Il mercato immobiliare a Bergamo e provincia è di sostanziale stabilità sia per valori che per numero compravendite che per quanto riguarda le quotazioni, con prezzi che si attestano sui valori del 2018. È questa la fotografia del settore scattata dalla nuova edizione, la 25esima, del Listino dei prezzi degli Immobili di Bergamo e provincia, realizzata da Fimaa, la Federazione italiana mediatori e agenti d’affari aderente ad Ascom Confcommercio Bergamo, in collaborazione con Adiconsum, Collegio dei Geometri e Geometri laureati di Bergamo, Consiglio Notarile di Bergamo, Appe-Confedilizia e con il patrocinio di Provincia di Bergamo, Comune di Bergamo e Università degli studi di Bergamo. Il listino offre un quadro completo sull’andamento del mercato (con ultime rilevazioni a novembre 2019), dando tutte le quotazioni per la compravendita e la locazione di appartamenti, box, uffici, negozi e capannoni della città e dell’intera provincia. La leva immobiliare è fondamentale per la ripartenza dell economia bergamasca, ha sottolineato il direttore Ascom Confcommercio Bergamo, Oscar Fusini: “Se siamo cresciuti negli anni è grazie al settore immobiliare. Oggi più che mai l’ubicazione e la scelta della sede d’impresa e dei servizi ad essa collegati è determinante per il successo. Anni fa, ad esempio, i canoni d’affitto elevati per bar e altre attività di somministrazione non erano determinanti, oggi con i margini ridotti dalla crisi, la leva immobiliare è fondamentale per garantire la sopravvivenza delle attività”.
Nei primi sei mesi dell’anno il mercato ha visto una ripresa, segnando un +4,5% di compravendite, nel corso dell’ultimo semestre c’è stata una battuta d’arresto, ma il quadro complessivo è positivo. “Il mercato nonostante la
congiuntura non sia delle migliori evidenzia non solo la resistenza del settore, ma anche la crescita delle compravendite- commenta Oscar Caironi, presidente provinciale Fimaa-Federazione italiana mediatori e agenti d’affari aderente ad Ascom-. Secondo le nostre previsioni il numero è destinato a salire e a superare quota 600mila contratti di vendita e acquisto immobili nel 2020. Gli investitori sono alla finestra, ma con un regime di tassazione favorevole. Il settore immobiliare, che vale il 19% del Pil, ha bisogno di maggiore attenzione per la stabilità del Paese”.
C’è grande effervescenza nella compravendita di immobili fino a 170 mila euro e cresce il mercato del nuovo. Gli immobili di qualità, efficienti dal punto di vista energetico e inseriti in un bel contesto, trainano il mercato e si acquistano anche se sono ancora in fase progettuale e nonostante le quotazioni si attestino su buoni livelli. Per una casa in classe ‘A’ in città i bergamaschi spendono dai 250mila ai 400mila euro. E le condizioni favorevoli dei mutui, con interessi a tasso fisso vantaggiosi, favoriscono la destinazione di un budget più alto per la prima casa. La tendenza generale è infatti quella di acquisto di case di metratura più grande (cresce del 43% rispetto al 2018 chi acquista superfici da 100 a 125 mq) e più efficienti. “Gli appartamenti di ampia metratura in classe A4 e con consumi minimi sono preferiti a ville e case singole, dai costi di gestione decisamente elevati” commenta Enzo Pizzigalli consigliere Fimaa Bergamo. “Gli immobili ad alte prestazioni energetiche sono sempre più richieste dal mercato- ribadisce Mario Belotti del Collegio Geometri Bergamo- . Il problema è che gli immobili nuovi sono una minoranza e ad incidere sul consumo energetico sono immobili vetusti. Serve una burocrazia più snella per la riqualificazione e la rigenerazione degli edifici esistenti, una priorità per evitare inutili ed ulteriori consumi di suolo in favore del restyling di ciò che c’è già”.
Tornano finalmente quest’anno gli investimenti: “Il mercato fino a 100mila euro è in ripresa- continua Pizzigalli-. Tornano gli investimenti che garantiscono ancora rendimenti al 7/8 per cento”. La proroga degli sgravi fiscali per la ristrutturazione contribuisce alla vendita di immobili datati degli anni Sessanta e Settanta: “In un mercato normale in cui l’ offerta supera la domanda uno degli aspetti fondamentali è quello della quotazione dell immobile, che deve essere in linea con i valori di mercato- precisa Pizzigalli- . Se si sbaglia la richiesta anche di 5/10mila euro gli immobili stanno sul mercato mesi senza nemmeno essere visti”.
