Veicoli commerciali, a Bergamo immatricolazioni su del 10,3%

I veicoli commerciali hanno appena trascorso una calda estate. Secondo i dati comunicati dall’Unrae, l’unione dei rappresentanti delle case automobilistiche estere, le vendite di autocarri con peso totale a terra fino a 3,5t in luglio hanno raggiunto le 12.003 unità, in crescita del 7,4% rispetto alle 11.172 del luglio 2014 e ad agosto i veicoli venduti sono stati 5.563, incrementando di oltre un quarto i propri volumi (+25,3%), rispetto alle 4.439 unità dello stesso periodo dello scorso anno. Nei primi 8 mesi le 81.491 immatricolazioni fanno segnare una crescita dell’8,6%nei confronti delle 75.027 del gennaio-agosto 2014.

«Il risultato dei mesi estivi ed in particolare di agosto – afferma Massimo Nordio, Presidente dell’Unrae – è stato ottenuto soprattutto per le forti azioni commerciali messe in campo da case e concessionari per stimolare le vendite dei veicoli Euro 5 prima dell’entrata in vigore, dal 1° settembre, della normativa sulle emissioni inquinanti Euro 6, applicabile anche a questa categoria di veicoli».

«Tuttavia – prosegue Nordio – il recupero delle vendite rispetto a quanto perso negli anni di crisi, a parte i fenomeni contingenti appena descritti, rimane ancora molto lento e legato al lieve miglioramento dello scenario economico e al contributo della Legge Sabatini. Pertanto, l’Unrae continua a ribadire il bisogno che il Decisore Pubblico intervenga già con la prossima Legge di Stabilità per alleggerire la pressione fiscale sulle aziende ed ottenere così un ritorno benefico soprattutto sul rinnovo di quel 40% di parco circolante che è ancora ante Euro 3», rimarca il presidente.

A Bergamo non è proprio andata allo stesso modo. Se luglio ha fatto registrare una performance superiore al dato nazionale, con 259 immatricolazioni contro le 239 del 2014, per un incremento dell’8,4%, ad agosto il segno è stato opposto. Nel 2014 si erano venduti infatti 104 mezzi, mentre quest’anno 86, pari ad un -17,4%. Resta positivo l’andamento nell’arco dei primi otto mesi dell’anno. Nella nostra provincia sono stati immatricolati al 31 agosto 1.878 veicoli contro i 1.702 dello stesso periodo dello scorso anno, un saldo di 176 unità pari ad un + 10,3%.

Ecco gli andamenti per ogni marca

veicoli commerciali immatricolazioni Bergamo - agosto 2015

 

 

 




In crescita i consumi di acqua e bevande. La birra è regina

Non solo effetti negativi. Per alcuni settori il caldo record di questa estate è stato un volano per gli affari.

È il caso del settore delle acque e delle bevande, il cui consumo nel torrido luglio appena chiuso è aumentato del 20% a Bergamo.

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Giampietro Rota

«Il caldo di questi mesi ha aumentato i consumi legati alle bevande ed ha incentivato la gente ad uscire e frequentare i locali più dello scorso anno. Le zone che godono maggiormente degli aumenti sono le valli, grazie soprattutto al flusso turistico maggiore generato proprio dal bel tempo» spiega Giampietro Rota, presidente del Gruppo Grossisti vino e bevande di Ascom Bergamo.

Il positivo risultato di luglio si aggiunge ad un semestre che registra un fatturato del +12% rispetto al primi sei mesi del 2014. «Sono dati buoni, dove spicca la vendita di bevande analcoliche e di birra» continua il presidente Rota.

Nella distribuzione delle bevande, si distingue l’exploit delle birre che occupano il 38% del totale del fatturato, con un + 5,3% rispetto al primo semestre dello scorso anno; seguite da vini (15,3% e con +5,6% rispetto 2014), liquori (14,8% con + 6,6,% rispetto 2014), bibite (13,5% con + 6,1% rispetto 2014), acqua (11,8% e con +9,4% rispetto 2014 ), e a seguire aperitivi (3,3% con +2% rispetto 2014) e succhi (3,1% con -2% rispetto 2014).

Per quanto riguarda il quantitativo distribuito, al primo posto capeggia l’acqua che occupa il 50,2% del mercato, a cui seguono birra (24,5%), bibite (13,2%), vini (7,2%), succhi (7,2%) e liquori (1,9%). Rispetto allo scorso anno la vendita di acqua è aumentata dal 3% al 16,6% a seconda delle diverse tipologie di formato, le bibite monodose del 21,5% e la birra in fusto del 10,9%. Tra i liquori campeggia il gin con un incremento del 18,65%. È calato invece del 20% il consumo dei succhi.

«Per quanto riguarda le tipologie, si sta verificano un forte trend di crescita delle birre artigianali (sia in produzione che in consumo) e un boom nella vendita del gin che viene sempre di più utilizzato nei bar. Il gin negli ultimi mesi ha sostituito in parte la vodka e rappresenta l’ultima tendenza in fatto di liquori che costituiscono la base per aperitivi e cocktail».

Per vino, acque e bevande una gran fetta del mercato è costituita dalla distribuzione nei canali tradizionali, come pubblici esercizi e attività commerciali (49,9%) a cui seguono la ristorazione (31,6%) e i locali serali, come discoteche (19%).

