità di animarsi con uno shopping diffuso – 85 le realtà aderenti anche nei borghi – conveniente, sostenibile, virtuoso che auguro a tutti riscuota un grande successo.” Sergio Gandi, assessore al commercio aggiunge:“Lo Sbarazzo torna dopo la pausa estiva come evento ormai consueto e più che mai atteso dai bergamaschi, che conoscono bene la qualità della manifestazione, ma anche dai turisti che raggiungono Bergamo approfittando dello Sbarazzo per visitare la città. Interessante la partecipazione dei borghi del DUC, che si aggiungono alle attività del centro per arricchire la manifestazione, ampliandone il perimetro e le categorie merceologiche. Innovativa la disposizione in Piazza Matteotti sul Sentierone, per dare nuovo slancio a uno degli eventi più importanti per il commercio di Bergamo, ormai consolidato, e realizzato grazie all’intenso lavoro dell’Associazione BergamoVive dei commercianti del centro.” Nicola Viscardi, presidente DUC , invita a cogliere le occasioni proposte dai commercianti: “Lo Sbarazzo è giunto alla sua decima edizione; l’intuizione del direttivo della nostra associazione dei commercianti del Centro di Bergamo si è rilevata vincente ed è stata sviluppata in questi anni aggiungendo agli iniziali tradizionali gazebo sul Sentierone anche la possibilità di sbarazzare con prezzi super ribassati davanti al proprio negozio durante tutti i 3 giorni. Il numero dei negozi di Bergamo che aderiscono allo Sbarazzo è sempre alto segno che i risultati ci sono. Voglio ringraziare le nostre commercianti che dedicano tanto del loro tempo ad organizzare questo evento che porta vantaggio a tutto il commercio della città di Bergamo” ha aggiunto. Marco Recalcati, presidente associazione BergamoInCentro.

Lo Sbarazzo è accompagnato dall’attività social di 10 influencer bergamasche

 

Aderiscono all’iniziativa:  Americancashmere (Piazza Matteotti 26); Alessandra Venturi (Via Silvio Spaventa 29); Alla Città Di Babilonia (Via Sant’ Orsola 3);  And Camicie (Porta Nuova 11); Arte in maglia (Via Guglielmo Longo 8); Artificio (Via Quarenghi 3/B); Atelier Mitzi Arte E Moda (Via Quarenghi 11/A); B-Lab Basketball Store (Via Lenzi 8);  Bernè (Via Borfuro 12/F); Biancoperla (Via Borgo Santa Caterina 72); Biografie -Cashmere uomo e donna (Via Sant’Orsola 11); Boggi (Via XX Settembre 62); Borc Outlet (Via Sant’Orsola 22); Brivio Gioielli (Via Bartolomeo Colleoni 19/A); Carmen (Via XX Settembre 103); Casa Della Renna (Via Tasso 26); Cashmere Company  (Via Ghislanzoni 10); Città del Sole (Via XX Settembre 2); Clayeux ( Via Paglia 10/A); Coin ( Via Zambonate 11); Comunque Noi (Via Contrada 3 passi 1/E); Dannyru Vintage (Via Sant’Alessandro 12); Dannyru Vintage Bg Alta  (Via Gombito 12/F); Discacciati (Via XX Settembre 32); Eccetera Eccetera (Via Borgo Palazzo 71/F); Erre Esse (Via Sant’Alessandro 5); Fratelli Astulfoni (Via Zambonate 105); Floris (Via Tiraboschi 65/67); Franco Calzature (Via Sant’Orsola 2); Fusion Pilates (Via Monte Grappa 3); Gemma abbigliamento (Via Borgo Santa Caterina 42/B); Hibou Interiors Store (Via Garibaldi 14/E); Ilamalù (Via Sant’Orsola 19/B); KI Concept (Via Sant’Orsola 11/B); Landi Love (Via XX Settembre 10); Landi Sport (Via XX Settembre 10); Laura Natali Abb. Donna (Via Monte Grappa 5); La Lu Bazar (Via XX Settembre 70/B); Le Amiche (Via Sant’Alessandro 24); Le Fate (Via Borfuro 4/A); Legami (Via Rezzara 4); Libraccio (Via XX Settembre 93); Limon Concept Store  (Via Sentierone 46); Linea Daria (Via Sant’Orsola 27/A); Linea 29 (Via Borgo Santa Caterina 29/B); Mab 26 (Via Spaventa 62); Main Street Clothing  (Via Fratelli Bronzetti 3); Mandarina Duck ( Viale Papa Giovanni 40); Marella (Via XX Settembre 33); Mariatricò Cashmere (Via San Giovanni 14); Marilù Concept Store (Via Borfuro 5); Martino Midali (Via Sant’Alessandro 6); M’Gibi (Via Borfuro 5/B);  MM Calzature (Via Tasso 73); Mr White (Piazza Pontida 15/A); Nespoli Funghi (Via Spaventa 76); O I Boutique (Via Sant’Orsola 19/C); Ottica Cattozzo (Via XX Settembre 50); Ottica Marziali e Farneti (Via Zambonate 75/77);  Ottica Piazza Pontida (Via Rezzara 10); Perpetua (Via Borfuro 3);  Pi- Greco ( Via Sant’Orsola 31); Pirola Calzature (Via Don Luigi Palazzolo 45);  Piuomeno ( Via Don Luigi Palazzolo 16/B);  Quartiere Latino (Piazza Pontida 42); Robirò (Via Sant’Orsola 19/E); Rock’n Rose (Via Sant’Orsola 8); Rose & Rose (Via Broseta 59/C); Sa-Ro’ (Via Borgo Santa Caterina 54); Santini Cycling ( Via Zanica 14);  Scalcinati (Via Matteotti 23); Scrigno Kids (Via Sentierone 48); Serighelli Dal 1880 Gioielli (Via Sant’ Orsola 23/A); Siebaneck (Via XXIV Maggio 8/A); Soulmate (Via Garibaldi 12/D); Spin Off (Via Sant’Alessandro 52); Ta Maison Boutique (Via Torquato Tasso 85); Tezenis (Via XX Settembre 66); Thanny (Via Quarenghi 4); Tiffany e Club 88 (Viale Papa Giovanni XXIII 90);  Timbri Poloni (Via Teodoro Frizzoni 4); Tip Tap Calzature (Via Pignolo 37); Verde Salvia Home (Via Broseta 8); Wall Street English (Via Brigata Lupi 69; Wooden (Via S. Bernardino 22/B).

 

www.bergamoincentro.it/lo-sbarazzo-settembre-2024/




Immobili, quando ambiente e cultura aumentano il valore intrinseco

Qual è il valore reale di un edificio? Serve una visione, tra rigenerazione, sostenibilità e arteDa circa dieci anni sono il direttore de “Il listino dei prezzi degli immobili della provincia di Bergamo”, del quale, a breve, uscirà la trentesima edizione. Grazie al lavoro degli agenti immobiliari della Fimaa con i contributi di ANCE Bergamo, APPE Confedilizia, Adiconsum Collegio dei geometri e Consiglio notariale di Bergamo riusciamo a fotografare i prezzi degli immobili nei diversi paesi e zone. Ci siamo sempre e solo concentrati sulla stima del valore di mercato di un immobile che accanto al costo di costruzione hanno rappresentato i due elementi cardine per la valutazione della sostenibilità del settore delle costruzioni. Per praticità e necessità abbiamo trascurato il difficile compito di individuare i fattori che compongono il valore reale dell’opera. Cioè il valore intrinseco, quello che esprime la qualità e il pregio percepito dagli investitori che non sempre equivale al valore di mercato, poiché a volte un bene può essere sopravvalutato o sottovalutato. L’elemento che arricchisce il valore intrinseco di un bene viene inizialmente percepito solo da una minoranza di persone e come tale difficilmente viene recepito dal valore di mercato. Eppure -essendo una somma di plus-  dovrebbe avere maggiore appeal rispetto al valore di mercato che spesso non lo rispecchia né in positivo nè in negativo. Il fattore sicurezza così come viene percepito è un valore o disvalore intrinseco molto importante tanto che in alcune aree del centro di Bergamo i prezzi di mercato restano alti ma nessuno compra per timore della zona.

