Il premier Giuseppe Conte in assemblea: “Aiuti e sostegno per gli affitti, bisogna tenere in equilibrio il commercio”

“L’ho detto ai sindacati ce chiedevano un rilancio dello statuto dei lavoratori: va rivisto, ma dobbiamo anche introdurne uno delle imprese, un corpus normativo dove tutti – imprese, esercenti – possano avere un catalogo di diritti” che riconosca loro che un’attività “si può aprire in pochissimo tempo e con pochissimi costi, con chiarezza sulle licenze in modo da consentire a tutti di poter richiedere un finanziamento”. Lo dice il premier Giuseppe Conte nel suo intervento all’assemblea della Fipe.  “Da questa settimana è attivo il contributo a fondo perduto per l’acquisto dei prodotti al 100% made in Italy in favore della ristorazione. È stato istituito nel decreto legge di agosto: non è stato semplice attivarlo. In ogni caso ora ci sono 600 milioni di euro aggiuntivi” continua Giuseppe Conte “Inoltre le attività concentrate in 29 centri storici italiani, individuati con criteri oggettivi, possono chiedere un ulteriore contributo a fondo perduto sempre  erogato dall’agenzia delle entrate”aggiunge. “Dopo la prima battaglia” in primavera “quella che abbiamo di fronte”, la seconda ondata, “è una sfida insidiosa che non si può vincere da soli”, i privati cittadini, le associazioni di categoria, le istituzioni, “tutti devono fare squadra”. È l’appello lanciato dal premier. “Siamo consapevoli” che l’emergenza economica richiede un “sostegno più prolungato nel tempo e anche più sostanzioso di quanto qui finora fatto”, ha aggiunto il presidente del Consiglio. “Il governo è già al lavoro per definire ulteriori misure di sostegno che saranno adottate a stretto giro”, ha garantito, assicurando che la legge di Bilancio, approvata dal Consiglio dei ministri “in queste ore sta per pervenire ed essere esaminata dal Parlamento”. “È una fase difficile della nostra storia, un momento molto complesso anche dal punto di vista economico e sociale, c’è grandissimo disagio sociale diffuso e anche psicologico da parte di cittadini e operatori economici. Noi dobbiamo tener conto di questo: quanto più rapidamente conterremo il contagio tanto più saremo in grado di restituire a cittadini e imprese la fiducia necessaria per ripartire”, ha continuato. Il premier ha poi difeso il sistema basato su 21 parametri usato  dal governo per monitorare il rischio di contagio nelle Regioni italiane. “Il sistema per parametri ci consente interventi mirati e di introdurre misure restrittive che siano limitate nel tempo e ben dosate sull’effettivo livello di rischio dei territori”, ha spiegato. “Cerchiamo così di contenere e limitare il contagio”, perchè la seconda ondata della pandemia “è stata così veemente che saremmo comunque stati travolti se ci fossimo affidati solo ai protocolli” di sicurezza anti-contagio. Tra le misure al vaglio del governo vi è anche l’ipotesi di lavorare al ‘contenimentò degli affitti commerciali nei centri storici. “L’affitto per i commercianti è un costo importante, gravoso per chi opera nelle aree più esposte alla crisi,” che sono spesso anche le zone più costose, ha riconosciuto Conte. “Sono consapevole di quanto sia sentito questo tema, incontro spesso tanti singoli esponenti di questa categoria: penso che potremo ragionare su schemi di incentivazione fiscale senza penalizzare i proprietari di immobili. Stiamo valutando qualche forma di intervento compatibile con il quadro costituzionale”.
Il premier ha parlato anche di tutela dei lavoratori più colpiti dalle chiusure e del commercio al dettaglio danneggiato dall’aumento degli acquisti online. “Penso che un’alterazione delle abitudini di vita dei cittadini potrebbe arrivare dal fatto che si sta facendo grande ricorso agli acquisti online. Questo può ridefinire alcune filiere economiche. Dobbiamo mantenere in equilibrio il settore commerciale, altrimenti sarà difficile intervenire dopo”, ha spiegato.
“L’ho detto anche ai sindacati. Dobbiamo essere consapevoli come governo che si stanno creando nuove diseguaglianze e che ci sono categorie che godono di una maggiore protezione, fasce sociali che riescono anche ad accumulare maggior risparmio rispetto al passato, pensiamo ai pubblici impiegati – ha poi aggiunto Conte-. Ci sono altre categorie, settori della popolazione che sono in forte emergenza e sofferenza perché l’impatto della pandemia interessa tutti coloro che non hanno reddito fisso, come le partite Iva, i professionisti, i piccoli imprenditori che, oltre alla perdita di fatturato, devono sostenere costi fissi difficilmente comprimibili anche di questi tempi”. “Auspico che anche nei prossimi mesi governo, associazioni di categoria, come la vostra, responsabile e collaborativa, possano continuare a discutere in un confronto aperto, trasparente e anche costante. Con il dialogo e la collaborazione riusciremo ad alzare la testa, a riaprire la porta verso il futuro con fiducia e determinazione”, ha concluso. “Adesso bisogna tenere duro, fare tutti insieme tanti sacrifici. Noi ci siamo, siamo disponibili a fare tanti tavoli di confronto. Come politici e come cittadini siamo consapevoli che il vostro settore racchiude abilità, competenze, professionalità elevatissime, creatività, cultura. Siamo con voi”