I grossisti di vino e distributori di bevande sono oggi in bergamasca 144. È un mercato che tiene ma in trasformazione, in quanto i distributori tradizionali sono scomparsi e la vendita di acqua e bevande per uso domestico è stata acquisita dalla grande distribuzione, mentre nascono nuovi distributori specializzati per la vendita di birre artigianali e vino di qualità e destinati al mercato della ristorazione. «È un mercato in crescita perché non solo fa parte del settore alimentare che, nonostante tutto continua a tenere, ma anche perché è capace di generare determinate emozioni, soprattutto i prodotti del comparto enobirrofilo, capaci di determinare nuove tendenze – precisa Rota -. I protagonisti della filiera distributiva sono sempre più attenti alle richieste dei consumatori e puntano a ricercare produttori in grado di garantire, oltre la qualità e il giusto prezzo, la piacevolezza del gusto. Questa attenzione premia».

 




Immobili, Bergamo attira gli stranieri. Ma solo “virtuali”

I “clic” sono in aumento e possono dare un’idea dell’interesse. Ma l’impatto sul mercato immobiliare è di là da vedersi.

Lo spunto viene dai dati resi noti da Gate-away.com, portale dedicato agli stranieri che desiderano comprare casa in Italia, che ha realizzato un report sulle richieste di questo particolare segmento. Mente segnala una crescita sul piano nazionale del 35% nei primi sei mesi del 2015 rispetto al primo semestre del 2014, per Bergamo parla addirittura di un +87%, più alto anche della media regionale che si attesta a +53,7%.

In mancanza dei valori assoluti, la portata del dato è difficile da valutare ed è quanto sottolinea Luciano Patelli, presidente provinciale della Fimaa, federazione dei mediatori immobiliari dell’Ascom, che dal suo osservatorio non percepisce però gran fermento da parte di possibili acquirenti dall’estero. «Una percentuale così alta si può spiegare solo col fatto che si parte da numeri molto bassi, per cui basta un lieve incremento per far schizzare il valore – chiarisce -. E poi il sito analizza le richieste, non le compravendite. Può anche darsi che gli utenti internazionali della rete siano alla ricerca di immobili, che ne valutino le caratteristiche, la collocazione e i prezzi, ma da qui a firmare un contratto ne passa». Non c’è quindi un’invasione di acquirenti stranieri nelle agenzie bergamasche. «C’è ovviamente qualche caso – precisa -, chi si innamora degli scorci di Città alta o del lago e prende casa qui, ma non fa mercato. Non possiamo dire che gli immobili bergamaschi siano nelle mire degli investitori».

Rispetto ai tempi di calma piatta qualcosa però si sta muovendo nelle compravendite. «Un certo risveglio si avverte – dice il presidente Fimaa -. Ma per immobili proposti a prezzi significativamente abbattuti e come prima casa».

La fotografia scattata da Gate-away.com può essere comunque utile per capire le tendenze e il tipo di soluzioni più gettonate on line. Emerge allora che Bergamo è la terza provincia lombarda più richiesta dagli stranieri, dopo Como e Brescia (seguita invece nell’ordine da Lecco, Milano, Varese, Sondrio e Pavia) e che ad attirare di più sono la città (con una richiesta su 4) e la zona del Lago di Iseo (quasi una richiesta su 3).

Quanto al budget, se il valore medio degli immobili italiani richiesti dagli stranieri nel primo semestre è stato di 520.000 euro e quello degli immobili lombardi di 717.000 (più alto per via del costo elevato degli immobili sul Lago di Como), per la nostra provincia la media rilevata è di 463.000 euro. Ciò dipende anche dalla tipologia ricercata. A Bergamo e provincia gli stranieri preferiscono gli appartamenti alle case singole (2 richieste su 3 sono per appartamenti), mentre a livello nazionale sono le case ad essere molto più richieste e in Lombardia le richieste per le due tipologie sono equamente suddivise.

I possibili compratori in Bergamasca sono prevalentemente europei, ma non solo. In testa alla classifica dei Paesi da cui sono arrivate richieste a Gate-away.com c’è il Regno Unito (19,5 % delle richieste totali), seguito da Germania (12,1%), Emirati Arabi (9,8 %), Stati Uniti (8,5 %), Svezia (8,2%) e Francia (7,8 %). La graduatoria rispecchia più o meno la tendenza regionale, dove però prevalgono gli Stati Uniti. Si conferma anche l’interesse del mondo Arabo (Emirati Arabi per la provincia di Bergamo, più Arabia Saudita per la Lombardia in generale).




Stefano Cavalleri, il “papà” della moda bimbo conquista i paesi Arabi

STEFANO CAVALLERI 1«I Pinco Pallino era il mondo. Ora il mondo lo sto, lentamente, ricostruendo». Non nasconde la difficoltà di ripartire Stefano Cavalleri, classe 1951, fondatore, con Imelde Bronzieri, del marchio bergamasco di alta moda per bambini cui ha detto addio nel 2011 anche come direttore creativo, dopo che la proprietà era già passata di mano. Ma ora ritiene che tutti i tasselli stiano andando al posto giusto perché possa tornare ad essere un protagonista dello stile in formato junior, lui che nel Dizionario della Moda Italiana rappresenta l’unica menzione dedicata alla moda per bambino.

Il suo progetto si chiama QuisQuis «e sono sempre io – afferma -, l’evoluzione di 35 anni di esperienza, curiosità e ricerca in una chiave ovviamente attuale e moderna, grazie anche ad un team di giovani assistenti che mi affianca».

A che punto è la sua nuova avventura?

«Con la nuova collezione ha debuttato la partnership per produzione e distribuzione mondiale con Spazio Sei di Carpi, che dopo 18 anni ha “divorziato” da Blumarine ed è licenziataria di firme come Iceberg e Scervino. Un passaggio che mi dà la possibilità di lavorare ad un total look, non solo alla cerimonia come avvenuto in precedenza. Significa anche capi meno preziosi e poi le linee per maschietti e baby, scarpe e accessori, come coroncine, cappelli, borsine che hanno sempre fatto parte della mia immagine. La collezione è stata presentata a Pitti Bimbo ed è speciale perché è completa».