L’efficienza energetica    

Il tema di come si sia affermata la sostenibilità nel mondo delle costruzioni evidenzia il concetto di valore intrinseco. Il consumare meno energia ha più di 50 anni ed è partito all’indomani degli shock petroliferi di inizio anni Settanta. Eppure l’efficienza energetica degli immobili era vent’anni fa un concetto ancora sconosciuto a tutti. Il coefficiente di valutazione della classe energetica ha fatto il suo ingresso nella pubblicazione nel 2011 (classe A 1,15 e classe B 1,05), presto poi ridimensionato nel 2013 per opportunità di mercato (classe A 1,10 classe B 1,00) mentre oggi, nel 2024 per il suo impatto sulle bollette  (classe A4 1,15 e classe G 0,75) incide in positivo e in negativo quasi più della presenza dell’ascensore per i piani alti dei palazzi. La classe energetica – che oggi è la bussola per l’acquisto di casa- vent’anni fa costituiva un valore intrinseco importante non ancora recepito dal mercato. Molto è cambiato, soprattutto negli ultimi anni. Un sistema mondiale che impone obblighi agli Stati, una pandemia e una gravissima crisi energetica hanno ormai mosso la sensibilità anche dei refrattari.

Nuovi valori intrinseci

I valori cambiano nel tempo adeguandosi alla coscienza collettiva, ai gusti e a volte anche alle mode. Allo stesso tempo un valore può declinarsi in altre forme. Per esempio la sostenibilità non è più una voce composta solo da quanta energia si consuma per riscaldare e raffrescare o di Co2 risparmiata, ma nella sua valutazione entrano in gioco  il suolo consumato, il verde e gli alberi, da restituire alla comunità. Spesso poi il processo di rigenerazione  ha portato al riutilizzo materiale che fino ad oggi è stato oggetto di scarto. Per questo è visionario e innovativo per il legame tra ambiente e cultura il progetto RE RE RE Lab, promosso dall’ impresa Taramelli con Vacuum Atelier all’interno del progetto Aedificante, con il contributo della Fondazione Architetti. Il laboratorio è ospitato negli spazi della Fondazione Legler all’interno dell’iconico opificio di Brembate Sopra. Il progetto mira ad aumentare il valore intrinseco di una rigenerazione urbana che restituisce non solo da un punto di vista ambientale ma anche culturale. Semplicemente creando un laboratorio che nobilita scarti di cantieri come prodotti di design. Questo piano non contribuisce solo ad aumentare la consapevolezza dell’impatto ambitale nel cantiere, attraverso il riuso dei materiali di scarto ma anche ad educare le persone al bello e alla cultura. I concetti sono racchiusi nel contenitore ESG e quindi attuali e congiunti.

Ambiente e cultura negli ESG

Nel 2024 è prevista l’attuazione delle direttive sulla rendicontazione societaria di sostenibilità (Csrd) e a partire da primavera del 2025  l’estensione ad una platea sempre più ampia del bilancio di sostenibilità. Si tratta di un intervento normativo molto impattante sull’organizzazione delle società italiane, in quanto prevede obblighi di dare informazioni sull’impatto dell’impresa sulla questione della sostenibilità che non solo rappresenta oggi un elemento discriminante per l’accesso al credito ma sarà sempre di più un fattore strategico dell’employer branding. Con molta velocità il processo si estenderà alla catena di valore dei fornitori e appaltatori, con una diffusione a pioggia delle buone pratiche. Certamente l’accelerazione sulla centralità dei fattori ambientali sarà potente, ma qualcosa si muoverà positivamente anche per la cultura nell’ambito della restituzione di benessere ai lavoratori e alle comunità locali.

Valori e cultura

Esiste un pensiero prevalente secondo cui le case storiche esprimono arte mentre quelle moderne solo efficienza e funzionalità. E anche che la casa sull’albero è natura,  mentre una casa moderna è catrame e cemento. Forse i concetti sono in parte veri ma non esprimono valori di ordine assoluto perché, in futuro, si costruiranno case belle, efficienti, inserite nell’ambiente con elementi di design, con spazi di apprendimento ed altro ancora.   La nostra società non necessita solo di spazi per vivere nella natura ma anche  di luoghi e contenitori dove si possa vivere di cultura. Il processo, come tutti quelli che hanno modificato il gusto e l’essenza dell’abitare, è lungo e complesso e investe competenze che all’apparenza sono molto distanti tra loro eppure potrebbero contaminarsi e poi fondersi in un qualcosa ancora più bello di quanto abbiamo potuto vedere. Il senso della bellezza cambia nel tempo e impatta in maniera diversa.

Le nuove declinazioni di beni e servizi culturali

A metà luglio Impresa Cultura Italia ha presentato per il quinto anno l’Osservatorio sulla spesa e sui comportamenti di consumi di beni e servizi culturali in Italia, a Milano al museo MEET Digital Cultural Center.  Non esiste cultura alta, bassa e media ma cultura è tutto ciò che trasmette stimoli ed energia nuova. La pandemia e il blocco che ha generato ha accelerato un processo di cambiamento delle abitudini di consumo.  Sicuramente la digitalizzazione e la fruizione on demand hanno cambiato l’approccio di quasi tutti, anche solo nella prenotazione stessa della visita al museo. I gusti e le preferenze cambiano e devono essere la proposta o l’offerta culturale a incontrare i cambiamenti nelle persone. Se da una parte si perde il senso di comunità della fruizione della cultura e purtroppo anche dall’altra. La cultura non è solo linfa vitale di una comunità ma offerta qualificante di un territorio. Bergamo negli ultimi anni ne è stata un grande esempio. L’offerta culturale cresce come driver di vitalità per le città e si conferma un importante attrattore turistico. Il regalo culturale è tornato ad essere un plus, un segnale positivo, soprattutto per i giovani.

Ambiente e cultura sempre più vicini

Proprio per questo e spinto dai giovani, fortissimo è anche in questo ambito l’ambiente, sempre trasversale. Non lo dice la ricerca perché siamo solo all’inizio di un percorso ma ci sarà sempre più ricerca di sostenibilità ambientale anche nella cultura. La “Gioconda” del prossimo secolo non sarà un quadro bellissimo olio su tela ma un’opera realizzata con materiali di recupero, realizzata senza emissioni di CO2 e senza elementi inquinanti. Fruibile, da tutti anche in digitale e che coinvolgerà attraverso un’esperienza diretta.




Fabio Tacchella: “L’essenza oltre la sorpresa” 

A tu per tu con lo chef, scrittore e video blogger ed esperto nelle nuove tecnologie di cottura e lavorazione degli alimentiChi non ricorda il gusto e la tenerezza dello spezzatino o del brasato cucinato dalla nonna? A tavola, soprattutto nelle ricorrenze speciali, si era così in tanti che la cucina di casa ‘apriva’ uno, forse anche due giorni prima di ritrovarsi con le gambe sotto il tavolo. Ore di cottura, sul fuoco e poi sulla stufa spenta, a ‘riposare’, perché «tanto domani è ancora più buono». Non lo sapevano, le nostre nonne, ma utilizzavano già all’epoca una tecnica che in tempi molto più recenti è stata riscoperta come uno dei sistemi oggi considerati tra più ‘innovativi’, vale a dire la cottura a bassa temperatura. In cucina c’è sempre più voglia di sperimentare e così capita che, non conoscendo bene la storia, gli esperimenti si facciano anche con modalità utilizzate da decenni e che con il passare del tempo si erano perse. L’innovazione in cucina, però, non è fatta solo di riscoperte inconsapevoli del passato, ma anche di tanto studio e di tecnologia, un binomio indissolubile anche tra i fornelli.
Fabio Tacchella è chef, gastronomo, scrittore e video blogger, nonché esperto nelle nuove tecnologie di cottura e lavorazione degli alimenti.

Anche lei ha notato un desiderio crescente di sperimentare in cucina? 

C’è senz’altro una maggiore attenzione nel ricercare un perfezionamento delle tecniche da parte sia dei privati che dei ristoratori. Ciò è dovuto anche alle tante trasmissioni televisive che parlano di cucina. Tuttavia, le persone che hanno questo hobby conoscono poco i sistemi di cottura. Le tecniche sono importanti, ma bisogna conoscerle bene e saperle applicare in maniera corretta e intelligente. Questo vale sia per gli appassionati che, a maggior ragione, per i professionisti.

L’approccio di cuochi e ristoratori a queste tematiche è sempre corretto? 

Solo in parte. Oggi, per esempio, si parla tanto della cottura sottovuoto a bassa temperatura. È importante, ma solo se si conoscono le tecniche per utilizzarla, altrimenti si rischia di creare più danno. Questo metodo, peraltro, non è nuovo: fu ideato anni fa dallo chef francese George Pralus (nel 1974 per il ristorante Troisgros di Roanne, ndr) per migliorare e ottimizzare la conservazione del foie gras. Dopo quell’esperimento, Pralus lo ha utilizzato con tante altre preparazioni. Non solo: l’esercito americano, per esempio, lo usava per portare le carni ai soldati al fronte. Ma veniva utilizzato solo con determinati tagli di carne. Oggi vedo filetti di manzo o di pesce cotti a bassa temperatura, ma non ha senso.