In provincia tra i primi cinque comuni per numero di compravendite tre sono sull’asse Brebemi, a conferma di quanto la vicinanza ai principali snodi viabilistici incida sulle quotazioni: si vendono e acquistano più immobili a Treviglio, Caravaggio e Romano di Lombardia. ” E la sensazione è che la tendenza sia di uno sviluppo anche nei prossimi anni, data la presenza di ampie aree edificabili nella Bassa bergamasca, tradizionalmente vocata all’agricoltura- commenta Carlo Baretti, vicepresidente provinciale Fimaa specializzato nelle vendite fuori città- . Le quotazioni restano alte anche sul lago, con Lovere e Sarnico in testa. In montagna Foppolo e Bratto/Dorga a Castione della Presolana sono le località più ambite. Nell’hinterland Treviolo, Stezzano, Curno e Mozzo sono sempre più richieste, per la vicinanza all’ospedale e a superstrade e servizi. Il mercato tiene anche a Seriate e Dalmine”.
Non conosce crisi in città il mercato delle locazioni, soprattutto con destinazione turistica. Sono in costante aumento i contratti di locazione per case vacanza, a scapito di quelli tradizionali. ” L’affitto di case vacanza e bed and breakfast è crescito nell’ ultimo anno del 20%- sottolinea Oscar Caironi-. Ci auguriamo che le tasse non pagate da Airbnb vengano recuperate. A perdere, oltre allo Stato, è l’intero tessuto sociale, fatto di relazioni e scambio. Di questo passo le piazze non saranno più popolate da famiglie ma da turisti”.
Il mercato commerciale è in crisi e la tassazione elevata- con lo spauracchio dell’incremento dell’Imu dal 7,6% all’8,6%- non contribuisce a migliorare il quadro.
Il clima di fiducia, complice l’incertezza politica e l’andamento generale dell’economia, peggiora. Più del 29% degli imprenditori bergamaschi del terziario evidenzia una preoccupazione maggiore rispetto alla prima parte dell’anno. Ma la previsione per i prossimi mesi è di sostanziale stabilità. Il quadro, in un contesto italiano che evidenzia quanto a fiducia la punta più bassa degli ultimi tre anni, è decisamente più roseo a queste latitudini; gli indicatori si confermano migliori a Bergamo anche rispetto al Nord-ovest. In generale, si tratta di una tenuta del settore, frutto di una crescita dell’8% del commercio, turismo e servizi, rilevata negli ultimi dieci anni (contro il 5% medio nazionale). Il clima di incertezza sembra dettato dalla flessione dei ricavi, mentre migliorano occupazione e i tempi di pagamento dei clienti.
Sono alcuni dei dati emersi dalla ricerca che Ascom Confcommercio Bergamo ha affidato a Format Research per fotografare la salute del terziario, con particolare attenzione ad uno dei temi da sempre cruciali per la sopravvivenza delle imprese: il credito. Sul fronte finanziario si evidenzia – in un quadro di leggero calo della domanda di credito- un raffreddamento dei rapporti delle pmi del terziario con il sistema bancario. Cala leggermente il numero delle imprese che ha ottenuto la cifra desiderata attraverso finanziamento. Peggiorano le condizioni del credito: i costi aumentano e le richieste da parte del sistema bancario sono più stringenti.
I PRINCIPALI INDICATORI RILEVATI DALLA RICERCA
Clima di Fiducia
Peggiora la fiducia delle imprese del terziario della provincia di Bergamo, sia con riferimento all’andamento dell’economia italiana (con indicatore che scende da 44 a 42,2 e il 29,3% degli imprenditori che evidenzia maggiore preoccupazione), complice il quadro politico, sia per quel che riguarda l’andamento della propria impresa (da 51 l’indice scende a 49,8 e la previsione è di un ulteriore lieve calo a 49 nella fine del 2019 e per i primi mesi del 2020).