E il mercato come risponde?

«Alla kermesse fiorentina partecipo da 35 anni, l’affluenza è stata bassa ma i contatti molto buoni. Accanto ai clienti del mondo arabo si sono rivisti i russi, che la crisi aveva allontanato, oltre ad Azerbaigian e Kazakistan. Ed è tornata l’Europa, con Germania, Francia e pure l’Italia che si era persa totalmente. Sono segnali incoraggiati. Per noi la testimonianza di fiducia in ciò che stiamo producendo, per il settore moda il fatto che ci si sta rimboccando le maniche e si sta ripartendo».

La prima boutique monomarca QuisQuis è stata aperta a Doha, nel Quatar, lo scorso anno. È questa l’area più interessante?

«La penisola arabica ama molto quello che faccio e l’espansione prosegue. A Doha prevediamo di aprire un secondo spazio, mentre ad ottobre apriremo ad Abu Dhabi, in tempo per il Gran Premio di Formula Uno e il richiamo che avrà l’evento. All’inizio del 2016 sarà la volta di Dubai. Grazie a Spazio Sei siamo presenti anche in 12 negozi nelle vie della moda di tutto il mondo, nel Dubai Mall, in rue du Faubourg-Saint-Honoré a Parigi, in Piazzetta a Porto Cervo, solo per dare qualche esempio del prestigio e del valore delle location».

Come si conquista una platea così ampia e differente?

«È complicato. Le collezioni sono sempre più vaste per rispondere ai climi, alle ricorrenze, alle usanze e alle religioni. L’estate è, se vogliamo, più semplice perché fa caldo un po’ dappertutto, per l’inverno si ragiona “a strati”, dai golfini che sono sufficienti nei paesi arabi ai cappotti, piumini e pellicce per il mercato russo. Ma cambia anche il gusto e la scelta dei colori, le tinte pastello piacciono ai russi, i colori forti agli arabi, mentre bianco e avorio non vanno in Giappone. E poi ci sono le lunghezze di maniche e gonne, per non parlare delle ricorrenze diverse per ogni nazione e religione. In 35 anni ho imparato a conoscere tutto questo e a tenerne conto».

Come definisce il suo stile?

«Poetico. Da sogno perché senza sogni non si vive. E sempre sereno. Mi piace regalare dei sogni ai bambini e trasmettere l’idea del buon gusto, mostrare che ci si può vestire bene. I miei sono capi cari, per chi ha certe possibilità, non lo nego, ma i bambini sono ben vestiti anche con una camicetta bianca e un paio di jeans».

Ma perché vestire i bambini con capi eleganti e ricercati. Non dovrebbe essere l’età della spontaneità?

«Io credo che sia un modo per far conoscere ed apprezzare il bello e dare un valore alle cose, contro la cultura dell’usa e getta che travolge tutto, anche i ricordi. Contro la volgarità e la violenza. Significa insegnare loro a prendersi cura delle cose, a fare attenzione. Quando i miei figli hanno compiuto 18 anni ho regalato loro un paio di scarpe importati e insieme spazzola e lucido perché le conservassero al meglio, come un caro ricordo. L’abito della comunione, la bella camicia sono anche memoria, si legano ai momenti della vita. In bermuda e t-shirt si può stare tutti i giorni, perché andarci anche ad una cerimonia? Naturalmente il compito di indirizzare al bello e al buon gusto sta ai genitori…».

Quando disegna i capi pensa ai bambini o alle mamme che li compreranno per loro?

«Ho sempre pensato ai bambini. Ogni bambino sogna il bello. La bambina di fare la giravolta con un abito da principessa, per il maschietto forse è un po’ più difficile, ma delle giacche in jersey o felpa lo possono conquistare per una cerimonia».

Come non dovrebbero, invece, essere vestiti i bambini?

«Come dei piccoli adulti. Le bambine con pance scoperte, piercing finti, minigonne esagerate, i bambini come macho in miniatura. Purtroppo è la tendenza in atto, spinta anche da alcune aziende. Ma non la si ritrova solo nel vestire, su Internet, nei talent si vedono sempre più spesso bambini che cantano e ballano scimmiottando gli adulti. È un’immagine che non condivido».

La produzione di QuisQuis è cominciata in Puglia ed ora è Carpi, il made in Italy continua a fare la differenza?

«La manodopera italiana è unica, ma per alcuni tessuti, ad esempio delle sete meravigliose, e lavorazioni scelgo anche all’estero. In India, soprattutto, dove sono maestri nell’uso del colore e nel ricamo con paillette e filo di seta».

Con Bergamo che rapporto ha?

«È la mia città, che amo e dove dovrei vivere, anche se ora gli impegni fuori sono tanti, tra Carpi, dove si produce QuisQuis, la Puglia per seguire la prima linea bambino di Cesare Paciotti, un’iniziativa tutta nuova per la quale hanno scelto me, e i viaggi. Oggi comunque sono più spesso a Bergamo, da mio padre novantenne, che a Trescore, dove abito. Ciò che apprezzo è la possibilità di vivere ancora vicini alla natura, una delle scorse sere mi sono goduto l’arrivo del temporale…».

Come sono i bergamaschi nel vestire?

«È sempre stata una città perbene, mai d’avanguardia. Per un acquisto speciale la meta è sempre stata Milano, come del resto per il teatro e il divertimento. Ci sono però due donne che con i loro negozi fanno tendenza. Una è Rosy Biffi che sin dagli anni 70 è un punto di riferimento per la moda, una talent scout, direi, perché alcuni stilisti li rende famosi lei. L’altra è Tiziana Fausti, che ha portato griffe importanti come Dior, Gucci e Prada».

Mai pensato di passare alla moda per adulti?