La ristorazione in affanno: “Sia riconosciuto il ruolo dei pubblici esercizi”

L’assemblea 2020 di Fipe-Confcommercio che si è aperta il 18 novembre con una tavola rotonda cui hanno partecipato il premier Giuseppe Conte e i ministri Bellanova e Franceschini, quest’anno non chiude i battenti. Al contrario resterà aperta fino alla fine della crisi determinata dalla pandemia da Covid-19. Una decisione, quella dei vertici della Federazione Nazionale dei Pubblici Esercizi, tutt’altro che simbolica: l’obiettivo concreto è quello di mettere a disposizione dei 340mila imprenditori del settore un canale diretto per far arrivare la loro voce direttamente al governo, in una fase drammatica per la categoria.“Oggi – ha spiegato il presidente di Fipe – Confcommercio, Lino Enrico Stoppani ieri, 18 novembre– il presidente del Consiglio e i ministri che sono intervenuti alla nostra assemblea hanno ribadito il loro impegno per il nostro settore e questo per noi significa molto. Non solo perché la Fipe è stata riconosciuta come la casa di tutta la ristorazione italiana, ma perché da qui sono arrivate importanti novità. La prima l’ha portata il ministro Franceschini, che ha ribadito l’intenzione di includere la ristorazione tra i beneficiari dei fondi del Recovery Fund destinati alla valorizzazione degli asset turistici. Un’indicazione importante quanto quella annunciata dal ministro Bellanova, che ha ribadito l’intenzione di proseguire i lavori del tavolo unitario presso il ministero dello Sviluppo economico per valorizzare la ristorazione quale componente fondamentale della filiera agroalimentare. L’ultima novità è arrivata direttamente per bocca del premier, che si è preso l’impegno di incrementare i contributi a fondo perduto per le imprese che non possono lavorare a causa delle misure di contenimento della pandemia. Tutti impegni sui quali noi continueremo ad incalzare il governo. Perché le risorse messe in campo fino ad ora, seppur importanti, non sono sufficienti per garantire la sopravvivenza delle nostre imprese.
La ristorazione è in affanno e in cerca di un unico interlocutore, dopo i rimbalzi di ministero in ministero. Il quarto trimestre dell’anno si chiuderà, secondo Fipe,  con una perdita di fatturato di 10 miliardi di euro, pari al 40%. La previsione per la fine dell’anno è di una flessione di 33 miliardi di euro su 96 complessivi. 60mila imprese del settore sono a rischio chiusura e oltre 300mila posti di lavoro in bilico. Nel momento più complicato della crisi economica e sociale scatenata dalla pandemia da Covid, la Fipe – Confcommercio, Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi tiene la sua assemblea annuale e lo fa alla presenza del premier e di due ministri di primo piano, Teresa Bellanova, titolare della delega all’Agricoltura, e Dario Franceschini, ministro del Turismo. 

Una presenza doppiamente significativa. Da un lato perché consente al presidente Lino Enrico Stoppani di ribadire le richieste della Federazione direttamente all’esecutivo. Dall’altro perché dimostra l’attenzione del governo nei confronti dei Pubblici esercizi.

“Nonostante le risorse messe fino ad ora dal governo – Stoppani – lo sforzo non è sufficiente per prevenire le chiusure e gli scenari più catastrofici per il 2020, che parlano di 50mila imprese a rischio e 300mila posti lavoro in bilico. A seguito delle nuove restrizioni, occorre infatti rifinanziare i contributi a fondo perduto per compensare le perdite dei locali, occorre consolidare i crediti di imposta sulle locazioni commerciali e prevede e moratorie fiscali, contributive e creditizie”.

Dopodiché, però, se si vuole dare un futuro al variegato mondo della ristorazione occorre fare un passo in più. Per garantire la sostenibilità sul lungo periodo bisogna puntare sulla professionalità e sulla formazione: la crescita di fenomeni di concorrenza sleale ha determinato un impoverimento della qualità.

“La pandemia – spiega Stoppani – ha messo in luce alcune debolezze del settore: la fragilità di tante imprese è il frutto dell’espansione quantitativa e non qualitativa cui abbiamo assistito negli ultimi anni, a partire da un processo di liberalizzazioni a tratti semplicistico. Da anni Fipe denuncia il rischio bolla dovuto a un eccesso di offerta: 4,6 imprese ogni mille abitanti. Troppe”.

Secondo il presidente Fipe occorre ripartire da un rafforzamento dei requisiti professionali per l’accesso al settore che deve essere accompagnato da una politica volta a sostenere la domanda del consumatore da un lato e l’imprenditoria di qualità dall’altro. 

“Il ricorso massiccio allo smart-working – sottolinea il presidente Stoppani – non si esaurirà con l’attenuarsi della pandemia. Per far fronte alle conseguenze negative che produce e continuerà a produrre sui pubblici esercizi è necessario lavorare non solo sul cash back, per stimolare i pagamenti elettronici, ma anche sull’azzeramento dell’Iva, almeno per tutta la durata della crisi. Allo stesso tempo è essenziale dare vita a un’importante iniziativa di rinnovamento e aggiornamento del sistema dell’accoglienza turistica italiana, rafforzando l’integrazione fra le componenti ricettive e la parte dedicata alla ristorazione e ai servizi”. 