Perché? 

La cottura a bassa temperatura è efficace per le carni un po’ più coriacee, ovvero la parte anteriore degli animali, i muscoli o la pancia. Sono i pezzi di carne più duri e nervosi. La cottura a bassa temperatura mantiene la carne a 72, 75 gradi dopo aver raggiunto una temperatura di 60 gradi al cuore. In questo modo si accelera il processo di decomposizione in maniera controllata, innescando un enzima che trasforma la cartilagine e la parte muscolare in collagene, rendendo la carne più tenera. A volte, però, si tende ad abusare di questa tecnica, con cotture lunghissime e così la carne non risulta più tenera come dovrebbe.

Quali sono gli accorgimenti che è importante prendere? 

Tutto ciò che viene cotto a bassa temperatura va sanificato: prima di inserire il cibo nella busta la parte esterna dev’essere trattata, perché potrebbe essere stata aggredita dalla carica batterica. La sanificazione può avvenire con una marinatura in salamoia oppure con una sostanza acida, come limone o aceto, o ancora in forno a 250 gradi per cinque minuti, o in acqua bollente per un minuto. In questo modo si riesce ad eliminare la carica batterica che eventualmente si è depositata in superficie. Cuocere un alimento a bassa temperatura senza sanificarlo vuol dire favorire lo sviluppo della carica batterica che, in quelle condizioni, trova umidità e proteine. Se poi ci troviamo in presenza di batteri anaerobici, si crea loro l’ambiente ideale per proliferare. Così però si rischia di intossicare le persone. Questo è il motivo per cui, ad esempio, non si devono cuocere a bassa temperatura le carni ripiene, perché nel ripieno c’è l’aria.

E i filetti? 

Se messo sottovuoto, un filetto di pesce subisce uno schiacciamento tale per cui, al taglio, non si sfalda più come dovrebbe, ma rimane compatto e si sfilaccia. Lo stesso avviene con il filetto di manzo. Sono alimenti che perdono quella masticabilità di cui invece hanno bisogno. Generalmente nei ristoranti il filetto cotto a bassa temperatura viene poi raffreddato, abbattuto e messo in frigorifero. Quando arriva il cliente, si prende dalla busta e lo si mette in padella o sulla griglia per riportarlo a temperatura e servirlo. Così però non si fa altro che servire riscaldato un prodotto che ha bisogno di pochi minuti per cuocere, buttando via del tempo inutilmente.

Questi sono errori che fanno i ristoratori? 

Purtroppo sì. Li fanno per avere una linea pronta, ma esistono anche altri sistemi per cuocere un filetto a bassa temperatura, come l’oliocottura. Tante tecniche sono emerse negli ultimi anni, ma non dimentichiamo che la cottura a bassa temperatura si è sempre praticata, magari inconsciamente. Basti pensare al brasato o allo spezzatino che si lasciavano andare sulla stufa anche a fuoco spento facendo raffreddare le carni che, in quel modo, si intenerivano. Ed erano più buone il giorno dopo.

Un po’ come le lasagne

Cosa c’entrano le lasagne?.

Anche le lasagne sono più buone il giorno dopo

Sì, ma in quel caso è diverso, gli ingredienti hanno il tempo di amalgamarsi e di stabilizzarsi, per quello sono più buone. E mi raccomando, mai mischiare il ragù con la besciamella.

Ah no? 

No. Consistenza e gusto cambiano.

Ci insegni. 

Bisogna imburrare la teglia, stendere un primo strato di besciamella, poi la lasagna, un altro strato di besciamella, il ragù, la lasagna e poi ancora la besciamella, il ragù e così via. Vedrà che il sapore è diverso.

C’è una tecnica da utilizzare in cucina, alla portata di tutti, che può fare anche bene alla salute? 

Ce n’è una semplicissima: usare il sale liquido al posto di quello semolato. E si può preparare facilmente anche a casa. Si prendono 600 ml d’acqua e 400 grammi di sale e si mettono a bollire. Ad ebollizione il sale si scioglie e satura l’acqua. A quel punto si ha il 37,2% di sale nell’acqua e quel composto si può utilizzare per insaporire le insalate oppure i carpacci, la maionese o alimenti grassi.

Qual è il vantaggio per la salute?

 Innanzitutto il sale si diluisce più velocemente perché è già liquido e non ha bisogno di trovare altra acqua per sciogliersi, dopodiché le nostre papille lo percepiscono molto di più, quindi, alla fine, ci si ritrova a salare di meno.

Abbiamo parlato solo di cottura a bassa temperatura. 

Ce ne sono altre, innovative, di cui si parla poco, come quelle agli ultrasuoni e agli infrarossi, oppure la cottura al microonde che è molto poco sfruttata, ma che invece mantiene i prodotti molto più salutari e con più vitamine.

La sola idea che in un ristorante sia presente un forno a microonde fa inorridire tanti clienti. 

Perché si pensa che il ristoratore lo utilizzi per riscaldare il cibo. In genere il microonde è utilizzato proprio per riscaldare, soprattutto a casa, ma usarlo per cucinare, come dicevo, può essere molto vantaggioso. Non solo: se ci avanza una cipolla e la mettiamo in frigo, già dopo qualche ora l’odore cambia, diventa “stanco”; se la tritiamo e la passiamo qualche secondo al microonde nell’olio, si conserva per giorni senza che il sapore si alteri. E la possiamo usare per fare il risotto, un sugo o altre preparazioni. Solo il microonde riesce a fare questo.

Cosa serve, invece, per la cottura ad ultrasuoni? 

Ci vuole uno strumento adatto e per permettere alle molecole di sfrigolare, riscaldandosi piano. Si possono utilizzare tutti gli alimenti, purché in busta o in acqua, ma è una tecnica che ha bisogno ancora di essere perfezionata. Oggi è poco utile perché ancora tanto dispendiosa.

C’è un suggerimento che si sente di dare ai ristoratori? 

La tecnologia è importantissima e, soprattutto, non ci fa ridurre il personale, che è già poco. Può permettere però al personale che abbiamo di lavorare e di rendere meglio, cucinando in modo più sano e producendo di più. Però la tecnologia bisogna conoscerla a fondo. Oggi ci sono tante aziende che stanno sfornando prodotti molto interessanti, ma gli operatori non li sanno usare.

Insomma, serve più formazione professionale.

Sì. Serve conoscenza e chi utilizza la tecnologia deve essere in grado anche di saperla spiegare. È dunque necessario informarsi su cosa si sta facendo. Perché una cucina colorata e ben impiattata è bella, ma deve soprattutto nutrire correttamente.

Ecco, non abbiamo parlato di cucina molecolare e sferificazione dei liquidi, altre pratiche molto trendy. Certe tecniche vanno bene per fare sensazione, sotto però devono esserci un concetto e una buona preparazione. Stupire in cucina va bene, ma quando scoppia la bolla bisogna trovare qualcosa nel piatto. E che sia buono.

 




Tipicamente Uniche fa tappa a Parma

Dopo gli eventi di Bergamo e Alba, terza tappa del progetto triennale delle città creative Unesco

Tipicamente uniche Parma 2024Nasce nel 2021, dalla volontà delle tre Amministrazioni Comunali, il Distretto delle Città Creative UNESCO con l’intento di avviare un percorso di politiche comuni per le tre Città Alba, Bergamo e Parma insignite del titolo di Città Creative UNESCO per la Gastronomia. Ed è proprio con queste premesse che le tre rispettive Ascom Confcommercio hanno successivamente siglato un protocollo d’intesa per promuovere le rispettive unicità enogastronomiche e agroalimentari ed affermare la crescita del Distretto come entità turistica unitaria, forte delle proprie ricchezze non solo culinarie ma anche culturali.

Il piano si è sviluppato sulla base di un programma triennale che ha visto la realizzazione di iniziative specifiche nelle tre città ed in particolare a Bergamo nel 2022 con Forme e nel 2023 ad Alba nell’ambito della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. Valore aggiunto della promozione congiunta è stata inoltre la realizzazione di un tour, proposto ai mercati turistici di riferimento delle singole realtà, tra le eccellenze culinarie e vinicole delle tre città realizzato dalle agenzie di incoming delle tre Ascom: Langhe Experience, Brembo Viaggi e Parma Incoming.