«Ho cominciato con la moda donna e con un negozio in via San Tomaso. Il progetto è sempre stato nel cassetto ed ora quel cassetto si è dischiuso, ma è un po’ presto per parlarne…».

Un “assaggio” del prossimo autunno – inverno QuisQuis




E ora spunta anche la “badante di condominio”

Parte oggi, nello stabile di piazzale Dateo 5, il primo progetto della “badante di condominio” a Milano: un modello di “assistenza condivisa” che può essere applicato in contesti diversi e rivolto a soggetti che non necessitano di assistenza continuativa oppure a famiglie che hanno bisogno di specifiche forme di supporto. La sperimentazione coinvolgerà 6 persone, tutte residenti nello stabile di piazzale Dateo 5, con un’assistente familiare disponibile per 24 ore settimanali. Da piazzale Dateo il servizio si estenderà a tutte le 9 Zone di Milano. Il progetto della “badante di condominio” rientra nell’ambito dello Sportello CuraMi del Comune che si occupa di mettere in contatto la domanda e l’offerta di assistenti familiari e baby sitter.

Nei primi sei mesi del 2015, già 1.779 persone hanno dato la propria disponibilità come badanti e 646 come baby sitter, per un totale d i 2.425 domande. Un dato più che raddoppiato rispetto all’anno scorso, quando le domande raccolte erano state 2.417 nell’arco dei 12 mesi del 2014.

“Stiamo mettendo a disposizione degli anziani e delle famiglie un elenco di persone qualificate e affidabili per costruire concretamente quella rete di cura della persona, cui oggi si aggiunge anche la nuova figura della badante di condominio – ha detto l’assessore alle Politiche Sociali e Cultura della Salute, Pierfrancesco Majorino”. Il servizio della badante di condominio rientra nell’ambito di tutti i servizi di assistenza domiciliare garantiti dal Comune di Milano e per cui vengono complessivamente impiegate risorse per circa 19 milioni di euro. In particolare, questo progetto sarà affidato nella prima fase a 14 cooperative accreditate che hanno aderito alla sperimentazione. Lo stabile di piazzale Dateo 5 è stato scelto perché è anche sede di una postazione di Custodia Sociale e di 6 alloggi protetti gestiti direttamente dall’Amministrazione comunale.

Nelle prossime settimane verrà avviata la sperimentazione della badante di condominio anche in altre zone della città di Milano. Un gruppo di lavoro specifico si occuperà del monitoraggio della sperimentazione e valuterà le mansioni e il tempo dedicato ad ogni assistito, la qualità dell’assistenza erogata, l’appropriatezza dei diversi interventi e l’integrazione del lavoro delle assistenti familiari nel progetto complessivo di intervento domiciliare del Comune. Saranno valutati anche la qualità percepita dagli utenti, i carichi di lavoro, l’adeguatezza dell’impegnativa oraria dell’assistente familiare, la relazione con altre figure professionali. Aperto il 10 febbraio 2014 dal Comune di Milano, lo Sportello Badanti – CuraMi è gestito in collaborazione con Pio Albergo Trivulzio e la cooperativa sociale Eureka! Allo Sportello si rivolgono sia le persone che chiedono di essere inserite nell’Albo comunale delle badanti e baby sitter, sia le famiglie che cercano un supporto per l’individuazione di personale specializzato, in particolare assistenti familiari per anziani con problemi di Alzheimer o demenza senile. Vi è una richiesta anche per aiuti domestici ad autosufficienti o per una generica compagnia. Il servizio offre inoltre informazioni sul contratto domestico e fornisce consulenza per la regolarizzazione contrattuale dell’assistente familiare e la preparazione delle pratiche di assunzione. Le persone inserite nell’Albo badanti e baby sitter sono, per la quasi totalità, donne (89%).




In vacanza? I bergamaschi ci vanno con BlaBlaCar

Auto, treno, aereo? Pare proprio che i bergamaschi abbiamo una nuova opzione tra i mezzi di trasporto per le vacanze. È BlaBlaCar, social network di ride sharing, che mette cioè in contatto automobilisti con posti liberi a bordo e passeggeri che desiderano viaggiare nella stessa direzione, permettendo loro di condividere le spese di benzina e pedaggio (modalità diversa dal car sharing, che è l’autonoleggio a ore, e dal car pooling, la condivisione del viaggio tra colleghi, tiene a precisare la piattaforma).

I dati forniti dall’azienda segnalano nei fine settimana del 3-5 luglio e del 17-19 luglio, da e per Bergamo, un incremento dei viaggi lungo le tratte che collegano la città alla capitale e ad altri grandi centri urbani e una crescita dei viaggi verso le località di vacanza. Solo nell’ultimo fine settimana, sono stati oltre un centinaio i passaggi offerti da Bergamo a Roma e quasi altrettanti nella direzione opposta.

Inoltre, rispetto al primo weekend di luglio, nello scorso fine settimana sono aumentati del 19% i passaggi offerti da Bergamo verso Rimini e dell’87% quelli da Bergamo verso Bari. Sono decine anche i viaggi in partenza da Bergamo verso le località balneari della Campania, come Sorrento, e della Calabria, come Tropea.

La Lombardia è del resto la prima regione in Italia per numero di iscritti (il 20%), in un contesto che vede dominare il Nord (l’Emilia Romagna ne conta il 12%, Veneto e Piemonte l’8%), seguito dal Centro (con Lazio e Toscana ai primi posti con rispettivamente l’11% e l’8% degli utenti).

Valori assoluti la società non ne fornisce né per l’Italia né per le altre 18 nazioni in cui opera (Belgio, Croazia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Lussemburgo, India, Messico, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Serbia, Spagna, Turchia, Ucraina e Ungheria). In totale però sono circa 20 milioni e il nostro Paese, dove il servizio è partito nel 2012, viene definito come uno dei più attivi.

