Lavoro, la Regione apre una riflessione sulla crisi che coinvolge la Gdo

auchanUna lettera alla proprietà di Auchan e una risoluzione da portare al più presto in Consiglio regionale sull’intero settore della grande distribuzione organizzata, a partire proprio dalla crisi del gruppo francese, sono le iniziative messe a punto oggi dai consiglieri regionali della IV commissione Attività produttive. Le iniziative fanno seguito all’audizione delle organizzazioni sindacali, interpellate dopo l’annuncio, da parte di Auchan, della possibile chiusura del sito di Cesano Boscone (poi rientrata) e della riduzione di personale su altre sedi lombarde, per un totale di 290 unità. “Il problema occupazionale per 63 lavoratori su Cesano Boscone e altri oltre 200 in Lombardia, tra cui 30 a Nerviano, 26 a Vimodrone, 32 a Rozzano, resta, tuttavia la situazione rispetto alle cifre inizialmente paventate pare parzialmente rientrata. Regione Lombardia deve ora fare la sua parte attraverso un documento che faccia pressione su Auchan per la scelta di ammortizzatori sociali conservativi, come i contratti di solidarietà – ha detto il Pd Onorio Rosati -. Detto ciò, proprio a partire da questa crisi occupazionale che è solo una delle tante che hanno coinvolto e coinvolgeranno il settore della GDO, occorre predisporre strumenti per una riflessione complessiva sull’intero sistema. A Auchan chiediamo invece il ritiro degli esuberi”.




Riapre il Museo Donizettiano, ingresso libero e domenica visita guidata

museo donizettianoIl 15 maggio 2015 riapre al pubblico il Museo Donizettiano di Bergamo Alta, l’unico museo al mondo dedicato al celebre compositore, con un percorso completamente rinnovato che accompagna alla scoperta della vita pubblica e privata di Gaetano Donizetti, del suo itinerario artistico e del contesto in cui ha operato, attraverso ritratti, lettere, arredi, partiture autografe, oggetti personali, pianoforti, libretti d’opera, disegni di scenografie, immagini, suoni e postazioni multimediali.

La “rinascita” del Museo Donizettiano giunge a conclusione di un importante intervento conservativo globale, che ha interessato sia i suggestivi ambienti che ospitano il Museo nell’antica Domus Magna (palazzo di proprietà dell’Opera Pia Misericordia Maggiore, già Palazzo Colleoni, 1173), sia i materiali storici di diversa tipologia (abbigliamento, arredi, dipinti, sculture, documenti, oggetti) che ora trovano posto nel nuovo itinerario espositivo.

Il progetto di restauro e nuovo allestimento è promosso e realizzato da Comune di Bergamo, Fondazione Bergamo nella Storia e Fondazione Mia, anche grazie al sostegno di Rulmeca s.p.a, mentre la cura scientifica del nuovo percorso espositivo è stata affidata al musicologo Paolo Fabbri. Inaugurato nel 1906, il museo riunisce in un’unica collezione la preziosa raccolta di cimeli donata dalla baronessa Giovanna Ginevra Rota Basoni Scotti, la cui famiglia ospitò il musicista morente, e le testimonianze di proprietà del Comune di Bergamo inerenti la vita e l’attività artistica di Gaetano Donizetti (1797-1848).

Grazie all’infaticabile opera di ricerca e valorizzazione dei materiali conservati svolta dal primo longevo conservatore, il parmense Guido Zavadini, il patrimonio poté essere ulteriormente incrementato. E, dalla fine del 2002, il Museo Donizettiano è entrato nel circuito museale gestito dalla Fondazione Bergamo nella storia. Nel nuovo e più ricco allestimento del Museo, la figura di Gaetano Donizetti è indagata a tutto tondo, non solo come compositore ma anche come uomo, attraverso materiali differenti, alcuni mai esposti in precedenza: ritratti, lettere, bozzetti di scenografie, composizioni autografe, abbozzi di brani musicali, pianoforti, documenti personali, onorificenze, arredi e strumenti di lavoro come valigette da viaggio, penne, raschietti.