Quest’anno l’appuntamento è a Parma, sabato 7 e domenica 8 settembre, nel Trottatoio della Pilotta dove due scenografiche tensostrutture ospiteranno incontri con i Consorzi di Tutela dei tre territori, Cooking Show, degustazioni e un’area mercato con il meglio delle eccellenze enogastronomiche dei tre comparti.

Sabato 7 settembre alle ore 10.00 apriranno il Mercato delle Eccellenze e lo spazio istituzionale dedicato alla rassegna che alle ore 10.30 vedrà la sua inaugurazione ufficiale alla presenza dei Sindaci delle tre Città Creative UNESCO per la Gastronomia e dei Presidenti delle rispettive Ascom per illustrare il programma e i progetti comuni di promozione e valorizzazione enogastronomica dei territori.

Entrambe le giornate, sabato fino alle ore 23 e domenica fino alle ore 20, saranno caratterizzate, nell’area istituzionale, dall’alternarsi dei Consorzi che raccontando l’unicità dei propri prodotti, accompagneranno la presentazione ad con una degustazione.

Nello specifico, saranno presenti per Alba:  l’Enoteca Regionale Piemontese Cavour con il Barolo, la Confraternita della Nocciola Tonda Gentile di Langa con la divertente sfida per riconoscere la Nocciola Piemonte IGP delle Langhe e il Centro Nazionale Studi Tartufo per imparare a diventare intenditori di tartufi.

Saranno presenti per Bergamo: La Strada del Vino Valcalepio e dei Sapori della Bergamasca per un viaggio alla scoperta delle eccellenze del territorio,  il Consorzio Tutela Olio Extravergine di Oliva Dop Laghi Lombardi, per assaporare l’olio verde del Sebino, o ancora il Consorzio Tutela Moscato di Scanzo, vino unico e raro o ancora  le Associazioni Forme e The Cheese Valleys le Tre Signorie,  il Consorzio per la tutela dello Strachitunt Valtaleggio e il Consorzio Tutela Valcalepio.

Saranno presenti per Parma: il Consorzio di Tutela del Culatello di Zibello,  il Consorzio del Parmigiano Reggiano,  il Consorzio del Prosciutto di Parma e il Consorzio del Fungo Porcino di Borgotaro, tutti accompagnati da un vino in abbinamento del Consorzio di Tutela dei Vini dei Colli di Parma.

Gli appuntamenti riservati ai Consorzi saranno intervallati da tre Cooking Show nei quali tre grandi Chef cucineranno dal vivo e realizzeranno tre piatti valorizzando le eccellenze dei rispettivi tre territori.

Sul palco lo Chef Mario Cornali del Ristorante Collina di Almenno San Bartolomeo (BG), lo Chef Andrea Nizzi del Ristorante 12 Monaci di Fontevivo (PR) in rappresentanza del Parma Quality Restaurants e lo Chef Luciano Tona Ambasciatore di Alba Città Creativa UNESCO per la Gastronomia.

Tutti gli eventi saranno gratuiti e aperti al pubblico, fino ad esaurimento posti disponibili, previa registrazione sul sito AscomParma www.ascomparma.it o sul sito dedicato www.cittacreativeperlagastronomia.it

Tipicamente Uniche non si ferma qui! Sono circa 50 i negozi, tra centro storico e La Galleria, che hanno scelto di aderire all’iniziativa. Mostrando il braccialetto blu, ricevuto con un acquisto al mercato delle eccellenze o durante un cooking show o una degustazione presso l’Area Istituzionale, i visitatori potranno trovare un assaggio di alcuni prodotti tipici come i Galletti Sebaste del Piemonte, friabili torroncini alla nocciola, accompagnati da un calice a scelta tra il prezioso Valcalepio Moscato Passito Perseo o ancora il dolce Moscato d’Asti Grasso Fratelli o il Moscato dolce IGP Emilia Lamoretti o la Malvasia Spumante Brut Ca’Novaper un piccolo benvenuto dalle tre Città Creative Unesco per la Gastronomia.

Tipicamente Uniche 2024 è realizzato da Ascom Parma in collaborazione con Confcommercio Nazionale, l’Associazione Commercianti Albesi e Confcommercio Bergamo, il patrociniodel Comune di Parma, con il contributo di Camera di Commercio dell’Emilia e Gruppo Zatti, e il supporto degli sponsor tecnici: Affettatrici B.M&L, Apcoa e Gespar, Bia Home & Garden, il Gruppo Panificatori di Ascom, l’Istituto Magnaghi Solari di Salsomaggiore Terme, Metronotte, Parma Alimentare e Parma Quality Restaurants.

 

 

 

 

 

 

 




Bowls creative e tanti altri consigli per Leggere di Gusto

Dalle bowls alle ricette senza spesa, passando per ramen giapponesi e slow drink 

Bowls creative,  70 ricette creative per tutti i gusti 

Sane, colorate, ricche di sapori. Ce n’è per tutti i gusti: abbinamenti vegetariani, saporiti poké, gustose ciotole di pesce e insolite ricette dolci a base di açaí o porridge. Le bowls (o ciotole) rappresentano la formula perfetta per chi è alla ricerca di un’alimentazione sana, genuina, equilibrata e completa. A una base di cereali e verdure ben calibrate, si aggiungono ingredienti cotti o crudi in piccole proporzioni. Per una bowls perfetta non devono mancare verdure fresche in quantità, cereali, una buona dose di proteine vegetali o animali, semi o frutta secca per creare l’immancabile contrasto croccante e il dressing o condimento. Gli ingredienti possono essere preparati con anticipo e assemblati all’occorrenza.
Tra queste pagine ci sono 70 ricette suddivise in sei sezioni dove quinoa, riso, pasta, semi, verdure e cereali la fanno da padrone. Ogni ricetta è corredata da un’indicazione riguardante la natura vegana, vegetariana, senza glutine, a base di carne o pesce. Si possono sostituire semi e verdure a piacimento e ci si può sbizzarrire in versioni dagli abbinamenti più diversi. Il gusto delle bowls viene esaltato da topping e dressing dal gusto esotico come l’hummus fatto in casa, la vinaigrette e i limoni confit, ma anche dal gomasio e dal pesto di alghe.

BOWLS  di Corali e Ferreira.  Guido Tommasi Editore– 2024

 

Erbe buone per la salute

Il libro cerca di colmare la mancanza di una cultura per curarsi con le piante. Le proprietà curative delle piante officinali sono state utilizzate per per secoli dall’uomo. Ancora oggi i loro principi attivi sono impiegati nelle preparazioni dei medicinali e continuano a essere una soluzione naturale ai tanti piccoli problemi che ci affliggono nella vita quotidiana. Nelle oltre cento schede sulle piante spontanee si trovano una descrizione dettagliata di ciascuna pianta, un’illustrazione per poterla riconoscere, le proprietà medicamentose e per il suo impiego, le curiosità.

ERBE BUONE PER LA SALUTE. IL RICETTARIO COMPLETO. Demetra – 2024

 

 

Ramen

La monografia illustrata approfondisce il ramen, un piatto culto della tradizione gastronomica nipponica, raccogliendo le nozioni base e un’approfondita rassegna di soba, udon e yakisoba, senza dimenticare gli altri stili di pasta giapponese e le preparazioni della tradizione. Grazie al suo stile didascalico, Laure Kié regala ai lettori un affascinante viaggio dal Nord al Sud del Giappone attraverso usanze, consigli e ricette che raccontano dei rigidi inverni di Hokkaido, così come del caldo tropicale di Okinawa.

RAMEN – SOBA, UDON E ALTRI NOODLES GIAPPONESI di LAURE KIÉ. Slow Food Editore – 2024

 

 

 

 

Ricette senza fare la spesa

In dispensa c’è spesso tutto ciò che serve per preparare pasti gustosi, anche all’ultimo minuto, senza dover correre al supermercato. Gli ingredienti secchi o in scatola sono un bottino a portata di mano, pronto a trasformarsi. Con gli scaffali ben organizzati, gli abbinamenti giusti e un tocco di creatività, aggiungere (a sorpresa) un posto a tavola è un gioco da ragazzi. Che si tratti di un pranzo informale o di un’occasione speciale, non vi farete più cogliere impreparati.  I prodotti freschi nelle ricette non mancano, ma sono pensati per evitare sprechi.