Il funzionamento è semplice e grazie al sistema dei feedback tipico dei social, che premia gli utenti più affidabili e facilita la scelta dell’autista o del passeggero più in linea con le proprie esigenze, si riduce la diffidenza di viaggiare con degli sconosciuti. Basta inserire il tratto che si vuole percorrere e la data per vedere la lista dei passaggi disponibili, con orari, punti di ritrovo, prezzi e una scheda del conducente con età, tipo di auto, voto generale e sulla guida, grado di esperienza con BlaBlaCar, giudizi degli utenti e altri dettagli richiesti dal sito, come l’interesse per fare conversazione e ascoltare musica, la possibilità di fumare a bordo e portare animali. Il portale si impegna a garantire che gli utenti siano persone reali, non sono accettati nomi fasulli o username e foto, email e i numeri di cellulare vengono verificati. Il resto lo fanno proprio i commenti che raccontano ogni viaggio.

Per chi offre il passaggio il procedimento è ugualmente snello. Il prezzo della tratta è a persona (non una divisione della spesa tra gli occupanti) e viene consigliato dal sito, «cercando il giusto equilibrio tra le esigenze del conducente e del passeggero in modo che tutti risparmino e nessuno venga penalizzato».

Proprio l’aspetto economico è il più apprezzato. Il 99% dei 5mila intervistati nell’ambito di una ricerca realizzata dall’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha definito BlaBlaCar vantaggioso o molto vantaggioso rispetto ad altre soluzioni di trasporto. Ed è il passaparola la chiave della sua diffusione, con nuovamente la quasi totalità del campione (99%) che ha affermato di consigliare il ride sharing ad altre persone, uno dei dati ritenuti più sorprendenti ma anche significativi dal management italiano commentando lo studio.

Il parere di chi lo usa

Francesca C.

La studentessa universitaria bergamasca doveva tornare a casa dopo il capodanno a Firenze. «Il periodo era di altissima stagione e il treno troppo caro, così con il mio ragazzo, che già conosceva il servizio, abbiamo deciso per BlaBlaCar – racconta -. Per andare sul sicuro abbiamo scelto il conducente in base alle recensioni, ne aveva tante e una più positiva dell’altra e in effetti il viaggio è stato comodissimo e piacevole. Abbiamo parlato tutto il tempo, anche con l’altro passeggero BlaBlaCar». «Ovviamente ci si deve un po’ organizzare – precisa -. Ci siamo incontrati a Prato e la macchina ci ha lasciato ad una stazione del metrò di Milano, due punti comunque comodi, che non ci hanno creato disagi. Il costo? 16 euro».

Nonostante la prima positiva esperienza non è così sicura che affronterebbe lo stesso viaggio da sola. «Ma su un percorso più breve lo farei – afferma Francesca -. Ho visto che ci sono anche tanti passaggi da Bergamo a Milano e per chi frequenta l’università sono un’opportunità. Si spendono 3 o 4 euro rispetto ai 5.50 del treno e senza l’affollamento e i ritardi così frequenti sulla linea ferroviaria».

G.B.

Professionista impegnato tra Bergamo e Roma, ha utilizzato BlaBlaCar su questa tratta in alcune occasioni. «Il punto di forza del social è senza dubbio il prezzo – rileva -. Su un percorso lungo però ci sono gli svantaggi del maggiore tempo e stanchezza rispetto ad un volo o al treno. Resta interessante per certi orari, ad esempio se si finisce tardi la sera e si vuole viaggiare di notte, e soprattutto su tratte “scomode”, che richiedono molti cambi, come accade quasi sempre partendo o arrivando a Bergamo».

Non così affascinato dalla possibilità di conoscere gente e socializzare offerta dal servizio, ne sposa invece appieno lo spirito sostenibile. «È un sistema che rinnova l’uso dei mezzi di trasporto e che condivido per principio – evidenzia -. È corretto e doveroso non consumare più di quanto è necessario e poter ridurre e ottimizzare l’impatto delle auto è davvero importante». Ed è anche per questo che sta pensando di iscriversi anche come conducente. «Non è un problema offrire un passaggio e quando ci sarà l’occasione giusta inserirò la mia proposta».

Mario D.

La qualifica è di “ambasciatore”, ossia il più alto livello tra esperienza e feedback assegnato dal sito. Iscritto dall’agosto del 2013 conta di aver dato passaggi ad almeno 300 persone. Del resto sulla strada ci sta un bel po’. Senese, 40 anni, vive a Milano, lavora al Kilometro Rosso e ogni due settimane torna in Toscana. «Cercavo un modo per condividere le spese di viaggio, anche perché i miei spostamenti sono piuttosto regolari e l’ho trovato», spiega.

Complice la buona classifica, oggi viaggia quasi sempre al completo. «Qualcuno dice che offrire passaggi con BlaBlaCar può nascondere una vera professione – nota -, ma non potrà mai succedere perché i prezzi non garantiscono una remunerazione adeguata per il lavoro. È invece un’opportunità interessante per chi si sposta in auto e può recuperare le spese».

Tra poco il sito dovrebbe estendere l’obbligo di prenotazione on line con carta di credito, già presente nel Nord Ovest, a tutta la penisola. Una modalità che consentirà alla società di trattenere per sé una percentuale (mentre sino ad ora le transazioni avvenivano direttamente tra gli utenti) ma anche di riconoscere un contributo al conducente nel caso in cui il passeggero non si presenti. «La nuova procedura non mi preoccupa – dice Mario -, mi sembra solo che si snaturi un po’ il senso dell’iniziativa, che si basa soprattutto su vantaggi e fiducia reciproci. E poi, almeno per quanto mi riguarda, i “bidoni” sino ad ora sono stati davvero pochi, uno o due in tutto».

