Bando guide e accompagnatori turistici dal 19 novembre

La Direzione generale Turismo del Ministero per i Beni culturali ha pubblicato il bando che assegna contributi per guide e accompagnatori turistici, al via il 19 novembre fino al 3 dicembre. Beneficiari delle risorse le guide turistiche e gli accompagnatori turistici titolari di partita Iva che possono beneficiare di un contributo fino a 5mila euro. L’assegnazione sarà disposta con decreto del Direttore generale Turismo entro 30 giorni dall’ultimo giorno utile di presentazione delle istanze tramite lo sportello telematico. L’area Finanza Agevolata Ascom-Fogalco è a disposizione per supportare gli imprenditori nella presentazione delle domande: finanza.agevolata@fogalco.it, 0354120262




Webinar Confcommercio Professioni il 12 novembre alle 10.30

Il 12 novembre (ore 10.30) Confcommercio Professioni fa il punto sul settore con il webinar “Professioni tra emergenza e rilancio” attraverso i dati della ricerca dell’Ufficio Studi Confcommercio sul lavoro autonomo e un confronto su come rilanciare le professioni nell’attuale fase. All’incontro partecipano tra i relatori Carlo Sangalli, presidente Confcommercio Imprese per l’Italia, Anna Rita Fioroni, presidente Confcommercio Professioni, Marco Leonardi, consigliere del Ministro dell’Economia e delle Finanze e Francesca Puglisi, sottosegretaria di Stato al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. La presentazione della ricerca è affidata a Mariano Bella, direttore Ufficio Studi Confcommercio. Si può seguire l’evento in diretta, collegandosi al sito Confcommercio Professioni o attraverso Facebook.




Credito, terziario in emergenza liquidità Il 53% delle imprese rinuncia agli investimenti

Riccardo Martinelli, presidente Fogalco

Le imprese si stanno indebitando più ora che a marzo. Diminuisce la propensione degli imprenditori del terziario agli investimenti: il 53% vi ha rinunciato definitivamente. Calano i costi di istruttoria ma aumentano quelli del finanziamento e soprattutto cresce il costo dei servizi bancari. Se oltre la metà delle domande di finanziamento è stata accolta  (il 50,7%), il 18% ha ottenuto meno di quanto richiesto e il 24,8% delle imprese è ancora in attesa di una risposta.
Sono queste alcune delle principali evidenze emerse dall’Osservatorio Congiunturale sulle imprese del terziario della provincia di Bergamo del Rapporto di ricerca condotto da Format Research, commissionato e presentato da Ascom Confcommercio Bergamo. “Proprio quando ne cresce la necessità, la percezione delle imprese è che stia peggiorando il costo del finanziamento,  ma soprattutto il costo dei servizi bancari generali – commenta il direttore Ascom  Oscar Fusini-. L’effetto può essere la conseguenza della disintermediazione stabilita con il decreto liquidità, che ha scavalcato il ruolo di calmieratore del costo del denaro dei Confidi”.  L’analisi dei costi bancari e la necessità di rinegoziare i finanziamenti esistenti risultano fondamentali soprattutto per le imprese micro e piccole. “Il check-up finanziario diventa imprescindibile per le imprese- commenta Riccardo Martinelli, presidente della Cooperativa di Garanzia Fogalco-. Gli imprenditori in questi mesi hanno messo in campo tutti gli sforzi e le energie possibili, dando fondo ai risparmi, anche per anticipare il pagamento delle casse integrazioni dei dipendenti. Ma ora le imprese si trovano come non mai nella necessità di indebitarsi. Siamo al loro fianco per ottenere credito a migliori condizioni, attraverso la garanzia consortile e per supportare investimenti o spese sostenute intercettando bandi e contributi attraverso il nostro sportello di finanza agevolata”.      

I dati dell’Osservatorio del credito Format Research 

Fabbisogno finanziario ed investimenti 

La crisi di liquidità del terziario di Bergamo, con l’indice crollato di 39 punti percentuali a marzo (in pre-lockdown  era a quota 59, a marzo a 20) ha recuperato 10 punti in questi mesi, tornando a quota 30. La proiezione a fine anno, sperando che non si ingeneri un nuovo lockdown, è di raggiungere quota 36 a dicembre, indice al di sopra di 13 punti rispetto alla media nazionale (a quota 23). Il recupero è stato avvertito un po’ in tutti i settori, in particolare per il commercio con + 18%, turismo + 11 e servizi + 11. A livello dimensionale, a recuperare sono state soprattutto le micro imprese fino a un addetto e la piccola impresa fino a cinque addetti, che avevano visto crollare l’indice in primavera ai minimi storici.  