Ricette senza fare la spesa di Stéphanie de Turckheim-  Guido Tommasi Editore – 2024

 

 

 

 

Slow drink

Il volume è una guida pratica che insegna come trasformare gli ingredienti botanici, raccolti o coltivati in giardino, in birre, vini, aceti, bibite e cocktail unici. Con fotografie coinvolgenti e illustrazioni a colori, il libro contiene tutte le informazioni necessarie, dagli strumenti, agli ingredienti e alle ricette di base. I drink sono divisi per stagione e ispirano a creare bevande che raccontino la storia di un luogo. In questo modo, chiunque si può cimentare e stupire preparando lo sciroppo di rabarbaro e ibisco, la birra di abete rosso o la soda all’anguria.

Slow Drink

di Danny Childs

Slow Food Editore – 2024

24,50 euro

 




Ristorazione bergamasca: in crisi il bar tradizionale

Il tradizionale bar di quartiere o di paese è in forte difficoltà. Nell’ultimo semestre in provincia di Bergamo hanno chiuso 46 attività (-1,5% rispetto al 31 dicembre 2023). E’ questo il dato più preoccupante emerso dall’ultimo Osservatorio (al 1° semestre 2024) del Cruscotto Dataviz su elaborazione dati Infocamere Fipe-Confcommercio Bergamo. Accanto a questo dato negativo spicca l’aumento delle pasticcerie (+ 5,4 %) e delle imprese di catering e banqueting (+3,8%).

Dall’analisi globale risulta che le imprese della ristorazione sono aumentate nel 1° semestre 2024 dello + 0,16% con un numero di sedi e unità locali attive di 7.112 unità (7.105 al 31 dicembre 2023).

Nello specifico si riscontra un aumento significativo delle pasticcerie passate da 370 a 390 (+5,4%), dalle imprese di catering e banqueting che hanno raggiunto quota 380 (+3,8%, erano 366 al 31 dicembre 2023), mentre tengono i ristoranti passati da 2.305 a 2.330 (+ 1,1%), resta stabile il numero di imprese di asporto da 859 a 860 (+0,1%) e in calo tutte le altre categorie (ristorazione ambulante e mobile e ristorazione connessa all’agricoltura), in cui spicca il settore dei bar senza cucina – 46 (-1,5%).

Sempre dalla ricerca si evince che il 2° trimestre 2024 ha fatto registrare un leggero recupero, dopo quattro trimestri ininterrotti di calo, attribuibile ad una riduzione della mortalità delle imprese nel secondo trimestre 2024 e da un’accresciuta natalità nel primo trimestre 2024.

«I numeri delle imprese della ristorazione bergamasca hanno complessivamente tenuto nel semestre pur con più ombre che luci. Pensiamo infatti che nel secondo semestre, normalmente quello in cui si concernano  più chiusure, potremo registrare un anno ancora negativo per il settore – afferma Diego Rodeschini, presidente Gruppo Bar Caffè Gelaterie Confcommercio Bergamo FIPE BergamoCresce solo la ristorazione per la produzione di pasti, per effetto della esternalizzazione dei servizi di mensa e catering di enti pubblici e privati, incapaci di reperire personale adeguato mentre il piccolo aumento dei ristoranti non compensa la caduta dei bar. Crescono le pasticcerie e gelaterie, ossia i locali che somministrano prodotti di qualità di loro produzione che il pubblico apprezza, segnale che tengono i consumi delle persone alto spendenti e che cercano la qualità».

Concentrandoci invece sulle tendenze degli ultimi 5 anni, dal 2019 ad oggi, si sono persi 408 bar tradizionali (– 11,9%) e si è registrato l’aumento di 137 ristoranti (+ 3,5%) e di 93 imprese per la fornitura di pasti (mense, catering su base contrattuale, catering e banqueting +32,4%.)

«Il bar tradizionale di quartiere e di paese è in grave difficoltà. Molti dei tradizionali frequentatori hanno minore potere di spesa. Inoltre è in atto un cambio epocale di abitudini di frequentazione. Ormai il gioco delle carte, del biliardo, come videogiochi e slot appartengono ad un mondo lontano, sostituiti dalla TV a pagamento, dallo smartphone e in generale dalla mancanza di tempo e di soldi da parte dei clienti abitudinali – spiega Oscar Fusini, direttore Confcommercio Bergamo-. La chiusura dei bar rischia di spegnere l’ultimo esercizio presente in alcune frazioni e in alcuni paesi di piccolissima dimensione. La nostra provincia con i suoi 245 comuni e le migliaia di frazioni, per lo più montane, è più esposto a questo rischio. Occorre pensare a come sostenere economicamente queste attività che costituiscono l’ultimo presidio di socialità dei centri storici».

Il settore della ristorazione bergamasca

Il settore consta complessivamente di 7.892 tra sedi e unità locali al 30 giugno 2024, delle quali 7.112 attive; di queste5.027 sono sede di impresa (70,7%) e 2.085 unità locali (29,3%).

Delle attività attive 2.787 (39,2%) sono gestite in forma di ditta individuale. Le società di persone SNS e SAS sono ri1.853 (26,1%) e 2.197 (30,9%) le società di capitali. Infine 275 (3,9%) sono gestite in altra forma.

I bar con 3.024 unità (42,5% del totale) sono un numero consistente, mentre le imprese che gestiscono mense, catering e banqueting sono 380 (5,3%). I servizi di ristorazione con 3.708 (52,1%) costituiscono la parte predominante formata dal grande gruppo dei ristoranti con somministrazione 2.330 (32,8%), senza somministrazione cioè da asporto 860 (12,1%) e gelaterie e pasticceria 390 (5,5%). Seguono con numeri molto più bassi la ristorazione ambulante, quella connessa all’agricoltura e gli altri servizi.

 




Il gusto ad alta quota

Tour tra i rifugi delle Prealpi orobiche alla scoperta di specialità montane e piatti della tradizione per una sosta golosa

I rifugi sono le sentinelle delle nostre montagne e molti di loro rimangono aperti anche oltre la stagione estiva per accogliere gli escursionisti in cerca di ristoro. È in questi posti che possiamo trovare gestori appassionati che con la loro esperienza e la loro cura per il territorio sanno trasmettere a chiunque transiti dalle loro parti l’accoglienza premurosa e gentile attraverso piatti schietti e sinceri: niente schiume, niente arie, niente fermentati, niente cucina molecolare. Solo cose semplici ma fatte bene e magari proposte anche in abbondanza. Tutto quello che un escursionista chiede dopo la fatica della camminata. In questo articolo proviamo a guidarvi in alcuni dei rifugi delle Orobie bergamasche che si possono raggiungere tranquillamente, cercando di scoprire anche le varie proposte culinarie.

 

Rifugio Longo – 2026m
Si parte da Carona per una difficoltà di livello E (escursionismo facile). Tempo di salita previsto in 2 ore per un dislivello di 850 metri (ci sarebbe anche la possibilità di salire con bus navetta su prenotazione, ma questo non ve lo diciamo).
La salita è abbastanza comoda in quanto si svolge principalmente su strada carrareccia (volendo si può salire anche in mountain bike). Proseguendo oltre il rifugio si possono salire, con difficoltà tra lEE (escursionismo facile) e il F (alpinismo facile) il Monte Aga e il Pizzo di Cigola.
Come cita il sito internet, al Rifugio Longo si può gustare “un menù tipico bergamasco che ristorerà le vostre fatiche montane con gioia e tanto gusto”. In carta i casoncelli bergamaschi, of course, ma anche pizzoccheri alla valtellinese, pappardelle alla lepre, gnocchi con crema di Strachìtunt. Per secondi stracotto d’asino, spezzatino di vitello, Branzi alla piastra. Il tutto, ovviamente, accompagnato da una buona polenta. Per la cena e il pernottamento la prenotazione è obbligatoria (034577070).

Rifugio Albani – 1939m
Si parte da Colere, località Carbonera, per una difficoltà di tipo E (escursionismo facile). Tempo di salita stimato: 2 ore e mezza. Dislivello di 900 metri.
Da Colere si prende il sentiero 403 che attraverso una strada forestale (cementata) raggiunge Malga Polzone (poco dopo linizio nei pressi di un prato non seguire il cartello con le indicazioni Rifugio Albani con il simbolo scialpinistico). Da Malga Polzone imboccando il sentiero sulla sinistra si prosegue nel bosco fino a quota 1700 circa, dove si incrocia il sentiero 406. Proseguendo sempre sulla sinistra si raggiungono le ex baite/miniere e in pochi minuti si giunge al rifugio, che è situato in un ambiente meraviglioso impreziosito dal fascino della parete Nord della Presolana.