Di cattive esperienze non ne ha da raccontare (a parte una partenza anticipata al mattino presto per fare un favore ad un utente che poi non si è nemmeno presentato e un’ospite capace di lamentarsi di tutto). E comunque a prevalere sul bilancio complessivo sono gli incontri, compresi quelli con gli stranieri che danno la possibilità di parlare inglese. «Il profilo di chi usa BlaBlaCar è più diversificato e trasversale di quanto si pensi – rileva – per età e professioni. Ho dato un passaggio anche ad un’ottantenne. Diffidenze? Il sistema dei feedback dà informazioni e garanzie. Qualche volta mi è però capitato di essere stato contattato da genitori preoccupati di sapere con chi viaggiano i figli».

Matteo P

Fiorentino di 29 anni, si è trasferito a Bergamo per lavoro e 3 o 4 volte al mese fa ritorno in riva all’Arno. Anche lui è classificato con il grado più alto di “ambasciatore”.

«Mi sono sempre trovato bene – esordisce -. Ho cominciato come passeggero, avevo un braccio ingessato e non potevo guidare ma non mi andava l’idea di prendere il treno. Quando ho ripreso l’auto ho pensato che poteva essere interessante anche offrirli i passaggi. Si risparmia, si chiacchiera, il che non è male perché quattro ore di viaggio da soli sono noiose, e si è contenti un po’ tutti». Sorprese negative non ne ha mai avute («in questo il sistema dei feedback aiuta – nota-, più ce ne sono e più le informazioni diventano attendibili e ci si può regolare) e nel suo percorso ha inserito anche l’aeroporto di Orio al Serio, così ha spesso occasione di viaggiare con turisti che hanno scelto questa soluzione per muoversi in Italia.

Capita anche di accordarsi per qualche variazione rispetto ai punti di incontro o alle “fermate”. «Fa parte dello spirito del sistema – rileva -, se si possono fare modifiche le si fa volentieri, ci si viene incontro, bisogna essere tutti un po’ flessibili».




Elettrodomestici, la riparazione piace sempre meno ai bergamaschi

elettrodomestici_ikon_terniIn base ad una recente indagine condotta dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza è emerso come il 22% dei lombardi preferisca riparare anziché sostituire. Così il vecchio elettrodomestico, l’abito dimenticato nell’armadio e anche il divano di casa tornano a vita nuova, con qualche aggiustatina e rattoppo qui e là. E gli effetti si fanno sentire sulle imprese delle riparazioni, specialmente quelle extracomunitarie, soprattutto cinesi, che contribuiscono a creare un giro d’affari che vale in Lombardia circa 150 milioni di euro, e che non subisce flessioni. Scegliere le riparazioni e rinviare l’acquisto è anche una scelta psicologica, ma che proprio in quanto tale resta imprevedibile.

La crisi cambia i comportamenti dei consumatori ma le abitudini di acquisto continuano ad essere irrazionali. Se è logico supporre che la crisi faccia crescere le riparazioni, non è detto che alla fine sia così. A Bergamo non tutte le imprese storiche specializzate in ricambi e riparazioni registrano una crescita o un cambiamento dei consumatori. Solo un’abitudine resiste: risparmiare il più possibile, anche acquistando, ingolositi da volantini e offerte, elettrodomestici che non valgono più di quanto costano. Chi invece continua a seguire le raccomandazioni delle nonne, del vecchio detto “chi più spende meno spende”, pensa a riparare e a tenere al meglio i propri elettrodomestici, rinviando il più in là possibile nel tempo nuovi acquisti.

«Ultimamente siamo tornati a riparare phon, rasoi, stirelle ed altri piccoli elettrodomestici – spiega Antonio Stroppa di “Distretti”, dal 1978 specializzato nella riparazione e nella vendita di ricambi -. La gente ha meno soldi da spendere e se riesce a risparmiare anche solo 60 euro, non esita a riparare elettrodomestici che ne costano anche 100, nonostante la riparazione incida anche per  il 40%. Fino a qualche anno fa si buttava tutto senza pensarci troppo su. Ora i tempi sono cambiati. Cresce anche l’attenzione alla manutenzione per cercare di prolungare il più in là possibile la vita degli elettrodomestici».

Diverso il quadro tracciato da Osvaldo Colombo di Re.le.co. azienda di riferimento per la riparazione, l’assistenza e la vendita ricambi per piccoli e grandi elettrodomestici ed accessori per la casa di tutte le marche: «Il valore degli elettrodomestici è sceso e tentati da offerte e volantini molti rinunciano direttamente alla riparazione, specialmente di piccoli elettrodomestici. Sono in linea con gli scorsi anni le riparazioni di elettrodomestici di valore, dal Folletto al Bimby, e di ferri da stiro semi-professionali. Il nostro settore di specializzazione resta però quello delle macchine da caffè, con un’assistenza a macchine per espresso in continua crescita nonostante il dilagare di cialde e capsule, che risultano a conti fatti decisamente più care».

Anche da R.p.e., servizio di riparazione elettrodomestici, il quadro è tutt’altro che positivo: «E’ calato enormemente il numero delle riparazioni. Fino a dieci anni fa lavoravamo in negozio in sei, ora siamo solo in due. Si lavora per quasi l’80 su prodotti in garanzia. Tra offerte e sotto-costo la gente investe in un nuovo prodotto, anche se di fascia bassa. Si riparano solo elettrodomestici di un certo valore».