Il 56% di imprese del terziario non ha in programma investimenti nei prossimi due anni.  Di queste il 53% ha rinunciato definitivamente per la crisi, mentre il 47%  porterà a termine i progetti posticipandoli, oltre il prossimo biennio.  

Domanda e offerta di credito

E’ in aumento la percentuale delle imprese che ha richiesto credito (37% contro il 32% del semestre precedente).  Più della metà delle domande di fido o finanziamento è stata accolta (il 50,7%), il 18 % però con importo inferiore a quello richiesto; il 24,8% è ancora in attesa di una risposta, mentre il 6,6% delle domande è stato respinto. 

Rispetto al costo del finanziamento l’indice si attesta a quota 50, con un calo di 1 punto rispetto al trimestre precedente (51). L’indice peggiore è per il turismo a quota 46, il migliore quello dei servizi a 52, mentre il commercio segna il 51. L’indice migliora con la  crescita della dimensione di impresa e quindi con il maggiore potere contrattuale (si passa da 38 per le imprese che impiegano un addetto per salire a 56 per le imprese con più du 49 addetti). 

Anche il costo dell’istruttoria è in linea con il trimestre precedente, a quota 39 (era 38 nei tre mesi scorsi).  Invariato anche l’indice complessivo sulla durata temporale del credito, a 43, anche per quanto riguarda settori e dimensioni d’impresa. 

Sostanzialmente invariato l’indice delle garanzie a quota 44 (un punto al di sopra del trimestre precedente dove era a 43). Le valutazioni peggiori riguardano il turismo (41) e le imprese che impiegano tra 6 e i 9 addetti,  a cui il sistema bancario chiede maggiore copertura. 

In aumento il costo percepito dei servizi bancari con l’indice che cala a 48  (con 4 punti in meno rispetto al trimestre precedente).




Il manifesto Fipe della ristorazione

Oggi siamo qui, siamo a terra, siamo qui come in altre 23 altre piazze italiane. Numerosi, coraggiosi, pacifici si, ma determinati, noi siamo quelli che ogni giorno si rimboccano le maniche. Ma di fronte a questa tragedia, purtroppo, non basta.

“Siamo a terra” economicamente. Il settore dei pubblici esercizi perderà quest’anno almeno 27 miliardi di euro su 96 di fatturato complessivo. 300mila posti di lavoro nel nostro settore rischiano di scomparire definitivamente. L’ulteriore imposizione della chiusura alle 18 ci costerà da sola 2,1 miliardi di euro, impedendo a 600 mila persone di lavorare. 

Tutto questo oggi costa caro a noi, ma il conto lo pagherà tutto il Paese. Se è vero, come è vero, che bar, ristoranti, pizzerie, catering, discoteche e sale da ballo popolano paesi, città, metropoli, vie e piazze del nostro Paese, dando a questi luoghi, vita, luce, socialità. Prima di questa tragedia, ogni giorno davamo da mangiare a oltre 11 milioni di persone, siamo il luogo del primo caffè e sorriso al mattino, del pranzo d’affari, della cena fra amici, spesso rappresentiamo i luoghi dove la memoria ha fissato i ricordi più intimi e belli della nostra e vostra vita. 

Ma siamo imprese anche noi, con i nostri bilanci e i conti da far tornare a fine serata. Siamo più di 300mila e diamo lavoro a più di 1milione e duecentomila persone in tutta Italia, e sulle nostre imprese vive un indotto importante. Siamo infatti la parte terminale della lunga filiera del cibo, la filiera agroalimentare, a cui ogni anno garantiamo acquisti per 20 miliardi di euro. Siamo parte fondamentale dell’identità italiana, ragione primaria per il turismo e componente del vantaggio competitivo del Made in Italy, il primo motivo per cui i turisti stranieri scelgono di tornare nel nostro Paese. 