Cosa si mangia? Si va dalle semplici paste al pomodoro e al ragù (adatte soprattutto ai più piccoli) fino al consigliatissimo risotto taleggio e noci. Per i salutisti viene proposta anche una zuppa d’orzo. Secondi golosissimi con polenta e gorgonzola, salamella alla piastra, brasato al vino rosso con purè.

 

Rifugio Curò – 1915m
Partenza prevista da Valbondione per un percorso di difficoltà E (escursionismo facile). Tempo di salita previsto: 2 ore e mezza, 3 al massimo. Dislivello di 955/1000 metri.

Da Valbondione (munirsi di ticket in quanto il parcheggio in quasi tutto il paese è a pagamento a 5 euro) seguire il sentiero 305 che in due ore e mezza giunge al Rifugio Curò. Il sentiero è sempre facile con possibilità di renderlo un po’ “pepato” seguendo la variante diretta che si incontra a 2/3 dello stesso.
Il rifugio è situato nella bellissima conca del Barbellino circondata da cime di primordine come il Pizzo Recastello, il Monte Torena e il Pizzo di Coca. Numerose sono le possibilità di fare escursioni sia facili, come per esempio raggiungendo il lago naturale del Barbellino, che difficili. Il rifugio si trova nel cuore del Parco delle Orobie Bergamasche e conta ben 20 cime oltre i 2700 metri. Una notte al Curò è unesperienza che ogni amante delle belle Orobie” dovrebbe fare almeno una volta nella vita.

Se decidete di mangiare qui concedetevi assolutamente uno dei taglieri che propongono, fatti con salumi e formaggi tipici della zona. Poi casoncelli bergamaschi, polente di ogni tipo anche abbinate a formaggi nostrani alla piastra, funghi trifolati. E una lunghissima lista di panini per chi preferisce non appesantirsi troppo. Molto buoni anche i dessert, tutti fatti in casa.

Rifugio Capanna – 2000m
Partenza da Zambla Alta, frazione di Oltre il Colle. Si può scegliere se partire dalla località Alpe Arera (1600m) pagando un ticket di 5 euro, oppure parcheggiando lauto nei pressi del camping Zambla si può partire dalla località Plassa-Zambla Alta (1200m), senza ticket ma con pochi posti disponibili. Difficoltà del percorso di tipo E (escursionismo facile). Tempo di salita: 1 ora da Alpe Arera, 2 ore dal camping Zambla. Dislivello: 400m da Alpe Arera, 800m da Plassa.
Il rifugio è situato a 2000 metri sul versante Sud del Pizzo Arera. Parte dal camping Zambla in circa 50 minuti/unoretta si raggiunge il rifugio Cà dArera (pagando il ticket questo tratto si percorre anche in auto), dopodiché, seguendo la strada gippabile, in circa unoretta si giunge al rifugio Capanna 2000 (un pomeno usufruendo delle scorciatoie tra i prati). Numerose sono le proposte di escursioni, una su tutte il sentiero dei fiori” oppure lascesa al poco più impegnativo Pizzo Arera. Lalba vista dal Capanna 2000 vale la fatica fatta per salire.

E il mangiare? Tutto buonissimo: pizzoccheri alla valtellinese, chicche di patate con parùc e salsiccia, spatzle al gorgonzola, pasta al ragù di cotechino, tagliatelle al ragù di lepre. E poi bocconcini di cervo o di cinghiale con polenta, stinco al forno, stracotto di asino o di manzo con polenta, formaggi della zona. Se vi resta uno spazio (ma fatelo restare!) assaggiate i dessert, tutti homemade e tutti di livello: crostata alla marmellata (più di una), crostata con noci caramellate e miele, strudel, torta con carote e mandorle (senza glutine e senza burro), torta cioccolatina…

Estate anomala: serve massima attenzione

Ma, mai come quest’estate, serve massima attenzione per via delle condizioni meteo anomale che hanno portato tanta neve ancora presente anche a quote basse, intorno ai 2mila metri: «La neve, viste le alte temperature, non è portante perciò vanno assolutamente evitati i canaloni che potrebbero nascondere insidie tipo buchi profondi e non visibili – spiega Maurizio Agazzi, alpinista bergamasco noto come promotore e divulgatore delle Alpi Orobie -. Se si sceglie di salire sopra ai 2500 metri bisogna avere sempre nello zaino piccozze e ramponi. Visto il grande caldo il consiglio è quello di partire presto la mattina per evitare slavine e ravanate nella neve alta, e soprattutto di restare alle quote medio basse almeno fino alla fine di luglio. Ad oggi il giro delle Orobie è altamente sconsigliato per la presenza di neve soprattutto nei tratti tra i rifugi Calvi e Brunone (dopo il Passo di Valsecca) e il tratto tra i rifugi Brunone e Coca. La traversata alta tra i rifugi Coca e Curò è molto pericolosa, non va fatta oggi. Ci sono numerosi itinerari che permettono di godersi una giornata in tranquillità, a stretto contatto con la natura: anche solo salire a un rifugio, magari per ammirare il tramonto, potrebbe essere appagante, senza correre nessun rischio.»

«Come dico sempre, è importante partire sempre equipaggiati e allenati, così come è fondamentale saper capire ed accettare quali sono i propri limiti in base all’esperienza che si ha. Se il tempo peggiora rapidamente, cosa che accade abbastanza frequentemente nell’ultimo periodo, bisogna sapere rinunciare. Ricordiamoci, a tal proposito, di controllare sempre il meteo prima di incamminarci: la montagna è sempre lì che ci aspetta ed è sempre meglio fare una rinuncia piuttosto che infilarci in qualche situazione di pericolo.»




Comana confermato alla presidenza del Consiglio di Gestione Confidi Minori di Banca d’Italia

Il professor Mario Comana è stato rieletto  alla presidenza del Consiglio di Gestione dell’Organismo dei Confidi Minori di Banca d’Italia previsto dall’articolo 112-bis del Testo Unico Bancario, per il triennio 2024-2026. Confermati anche i componenti Salvatore Vescina, Paolo Carini, Giustino Dececco e Gianmarco Paglietti

All’interno del Consiglio dei Confidi Minori opera il  Comitato Enti sostenitori di cui fan parte, per il mondo dei Confidi Confcommercio, Antonio Arrigoni ex direttore Fogalco Bergamo (in rappresentanza della stessa Confcommercio nazionale), Franco Fustella (per la Federascomfidi) e Carlo Marcettti (per il Fondo interconsortile di garanzia), oltre ai rappresentanti di tutto il sistema imprenditoriale e associativo del nostro Paese.

Il Comitato si propone di rappresentare e tutelare il mondo dei Confidi in relazione alle problematiche che gli stessi si trovano ad affrontare. Tra i temi oggetto di confronto la condivisione delle proposte di modifica di Statuto e del Regolamento dell’OCM e la riforma normativa del settore dei Confidi, tanto attesa dal mondo della garanzia consortile, in quanto il testo attualmente in vigore si è dimostrato inefficace da parecchi punti di vista e ampiamente superato. Riguardo alla modifica dello Statuto e del Regolamento i membri del Comitato ritengono opportuno individuare alcuni capitoli di intervento in modo da rendere la struttura un po’ più “vicina” al mondo dei Confidi minori oltre che ridare un ruolo maggiore alle Federazioni e valorizzare nel contempo il ruolo del Comitato stesso.

 