Anche Sergio Ruggeri di Sate, storico indirizzo dove trovare qualsiasi tipo di ricambio, smentisce un ritorno dei bergamaschi ad aggiustare e riparare: «Non è vero che la crisi spinge le riparazioni. I costi dei ricambi sono elevati e tra finanziamenti a tasso zero e offerte, ormai invece di investire 150 euro nella riparazione di una lavatrice se ne compra una nuova anche a 200 euro, poi fa nulla e il prodotto non è di grande qualità. Chi invece ha investito qualche anno fa in prodotti d’alta gamma, non esita a ripararli e a tenerli al meglio. Il mercato è strano: si investono centinaia e centinaia di euro in smartphone e robot da cucina, uno su tutti il Bimby, ma poi si acquistano anche grandi elettrodomestici di fascia bassa. Ad esempio stiamo vendendo molto bene un estrattore di succhi di Hurom, di cui siamo rivenditori autorizzati, che richiede un investimento di quasi 600 euro, ma dà risultati professionali e garantisce il massimo rispetto delle proprietà degli alimenti».

 




Compravendite di negozi, Bergamo “contrastata”

via XX SettembreL’analisi delle compravendite – realizzata dall’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa sui dati Agenzia delle Entrate – evidenzia, per l’intero anno 2014, un inversione di tendenza del numero di compravendite di negozi e centri commerciali nelle città italiane. A livello nazionale, infatti, le compravendite sono state 25.369, ossia il 5,8% in più rispetto al 2013. Bergamo fa segnare 89 compravendite in città (+23,6%) e 402 in provincia, dove si registra un calo del 4,1%. Un’o scenario contrastato, insomma.

Prendendo invece in considerazione le dieci grandi città italiane, e confrontandone l’andamento rispetto al 2013, si evidenziano generali segni positivi. La città che ha avuto l’andamento migliore è Bologna, dove le compravendite di negozi e centri commerciali sono aumentate del 59%. Aumenti considerevoli anche a Bari, Verona e Torino: nel capoluogo pugliese le transazioni sono aumentate del 37,4%, la città scaligera chiude l’anno con +20% e sotto la Mole si registra un +18%. L’unica città in controtendenza risulta Palermo, che evidenzia un ribasso dell’11% su base annua. Roma e Milano si confermano ai primi posti per numero di compravendite: nella Capitale le transazioni sono state 1.362 (in rialzo dell’1,3% rispetto al 2013), mentre il capoluogo lombardo ne fa segnare 1.167 (pari al 12% in più). Nei primi tre mesi del 2015 il settore commerciale vede a livello nazionale una calo nelle transazioni. In Italia sono state compravendute 5.915 unità immobiliari, pari al 5,2% in meno rispetto al primo trimestre 2014. Il Nord è la macroarea che più ha risentito di questa inversione di tendenza (-6,1%), nonostante sia sempre leader per volumi di compravenduto (2.859 transazioni). Il calo più contenuto si registra nel Mezzogiorno, le cui 1.756 compravendite rappresentano il 3,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, mentre le regioni del Centro fanno segnare 1.300 unità immobiliari compravendute e la stessa variazione riscontrata a livello nazionale (-5,2%).

Analizzando il comportamento delle otto principali province italiane (Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino) si evidenzia un trend completamente opposto rispetto a quanto rilevato a livello nazionale. Se solamente la provincia di Bologna fa segnare transazioni in calo (126 nel primo trimestre 2015, pari a -35,2%), tutte le altre realtà mostrano volumi in aumento. Firenze è la prima di queste e le sue 169 compravendite rappresentano il 20,8% in più; a seguire ci sono Genova e Palermo, le cui performance sono rispettivamente +19,2% e +15,1%. Come sempre sono le province di Milano e Roma quelle in cui si realizza il maggior numero di compravendite: 597 nella prima (+4,2%) e 430 nella seconda (+3,5%).




Agenzie viaggi: “La Grecia tiene, boom della Spagna”

ibizaSpagna, Italia e Grecia, nonostante i patemi per la situazione economica e politica. Sono queste le destinazioni preferite dai bergamaschi per le vacanze estive. Quest’anno, in base alle prenotazioni ricevute dalle agenzie viaggi, iniziano ad intravedersi segnali di ripresa, ma è presto per fare bilanci, anche perché all’appello mancano ancora i ritardatari e gli indecisi, a caccia di prenotazioni last minute. «La destinazione preferita dai bergamaschi per l’estate resta il Mediterraneo, dalla Spagna- Baleari in testa- alla Grecia che, nonostante il clima di incertezza e tensione, non registra disdette. Gli attentati hanno invece azzerato le prenotazioni nel Nord Africa, già ferme per altro da tempo – spiega Fabrizio Aletti di Iassu Viaggi, agenzia in Via Corridoni – . C’è invece ancora qualche prenotazione in Egitto».

Va decisamente meglio anche il Mare nostrum: «Sicilia, Calabria, Puglia e Sardegna la fanno da padrone”. La vera tendenza è però la Spagna, che registra almeno un 20 % di prenotazioni in più- continua Aletti -.  Agosto resta il periodo clou per le vacanze, anche se continua a crescere il numero dei bergamaschi che stanno anticipando e posticipando le ferie per poter godere di tariffe migliori». Tra le destinazioni a lungo raggio è in fermento l’Oceania, dall’Australia alla Nuova Zelanda. «In crescita anche il Giappone, sempre di gran moda, e il Sudamerica, dal Messico alle isole caraibiche. Grazie alla costruzione di nuovi resort, si sta sempre più affermando l’Oman come destinazione balneare, vera eccezione tra le mete dell’area araba islamica» spiegano da Iassu Viaggi.  Nella stragrande maggioranza dei casi le vacanze si sono ridotte ad una sola settimana. «Anche chi opta per un viaggio con volo intercontinentale conta dalle 9 alle 10 notti. Si sale a due settimane per i tour di Stati Uniti, Brasile e Perù» continua Aletti.  Se si ritocca qua e là il budget, comunque il bilancio ad oggi è migliore del 2014: «L’anno scorso aveva registrato già una ripresa, ma quest’anno la sensazione è che vi sia un ulteriore miglioramento. Il turismo business, anche per effetto della crescita dell’export, sembra essersi lasciato il peggio alle spalle e le prenotazioni per le principali fiere dell’autunno sono già state effettuate – spiega Aletti-. Certo, anche in questo particolare segmento, vi è una grande attenzione alla spesa».