Un modo per riconoscere ai pubblici esercizi non solo l’importante ruolo di servizio, legato all’accoglienza e alla socialità, ma anche quello di componente essenziale delle filiere dell’agroalimentare e del turismo.

A proposito degli interventi strutturali,  Stoppani ha osservato che “c’è un accesso al mercato della ristorazione troppo facile e questo crea un’offerta eccessiva rispetto alla domanda. Bisogna dare dignità istituzionale a questo settore”. Secondo il presidente Fipe, “sarebbe necessario avere un unico ministro di riferimento, sennò facciamo la fine di un cane con troppi padroni che alla fine muore di fame. Quindi bisogna ripristinare il principio dello stesso mercato stesse regole, per ripristinare il principio della concorrenza leale”. Stoppani ha concluso il suo intervento ricordando l’importanza della formazione professionale per avere un settore sempre più qualificato.

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, in apertura del suo intervento ha ringraziato il presidente Stoppani per il suo grande impegno e la sua capacità alla guida della federazione dei pubblici esercizi. “Guardavo il video della manifestazione di piazza dei ristoratori del 28 ottobre, è stato un momento di cui andare orgogliosi”.

Il presidente ha voluto separare due momenti diversi dell’impegno della Confederazione per sostenere il settore della ristorazione: “Il primo per quello che è stato fatto, il secondo per quello che faremo”. “Abbiamo lavorato in questi mesi drammatici – ha detto Sangalli – portando a casa dei risultati certo non esaustivi ma con grande fatica e letteralmente guadagnati metro su metro. Da presidente della Confcommercio dico che sono risultati che devono essere potenziati con risorse adeguate, con cancellazione di tributi, con un più ampio credito d’imposta per le locazioni commerciali”. 

“Sono richieste – ha detto Sangalli -che riguardano non la singola categoria dei pubblici esercizi ma che in realtà s’incrocia con elementi di turismo e di cultura. Le nostre imprese sono insostituibili fattori di crescita e di occupazione e di coesione sociale e territoriale”. “Ogni misura per cui ci siamo battuti – ha aggiunto Sangalli – ogni emendamento sul quale abbiamo lottato per far inserire va in questa direzione. I prossimi anni non saranno semplici, perché i nuovi lockdown peseranno sempre di più sulla ripresa economica. Preoccupa anche la stretta del credito dalle nuove regole della Ue”. Dunque, secondo il presidente di Confcommercio, servono “ristori e indennizzi subito e poi preparare il tempo della ripartenza. La Legge di bilancio e il Piano nazionale di ripresa e resilienza devono contenere provvedimenti per mettere in moto investimenti per far ripartire il Paese”.

“Continueremo con pazienza a costruire ponti – ha concluso il presidente – lavorando per puntare a qualcosa di ambizioso e credere che si possa sempre arrivare dall’altra parte. Piano del turismo, aumento della produttività, politiche attive per il lavoro, legalità e infrastrutture: il senso di queste richieste è uno solo: crescere nella rappresentanza per far crescere il Paese”.  

Per il ministro dei Beni Culturali e del Turismo, Dario Franceschini che ha ribadito un concetto già espresso in altre occasioni: “E’ del tutto evidente che la ristorazione sia un pezzo fondamentale dell’attrattività turistica italiana. Il cibo italiano è un pezzo dell’identità italiana, ogni comunità ha le sue tradizioni culinarie che conserva come un patrimonio culturale”.

“Quest’estate – ha detto il ministro – abbiamo costruito la norma per i ristoranti dei centri storici ma oggi il tema è già diverso con la chiusura totale di interi territori e quindi i provvedimenti dovranno essere calibrati. Questo settore per la prima volta ha degli ammortizzatori sociali. Mi sono battuto per i tavoli fuori per ristoranti senza costi che ne ostacolavano la realizzazione. Abbiamo prorogato una norma che ha esentato dai costi di occupazione di suolo pubblico e di richieste di permesso alle varie sovrintendenze quando i tavoli non sono vicini a monumenti di interesse nazionale”.

Franceschini ha chiuso il suo intervento con un messaggio di speranza: “Chiusa l’emergenza Covid il turismo e la  domanda torneranno imponenti in Italia, più prepotentemente di prima.  Arriverà una stagione ricca con una domanda che tornerà forte”.

Il ministro per le Politiche Agricole, Teresa Bellanova, ha voluto ricordare l’eccezionalità della situazione causata dalla pandemia: “Non bisogna mai dimenticare che stiamo agendo in una fase delicatissima davanti alla quale anche il governo ha dovuto affrontare delle difficoltà. Ora siamo nella fase in cui oltre a fare interventi che agiscono sull’emergenze dobbiamo immaginare e disegnare il futuro”.  “Le nostre città – ha detto Bellanova – sono più sicure con i locali aperti sono un contributo importante. Ho fatto una battaglia per tenere aperti i ristoranti almeno fino alle 23. Bisogna rispettare chi ha investito per rendere sicuri i locali e anche per la filiera delle produzioni agroalimentari in Italia vengono consumate per il 40% nella ristorazione”.  “Questa battaglia – ha concluso il ministro – ha coniugato quello che secondo me deve essere la costanza  a adesso in poi: coniugare la filiera agroalimentare, quella del vino con la filiera della ristorazione. I ristoratori sono gli ambasciatori della qualità delle nostre produzioni, in Italia e all’estero”.