Lungo il nuovo percorso si incrociano anche linguaggi diversi: testi, suoni, immagini di ieri e di oggi e una serie di postazioni multimediali touchscreen che racchiudono approfondimenti. È possibile ripercorrere la vita di Gaetano Donizetti e i suoi rapporti con Bergamo, ascoltare brani di opere e composizioni insieme alle parole da lui scritte a familiari e amici, contestualizzare il compositore sulla scena musicale e teatrale della sua epoca. Il visitatore ha così l’opportunità di personalizzare la visita in base ai propri interessi. Un racconto affascinante dal quale emerge con evidenza un “nuovo” Gaetano Donizetti, non solo compositore ma “uomo di teatro” in senso più ampio: un protagonista della cultura europea, un drammaturgo musicale che utilizza i suoni e il canto come veicoli di comunicazione e che non rinuncia mai a sperimentare, e anche uno scrittore eccezionale, vero e proprio “Arcimboldo” della lingua, che nelle sue lettere intreccia con disinvoltura gli idiomi dei diversi Paesi in cui ha vissuto.

Il nuovo itinerario di visita si suddivide in sei sezioni. Ad accogliere il visitatore è una sezione introduttiva dedicata alle celebrazioni del primo centenario della nascita di Gaetano Donizetti, alla nascita del Museo Donizettiano e al palazzo della Misericordia Maggiore che lo ospita. Si incontra quindi il giovane Donizetti, non solo nel ritratto che è riconosciuto come la più antica immagine del compositore, ma anche con il racconto degli anni degli studi a Bergamo e Bologna (1806-15, 1815-17). Si prosegue con il compositore agli esordi (1818-1822) a Bergamo e i primi contratti teatrali a Venezia e Roma. Il viaggio continua seguendo passo passo l’operista in carriera (1822-1845) a Napoli, Roma e Palermo fino a Parigi e Vienna, a tratteggiare una dimensione ormai tutta europea. Ma come fosse “L’uomo: in privato, al lavoro” ce lo dicono le sue lettere, gli oggetti appartenutigli e le immagini dei famigliari che volle attorno a sé. Oggetti e documenti ci mostrano poi Donizetti intento a comporre, con uno speciale approfondimento sulle partiture autografe che accompagna il visitatore “dentro” il processo compositivo di Donizetti, alla scoperta di fasi e pentimenti.

Particolarmente toccanti gli arredi della “Camera di Donizetti” (la poltrona, il letto e la coperta, il pianoforte che lo stesso compositore aveva acquistato per i Basoni a Vienna nel 1844), trasferita da palazzo Scotti, la residenza bergamasca della famiglia Rota Basoni che aveva amorevolmente assistito il compositore negli ultimi mesi di vita.

Dopo i saluti e gli interventi delle istituzioni, la riapertura del museo al pubblico sarà alle 18.30 con ingresso libero. Nel corso dell’inaugurazione gli studenti del Conservatorio di Bergamo di esibiranno con un repertorio di musiche donizettiane.

In occasione della riapertura con il nuovo percorso espositivo, domenica 17 maggio alle ore 15.30 sarà possibile partecipare a una visita guidata gratuita (ingresso libero, prenotazione obbligatoria fino a esaurimento posti al numero 035 247116)




Pensionati, a Bergamo in 60mila attendono il rimborso

Inps pensione cartelle previdenziali istituto nazionale previdenza socialeEntro questa settimana il Governo dovrebbe varare il decreto con modalità e tempi di restituzione delle somme dovute per la mancata perequazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo per gli anni 2012-2013. Non saranno certo tutti i pensionati a ricevere un risarcimento. Sono infatti circa 60.000, su un totale di oltre 300.000, i bergamaschi che attendono con ansia una decisione circa il “rimborso” dei mancati aumenti. A essi spetterà un “arretrato” pari a circa una mensilità e mezza di quanto percepiscono. È quanto emerge in una ricerca che la FNP ha prodotto a livello nazionale e tarato su ogni territorio. Come si sa, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il blocco della perequazione automatica al tasso di inflazione programmato per gli anni 2012 e 2013, introdotto con la cosiddetta riforma Fornero per le pensioni superiori a tre volte il minimo (nel 2011 pari a 1.405,76 euro mensili lordi). A titolo puramente informativo, a un pensionato che nel dicembre 2011 percepiva 2.000 euro mensili lordi (pari a 1.549 euro mensili netti), andrebbero 111,25 euro mensili lordi: € 52,41 nel 2012 e € 59,74 nel 2013 (1.457,95 euro lordi complessivi), per il biennio 2012 – 2013. Poi andrebbero ricalcolati gli importi per i due anni successivi, con gli aumenti pregressi. Il blocco ha riguardato a Bergamo il 18% dei pensionati (circa 60.000, appunto). Di questi il 94% sono uomini contro il 6% delle donne. Le pensioni coinvolte riguardano soprattutto la gestione dipendenti privati (84%) contro il 16% del pubblico impiego.