Andamento congiunturale
Il clima di incertezza è in parte imputabile all’andamento dei ricavi, giudicati in lieve flessione (l’indice scende dal 53,5 al 52,1 con il 20,3% delle imprese che evidenzia un peggioramento rispetto al semestre precedente). La previsione per i prossimi mesi a cavallo tra il 2019 e il 2020 è di una sostanziale stabilità (indice sempre a quota 52).
Migliora leggermente la situazione relativa all’occupazione, l’indicatore rallenta la dinamica di crescita che aveva caratterizzato l’ultimo periodo (sale a quota 50,7 da 49,4 del semestre precedente. Il 9% degli imprenditori evidenzia un miglioramento, solo il 7,6% un peggioramento)
ma regge in vista dell’ultima parte dell’anno fino a marzo (indicatore a 50).
Sostanzialmente stabili i prezzi praticati dai fornitori secondo la percezione delle imprese del territorio (sarà così anche nei prossimi sei mesi) e migliora ancora l’indicatore relativo ai tempi di pagamento da parte dei clienti (le tempistiche si accorciano per il 30,6% degli imprenditori e restano uguali per il 64,2%).
In questo contesto, si abbassa leggermente la quota di imprese che negli ultimi sei mesi sono riuscite a far fronte al proprio fabbisogno finanziario (la liquidità migliora per il 21,1% delle imprese, peggiora per il 2,9%; l’indice scende da 60,5 a 59,1 con previsione a 59).
Osservatorio sul credito
Diminuiscono le imprese che si rivolgono al sistema bancario (la domanda di credito fa registrare un lieve calo generalizzato, il 28% contro il precedente 28,8%). Quanto all’andamento del finanziamento, è in diminuzione infatti la percentuale di risposte positive a fronte della richiesta di credito: il 61,2% delle imprese ha ottenuto la cifra desiderata, rispetto al precedente 62%.
Tra le imprese che si recano in banca per chiedere un fido, un finanziamento o la rinegoziazione di un prestito, è in aumento la percentuale di quelle che lo fanno per esigenze di liquidità e cassa (il 45,2% delle aziende contro il 43% del semestre precedente). In leggero calo anche gli investimenti che interessano il 39,9% degli imprenditori (prima erano il 40,7%).
Sono dunque in peggioramento i giudizi delle imprese del terziario anche per quel che riguarda le condizioni alle quali il credito viene concesso (dal costo del finanziamento, alle garanzie richieste): l’indice scende dal 53,4 al 51,7 anche se la percentuale di chi rileva un miglioramento dei costi (il 16,2%) supera chi evidenzia un inasprimento (12,8%). In lieve peggioramento l’andamento del costo dell’istruttoria (da 42,9 a 42; per il 22,1% i costi e altre spese accessorie sono aumentati) e della durata del finanziamento (da 52,0 a 49,9; peggiora per il 14,3%).
Le richieste di garanzie da parte delle banche sono sempre più stringenti: per un’impresa su quattro (24,9%) peggiorano. Anche i costi aumentano: per il 18,3% delle imprese che hanno richiesto fido o finanziamento le condizioni peggiorano (l’indice passa a 49,3 contro il 50,9).
Scenari e trend nazionale, a Bergamo la situazione è più rosea che altrove
Il 66% delle imprese della provincia di Bergamo opera nel commercio, turismo e servizi, che rappresenta una fetta estremamente importante dell’economia del territorio pur essendo al di sotto della media nazionale (il 74% delle imprese italiane , 2,6 milioni di insegne, opera nel terziario, il 34% nei servizi, il 31% commercio, il 9% turismo). Sono 46.026 (Elaborazione Format Research su dati Istat 2019) e operano per il 34% nei servizi (in linea con dato nazionale), il 25% nel commercio e il 7% nel turismo.
Il terziario nell’ultimo decennio è cresciuto a Bergamo dell’8% (contro il 5% della media nazionale), assorbendo parte del tessuto imprenditoriale deteriorato di agricoltura e industria. Nella provincia di Bergamo il commercio è cresciuto dell’1% (mentre in Italia è calato dal 2%) e i servizi del 13% (contro il +12% italiano). Crescita a doppia cifra per effetto-Orio per il turismo che segna il +17% (in lieve calo rispetto alla media italiana).![](https://www.larassegna.it/wp-content/uploads/2019/11/Da-sinistra-Oscar-Fusini-Riccardo-Martinelli-e-Antonio-Arrigoni--300x225.jpg)