Eppure, “Siamo a terra”. Comprendiamo e siamo responsabili di fronte ad una tragica emergenza sanitaria, subiamo però da mesi la sconfortante definizione di attività “non essenziali” ogni volta in cui la situazione si complica. Eppure, tutte le attività economiche sono essenziali quando producono reddito, occupazione, servizi. E tutte le attività sono sicure se garantiscono le giuste regole e attuano i protocolli sanitari assegnati. E noi li abbiamo applicati, accollandoci spesso costi importanti e responsabilità spinose. 

Per questo, infine, “Siamo a terra” moralmente. Perché -dopo tutto questo, a quasi otto mesi dal primo lockdown- non veniamo considerati alleati dell’ordine pubblico e non vediamo riconosciuto il nostro valore sociale, ma ci sentiamo usati ancora una volta come capro espiatorio di socialità per controlli che mancano e misure di organizzazione che fanno difetto. Ci sfibra l’incertezza e ci demotiva l’instabilità, in un’insensata gara all’untore, e allora lo vogliamo dire con forza. Non siamo noi i responsabili della curva dei contagi. Noi non siamo il problema. Possiamo e vogliamo essere parte della soluzione.

“Siamo a terra”, ma non ci arrendiamo ne abbiamo intenzione di farlo. Lo diciamo con il pensiero che va agli amici e colleghi hanno chiuso definitivamente e a quelli che si sono tolti la vita o hanno perso la voglia di viverla. Oggi siamo in 24 piazze anche per loro, per dire a tutti voi e a tutti noi che un’altra strada è possibile.

Anche per loro, noi ci vogliamo rialzare. 

Insieme, per quel senso di solidarietà che da sempre appartiene al nostro settore e che oggi attraversa le piazze di tutta Italia.

Insieme, perché solo così si può sentire la voce di un piccolo bar, di un ristorante di provincia, di un locale amato dal quartiere nel vociare indistinto della pena e del panico.

Insieme, con dignità, anche seduti per terra. Con la mascherina e il distanziamento. Con il silenzio assordante di un settore che non ha più fiato ma ha ancora una voce: quella di FIPE. 

Il Governo, ancora nella giornata di ieri, ha preso provvedimenti per garantire ristori ad indennizzo delle perdite di fatturato. Non vogliamo essere disfattisti, apprezziamo gli impegni espressi, ma dopo mesi di burocrazia esigiamo che arrivino non presto, ma subito. E speriamo che arrivino accompagnati da interventi di mitigazione dei costi a partire da interventi sulle locazioni, dal prolungamento degli ammortizzatori sociali e dalla cancellazione di impegni fiscali e sulle moratorie dei pagamenti. 

Gli indennizzi al settore sono un atto dovuto, non una misura compensativa: nulla può compensare la negazione del diritto al lavoro.

Queste misure sono necessarie per rimetterci in piedi. Chiediamo con forza che si renda giustizia ad un settore che oggi è sì a terra, ma che vuole tornare a correre sulle sue gambe. 

Lo chiediamo per la storia delle nostre imprese, per il presente delle nostre famiglie, ma soprattutto per il futuro dei nostri figli, delle nostre città e del nostro Paese.




Giorgio Beltrami: “Siamo a terra ma non ci arrendiamo e chiediamo il rispetto per il nostro lavoro, per rialzarci in piedi”