Occorre ora attendere di conoscere in che modo il Governo intenda affrontare il problema che comporta un notevole esborso per le casse della Stato. A questo proposito la Segreteria Nazionale FNP Cisl, insieme a SPI Cgil e UILP Uil, ha già chiesto un incontro al Ministro del Lavoro. “A suo tempo avevamo sottolineato l’iniquità del provvedimento che, pur emanato in un momento di emergenza economico finanziaria, mirava unicamente a fare “cassa”. Non a caso venivano colpite le pensioni medio alte in modo da garantire allo Stato un risparmio certo, perché operato su una platea consistente di contribuenti pensionati”. “Bastava il confronto con noi sindacati – dice Michele Bettoni, segretario generale della FNP CISL di Bergamo. Peccato che per farlo capire al Governo sia dovuta intervenire la Corte Costituzionale. Oggi, diciamo no a ipotesi di intervento sulle pensioni in essere, a partire dal ventilato ricalcolo con il sistema contributivo che imporrebbe una decurtazione inaccettabile per chi è andato legittimamente in pensione con le regole date, dopo 40 e più anni di lavoro.

Ricordiamo, infine, che chiediamo maggiore flessibilità in uscita e proponiamo un patto generazionale che introduca il lavoro part time per i lavoratori anziani, in modo da fare entrare al lavoro, sempre a part time, i giovani. Se si riaprisse il confronto con i sindacati crediamo che sarebbe la risposta migliore, insieme alla sanatoria definitiva per gli esodati e al riconoscimento dei requisiti pensionistici delle “quindicenni” (cioè, quelle donne con 15 anni di contributi lavorativi bloccate dalla legge Fornero)”.




Monterosso, il ponte riapre a fine maggio. È in anticipo

ponteSi chiuderanno con 15 giorni di anticipo sulle previsioni i lavori per la riapertura del ponte di Monterosso, danneggiato più di un anno fa da un camion che trasportava un’escavatrice.  Il 20 maggio sono infatti previste le prove di carico e la riapertura, al termine della fase di elaborazione e acquisizione dei dati statici, dovrebbe essere possibile con ogni probabilità entro la fine di maggio, in anticipo quindi sulla previsione della metà di giugno.

Il 19 maggio scadono i 28 giorni richiesti dalla legge per il consolidamento della struttura, la cui costruzione è di fatto ultimata. Il 20 maggio sarà chiusa la Circonvallazione nel tratto sotto il ponte dalle ore 9 alle 21 (saranno percorribili le bretelle laterali): «Abbiamo deciso di anticipare al mercoledì la chiusura della strada sottostante – spiega l’Assessore ai Lavori Pubblici Marco Brembilla – perché stiamo cercando in ogni modo di accelerare le operazioni e riaprire finalmente il ponte in anticipo rispetto alla scadenza indicata del 15 giugno.»

Il 20 maggio è il primo giorno possibile per effettuare le prove di carico, decisive per l’effettuazione del collaudo e per stabilire l’apertura del ponte. «Le prove di carico dovranno poi essere elaborate e saranno acquisiti i dati necessari alla definizione del collaudo da parte dell’ingegnere incaricato: – continua Brembilla – la previsione è quella di aprire il ponte prima della fine di maggio. Un’accelerazione non solo per consentire finalmente agli abitanti di Monterosso e Redona di riappropriarsi dell’importante collegamento con il centro cittadino, ma anche per consentire un tranquillo svolgimento dell’ultima gara di campionato di Serie A tra Atalanta e Milan, che prevede un notevole afflusso di pubblico verso lo stadio Atleti Azzurri d’Italia.»




Dalmine, scatta l’indagine sul traffico. Nel mirino tre aree critiche

DalmineDomani inizieranno a Dalmine i rilievi per definire con esattezza i volumi e le caratteristiche dei flussi di traffico di tre aree critiche della nostra città.