Food Film Fest, le visioni del cibo in scena dal 21 al 25 agosto

Confcommercio Bergamo supporta anche questa edizione. I gelatieri prenderanno per la gola i partecipanti all’inaugurazione della rassegna dedicata a cinema e gustoTorna anche quest’anno il Food Film Fest, festival di cibo e cinema,  giunto all’undicesima edizione, in scena in Città Alta dal 21 al 25 agosto.  Lo spettacolo del gusto porta in Piazza Mascheroni a Bergamo attori, studiosi, scrittori e intellettuali, oltre a produttori e assaggi golosi in degustazione. Il tema dell’edizione 2024 è “Visioni” intese come: Visioni del passato – le tradizioni gastronomiche che hanno plasmato la cultura di ogni popolo, riscoprendo sapori antichi e ricette tramandate di generazione in generazione. Film che ci riportano indietro nel tempo, mostrandoci come il cibo sia stato elemento di identità e coesione sociale. Visioni del presente – le sfide attuali legate all’alimentazione, dall’agricoltura sostenibile alla lotta allo spreco alimentare. Un’occasione per riflettere sul rapporto complesso tra cibo, ambiente e società, e per individuare soluzioni per un futuro più equo e sostenibile. Visioni del futuro – il mondo di domani, dove il cibo sarà protagonista di nuove storie e di nuove soluzioni. Film che esplorano l’innovazione tecnologica nel settore agroalimentare, la ricerca di nuove fonti di cibo e il ruolo del cibo nella lotta al cambiamento climatico. Ad aprire il festival, il 21 agosto, il concerto inaugurale di Tony Berchmans con le scene dei film muti più famosi di sempre, l’incontro con Riccardo Onorato – voce di Jude Law- , Silvia Casini e Raffaella Fenoglio con il loro libro di ricette tratte dai film di Tarantino, lo spettacolo di Michele d’Aquila con le opere di grandi autori. E poi tanti altri ospiti, anteprime, degustazioni e laboratori gratuiti. In occasione dell’inaugurazione della rassegna, mercoledì 21 agosto alle 18, il Gruppo Gelatieri Bergamaschi di Confcommercio Bergamo –  partner del Festival-  sarà presente il 21 agosto alle ore 18 all’inaugurazione di Film Food Festival e proporrà un gelato al gusto Mandorla e Arancia.
Quest’anno il Food Film Fest ha raccolto oltre 500 film provenienti da tutto il mondo che testimoniano le tradizioni, il cibo, l’ambiente, l’amore, la salute e la cultura di paesi a noi lontani e vicini. I film finalisti del concorso cinematografico internazionale competono nelle 3 categorie “Doc”, “Movie” e “Animation” ; sono inoltre previsti due premi inediti come riconoscimenti speciali. Oltre alla maratona di proiezioni in programma, il pubblico potrà assistere anche a due film da sala: “La Fattoria dei nostri sogni” film del 2019 diretto da John Chester e “Delicieux – l’amore è servito” film del 2021 scritto e diretto da Eric Besnard. Il festival – ideato dall’associazione culturale Art Maiora e dalla Camera di Commercio di Bergamo – “serve” sul grande schermo storie di cibo e di vita, che esplorano l’universo del food attraverso lo sguardo di diversi paesi e culture. Un caleidoscopio di visioni che ci invita a riflettere sul cibo non solo come nutrimento, ma come espressione della cultura, dell’identità e delle sfide del nostro tempo.  “Il nostro Festival, fin dall’inizio, ha avuto come obiettivo quello di offrire dei contenuti per il futuro- sottolinea Luca Cavadini, direttore artistico del Film Food Fest-. Per questa edizione si sono candidate ben 579 opere provenienti da 80 nazioni. Di queste, ne sono state selezionate 36 che parteciperanno al concorso. La filosofia di Visioni è proprio quella di rappresentare il cibo, la cultura del lavoro che sta dietro. Abbiamo l’obbligo di lasciare alle future generazioni qualcosa di migliore. È questo l’impegno della nostra visione per il futuro”. Il presidente di Camera di Commercio Bergamo Carlo Mazzoleni ha sottolineato gli importanti risultati raggiunti in questi anni di impegno a fianco dell’associazione culturale Art Maiora: “Siamo già arrivati all’undicesima edizione e possiamo affermare quanto sia ormai un progetto maturo, completo, capace di raggiungere negli anni numeri esponenziali. Questo è un Festival che è cresciuto anche nei contenuti, leggendo e interpretando l’attualità. L’alimentazione è un tema in grado di offrire una lettura a 360° del contemporaneo. La capacità del Festival è stata quella di saper leggere tutte le sfaccettature attorno a questi temi così importanti, in un evento culturale che ci inorgoglisce continuare a promuovere”.  Il  vicesindaco di Bergamo e Assessore alla Cultura Sergio Gandi ha posto l’accento sull’importanza della valorizzazione culturale del cibo: “Creare valore e interesse attorno al patrimonio gastronomico di Bergamo, che è anche Città Creativa UNESCO per la Gastronomia, è un’esigenza che va alimentata attraverso gli sforzi e il lavoro di tutti. Il Food Film Fest è diventato un concorso internazionale e il tema del cibo è davvero di interesse sempre più diffuso. Ma possiamo affermare che il cibo è, oltre che un bene materiale, anche un bene culturale e come tale va promosso. Riguarda da vicino l’impresa, il commercio e il turismo. Grazie a questo Festival siamo in grado di promuovere la nostra città incrociando esperienze di varie culture e creando nuove consapevolezze. Il Film Food Fest, inoltre, diventa un momento prezioso di socialità e aggregazione”. Anche Romina Russo, consigliera della Provincia di Bergamo con delega alla cultura, ha ribadito il valore che il Festival porta alla comunità: “Food Film Fest ha tutte le caratteristiche per essere definito un evento unico per la nostra città e per la nostra provincia. Ci pone in un clima di riflessione sul cibo visto come elemento capace di unire e di rendere consapevoli, non senza un pensiero alle contraddizioni dell’attualità, dai cambiamenti climatici alle  grandi migrazioni alla ricerca di cibo”. Claudio Cecchinelli, responsabile Delegazione di Bergamo e referente del Focal Point – Bergamo Creative City UNESCO ha aggiunto: “Nel 2019 in modo visionario abbiamo messo nella Città Creativa Unesco il Food Film Fest come esempio di attività che attraversa sette aree delle città creative: cibo, cinema, musica e tanto altro. Questa iniziativa è il frutto di una collaborazione che pone la creatività al centro e che permette alle persone di avvicinarsi alla fruizione del cinema”. Oscar Fusini, direttore Confcommercio Bergamo, ha ribadito il valore del festival e l’impegno dell’associazione, oltre a sottolineare che “Come l’anno scorso con i gelatieri prenderemo tutti per la gola, con un gusto creato apposta per il festival”. A confermare l’importanza dell’evento anche Carlo Loffreda di Coldiretti Bergamo che ha messo in luce l’importanza del cibo a livello globale. Tra gli appuntamenti da non perdere, la serata “Pulp Kitchen”, nel quale Silvia Casini e Raffaella Fenoglio presenteranno il loro libro di ricette ispirate ai film di Tarantino. Un viaggio tra piatti iconici come il Big Kahuna Burger e Teriyaki Donuts per scoprire come il cibo diventi strumento di narrazione e caratterizzazione dei personaggi. Riccardo Onorato, doppiatore e attore di fama, svelerà i segreti e le sfide di questa professione affascinante. Un incontro emozionante con “Chef Pinocchio”: Monsignor Giulio Dellavite, delegato vescovile della Diocesi di Bergamo e scrittore, accompagnerà il pubblico ad una riflessione sul cibo come elemento di trasformazione e umanizzazione, partendo da Pinocchio alla scoperta del legame profondo tra cibo, condivisione e rapporti umani. Letteratura e cibo si incontrano in “Dimmi cosa mangi…”: Michele D’Aquila guiderà il pubblico attraverso le opere di grandi autori come Aldo Buzzi, Paolo Villaggio, Wislawa Szymborszka e Pablo Neruda, per scoprire come il cibo diventi metafora di emozioni, ricordi, passioni e identità.

L’iniziativa è patrocinata e sostenuta dal Comune di Bergamo, Regione Lombardia, Provincia di Bergamo, con il contributo di Camera di Commercio di Bergamo, Fondazione della Comunità Bergamasca, e Fondazione ASM. È realizzata in collaborazione con Coldiretti Bergamo, Slow Food Bergamo Valli Orobiche Bassa Bergamasca e Confcommercio Bergamo.
L’impegno di tutti coloro che sostengono la manifestazione garantisce la totale accessibilità del festival: la partecipazione alle proiezioni e a tue gli eventi in programma è infatti a ingresso libero.

In caso di maltempo gli appuntamenti si svolgeranno presso Sala Curò in Piazza della Cittadella. Per ulteriori informazioni sul programma: www.foodfilmfestbergamo.it




Cristian Cocco: “Ajoo! Amo Bergamo e la sua cultura”

Vive a Sarnico, lavora a Bergamo ed è pronto a lanciare il suo nuovo film e una fiction ambientata in città 

Il pubblico televisivo lo conosce per i servizi di “Striscia la Notizia”, ambientati nella sua Sardegna, in cui indossa il costume tradizionale e non manca mai di ripetere il richiamo «Ajoo!». Cristian Cocco, storico inviato del tg satirico di Canale 5, si divide tra la sua città, Oristano, e Bergamo, sede della sua attività. In via Carnovali, al civico 100, ha sede la My Art Agency che ha avviato insieme all’amico e socio Corrado Belotti: 150 metri quadrati per gli uffici amministrativi e 250 per la sala pose e lo studio di registrazione.

Cocco, perché ha deciso di stabilirsi lavorativamente a Bergamo?