Giorgio Beltrami

“Siamo a terra, come in molte altre piazze italiane-  ha sostenuto a gran voce il presidente del Gruppo Bar, Caffetterie, Pasticcerie Ascom Confcommercio Bergamo, Giorgio Beltrami- . Siamo a terra fisicamente, ma soprattutto economicamente. Quest’anno i pubblici esercizi lasceranno a terra 27 miliardi di fatturato e 300 mila posti di lavoro rischiano di scomparire definitivamente. 300mila posti e 300mila famiglie sono in bilico. Nella sola nostra provincia 5336 imprese sono obbligate ad abbassare le serrande alle 18. 13562 dipendenti , a seguito di queste restrizioni, rischiano il posto di lavoro. Tutto ciò è per noi inaccettabile. E’ un prezzo troppo alto e il conto rischia di pagarlo tutto il Paese. Un Paese che purtroppo si è drammaticamente dimenticato del valore del nostro lavoro, del ruolo fondamentale che ricopre nella costruzione dell’identità italiana, del valore simbolico, immateriale e non quantificabile che la nostra cucina, la nostra ospitalità, i nostri prodotti rivestono. E che continuano ad essere al primo posto tra le dieci caratteristiche che i turisti apprezzano nel nostro Paese. Tutto il mondo apprezza e invidia questo, ma il potere se ne dimentica troppo spesso. E così oggi ci ritroviamo qui a terra. Noi comprendiamo la tragica situazione di emergenza sanitaria, ma siamo stanchi di essere sempre considerati dal Governo come superflui, ogni volta che la situazione si complica. Ci sono stati giustamente imposti rigidi protocolli da osservare all’interno delle nostre attività, che noi abbiamo accuratamente rispettato. Per farlo ci siamo anche accollati costi gravosi e responsabilità spesso spinose, ma il risultato è stata l’ulteriore applicazione di restrizioni nei confronti del nostro lavoro. Ecco perché oggi siamo a terra, soprattutto moralmente. Perché non ci consideriamo come alleati dell’ordine pubblico e non vediamo riconosciuto il nostro valore sociale. Non ho letto una sola parola che mettesse in evidenza il fatto che noi, malgrado la pandemia, incuranti del rischio, siamo stati sul nostro posto di lavoro a dispensare i nostri servizi. Per di più veniamo indicati come capro espiatorio, come untori, e non lo siamo. Vengono addebitate a noi responsabilità per fatti che avvengono all’esterno dei nostri locali e che dovrebbero essere gestiti da altri. E allora vogliamo ribadirlo con forza: non siamo noi i responsabili della curva dei contagi, non siamo noi il problema, noi vogliamo e possiamo essere parte attiva nella soluzione del problema. E siamo qui, insieme seduti a terra, ma con dignità, in silenzio, con la mascherina e la stretta osservanza del distanziamento. E’ questo il silenzio assordante di un settore, che non ha più fiato economico, ma ha ancora una voce dignitosa e potente, quelle della Fipe, che mi onoro di rappresentare. Il Governo ha preso provvedimenti per garantire ristori che promettono essere rapidi e noi li accettiamo. Ma non dimentichiamo che il darci poche migliaia di euro non cambia la situazione finanziaria di un’impresa. Questi indennizzi sono un atto dovuto. L’unico aiuto decisivo che ci aspettiamo sta nel permetterci rapidamente la riapertura delle nostre attività. Non vogliamo elemosine, vogliamo il rispetto del diritto al lavoro. Si, oggi siamo qui a terra, ma non ci arrendiamo. Non ci arrendiamo, pensando con dolore a tutti gli amici che hanno già chiuso le loro attività definitivamente. A coloro che si sono tolti la vita o hanno perso la voglia di viverla. A loro rivolgiamo il nostro silenzio, il nostro abbraccio e il nostro pensiero. Ora, vi prego, rialzatevi in piedi. In piedi, chiedendo con grande dignità, il rispetto dovuto per il nostro lavoro, per la storia delle nostre imprese, per il presente delle nostre famiglie, ma soprattutto per il futuro dei nostri figli, delle nostre città e del nostro amato Paese”. 




S.o.s Lavoro: Supporto, Organizzazione e Sostenibilità, Ascom lancia il nuovo servizio

Il progetto “S.o.s Lavoro -Supporto, Organizzazione e Sostenibilità” di Ascom Confcommercio Bergamo prevede l’intervento di un team di professionisti qualificati ed esperti dell’area Lavoro e Welfare per assistere le imprese nella definizione e attuazione delle misure necessarie nel breve periodo, oltre a mettere in atto una revisione strategica nel lungo periodo. Attraverso una consulenza personalizzata saranno valutati i punti critici e le priorità operative, definiti gli interventi di ottimizzazione, riorganizzazione, cambiamento organizzativo. Il ricorso agli ammortizzatori “emergenziali” ha sicuramente contribuito a sostenere imprese e lavoratori nella fase più critica, ma per affrontare al meglio l’immediato futuro in condizioni di sostenibilità, è prioritario che le imprese adottino dei piani e interventi anche operativi, da eventuali procedure sindacali, vertenziali e amministrative al ricorso a piattaforme dedicate per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

Il servizio risponde alla crescente richiesta da parte degli imprenditori, alle prese con una crisi economica senza precedenti, di adottare piani e interventi sul fronte strategico e organizzativo. “Le imprese vanno aiutate non solo a gestire gli ammortizzatori sociali e le pratiche conseguenti ma a riposizionarsi come business – sottolinea Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo-. Significa cercare di anticipare come ripartirà il mercato dopo le nuove restrizioni, disegnare le esigenze in termini di risorse umane, ripensare alle figure che potranno essere di aiuto non tanto in termini quantitativi ma soprattutto qualitativi”.