Per dare attuazione alle previsioni contenute nel Piano Urbano del Traffico 2012 servono infatti dei dati non presenti nello studio originario e che richiedono circa un mese di indagine. Per effettuare questi rilievi, l’Amministrazione Comunale ha incaricato il Centro Studi Traffico di Milano, il cui responsabile, Massimo Percudani, coadiuvato da Andrea Bruni, ha definito il piano operativo di indagine. Dall’analisi di questi dati effettivi sarà in seguito possibile definire i Piano Particolareggiati   che daranno una risposta progettuale e una soluzione alle criticità evidenziate dal PUT.

In questa importante fase di ricerca l’Amministrazione Comunale ha coinvolto gli studenti dell’Itis Marconi, che coordinati dal Dirigente Scolastico Prof. Maurizio Chiappa e dal Prof. Pier Anselmo Previtali, effettueranno prima i rilievi, poi codificheranno i dati ed infine parteciperanno ad un seminario conclusivo di pianificazione del traffico.

L’ indagine sul campo prevede:

  1. il rilievo dei flussi di traffico tramite conteggi classificati agli incroci e nelle strade nelle fasce orarie di punta della mattina e del pomeriggio;
  2. l’indagine O/D (origine/destinazione) mediante interviste effettuate con il concorso della Polizia Locale che organizzerà alcuni posti di blocco. Sarà pertanto possibile ottenere informazioni relative alla provenienza del traffico, alla destinazione, alla frequenza,   agli orari dei tragitti, alla durata e ai luoghi della sosta ed un parere in merito ai problemi del traffico.
  3. il rilievo dell’occupazione della sosta dei veicoli gravitanti sulle aree di studio in 4 diverse fasce orarie diurne: 9.00-10.00; 11.00-12.00; 15.00-16.00; 17.00-18.00;

Sarà quindi per gli studenti partecipanti una importante esperienza didattica e formativa nonché una prima presa di contatto con una consolidata realtà professionale.

L’indagine è necessaria per la successiva redazione dei seguenti interventi:

  1. Piano Particolareggiato della Viabilità del Quartiere Dalmine Centro-Brembo, con focus sul tema di Via Verdi, Via XXV Aprile e Via Bastone, per definire il ruolo e l’assetto funzionale definitivi della rete viaria in generale e di quella gravitante sui poli scolastici presenti in Via Verdi;
  2. Piano Particolareggiato di Mariano al Brembo, per una nuova definizione dell’asse centrale costituito da Viale Mariano – Via Monte Santo – Via Tiraboschi: il nuovo assetto viario dovrà concorrere a migliorare la vita sociale del Quartiere e, una volta alleggerito il traffico improprio di attraversamento, far recuperare gli standard di vivibilità e di sicurezza stradale che sono nelle aspettative degli abitanti;
  3. Piano Particolareggiato della Via Provinciale, ex SS 525, con l’obiettivo di governare in modo più efficiente rispetto ad oggi i consistenti traffici di questa direttrice territoriale diventata di competenza dell’Amministrazione Comunale e oggetto di un costante sviluppo terziario commerciale.

“L’Amministrazione Comunale – sottolinea il sindaco Lorella Alessio – ringrazia anticipatamente i cittadini per la partecipazione e la disponibilità e li invita a non modificare le proprie abitudini durante il periodo di indagine per non alterare l’efficacia statistica dei dati raccolti. L’attività sarà coordinata sul campo dal Comandante e seguita dagli Agenti della Polizia Locale della Città di Dalmine”.




“Bail in”, ora ai correntisti toccherà indagare anche sulla solidità della banca

eurosito.jpgGià fruttano più niente che poco, quando addirittura non sono un costo. Ma in prospettiva non daranno nemmeno più certezza i soldi nelle casseforti bancarie. Potranno scomparire da un giorno all’altro e non per furti, ma per la stessa ragione per cui negli anni Venti, o anche in tempi più recenti, in altri Paesi, c’erano le file davanti alle banche per ritirare i soldi prima che l’istituto andasse in bancarotta con tutto quello che c’era dentro, risparmi compresi.. E’ la dura legge del “bail in”, che si potrebbe tradurre con garanzia dall’interno, ma sa tanto di fregatura, conseguenza di un principio sulla carta condivisibile, ma dagli effetti imprevedibili. Per evitare che i cocci di un fallimento bancario se li debba accollare lo Stato (“bail out”, garanzia dall’esterno), secondo la regola del “guadagni ai privati e costi al pubblico”, le perdite resteranno, come in una normale società, in capo ai creditori. Il problema però è che creditore della banca è anche chi deposita i soldi in un conto corrente dato che formalmente è come se li prestasse all’istituto.