 




L’emergenza sanitaria accelera l’innovazione Così il terziario recupera il gap tecnologico

Epidemia ed emergenza sanitaria hanno portato le imprese del terziario a riorganizzare i loro modelli di business. Il 32% delle imprese del terziario bergamasco, quasi 7mila imprese, ha introdotto innovazioni in seguito all’emergenza, dai sistemi di pagamento digitali (45,9%), a servizi di supporto alla clientela con internet e social (43,2%), offerte e promozioni attraverso piattaforme digitali (37,8%), nuovi strumenti di prenotazione e consegna via App o sistemi indipendenti (24,3%).  La pandemia ha costretto a “reinventarsi” anche le imprese che non avevano in programma di investire in innovazioni (ben il 47,2%) o ha accelerato i tempi di introduzione di tecnologia (il 26,4% aveva infatti già in programma investimenti in quest’area, ma ha dovuto introdurli in tempi brevi). Sono queste alcune delle principali evidenze emerse dalla ricerca “Innovazione ed evoluzione digitale” commissionata a Format Research nell’ambito dell’Osservatorio delle imprese del terziario bergamasche, presentata oggi. Lo studio traccia non solo il quadro dell’evoluzione digitale e dell’introduzione delle innovazioni nel terziario bergamasco, ma indaga anche sulle prospettive future e sulla visione che gli imprenditori hanno riguardo le nuove figure professionali da introdurre in azienda.  

L’introduzione dell’innovazione, per le imprese che non l’avevamo programmato o che ha hanno dovuto accelerare i tempi (circa 5.200 attività), ha permesso al 49,0% di sopravvivere, minimizzare le perdite in termini di ricavi (per il 30,2%), di mantenere lo stesso livello di ricavi rispetto al periodo precedente la crisi ( 20,8%). 

L’unico aspetto positivo di questa terribile crisi dettata dalla pandemia da Covid-19 è che porta con sé una spinta all’innovazione tecnologica e un’accelerazione nell’introduzione dell’innovazione da parte degli imprenditori, in particolare da servizi e commercio– commenta Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo-.  E’ stato in parte recuperato il gap che vedeva il terziario in ritardo rispetto ad altri comparti sul fronte tecnologico. La situazione resta difficile in prospettiva perché l’innovazione non genera maggiori ricavi nell’immediato e quindi manca linfa vitale per gli investimenti e per l’assunzione di nuove risorse umane e per la formazione,  strategici per il rilancio. Per questo è necessario che la politica del Governo accompagni il ristoro a politiche di rilancio con piani che assicurino lo sgravio per le assunzioni e gli investimenti. Le imprese del terziario devono poter accrescere le competenze interne”. L’Area Formazione Ascom risponde alle esigenze degli imprenditori con corsi mirati: “Chiusure e restrizioni hanno portato ad una crescita delle richieste in ambito informatico, per mantenere il contatto con la clientela– sottolinea Daniela Nezosi, responsabile area Formazione Ascom Confcommercio Bergamo-. Spesso gli imprenditori hanno esigenza di acquisire le competenze necessarie per gestire e-commerce o rafforzare i canali social in tempi brevissimi. Noi li accompagniamo in percorsi ad hoc, ma spesso è necessaria una consulenza mirata perché in molti casi, prima di sviluppare la digitalizzazione dei processi, urge una revisione dell’organizzazione aziendale. La formazione non deve tamponare un’esigenza del momento con una full immersion di competenze, strumentali alle necessità contingenti, ma deve essere inserita in un progetto aziendale di ampia visione”. In Associazione è attivo lo Sportello Innovazione per favorire l’introduzione di nuove tecnologie digitali e beneficiare di convenzioni, bandi e contributi dai sistemi di pagamento digitali, alla realizzazione di siti web e sviluppo social, da App e siti per consegne e delivery. “In questi mesi, a partire dalla prima fase della pandemia, abbiamo sviluppato con successo alcuni strumenti come #Compravicino per la consegna della spesa a domicilio che conta 1200 esercizi registrati in tutta la provincia– commenta Giorgio Puppi, responsabile dell’area Innovazione Ascom- . Webinar, realizzati in collaborazione con Edi Confcommercio, e bandi hanno permesso alle imprese di ampliare le proprie competenze e guardare al futuro per rendere i negozi sempre più 4.0”. 