“E’ necessario coniugare la gestione emergenziale con quella di riposizionamento strategico sul mercato o di miglioramento della situazione organizzativa – sottolinea Enrico Betti, responsabile Area Lavoro, Welfare e Relazioni sindacali-. Bisogna prepararsi a sostenere l’auspicabile ripresa senza farsi trovare impreparati”.

I dati dell’Osservatorio congiunturale del terziario su occupazione Format Research

Il Rapporto di Ricerca, condotto da Format Research, evidenzia l’andamento occupazionale nelle imprese del terziario e il sentiment degli imprenditori da qui a fine anno. L’emergenza sanitaria ha contribuito alla forte decelerazione dell’apertura di nuove attività: a Bergamo hanno aperto nei primi sei mesi dell’anno il 59% delle imprese in meno dello scorso anno, contro una media nazionale che si attesta a – 41%. Il dato è ancora più negativo se si considera il solo turismo (bar, ristoranti, alberghi). Il decremento delle nuove imprese del turismo nate a Bergamo nel secondo trimestre 2020 è nettamente peggiore (-80%) rispetto al dato nazionale (-59%).

In peggioramento l’indicatore relativo all’occupazione relativo al terziario bergamasco. Le misure adottate dalla politica fino a oggi non sembrerebbero in grado di mitigare l’andamento occupazionale. La proiezione dell’occupazione da qui a fine anno rileva un indicatore inferiore rispetto alla media del resto del Paese: 31, contro 34. L’indicatore è migliore per le imprese del commercio, a quota 44 (contro una media nazionale a 41), e dei servizi, a quota 42 (contro 41). Per le imprese del turismo l’indicatore è al di sotto della media nazionale, a quota 30, contro 33. Il giudizio varia molto in base alla dimensione dell’impresa: l’indicatore è più alto per le imprese di dimensione più grande, da 6 a 49 addetti.

Gli occupati della nostra provincia sono circa 375.874 dei quali 197.417 del terziario (53%)

Di questi il 37% ha subito la chiusura durante il lockdown. Ad aprile il 70% delle imprese dichiarò che aveva già diminuito il personale (20%) o lo avrebbe fatto nei mesi a venire (50%).

Il 63% dichiarò che aveva già fatto uso degli ammortizzatori sociali (26%) o l’avrebbe fatto nei mesi a venire (37%).




Flash mob dei pubblici esercizi mercoledì 28 ottobre

La situazione è gravissima per il settore dei pubblici esercizi e della ristorazione, tale da richiedere un’iniziativa forte.
Ascom in collaborazione con Fipe organizza la manifestazione di protesta #siamoaterra per mercoledì 28 ottobre alle 11.30 per ricordare il valore economico e sociale del settore e chiedere alla politica un aiuto per non morire.
L’iniziativa coinvolge oltre alla nostra provincia (epicentro iniziale della pandemia) altre  10 città italiane capoluoghi di regione: Firenze, Milano, Roma, Verona, Trento, Torino, Bologna, Napoli, Cagliari, Catanzaro.
Obiettivo: ricordare i valori economici e sociali della categoria, che occupa oltre un milione e duecentomila addetti e chiedere alla politica di intervenire in maniera decisa e concreta per salvaguardare un tessuto di 340mila imprese che prima del Covid19, nel nostro paese generava un fatturato di oltre 90 miliardi di euro ogni anno.
 
A Bergamo si svolgerà sul Sentierone, partirà dalle 11,30 e terminerà alle 12,30 e sarà riservata ad un numero massimo di 50 imprenditori, che vestiti di nero, staranno seduti per terra incrociando le gambe distanziati l’uno dall’altro di 1 metro. Per terra verranno posizionate delle tovaglie, ciascuna con piatto, posate, cristallerie messe a testa in giù. Il materiale verrà offerto dalle imprese di catering associate a ANBC– Fipe.
Non ci saranno slogan, urla, canti o bandiere, così come è nello stile di Ascom e di Fipe, ma si canterà insieme solo l’inno d’Italia.