In Austria la sorpresa del “bail in” la scopriranno a breve, dato che è il primo paese dell’Unione europea ad adottare la legislazione approvata dall’Ecofin il 26 giugno di due anni fa. L’Austria è particolarmente sensibile al tema, considerato il crac di Hypo Alpe Adria, nazionalizzata nel 2009 spendendo in sei anni cinque miliardi e mezzo dei contribuenti per risolvere la situazione. Ma adesso che la “bad bank” Heta, nata intorno al credito problematico di Hypo Alpe Adria, ha fatto emergere perdite per 8,7 miliardi di euro lo Stato austriaco ha deciso di non ripetere l’esperienza. Secondo le norme europee a pagare il conto saranno chiamati quindi azionisti e sottoscrittori di obbligazioni, che presumibilmente perderanno tutto il capitale investito, ma poi anche gli altri creditori e i correntisti, partendo dalle grandi aziende per poi passare alle piccole medie imprese e quindi ai correntisti individuali.

E in effetti appare più logico che paghino i creditori, investitori in bond e correntisti compresi, piuttosto che i contribuenti. Ma è difficile da digerire che un tranquillo correntista che già deve pagare, nella pratica, per il servizio fornito dalla banca di tenergli il conto – strada tra l’altro inevitabile considerati, almeno in Italia, i crescenti obblighi di tracciabilità -, venga anche obbligato a rischiare di perdere tutto se l’istituto si è messo a sua insaputa a fare speculazioni scellerate e sbagliate.

In Italia dove già la inviolabilità del conto corrente è stata dissacrata con il prelievo forzoso del 6 per mille operato dal governo Amato nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1992, lo Stato continua a garantire i depositi bancari con un tetto a centomila euro. Finora non c’è stato però bisogno di intervenire in maniera così drastica. I salvataggi bancari sono stati sempre risolti con una gestione all’interno del sistema degli istituti di credito, al massimo con l’utilizzo, ad esempio, per Tercas, di un fondo interbancario di tutela dei depositi che adesso anche in altri Paesi, Austria compresa, stanno introducendo.

Ma in Italia i crediti in sofferenza, ovvero i prestiti bancari d altissimo rischio di non restituzione, si avvicinano ormai ai 190 miliardi, circa il 10% del totale degli impieghi (quasi quattro volte il livello del 2007, prima della crisi subprime). Se si aggiungono i crediti deteriorati (che includono anche incagli e ritardi ) si superano i 350 miliardi. Insomma, nonostante le ricapitalizzazioni chieste dall’Europa, c’è il rischio che neanche il Fondo interbancario possa bastare. Proprio mentre il rischio di finire nelle disgrazie di qualche istituto scellerato si estende ben oltre i 16 istituti commissariati dalla Banca d’Italia, si profila l’arrivo del ”bail in” anche in Italia. E allora nella scelta della banca non basterà fare attenzioni alle condizioni offerte o alla comodità dello sportello fuori casa, ma si dovrà tenere d’occhio prima di tutto la solidità della banca.




“E’ festa, ma non dimentichiamo i 9.300 posti di lavoro persi nel 2014”

corteo primo maggio“Il Primo Maggio dovrebbe costituire un momento di festa. Purtroppo non è così, non lo è per tutti – dice Marco Bentivogli, segretario generale Fim Cisl -. Proprio nel giorno in cui si apre l’Expo, l’Italia del lavoro è ancora ferita da una crisi interminabile: Tenaris-Dalmine, Stefana, Whirlpool, Alcoa, Firema, Jabil, Alcatel, Ilva, Micron, solo per citare alcune delle aziende per le quali ancora va trovata una soluzione. Per far ripartire l’Italia, bisogna far partire l’industria: dopo la legge elettorale ci aspettiamo che il governo metta in testa alle sue priorità il rilancio dell’economia in un paese in cui continuano a crescere disuguaglianze e povertà”.