Il 2015 segna finora una crescita del 7,8%, sottolinea Bruno Colombo di Turisberg, storica agenzia di Via Camozzi: «Merito della ripresa del turismo business ma anche del segmento leisure. Dopo due anni di forte calo, sembra tornare un minimo di fiducia, in un quadro ancora purtroppo dominato dall’incertezza. Le famiglie tornano a spendere per le vacanze ed anche il target alto, chi può permettersi di destinare alle vacanze dai 10 ai 40 mila euro, è in incremento. Quanto alle mete preferite dai bergamaschi, il clima di tensione ha ristretto la rosa delle destinazioni: «Tunisia e Marocco sono azzerate, così come la Turchia. In Egitto si muove ancora qualcosa, in particolare nell’area di Port Ghalib – spiega Colombo -. La Grecia, nonostante la situazione economico-politica, ha richiamato finora moltissimi turisti. Oltre alle classiche isole, le preferenze si sono concentrate nella penisola calcidica e nella costa Navarino. La Spagna è in forte espansione: c’è un grande ritorno a Palma de Mallorca e ad Ibiza, anche per effetto dei prezzi elevati di Formentera. La costa brava con offerte particolarmente vantaggiose è più competitiva della nostra Romagna e i collegamenti low-cost aiutano parecchio. Oltre ai voli, da giugno a settembre, organizziamo partenze con un charter-bus diretto in Spagna. In Italia invece conquista sempre più la Puglia con il suo mare eccezionale». Molti invece fanno rotta a nord: «Abbiamo forti richieste per Islanda e Groenlandia». La crociera non perde il suo appeal, nonostante tutto: «Oltre al tour del Nord Europa, si vendono sempre bene quelle che fanno tappa nel Mediterraneo» afferma da Turisberg. In fermento anche Cuba: «Abbiamo registrato quasi il tutto esaurito: visitare l’ultima Cuba di Castro è un’occasione che in tanti non vogliono lasciarsi sfuggire» sottolinea Colombo. E il caro dollaro non fa rinunciare al grande tour degli States: «Oltre al classico abbinamento parchi naturalistici o città e mare, con preferenza per i Caraibi, si stanno sempre più scoprendo le bellezze del Golfo del Messico, oltre alla costa che va dal Texas alla Lousiana» continua Colombo. I safari in Africa restano un must: «In primis la Tanzania, spesso e volentieri abbinata ad una capatina al mare a Zanzibar». Quanto al tempo e alle risorse da dedicare al viaggio la permanenza media resta però di 10-15 giorni al massimo anche nel caso dei tour. «Ad agosto non si registra più la concentrazione massima delle ferie , ormai spalmate da luglio a metà settembre. Le prenotazioni si fanno quasi sempre all’ultimo, tranne per i viaggi più importanti o per quei clienti che vogliono essere più assistiti e coccolati. Grazie al portale, che illustra pacchetti e proposte, le prenotazioni viaggiano anche on-line e ci consentono di intercettare una clientela più giovane oltre che ampia».
Rosanna Teoldi direttrice di RoxTeam, agenzia sotto i Portici del Sentierone, conferma i trend: «La tendenza è quella di prenotare all’ultimo minuto. Ormai la clientela sembra divisa tra chi si muove con largo anticipo , tanto che abbiamo già organizzato viaggi per Capodanno, e chi prenota sotto data, all’ultimo minuto». Quest’anno sembra segnare la rivincita del nostro caro Bel Paese: «L’Italia costa un po’ di più, ma viene sempre apprezzata come destinazione. Anche la Grecia si è venduta benissimo finora; riceviamo sempre più richieste di informazioni, dai prelievi al bancomat all’opportunità di portare con sé il passaporto. Il vero boom lo ha fatto la Spagna quest’anno, dalle Baleari alle Canarie. Le mete dei viaggi intercontinentali spaziano dall’Estremo Oriente all’Africa australe, dal Sudamerica all’America Centrale». E’ ancora presto per parlare di ripresa, sottolinea Rosanna Teoldi: «A gennaio e febbraio eravamo convinti che ci fosse una vera e propria ripartenza, poi marzo ed aprile sono stati mesi di stallo e ora non resta che vedere se l’estate, che sembra partita bene, possa mantenere le promesse, dato che gli indecisi e chi si muove all’ultimo sono sempre di più».




Divorzi, Bergamo maglia nera in Lombardia

divorziIn Lombardia, in quattro anni, i divorziati sono aumentati del 13%, superando la media nazionale che evidenzia una crescita del 12,5%. Il dato emerge da un’analisi di Coldiretti Lombardia su dati Istat realizzata in occasione del vertice dell’associazione regionale Pensionati della Coldiretti in programma a Mantova. L’età media alla separazione è di circa 47 anni per i mariti e di 44 per le mogli, mentre in caso di divorzio raggiunge, rispettivamente, 49 e 46 anni. Fra il 2012 e il 2015, spiega l’analisi della Coldiretti Lombardia, a livello regionale la crescita dei divorziati è stata del 13%. Il record spetta a Bergamo con un boom del 17,8%. Sempre Bergamo ha l’unico dato negativo per quanto riguarda le persone sposate, diminuite dello 0,8%.