L’iniziativa si svolgerà nel totale rispetto delle norme dettate dalle ordinanze regionali e dai DPCM.

 




Alzano Lombardo, bando per attività commerciali

Il Comune di Alzano Lombardo ha stanziato 110mila euro di contributi a fondo perduto per favorire la ripresa delle attività economiche del territorio. Gli esercizi di vicinato, ristorazione e servizi, che non sono rientrate nelle attività autorizzate all’apertura durante l’emergenza Covid, possono beneficiare dell’agevolazione Tari fino a 1000 euro. Le attività, autorizzate all’apertura anche durante il periodo lockdown che attestino un calo del fatturato del 20%, possono comunque accedere al contributo forfettario di 500 euro. Il contributo potrà essere richiesto entro il 31 ottobre 2020 (protocollo@pec.comune.alzano.bg.it). Ascom è a disposizione per la presentazione delle domande. Info: consulenza@ascombg.it 035.4120123.

 




Sicurezza, corso carrelli elevatori il 28,29 ottobre, aggiornamento il 12 novembre

Sono in calendario i corsi obbligatori di prima formazione e aggiornamento per addetti ai carrelli elevatori semoventi (mulettisti). Per chi deve frequentare il corso per la prima volta è prevista una formazione di 12 ore, in programma il 28 ottobre dalle 14 alle 18 e il 29 ottobre dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18. Chi deve invece solo aggiornare le competenze ha a disposizione il percorso formativo dedicato, della durata di 4 ore con cadenza quinquennale, in programma il 12 novembre dalle ore 14 alle ore 18. Per informazioni www.ascomqsa.it tel. 0354120325.

 




Dal 24 ottobre nuove regole per uso termini cuoio, pelle e pelliccia

Da sabato 24 ottobre entrano in vigore le prescrizioni contenute nel decreto legislativo n.68 del 9 giugno 2020 su “Nuove disposizioni in materia di utilizzo dei termini “cuoio”, “pelle” e “pelliccia” e la relativa disciplina sanzionatoria ( ai sensi dell’articolo 7 della legge 3 maggio 2019, n.37). In particolare, il provvedimento vieta l’immissione e la messa a disposizione sul mercato con i termini, anche in lingua diversa dall’italiano, «cuoio», «pelle», «cuoio pieno fiore», «cuoio rivestito», «pelle rivestita» «pelliccia» e «rigenerato di fibre di cuoio», sia come aggettivi sia come sostantivi, anche se inseriti con prefissi o suffissi in altre parole o in combinazione con esse, ovvero sotto i nomi generici di «cuoiame», «pellame», «pelletteria» o «pellicceria», di materiali o manufatti composti da materiali che non rispettino le corrispondenti definizioni previste dalla norma.

Tra le condotte che saranno punite sono ricomprese la mancanza di etichetta o contrassegno e l’utilizzo di etichetta o contrassegno non conforme ai requisiti richiesti, prevedendo sanzioni per chi effettivamente etichetta i prodotti (produttori/importatori) che vanno da un minimo di 1.500 euro ad un massimo di 20.000 euro.

Ai commercianti è lasciata la sola verifica della presenza dell’etichetta e della corrispondenza delle informazioni in essa contenute con quelle indicate in fattura.
In caso di violazione, il distributore sarà assoggettato ad una sanzione da 700 euro a 3.500 euro, salvo che non dimostri la rispondenza di dette indicazioni con quelle rilasciategli dal suo fornitore nel documento commerciale di accompagnamento.

Grazie all’azione di Federazione Moda Italia, è stata accolta la possibilità di smaltire le scorte.
Il decreto infatti prevede: “I materiali ed i manufatti di cui all’articolo 2, comma 1, immessi sul mercato prima dell’entrata in vigore del presente decreto ed etichettati conformemente alla legge 16 dicembre 1966, n. 1112, possono continuare ad essere messi a disposizione sul mercato, ai fini dell’esaurimento delle scorte, entro il termine di ventiquattro mesi dall’entrata in vigore del presente decreto”.
Sarà possibile la vendita di prodotti in magazzino fino all’esaurimento delle scorte entro e non oltre il 23 ottobre 2022.