I dati della ricerca

Uno sguardo al futuro 

Tra le imprese che hanno introdotto innovazioni: il 37,8% le manterrà certamente, il 25% probabilmente, mentre il 31,9% non lo sa ancora. Solo il 5,9 % non le manterrà.  Tra coloro che manterranno le innovazioni (il 62,5% tra probabili e certi), il 37,5% le ritiene  efficaci in termini di ricavi aziendali, il 35,6% ritiene che permetteranno di ampliare il parco clienti dell’impresa, il 33,3%  ha riscontrato maggiore visibilità della propria attività. Inoltre per il  26,7%  migliorano l’immagine dell’impresa, per il 22,2%  rappresentano un nuovo modo di fare comunicazione, per l’11,1% permettono di acquisire nuovo know- how per l’impresa, per il 6,7% si tratta di un elemento di differenziazione. Di contro, coloro (il 5,6%) che non le manterranno, hanno motivato la scelta, principalmente per problematiche di natura organizzativa (36%), per resistenza alle nuove tecnologie (23%), per mancanza di tempo per dedicarsi alla gestione delle innovazioni (22,7% ), perché i costi per il mantenimento delle innovazioni introdotte risultano troppo onerosi (6,3%).

Il limite delle competenze e le nuove professionalità in campo

Solo l’8,0% delle imprese bergamasche si è dotato di nuove figure professionali, con una punta minima del turismo del 3,5%. Tra coloro che si sono dotati di nuove figure professionali, questi i profili più richiesti: sales assistant( 35,7%), marketing assistant (17,8%), agenti di commercio con competenze digitali evolute (16%), informatici programmatori (14,3%), digital e special strategist (7,1%), data scientist e analyst (7,1%). Tra coloro ( la quasi totalità delle imprese, pari a ben il 92%) che non si sono dotati di nuove figure, il 10% dichiara che lo farà comunque nei prossimi due anni. Tra i comparti più disposti a introdurre nuove professionalità, il 13,2% delle imprese dei servizi, seguiti dal commercio (12%) e, a distanza, dal turismo (4,8%). Tra le imprese che introdurranno nuove figure,  il 24% effettuerà corsi di formazione sulle innovazioni di prodotto e servizio, con punte del 28,5% per il commercio e del 31% dei servizi; segue, ancora a distanza, il turismo (con il 12,5%). 




Al via Libri per sognare, una nuova edizione ricca di eventi Incontri con gli autori per i ragazzi via web

Anche quest’anno torna Libri per sognare, la manifestazione giunta alla quinta edizione, nata nel 2017 e ideata dal Gruppo Librai e Cartolibrai di Ascom Confcommercio Bergamo, organizzata in
collaborazione con l’Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo.
L’iniziativa ha come obiettivo quello di promuovere la lettura ed è rivolta ai ragazzi delle scuole primarie e secondarie della città e della provincia di

Cristian Botti

Bergamo, con il coinvolgimento in particolare dell’ultimo anno delle elementari e del primo anno delle medie, per cui nonostante il nuovo lockdown è garantita la didattica in presenza. “Ci troviamo in un contesto di grande difficoltà e in un clima di incertezza, all’indomani della nuova stretta sulle chiusure – commenta Cristian Botti presidente del Gruppo Librai e Cartolai Ascom Confcommercio Bergamo-. In questo contesto, in cui si limitano quotidianità e relazioni, i libri possono davvero rappresentare un’occasione di evasione, per guardare oltre”.
Libri per sognare favorisce il coinvolgimento attivo e creativo dei giovani studenti, chiamati al doppio ruolo di lettori e recensori di cinque titoli di letteratura contemporanea per ragazzi, selezionati dalle librerie organizzatrici. 
Ogni ragazzo si impegna nella lettura per poi votare il libro preferito e pubblicarne la recensione sul sito www.libripersognare.it . 
Come nella scorsa edizione sono organizzati incontri virtuali tra gli autori e gli studenti, tappe di avvicinamento all’evento finale in programma a maggio. Gli incontri con gli autori rappresentano uno stimolo in più per i giovani lettori, che possono avere un confronto diretto con chi ha scritto le pagine preferite e trarre ispirazione per la stesura delle recensioni dei libri. 
La giornata conclusiva dell’iniziativa vedrà la premiazione del libro vincitore e degli studenti che hanno inserito nel portale le migliori recensioni e sarà una grande festa dedicata alla cultura e alla
condivisione della lettura. “Lo scorso anno, in piena emergenza sanitaria, la cerimonia premiazione è avvenuta da remoto- continua Cristian Botti-. Abbiamo avuto un ottimo riscontro di presenze e, nonostante la distanza, ci siamo sentiti ancora più vicini ai ragazzi che, attraverso commenti online, hanno vinto timidezza ed esitazione che a volte li frena durante eventi in presenza”. Per partecipare all’iniziativa le scuole devono compilare l’apposita scheda di adesione ( www.libripersognare.it ) e inviarla entro il 17 novembre via mail a: libripersognare@ascombg.it . Per informazioni: 0354120203/118.