A Bergamo nel 2014 sono stati 9.300 i posti di lavoro persi per licenziamenti collettivi, e oltre 17mila lavoratori sono stati coinvolti da Cassa integrazione. Negli ultimi mesi ci sono segnali di allentamento degli ammortizzatori, “ma non possiamo adagiarci e ritenere superata la crisi. C’è ancora molto da fare. La Cassa in deroga cala per la riduzione dei finanziamenti e dobbiamo rafforzare le tutele nelle piccole aziende per impedire che ciò si trasformi in licenziamenti”. E i licenziamenti collettivi totalizzati in questi primi mesi sono quasi 800.

Marco Bentivogli concluderà il corteo che domani percorrerà Bergamo per celebrare la Festa del Lavoro organizzata da Cgil Cisl e Uil. Lo farà dal palco di piazza Vittorio Veneto, dove confluiranno le migliaia di lavoratori attese come ogni anno in città. Il tradizionale appuntamento dei sindacati di Bergamo per il 1° maggio si aprirà con il ritrovo al piazzale della Stazione ferroviaria. Verso le 10 partirà il corteo per le vie cittadine e alle 11, in piazza Vittorio Veneto, si terranno i comizi. Al termine, si terrà il reading “Scritture, storie di lavoro al tempo della crisi”, un’iniziativa in collaborazione con l’Associazione Libera Musica, e che prevede la lettura di testi di Erri de Luca, Vivian Lamarque, Gianni Biondillo accompagnate da musica jazz.




Gioco d’azzardo, ulteriore stretta della Regione

slot-machine-vi.jpgUlteriore stretta dal Consiglio regionale sulla diffusione di slot machine e apparecchiature per il gioco d’azzardo patologico. In linea con le diverse iniziative volte a contrastare il fenomeno della ludopatia, l’Aula ha approvato oggi all’unanimità un nuovo progetto di legge (relatore Fabio Rolfi, Lega Nord) che modifica e integra la legge regionale principe in materia, ovvero la 8/2013. Le novità principali riguardano l’installazione di nuove apparecchiature per il gioco d’azzardo elettronico (che viene esclusa dalle procedure di Scia/Dia), l’obbligo di richiedere il permesso di costruire per le nuove sale giochi, per l’ampliamento delle esistenti o per il mutamento della destinazione d’uso di immobili e la sanzione pecuniaria fissa a 15.000 euro con sigillo dell’apparecchio per chi viola le distanze minime dai luoghi sensibili. Non trascurabile la modifica che equipara a “nuove i nstallazioni” i rinnovi contrattuali degli apparecchi già esistenti. Nel dibattito sono interventi per sostenere le finalità della legge e la condivisione degli obiettivi l’assessore al Territorio Viviana Beccalossi e i consiglieri Daniela Maroni (Lista Maroni), Mario Barboni (PD), Riccardo De Corato (FdI), Michele Busi (Patto Civico), Stefano Buffagni (M5S), Fabio Pizzul (PD).Approvato a larga maggioranza un ordine del giorno della Lega Nord (firmatario Massimiliano Romeo) che impegna la Giunta a intervenire sul Governo centrale perché il decreto legislativo sulla delega fiscale non limiti l’autonomia degli enti locali nella lotta all’azzardopatia, vieti la pubblicità del gioco d’azzardo in misura uguale ai prodotti da tabacco, tassi pesantemente i ricavi dei concessionari e anche le vincite.




Caso Yara, Bossetti a processo il 3 luglio

BossettiMassimo Bossetti sarà processato il 3 luglio davanti ai giudici della Corte d’Assise di Bergamo per l’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio. La decisione del rinvio a giudizio è stata presa stamane dal gup di Bergamo Ciro Iacomino. Nell’udienza, in un tribunale blindato, la famiglia della vittima si è costituita parte civile, così come l’operaio accusato da Bossetti di essere coinvolto nella scomparsa della giovane ginnasta di Brembate di Sopra. Il gup ha respinto tutte le eccezioni sollevate dalla difesa in merito alle contestazioni sui metodi utilizzati per analizzare il Dna – la traccia mista con il codice genetico della vittima e del presunto assassino – e sulla richiesta di disporre un incidente probatorio sulla prova scientifica. La difesa di Bossetti si è detta amareggiata per il fatto che il gup non abbia disposto accertamenti “essenziali” come la ripetizione dell’esame del Dna riscontrato sul corpo, e anche di un’altra biologica sempre riscontrata sul corpo di Yara. Uno dei legali di Bossetti, Paolo Camporini, ha stigmatizzato i motivi per i quali il giudice non ha disposto i nuovi accertamenti. “È la prima volta che vedo non disporre un incidente probatorio perché richiederebbe troppo tempo in considerazione della scadenza dei termini di custodia cautelare, ed era invece un accertamento necessario – ha proseguito il legale.