Corrado è un mio amico fraterno da oltre trent’anni. Abbiamo aperto la nostra agenzia in un luogo strategico, a pochi minuti dall’aeroporto e dall’autostrada. A Milano e Roma sarei stato uno dei tanti. E poi Bergamo mi ha adottato, anche se nel fine settimana torno nella mia isola. Ho ricevuto una bella accoglienza. Mi sono innamorato della città che è entrata nel mio cuore in un modo naturale. Ci siamo attratti a vicenda. Forse perché il carattere dei bergamaschi non si discosta dal temperamento dei sardi. Sono entrambi molto umili, non altezzosi. Noi siamo testardi, devo ancora capire se voi lo siete altrettanto.

Dove vive?

Mi sono stabilito a Sarnico, una cittadina che trovo meravigliosa. Poco importa che l’acqua sia ferma o in movimento. Basta che ci sia.

Qual è il piatto tipico della sua Oristano?

Sono i malloreddus alla campidanese, detti volgarmente gnocchetti sardi, dopo che una grande marca di pasta ha introdotto questo termine (non senza polemiche). Si tratta di una pasta tipica sarda, che viene tuttora preparata a mano dalle signore anziane: formano delle palline dall’impasto a base di semola di grano duro e acqua e le passano sopra un attrezzo di legno rigato, facendole rotolare su se stesse in modo che prendano la forma rigata da una parte, malloreddu è il diminutivo di malloru, che significa toro in dialetto sardo. Di conseguenza, malloreddu significa torellini. La forma panciuta di questo tipo di pasta ricorda proprio la forma dei piccoli torelli nell’immaginario del mondo agropastorale. Il Campidano è la più vasta pianura della Sardegna, situata nella porzione Sud-occidentale, compresa fra il Golfo di Cagliari e quello di Oristano, dunque la mia terra.

E come si condiscono i malloreddus?

Con un sugo di pomodoro fresco, salsiccia fresca, cipolla e anice che conferisce un sapore particolare.

Se le metto davanti un piatto di malloreddus e uno di casoncelli: cosa sceglie?

Sono entrambe due specialità notevoli. I casoncelli rappresentano per me ancora una novità che devo esplorare. Quindi, dico malloreddus (per ora). In generale, apprezzo la cucina bergamasca che, come la nostra, è variegata.

È un bravo cuoco?

Devo dire di sì, sono stato anche ospite di “Aggiungi un posto in macchina”, programma condotto da Stefano Bini su Isoradio, in cui sono andato alla scoperta, anche culinaria, di Cabras. Ci sono legato perché è il paese dove è nata mia mamma, ha poco meno di novemila abitanti, si vive prevalentemente di pesca da sempre. Il pesce tipico è il muggine mrecca: significa che il pesce va squamato, lessato in acqua con abbondante sale; dopo avvolto nell’erba palustre ziba e lasciato conservare per un giorno intero.

Cosa le piace preparare?

Adoro i barbecue di pesce e mi piace moltissimo la bottarga di muggine. Si può fare anche a casa: basta prendere la sacca ovarica che è nella pancia del pesce, lavarla bene e stenderla su un letto di sale grosso e ricoprirla sempre di sale (per un’ora ogni cento grammi di peso), in un contenitore ermetico, al fresco. Dopo, la bottarga va lavata dal sale sotto un filo di acqua tiepida e asciugata delicatamente e messa a essiccare per qualche giorno. Una spolverata di bottarga sugli spaghetti crea un primo piatto dal gusto unico, una prelibatezza culinaria. Io la preferisco tagliata a tocchetti perché conferisce un sapore ancora più intenso.

Vino, birra o acqua?

Bevo litri di acqua, ma mi piace il buon vino, meglio se dolce e fruttato. A Oristano ho una mia cantina, alcuni vini sono vecchissimi. E poi sull’isola abbiamo la tradizione del vino più antico del bacino mediterraneo, risalente al periodo fenicio-punico-romano, il Cannonau.

Vivendo a Sarnico, avrà già gustato il pesce di lago?

In realtà, non ho ancora avuto il piacere di provarlo. Ma lo farò presto. Conosco la carpa dei laghi sardi.

Il suo talento è stato scoperto da Antonio Ricci che lo ha ingaggiato, nel 2000, dopo averlo notato nello stesso anno come barzellettiere nel programma “La sai l’ultima?”. Un sodalizio iniziato 25 anni fa. Come andò?

Il programma per barzellettieri e “Striscia” avevano lo stesso autore. Il mio filmato arrivò a Ricci che notò qualcosa in me. Allora eravamo in cinque inviati, oggi siamo in tantissimi. Io sono stato il primo a caratterizzare la provenienza e a fare servizi leggeri. Le inchieste erano appannaggio degli inviati istituzionali.

Prima cosa faceva?

Dopo il servizio militare in Marina, nel 1990, sono partito alla volta di Milano e ho lavorato per un’impresa di imbiancature; dopo due anni, sono tornato in Sardegna e ho aperto una mia impresa sempre di imbiancature, ma anche di rifiniture e decorazioni. A Oristano ho ristrutturato perfino dei palazzi storici. Poi, quando è arrivata l’occasione di “Striscia”, ho mollato tutto e la mia vita è cambiata.

Da chi ha preso il Dna artistico?

Mio papà (Giampaolo, ndr) è stato il batterista dello storico gruppo isolano Barritas. Ho fatto anche il capo animatore nei villaggi turistici e il cabarettista nei locali e nelle piazze. Ho iniziato nel 1992 seguendo un cugino, che faceva serate. Non avevo esperienza, mi sono buttato.

Nel 2009 è arrivata anche la conduzione di “Striscia la domenica” in coppia  con Dario Ballantini (senza dimenticare la partecipazione  a quattro stagioni di “Paperissima Sprint”).

Dario allora impersonava Gianni Morandi. E con il vero cantante di Monghidoro ho poi recitato in tre edizioni della fiction  “L’Isola di Pietro” trasmessa da Canale 5 in prima serata, tra il 2017 e il 2019, e girata a Carloforte, unico comune dell’Isola di San Pietro, nel Sud della Sardegna. Morandi interpretava il pediatra dell’ospedale, punto di riferimento dell’isola; io ero l’ispettore capo di polizia.

Che ricordo ha di Morandi?

Dopo il primo ciak a Carloforte, invitò  me e altri quattro o cinque attori del cast a cena. Iniziai a parlare con lui, mentre gli altri erano fuori a fumare; mi chiese della mia vita. Dopo tre anni, ci ritrovammo sul set. Gianni mi prese sottobraccio e andammo a fare una passeggiata. Attaccò, dicendomi: “Raccontami di te”. Io iniziai a parlare e lui mi fermò: “Ma questo me lo hai già raccontato”, disse lui. Significa che era stato attento, mi aveva ascoltato davvero.

I suoi nuovi progetti si stanno concretizzando a Bergamo. Ci può anticipare qualcosa?

Il primo lavoro è un film, dal titolo “Anacronistico”, che mi vede interprete e alla regia; è in lavorazione e conto di ultimarlo a settembre per farlo uscire nelle sale tra dicembre e gennaio. La storia è ambientata tra Milano e l’isola e racconta la storia di un sardo che si trasferisce a vivere nella metropoli lombarda, ma la nostalgia è così forte che torna nella sua terra, dove gestirà un chiostro in riva al mare.

Le riprese dove si tengono?

Una parte del film è stata già girata in Sardegna: le location sono nel Sinis, a Torre Grande e nel centro di Oristano; un’altra parte sarà girata a Milano ed entro settembre chiuderemo il film.

Sarà, invece, girata solo a Bergamo e provincia la sua nuova fiction.

Io e Corrado, il mio socio, siamo stati accolti da monsignor Giulio Dellavite, segretario generale della Curia, che ha sposato la nostra causa: gireremo una serie tv in cui io interpreto un parroco sardo che si trasferisce a Bergamo perché chiamato a gestire una casa famiglia che gli viene affidata dalla Curia di Bergamo. Le problematiche saranno le più svariate. La fiction farà sorridere, ma anche riflettere trattando temi d’attualità come  l’integrazione, la disabilità, la povertà, il disagio giovanile e la dipendenza da alcol e sostanze stupefacenti nei giovani. Le riprese inizieranno a ottobre. Tengo moltissimo a questo progetto.

Cinema, tv e teatro …

A fine aprile ho portato il mio spettacolo “Circoccomicomusicoshow” al Teatro Martinitt di Milano. Lo slogan è “L’unico circo al mondo con un solo animale… da palco. Rigorosamente senza reti di protezione”. Ma il tour è (al momento) congelato, per i troppi impegni dietro e davanti la macchina da presa.