I libri scelti per questa edizione 
I libri selezionati raccontano storie di coraggio, speranza e si concentrano sul tema dell’ambiente e della sostenibilità. “Il bambino Nelson Mandela” di Viviana Mazza ( Mondadori 2014) illustra il
percorso, a partire dall’infanzia a piedi nudi ad accudire il bestiame, del grande presidente sudafricano, Nobel per la pace e simbolo per antonomasia del contrasto all’apartheid. 
“La voce di carta” di Lodovica Cima (Mondadori 2020) mostra l’emancipazione femminile attraverso il lavoro in fabbrica, con la storia della protagonista Marianna che, lasciata la campagna per il
lavoro in una cartiera a Lecco, grazie alla lettura, immersa in un un mondo di parole, trovò l’occasione di esprimere la sua voce più autentica. “Factory” di Tim Bruno ( Rizzoli 2020) racconta la dura vita di uno stabilimento di animali sottoposti a rigide esigenze produttive e di come l’ improbabile amicizia tra un ratto e un vitello all’ingrasso riesca a cambiare il destino e la triste prospettiva di una vita in batteria, ma in solitudine. “Libera. Un’amica tra le onde” di Daria Bertoni (Mondadori 2020) parla dell’avventurosa storia di Alice che, in mezzo all’Oceano Atlantico, scoprirà con il padre ricercatore naturalista, una seconda casa a bordo di Calipso e salverà Libera, una balenottera azzurra in pericolo di vita per un incidente. 
“Mustang” di Marta Palazzesi (Il Castoro 2020) racconta la storia, ai tempi della secessione americana, di Robb che, in una piantagione dicotone, con l’aiuto di una ragazzina indiana, riuscirà nell’impresa di domare un cavallo selvaggio Mustang e farà conquistare la libertà al suo amico Aimery, affrancandolo dalla schiavitù”.




Spese inderogabili Flash, dal Comune 1000 euro per attività chiuse per decreto

Il bando “Spese Inderogabili Flash” del Comune supporta le micro-imprese colpite dalle chiusure al pubblico introdotte con il DPCM del 3.11.2020 e la conseguente attivazione della zona rossa nel territorio. Per questo bando è stato stanziato un milione di Euro.

Il Bando prevede l’erogazione di un contributo fino ad un massimo di 1.000 euro per ogni partecipante selezionato ed è aperto fino al 30 Novembre 2020.

I requisiti di partecipazione sono gli stessi che hanno caratterizzato il precedente Bando per le Spese Inderogabili ovvero:

essere microimpresa ai sensi della normativa UE:

avere una sede operativa nel Comune di Bergamo;

essere iscritte e attive al Registro Imprese di una Camera di Commercio;

non aver subito condanne penali o essere state interessate da una delle misure di cui all’art. 80, comma 1 e 2, D.Lgs. 50/2016.

essere tra le attività sottoposte a chiusura al pubblico ai sensi del DPCM del 03/11/2020.

Per partecipare al Bando ci saranno due modalità: la prima sarà di tipo “Flash” ovvero le imprese che hanno già partecipato al bando Spese Inderogabili, sono state valutate positivamente in relazione ai loro requisiti e quindi hanno ricevuto un contributo verranno contattate attraverso una comunicazione elettronica. Le imprese che confermeranno la sussistenza dei criteri oggettivi per l’assegnazione del nuovo contributo potranno confermare la richiesta di contributo.

Le imprese che invece non hanno partecipato al bando Spese Inderogabili potranno presentare domanda di partecipazione fino al 30 Novembre 2020 tramite la procedura online disponibile al linkhttps://www.rinascimentobergamo.it/bandi/partecipa.

Ascom è a disposizione per informazioni e per la presentazione delle domande: 0354120340 ata@ascombg.it




Assemblea Fipe 18 novembre, webinar “La ristorazione tra sicurezza e sviluppo”

Fipe organizza mercoledì 18 novembre alle 10.30 in occasione dell’assemblea nazionale un momento di riflessione sul settore, in diretta sui canali social, YouTube e Facebook. Il tema “La ristorazione tra sicurezza e sviluppo” vede l’intervento del premier Giuseppe Conte, di Carlo Sangalli, presidente Confcommercio Imprese per l’Italia, Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe Confcommercio, Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali e Turismo e Teresa Bellanova, ministro Politiche agricole. Tra i rappresentanti del settore Gianmario Tondato Da Ruos, ad di Autogrill, Massimo Bottura, chef patron Osteria Francescana, Massimiliano Rosati, titolare Gran Cafe Gambrinus. Per i produttori, Maurizio Zanella, presidente Ca’ del Bosco, Nicola Bertinelli, presidente Consorzio Parmigiano Reggiano. Tra i relatori, Davide Rampello, storico e curatore padiglione Italia a Expo Dubai 2021, Maurizio Dallocchio, docente Università Bocconi.




Lavoro, costruiamo la ripresa su solide competenze

Nel marasma del bombardamento mediatico negativo che giunge sui giovani, già provati dal nuovo lockdown, ogni tanto qualche notizia positiva è da sottolineare.  Che ci sarà posto eccome, a pandemia terminata, per coloro che avranno intrapreso e affrontato con serietà e dedizione il loro percorso di studio. E’ questo il messaggio che emerge dalla giornata del Commercio, Turismo e Servizi del programma delle giornate di orientamento professionale organizzata dal Rotary Club di Bergamo in collaborazione con Ascom Confcommercio.Un confronto avvenuto rigorosamente in digitale ma non per questo meno partecipato con il collegamento di quasi 500 ragazzi delle classi IV degli istituti superiori bergamaschi e con un podcast finale a tre voci, con la testimonianza dell’imprenditore Giovanni Collinetti e del consigliere del club, l’avvocato Francesco Fontana, che con me hanno risposto a raffica alle centinaia di domande che sono giunte via chat. 