“Ritirata la querela per agevolare un percorso di redenzione”

se-questa-e-limmagine-per-i-turisti-ma-quanto-ci-costa-tutta-ques_5ce05d86-c7c8-11e3-9714-949aa4995798_displayIl direttore generale dell’Atalanta, Pierpaolo Marino respinge il sospetto che l’Atalanta abbia fatto un favore agli ultrà. L’aver ritirato a sorpresa la querela nei confronti dei tifosi che nel 2010 assaltarono, a Zingonia, il centro sportivo nerazzurro non rappresenta “un cedimento”. “Mi ribello con forza a questa idea” ha detto Marino. Gli ultrà – in base all’accordo raggiunto attraverso il presidente Antonio Percassi, che ha rimesso la querela presentata dalla gestione del suo predecessore Ruggeri – faranno i volontari alla Caritas. “Non abbiamo subito nessun tipo di pressione – ha puntualizzato Marino -, ma abbiamo solo aderito a un percorso di pentimento e redenzione”. I tifosi, in effetti, in una lettera accorata inviata all’Atalanta, scrivono: «Abbiamo sbagliato tutto. L’approccio, il comportamento, le azioni. Abbiamo mancato di rispetto all’Atalanta”. Un pentimento che ha portato frutti ai mittenti, ma che la città – stando ai commenti pubblicati sul web – non ha molto gradito. Questo è stato il colpo di scena di una giornata che ha visto la conclusione del maxi processo a carico di 143 ultrà (87 bergamaschi e 56 catanesi) chiamati a rispondere di numerosi episodi avvenuti tra il 2006 e il 2012 e che ha portato a condanne per 47 anni, 10 mesi e 10 giorni di reclusione e risarcimenti per quasi 90 mila euro. Il giudice Maria Luisa Mazzola ha assolto tutti i 40 gli imputati per l’assalto al quartier generale atalantino, il Centro Bortolotti di Zingonia, avvenuto nel maggio 2010, a prescindere dall’accordo con l’Atalanta dato che non c’è stata per il giudice alcuna violazione di domicilio. Ma tanti altri sono stati gli episodi per i quali sono state invece accolte le richieste del pm Carmen Pugliese, che aveva chiesto condanne per 166 anni di reclusione. Tra le pene, quella più alta è andata al leader della Curva Nord dell’Atalanta, Claudio Galimberti detto Bocia: per lui la condanna è di 3 anni per violenza e minacce a pubblico ufficiale (dopo Atalanta-Catania), oltraggio a pubblico ufficiale, danneggiamento, cinque violazioni del Daspo e l’aggressione al giornalista Stefano Serpellini.

Sempre per Atalanta-Catania, il giudice Mazzola ha stabilito delle multe per i disordini avvenuti dopo la partita del 23 settembre 2009: tre ultrà nerazzurri dovranno pagare 10 mila euro a testa, 41 catanesi 200 euro e 15 catanesi 300 euro. Gli ultrà del Catania sono stati invece assolti dalle accuse di danneggiamento degli autobus con i quali erano stati portati allo stadio. Segue come pena più alta Andrea Piconese, condannato a un anno e 6 mesi per rissa con i catanesi, violazione del daspo e per aver preso parte agli incidenti durante la Bèrghem Fest di Alzano dell’agosto 2010. In quell’occasione un nutrito gruppo di supporter atalantini incendiarono delle auto e lanciarono oggetti attorno alla festa della Lega Nord alla quale partecipava, tra gli altri, l’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni, reo secondo gli ultrà di aver introdotto la tessera del tifoso. Per quei fatti il giudice ha condannato 38 ultrà per concorso in danni e lesioni a un poliziotto (tra cui il Bocia e Piconese), mentre 17 sono stati assolti. Complessivamente il giudice ha disposto risarcimenti per 89 mila euro: il risarcimento più corposo, 60 mila euro, è per il Comune di Alzano.