I giovani hanno apprezzato il messaggio positivo che esiste senza dubbio per loro un futuro lavorativo e che dipenderà, come del resto è sempre avvenuto, soprattutto da loro.  

I dati forniti sulle prospettive della ripresa del mercato del lavoro sono stati incoraggianti e capaci di ribaltare lo sguardo nefasto di breve termine che, nell’indagine continuativa di Unioncamere e Provincia di Bergamo del mese di ottobre, ha registrato 6.150 nuove assunzioni previste dalle imprese bergamasche a fronte delle 8.350 dello stesso periodo del 2019, con una caduta di oltre il 26%. Ad essere colpiti sono soprattutto il commercio e il turismo settori che, ancora in difficoltà per il precedente lockdown, si sono trovati da poco in un altro terribile stop.

Ed è proprio da questi settori più colpiti, quelli del terziario,  che sono giunti messaggi benaguranti per i ragazzi prossimi  al diploma. Sono i numeri a darci conforto. La previsione dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine, nel quadriennio 2020-2024, di Unioncamere evidenzia gli scenari che si stanno profilando a seguito della pandemia e partendo dalle previsioni sull’impatto del PIL nel 2020 e 2021 del Governo italiano, Banca d’Italia, ISTAT, FMI e Commissione europea tracciano uno scenario di base (ottimistico) e uno scenario avverso. In entrambi i quadri la ripresa della crescita dell’economia avverrà dal 2021 e da lì, al netto di quanto registrato in termini di fuoriusciti dalle imprese non appena scaduto il termine del divieto di licenziamento, partirà la risalita. Saranno soprattutto il settore pubblico con i pensionamenti accentuati con “quota 100” ad avviare una campagna di sostituzione di forze lavoro. 

Lo studio evidenzia un fabbisogno di nuove risorse lavorative che andrà dal 2020 al 2024 dai 2,0 milioni circa nello scenario avverso e di oltre 2,6 milioni di fabbisogno occupazionale sia per la domanda di rimpiazzo dei pensionandi sia per domanda di espansione, sia per il settore pubblico e privato sia per dipendenti che per i lavoratori  indipendenti. 

Venendo al fabbisogno di laureati, lo studio evidenzia un fabbisogno totale nei 5 anni che, distribuito su ciascun anno, presenta un equilibrio tra domanda delle imprese, 898.300 in 5 anni per 179.700, perfettamente in linea con il numero di laureati che presumibilmente entreranno nel mercato del lavoro, ossia 179.600 l’anno.

Il fabbisogno delle imprese registrerà picchi positivi e negativi ma sarà in linea con l’offerta di lavoro dei giovani. 

Meno per i diplomati per i quali si stima un fabbisogno medio annuo di 180.400 a fronte di 292.300 di offerta annuale. Disastrose sono invece le previsioni per la formazione professionale per cui la domanda sarà nettamente inferiore all’offerta. 

Il segnale per le famiglie e per gli studenti è chiarissimo. I giovani dovranno investire su un percorso di studio universitario. Per i bergamaschi poi la forza delle imprese del territorio costituisce una garanzia. Lo studio incrocia infatti domanda e offerta nazionale dove l’offerta è distribuita su tutto il territorio della penisola, mentre la Lombarda da sola, almeno per il settore privato, concentra la gran parte della domanda di nuovi posti di lavoro. 

Se la strada per chi vorrà studiare è segnata, il percorso dovrà essere coerente. Volendo infatti indagare sugli indirizzi di studio, l’analisi di Unioncamere evidenzia che al pareggio numerico si affiancherà lo scostamento qualitativo tra domanda e offerta. Avvertiremo un deficit della domanda di professioni mediche e paramediche, ingegneristiche, e giuridiche, per le quali potremmo non trovare manodopera qualificata, contro un surplus senza sbocco di studenti dei percorsi economico, linguistico e politico sociale. 

Il titolo di studio non sarà però sufficiente. Nell’entrata nel mondo del lavoro acquisteranno sempre più valore le soft- skill come la flessibilità di adattamento, capacità di lavorare in gruppo, risolvere problemi, lavorare in autonomia e  comunicare correttamente in lingua italiana. Dando per acquisite la conoscenza di una o più lingue straniere parlate in modo fluente. 

Le nuove competenze faranno la differenza. Saranno necessarie competenze ambientali o “green”, ossia le attitudini al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale (richieste secondo la ricerca ad oltre il 60 dei candidati, le competenze digitali di base come l’uso di internet e di strumenti di comunicazione visiva e multimediale (oltre il 56% dei neolavoratori). In particolare si affermeranno le e-skill mix ossia la somma alle competenze digitali di base o della capacità di utilizzare linguaggi e metodi matematici, oppure di saper gestire soluzioni innovative. Queste saranno richieste solo, si fa per dire, al 24% dei candidati, cioè a tutti coloro che occuperanno una fascia altamente qualificata della domanda di lavoro.

In definitiva ,dalla pandemia potremo uscire con un cambiamento epocale del lavoro al quale le nuove leve risponderanno con nuove competenze. In un contesto maggiormente mutevole che richiederà strategie nuove di continuità e cambiamento.

I settori del terziario saranno i primi a recepire il cambiamento come sempre avvenuto. Riprenderanno più lentamente per il grave colpo accusato dal Covid-19 ma con una capacità superiore alla media di generare nuove opportunità.  E queste competenze saranno utilissime per le imprese. 

 

    

        

     

  

    

 




Smart working nel terziario, crescita rispetto al pre Covid del +1005%

Con il ritorno delle restrizioni a contrasto della pandemia e gli incentivi al lavoro da remoto, torna d’attualità il tema dello smart working. L’Osservatorio Congiunturale sulle imprese del terziario della provincia di Bergamo condotto da Format Research per Ascom Confcommercio Bergamo, traccia il quadro del ricorso al lavoro agile nelle imprese del terziario bergamasco.  Tra le principali evidenze, emerge che quasi la metà delle imprese ha introdotto un’esperienza di smart working nel 2020. Il 43,1% ha adottato o adotterà lo smart working nel corso dell’anno.

La crescita è stata esponenziale a seguito del primo lockdown e degli incentivi al lavoro da remoto. Prima della pandemia erano solo il 3,9% le imprese ad adottare il lavoro agile, con un vero e proprio boom del 1.005%.

La crescita è continuata anche dopo la primavera, quando la percentuale era del 37%. 

In quest’ultimo mese c’è stato un ulteriore balzo del 16,5%. 

Delle imprese che hanno fatto ricorso allo smart working,  la metà, pari al 22,3% del totale,  non proseguirà al termine dell’emergenza sanitaria. Le imprese che invece hanno dichiarato che continueranno a impiegare questa tipologia di lavoro saranno il 20,9%.

Tra le imprese che concederanno lo smart working, solamente il 22,9% cioè un’impresa su quattro, lo concederà a tutti o almeno a gran parte dei dipendenti, mentre il 36,1% lo concederà in rotazione e il 41% lo riserverà a poche persone e solo per pochi giorni la settimana.

Quanto al giudizio sullo smart working  è molto positivo per il 25,3% delle imprese che lo adotta, in linea con il dato della primavera, mentre è abbastanza buono per il 42% degli utilizzatori (con una percentuale complessiva di soddisfazione del 67,3%),  con una crescita del 4% rispetto al dato primaverile (quando lo era per il 38%).

Lo smart working nel terziario risulta in generale adatto per il settore dei servizi e meno per il commercio e il turismo, salvo per le aziende di medie e grandi dimensioni.

“Lo smart working è stato apprezzato perché ha consentito alle imprese di non interrompere il lavoro a seguito delle chiusure e ha consentito ai lavoratori di gestire i figli durante la chiusura delle scuole- commenta il direttore Ascom Oscar Fusini-. Tuttavia, il lavoro agile continua a non essere compatibile per molti settori produttivi tra cui commercio e ristorazione. Infatti nonostante i ripetuti blocchi delle attività del terziario il 56,9% non vi ha fatto ricorso”. Non mancano anche effetti negativi sulla vitalità dei centri urbani: “Lo smart working svuota le città e impoverisce il commercio tradizionale e la ristorazione- continua Fusini- Con la fine della pandemia il sistema tornerà ad un equilibrio, più sostenibile per tutti. In particolare, potrà continuare ad essere concesso laddove sia funzionale e assicuri produttività del lavoro. Verosimilmente continuerà a essere  impiegato per tutti gli incarichi che non comportino contatti con la clientela e in cui il lavoro sia effettivamente misurabile”. 




Ascom, il punto sul terziario alle Giornate di Orientamento Professionale Rotary

“Lavorare nel Terziario: nuove competenze e nuove prospettive” è il tema su cui si concentra la giornata di orientamento professionale del Rotary di mercoledì 11 novembre, a partire dalle ore 11.
L’incontro consente di fare conoscere agli studenti dell’ultimo anno delle medie da vicino le nuove tendenze, le professioni emergenti e le opportunità di lavoro future nella provincia di Bergamo.
All’incontro partecipano tra i relatori Franco Gattinoni, presidente Commissione Azione Professionale Rotary e il direttore Ascom Oscar Fusini. Tra le testimonianze imprenditoriali, quella di un giovane imprenditore nei servizi.
Le giornate di orientamento professionale, organizzate nell’ambito dell’Azione professionale a favore dei giovani, hanno lo scopo di fornire agli studenti degli ultimi anni delle scuole medie utili informazioni sull’articolazione dei corsi universitari, sui problemi e sulle prospettive riguardanti ogni occupazione, in modo da aiutarli a compiere scelte il più possibile ragionate e ponderate. 




Seriate, fino al 2 dicembre accesso a contributi per attività chiuse durante lockdown

Il comune di Seriate ha stanziato 66mila euro a favore delle attività commerciali che hanno subito chiusure durante i lockdown. Possono accedere al contributo a fondo perduto del valore massimo di 2mila euro, tutte le imprese che documentino una riduzione pari ad almeno il 20 per cento dei ricavi conseguiti nello stesso periodo dell’anno precedente. Le domande devono essere inoltrate fino al 2 dicembre via pec (suap.seriate@pec.it) o tramite posta elettronica ordinaria(suap@comune.seriate .bg.it). Ascom è a disposizione per la presentazione delle domande: 0354120201, consulenza@ascombg.it